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Autore: PersephoneAm    08/06/2016    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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«Tutti addosso a Thomas!»urlai, tenendo il piccolo Samuele tra le braccia e buttandomi su suo zio, che se ne stava spaparanzato sul divano, intento a guardare qualcosa sul cellulare.

Tommy buttò di lato il suo iPhone e riuscì a malapena a fermare la mia caduta su di lui. Samuele iniziò a ridere come un matto, così come Monica.

«Ahhhh!»urlò Tommy, portandosi le mani sui pettorali ben delineati. «Samuele, Alice mi ha fatto male! Aiutami!»

Samuele non lo ascoltò nemmeno e prese a tirare schiaffi sul naso dello zio, che si fece male sul serio. La scena era il top: Tommy si teneva il naso, suo fratello e sua cognata ridevano come matti, insieme a Tommaso e Lia e Samuele continuava a darci dentro di brutto sulla pancia di Thomas.

«Alice, sei la prima ragazza di mio nipote che combina di tutto a Thomas. Anche il tentato omicidio da parte del bambino, che lo venera come un dio!»mi disse Lia, sghignazzando.

Gli sorrisi, ripensando alla figuraccia che avevamo fatto Tommy ed io quella mattina, quando Lia era venuta a svegliarci e ci aveva visti nudi nel letto del nipote, abbracciati l'uno all'altra. Ci aveva chiamati a voce alta e noi eravamo saltati sul letto. Io avevo cercato di coprirmi al meglio, mentre Tommy era proprio caduto dal letto. Se la situazione non fosse stata imbarazzante di suo, mi sarei messa a ridere come una cretina.

«Nonna, ma che cazzo...»

«Non dirmi parolacce!»gli aveva detto Lia, interrompendolo e guardandolo come se fosse un cattivo soggetto. «Farò finta di non aver visto nulla. E ora alzatevi, ché sono già le dieci.»

Quando Lia era poi uscita dalla stanza, avevo guardato Tommy ed ero scoppiata a ridere, andando verso Tommy e saltandogli in braccio. Lo avevo baciato e lui aveva sorriso.

«Vestiamoci, va'.»aveva borbottato, andando in bagno e uscendone con un paio di pantaloni della tuta.

Era tutta la mattina che Lia continuava a guardare male il nipote. Non me, ma il nipote! Che situazione esilarante!

«Tommy, ma stasera dovete andare a mangiare da Alessandro?»chiese Carmen in quel momento, riportandomi al presente.

Tommy si sedette composto sul divano, al mio fianco e mise la mano sulla mia gamba, vicino al piedino di Samuele. «Si, ma Alex ancora non mi ha fatto sapere niente.»

«Starà dormendo.»ipotizzai, facendo spallucce.

Presi il telefono e chiamai mio fratello, che mi rispose al quinto squillo, con la voce impastata per il sonno. «Alli, che cazzo c'è?»

«Non dovevamo mangiare a casa nostra, stasera?»gli chiesi, retoricamente.

«Si, ma perché cazzo mi chiami a quest'ora?»

«Alex, non so cosa tu abbia fatto stanotte, o quanto ti sia stancato, ma sono le undici e mezzo.»lo informai, ridacchiando.

«Cosa?!»urlò al telefono, stordendomi un orecchio. «Dio caro, non me ne ero proprio reso conto. Devo aver bevuto troppo!»

«Penso che tu abbia ragione.»risi, guardando Tommy, che mi aveva raggiunta in cucina. «Comunque fammi sapere, se dobbiamo venire lì ad aiutarvi.»

Tommy prese Samuele dalle mie braccia e gli sorrise, mentre il nipote gli rimetteva le mani sul viso e gli sprimacciava le guance come se fossero due cuscini.

«Vedi un po'!»mi scimmiottò. «Fammi anche sapere se ci sono i genitori di Tommy.»

«Va bene, gli chiedo e ti dico.»risposi, mentre Tommy mi faceva un cenno, come a chiedermi cosa avessi. Alzai una mano, per dirgli di aspettare, poi salutai mio fratello e riattaccai.

Mentre guardavo il display del mio telefono, sentii un morso leggero al dito indice. Sussultai e alzai lo sguardo, fissando Tommy, che aveva le labbra chiuse attorno al mio e mi guardava maliziosamente.

«Ma sei scemo?»lo ripresi, sentendo la sua mano libera posarsi sul mio fianco e intrufolarsi poi nei miei jeans. «Il bambino...»gli ricordai.

«Dovrà pure imparare. »sghignazzò Tommy, allontanandosi svogliatamente da me.

Alzai gli occhi al cielo e mi trattenni dal ridere. «Ha detto Alex di iniziare ad andare da lui, per aiutarlo a mettere a posto non so che. Chissà che cosa ha combinato, ieri sera.»

Tommy annuì e tornò in sala da pranzo, dando Samuele a sua cognata e dirigendosi in camera sua.

«Carmen, ha detto mio fratello che, se volete venire anche voi, la carne c'è per tutti.»dissi a mia suocera.

Carmen guardò Tommaso e Lia. «Se volete stare a casa...»

«No, no!»la interruppe Tommaso, entusiasta. «Mi piace stare con questi giovincelli!»

Scoppiammo tutti a ridere, divertiti dall'uscita del nonno. «Allora Carmen, noi andiamo da mio fratello per preparare. Ci vediamo lì?»

«Abiti tanto lontano, Alice?»mi chiese Lia.

«A pochi minuti di macchina da qui.»le dissi. «A piedi saranno dieci minuti, forse un quarto d'ora.»

Tommy arrivò dalla sua camera, con uno zainetto e un paio di scarpe.

«Dove le devi portare, quelle cose?»gli chiese Carmen.

«Stasera sto da Alex. Domani, visto che dobbiamo venire qui di nuovo, arrivo già vestito, no?»spiegò lui, salutando la madre, Samuele e Monica con un bacio.

Quando arrivò a sua nonna, Tommy le diede un bacio sulla fronte e la donna sospirò, guardandolo sempre male. «Tu mi farai diventare matta, nipote mio.»

«Perché? Che è successo?»domandò Carmen.

«Nulla, nulla.»fece Lia, agitando una mano in aria, come a dire che non era importante. «È un segreto tra nonna e nipoti.»

Nipoti?! Oh, ce l'aveva anche con me? A posto. Ormai ero della family e ciao.

Salutai tutti, anche Nathan e Tommaso, poi seguii Tommy in garage e salii sulla sua auto.

«Quando prenderò la patente, mi farai guidare questo schianto di macchina?»gli chiesi.

«Uno: devi ancora fare l'esame di pratica. Due: la macchina ha troppi cavalli, per una neopatentata. Tre: se poi me la graffi, ti picchio.»disse lui. «Perciò la risposta è: no.»

«No?!»feci io, guardandolo malissimo. «Ti mando in bianco per tutto il mese, così, quando dovrai partire, mi sognerai pure la notte.»

«Vorrà dire che proverò l'astinenza per quattro mesi, ma voglio vedere cosa farai tu!»rise, inserendosi nel traffico cittadino.

Incrociai le braccia al petto e mi voltai verso destra, per guardare fuori dal finestrino. Certo che, quando voleva, Tommy era proprio un dittatore fatto e finito.



La sera...

Tommy si era cambiato: indossava un completo terribilmente elegante, con tanto di papillon al collo. E mio fratello e tutti gli altri ragazzi erano vestiti in maniera simile.

«Alli, non puoi mettere quel vestito che ti sta come un guanto?»mi chiese il mio stupido ragazzo cretino.

«Quale?»feci io, spogliandomi degli indumenti che avevo addosso e guardando il mio armadio.

«Quello con lo spacco sulla gamba. Quello che, quando l'hai preso, ti avevo detto che ti avrei scopata anche sul tavolo.»

Feci una smorfia, guardandolo male. Di nuovo. Mi ricordavo perfettamente di quel giorno: un sabato pomeriggio passato a fare shopping con Tommy, che aveva preso a sbruffare già quando eravamo entrati in negozio. Avevo messo a tacere ogni sua lamentela quando, dopo aver preso quattro o cinque vestiti, gli avevo detto di sedersi e guardare come mi stessero addosso.

Alla fine era quasi passato fuori per due vestiti: quello che avevo indossato la notte di Natale e quello di cui stava parlando, un vestito lungo, nero, che andava dalle spalle fino ai piedi, con le maniche lunghe e strette attorno alle mie braccia. La particolarità del vestito era lo spacco vertiginoso sulla gamba destra, che arrivava quasi fino a metà coscia. La parte superiore era quella che gli era piaciuta di più: praticamente dalle spalle partiva un sottile strato di pizzo, senza alcuna decorazione, che lasciava tutto il petto, fino alla parte alta del ventre, scoperto. Un meraviglioso effetto vedo-nonvedo, che per Tommy si era trasformato in "vedo-e-mi-piace".

Cercai tra i vari omini appesi all'armadio e ne tirai fuori uno, mostrandolo al cretino. «Intendi questo?»

Tommy annuì, buttandosi sul mio letto. «Oh, si, Alli.»

«Ma, fammi capire: perché dobbiamo vestirci tutti eleganti?»gli domandai, abbassando la zip posteriore del vestito e indossandolo.

«Perché, quando i miei se ne andranno, cosa che, se conosco bene mio nonno, accadrà presto, andremo a una festa.»mi spiegò, alzandosi dal mio letto e venendo ad aiutarmi con la cerniera.

Appena sentii la sua mano posarsi sulla pelle nuda della schiena, rabbrividii, voltando di poco la testa verso di lui. Tommy alzò la zip molto lentamente e io mi trovai a trattenere il fiato. «Tommy...»sospirai, quando le sue dita mi sfiorarono la linea del collo e scesero verso il mio seno.

«Questo vestito ti sta magnificamente.»disse, con voce roca.

Può, una persona, eccitarsi per cinque parole? O forse ero fuori di testa io? Mi girai verso di lui e gli misi le braccia sulle sue spalle, attirandolo a me. «Anche tu sei molto figo, stasera.»

Mi fece l'occhiolino e mi baciò sulle labbra. «Io vado a vedere a che punto sono, ma credo che abbiamo finito, ormai. Ti finisci pure di vestirti.»

Tommy mi lasciò sola e io mi trovai, per un attimo, disorientata per la sua assenza. Sospirai e finii di prepararmi, sentendo già un buon profumino di carne e altre cose arrivare dal piano di sotto. Quando scesi in sala da pranzo, la tavola era già preparata e Tommy stava prendendo dal frigorifero l'acqua e altre bevande per la cena.

Appena mi vide, sorrise.

Oddio, come era bello quando sorrideva! E stava sorridendo per me!

Mi venne incontro e mise le sue mani sui miei fianchi, stringendomi a sé. «Te l'avevo detto che saresti stata uno schianto, con questo vestito.»

Il mio stomaco fece quattro salti mortali, tanto che avrebbe potuto vincere l'oro alle olimpiadi, santo dio. «Grazie.»risposi, carezzandogli la guancia e poi la nuca.

Il campanello suonò in quell'istante e Stefania andò ad aprire. Erano arrivati i nonni e i genitori di Tommy, insieme ovviamente a Nathan, Monica e Samuele. Avevano portato due bottiglie di spumante e qualcosa da mangiare, che Silvia mise in frigo.

Carmen mi si avvicinò con un sorrisero furbo. «Ti ho fatto il tiramisù.»

«Oh, siiiii!»urlai, abbracciando anche lei.

Non so chi, tra lei e il figlio, mi coccolasse di più. Carmen e la sua cucina erano roba da MasterChef!

«Prendete posto, nonni.»disse loro Tommy, indicandogli la tavola. «Adesso portiamo la carne.»

Carmen ed io ci recammo fuori, dove Alex stava arrostendo gli ultimi pezzi di carne e Teo lo aiutava a tenere il fuoco acceso, anche se si urlavano contro di passarsi questa o quell'altra cosa. Sembrava una normale scena in famiglia. Nonostante non fossimo fratelli, tra noi, Teo e gli altri erano come nostri familiari. E io amavo tutti i momenti che passavamo insieme. Eravamo.tutti un po' pazzi, soprattutto i ragazzi, ma a me piacevano così. Matti.

«Alli!»mi chiamò Christian, arrivandomi da dietro. «Perché non vai dentro. Fa' freddo, qui fuori.»

Gli feci un sorriso. «No, no. Sta' tranquillo. Piuttosto, tu come stai?»

Lui fece spallucce. «Son qui. Anche se preferirei stare là fuori a cercare Michael.»

«Vedrai che lo troverete.»cercai di rassicurarlo. «Magari anche tra qualche giorno, che ne sai...»

«Non credo. I romeni sembravano proprio incazzati, quando sono venuti da noi, questa estate.»mi disse.

Il suo tono di voce era a metà tra il triste e lo stanco. In quei mesi Christian era stato veramente molto male, per la scomparsa del suo amico. Speravo che, almeno Tommy ed Alex, potessero trovarlo, ma erano passati quattro mesi...

«Christian, dicono che la speranza è l'ultima a morire.»mormorai. «Io spero, soprattutto per te, che tu possa ritrovare il tuo amico. Davvero.»

«Grazie, Alli.»fece, bevendo della birra dal suo bicchiere.

«Nel frattempo, sai che puoi stare qui, con noi. E mi auguro tu lo faccia anche dopo che avrai trovato Michael.»continuai, facendogli un altro sorriso.

«Lo farò, tranquilla.»

«Meglio per te. O verrò a cercarti in ogni capannone abbandonato della città.»

Christian scoppiò a ridere e mi mise un braccio attorno alle spalle. «Grazie, piccola rompipalle.»

«Figurati.»gli dissi, facendogli un cenno con il capo.

Tommy arrivò in quel momento e guardò Christian. «Tutto bene , Cri?»

L'altro annuì. «Stavo dicendo ad Alice che sono preoccupato per Michael. Secondo me non...»

«Cri, dobbiamo solo capire dove cazzo stanno i romeni.»lo interruppe Tommy. «Quando li scoviamo, potremo sapere dove si trova Michael.»

«Spero solo non gli abbiano fatto nulla di grave. In fondo, noi nemmeno li conoscevamo, 'sti tipi.»

«Hanno solo eliminato il concorrente più piccolo.»gli spiegò il mio ragazzo. «Loro dovevano solo togliervi dalla piazza.»

«A tavola!»esclamò Alex, passando vicino a noi cin un piatto colmo di carne.

«Ehi, aspettami!»urlai, sentendo l'acquolina in bocca.

Christian e Tommy scoppiarono a ridere e mi seguirono. Tutti avevano già preso posto alla lunga tavolata.

Tommy ed io ci sedemmo vicini a Gabriele e Stefano e iniziammo a mangiare. Mi era mancato terribilmente mangiare della carne arrosto, santo cielo! Avevo appena finito di mangiare le mie costine e presi a leccarmi e succhiarmi le dita. Tommy si voltò a fissarmi esterrefatto, poi mi afferrò per i polsi e si portò le mie dita alle labbra, succhiando le mie falangi, come avevo fatto poco prima io.

Rabbrividii, quando sentii la sua lingua sfiorarmi le dita e lo fissai per tutto il tempo, mentre lo faceva. Si avvicinò poi al mio orecchio e, nascondendosi con i miei capelli, mi baciò sul collo, mordendomi anche il lobo. «Ti piace la carne, eh?»

Il doppio senso l'avrebbe capito chiunque, perciò lo guardai con un sopracciglia inarcato. «Stai sul tuo, Bellatti.»

«Non fare la santarellina...»mi schernì lui, a voce bassa.

«Ah-ah-ah.»feci, portandomi il bicchiere di Coca-Cola alle labbra e bevendone il contenuto.

Quando finimmo di mangiare, Tommy mi disse di seguirlo in balcone. Sicuramente doveva fumarsi la sua solita sigaretta.

«Devi perdere il vizio del fumo, sai?»gli dissi, per provocarlo.

Lui assottigliò gli occhi. «Non ti sarai fatta influenzare da mia madre, vero?»

Il suo tono spaventato mi fece ridere. Gli andai incontro, abbracciandolo. «Sai, questo è il Natale più bello che io abbia mai passato. Per ora.»

«Ce ne saranno altri più belli.»mormorò lui, baciandomi sulle labbra e facendomi sentire il sapore della sigaretta sulla lingua. Mi guardò negli occhi e mi carezzò i capelli. «Te lo prometto.»





Buonasera a tutte! Volevo spendere qualche parolina per questo capitolo: visto che la scuole è finita oggi (anche se ho ancora la maturità da fare), avevo voglia di scrivere un capitolo sull'ultimo giorno di scuola di Alice. Non lo so perché, sinceramente. Forse perché volevo dedicarlo ai miei compagni di classe, forse è per il fatto che ognuno di noi prenderà strade diverse e non passeremo più cinque o sei ore insieme, da oggi in poi. Però mi sono anche detta: Ste, non puoi tagliare una parte fondamentale della storia, perché devi anche scrivere del ritiro di calcio di Thomas e delle impressioni che entrambi avranno poi della lontananza. Per questo ho deciso di scrivere questo capitolo, quello che avete appena letto, dedicandosi comunque al gruppo di persone che mi ha fatto ridere e sorridere con cui ho pianto, festeggiato e litigato.

Alla mia classe, con tanto affetto. Alla 5˙ E dell'anno 2015-2016. Che possiate avere sempre il vento in poppa. Vi voglio bene.

Grazie per lo spazio che mi avete concesso, scusate il fuori programma smieloso, ma purtroppo le emozioni non riesco mai a esternarle quando è il momento e sulle cose ci penso dopo ore. Volevo chiedervi, come al solito, un commento e ringrazio di cuore colei che continua, incessantemente a lasciare recensioni. Grazie❤

Un bacio , ragazze. Stefania❤
   
 
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