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Autore: isa chan    09/06/2016    1 recensioni
Giulia ed Elena hanno la stessa età e frequentano la stessa scuola.
Giulia è una ragazza libertina, coraggiosa e trasgressiva. Adora giocare con la play station, ascoltare musica e leggere fumetti.
Elena una ragazza sognatrice, gentile e altruista. Adora andare a scuola, leggere libri e fare nuove amicizie.
Tra banchi di scuola, compiti a casa, feste e ragazzi, due ragazze così diverse scopriranno il vero significato dell'amore.
NOTA: capitolo 13 revisionato e rating cambiato in arancione.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 14 - VERITA' SVELATE
Era un pomeriggio come tanti e a casa di Elena avevano appena finito di pranzare, quando squillò il telefono. Andò a rispondere Amanda.
-Ehy ciao!- disse tutta contenta al telefono.
Elena si mise ad origliare di nascosto.
-Cosa? Davvero siete da queste parti? Ah si? Ma pensa, non lo sapevo!-
Elena continuava a non capire con chi stesse parlando sua madre, né tanto meno di quale argomento.
-Allora dobbiamo rincontrarci! Che ne dici di una cena a casa mia? Ma quale disturbo, a noi farebbe solo che piacere! Ok allora restiamo così! Ci sentiamo bellissima, ciao ciao!-
La donna riattaccò la cornetta sorridendo.
-Indovina chi era!- chiese rivolta alla figlia
-Non so, un consulente finanziario?- chiese sarcastica.
-Ma che consulente! Era Mara, la madre di Nicolò, quel tuo amico d’infanzia. Ha detto che in questi giorni sono di passaggio qui in città per portare alcune cose al figlio e hanno telefonato per proporre una cena tutti assieme-
-Ora capisco perché si è fatto vedere qui in città l’altro giorno. E quando vogliamo fare questa cena?-
-Sabato sera, pertanto non prendere impegni!-
Elena annuì entusiasta. Era da tanto che non passavano del tempo assieme e le faceva piacere poter fare quella cena.
La settimana volò e fu la sera della cena. Elena si era vestita con un maglioncino bianco pelosetto, una gonna nera e stivaletti neri dalla quale si intravedevano delle parigine grigie lunghe fino alle ginocchia e si era truccata e pettinata.
-Cavolo figliola!- le fece in padre seduto sul divano a leggersi il giornale -Come sei elegante stasera!-
-Vado bene?- chiese lei facendo una piroetta su se stessa.
-Si, sei incantevole! Ma non è per caso ti sei conciata così per fare colpo su un certo Nicolò?-
Elena arrossì.
-Ma no! Voglio solo essere presentabile con loro. Insomma, sono anni che li devo incontrare e voglio mostrarmi una donna-
-Tu per me lo sei già- le rispose lui sorridendole.
-Caro! Potresti venire ad aiutarmi con la carne?- urlò Amanda dalla cucina.
-Subito tesoro!- le rispose il marito buttando il giornale sul tavolo.
La ragazza si sedette sul divano e si mise ad accarezzare Cleo, il suo gatto persiano. Si sentiva euforica all'idea di rincontrare quella famiglia, soprattutto il figlio con il quale aveva passato molto tempo insieme quando era bambina. Mentalmente si preparò tutti i possibili discorsi da fare durante la cena e scattò in piedi sentendo il campanello suonare.
-Vado io!- fece correndo ad aprire.
-Buonasera!- le fecero i genitori di Nicolò con il figlio a loro seguito.
-Ma prego, accomodatevi!-
Loro entrarono in casa e sistemarono i cappotti sull'attaccapanni.
-Elena tesoro, ma quanto sei cresciuta! Sei bellissima!- le fece la madre del ragazzo, una donna piuttosto minuta bionda e molto elegante. Il marito invece era uguale al figlio.
-Questo è un nostro regalino per te!- le fece il ragazzo porgendo un pacco regalo ad Elena, che lo scartò trovandoci un berretto invernale grigio e dei guanti abbinati. Lo ringraziò dandogli un bacio sulla guancia.
Poi furono accolti dai genitori di Elena iniziando a parlare di vari argomenti.
-Ele, mentre aspettate che la cena sia pronta, perché non mostri la casa a Nicolò?-
-Va bene. Seguimi- le fece la ragazza.
Insieme girarono per tutta la villetta, mostrandogli tutte le stanze ed infine la sua.
-Cavolo, non mi immaginavo che aveste comprato una casa così bella- disse il ragazzo guardandosi attorno.
-Beh con un po’ di soldi messi da parte dello stipendio di papà e delle vendite di mamma ci siamo riusciti- fece la ragazza sedendosi sul suo letto.
Nicolò si fermò di fronte alla scrivania e prese un quadretto con una foto di Elena da piccola e sorrise.
-Comunque sei cambiata tanto rispetto a questa foto… ma cambiata in senso buono-
-Davvero?-
-Si, ti trovo più…bella- fece lui sussurrando.
Elena non aveva capito bene cosa avesse detto ma lui cambiò discorso.
-E la scuola? Non mi hai ancora detto niente- disse rimettendo la foto al suo posto.
-Oltre al fatto che sono secchiona, diciamo che sono riuscita a stringere delle belle amicizie e tutto questo perché sono la figlia della famosa scrittrice inglese Amanda Smith-
-Io mi sentirei onorato di avere una certa popolarità-
-Non nel mio caso-
In quel momento Amanda chiamò i due ragazzi avvisandoli che la cena era pronta. I loro genitori li fecero sedere vicini usando come scusante il fatto che almeno potevano parlare di cose loro.
A cena fu servito del pollo al curry e varie tipi di torte salate, il tutto accompagnato da del vino e una buona dose di ricordi e risate. A fine pasto decisero di restare a chiacchierare e proposero ai ragazzi di andare a fare un giro nel quartiere per poter parlare in pace.
I due obbedirono e una volta indossati i cappotti uscirono di casa incamminandosi nel vialetto.
-Quanto mi mancava il pollo al curry di tua madre, erano secoli che lo dovevo mangiare-
-Non dirlo a me! Di solito prepara le pietanze migliori quando vi sono ospiti a cena-
-Beh, tornando a noi… E’ stato bello riunirci come un tempo-
-Mi sembra di essere tornata a quando facevamo le cene da piccola-
-Già, come quella volta al campeggio quando noi demmo fuoco al barbecue e i nostri dovettero correre al fiume come matti per spegnere quel principio d’incendio, ricordi?-
-Oddio, come potrei dimenticarmene! Per punizione non mi diedero il gelato per un mese! E ti ricordi di quella volta al mare quando i bambini del baby club distruggevano continuamente i miei castelli di sabbia prendendomi in giro per il mio accento inglese e tu per vendetta gli avevi rubato tutti i secchielli e le palette e li avevi buttati nel mare?-
-Quella volta i miei me le suonarono di santa ragione e dopo essersi scusati con gli animatori fui costretto a cedergli alcuni dei miei giochi. Meno male che tu eri dalla mia parte-
-A quei tempi eravamo una squadra ed era logico aiutarsi a vicenda-
I due raggiunsero un piccolo spazio verde e si sedettero su una panchina illuminata da un lampione.
-Certo che fa un veramente freddo stasera-
-Dopotutto siamo ancora in inverno-
Elena si ritirò stretta al suo cappotto e si portò le mani guantate alla bocca per potersele riscaldare e Nicolò se le strofinava  guardandosi attorno, non trovando nessuno. Quella sera si erano abbassate le temperature e le previsioni avevano segnalato possibili nevicate e la gente aveva preferito starsene a casa.
Elena si mise a tremare per il freddo e l’amico se ne accorse.
-Vuoi tornare a casa?-
-No, ho voglia di restare un altro po’ in giro-
-Sicura? Perché stai tremando come una foglia-
-Sicurissima davvero-
In quel momento una ventata d’aria gelida le spostò i capelli dal viso e le fece rabbrividire.
-Cavolo che freddo! Scusami, ma non resisto più!- e detto questo abbracciò il ragazzo nascondendo il viso nel cappotto. Lui restò immobile, stupefatto da quel semplice abbraccio così protettivo che lo fece agire d’istinto abbracciandola a sua volta. Rimasero seduti sulla panchina abbracciati l’uno con l’altro a proteggersi dal freddo. Lui appoggiò il mento sul morbido berretto di lana grigio di lei e le accarezzò i capelli.
-Ele, ora che ci penso hai i capelli più brillanti del solito-
-E’ perché me li sono tinti di rosso, per esaltare il colore naturale e renderlo più vivo-
-Ti donano moltissimo-
Elena arrossì per quel complimento e nascose ancor di più il volto del capotto. Non era abituata ai suoi complimenti, dal momento che da piccola la prendeva sempre un po’ in giro per la sua parlantina e soprattutto per i suoi capelli rossicci. Le affibbiava sempre diversi soprannomi, quali Pippi Calzelunghe, ragazzina coi capelli rossi o carotina e si divertiva a tirarle le trecce rosse, facendola tornare a casa in lacrime per l’esasperazione.
Nicolò si staccò da lei e notò che era arrossita in volto, un po’ per il freddo, un po’ per la situazione.
-Dico sul serio, mi piacciono moltissimo-
-Non ci credo. Da piccola mi dicevi che sembravo una carota-
-Vedi Ele- disse prendendole le mani -E’ vero che dicevo incessantemente che non mi piacevano  o cose simili, ma lo facevo perché…perché…perché mi piacevi un po’…- disse lui con le guance leggermente arrossate per l’imbarazzo.
-Davvero? Ti piacevo sul serio?- chiese lei ancora più esterrefatta di lui.
-E’ la verità. Da piccolo tu mi piacevi e non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, ma è così. Potrei mentirti su tante cose, ma non su questa–
-Ora capisco perché a volte mi regalavi un cioccolatino o mi difendevi dai bulletti! Ora mi è tutto chiaro!-
-Puoi ben dirlo- disse passandosi le mani lungo le gambe senza smettere di guardare Elena di sottecchi. Si sentì rapito dal colore dei suoi capelli scossi dal vento, tanto che le mise una ciocca dietro l’orecchio.
-Comunque rimani sempre la mia carotina preferita- le sussurrò dandole poi un bacio sulla guancia facendola arrossire più di prima.
-Ehm, mi sa che è meglio se torniamo a casa, ho un freddo tremendo…-
-Va bene, dai andiamo-
Appena tornati a casa lei si fiondò davanti al caminetto acceso riscaldandosi le mani. Sentendo il cellulare squillare guardò il display notando che era Giulia a chiamarla. Corse in camera, attivò la chiamata e si mise a chiacchierare del più e del meno e a scambiarsi parole dolci e baci, tanto che stettero un’ora al telefono.
Nicolò entrò in camera della ragazza, che la trovò sdraiata sul letto che rideva come una matta e si contorceva una ciocca di capelli e lei spostò lo sguardo su di lui e le fece cenno di aspettare. Salutò la compagna e chiuse la telefonata.
-Cavolo, dovevi essere proprio presa dalla conversazione per stare così tanto al telefono! Pensavo che ti fossi dimenticata di -me-
-Io non mi dimentico mai di nessuno-
Lui si sedette sul letto accanto a lei e la guardò facendola arrossire.
-Comunque ho notato che arrossisci spesso in mia presenza-
-Spiritoso! Dovresti sapere che mi intimidisco quando qualcuno mi guarda o mi fa un complimento-
-Che carina che sei!- disse dandole un buffetto su una guancia.
Lei prese a pizzicargli i fianchi e lui le fece il solletico sulla pancia, facendola piegare del ridere.
-Ti prego basta!- urlò lei ridendo con le lacrime agli occhi.
-Solo se mi dai un bacio!-
-No!-
-E allora beccati questa!- disse continuando a farle il solletico.
-Va bene, va bene- fece lei riprendendo a respirare e ricomponendosi.
-Su forza!- fece lui indicandosi la guancia.
Elena lo abbracciò e gli diede il bacio e lui insistette per farsene dare un altro. Lei rifece la stessa azione, ma lui fu più svelto e voltandosi verso di lei la baciò. Lei sgranò gli occhi sorpresa di quello che stava facendo credendo che fosse tutto frutto della sua immaginazione, ma dovette ricredersi quando sentì le loro lingue sfiorarsi. Dopo qualche minuto si staccarono ansimanti e appoggiarono le fronti l’uno all’altra.
-Scusami ma non ce la facevo più a resisterti…-
-Nico…-
-Ho ancora voglia di baciarti Ele- e detto questo tornò a baciarla con più passione spingendola sul letto sistemandosi sopra di lei, ma lei lo allontanò da se riprendendo a respirare.
-Nico, perdonami, ma non posso-
-E perché? Non ti piaccio?-
-Mi piaci eccome, ma in senso di amico. Insomma per me sei come un fratello e non voglio rovinare i tanti anni della nostra amicizia con questo-
Ovviamente non voleva spifferare la sua vera natura e quindi si inventò questa scusa, che in fondo era anche la verità.
-D’accordo. Se è questo che senti nei miei confronti allora lo accetto- disse alzandosi dal letto.
Prontamente Elena lo afferrò per la maglia e lo abbracciò.
-Scusami se la penso così, ma è quello che provo davvero-
-Ehy tranquilla! Non mi sono mica offeso! Sei stata sincera e questo lo apprezzo- disse facendole un sorriso.
Insieme tornarono dai loro e passarono la serata a chiacchierare di cose varie.
Una volta tornati a casa Elena si mise il pigiama e si mise sotto le coperte cercando di prendere sonno, ma le risultò difficile. Continuava a pensare alla serata trascorsa con Nicolò e ai suoi baci ed irrazionalmente si portò una mano sulla bocca. Erano stati travolgenti, forse persino più di quelli che si scambiava con Giulia ma non poteva definirlo. Sapeva solo che gli erano piaciuti e che avrebbe voluto ripetere quell'esperienza.
   
 
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