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Autore: Ceccaaa    10/06/2016    1 recensioni
~DALL'ULTIMO CAPITOLO~
E poi quella parola, che aveva cominciato ad odiare. Corpuscontroller. Aveva un suono aspro sulla sua lingua e un profilo oscuro nella sua mente. Era l’insieme di amicizia e terrore. Una paura troppo terribile per essere vera, ma che esisteva senza il minimo dubbio. E poi, come colpita da un attimo di lucidità, un colpo al cuore: casa mia. Sono andati a casa mia. Lo sapevano. Sapevano chi era.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Dursley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Sogni

L’ultimo giorno dell’anno Jo si svegliò sudato fradicio, avvolto da un caldo soffocante e la testa pulsante. Si strofinò gli occhi cercando di ricordare il sogno che aveva fatto quella notte: un luogo umido e freddo, buio. Era con Mila e Claire, e un uomo le trascinava per i capelli. Lui cercava di aiutarle, ma ogni passo che faceva il desiderio di ottenere il loro potere aumentava, finché non aveva alzato la bacchetta e una luce verde aveva messo fine al sogno. Ma quale sogno? Incubo.
Senti un leggero sospiro di fianco a sé e si voltò ad osservare Vernon, addormentato con la testa sul comodino. Si chiese se avesse bevuto, la sera prima, e per quello avesse deciso di schiacciare un pisolino nel primo posto dove le sue gambe si erano fermate. Poi notò che i cassetti erano stati rovesciati e buttati dappertutto e che dell’inchiostro asciutto bagnava la scrivania.
“Ladri?” il suo sussurro bastò a svegliare il fratello. “Jo! Sei sveglio, stai bene?” chiese il ragazzo. “Io… sì. Ma che è successo?” il biondo era disorientato. “Beh, la febbre è calta.” Rispose Vernon tastandogli la fronte. “La febbre? E quando mai ho avuto la febbre?” “Non ricordi nulla? Ieri ti sei svegliato urlando a notte fonda e volevi scrivere una lettera. Dicevi che Mila e Claire erano in pericolo e tremavi. Avevi una febbre altissima, quindi ti ho portato a letto e non ho dormito fino alle sette, quando mi sono addormentato per circa… beh un’ora e mezza.” Spiegò il ragazzo velocemente. “Mila e Claire in… ma certo! Il sogno!” collegò i fatti e capì. “Ieri notte ho avuto un sogno. Non era molto chiaro dove fossi, ma sembrava molto buio e per essere un sogno tutto era molto realistico. Sentivo l’odore di muschio e umido che c’era sulle pareti e i rumori che c’erano. Li sentivo chiari. Mila e Claire urlavano e io volevo… volevo…” nascose il viso tra le mani, gli occhi umidi per la paura. Il getto verde. Gliene avevano parlato tante di quelle volte! Lui aveva voluto ucciderle, perché l’unico incantesimo che produceva un getto di quel colore era l’Avada Kedavra, l’Anatema che Uccide.
“Vern, prendi una biro e un foglio e scrivi subito quello che ti detto. Subito!” ordinò a suo fratello. Il ragazzo non se lo fece ripetere: almeno non stava impazzendo come la notte prima.
Cercando di contrastare il dolore incredibile alla testa, Jo cominciò a dettare: “Care Mila e Claire, sono Jo. Dovete sapere di un sogno che ho fatto ‘stanotte e… ehm… che mi ha procurato una febbre altissima. In questo sogno… come posso dire?” chiese rivolto a Vernon. “Mi trovavo in un posto molto strano?” propose quest’ultimo. “OK. Mi trovavo in un posto molto strano e… ah, che mal di testa… e riuscivo a sentire odori e rumori. C’eravate anche voi.” Si bloccò. Come avrebbe potuto dire? Sembrerà strano, ma volevo uccidervi. Anzi: l’ho fatto. Forse mancava un po’ di tatto. “Jo, non è stata colpa tua. Era un incubo, uno stupido incubo.” Lo consolò il fratello, che attendeva con la biro levata. “Sentivo uno strano desiderio, ma non ho capito cosa fosse fino ad ora. Volevo uccidervi, credo. Ho anche visto una luce verde, se capite cosa significa avvertitemi. – mentì per non aumentare il disagio – Vernon mi ha detto che avevo la febbre alta e che deliravo, ma io non ricordo nulla.” Proseguì. Prese fiato tastandosi le tempie per il dolore alla testa. “Se vuoi ti prendo qualcosa per il mal di testa.” Si offrì Vernon, che vedeva troppo chiaramente la fatica che faceva il fratello anche solo per parlare. “N-no. Manca solo la firma, ormai. Comunque: Vi prego di non arrabbiarvi…­” “Non succederà.” “Zitto, per favore. Vi prego di non arrabbiarvi e rispondere appena possibile. Ci vediamo presto, Jo. Fatto?” chiese il biondo facendosi passare la lettera per controllarla. “Bene, ora c’è solo d’aspettare il gufo del servizio postale, che passa tra dieci minuti.” Approvò convinto. “Dovevi proprio aggiungere P.S. Ha scritto Vernon, che vi saluta?” chiese al diretto interessato, che sorrise.
 
Quando la luce fredda del sole colpì il viso di Claire questa cercò di coprirsi con le coperte, ma aveva un caldo tremendo, il che non era molto coerente con la stagione. Rinunciò a riaddormentarsi e buttò le coperte in fondo al letto, lasciando che l’aria fresca del mattino le procurasse piccoli brividi. Rimase a fissare il soffitto con un gran mal di testa finché non sentì il rumore di un becco che batteva contro il vetro della finestra. Voltò di scatto la testa e si alzò sentendo la testa pesante per il brusco cambio di pressione. Attese un momento che le luci colorate davanti agli occhi sparissero e si avviò ad aprire. Si chiese chi avrebbe potuto permettersi un gufo così costoso dal servizio di posta, ma appena lesse chi era il mittente capì che non era questione di soldi, ma d’importanza nella precisione del recapito.
Prima di aprire la busta svegliò Mila, accorgendosi che il gufo reale non tornava indietro, segno che attendeva una risposta.
“Posta? E da chi?” chiese la Serpeverde aprendo gli occhi e, come la gemella, buttandosi le coperte ai piedi. “Jo. Mila, hai una faccia orribile. Stai bene?” chiese Claire sedendosi accanto a lei sul suo letto. “Ho un mal di testa tremendo. E ‘stanotte ho fatto un sogno… particolare…” Claire aprì la busta e la posò sulle ginocchia.
Lesse la lettera con una certa difficolta e tra uno sbadiglio e l’altro:
 
Care Mila e Claire, sono Jo. Dovete sapere di un sogno che ho fatto ‘stanotte e che mi ha procurato una febbre altissima. In questo sogno mi trovavo in un posto molto strano e riuscivo a sentire odori e rumori. C’eravate anche voi. Sentivo uno strano desiderio, ma non ho capito cosa fosse fino ad ora. Volevo uccidervi, credo. Ho anche visto una luce verde, se capite cosa significa avvertitemi. Vernon mi ha detto che avevo la febbre a alta e che deliravo, ma io non ricordo nulla.
Vi prego di non arrabbiarvi e rispondere appena possibile. Ci vediamo presto,
Jo
P.S. Ha scritto Vernon, che vi saluta.
 
“Aspetta… lui ha sognato di essere in un posto strano dove poteva usare tutti e cinque i sensi e voleva ucciderci?” chiese Mila. “E l’ha fatto: la luce verde è il getto dell’Avada Kedavra. Ma anche io ho sognato una cosa del genere: ero in luogo buio, umido.  Mi faceva malissimo l’attaccatura dei capelli, sentivo urlare e c’era Jo. Ma ogni volta che faceva un passo vedevo i suoi occhi spegnersi: la bontà che aveva stava diminuendo, finché non ha alzato la bacchetta e… beh: ci ha uccise.” Sapevano di aver fatto praticamente lo stesso sogno, visto che si erano sognate vicine, ma era molto complicato capire perché e che rapporto avesse questo con il Cavaliere.
“Bantdracal.” Sussurrò Claire. “Tu sì che sei una Corvonero!” esclamò Mila. “Bene: rispondiamo a Jo, ma scrivi che ne parleremo appena tornati a Hogwarts.”
 
Prima di scendere in salotto, Jo si strinse la camicia e chiuse alcuni bottoni della giacca. Doveva fare sempre così quando c’erano i suoi nonni e sua zia ospiti e, per non sentirsi a disagio, aveva chiesto anche a Leòn di vestirsi elegante.
Si rimirò nello specchio e sorrise di fronte al fisico snello e slanciato. Pensò che non sarebbe mai stato più bello di Sammy, ma di sicuro non sarebbe neanche mai stato un brutto ragazzo. Sentì il campanello e scese di corsa saltando diversi scalini. “Vado ioooooo!” gridò scivolando e sbattendo contro Vernon, che aprì la porta in quell’esatto istante. “Jo! Insomma, la pianti di fare il deficiente?” chiese suo fratello scrollandoselo di dosso. “Oh, ma tanto non ti sei fatto niente! Ciao Leòn.” Salutò il suo migliore amico, che dentro a suo completo elegante sembrava più affascinante di quello che già era. “Salve, moi, je suis trés heureux de vous voir.” Salutò questo con un azzeccato accento francese. “Parli francese ora?” chiese divertito il biondo. “Questo è mio fratello Vernon. E questo deve essere tuo fratello, piacere Jonathan.” Si presentò fingendo una postura elegante. “Piacere, Brian.” Il ragazzo, quasi identico al fratello, scoppiò a ridere. “Piacere, io sono Blaise Zabini e questa è mia moglie Pansy.” Presentò un uomo alto e magro, con capelli castano scuro e occhi altrettanto scuri. Sua moglie era una bella donna, dai capelli neri e gli occhi verdi, identici a quelli dei suoi due figli. “Piacere.”
Si avviarono in salotto, dove due paia di nonni e un’anziana e scorbutica prozia stavano chiacchierando cordialmente, fingendo di non avere divergenze. “Oh, Jo! Era tutta la vacanza che volevo vederti.” Salutò subito sua nonna Gemma, invitandolo a sedersi vicino a lei sul divano. “Ecco: un regalino di Natale, c’è anche per te Vern.” Jo aprì il pacchettino: era una piccola trottola che, secondo una specifica tecnologia, girava per più di un minuto senza cadere. “Wow! Ma è fantastica. Ed è anche la mia passione, come facevi a sapere che la volevo?” chiese mentre Vernon estraeva un nuovissimo PC ultimo modello. “Tu sì che hai strani gusti. Non pensavo ti piacessero le trottole.” Intervenne Leòn sedendosi sul tappeto per osservare meglio il computer di Vernon. “Pensavo di cercare qualcosa da Zonko, appena potremo andarci.” Suo fratello alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa per indicare a Leòn e Brian di non chiedere spiegazioni.
“A proposito di Zonko: questo è per te.” Gli porse un pacco che tremava appena. “Dovrei preoccuparmi?” chiese il biondo incerto. “Forse. Apri!”
Dentro c’era un minuscolo libro che tremava in continuazione. “Cos’è?” chiese. “Un libro Mostro dei Mostri, ci sono tutte le creature più ripugnanti del modo magico, ma è solo un gioco: quelli veri hanno il limite di età.” Spiegò Leòn.
“Jo, ci presenti i tuoi amici?” chiese l’enorme Vernon Dursley Senior, che non aveva affatto gradito di essere stato ignorato. “Sì, certo: questi sono Leòn e Brian Zabini, e i loro genitori Blaise e Pansy. Questi sono i miei nonni Gemma, Tod, Vernon e Petunia, e la mia prozia Marge.” Mentre Gemma e Tod stringevano la mano dei signori Zabini con entusiasmo, gli altri tre salutarono con un semplice gesto del capo.
“Jo, Vernon! Ora mi spiegate cosa è successo qui sotto!” gridò Julia Dursley dal seminterrato. “Oh, no! Jo: il fumogeno colorato di zio George, l’abbiamo dimenticato e deve essere esploso.” I fratelli si precipitarono giù dalle scale, seguiti dagli amici, che ridevano a crepapelle.
Dopo qualche ora, verso le undici e mezza di sera, tutti avevano mangiato l’ottima cena di Julia e stavano digerendo tranquilli. “Jo, è arrivato Il Profeta della Sera.” Annunciò Dudley entrando con un rotolo stretto in mano. “Lo zio Harry è in prima pagina.” Lo aprì e tutti si sporsero per vedere una foto di Harry che stringeva la mano a Kingsley Shacklebolt, il Ministro della Magia. “Il capo Auror Harry Potter, famoso per aver ucciso il Signore Oscuro, incontra oggi il Ministro della Magia per una riunione in seguito a un avvenimento di questa notte: dei Corpuscontroller, dal Ministero dichiarati estinti, si sono introdotti nel reparto delle profezie, all’interno dell’ufficio Misteri, per ragioni ignote.” Lesse Leòn. “Corpuscontroller?” chiese Brian, senza capire. “Jo… il reparto profezie.” Sussurrò Leòn. CRACK.
Qualcuno bussò alla porta e Dudley andò ad aprire, per tornare qualche minuto dopo con Harry in persona. “Jo, posso parlarti?” chiese. “Beh… può venire anche Leòn?” chiese il ragazzo.
“Harry Potter.” Salutò Blaise. “Blaise Zabini, è un piacere.” Replicò freddo l’uomo. “Andiamo, Potter. Pensavo fossimo cresciuti, ci fossimo lasciati alle spalle certe cose.” “Salve Parkinson. O forse dovrei dire signora Zabini?” chiese ancora Harry. “Voi vi conoscete?” chiese Brian sconcertato. “Eravamo allo stesso anno a Hogwarts. Solo che io ero un Grifondoro e lo Serpeverde.” Rispose il bambino che è sopravvissuto. “Anche Draco era un Serpeverde, ma non mi sembra che siate così nemici, in questo periodo.” “No, infatti, mi scuso. Sono solo un po’ scosso per ieri notte.” Poi si accorse dei Dursley. “Vernon, Petunia… Marge.” Salutò, ma questa volta nessuno provò a riallacciare i rapporti. “Ragazzo.” Salutò semplicemente Vernon.
“Harry, hai detto di dover parlare con Jo.” Gli ricordò il cugino. “Ah, già. Venite voi due.” Si avviarono verso la cucina. Jo e Leòn avevano un brutto presentimento.
   
 
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