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Autore: Red_Coat    10/06/2016    3 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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TRACCIA MUSICALE CONSIGLIATA: ( https://youtu.be/dTiMQaIi7JY )


<< Cloud Strife. Ho controllato di persona, è lui. >> 
 
Quali magiche, meravigliose parole!
Pervaso da un'altra scossa di adrenalina, il cuore di Victor si arrestò di colpo con un sussulto per poi ripartire regolare, i polmoni ripresero a inglobare aria nuova e ad ogni sorso di ossigeno Osaka sentì nascere dentro sé uno strano, incrollabile senso di misurata calma.
Tuttavia, prima che potesse chiedere ulteriori informazioni, Kail lo prevenne con un'affermazione alquanto particolare 
 
<< Comunque è strano, quel tipo. >> 
 
Lo guardò dritto negli occhi, una luce appena un po' stupita nei suoi
 
<< Come? >> chiese, quasi temesse di aver capito male
 
Come intuendo i suoi pensieri, Kail annuì più deciso
 
<< È strano. >> ripeté << Non so dirti perché, forse è stata solo una mia impressione. >> spiegò << Ma ... aveva come una luce poco chiara negli occhi.
Insomma, ad un certo punto ho avuto quasi il sospetto che fosse cieco, o qualcosa di simile, per come era assente.
Poi però mi sono accorto che ci vedeva. Per questo dico ch'è strano ... ha qualcosa che non va nel cervello, credo. >> concluse, infilando le mani nelle tasche, scuotendo le spalle e imponendosi di restare in silenzio 
 
Negli occhi di Victor quella luce perfida si riaccese, le sue labbra sottili s'incresparono in un ghigno che pareva divertito.
Quelle pupille feline scintillarono nella semi oscurità, di bagliori sinistri, entrando nell'animo di chi le guardava e mozzando all'improvviso il fiato.
Ancora qualche attimo di silenzio, poi la voce profonda e stranamente appena baritona di Osaka si fece sentire, insinuando  
 
<< Perché, Kail? 'Noi' di SOLDIER ti sembriamo persone normali..? >>
 
il ragazzo sghignazzò divertito 
 
<< Eheheh, in effetti no. >> rispose arrossendo, poi però tornò serio e chiese << Vuoi che te lo porti qui? >> 
 
Lo sguardo del soldato si fece all'improvviso famelico e serio.
 
<< No. >> disse, poi riprese in mano la pistola e con agilità e precisione scaricò tutti i colpi in canna sul manichino ormai  senza testa << È mio. >> sibilò infine << Dimmi solo dove si trova adesso. >>
 
***
 
<< Osserva il tuo nemico, studialo ... >>
 
Che Kail avesse avuto ragione e che, effettivamente, ci fosse qualcosa di strano in Cloud Strife, Victor Osaka se ne accorse quasi subito.
Il giovane scagnozzo gli indicò un bar del settore 7, il 7th heaven, presso cui evidentemente il ragazzo "abitava", e quando vi si recò (un pomeriggio tardo che non aveva nulla da fare) anche se avrebbe voluto scontrarsi subito con lui pensò che fosse meglio rimanere a spiarlo, aspettando il momento giusto.
Così si mescolò alla folla intenta a dare un'occhiata ai negozi, calò il cappuccio dello spolverino grigio fumo sul viso e sugli occhi un paio di spessi occhiali da sole neri, per non far risaltare i suoi occhi infusi di Mako, e lo seguì ovunque andasse.
"Solo un paio d'ore." si disse all'inizio " Giusto il tempo di capire."
Ma si fece sera, e lui si ritrovò ancora a stargli alle costole senza farsi notare, il cuore che batteva a mille, i muscoli rigidi e una morsa dolorosa a stringergli lo stomaco.
"Non ce la faccio" si ripeteva, quasi a volersi convincere del contrario.
"Non ce la faccio a non saltargli addosso, maledizione!"
Eppure continuò il pedinamento fino a tarda sera, ingoiando il disgusto e l'impazienza e ignorando lo sciame di ricordi che riaffioravano talmente sconvolgenti da mozzargli il fiato (o forse era la rabbia?) e riuscire quasi a distrarlo dal suo obiettivo.
Se non per un paio di volte in cui si voltò a controllare, Cloud Strife non si accorse di nulla, e anche se lo fece decise di non dargli peso.
Attraversarono così praticamente quasi tutta Midgar, dal settore 7 fino al 4 e poi di nuovo indietro fino all'8. Quando il biondo rientrò alla base erano oramai quasi le undici di sera, e distrutto sia emotivamente che fisicamente Victor Osaka decise di rientrare anch'egli, dato che non aveva più praticamente niente da fare lì. Per quel giorno.
Perché non aveva agito, seppure avesse avuto più di una volta l'occasione di prenderlo alle spalle?
C'era troppa gente, si era detto. Non avrebbe potuto godersi il momento come voleva.
Ma oltre a questa, c'era un'altra verità, più sottile e che lui stesso faticava a comprendere.
Le parole del suo mentore continuavano a ronzargli in testa, e ascoltandole Osaka si convinceva sempre di più che aspettare e guardare fosse la scelta giusta.
Studiando il nemico.
Perché c'era qualcosa di strano, molto strano, nel Cloud Strife che gli si era presentato davanti. Qualcosa di familiarmente diverso, e lui voleva scoprire cosa, è soprattutto perché.
Doveva scoprirlo.
E così si rassegnò a lasciarlo in vita, ma da quel giorno divenne la sua ombra, per quasi più di un mese fino al giorno in cui, avendo più di una risposta plausibile in mente, non decise di farsi avanti per confermare i suoi forti sospetti.
E per accorgersi che, anche questa volta, il suo istinto ed i consigli di Sephiroth ci avevano visto giusto.
 
\\\
 
<< ... Lascia che giochi tutte le sue carte. 
E solo alla fine, colpiscilo. >>
 
- Sephiroth 
 
Bassifondi del settore 7.
Tsh, avrebbe dovuto immaginarlo, che il ladruncolo che -circa un mese e qualche giorno fa- gli aveva rubato il portafogli con tutti i soldi e i documenti ch'era riuscito a procurarsi provenisse da lì.
Ma tutto si sarebbe aspettato, tranne che venire contattato per la restituzione, anche se forse pure questo era scontato.
Circa due giorni addietro era venuto al 7th heaven un ragazzo che diceva di chiamarsi Kail, e gli aveva riportato la foto della sua carta d'identità chiedendogli un incontro per conto di quello che evidentemente era il suo capo o qualcosa di simile, per la restituzione e le dovute scuse.
Tifa si era, come al solito, preoccupata subito di procurargliene un'altra chiedendo aiuto ai suoi compari, perciò non ce ne sarebbe stato bisogno. Ma la parola "scuse" aveva immediatamente solleticato i suoi orecchi e la sua voglia di farla pagare a quel ladruncolo, e allora (anche se sul momento aveva detto che non gli interessava più) aveva deciso di recarsi lo stesso all'appuntamento, per riprendersi il maltolto e magari farsi anche rimborsare i pochi Gil che aveva perso. 
Era una questione di principio e di orgoglio, perciò ora Cloud Strife si ritrovò a vagare, da solo e con la Buster Sword sulle spalle, verso il luogo dell'appuntamento 
 
<< Tra due giorni, al campo rifiuti sotto al reattore 5. Fermati appena prima del cancello alle 19.00, e attendi li se non dovessi già trovarlo. >> erano state le chiare istruzioni del ragazzo
 
Non aveva voluto dirgli ne un nome, ne una descrizione sommaria del suo mandante, solo
 
<< Vi riconoscerete, tranquillo. >> con uno strano sorriso
 
E a lui non era rimasto che credergli sulla fiducia e avviarsi. Tifa come al solito non era stata d'accordo, non si fidava. Neanche lui in realtà, se si aggiungeva il fatto che nell'ultima settimana una strana e inquietante sensazione di essere in qualche modo costantemente seguito aveva preso ad insospettirlo, anche se non era mai riuscito a capire se fosse reale o solo un'altra di quelle strane sensazioni che ogni tanto lo frastornavano e confondevano senza che sapesse il motivo.
Comunque l'opposizione di Tifa non aveva fatto altro che spingerlo verso la sua decisione finale, e anche l'odore dei soldi aveva fatto la sua parte.
Si, perché se fosse stato qualcuno che contava al di sotto del piatto, forse avrebbe potuto offrirgli i suoi servizi da ex SOLDIER. Tanto erano i soldi a far muovere il mondo, la paura e i modi per non mettersi nei guai le lasciava alle ragazze.
Giunse alla stazione, scrutando tutto coi suoi atoni e gelidi occhi di ghiaccio, e prese il treno per raggiungere i bassifondi.
Il vagone era ancora affollato di gente, per lo più impiegati di ritorno da lavoro, ma c'erano anche SOLDIER, un paio di fanti addetti alla sicurezza, e altri civili. Alcuni di essi appena lo videro entrare storsero il naso e voltarono la faccia dall'altra parte, mentre i due suoi ex commilitoni lo fissarono per qualche istante cercando di capire se lo avessero già visto da qualche parte per poi tornare a chiacchierare tra di loro. 
Non li vide neanche, troppo intento ad aspettare la prossima fermata, che arrivò ancor più velocemente di quanto non si aspettasse.
Scese senza guardarsi ulteriormente intorno e si avviò in silenzio verso la meta, percorse spedito le strade che stavano iniziando a svuotarsi, e a pochi passi dal cancello si fermò, in mezzo alla strada, guardandosi intorno.
Il posto era quello.
Ma dello sconosciuto nessuna traccia.
"Aspetterò" si disse, un po' scocciato e, posizionatosi vicino a cumulo di rottami e ferraglia varia che sommergeva il bordo della strada, appoggiò un piede alla carcassa di una vecchia auto girata di fianco e incrociò le braccia sul petto.
Sospirò.
Si sentiva nuovamente nervoso. 
E non riusciva a smettere di guardarsi intorno, mentre i secondi diventavano minuti e i minuti si trasformavano in ore.
Dopo quasi due, l'impazienza arrivò al limite e lui decise che aveva aspettato anche troppo. Ma come diavolo faceva, ogni volta a cascarci così? bah, probabilmente quel ... ragazzo, quel Kail, lo aveva preso in parola e il suo capo non era venuto all'appuntamento pensando di non trovarlo.
Sbruffò. Un viaggio a vuoto. Un inutile viaggio a vuoto!
E rimessosi in piedi voltò le spalle al cancello e fece per avviarsi nuovamente da dove era venuto.
Ma proprio allora, per mezzo di un improvviso e violento spintone qualcuno lo spinse a terra, ed ebbe appena il tempo di rialzarsi per evitare un pugno che altrimenti gli sarebbe arrivato dritto sul naso.
I suoi sensi si accesero all'istante, pronti alla battaglia, e quando vide un paio di occhi felini scrutarlo, da dietro un cappuccio e un foulard nero atti a mascherare le sembianze del suo proprietario, il suo cuore tremò e parve, inspiegabilmente, fermarsi, per una repentina e lunga frazione di secondo.
Prima che tutto ricominciasse ad un'assurda e pericolosa velocità.
 
***
 
Ventiquattro giorni prima ...
 
<< È mio! Dimmi solo dov'è adesso. >> 
 
Kail lo guardò in quei nuovi occhi, quegli occhi così diversi, affascinanti e al contempo inquietanti, e in un secondo sentì il fiato mancargli per l'ennesima volta, ma questa volta più verosimilmente.
Così, con quello sguardo, quella brama assassina negli occhi, in quella luce fioca e traballante delle torce che lo avvolgeva.
Faceva ... paura. Davvero, davvero paura!
Deglutì
 
<< Settore 7, te l'ho detto. >> disse, resistendo alla tentazione d'indietreggiare per poco, e parlando per prendere fiato << C'è un bar, sulla strada principale. Il 7th Heaven. Credo abiti lì, assieme alla ragazza che lo gestisce. 
Non sono riuscito a scoprire altro, giuro! >> concluse
 
Ma Victor già non lo ascoltava più, perso nei suoi pensieri.
Una ... ragazza, eh? Buono a sapersi.
Un ghigno si dipinse sul suo volto, famelico.
Appena arrivato a Midgar, e aveva già trovato una ragazza. Come faceva quell'idiota di Strife ad avere così tanta fortuna nella vita?
Bah, poco importava ... perché lui avrebbe fatto in modo di convertirla nella peggiore sfortuna che un uomo potesse mai aspettarsi di avere.
Sollevò una mano e la pose sulla sua spalla, lo guardò negli occhi 
 
<< Ottimo. Davvero ottimo lavoro, Kail ... >> disse, con voce sempre più calda e baritona
 
Il ragazzo sentì un brivido caldo percorrere la sua schiena fino in fondo, e stavolta non per paura.
 
<< Ora ... >> aggiunse quindi Osaka, avvicinando le sue labbra al suo orecchio destro e facendolo immediatamente tremare, paralizzandosi per l'emozione << ... puoi fare un'ultima cosa per me? >> 
 
Kail deglutì nuovamente, sentì l'eccitazione impossessarsi di lui e per qualche secondo non fu in grado neanche di parlare, per quanto la sua mente fosse stata improvvisamente scombussolata da tutta quella situazione imprevista.
Sentiva il suo fiato caldo sul collo, quegli occhi felini addosso, il calore della sua mano sulla sua spalla, e il ricordo di quella voce così... sensuale. Dio, perché?! Perché era così incredibilmente ... irresistibile??
 
<< Qualunque cosa ... >> mormorò strozzato, pentendosene subito dopo ed iniziando a sudare freddo, mentre cercava di resistere ad ogni costo alla tentazione di voltarsi e baciarlo  
 
Victor ghignò, soddisfatto, e lentamente spostò i suoi occhi direttamente su di lui, continuando a mantenere le labbra a pochi centimetri dal suo orecchio e abbassando il viso, così che potessero sfiorargli il collo.
Kail strinse i pugni. "Merda!"
Un altro paio di secondi così, giusto il tempo di farlo vibrare d'impazienza, poi di nuovo la voce di Osaka parlò.
E lui, come sotto l'effetto di un potente incantesimo, non poté fare a meno di seguirne le istruzioni.
 
\\\
 
Quel Kail. Ah! Quell'idiota!
Il suo debole per me sarà la sua rovina, e la mia fortuna. Non solo mi ha condotto da Cloud, ora condurrà lui da me, e senza che io debba muovere anche un solo dito.
Ghigno, quando vorrei ridere a crepapelle ma non posso farlo, perché c'è gente e devo ancora cercare di mantenere le apparenze.
Entro in casa, l'orologio a led sulla tv segna le 01.35 della notte. Mia madre e mio padre dormono di già, perciò chiudo piano la porta e mi affretto a rientrare in camera mia.
Oggi niente combattimenti, e neppure domani. Non voglio sprecare le mie energie, voglio arrivare a quel giorno abbastanza carico da suonargliele fino a sfondarlo.
È già tutto pronto.
Chiudo la porta a chiave, tolgo il trench di lana con cappuccio che ho indossato e abbandono i guanti sul comodino, buttandomi sul letto.
Sono così felice che non riesco a smettere di sorridere!
Non riesco a pensare ad altro, se non all'idea che finalmente potrò completare il lavoro che ho iniziato appena dopo la morte di Zack e mandare al diavolo anche Strife.
Sono convinto, una volta che anche lui avrà smesso di respirare ci sarà più spazio sul pianeta, mi sentirò meglio.
Ma prima devo togliermi questo benedetto dubbio che mi assilla.
Perché sembra così diverso dal fante incapace che ho conosciuto quando ero un 1st, e perché ha un modo di fare che mi ricorda ... quelli di Zack?
L'ho capito stamattina, finalmente, mentre lo seguivo per l'ultima volta.
E ho dovuto reprimere il forte istinto di prendermela col primo passante che mi capitava a tiro per la rabbia e il disgusto.
Maledetto figlio di puttana! Prima la Buster Sword, poi la divisa e adesso anche questa! Eppure sembra quasi non farci caso, come se fosse la cosa più naturale del mondo e come se avesse sempre vissuto così.
No, non è vero. Io ti conosco, chocobo! Tu sei lo stesso inutile fante che non riusciva neanche a salire su un aereo senza vomitare, quello che non è stato in grado di diventare un SOLDIER e neanche di svegliarsi in tempo per salvare Zack! Tu non ti saresti mai sacrificato per un civile come ha fatto Zack per te, ecco cosa sei!
Potrai ingannare gli altri, ma non me.
A che gioco stai giocando?
Devo scoprirlo, non mi darò pace fino a che non sarò riuscito a capire cosa diavolo stai pensando di fare, perché la tua vita, quella schifosissima vita che ti attraversa il corpo, non sarebbe dovuta neppure esistere. 
E io me la riprenderò, costi quel che costi, e metterò a posto le cose.
 
***
 
Era stata una giornata calda, asfissiante quasi, anche se almeno al di sopra del piatto un venticello rinfrescante proveniente dal mare aveva contribuito a stemperare l'atmosfera che con il sempre più imminente arrivo dell'estate tendeva a scaldarsi sempre di più.
Tuttavia, dal suo risveglio alle 3 del mattino l'ex SOLDIER 1st Class Victor Osaka non aveva avvertito assolutamente nulla di tutto ciò. 
Caldo, mancanza d'aria, sete, fame, umidità sulla pelle e nel grigiore del cielo appesantito sulla città.
Anfibi e soprabito nero tirati perfettamente a lucido, la lama della sua inseparabile katana al suo fianco nascosta sotto un lembo e il viso nascosto dal leggero foulard di organza nero legato all'altezza della nuca, dopo aver trascorso il resto della nottata a sognare ad occhi aperti quei momenti e aver fatto una lunga doccia, all'alba era uscito di casa dopo un caffè, diretto al 7th heaven per quello che doveva essere l'ultimo pedinamento.
Mentre tutti gli altri intorno a lui annaspavano e migravano da una parte all'altra della città alla ricerca di un luogo fresco dove potersi riparare per resistere a quel primo giorno di caldo, lui si sentiva improvvisamente calmo, felice come non mai, eccitato e intoccabile.
Perché oggi era il giorno in cui avrebbe ucciso Cloud Strife.
Lo seguì, ovunque andasse, come al solito spiando i suoi movimenti e ogni altro piccolo particolare, anche il più piccolo e insignificante.
Ostinato, con una nuova sicurezza nei muscoli e stringendo i pugni, avvolti dalla pelle dei lunghi guanti neri che arrivavano a sfiorargli gomiti sotto la camicia nera, e con l'odore della pelle del soprabito a sfiorargli i sensi e a ricordargli la sua identità.
E Sephiroth.
Una presenza costante, nei suoi occhi e nei battiti tranquilli del suo cuore, per tutte quelle lunghe e snervanti ore in cui continuava a ripetersi ogni singolo, prezioso consiglio da lui ricevuto. E a sentire la sua voce.
Fino al calar del sole quando finalmente le lancette dell'orologio presero a correre all'impazzata, i minuti divennero secondi e le strade della città sotterranea iniziarono a spegnersi, spopolandosi e scurendosi sempre più.
Gli ultimi istanti furono snervanti, ma mai quanto le due ore successive all'arrivo di Strife.
Lo vide guardarsi intorno con disinteresse, poi appoggiarsi ad una vecchia carcassa di ferro arruginita posta al bordo della strada e incrociare le braccia sul petto. 
Il tutto con quel modo di fare così... fastidiosamente caricaturale di quello della persona che aveva sacrificato la sua vita per lui, morendo in una maniera così orribile ...
Strinse i pugni, chiudendo gli occhi e abbassando il volto. 
Fece un respiro profondo, concentrandosi su di esso per scacciare i ricordi orribili.
"Pazienza, Victor ..." pensò, deglutendo "Pazienza ... ". 
Senti la pelle dei guanti scricchiolare pericolosamente sotto la sua stretta, e il cuore saltargli in gola.
Si trovava proprio di fronte a lui, nascosto dietro alla parete di una piccola baracca di legno, fatiscente e disabitata, che un tempo aveva dovuto fungere da magazzino o roba simile, in fila ad altre quattro. 
Dall'altro lato della strada una rotonda in cemento, abbastanza alta e liscia da impedire a chiunque di oltrepassato, seguiva la forma circolare del pilastro sotto al piatto che gli stava sopra e della piazza, che proseguiva verso l'uscita di quella che era a tutti gli effetti una discarica abusiva, a pochi metri di distanza dal parco ma divisa da esso da un muro di baracche e rifiuti.
Un'arena perfetta, così come un luogo perfetto per "affari" di dubbio gusto.
Aveva studiato ogni cosa nei minimi particolari, ma la scelta di quel luogo era stata azzardata, e fino all'ultimo aveva temuto che Strife mancasse all'appuntamento non fidandosi.
Invece era lì, probabilmente per orgoglio e per riprendersi il suo benedetto portafogli, e se solo avesse prestato un po' più di attenzione e avesse alzato lo sguardo alla sua sinistra i loro occhi si sarebbero incrociati e lo avrebbe visto, mandando tutto al diavolo.
Ma non lo fece mai, neanche una volta in due ore, sbruffando e aspettando.
Guardò con aria svogliata e accigliata dappertutto, verso la volta metallica, scrutando l'enorme colonna d'acciaio, puntando i suoi occhi azzurri perfino sulla recinzione di cemento che ne circondava la base, ma mai dalla sua parte, facendogli sfuggire un ghigno.
Si sentiva osservato, questo era palese. E stava cominciando a perdere la pazienza. Forse dopo un'ora e mezza passata ad aspettare iniziava a sentirsi anche un po' un idiota.
Eppure continuava a farsi gli affari propri senza la benché minima intenzione di andarsene in giro a cercarlo. In fondo avrebbe dovuto fare solo qualche metro girando in tondo.
Il ghigno sulle labbra di Victor si accentuò.
Kail aveva avuto ragione. Quel ragazzo aveva decisamente qualcosa che non andava, ma in quanto a stupidità.
Lo fece attendere ancora qualche minuto, per una buona mezz'ora. Voleva sfruttare al massimo l'effetto sorpresa.
Poi, finalmente, lo vide rimettersi in piedi e voltarsi verso l'uscita da quel posto.
E allora uscendo fuori dal suo nascondiglio piombò su di lui con rapidità.
Con un calcio sulla schiena, contro la superficie dura della Buster Sword, lo fece ruzzolare a terra, quindi gli sferrò un pugno che però il ragazzo fu abile a schivare.
Strife si alzò in piedi, lo guardò truce. Lui ghignò, sotto il velo nero di seta
 
<< Cloud Strife, suppongo .... >> esordì, continuando a rimanere in posizione di attacco << Fa sempre piacere rincontrare un commilitone. >> 
 
Quello parve scrutarlo per qualche attimo, sorpreso, aggrottando la fronte e le sottili sopracciglia e immobilizzandosi in posizione di difesa, la mano già a pochi centimetri dall'elsa della spada
 
<< Chi sei? >> chiese quindi, confuso, abbassando il braccio 
 
Allora, portandosi una mano dietro la nuca, Osaka afferrò un lembo del fazzoletto e lo tirò, sciogliendo il nodo e levandoselo lentamente da davanti il viso.
Immediatamente gli occhi di Strife parvero trasformarsi, come i suoi, e per qualche minuto entrambi rimasero senza fiato.
"Che diavolo ...?" pensò esterrefatto Osaka, cambiando espressione.
Strife indietreggiò appena, tremando. 
Chiuse gli occhi, strinse i denti e si portò una mano alla tempia destra, trattenendo il fiato come se stesse resistendo ad un dolore improvviso e forte.
 
<< A-ah! >> gemette 
 
Victor sentì i suoi muscoli irrigiditi tremare, una sensazione inorridita lo pervase facendolo indietreggiare, quando Strife alzò di nuovo i suoi occhi verso di lui e per un attimo di nuovo quelle pupille feline riapparvero.
 
<< Non è possibile ... >> mormorò, prima che l'altro lo freddasse con un'altra irritata domanda
<< Chi diavolo sei tu?!? >> 
 
Non poté più resistere.
In preda ad una rabbia incontenibile sfoderò la katana e sferrò un fendente che l'altro parò appena in tempo, destreggiando con sorprendente abilità la pesante arma che reggeva in mano.
Un altro flashback per Victor che, sconcertato, fece appena in tempo a balzare all'indietro per evitare un colpo di netto al basso ventre.
"Impossibile!" continuava a ripetersi, sconvolto "Sephiroth, non è ... non è possibile! Non può essere vero!" 
Invece lo era. 
Cloud Strife, quell'inutile, inesperto fante ch'era riuscito ad uccidere Sephiroth, ora aveva anche i suoi occhi.
E questo per lui, fu molto peggio degli insulti di Genesis, delle sue bugie e dell'affronto che Strife stesso gli aveva fatto, opponendosi.
Fu come se l'assassino del suo maestro e il responsabile della morte di Zack ora avesse nelle sue mani le anime di entrambi.
Senza neanche accorgersene.
Il furore gli salì al naso, incendiando i suoi occhi. 
Urlò, scaraventandosi contro di lui in un veloce ottacolpo che riuscì a ferirlo al braccio destro e al fianco.
Quindi, senza perdere più neanche un secondo di tempo scagliò un altro fendente, stavolta di netto, che si schiantò sulla superficie liscia e solida della Buster Sword.
Le loro lame s'incrociarono all'altezza del collo, i loro occhi si fissarono intensamente per un'interminabile e teso istante. Bloccato contro la recinzione in cemento, Cloud Strife cercò di divincolarsi e respingerlo ma Victor aumentò la stretta, avanzando di un passo e schiacciandolo ancora di più 
 
<< Lasciami! >> protestò il biondo, rabbioso
<< Prima rispondi, 'SOLDIER' ... ! >> ribattè invece Osaka sibilando, calcando la mano su quell'appellativo come a deriderlo << Quanto tempo? >>
 
Cloud lo guardò fisso, senza capire
 
<< Cosa? >>
<< Per quanto tempo sei stato un SOLDIER? >> ribadì l'altro, stringendo la presa sull'elsa.
 
Poi lo incalzò, con più rabbia 
 
<< E il nome Zack Fair, ti dice qualcosa? >> 
 
Cloud vacillò.
Osaka lo sentì chiaramente tremare, lungo la stretta sull'elsa della potente spada donatagli dall'amico scomparso.
Per qualche istante gli occhi di ghiaccio del biondo sembrarono quasi perdersi, nel labirinto oscuro della sua mente. Corsero, spaesati e impauriti, alla ricerca di una risposta che non arrivò.
E mentre aspettava, Victor Osaka sentì le lacrime empirgli gli occhi e stringergli un nodo in gola.
Un altro paio di secondi passati invano a cercare di ricordare, poi, stanco e infastidito da quella situazione assurda, Cloud decise che ne aveva abbastanza.
Si liberò dalla presa con una spinta e indietreggiò, spostandosi verso il centro dello spiazzo, dove non avrebbe più rischiato di essere intrappolato spalle al muro, almeno per il momento
 
<< Non so di cosa tu stia parlando. >> rispose inclemente << Anzi, credo proprio che tu abbia sbagliato persona. Ti conviene andartene adesso, se non hai nient'altro da chiedere. >> quasi volesse schernirlo, alzando nel frattempo la punta della buster sword verso di lui e reggendola con due mani 
 
Victor Osaka rimase immobile in silenzio a fissarlo. 
I suoi occhi atoni spensero quelle pupille feline, e senza emozioni apparenti tornarono a fissarlo.
Nella piazza deserta in cui fino a poco fa erano risuonati i rumori dello scontro, calò un silenzio irreale.
Si fissarono muti, ancora per qualche istante. 
Poi, in un battito di ciglia, la sagoma nera dello sconosciuto sparì da davanti alla vista di Strife, che per un attimo credette di aver avuto una strana allucinazione, non fosse stato per le ferite che riportava sul braccio e sul fianco.
Portò una mano guantata di nero a sfiorarle appena.
Quindi, sollevando quasi distrattamente il volto, vide a pochi passi da lui -proprio nel punto in cui era sparito lo sconosciuto- il suo portafogli.
Avanzò cautamente fino a raggiungerlo e, dopo una nuova rapida occhiata intorno a sé per accertarsi che non ci fosse più pericolo, si chinò a raccoglierlo e se lo mise in tasca.
Infine voltatosi se ne andò, avviandosi verso casa.



NDA: ............
Okkey, temo la reazione di Victor.
Non mi aspettavo fosse così questa scena, proprio no.
Non ha fatto ... assolutamente... nulla!
E io ho paura.
Perché me la farà pagare prima o poi, anzi CE la farà pagare. A me e a Cloud, me lo sento. Oppure no.
aaaaaaha! Victor, deciditi, fai qualcosa, non ci sto capendo niente neanche io!
Comunque vado a ultimare il prossimo capitolo, e poi mi riposo che mi hanno stancato sti due, sia  Vic che Cloud. :S 
   
 
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