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Autore: Aliseia    10/06/2016    3 recensioni
Poi sorride, più chiaro delle stelle. «Non è così che doveva andare, Potter.»
«E come doveva andare?» sospira James.
Per lui non c’è altro modo. Non c’è niente di più perfetto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter | Coppie: Severus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Nella Foresta Proibita'
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Fandom: Harry Potter
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: VM18
Personaggi: James Sirius Potter, Personaggio originale (Orion II Black), Minerva McGonagall
Note: Questa storia è la mia versione della Next Generation. È un AU, ovviamente, e contiene due personaggi originali: Cygnus Black (solo nominato) e il di lui figlio Orion II Black. Entrambi sono stati presentati per la prima volta nel racconto “I Corvi”.
Quel racconto fu pubblicato prima degli spoilers di Cursed Child, e chi li ha letti potrà notare alcune discrepanze (e alcune coincidenze).
Questa OS ne è il seguito.
 
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a J. K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
 
 
The Winter Stars
 
Prologo

 
In questa dimensione Severus e Sirius si sono salvati, e vivono insieme nella Foresta Proibita dall’inverno successivo all’ultima guerra, 1998. Un giorno del 2007 si presenta alla loro porta un giovane fuggitivo. L’uomo dice di chiamarsi Cygnus Black, e di essere il figlio di Bellatrix. Con sé ha un bambino, Orion. Il povero Cygnus, perseguitato dai Mangiamorte e da anni in fuga, muore pochi giorni dopo. I due maghi decidono allora di allevarne il figlio come se fosse il loro. All’inizio del 2022 l’imprevista visita di Narcissa Black rivela ai due che il ragazzo è davvero il nipote di Sirius, e doppiamente. Poiché Cygnus era il figlio illegittimo di Bellatrix e Regulus.
 
 

Inverno 2022

 
 
 
Sempre lo avrebbe ricordato come un dipinto in bianco e nero. Gli occhi di ossidiana. La pelle di neve. Bianchissima e soda. Un po’ fredda sotto i polpastrelli, nell’acqua gelida del lago.
James respira. Lo guarda intensamente, prima di avvicinarsi ancora.
 
L’altro ha neri riccioli d’ebano corti dietro la nuca.
 

*

 
Molly Weasley era riuscita dove Severus Snape aveva fallito. Tagliare e sfoltire quei capelli impossibili.
A Sirius invece non era mai importato. Anzi. Lo divertiva l’aspetto un po’ selvatico del proprio figlioccio, Orion. Lo divertiva e lo rendeva segretamente fiero. E poi… i capelli mossi e nerissimi, lo sguardo sfrontato degli occhi scuri… Ogni cosa in lui gli ricordava Regulus. Anche così. Anche dopo, con i capelli corti e l’aria quasi rispettabile.
Sirius voltava in fretta la testa se Orion intercettava il suo sguardo. Ma Merlino… ogni particolare di quel viso pallido e nobile, un po’ arrogante, richiamava inesorabilmente nella sua mente l’immagine del fratello che aveva perduto. Il nonno di Orion.
E perciò sì, a Sirius l’aspetto del ragazzo piaceva così com’era. Non lo trovava né selvatico né indisponente. Ma fiero, ribelle, forse un po’ algido. Come era stato il più giovane e sfortunato dei fratelli Black.
Il vecchio Grifondoro, che era stato lo studente più bello di Hogwarts, che non era mai stato emarginato né per il proprio aspetto né per la propria estrazione sociale o per il retaggio, certo non poteva capire, né tantomeno condividere le preoccupazioni di Severus per la rispettabilità e per le convenzioni.
Non riusciva neanche a immaginare perché il Serpeverde voleva che Orion si presentasse a scuola, dopo il suo imprudente ritiro, vestito e pettinato come uno studente modello.
 
In ogni caso le differenti opinioni dei due anziani padrini di Orion avevano avuto ben poca presa nella proverbiale cocciutaggine del ragazzo. Che anzi si ingegnava a far arrabbiare un giorno l’uno, minacciando di presentarsi a scuola nudo (“così da non essere discriminato per la mia divisa da Serpeverde”) e un giorno l’altro, aggiungendo alla famosa divisa sciarpe supplementari e gagliardetti con cui rivendicare fieramente la propria appartenenza alla Casa verde e argento.
Alla fine, e più facilmente del previsto, ad avere la meglio su di lui era stata la più battagliera e incrollabile delle nonne (la nonna dei ragazzi Potter- Weasley, a dire il vero. Ma era lo stesso, per lei non faceva differenza).
E così Molly Weasley senza troppi complimenti aveva messo le mani sull’indomabile capigliatura del ragazzo.
E nemmeno il fascino, le argute proteste e poi il sarcasmo di Orion II Black erano riusciti a tenere lontane le forbici.
 
Per dirla tutta a James Sirius Potter la cosa un po’ dispiaceva. Amava i lunghi capelli, neri e ribelli, del nipote di Sirius. E per essere precisi amava tutto di lui. Gli occhi fondi e lucenti, dallo sguardo nero e vertiginoso. Il fisico aggraziato, flessuoso, ma non privo di forza. E quel suo sorriso.
Merlino, il sorriso di Orion…
Il maggiore dei figli di Harry Potter poteva giurare di averlo visto arrivare, quel giorno sul finire dell’inverno, proprio nel momento in cui egli, lontanissimo, aveva sorriso.
 
Poi, quando Orion a lunghi passi decisi aveva ridotto la distanza tra di loro, anche James, come molti facevano di fronte al fascino abbagliante del più giovane dei Black, aveva distolto gli occhi.
 
Dominique, silenziosa accanto al Capitano della squadra di Grifondoro, seguiva ogni sguardo, ogni mossa.
Con l’istinto infallibile che hanno molte donne, ancora non sapeva perché doveva essere preoccupata. Ma sentiva che, dopo tanto tempo dacché Orion aveva lasciato la scuola, c’era di nuovo una ragione per stare in pena.
 
Nella persona di Orion II, splendido nei suoi colori verde-argento,  con i vestiti tradizionali da mago, i capelli più corti e la solita aria impudente.
 
Minerva McGonagall in persona aveva comunicato al consiglio dei professori la riammissione del ragazzo e la modifica del suo cognome. Da LeStrange, poiché egli vantava all’inizio una parentela con la defunta Bellatrix, a quello del nonno, nonché cugino di lei: Regulus Black.
L’anziana Preside non aveva spiegato perché fosse certa di tale legame di sangue, così come non l’aveva fatto la prima volta. Quando un fantomatico, ignoto padrino aveva iscritto il giovanetto alla scuola di magia di Hogwarts. Era bastato un vigoroso sobbalzare del sopracciglio per avvertire i presenti che non sarebbero stati forniti altri particolari.
Ma nelle antiche e venerabili sale di Hogwarts, così come in tante oscure stanze abitate da maghi, correvano voci e prendevano forma terribili leggende, e i recenti eventi parevano confermarle. Si diceva infatti  che il nobile e altezzoso Rodolphus aveva sempre desiderato un erede, e ben difficilmente avrebbe abbandonato il proprio figlio (il padre di Orion, il defunto Cygnus, che nessuno aveva conosciuto).
Ma senza alcun dubbio il ragazzo Black-LeStrange ricordava tanto la perfida nonna. Com’era stata ai tempi di Hogwarts: giovane, bellissima e selvaggia.
Il fatto poi che Orion fosse stato smistato a Serpeverde, sembrava confermare quel legame. E forse altri ancora… L’ipotesi che Bellatrix fosse stata l’amante di Voldemort in persona pareva molto più credibile di tante altre. Molto più credibile e come spesso accade più comoda e rassicurante della verità: e cioè che i due cugini Black, Regulus e Bellatrix, erano stati amanti. E che dal loro figlio Cygnus, tenuto segreto fino alla prematura morte,  fosse disceso Orion.
Tali vicende, insieme al fatto che Sirius Black e Severus Snape erano ancora vivi, ed erano stati i padrini e di fatto i genitori adottivi del ragazzo, erano note solo a pochi e sono state raccontate altrove. *
 
Minerva McGonagall piegò la testa con aria interrogativa, e sul suo naso severo s’inclinarono pericolosamente gli occhiali. «Di nuovo qui, Mr Black? Spero che la sua nuova esperienza nella nostra scuola sia più produttiva della prima…»
«Lo spero anch’io, Preside McGonagall – Orion arricciò capricciosamente le labbra – La prima volta avevo avuto l’impressione di perdere il mio tempo…»
Gli occhi verdissimi di lei si ridussero a due gelide fessure. «Stai attento, Black. Io non mi lascio ingannare dai capelli, o dai vestiti. So bene che sei il solito piantagrane. Se è possibile persino peggiore, ora che hai avuto l’emozione di sfidare due veri Mangiamorte ** Non ti illudere. Io sono molto più pericolosa…»
Orion rise, con la sua aria insolente ma affascinante «Stia tranquilla, Preside. Non sono qui per creare problemi. Un amico mi ha detto che nella vita non combinerò mai niente senza un N.E.W.T. E per quanto l’affermazione possa sembrarmi eccessiva… Sono qui per imparare. Da lei, dai miei professori… Dai  miei compagni…» Lo sguardo nero saettò in direzione del piccolo gruppo di studenti che si era stretto intorno a loro.
Orion ignorò parimenti gli sguardi adoranti dei Serpeverde e quelli beffardi dei Grifondoro. Da questi ultimi cogliendone però soltanto uno. Chiarissimo, spavaldo, eppure complice.
James Sirius Potter arrossì violentemente.
 
Poi Orion sorrise, e James rispose con una smorfia sfrontata.
Albus e Rose, dietro i più grandi, agitavano le mani per salutare.
Scorpius Malfoy aveva il capo piegato. Una piccola ruga pensosa s’incideva sulla fronte pallidissima, mentre tutta la sua attenzione sembrava concentrata su un sasso a terra. Sulla minuscola lucertola, di un verde brillante, che lo aveva scelto come nascondiglio.
 
 
 
Fino a quella sera sul lago, bisognava dirlo, Orion aveva tenuto fede alla parola data. I suoi capelli erano corti e ordinati, gli abiti eleganti ma poco vistosi.
 
Quando li indossava, s’intende. Poiché l’abitudine di girare nudo a quanto pare non l’aveva perduta.
 

*

 
Emerge dall’acqua bello come un sogno. Bianco e nero come l’alba. La grazia non è contrastata ma esaltata dalla muscolatura perfetta, dalle proporzioni ammirevoli. C’è nel modo in cui solleva il capo bagnato d’acqua, nell’arricciarsi dei corti capelli neri sulle tempie, non lo scontato equilibrio di un bravo ragazzo ma la forza consapevole di una creatura nuova. Il ragazzino che sbertucciava i professori, che irrideva i rivali Grifondoro, è stato sostituito da un uomo.
Per un attimo James si sente impreparato a quell’incontro. Poi, molto lentamente, esce dall’ombra. Si rivela alla luce argentea della luna, alle stelle. I suoi passi attutiti dal terreno umido, scende in acqua ancora vestito. A testa alta, come chi debba affrontare una battaglia cruciale.
Orion lo vede, sorride. Si ferma, lo aspetta. Le braccia leggermente aperte, i fianchi snelli che emergono dalla superficie del lago.
James si avvicina senza parlare, gli occhi chiari fissi in quelli dell’altro, neri come la notte che li circonda. Poi la mano del Grifondoro si solleva, le dita afferrano i corti capelli sulla nuca, il collo eburneo e sottile. Mormora qualche cosa sulla sua bocca, parole sbocciano come fiori bianchi e scarlatti sulle labbra, insieme a piccole rosse stille di sangue. Ma non c’è dolore nel gemito lungo che segue. Piuttosto sollievo.
James ha indosso una camicia bianca, e le mani eleganti di Orion lottano con i bottoni, imprigionati dall’acqua sulla stoffa appiccicata alla pelle.
Ogni piccolo ostacolo salta senza rumore, fino a che con la punta delle dita egli gli raggiunge il cuore. Come quella notte nella Foresta, quando il movimento audace di quelle mani per la prima volta rivelò ciò che James era davvero.
Non lo studente troppo amato da tutti, non l’idolo dei Grifondoro.
Ma semplicemente un ragazzo innamorato di un ragazzo.
 
E non di uno qualsiasi. Del più seducente e sfrontato dei Serpeverde. Il Corvo, gola candida e voce fonda. Il petto bianco e palpitante, gli occhi e i capelli nerissimi.
Il figlio di Cygnus Black.
«Sai che il cigno ha le piume scure sotto quelle bianche? Sembra candido, ma poi sotto è nero…» egli mormora al suo orecchio mentre lo libera dei pantaloni.
È sorprendente come scendano con facilità, nonostante l’ingombro della stoffa bagnata. Forse James lo sta aiutando, strattonando quella risibile barriera in modo che scivoli dalla vita, lungo i fianchi e le cosce. L’acqua è stranamente tiepida, e il suo sesso è teso da vergognarsi.
Ma James non è imbarazzato né infelice. Confuso, piuttosto. Esaltato.
Il primo bacio è come il soccorso a uno che sta per annegare. Gli porta aria per poi toglierla di nuovo.
Aria… deve respirare.
Non più finzioni. Niente divise rosse e oro pure per dormire, né partite di quidditch che valgano una vita. Né irresistibili fidanzate Grifondoro, che di quella vita dovrebbero essere il logico contorno.
Quando Orion tocca il suo sesso per la prima volta il piacere è tale che sembra esplodere nel cielo. È l’alba e le stelle dovrebbero essere più pallide. Ma James può contarle a una a una.
Come avesse ascoltato i suoi pensieri, Orion sussurra al suo orecchio: «Il Cane Minore e l’Unicorno. Sono le costellazioni nel cielo d’inverno. Per sempre vicine…»
James lancia un grido. È incredibile quante cazzate possa dire Orion in certi momenti.
Ma di quei momenti non vuole perderne neanche uno. Ce ne saranno altri, ne è certo. Per sempre vicine.
 
E James non ha dimenticato. Il Patronus di Orion è un cane, come quello di Sirius. Solo più cucciolo.
James da parte sua non è ancora riuscito ad evocarne uno di forma corporea. Questa cosa un po’ lo imbarazza. Eppure, tra l’amore della sua famiglia e i successi di Hogwarts, non è che gli manchino i ricordi felici… Né d’altra parte gli è riuscita la difficile trasformazione in Animagus, arte in cui era maestro il nonno. E che anche Orion domina tranquillamente, nella forma di un corvo.
Il ragazzo Serpeverde una volta ha detto che James è come un unicorno. Puro. E forse per quello, se James potesse, se fosse abbastanza abile e sicuro, sceglierebbe per trasformarsi proprio l’animale più irraggiungibile. 
 
Le divise rosse e oro, Dominique, la McGonagall… sembra tutto così lontano. Sembrano remoti persino Albus e Rose. Persino i suoi genitori, che si aspettano un felice matrimonio tra Grifondoro.
James riprende fiato. Orion è ancora aggrappato a lui, le cosce strette sui fianchi. Ansima, dalle sue labbra delicate esce il fiato breve di un animale in fuga.
Poi sorride, più chiaro delle stelle. «Non è così che doveva andare, Potter.»
«E come doveva andare?» sospira James.
Per lui non c’è altro modo. Non c’è niente di più perfetto.
«Dovresti parlare alla tua ragazza… Se non altro per dirle che non ci saranno tanti piccoli Potter nel suo futuro.»
James serra le labbra. Quello sfrontato Serpeverde sembra tanto sicuro. Ma per dirla tutta, nemmeno lui ha dubbi.
Non può esserci nulla di più bello e di più inesorabile di quella fiera Serpe aggrappata ai suoi fianchi. E James, come lo stesso Orion, non potrebbe tollerare altre bugie. «Lo farò – mormora sulle sue labbra – Parlerò con lei»
Si sente deciso, e anche piuttosto fiero, mentre di nuovo sprofonda in uno di quei meravigliosi baci.
Davvero, non ne ricorda di uguali con nessuna creatura di Hogwarts.
Non ne avrà di uguali da nessuno al mondo, osa pensare. Poiché al mondo non c’è un’altra creatura affascinante coraggiosa e intensa come Orion II Black.
Il figlio della Foresta proibita. Il figlio scelto da Sirius e da Severus.
 
Orion distende le gambe, aderisce a lui con tutto il corpo. «Fai attenzione, James Sirius Potter. Uno come me è più impegnativo di un’adorabile ragazza Grifondoro.» dice sulle labbra dell’altro.
James piega la bocca in una smorfia impudente. «Attento tu, Orion II Black… Sono abbastanza impegnativo anch’io…»
Orion manda indietro la testa, ride. «Non siamo mica sposati!»
Gli occhi chiari di James brillano nell’oscurità. Di orgoglio più che di disappunto. «Per me è la stessa cosa. – dichiara solennemente – Io non voglio… Non desidero altro. Non c’è un altro tanto bello e tanto giusto per me.»
Per la prima volta Orion rimane in silenzio. Guarda in alto.
Le stelle d’inverno sono così brillanti nel cielo. 

 
 
* http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3364118&i=1
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