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Autore: tixit    11/06/2016    2 recensioni
Breve incontro, mentre l'inverno sta arrivando, tra un giovane moro con gli occhi verdi ed un giovane biondo con gli occhi azzurri, in cerca del vero amore e di un cavallo.
Attenzione: il linguaggio è a tratti volgare e vi sono dei doppi sensi!
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dediche (demenziali): alla StronzaSuprema e alle sue piccole amiche, le Stronzerettes, con tanta simpatia. Lei sa chi è.




Capitolo 2

Il biondo camminava a passo spedito, facendo un rumore di ferraglia, ed anche uno stridio, come un cardine non molto ben oliato.

Il ragazzo moro lo guardò incerto, poi prese il coraggio a due mani e disse “Quel vostro fratello… quello che non capiva e dava scandalo… i lillà e le rose... lui ce li aveva chiari? Anche voi, come me, avete dovuto penare tanto per fargli capire?”

 

L’altro lo guardò allibito “Onestamente Messere, non credo che mio fratello si sia mai interessato di codesti lillà di cui mi andate narrando… di pesce crudo si, ne andava matto da bambino, di libri si, sempre con il naso tra certi tomi! sempre immerso tra le pergamene polverose! Mammina glielo diceva sempre: va a giocare con l'ascia con gli altri bambini! Esci! non stare sempre da solo chiuso in Biblioteca, che poi diventi scemo!” il biondo scosse la testa commosso… “Mammina lo chiamava Lollo, per vezzeggiarlo, era così carino da piccolo… aveva dei bellissimi ricciolini neri e Mammina gli metteva delle caviglierine piccole piccole, d’oro giallo, e dei braccialettini sulle braccia, alla schiava - tutti lo scambiavano per una femminuccia!”

 

Il ragazzo moro sgranò i suoi bellissimi occhi, verdi come la più rara delle ossidiane, spazientito… “Vostra Madre, secondo me, però, sbagliò: io sono contrario a questa cosa di vestire i bambini in modo... fantasioso... che non segua... che insomma... pure la mia amica la vestivano in modo... sbagliato! E non va bene! Dopo si confondono! Non va bene! Lillà e rose! Possibile che non capiate? Rose e lillà! Le Rose con le Rose, e i Lillà con i Lillà... Possibile che nessuno capisca? Possibile? La mia adorata non capisce! Voi non capite! E si che non mi sembrate uno che non ce l’ha chiaro… il meccanismo... siete grosso come un bue!”

 

Il biondo socchiuse gli occhi e afferrò il martello con un gesto minaccioso, soppesandolo. “Messere, ordunque, non è codesto il tono che si conviene Voi usiate quando Vi rivolgete a me, o misero mortale! Quanto ai vostri lillà, vi ho già spiegato con una pazienza che va ben oltre a quella dovuta ad un demente della vostra fatta, che mio fratello, che io sappia, non si interessa di giardinaggio, e che non è esperto di botanica midgardiana: dubito sappia riconoscere un lillà da una rosa. A meno che non siano piante velenose o medicinali o magiche. In tal caso, potrebbe, ripeto e sottolineo potrebbe, essersi interessato. Voi, Messere, eruditemi, cosa ci fate mai con questi lillà, che sembra affascinarvi tanto? Ci dormite insieme?”

 

Il giovane moro lo guardò schifato “Io con un lillà nulla di nulla! Preferisco le rose!”

 

Il biondo alzò gli occhi al cielo spazientito e riprese a camminare, cigolando.

 

Fu a quel punto che un uomo cicciottello, con in mano un fucile, sbucò da dietro un cespuglio e li arrestò con un gesto deciso della mano.

“Ma dico! Sto andando a caccia! Qui c’è gente che è appostata da stamattina presto! Dalle prime luci dell’alba! E voi mi spaventate tutti gli animali con quel rumore! Poi cosa scrivo sul diario, di grazia? Rien? Bell’affare!”

 

Il biondo sospirò “Vi capisco, pure io quando vado a caccia di cervi con Volstagg… è che questa armatura, sotto le ascelle…è per quello che preferisco andare a caccia con Hogun, che è quasi sempre silenzioso… anche se il massimo credo sarebbe Heimdal: vede tutto! Sarebbe perfetto per stanare una lepre! Ma sta sempre sul Bifrost e da lì non si schioda... è come una dipendenza… Mammina lo dice sempre!”

 

Il giovane moro emise un gemito strangolato e si inchinò in segno di rispetto “Altezza, Vi prego, perdonateci, stavo conducendo questo bizzarro straniero presso il Palazzo di Madamigella, per ispezionare un cavallo…”

 

“Madamigella chi?”

 

“Madamigella! Il fiore di Versailles!” lo sguardo di puro smeraldo si fece adorante ed al contempo passionale, mentre un sorriso segreto aleggiava tra le labbra del giovane, rendendolo ancora più bello di quanto già era - come se questo fosse possibile.

 

“Forse vi confondete! La Rosa di Versailles è mia moglie! E’ sempre stato così e sempre così sarà! So che certuni pensano che la Rosa sia qualcun’altra, mi è giunta questa voce, ma è tutta gente molto male informata, che non si interessa, se non superficialmente, delle cose! Gente disattenta agli aspetti filologici che sul suo diario, alla voce pensiero dovrebbe scrivere Rien! E sottolinearlo pure.”

 

“Madamigella, la Guarda del Corpo della Rosa!” il giovane moro si stava spazientendo, ma non osava esprimersi liberamente. Fu in quel momento che decise che Rousseau non aveva poi tutti i torti.

 

“Ah! Capisco! Ma certo! Voi siete l’Ombra! Mia moglie vi chiama così sapete? L’Ombra! E pure il Malinconco Sire!”

 

Il biondo intanto si grattò la testa con il manico del martello, pensieroso “La Rosa sarebbe vostra moglie quindi… e il Lillà? Chi è dunque il Lillà di Versailles?”

 

“E voi chi siete?” chiese l’uomo cicciottello incuriosito “Chi sono i par Vostri?”

 

“Mio padre è il Re Wotan, Padre di Tutti…”

 

“Un reale in incognito! Come mio cognato! Come il Conte del Nord! Ma che bello! Svedese come Fersen, forse? O Norvegese? E come vi siete travestito bene per sembrare un pezzente! Nemmeno un ricamo, un anello d’oro! Nemmeno una spilla di diamanti! Ma che bravo! Mia moglie, senza spille di diamanti, dice che le viene il mal di capo! E Voi invece andate in giro ricoperto di ferro! Oh ma che bello davvero! Vi ammiro tanto...”

 

Il biondo guardò l’uomo cicciottello e si astenne da ogni commento - sua madre gli aveva insegnato la buona educazione e a non deridere i poveri guerrieri sfortunati che avevano ricevuto troppe botte in testa durante le gloriose battaglie contro i Vanir, e gli Jotun, e gli Elfi e i Nani… maledetta guerra!.
Costui poi era un Confratello Cacciatore… per cui sorrise cortesemente e fece un cenno di assenso con il capo, assecondandolo nella sua follia. “Mio fratello invece, adora le gemme, sapete? Ha una Gemma dell’Anima, è molto rara…”

 

“Vostro fratello andrà d’accordissimo con mia moglie, la Rosa, quindi! E’ anche lui in giro in incognito? Fa il Grand Tour?”

 

“Molto in incognito!” esclamò con voce stranita il biondo, stringendo convulsamente il martello al petto, mentre gli tornavano improvvisamente nella testa certi dettagli che il moro gli aveva narrato e che lui aveva cercato di rimuovere dai suoi ricordi, dettagli su un uomo abbarbicato ad un cavallo mentre, che perversione, una donzella guardava pure! E suonava il violino... glielo avevano spiegato a casa, che su Midgard, adesso, andavano di moda i libertini, ma lui non pensava fossero assurti fino a tali vette di depravazione… ”Troppo in incognito! Perfino per lui! Ma questo giovine, appassionato di botanica, mi stava conducendo...”

 

“Oh ma prima fermatevi da me! Non potete cigolare in giro così! Anche se in incognito restate pur sempre l'Erede di un Sovrano! E tra Eredi di Sovrani dobbiamo essere solidali! Ho dell’olio che fa miracoli con le serrature! Vi mostrerò… vedo che avete un martello… oltre che di caccia siete dunque appassionato di martelli! Non solo un Confratello Cacciatore, ma anche un Fratello Maniscalco! Una Mastro di Chiavistelli! Ma quante cose che abbiamo in comune!” lo prese per mano e quindi lo condusse lungo un sentiero nel boschetto. “Venite con me, prenderemo una scorciatoia e arriveremo dritti dritti alla Forgia Reale! non ci vedrà nessuno!” poi aggiunse con tono da cospiratore "Mi raccomando fate silenzio! Che se ci scopre madame de Noailles è un disastro! Avrà sicuramente qualcosa da ridire! Specialmente su di voi, Ombra Malinconica, che siete solo un servo, lo sanno tutti, e mettete piede nella Forgia Reale!"

 

Mentre camminavano spediti in fila indiana, il biondo tossicchiò e disse rivolto al giovane “Credo di aver capito cosa intendete parlando di rose e di lillà… dalle mie parti, ai bambini, si parla di fiori e di api per spiegare… il meccanismo…“ ridacchiò divertito, “e quindi non siete appassionato di botanica, ma di biologia!” e diede una amichevole manata al giovane, proprio sulla schiena, mandando dritto disteso dentro un cespuglio. “E vi piacciono le rose! Vi avevo mal giudicato!”

 

“Che succede?” chiese l’uomo cicciottello stupito, “di che parlavate?”

 

“Oh nulla la Malinconica Ombra parlava di come nascono i bambini… a lui lo hanno spiegato parlando di fiori, a me di api...”

 

“I bambini li porta l’Arcangelo!” sentenziò il cicciottello con un enorme sorriso fiducioso, “abbiamo un sacco di quadri a Palazzo su questo soggetto ed io li ho osservati a lungo per capire bene la faccenda… me lo diceva anche mio Nonno… Luigi, osservate i quadri, quando vi sposerete, fate come me! osservate bene i quadri! Fate proprio come ho fatto io! Osservateli bene!”

 

Il giovane moro, si rimise in piedi, si aprì leggermente la camicia per mettere in mostra in modo discreto i suoi possenti pettorali, poi scosse la testa “Credo che Vostro Nonno pensasse a certi quadri… mitologici… non di soggetto religioso...”

 

“Ma no! Cara Ombra Malinconica, non vergognatevi di non sapere le cose, in fondo siete solo un servo, lo sanno tutti! Ora vi spiego per benino: quando una donna è tutta sola, si apre una finestra ed arriva un Arcangelo, sbatte le ali, e poi arriva un bambino! E’ per quello che esco prestissimo per andare a caccia e lascio la Rosa da sola! Così l’Arcangelo può passare indisturbato! Voi non sapete quanto mi stressino a Corte con questa storia del bambino! Ci vuole un bambino! Facciamo un bambino! Fate il bambino! E quando arriva il bambino? E allora io lascio campo libero all’Arcangelo! Che altro volete che faccia? Più di così! Sono uscito a caccia alle 5 di mattina!”

 

“Ma nulla mio caro, nulla… verrà il Vostro tempo, si tratta solo di avere pazienza, vedrete!”, disse l’uomo biondo con un sorriso generoso, in fondo questo cacciatore maniscalco gli piaceva, era solo un fiore tardivo... maledetta guerra! “solo, se, per caso, sapete di qualcuno che viene chiamato il Lillà di Versailles, non esitate! fatelo sbranare dai vostri lupi infernali!”

 

“Non ne ho…” disse l’ometto con un sorriso mesto.

 

“Peccato, hanno occhi rossi stupendi, mio fratello ne ha uno che adora! Cerca sempre di staccare una mano al suo guardiano, una bestiolina di carattere!”

 

“Abbiamo un elefante però!” disse il tipo cicciottello con un sorriso, “potrebbe servire?”

 

“Ma sarebbe perfetto!” disse il biondo “Allora basta che facciate legare il Lillà in terra, con dei paletti, e poi lo calpestate per benino con quel vostro elefante… se sentite di un Lillà di Versailles… correte a prendere l’elefante! Non esitate! Datemi retta!”

Il giovane moro aprì bocca per obiettare sdegnato, ma poi aggrottò le sopracciglia... il Lillà di Versailles... Maledetto Fersen! Forse era ora che quello svedese puzzone incontrasse un elefante sul suo cammino! Alzò quindi le spalle con nonchalance: Leibnitz aveva ragione, vivevano nel migliore dei mondi possibili! Dura la vita per i lillà...


“Siete troppo gentile! Ecco, ora siamo arrivati!”
   
 
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