E
con un augurio tardivo di buona Pasqua, eccoci arrivati all’ultimo
capitolo…
Non
credo di avere abbastanza parole, o di averne di abbastanza efficaci, per
manifestarvi la mia gratitudine. E non mi riferisco soltanto alle vostre
recensioni, ma anche a voi che avete letto passo passo questa storia e che
siete arrivati fino a qui. Vi ringrazio tutti, uno per uno. E vi
ringrazierò ancora meglio in seguito.
Per il momento, ancora una volta, vi auguro una buona
lettura!
* * * *
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Through your eyes
«Io vedo con gli occhi tuoi…»
30
Everything’s beginning
L’amore è sintonia, è ridere insieme della stessa cosa, parlare nella stessa lingua, guardare con gli
stessi occhi.
Chicco
Sfondrini – Luca Zanforlin, A un passo dal sogno
Lunedì 5 novembre
Lunedì
mattina, un giorno come tanti. Del resto, ormai i suoi giorni erano tutti
uguali.
Da
cinque settimane, cioè trentacinque giorni, cioè
ottocentoquaranta ore, cioè cinquantamilaquattrocento minuti,
cioè un numero infinito di
secondi, la sua vita le sembrava essere diventata grigia, vuota, senza senso.
Se
non altro, aveva iniziato a utilizzare in modo più attivo la matematica.
Ma anche quella maledetta la faceva pensare a lui…
«…
Senti, mi faresti un favore grande grande? Mi puoi dare una mano?… Sul
serio, io le equazioni non so neanche cosa siano. Mi aiuteresti? Per favore…»
«Certamente.»
«Oh,
Shaoran, grazie! Sei… Sei
proprio un piccolo principe!»
Non
poteva continuare così. Non poteva continuare a sognare quel viso, quel
sorriso dolce, quegli occhi del colore caldo dell’autunno, del mese di
settembre che avevano vissuto insieme… Faceva troppo male.
Da
quando se n’era andato, lei era sprofondata nella depressione.
Era
diventata apatica, demoralizzata, indifferente a tutto ciò che la
circondava. Non le era mai successo di buttarsi così giù. Ma
perdendo lui, aveva perso ogni voglia di sorridere.
Perdonami, mamma.
Sulle
prime si era sentita orribilmente in colpa; per la prima volta, stava venendo
meno alla sua promessa. Ma col passare dei giorni si era assuefatta a quel modo
di vivere insofferente, e ora non credeva di poter in alcun modo riprendere la
stessa strada su cui aveva trascinato anche Shaoran… Non se lui non era
più al suo fianco.
E
pensare che quando era lui a
comportarsi così, lei si era ostinata come una bambina capricciosa, pur
di permeare quello scudo… Ancora non sapeva che il motivo era molto
semplice, se ne stava rinchiuso nel suo cuore e nel significato di due paroline
che adesso continuava a ripetersi solo mentalmente…
«Sakura,
mi stai ascoltando?»
La
voce di suo fratello la riportò bruscamente alla sua grigia
realtà, strappandola ai ricordi colorati di poco più di un mese
prima. Sakura portò gli occhi su Touya, malvolentieri, senza rispondergli.
«Ti
stavo informando che oggi il papà è dovuto uscire prima»
Aveva
ragione. Ma lei non era disposta a darglielo a vedere. Non gli aveva mai
perdonato la freddezza che lui aveva manifestato nei confronti di Shaoran, sia
prima di conoscerlo, sia il giorno della sua partenza. Ancora una volta, si
rifiutò di rivolgergli la parola, e continuò semplicemente a
guardarlo in modo neutro. Ormai, in casa, lei era rinchiusa nella sua muraglia
di silenzio, e Touya non sarebbe mai
riuscito a tirarla fuori da lì.
«Sakura…»
Lo sguardo del ragazzo passò dal furioso all’esasperato.
«Sono stanco. Sono davvero stanco
di vederti così. Lo so che ce l’hai con me, e francamente la cosa
non mi dà nemmeno fastidio… Ma non posso più sopportare
quello che ti leggo in faccia ogni santo giorno.» S’
Con
la stessa passività, Sakura fissò il piatto colmo di frittelle e
lo stuzzicò di malavoglia con le posate.
Touya
le si sedette di fronte.
Per
un po’ ci fu silenzio. Poi…
«Quanto
tempo è che non vai dalla mamma?»
Suo
malgrado, Sakura alzò di nuovo gli occhi. Non si aspettava proprio che
lui tirasse in ballo quell’argomento.
«Non
vuoi rispondermi?» Touya incrociò le braccia sul tavolo. «E
va bene. Te lo dico io. Non ti vedo andare lassù da più o meno
una settimana.» Inaspettatamente, il suo sguardo si fece triste.
«Capisco che stai soffrendo. Ma non è giusto che tu dimentichi
tutto… Non è giusto che rinneghi la promessa che le hai fatto.
Così rinneghi te stessa. Il
tuo perenne sorriso era la cosa che ti rendeva più forte, te ne rendi
conto? Non puoi rinunciarci così.»
«Ma
come fai?»
«A fare cosa?»
«A
mostrarti sempre tanto forte… Anche quando stai male.»
Se
solo lui l’avesse vista
adesso…
Per
la prima volta da cinque settimane, Sakura parlò a suo fratello, con
voce inavvertibile.
«È
proprio questo il punto, Touya»
Touya
non si mostrò sorpreso o sollevato del fatto che lei gli avesse rivolto
la parola; al contrario, alle sue parole sbuffò di impazienza e si
alzò di scatto, voltandole le spalle.
«Senti,
fa’ un po’ come ti pare.»
E
difatti Sakura non desiderava altro che essere lasciata in pace, al suo nuovo
modo di fare, vuoto e freddo, vivo soltanto nei ricordi.
a
«Spicciati,
la tua amica è arrivata.»
«Lo
so»
Senza
salutare Touya, raggiunse l’ingresso e si infilò i roller.
«Buongiorno,
Sakura.»
Tomoyo
era lì fuori, sorridente, ad aspettarla. Da qualche tempo si rifiutava
di farsi accompagnare a scuola in macchina da sua madre, e preferiva andare a
piedi con Sakura. Anche se le ripeteva che voleva solo evitare di diventare una
fannullona snob, Sakura sapeva che lo stava facendo solo per lei. Avrebbe tanto
voluto provare un po’ più di gratitudine per la sua migliore
amica, ma proprio non ci riusciva. In lei non c’era più niente, se non i ricordi.
«Buongiorno,
Tomoyo» mormorò distrattamente, mentre le si affiancava sulla
strada e si muoveva piano sui pattini, per non lasciarla indietro, anche se la
sua compagnia non riusciva a farla sentire meglio.
Posò
gli occhi sulla villa dall’altra parte della strada, e subito li
distolse.
Ora
che lui non c’era più, quella casa non le provocava più
nulla. Solo un senso di vuoto.
Tomoyo
camminava tranquilla. Lei non era come Touya; lei accettava tutti i silenzi di
Sakura, e si comportava normalmente con lei, senza mostrare pietà per la
sua tristezza.
Proprio
come aveva sempre fatto lei con
Shaoran…
E,
soprattutto, anche se ormai le era chiaro di aver sempre avuto ragione sul
conto di Sakura, in tutto quel tempo Tomoyo non le aveva mai lanciato quei piccoli commenti allusivi che invece le
sfuggivano quando la ragazza ancora non aveva ammesso con se stessa di essere
innamorata di Shaoran. Si stava dimostrando una vera amica, come sempre.
«Oggi
termina il progetto. Hai finito la tua recensione?»
«Ti ho detto che l’ho finito,
no?… C’è una cosa che voglio leggerti…»
“Ci
guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano.”
Con
una fitta di rimpianto, Sakura annuì bruscamente.
«E
tu?»
«Sì»
sospirò Tomoyo, «ci è voluto un po’, ma alla fine ci
sono riuscita. Spero che al professor Terada non dispiaccia, ma ero talmente stufa
di quel libro che mi sono molto limitata, nella recensione: non ho fatto tutto
quel che avrei potuto… Ma ti sembra facile conciliare la lettura di un mattone del genere con le prove del coro
e tutti gli altri compiti?»
In
altre circostanze, Sakura avrebbe potuto sorridere: la prima della classe stava
cedendo… Ma in quel momento non trovava l’idea divertente quanto
l’avrebbe trovata solo due mesi prima.
Ci
fu una pausa, in cui l’unico rumore fu quello dei suoi roller e delle scarpe di Tomoyo sul
marciapiede.
«Devo
dirti una cosa» mormorò alla fine la sua amica, un po’
esitante.
Sakura
non disse nulla, limitandosi ad aspettare.
«Vieni
a sederti» propose Tomoyo, indicandole una panchina.
La
seguì docilmente, senza alcuna capacità di prendere iniziative o di
porre domande. Sedettero vicine.
«Prima
che tu uscissi di casa, poco fa» esordì finalmente Tomoyo, molto
piano, voltandosi a guardarla, «tuo fratello è venuto a
parlarmi.»
Sakura
ricambiò lo sguardo, impassibile.
Alla
fine, di fronte al suo silenzio, Tomoyo sospirò profondamente e ruppe
gli indugi.
«Non
credevo che avresti mai smesso di andare da tua madre. Credevo che fosse quella, la tua valvola di sfogo…
Credevo che ne avessi bisogno anche adesso.»
E
così, Touya aveva pensato di spifferare a Tomoyo fino a che punto fosse
giunta la sua apatia. Non che la cosa le importasse… Ad ogni modo, Sakura
sentiva che l’amica meritava più spiegazioni, rispetto a suo
fratello.
«All’inizio
era così» ammise, abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia.
«Ma adesso… Qualsiasi cosa di cui io possa aver bisogno… non
può aiutarmi. Perciò, che senso ha?» Scosse la testa,
ripetendo le stesse parole che aveva già detto a Touya. «Non sento
più niente, Tomoyo. Mi sento così vuota. Quello che è peggio… è che nessuno di
voi può davvero capirmi. Il
papà, Touya, tu…» Le si ruppe la voce. «Voi non sapete
com’è.»
No.
Non lo sapevano. Non avevano idea di come
fosse amare così
disperatamente, amare da lontano, amare ancora dopo quello che probabilmente
era un addio.
Tenne
il viso chino, ma non pianse. Ormai aveva versato tutte le sue lacrime.
La
mano di Tomoyo si posò piano sulle sue, strette a pugno sulle ginocchia.
«Ma
siamo qui per capirti»
Sakura
la guardò. Chissà se anche Shaoran si era sentito così
combattuto tra la voglia di cedere e il bisogno di tenersi tutto dentro, quando
aveva incontrato lei… Probabilmente sì.
«Lo
so, Tomoyo» sospirò. «Lo so.»
Ma
non cambiava niente.
Shaoran
aveva ragione.
«Non saprò mai più vivere, senza di te.»
Per
lei era lo stesso.
Passò
molto tempo prima che lei e Tomoyo si alzassero per rincamminarsi verso il
liceo. In silenzio, perché non c’era più nulla da dire.
a
«Che noia!» Nel banco accanto, Chiharu
continuava a sbadigliare. «Sapevo che aveva dato il massimo, ma non
pensavo fino a questo punto. A che pagina siamo? La decima?»
«Undicesima»
Sakura
seguì i loro sguardi e capì che si riferivano alla recensione che
Yamazaki stava leggendo alla classe. Distratta com’era, lei non ci aveva
capito niente.
«Parlando
di cose serie» bisbigliò ancora Chiharu, voltandosi a guardare
Sakura. «Pare che in questi giorni debba arrivare un nuovo
studente.»
«Mh?»
Incurante, Sakura tornò a guardare fuori dalla finestra.
«Un’altra vittima di Yamazaki? Povero lui.»
Chiharu
ridacchiò sommessamente, ma dovette tacere, perché il ragazzo
aveva appena chiuso il suo quaderno.
«Molto
bene, Yamazaki, molto bene. Una più che buona recensione.»
«La
ringrazio, professor Terada.»
«Sì,
beh, basta che non ti monti la testa.» Risatine generali. «Allora,
a chi tocca adesso? Vediamo… Kinomoto?»
Tomoyo
si schiarì leggermente la voce. Solo allora Sakura distolse gli occhi
dalla finestra.
«Kinomoto,
tutto bene?»
«Certo,
professore» mormorò la ragazza, ancora immersa nei suoi pensieri.
«Allora
vuoi renderci partecipi della tua recensione?» Terada consultò il
foglio che aveva davanti. «Tu avevi scelto “Il piccolo principe”, vero? Sono proprio curioso di
ascoltarti.»
«In
terza media ne abbiamo letto un brano. Parlava del piccolo principe che
incontrava una volpe; lei gli chiedeva di essere addomesticata. Ricordo bene
cosa diceva la volpe: per lei, addomesticare voleva dire “creare dei
legami”… Shaoran, secondo te noi due ci siamo addomesticati a
vicenda?»
«Tu
con me l’hai fatto di sicuro.»
Sakura
si alzò dal banco, con un vuoto allo stomaco. Non era sicura di
potercela fare.
Tomoyo
le lanciò un’occhiata incoraggiante. Con un sospiro, Sakura
afferrò il quaderno e andò a prendere il posto di Yamazaki, di
fronte ai suoi compagni, dando le spalle al professor Terada.
Non
ce l’avrebbe fatta. Aveva già pianto come una fontana mentre la
scriveva. Non poteva sperare di poter leggere
quella recensione davanti a tante persone che non avevano idea di quanto
rappresentasse “Il piccolo principe”
per lei, quanti ricordi, quanta tristezza, quanto amore…
Confusa,
si rassegnò e cercò di concentrarsi, ma il rumore improvviso di
un lieve bussare la distrasse.
«Avanti»
disse Terada.
Da
qualche parte alla sinistra di Sakura, la porta dell’aula si aprì
lentamente.
«Mi
scusi, è questa la seconda B?»
Un
tuffo al cuore.
Questa voce…
Sakura
si voltò, con il cuore che batteva forte, e si ritrovò a fissare
il nuovo studente di cui aveva parlato Chiharu. Se ne stava lì a
guardare il professore con un paio di occhi del colore dell’autunno,
dietro i suoi capelli castani perennemente scompigliati; nel momento in cui si
voltò verso di lei, un sorriso gli illuminò il volto.
Sconvolta,
Sakura sentì solo un improvviso capogiro, e la voce
dell’insegnante alle sue spalle che la chiamava, prima di ritrovarsi nel
buio.
a
Pian piano
aprì gli occhi, e si ritrovò investita da una luce bianca. Quando
mise meglio a fuoco, si rese conto di trovarsi nell’infermeria della
scuola.
«Sakura!
Finalmente ti sei svegliata…»
Ancora quella voce…
Allora
non era stato un sogno!
Sakura
si voltò, trovando chino sul letto in cui era distesa il viso che da
cinque settimane infestava ogni suo sogno, ogni suo pensiero, ogni suo respiro.
«Shaoran!»
Scattò
a sedere, ma il ragazzo la trattenne, con lo stesso sorriso che le aveva
rivolto sulla porta della classe.
«Stai
calma»
Sakura
lo guardò, piangendo di gioia. Sollevò le mani e gli
sfiorò il viso, temendo di vederlo svanire da un momento
all’altro.
«Sei
tornato» fu tutto ciò che riuscì a dire.
Shaoran
le sorrise e annuì. Alzò lentamente una mano e le
accarezzò i capelli.
«Sono
tornato per te» bisbigliò.
Sakura
si gettò tra le sue braccia, singhiozzando. Non riusciva a crederci.
Abbracciarlo, sentire le sue mani su di sé, il suo respiro tra i
capelli… era una cosa troppo meravigliosa
per poter essere reale…
«Mi
dispiace di averci messo tanto» mormorò Shaoran, quasi senza
fiato. «Sarei tornato molto prima. Ma mia madre ha dovuto sbrigare
parecchie pratiche, per poter organizzare il trasferimento in pianta
stabile…»
Il
senso di quelle parole la colpì all’improvviso. Si
allontanò da lui per guardarlo in viso.
«Vuoi
dire… Vuoi dire che resterai per
sempre?»
Arrossendo
ancora, Shaoran sorrise, con una dolcezza che le fece quasi male.
«Te
l’ho detto che non so vivere senza di te» disse semplicemente.
Sakura
ricambiò il sorriso. Le sembrava che il cuore fosse sul punto di
esploderle, per la felicità, per l’emozione, per tutto quello che
provava per lui.
Abbassò
gli occhi, e in quel momento si accorse che Shaoran teneva sulle ginocchia il
suo quaderno, aperto alle pagine con la recensione de “Il piccolo principe”.
Il
ragazzo seguì il suo sguardo.
«Ti
era caduto…» sussurrò, stringendole una mano. «Mi
piace quello che hai scritto. Soprattutto questa parte…»
Gliela
indicò, e la lesse a bassa voce.
Era
la prima volta che lui leggeva per lei.
Uno dei temi più importanti di questo
libro è il modo in cui i sentimenti sono destinati a sopravvivere a
tutto, oltre lo spazio e il tempo. L’amicizia che lega il piccolo
principe alla volpe è qualcosa che non può andare perduto. Come
dice la volpe, ognuno di noi è responsabile di ciò che addomestica.
Ed è impossibile dimenticare ciò di cui siamo responsabili…
Per me, “addomesticare” è molto più che creare dei
legami: è legare per sempre qualcosa a te, farlo tuo e farti suo,
instaurando un vincolo indissolubile. E non importano le distanze, non importa
il tempo che sarà passato: quando ricorderai, grazie ad un campo di
grano o ai colori dell’autunno – quello che sia, ritroverai intatte
tutte le emozioni che hai provato quando hai addomesticato… Ti
sembrerà di vedere attraverso gli occhi dell’altro. E sarà
per sempre.
Mentre
Shaoran tornava a guardarla negli occhi, Sakura si sentì arrossire.
«Secondo
me, prenderai davvero un bel voto.» Il ragazzo sorrideva ancora.
«Però… Posso farti una domanda?»
Sakura
annuì, troppo felice e smarrita nei suoi occhi per poter spiccicare
parola.
«A
cosa ti fanno pensare i colori
dell’autunno?» fece Shaoran, scherzosamente allusivo.
Con
un sorriso, Sakura lo abbracciò di nuovo, e gli canticchiò
all’orecchio alcune parole.
But I see you true colors shining through
I see your true colors, that’s why I love you
So don’t be afraid to let them show
Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow
Shaoran
la strinse forte a sé.
«Non
sai quanto mi sei mancata»
mormorò. «Queste cinque settimane mi sono sembrate una vita
intera.»
«Anche
tu mi sei mancato tanto.» Sakura sorrise. «Ma ora saremo sempre
insieme, vero?»
«Sempre.»
Shaoran la guardò negli occhi, scostandole i capelli. «Non ti
lascerò mai più. Io vedo con i tuoi occhi… Non posso lasciarti.»
Abbassò la voce. «E non vale solo per me…»
«Che
cosa vuoi dire?» chiese Sakura, turbata nel profondo da ciò che
lui stava esprimendo per la prima volta ad alta voce, senza esitazioni…
«Sei
ufficialmente invitata alla villa, questo pomeriggio.» Shaoran scese con
le dita sulle sue labbra. «Mia madre dice che non vede l’ora di
rivederti…»
Sakura
sorrise ancora, raggiante.
«Anch’io
sarò felicissima di rivederla!»
Shaoran
si avvicinò al suo viso.
«Sai,
invece, cosa renderebbe me
felicissimo, in questo momento?»
«Posso
immaginarlo» bisbigliò lei, contro la sua fronte. «Ma prima
devo dirti una cosa…»
Ma
il ragazzo la precedette.
«Ti
amo, Sakura.»
Mentre
le loro labbra si rincontravano dopo quello che era parso loro un tempo
infinito, Sakura capì che, da quella che era sembrata una fine, era nato
un nuovo inizio. E tutto cominciava da lì.
«Ti
amo anch’io, Shaoran.»
Ti sembrerà di vedere attraverso gli
occhi dell’altro. E sarà per sempre.
* * * * * * * * * * * * * * *
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Credits: “Il piccolo
principe” di Antoine Saint-Exupéry; “True colors” di
Cyndi Lauper.
E
questa, signore e signori, è davvero la fine. ç__ç
Risposte
alle recensioni:
Ruka88: Beh, non ci sono stati cori
d’angeli o matrimoni; ma spero lo stesso che ti sia piaciuto il lieto
fine! ^^ Un bacio, e grazie mille!
Kia85: Ma grazie a te per i tuoi complimenti. ^///^ Spero che la canzone ti sia piaciuta! Mi
sembrava troppo adatta per questa situazione! *___* Sono felicissima di esserti stata utile
facendoti tornare l’ispirazione!
^^ Grazie davvero… Un
bacio!
Saku_cele: Hai visto che Shao è
tornato indietro davvero? ^^ Grazie infinite, baci!
Patty123477: Ma non preoccuparti se non
avevi letto un capitolo! ^^ L’importante è che la
storia ti piaccia ancora! Sono semplicemente commossa e lusingata dalle tue
parole…
ç///ç Il fatto
che tu pensi che io sia una “grande scrittrice” mi ha colpita al
cuore. Davvero. Ti ringrazio all’infinito, e spero di non averti fatto
tornare alla mente anche ricordi tristi riguardo la tua esperienza… Un
abbraccio fortissimo! (E tranquilla, la tua recensione non è stata
affatto scocciante, tutt’altro!
^///^ )
Non so come chiamarmi: ç___ç Ma tu sei un angelo. Letteralmente. Non
c’è bisogno di mettersi a recensire tutti i capitoli, davvero! *///* Quello che per me conta di più
è il non averti delusa. Le tue parole sono dolcissime, mi sono commossa
di nuovo… Al di là dei complimenti che mi hai fatto (e che
puntualmente mi fanno arrossire!). Anch’io credo proprio di volerti bene,
Ambra! ^///^ Sei troppo dolce! Un bacio, e a presto,
si spera! ^^
Saku068: Visto che quel
“Però” annunciava davvero un lieto fine? ^^
Grazie mille! Baci!
Dany92: Ebbene sì, la storia
è finita… Ma sono felicissima che tu l’abbia seguita fino
alla fine e che ti sia piaciuta!
^///^ Sono felice anche di
aver potuto parlare con te su MSN, alla fine! Ti abbraccio forte, Dany-chan!
Stefola93: Sei troppo gentile! ^///^ Spero che anche l’epilogo ti abbia
un po’ commossa! Baci!
SunShin3: ç///ç Ma anche tu sei un angelo! Sono onorata
e commossa… Lo so, sono ripetitiva; ma te lo giuro, leggendo la tua
recensione mi sono ritrovata a piangere dall’emozione. Non so come
ringraziarti, e non voglio dire altro perché temo che risulterei troppo
banale se cercassi di esprimerti a parole quello che sento. Comunque è
tutta colpa tua… Per citare – liberamente – la tua
recensione, non si emozionano gli aspiranti scrittori con parole dolci come le
tue! ^^ Grazie infinite, perché sono io a
dover ringraziare te. (Ah, un’altra cosa: sono felice di averti
appassionata a quella canzone, perché anche per me è una passione
pura, al punto che l’ascolterei giorno e notte! ^^ ) Un bacio!
_Bella_Swan_: Ancora una volta ti
ringrazio dal profondo del mio cuore!
^///^ Purtroppo anche la mia
fantasia si va esaurendo, ma sono sicura che capirai che la mia gratitudine
è sincera. Baci!
Revelation80: Piaciuta l’ora y?
XD Grazie come sempre! Un
bacione!
E
adesso passiamo ai ringraziamenti effettivi.
Grazie
a tutti i recensori (dal primo all’ultimo capitolo): Sakura182blast, Dany92, Non so come chiamarmi, Sakura93thebest, FaNtAsTiC PaUl, Katy 92, Sakura bethovina, MelMel, Pikki SakuraChan, Sakurahime949, Nike87, Ruka88,
Kikidabologna, Saku_cele, Lady Maryon, Saku068, Stefola93, Revelation80, SunShin3, Misurino, _Bella_Swan_, Sasusaku11, Patty123477,
Kia85.
Grazie
a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti: Akane_val, Alexis_92, Annie Black, Blackwizzard, Camoeight, Dany92, Eilinn, Ellyina, Evol, Hinayuki, IceGirl, Kamura86, Kia85, Lady Maryon, Lele 91, Lella23, Little Angel, Marghepepe,
MelMel, Misurino, Patty123477, Pigna, Pikki SakuraChan, Revelation80,
Saku068, Sakura182blast, Sakurahime949,
Saku_cele, Samuele, Stefola93, StUpId_LiTtLe_DoLl, SunShin3,
Trixina, Usachan, _Bella_Swan_, _Dayly_.
Grazie
a tutti i lettori, tutti quanti, dal
primo all’ultimo.
Grazie
infinite a Te, Samu, per tutto; perché questa storia era per te, e
perché so che tu lo sai.
Un
autore che adoro, Giovanni Del Ponte, nei ringraziamenti del suo libro “Gli Invisibili e il castello di Doom Rock”
ha scritto: Gran parte del fascino dello scrivere libri è che si entra in
contatto con persone straordinarie. Spesso con loro s’instaurano debiti
di riconoscenza.
Io
ho conosciuto molte persone che giudico di una sensibilità
straordinaria, pubblicando questa ff. E il mio debito di riconoscenza ce
l’ho con tutti voi.
Alla
prossima storia!