Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: A r o h a    13/06/2016    3 recensioni
E così è cominciato un nuovo anno alla Sports Academy.
Come dice il nome questa è una scuola in cui i giovani talenti dello sport mondiale si riuniscono per realizzare il loro sogno.
26 ragazzi, 1 scuola e tante avventure ancora da vivere, tra amore, misteri e gelosie.
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sports Academy '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 18

Di confessioni durante matematica,
 incontri misteriosi, pranzo con enchiladas e una sorpresa

 




-Il mio aiuto?-
-Sì...sei amica di Frosty...ho bisogno che tu mi dia una mano...-
Emma corrugò il viso, alzando le sopracciglia al limite dell'impossibile. La sua espressione era un misto tra sorpresa e curiosità, davvero una persona come Diego poteva chiedere aiuto in quel modo?
Lo guardò, cercando di studiare se le sue parole era false. Era curvo in un rispettoso inchino, Emma sapeva che nella cultura giapponese indicava una situazione di totale sottomissione di perdono o una richiesta molto importante, e questa era senza dubbio una richiesta di aiuto vitale.
-Che le succede? È da qualche giorno che la vedo strana...ma non ho avuto il coraggio di chiederle cosa...- iniziò l'italiana titubante.
Diego si rimise dritto molto lentamente – Sembra sia colpa mia...bhe, mia e del mio fan club...-
Di nuovo, Emma alzò un sopracciglio – Fan...club?-
Vedendo il suo smarrimento, Diego le spiegò tutta la storia dall'inizio, la storia dei sentimenti che aveva cominciato a provare per Frosty, fino alla scioccante verità.
Emma rimase in religioso silenzio fino alla fine, non volendosi perdere nemmeno un dettaglio.
Ogni tanto annuiva gravemente e strabuzzava gli occhi dalla sorpresa, nulla di più.
-...E questo è tutto...- sospirò alla fine Diego, sedendosi a terra sull'erba del prato.
-Cioè...fammi capire bene, tu e Francesco eravate amici di infanzia...e poi Frosty...il litigio e...- milioni di parole si affollavano nella mente della castana come un turbine nel mezzo di una tempesta – Figo e impossibile allo stesso tempo, sembra di essere in un romanzo!- esclamò alla fine.
-Invece è la dura realtà...- sospirò di nuovo il corvino – Tu sei anche la fidanzato di Francesco...quindi speravo nel tuo aiuto per farmi perdonare da entrambi...-
-Sarò felice di aiutarti Ferrari!- Emma gli diede una potente pacca sulla spalla.
Lo guardò con occhi amorevoli e dolci – Voglio la felicità di tutti e tre...illustrami il tuo piano!-
Il sorriso riaffiorò sulle labbra di Diego, mentre si accingeva a spiegare il piano che aveva escogitato.



 
 
~♦~
 




-Oh grande dio della matematica, illumina il mio cammino e fai in modo che io prenda una sufficienza...oh dea dei numeri, ti prego aiutami anche tu!-
Nemmeno fossimo stati in qualche setta antica, ero pure peggio, la camera di Kim e Faith era illuminata solo dalla tenue luce delle candele disposte sul pavimento e in circolo, mentre una Kimberly si trovava al centro con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. Libri di matematica, quaderni con espressioni incomplete, penne e matite era sparse ovunque intorno alla sua figura.
La stanza era avvolta da una pensante atmosfera, completamente avvolta da una tetra penombra.
- Nemmeno questa!- gridò con rabbia la ragazza, accartocciando l'ennesimo foglio con l'espressione incompiuta – Non mi riporta, cavolo!-
A ogni foglio accartocciato sentiva che l'esame sarebbe andato male e di sicuro non voleva passare le vacanze a studiare per un esame che tanto non avrebbe mai passato, perché lei e la matematica erano le cose più opposte della terra. Perchè poi solo quella dannata materia, oppure era solo l'argomento che stavamo affrontando in quel momento che la metteva in difficoltà? Era sempre stata bravissima nello studio, con voti altissimi...quindi ora perché?.
Prese un profondo respiro – Riproviamo...posso farcela...- poggiò tremante la penna sul foglio e cominciò a svolgere tutti i calcoli richiesti, ma sudava, tremava e i numeri diventavano un grande minestrone nella sua testa.
-No! Dannato tre...deve riportarmi cinque l'espressione, non tre!- di nuovo la carta finì a forma di pallina, questa volta lanciata ai piedi della porta.
Alla fine si lasciò cadere tra i cuscini che aveva disposto intorno a sé, per rendere più confortevole il suo ambiente di studio. Strinse due suoi peluche, mentre imprecava disperata in tutte le lingue che conosceva.
- Manabe...ho bisogno di...- decise di non pensarci, quell'idiota non aveva voluto aiutarla e lei non si sarebbe di certo abbassata a chiedergli aiuto di nuovo, le era già costato una volta, non l'avrebbe più rifatto. Eppure sentiva uno strano dolore al petto, come se fosse in colpa per qualcosa...già, ma cosa?. Si drizzò a sedere e riprese la penna con decisione – Di nuovo, la decima volta è quella buona!- e di nuovo cominciò a scrivere i calcoli.
Qualcuno, nel mentre, la osservava curioso da dietro la porta semiaperta.
Ridacchiava ogni volta che la castana si torturava il suo amato cappello a forma di panda, ogni volta che un fogli finiva...contro di lui?!
-Ahia!- esclamò la figura, quel foglio gli era finito proprio sul naso.
Kim scattò in piedi come un furetto, stringendo la penna come se fosse una spada, pronta a scattare all'attacco – Chi va là?- domandò.
La porta si aprì con un cigolio, rivelando la figura dolorante di Manabe.
-Tu?!-
-Io...ehi Kim, come va?-
-Che ci fai qui? Lasciami in pace, sto studiando!- si scagliò contro la porta nel tentativo di far leva e chiuderla, ancora con la figura del lilla incastrata in mezzo.
-Ki-Kim smettila! Mi stai facendo male!- gridava il ragazzo, ma Kim continuava a spingere la porta per cacciarlo – Sparisci, avevi detto che non volevi aiutarmi!-
-Non l'ho mai detto, sei stata tu a sotto intendere!- ribatté Manabe, questa volta riuscì ad entrare dentro la stanza, anche se ruzzolò sul pavimento, finendo con la faccia a pochi centimetri dalle candele. Mancò davvero poco che si bruciasse la punta del naso.
-Cosa cavolo stai facendo qui dentro, cos'è una setta?- gridò allarmato rimettendosi in piedi.
Corse verso la finestra spalancando le tende e lasciando che la luce invadesse la stanza.
Con due falcate Kim lo raggiunse, si inginocchiò e cominciò con rabbia a spegnere tutte le candele.
-È sbagliato – disse schietto Manabe, dopo un silenzio. Kim alzò la testa imbronciata – Cosa?-
-L'operazione, quanto fa 8+8 ?- continuò afferrando un foglio con l'operazione.
-16!- esclamò sicura Kim – Mi prendi per scema forse?-
-E allora perché hai scritto 15 qui...hai sbagliato solo questo, il resto dell'espressione è giusta!- le passò il foglio e lei, rossa come un pomodoro, notò l'errore.
-Bene!- sentenziò alla fine – Ora che mi hai aiutata puoi anche andare!-
Manabe corrugò la fronte, dubbioso. La osservò a lungo in silenzio, come se stesse cercando di memorizzare ogni particolare del viso dell'amica. Indossava sempre quel suo cappello a forma di panda, che lasciava liberi le ciocche boccolose dei suoi capelli, magari aveva qualche affetto particolare?. E poi gli occhi...anzi, l'occhio verde, l'altro era coperto sempre da quella dannata benda che rendeva i suoi sorrisi, rari sorrisi, poco credibili.
Allungò istintivamente una mano versa essa, arrivando a sfiorare la punta del naso dell'amica, che nonostante la sorpresa di quel gesto, decise di non ritrarsi.
-Perché...non la togli?- ma non riuscì a sfiorare la benda, che subito Kim gli bloccò il polso.
-Non...sono affari tuoi...- rispose, sebbene con un tono imbarazzato e sforzato.
-Scusa...non credevo che...- Manabe rimise a posto la mano, infilandola con violenza nella tasca dei pantaloni, come se non avesse più intenzione di usarla -Perché...sei così fredda?-
-Ripeto...non.sono.affari.tuoi – sentenziò di nuovo la castana. Poi però, abbassò gli occhi incerti e si ritrovò improvvisamente a sussurrare – E tu...perché sei così?-
Ora la luce entrava piena nella finestra e illuminava i loro visi, ma era come se una pesante coltre di nebbia dividesse i due ragazzi come un muro, seduti a gambe incrociate uno di fronte all'altro.
-Ti ammiro molto sai...e per questo ti odio...- a quelle parole Manabe spalancò gli occhi confuso- ...Tu sei intelligente e io ho sempre cercato di poterti battere e vedere finalmente secondo...ma sei strano. È stata davvero dura chiederti aiuto, non puoi nemmeno immaginare lo sforzo che ho fatto...- serrò le labbra – E hai avuto la faccia tosta di ridere di me, di considerarmi un idiota!Ti sbagli, tu lo sei!- alzò la voce più del previsto.
-Credi di sentirti solo tu così?! Guarda che anche io mi comporto così per attirare la tua attenzione!- Kim sbiancò.
-Ma sì...- Manabe si aggiustò imbarazzato gli occhiali, mentre la sua pelle assumeva un colorito rosato -...non volevo offenderti ...era solo contento di vedere che chiedevi il mio aiuto, ma mi sono espresso con parole poco educate. La mia famiglia...bhe...non è esattamente una famiglia per me...- e fu così che cominciò quella piccola serie di confidenze nate per caso, che diede modo ai due ragazzi di conoscersi meglio.
- In casa mia c'è un atmosfera pesante...i miei sono politici famosi e vogliono che io segua la loro strada, ovviamente io non voglio, così per restare a casa il meno possibile mi sono iscritto a molti corsi pomeridiani...per questo sono così bravo a scuola...- ammise il lilla, malinconico.
- Anche i miei...non ci sono mai...io sono sempre stata da sola...non ho mai avuto veri amici...- continuò poi la castana – Mai...faccio paura...con questa benda poi sembro...- tentò di coprirsi il viso con il cappello, in modo da nascondere le lacrime che minacciavano di cadere.
-Ma che dici Kim?!- Manabe scattò in avanti e l'afferrò per le spalle – Non fai paura, chiaro?!-
La ragazza si asciugò immediatamente una lacrima – Che ne sai cosa pensano gli altri...-
-Hai tante amiche qui! Vanille, Akane, Faith!!E poi c'è Minaho...e...- esitò, stringendole le spalle.
-E...tu?- titubò la ragazza – Tu cosa...sei?-
Manabe sembrò riflettere un po' prima di rispondere. La guardò per l'ennesima volta e quasi non la riconobbe, sembrava fragile con le lacrime e così scossa.
-Mostrami l'occhio...e ti risponderò – decretò infine, tornando seduto a pochi centimetri da lei.
-Cosa?! No! Nessuno lo deve vedere!- protestò subito lei.
-Se non sbaglio Kaori lo ha visto...per aiutarti con la piscina, quindi perché non a me?-
- Lei non c'entra! È stata solo un eccezione...e tu non...puoi...sono sicura che rideresti di me -
Il ragazzo poggiò una mano sul cuore – Prometto di non ridere, posso...- allungò di nuovo una mano e questa volta riuscì a scostarle la benda dall'occhio. Kimberly sbattè le ciglia un paio di volte, Manabe rimase folgorato da quella visione.
Arrossì così tanto da doversi coprire gli il viso con il braccio per pochi secondi.
Kimberly Takishima aveva due bellissimi occhi, una verde smeraldo e l'altro bianco come la neve.
- Un incidente...- spiegò lei con una parola, che bastò al lilla per annuire con dispiacere- Che ne pensi?-
Manabe avvampò – Sei..se...se..sei...bellissima, davvero!- delle lacrime cominciarono a scendere di nuovo, questa volta Kim concesse un sorriso timido e impacciato.
- Grazie Manabe, sei...-
- Un amico, in risposta a prima...sono un tuo amico, non sei da sola...- e contro ogni previsione l'abbracciò. I loro corpi tremanti si fusero per momenti interminabili e nessuno dei due si accorse della presenza che dietro la porta sorrise felice.




 
 
~♦~
 






Quel giorno Alexia aveva avuto un permesso per uscire. Ormai da giorni si sentiva strana, più precisamente da quando si era risvegliata nell'infermeria della scuola frastornata.
Frosty le aveva raccontato l'accaduto durante il piccolo torneo agli allenamenti e lei da quel momento non aveva più rivisto Luca in giro per i corridoi, nessuno lo aveva più visto.
Un terribile presagio la tormentava, così come lei tormentava notte e giorno le labbra, toccandole leggermente con il dito, quasi avesse appreso un tic nervoso. Qualcosa di importante era successo, parole le erano state dette, ma evidentemente in un luogo in cui non c'erano stati testimoni per raccontarle tutto, perché dopo il risveglio non aveva più memoria di quel giorno.
Imbucò la lettera nella cassetta della posta, a pochi passi dalla scuola. Aveva deciso dopo tanto tempo, di scrivere una lettera per i suoi genitori, indirizzata a Los Angeles.
Non era proprio da lei scrivere su carta, ma aveva avuto questa strana voglia di farlo e contro il suo stupore, era stato più facile per previsto mettere su carta qualcosa della sua vita all'accademia.
Voleva far sapere che stava bene, che nonostante i drammi amorosi che stava vivendo, continuava a coltivare la sua passione per la boxe e a studiare con costanza, certo non era una cima, ma si impegnava in tutto, sempre e comunque.
Mentre ritornava sui suoi passi, alzò lo sguardo al cielo e fu ammagliata dalla luce del sole.
-Ti prego...dimmi che stai bene...- sussurrò come una preghiera – Dimmi che Luca sta bene...-
-Sta bene – una risposta così diretta e improvvisa davvero non se l'aspettava, si voltò di scatto, subito in posizione di guardia.
Si trovò davanti un uomo, un ragazzo all'incirca, ma non si poteva determinare, perché nonostante il caldo di quella giornata, indossava un lungo cappotto nero e un cappello a tesa larga del medesimo colore. Si intravedevano appena i capelli e gli occhi.
- Lei chi è? Come conosce Luca?- domandò sospettosa, indietreggiando.
- Come lo conosco non è importante, so solo che sta bene...ma ha lasciato la scuola...-
Alexia strabuzzò gli occhi – COSA?! -
- Non mento cara Alexia, se n'è andato...e non so quando tornerà...- confessò l'uomo alzando le spalle. Poi si voltò, quella piccola discussione sembrava essere finita.
- Mi è stato detto di dirti di non portare rancore nei suoi confronti, è una scelta sua...tutto qui...-
Ma Alexia non ascoltò mai quelle parole, aveva preso a correre come una furia verso la scuola.
-Perché? Perché la mia vita deve essere così complicata, perché mi sono innamorata di un ragazzo così...qualcuno abbia la decenza di dirmelo!!DOVE SBAGLIO!!- gridò rivolta al cielo.
Si fermò in mezzo al marciapiede con il cuore che batteva fortissimo. Cadde in ginocchio.
-Luca...ti amo...torna ti prego...- sussurrò. Forse sperava che qualcuno la sentisse, per potersi togliere quel peso gigantesco che portava sul cuore. Di certo non si aspettava che in effetti, qualcuno veramente la sentisse, perché nell'aria si sentì una scossa elettrica di qualcuno che mormorava – Anche io...-

 
 
~♦~
 





Tutte le vicende che vi ho appena narrato, si svolsero nelle ore prima di mezzogiorno.
L'ora di punta della scuola, erano forse le dodici, tutti gli studenti si tuffavano nella caffetteria per il pranzo come lupi famelici, sopratutto se, come quel giorno, nel menù c'erano le enchiladas.
Dovete immaginarvi la scena, un buffet all you can eat avrebbe fatto meno affari. Studenti che si tuffavano famelici sul cibo dopo una calda giornata, che si spintonavano e chicchieravano allegramente, la tipica atmosfera di una scuola.
Si creano piani di assalto peggio che in guerra, chi faceva da palo, chi prenotava un tavolo per gli amici, i più grossi si tuffavano verso il bancone e arrancavano porzioni per cento persone.
Nessuno in quella normalità, sospettava quello che stava per accadere.
-Muoviti Emma! Di questo passo si mangeranno tutto!- esclamò Francesco mentre correva verso la caffetteria. La castana, poco dietro di lui, correva in modo affannato, ma con un ultimo scatto riuscì a superarlo e a piazzarsi davanti alle porte, con le mani sui fianchi.
Dava proprio l'idea che non volesse farlo passare.
-Emma ma cosa...?- titubò Francesco.
-Scusami ma non posso farti passare...devo...ehm...- si guardò intorno alla ricerca di un potenziale diversivo, e non trovandolo decise di adottare la tattica della fidanzata con crisi da ciclo.
-FRANCESCO!! Tu mi odi!Vero, lo so!- cominciò a urlare. I capelli del ragazzo si drizzarono di scatto sulla testa, mentre il cuo corpo diventava una statua di marmo.
-Ma cosa ti prende...- esclamò inginocchiandosi accanto a lei – Non è vero che...ti odio...-
Emma si morse il labbro, ancora non sentiva il segnale per entrare.
-La conosco sai...QUELLA! So cosa hai fatto con lei...hai solo 15 anni!- continuò a gridare, dando spettacolo alle poche persone che passavano per entrare, ma che alla fine preferivano fare il giro della scuola e entrare nella seconda entrata, piuttosto che assistere a quella scena.
Franceso sbiancò – Ma...cosa dici, che cosa avrei fatto io?! E chi è questa di cui...-
-Ho sbagliato il lavaggio della gonna! Ora si è ristretta...- Emma cominciò a piangere.
Poi notò lo sguardo confuso, anzi, molto confuso del fidanzato e continuò imperterrita. Ci stava prendendo gusto in effetti a fargli da diversivo.
-Non guardarmi così!- ora era arrabbiata -Sai quanto costano i fagiolini oggi giorno! Uno scandalo!- gli diede una schiaffo nervoso.
-Per non parlare dei reggiseni in pizzo! Tu preferisci quelli, guarda che lo so! Ti dovrai accontentare di quelli normali scusa...- tornò a piagnucolare, mentre si gustava la faccia epica di Francesco, che stava seriamente pensando di scappare in Messico e rinunciare alle enchiladas.
Poi Emma sentì un formicolio sulla coscia, la vibrazione del telefono, il segnale di Diego.
Si alzò in piedi – Che ci fai ancora qui? Dobbiamo andare o finiranno il pranzo!- così, mentre il ragazzo ancora boccheggiava confuso, entrarono nella caffetteria.
Ora immaginato un povero ragazzo che in tutto quel macello con la fidanzata nella crisi da ciclo (falso ovviamente) , entrare in una stanza con il livello di rumore peggiore di una discoteca di Riccione, bene, aggiungete il suo peggiore nemico che in quel preciso istante entrava dalla seconda porta e una povera Frosty che, con pessimo tempismo, si era alzata per prendere il dolce.
Nella mente di Francesco, il resto del mondo non esisteva più, esisteva solo quel corridoio che aveva costruito la sua visuale, in cui Diego, sembrava la lince pronta ad attaccare la gazzella, che era Frosty.
I due ragazzi si mossero all'unisono e arpionarono la castana per i bracci.
-Lasciala – intimò Francesco – Lasciala Diego -
Frosty non capiva di certo quello che stava succedendo, Emma nel mentre si era avvicinata e aveva cominciato ad accarezzare il braccio del fidanzato, per tranquillizzarlo.
Approfittando di quell'istante, Diego diede uno strattone e riuscì ad abbracciare Frosty, cingendole la vita. Il vassoio della ragazza cadde a terra con un tonfo, tutti i presenti si girarono a guardare la scena, la stanza cadde nel silenzio più cupo.
-Scusa – disse solo Diego, ma accompagnò le parole con un profondo inchino – Scusa, perdonami-
Francesco rilassò i muscoli e l'amico continuò – Per tutto, per la nostra infanzia, per il grave errore che ho fatto...ho distrutto la nostra amicizia per uno stupido errore...e ora per questo tu credi che io voglia fare del male a lei...- indicò Frosty, mordendosi il labbro.
Il corvino salì su un tavolo ancora vuoto sotto lo sguardo stupito di tutti – La vedete lei?- indicò di nuovo la riccia- Lei è la ragazza che da un po' di tempo state importunando...- lanciò un occhiata al tavolo del suo fan club che ammutolì subito – LEI, è la ragazza che amo, l'unica che voglio per me...e voi non dovete permettervi a criticarla, ai miei occhi è stupenda...ed è per questo che la amo, Emmeline o Frosty...hai tanti amici che ti vogliono bene, non sei sola...- con un balzo scese dal tavolo e si avvicinò a Francesco.
-Ho espresso i miei sentimenti, ti chiedo scusa per tutto, spero potremmo tornare amici come un tempo...eravamo quasi fratelli...- in tutta risposta il ragazzo strinse il pugno e lo colpì su una spalla.
Emma e Frosty trattennero il fiato, mentre qualcuno mormorava – Una rissa...- ma il corvino ridacchiò.
-E con questo siamo pari, bentornato Diego, fratello!- e così i due ragazzi si abbracciarono come se quel litigio non fosse mai esistito.
La caffetteria esplose in urla di gioia, Emma si commosse – E a me non ringrazi? Chi credi abbia aiutato Diego?- disse divertita e il fidanzato la baciò.
Frosty alzò lo sguardo, rosso di lacrime e emozione – Hai mantenuto...la promessa...- mormorò verso Diego, che annuì con decisione. Poi la strinse con forza e concluse quel teatrino con un bacio carico d'amore.
Frosty non mancò di notare che il fan club di Diego si era alzato ed era uscito, mentre Faith, Kim, Ame, Ibuki, Eric, Kumiko e tutti i suoi amici cominciavano a congratularsi per quel pazzesco lieto fine.


___________________________________________________________________________________________________________


A.A 


Sono davvero molto sopresa di essere riuscita ad aggiornare così presto, mi sorprendo da sola, l'estate porta ispirazione a quanto pare.
Mi sto davvero stufando di questi capitoli così smielosi e seri, per questo ho voluto aggiungere anche la scena comica tra Francesco e Emma, per smorzare un po' il tutto. Vi dirò, per quanto riguarda Alexia e Luca, all'inizio avevo pensato di creare una sorta di suicidio falso, ma suonava veramente forte come cosa, magari qualcuno di voi lo ha pensato leggendo lo scorso capitolo...o era quello prima ancora? Vabbò, alla fine è andata così! ^^
Secondo voi che è quella persona con il mantello e il capello in pieno Aprile?. E poi, vi piace come si stanno svolgendo le cose?.
Credo di aver detto tutto, ma la storia per la vostra gioia (?) è ancora lunga e ricca di sorprese, molti personaggi ritorneranno, quindi ci tengo a precisare che se per caso il vostro OC sembra essere stato accantonato, in realtà non è così,solo che mi devo destreggiare tra circa 30 OC, tra i miei, i pg reali e i vostri xD. 
Concludo ponendovi un ultima domanda: 
Cosa vi piace veramente della mia storia?  
Vi ringrazio per le recensione e tutto, baci al prossimo capitolo.

_Elisachan


Lasciate una recensione e aiuterete Elisa nella stesura di capitoli più divertenti e al ritrovamento di un Luca selvatico smarrito.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: A r o h a