Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: pamina71    14/06/2016    16 recensioni
Una storia che racconta una vacanza di corpo ed anima (si colloca al termine dell'indagine narrata in “Con gli occhi del Lupo”, ma della quale non è necessario sapere quasi nulla, basta essere al corrente del fatto che O&A hanno da alcuni mesi una felice storia d'amore), un ritorno alla Normandia, ma non nel castello di proprietà della famiglia Jarjayes, bensì nel villaggio in cui é nato André (Gravelines, come già ho immaginato in altri racconti).
Avrebbe dovuto essere pronta per il Contest Red Passion, ma sono in un ritardo vergognoso. E non è nemmeno Rosso Campari… un arancio Spritz, tutt'al più.
Il titolo è un omaggio all'ambientazione e ad un canzone molto amata dal Censore.
Grazie a lui e a chiunque segua con affetto tutta la trilogia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dune mosse

 

Oscar si rigirò nel letto, infastidita dalla luce che penetrava dalla persiana lasciata socchiusa.

Si voltò a guardare Andrè, che continuava a dormire per nulla turbato dal sole di fine agosto che filtrava attraverso le tende leggere. Gli si fece più accosta, accucciandosi nell'ansa formata dal suo torace, per godersi il tepore fisico ed emotivo dato dalla sua vicinanza.

Percorse con gli occhi la stanza, con i semplici muri imbiancati, il letto in ferro battuto, ma preparato con lenzuola ricamate con affetto da Marie, tutto molto semplice ma frutto di un amore saldo e costante. Quella casa era appartenuta al figlio di Marie, Christophe, che vi aveva vissuto con la moglie Madeleine, ed i bambini, che erano venuti ed erano andati. Solo André era vissuto, dei tre piccoli, anzi dell'intera famiglia. Ed ora la dimora era sua. Fatta riparare negli anni della sua infanzia dalla nonna, approntata per il momento in cui si fosse sposato.

La casa era rimasta disabitata per anni.

Solo in quei giorni, dopo la concitazione dell'indagine sul Lupo, dopo gli spaventi, dopo la perdita del figlio che portava in grembo, appena prima di recarsi a vivere insieme nel Palazzo dell'Ile Saint Louis, André le aveva proposto di passare qualche giorno a Gravelines. E aveva specificato di non voler andare nel castello degli Jarjayes in riva al mare, ma nella casa preparata per la sua sposa.

Ed eccola quindi accanto a lui, in quello che per la prima volta poteva definire talamo. Le venne da sorridere. Ma come le veniva in mente? Quello era un pensiero degno di Louise Hélène, si rimproverò.

Si accomodò meglio in quella irresistibile prigione fatta dal torace e dal braccio che la stringevano, pensando che solo pochi mesi prima avrebbe fatto di tutto per svegliarlo ed andarsene, incurante del fatto che fosse un giorno di vacanza, pronta ad aggredire la giornata con la sfacciata convinzione che il modo migliore per affrontare la vita fosse un perenne e concitato assalto. Ora sapeva che il modo in cui le andava incontro André, con decisione ma al contempo una certa leggerezza, era incommensurabilmente migliore. E si sforzava di somigliargli, di apprendere infine ad affrontare l'esistenza con il suo piglio deciso ma fondamentalmente sereno.

Persa in questi pensieri, sprofondò in un dormiveglia fiducioso, dal quale venne ridestata da carezze delicate ma insistenti. Quanto era piacevole il risveglio di corpo ed anima nello stesso tempo, concedersi all'amore nell'istante stesso del ritorno dall'oblio, quando i sensi passano dalla sospensione lieve del sogno alla forza del desiderio senza interruzione alcuna.

Fu un amore tenero e pieno di attenzioni, memore di quanto accaduto poche settimane avanti, ancora col ricordo del bambino perduto, con la dolcezza dovuta a sanare le ferite dell'anima ed i dolori nel corpo.

 

Dopo una colazione rapida, uscirono di casa diretti al porticciolo. André aveva intenzione di fare come era talvolta accaduto da ragazzini, prendendo la vecchia barca del padre e portandola al largo. Poche cose gli avevano dato il senso assoluto di libertà e dominio sul mondo come quel volo leggero sull'acqua, sorretto da corde e da qualche telo di canapa.

Sapeva che la nonna aveva avvisato del suo arrivo, e così come la zia Anne, sorella di sua madre (anzi zia Ninon, come aveva sempre sentito dire) aveva provveduto a far trovare la casa rinfrescata, così si aspettava che il cugino Marcel gli avesse lasciato il vecchio Bonhomme, che ora utilizzava regolarmente per la pesca, per non lasciarlo a marcire in rada, ma che era appartenuto a Christophe. Era un piccolo sedici piedi con due vele, ma aveva sempre ricordato ad André le domeniche mattina trascorse in barca con il padre durante l'infanzia e poi le fughe con Oscar ragazzina, fino a che i doveri avevano poco a poco fatto cessare le vacanze alla tenuta Normanna.

Scacciò con fastidio l'illusione cullata per una o due settimane….quella di portarvi il loro figlio, appena ne avesse avuto l'età. Decise di concentrarsi sul presente, e sulla bella sensazione di essere lì loro due, senza doveri, e di non dover nascondere ciò che provava.

 

Oscar osservò con uno sguardo tra il divertito e l'indispettito la donnina che li stava osservando arrivare con malcelato sospetto.

Zia Ninon, già perplessa per la missiva di Marie Grandier, che la informava che per il nipote sarebbe venuto a passare alcuni giorni di riposo a Gravelines “con la fidanzata” (e nella testa della morigerata vedova, era passato più volte il pensiero che le promesse spose “non vanno in giro da sole col futuro marito”), vedendo comparire quella che era chiaramente una donna, con indosso un abbigliamento indubitabilmente maschile, si chiese cosa stesse combinando André. Solo l'assidua frequenza della sacrestia le impedì di chiedersi cosa diavolo stesse combinando.

Oscar le rivolse il migliore dei saluti possibili:

- Buona giornata, Madame Anne. Sono assolutamente incantata di fare la Vostra Conoscenza.

- Buongiorno, mia cara. Devo dire che siete un poco diversa da come Vi immaginavo.

- Lo supponevo, Madame. Spero di non avervi delusa troppo.

La donna annaspò sotto quella compita gentilezza.

- Ma no, cosa dite, solo...siete abbigliata in modo curioso.

- In effetti, André ha promesso di insegnarmi a condurre la barca. Non vorrei ritrovarmi in acqua con addosso un abito che bagnato pesasse decine di libbre.

Zia Ninon dovette riconoscere che era un'argomentazione ragionevole.

Dedicò quindi la sua attenzione al nipote, con uno spreco di convenevoli che portò via parecchi minuti, coinvolgendo anche Marcel.

 

Infine riuscirono a liberarsi, raggiungere il Bonhomme, ad armare le vele ed a partire.

Navigarono con calma per un paio d'ore. Da anni non si ricordavano un momento di così totale ed assoluta libertà. Il vento, il silenzio rotto solo dallo sbattere del cotone e dal frangersi dell'acqua sulla prora, la piccola imbarcazione che pareva volare sulle piccole increspature di quel mattino pacifico, spinti solo da una brezza leggera li rendevano felici di trovarsi semplicemente sulla barca. La sensazione di essere, dopo molto tempo, al posto giusto nel momento giusto.

André, che aveva più memoria di quanto appreso da bambino, si era assunto il ruolo di timoniere, nonché di istruttore, mentre ad Oscar era toccato fare da prodiere. Le piaceva raccogliere in volto i gelidi spruzzi salati, ascoltare il suono delle vele portate dal vento, od il loro sbattere quando inziavano a fileggiare. E le piaceva agire di concerto con André, quando le diceva di lascare le sartie o di annodarle.

Infine scelsero di ormeggiare in una minuscola baia, dove una piccola spiaggia protetta da due falesie, sulla costa tra Gravelines ed Etretat.

Scesero, immergendosi fino a mezza coscia nell'acqua gelida, per arrivare alla sabbia bianca, dove si stesero ad asciugare, accanto ad un cestino contenente il pranzo che Oscar aveva portato reggendolo sopra la testa.

Mangiarono le provviste frugali che avevano con loro, pane, formaggio e marmellata di fragole, un vezzo di gusto infantile, con una bottiglia di Sauternes che aveva viaggiato sin da Parigi, e le ultime mirabelle della stagione.

André guardava Oscar che aveva recuperato il sorriso, in quei due giorni che erano stati solo loro. E osservò una stilla rossa di composta sull'angolo delle labbra, che pareva invitarlo. Si accostò e la raccolse con un bacio.

Lei ne prese una goccia nuova dal bordo del vasetto con l'indice e gliela porse. Le prese la mano tra le sue e succhiò il dolce che gli veniva porto guardandola negli occhi.

Fu poi lui a raccogliere un goccia lucente e posarla nell'incavo sotto il collo, obbligandola poi a rovesciare la testa indietro per continuare il gioco. Che proseguì in un'inevitabile abbandono confuso di abiti sulla rena, recuperando la passione spensierata che li contraddistingueva.

 

Dopo circa un'ora Andrè era sdraiato ad osservare il volo dei gabbiani nel cielo sopra di lui, osservando come quell'azzurro la riportasse a lei, al colore dei suoi occhi. Come se nel fondo vi fosse un vento che lo carezzava come in quel momento la brezza passava sulle dune.

Con la mano sinistra giocava con le vertebre di lei, che gli poggiava il capo sul petto, disegnandone il contorno una ad una, in una pigra complicità rilassata.

- Sei sveglio?

Per tutta risposta le diede un bacio sulla fronte.

- Sai, non ti ho ancora ringraziato per avermi salvata dal Lupo. Sono viva per merito tuo, direi.

- Tu hai fatto lo stesso, sulle Alpi. E' assurdo ringraziarci tra di noi.

- Non è assurdo; te lo devo.

E si strinse ancora di più nel suo abbraccio.

 

Il giorno seguente segnava l'inizio dei festeggiamenti per il patrono del piccolo villaggio, Sant'Agostino1, oltre ad essere il compleanno di André.

Lasciarono che la giornata trascorresse lenta ed oziosa. Solo poco prima di uscire Oscar gli si rivolse avvicinandosi con due pacchetti.

- Buon compleanno. - Gli disse baciandolo. - Il terzo regalo ti attende nella nuova casa.

André sorrise, ed aprì il più grande, che era accompagnato da un biglietto: Al più bel capitano di tutto l'esercito, e che conteneva un rasoio con il manico in argento, recante le sue iniziali.

Oscar gli strinse il gomito con entrambe le mani, in un gesto che la rendeva molto femminile senza che se ne rendesse conto.

L'attenzione di André andò ad una scatola in legno di rosa, chiusa da un nastro blu. La aprì: un orologio da tasca, in argento anch'esso. Si soffermò ad osservare le cesellature esterne, poi sollevò il coperchio. All'interno, un minuscolo ritratto di Oscar, con indosso un qualche indumento bianco dipinto in una maniera che impediva di capire se fosse di foggia maschile o femminile. Un piccolo capolavoro.

André rimase a bocca aperta.

- Chi?

- La LeBrun. Che ti saluta caramente. Ora però devo andare a prepararmi.

E lo lasciò senza nemmeno dargli il tempo per un ringraziamento.

 

Uscì dalla stanza forse dopo un quarto d'ora, con indosso un semplice abito femminile in seta azzurra, ed i capelli legati da un nastro dello stesso colore.

André sgranò gli occhi: - E' un regalo anche questo?

- No, ma avevi detto che ti sarebbe piaciuto portarmi ad un ballo. Ed eccomi qui.

Gli porse il gomito, che prese per aiutarla ad uscire di casa e per scortarla lungo le strade del villaggio, nella luce rosata del tramonto, sino al piccolo porto, ove giunsero al crepuscolo. Qui salirono sull'imbarcazione, spinta solo leggermente al largo. Decine di natanti, ognuno con una lucerna, rendevano magica la vista. I lumi ed i loro doppi nell'acqua, quasi sospesi nella notte senza luna, e le stelle che trapuntavano il cielo creavano una fiaba che nemmeno la corte, con i suoi fasti, avrebbe saputo imitare.

Un canto, che pareva scaturire dal nulla, protettivo e benedicente, li avvolse.

Oscar capì perché André avesse insistito che fossero lì, ed ancora una volta fu grata e felice di trascorrere quei momenti con lui.

Poi vide le altre barche sciamare verso il molo, per iniziare la parte laica della festa. Notò con gioia che André rientrava con calma, godendosi la relativa solitudine del luogo.

Una volta attraccato, la condusse alla piazzetta dove una piccola orchestra di paese suonava danze popolari. Danzarono e risero tutta la sera. André si godeva il piacere nuovo di stringere la sua fidanzata di fronte agli altri, per la prima volta. Oscar apprezzava il relativo anonimato che il luogo le garantiva, permettendole di lasciarsi andare come non le capitava da tempo. Nello stesso tempo, scopriva il piacere di esser condotta in un ballo da Andrè, che la teneva in un abbraccio protettivo, quasi possessivo, e decisamente molto sensuale. Per la prima volta in vita sua, comprese il piacere delle danze, il lieve gioco di seduzione pubblica, la sottile eccitazione nell'attendere la fine dell'evento ed il momento del rientro a casa.

Comprese la strana comodità degli abiti, di un corpo così facilmente assediabile e conquistabile. Non che le ci volesse molto per capitolare, a quel punto. Anzi, capiva André e la sua urgenza di prenderla in piedi, appena richiuso l'uscio, senza attendere di arrivare alla stanza da letto. Lo capiva e lo assecondava.

E si rese conto che nulla come quei pochi giorni senza doveri e senza pensieri le avrebbero potuto dare il senso della nuova vita che stava per iniziare con lui.

1 Ovviamente sia il patrono che lo svolgimento della testa sono pretestuosi e non reali.

   
 
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: pamina71