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Autore: Luce_Della_Sera    15/06/2016    1 recensioni
(Sequel di “L’amore è sempre amore” e di “La vera essenza delle famiglie”)
Dal terzo capitolo: "L’amore per i figli è l’amore più grande: è infinito, così infinito che ti lascia senza fiato".
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 8: Trucchi e bugie

“Vittoria, posso parlarti un attimo?”
La ragazza si voltò, sorpresa: la prima assemblea d’istituto era stata un vero fiasco, perché si era presentata veramente pochissima gente, e anche se se lo aspettava, la cosa la deprimeva un po’: stava appunto parlandone con il fratellastro fuori dai cancelli della scuola, quando si era sentita chiamare dalla sua migliore amica.
“Certo, Priscilla. Cosa c’è?”.
“Ehm…” Priscilla guardò Kevin, imbarazzata. “Dovrei parlarti in privato. E’ una cosa un po’ da ragazze… ma se sei con tuo fratello…”
“Fate pure, non c’è problema. Tanto, io devo sbrigarmi a tornare a casa… mia madre tra poco comincerà a darmi per disperso!”.
Il ragazzo salutò e si allontanò in fretta: non gli sarebbe dispiaciuto restare a parlare con Vittoria ancora un po’, ma non gli era mai piaciuto stare in mezzo a due femmine che parlavano delle loro cose. Oltretutto, anche se alla sorella non lo aveva ancora detto, Priscilla era proprio una delle due ragazze che lo attraevano…e per non rischiare di fare qualche idiozia davanti a lei, aveva preferito filarsela.
“Dover fare la parte dell’omosessuale ha i suoi lati negativi, evidentemente”, pensò. “Ma questo mi darà anche più tempo per riflettere su quale delle due mi piace davvero”.
Sorrise tra sé, e un passante che proveniva dalla direzione opposta alla sua lo guardò con sospetto; ma a malapena ci fece caso. Raggiunse la fermata degli autobus, e si fermò ad aspettare insieme ad alle altre persone.
 
 

“Allora? Cosa devi dirmi?”
Vittoria era curiosa: sapeva praticamente tutto di Priscilla, così come Priscilla sapeva tutto di lei; ma era comunque sempre un piacere parlarle. A giudicare dalla faccia dell’amica, piuttosto serena, non dovevano esserci di mezzo problemi di cuore, o se c’erano non erano la questione più urgente: eppure, non poté fare a meno di chiederglielo.
“Qualche ragazzo in vista, per caso?”
“Ehm… no, no”.
“Sicura?”
“Starebbe davvero bene con Kevin”, pensò poi, scrutando la coetanea. “Peccato che lui abbia deciso di continuare la messinscena con papà, e che sia preso già da altre due ragazze! A proposito, devo proprio riuscire a farmi dire chi sono…”
“Hai capito quello che ti ho detto?”.
“Ops! Chiedo scusa, mi ero persa”.
“Mi sembrava, infatti … dicevo: hai mai sentito parlare di quelle aziende che assumono ragazze per far vendere loro trucchi, prodotti per capelli e per la pelle e altro?”.
“Sì, certo. Intendi quelle che chiedono la vendita porta a porta, vero?”
“Sì, ma non tutte. Alcune ti fanno organizzare il lavoro come vuoi, anche stando a casa… non si guadagna tanto, però io ci vorrei provare, con quelle. Perché non fai lo stesso anche tu? A te i trucchi piacciono, e poi è sempre una esperienza!”.
Vittoria ci pensò su: non aveva mai considerato l’idea di avere un lavoretto, prima della fine del liceo. Oltretutto le sue madri, e Sara in particolar modo, non sarebbero state felici di sapere che aveva preso in esame la possibilità di fare qualcosa che poteva distrarla dallo studio…
“Uffa, ma sono o non sono maggiorenne? Vedrò quello che mi conviene fare, e poi deciderò da sola! Devo pure fare le mie esperienze, no? Magari sbaglierò, ma almeno sarà per qualcosa che ho scelto di fare in totale autonomia!”.
“Hai ragione, potrei provare. Magari mettiamo su una attività tra qualche anno, chissà!”.
“Non correre…però potrebbe essere interessante, in effetti!”.
“Mi dici i siti internet dove hai trovato questa cosa? Così ci do uno sguardo anche io!”.
“Ok… vuoi scriverteli sul cellulare?”
“Sì, certo. Ma poi mi tocca andare, sennò finirà che daranno per dispersa anche me! Mio fratello avrà pure una madre ansiosa, ma io ne ho ben due…”.

 
 

“Insomma, la tua migliore amica ti ha proposto di fare la venditrice?”.
“Si chiama ‘esperta di bellezza’…”.
“Andiamo Vee, sai bene che è la stessa cosa! La chiamano in modo diverso per allettare la gente, ma di questo si tratta, alla fine”
Kevin non era interessato ai discorsi sui trucchi e i prodotti per il corpo, e di certo in un altro momento avrebbe fatto di tutto per cambiare argomento: ma c’era di mezzo anche Priscilla, quindi la cosa lo interessava.
“Non ci sarebbero anche prodotti per uomo, magari?”
“Tipo schiume da barba, shampoo antiforfora e deodorante? Mi sono dimenticata di controllare sul sito, se vuoi accendo il computer e ti faccio sapere al volo. Magari c’è qualche cosa di specifico per chi pratica sport, chissà!”.
“Già, mi servirebbe giusto quello. A proposito, sto saltando gli allenamenti di calcio, sai?”
Vittoria, che stava per premere il pulsante di accensione del suo pc, rimase con la mano sinistra bloccata a mezz’aria.
“Che? Dici sul serio?”.
“Certo!”.
“E papà come l’ha presa?”.
“Ho detto forse che lo ho informato, per caso?”.
“Vuoi dire che li stai saltando di nascosto???”
 “Esattamente”.
“Ma non puoi! Non è onesto, e poi cosa faresti se dovesse succederti qualcosa? Papà e Jasmine non potranno aiutarti, se pensano che tu sia in un luogo dove invece non sei andato! Parla con loro, di’ come ti senti riguardo al calcio, e risolvi tutto da persona matura. E’ meglio!”.
“Pensi che non ci abbia provato?”
“Beh, fatti aiutare da tua madre, no? Se papà è cocciuto su certi argomenti, lascia che sia lei a perorare la tua causa!”.
Kevin scosse la testa. Sua sorella non poteva capire. Aveva diciassette anni, non poteva nascondersi ancora dietro le gonne della madre come se fosse un bambinetto!
“Non posso”.
“Perché no?”.
“Questione di principio”.
“Certo che voi maschi siete strani,eh! E dove vai invece di andare agli allenamenti?”.
“Faccio le poste sotto casa di Davide, ovvio. E’ o non è l’amore della mia vita?”, disse, alzando la voce apposta sentendo sua madre che passava per il corridoio che si apriva immediatamente fuori dalla sua camera.
“Quando fai così ti detesto, fratellino, lo sai?”.
Kevin aspettò di sentire la madre allontanarsi, prima di rispondere.
“Non scherzo, sto approfondendo la conoscenza. Cerco di scoprire quante possibilità avrebbe la mia sorellona con lui, in realtà”.
Vittoria si sentì arrossire, ma passò al contrattacco per dissipare il suo imbarazzo.
“A proposito di questioni di cuore, tu come stai messo?”.
“Non mi sono ancora deciso”.
“Mi vuoi dire chi sono queste tizie, almeno? Magari se le conosco posso aiutarti…”.
“Aspetta un attimo…”.
Kevin coprì leggermente il cellulare con la mano, e domandò ad alta voce: “Mamma, cosa c’è? Mi hai chiamato?”.
Si affrettò a tornare in linea, sperando che la sorellastra non sentisse la risposta ovviamente negativa della sua genitrice.
“Devo andare. Mia madre mi chiama”.
“Va bene…ma sappi che non mi scapperai in eterno, prima o poi dovrai dirmelo!”.
“Lo so…ci vediamo domani a scuola, ok? Ciao!”.
Senza quasi dare a Vittoria il tempo di rispondere, Kevin chiuse la comunicazione.
 

 
“E’ o non è l’amore della mia vita?”.
Jasmine prese una molletta dal cestino, ma questa le sfuggì e cadde a terra.
Non riusciva proprio a togliersi quella frase dalla testa: non aveva potuto fare a meno di sentirla mentre andava a tirare fuori i panni dalla lavatrice, dato che suo figlio l’aveva praticamente urlata. Non aveva sentito il resto della conversazione, perché non era sua abitudine origliare e quindi se ne era andata in fretta per continuare a svolgere le faccende domestiche, eppure quelle poche parole la avevano scombussolata. Non le interessava la sessualità di Kevin: che fosse etero, bisessuale o gay, era sempre il suo bambino, e lei gli voleva bene comunque… però non poteva impedirsi di essere preoccupata: lo avevano già picchiato, cosa altro poteva succedere? Quanti guai avrebbe dovuto affrontare il ragazzo per la sua natura, da allora in poi? Cosa poteva fare lei per aiutarlo? Qualche giorno dopo il pestaggio che lui aveva dovuto subire, si era precipitata nella sua scuola insieme al marito, e avevano preteso la sospensione degli aggressori. Aveva temuto che Dario si lamentasse durante il tragitto in macchina, e criticasse Kevin per non essersi difeso… invece, non era successo. Quindi, forse la situazione era meglio di come l’aveva immaginata inizialmente… eppure, il problema restava. In che modo poteva proteggere suo figlio, almeno nel limite del possibile?
“Devo parlargli”, si disse, lasciando perdere i vestiti: a quelli avrebbe pensato più tardi. Uscendo dal balcone, diede una veloce occhiata ad Isabel, intenta a guardare i cartoni animati nel salotto, e dopo averla chiamata ed averle spiegato dove stava andando, in modo che nel caso in cui la bimba avesse avuto bisogno di lei avrebbe saputo dove si trovava, si accinse a fare quello che doveva.
 

 
Kevin sobbalzò sentendo bussare alla porta, ma non fu abbastanza svelto per spegnere il computer; così, si preparò a sentire sua madre che lo rimproverava perché non stava studiando.
“Che fai, tesoro?”.
“Ehm…faccio ricerche, mamma!”.
Non le sembrava che la madre fosse interessata a capire come mai non fosse chino sui libri, ma non poteva rischiare, così aggiunse: “Per la scuola, sai com’è!”.
Jasmine si sedette sul letto del figlio: forse esisteva un modo diplomatico per affrontare la questione, ma a lei proprio non veniva in mente quale potesse essere.
“Sei innamorato, Kevin?”
Il ragazzo spalanco gli occhi. Questa non se la aspettava proprio! Sua madre aveva davvero sentito quello che aveva urlato poco prima? Oppure stava semplicemente tirando ad indovinare?
Decise per quella che in fin dei conti era la verità, anche se un po’ diversa da come la voleva far apparire.
“Sì, mamma”.
“E…chi è il fortunato?”
Per un attimo, il diciassettenne fu tentato di confessare tutto. Ingannare suo padre era un conto, ma perché doveva andarci di mezzo anche sua madre? Non aveva forse diritto di sapere la verità, almeno lei?
“Non fare lo sciocco: lo sai che glielo direbbe. Non prima di averti fatto una bella lavata di capo, naturalmente! Devi andare avanti con la farsa, e basta!”, si disse. Mentre mentiva a sua madre, però, non poté fare a meno di pensare che forse lei si meritava qualcosa, per il torto che le stava facendo. Doveva proprio farle un regalo… e pensandoci, gli venne anche un’altra idea. Se avesse funzionato, suo padre si sarebbe imbestialito ancora di più!

 
 

Anche a cena, Vittoria non riusciva a smettere di pensarci. Suo fratello a volte aveva certe idee bizzarre! Però, almeno l’ultima le sembrava molto divertente.
Cosa sarebbe successo se suo padre avesse trovato i trucchi destinati a Jasmine nella camera del ragazzo? Le intenzioni di Kevin erano proprio quelle di farsi beccare, ovviamente, ma le sarebbe comunque piaciuto vedere se il tentativo andava a buon fine!
Comunque, non aveva tempo per pensarci: doveva fare un annuncio alle sue mamme.
“Ho preso una decisione”.
“Ah! Su cosa? Prenderai la patente?”, fece Irene, guardandola attentamente.
“No… a quella penserò dopo la maturità. Pensavo di iniziare a fare un lavoretto…”.
“Un lavoretto? Di che genere?” Anche l’attenzione di Sara si rivolse completamente alla figliastra.
“Me ne ha parlato Priscilla oggi dopo la scuola. In pratica, ci sono aziende che vendono prodotti per il corpo, make up…ecco, pensavo di mettermi a venderli”.
“Intendi dire che vuoi fare la promoter?”. Irene era sbigottita.
“No, mamma, non è servizio porta a porta! Non sempre, almeno. In pratica…”.
“In pratica, ti sfruttano e in cambio ti danno poco o niente. I soldi che ti passiamo noi saranno di più di quelli che ti toccheranno con questi lavori!”.
“Ma cosa ne sai, tu?”. Vittoria si stava scaldando.
“Cosa vuol dire promoter, mamma Irene?” si intromise Gabriele, cercando di stemperare la tensione e avere un po’ di attenzioni per sé: ma il suo tentativo andò a vuoto.
“Ho ventiquattro anni più di te, nel caso te ne fossi dimenticata, signorina!”.
“E allora? Hai mai provato a farlo?”.
“No, ma ho visto come funziona!”
“Io non voglio mica trovare il lavoro della mia vita! E’ solo per essere un po’ indipendente!”.
“Indipendente in cosa e come, di grazia? Pensi che venti euro in più, a dire tanto, ti cambieranno la vita?”.
“No, ma sarebbero i miei venti euro!”.
“Vittoria, per piacere, lascia stare. Sarà solo una delusione! Sono pochissime le persone che fanno carriera con cose del genere”.
“Io ci voglio provare. I trucchi mi piacciono davvero molto, e non si sa mai…”.
“Amore, non basta solo la passione, in certe cose…”
“Forse hai ragione…”.
Sia Irene che Sara si rilassarono sentendo quelle tre parole, ma così facendo si ritrovarono del tutto impreparate all’affondo finale della ragazza, che arrivò qualche istante dopo:
“Ma dopotutto tu, mamma, che ne puoi sapere? Non ti sarai truccata neanche una volta in vita tua… e adesso scusate, devo andare a ripassare!”.
Dopodiché si alzò e filò in camera sua; inviperita com’era, non si accorse che la madre biologica stava per seguirla e dirgliene quattro, e che la madre adottiva la stesse tirando verso la sedia per impedirglielo.
 

 
“Ti assicuro che non la capisco. E’ mia figlia, ma non la capisco proprio! Come le è venuta in mente una cosa del genere???”.
Irene andava avanti e indietro per la camera da letto, incapace di fermarsi.
“Falla provare, no? Almeno farà esperienza. Probabilmente non durerà a lungo, ma può essere che magari invece scoprirà che è il lavoro della sua vita,cosa ne possiamo sapere?”.
Irene si fermò di botto.
“E tu quello me lo chiami lavoro? Cioè, non fraintendermi: qualunque attività onesta va bene, non è che ci siano impieghi meno dignitosi di altri…non c’è niente di male nel fare servizio porta a porta, persino grandi scrittori hanno cominciato così per vendere i loro libri! Però il fatto è che non credo sia una cosa adatta a lei. Con la crisi che c’è, è probabile che la gente non compri nulla o che comunque compri il meno possibile, e i prodotti di quei tipi di aziende di solito costano molto. Oltretutto, non ha idea di quanti vaffa si prenderà, prima di poter vendere anche una sola cosa! Non voglio che ci rimanga male, ecco tutto”.
“Ma deve pur imparare, non trovi? E si impara soprattutto dalle delusioni, questo purtroppo è innegabile”
“Già. Anche perché, dubito che potrei fare qualcosa per impedirglielo, vero?”.
“Eh, no, non potresti proprio. Ha diciotto anni…”.
“Non dirlo con quel tono. Mi fai sentire vecchia”.
“Vecchia, tu? Ma dai!”.
“Certo che lo sono…”. Irene si sedette sul letto. “Ho le ossa tutte scricchiolanti e i muscoli tesi: non è che potresti farmi un massaggio?”.
“Davvero hai…”. Sara non finì la frase: aveva capito. “Ok…dai vieni qui che ci penso io!”.
Con un sorrisetto malizioso, la donna tese le braccia alla compagna.

  
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