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Autore: Danmel_Faust_Machieri    15/06/2016    0 recensioni
Questa storia sarà ambientata in una dimensione lontana dalla nostra eppure incredibilmente simile sotto certi punti di vista. È una storia d'avventura e di misteri tessuta tra creature leggendarie e esseri umani.
Spero che questa storia possa interessarvi. Se volete conoscere più nello specifico la trama di questa storia vi consiglio di leggere il primo capitolo che è una specie di puntata pilota in cui spiego vagamente la struttura del mondo in cui tutta la vicenda si svolgerà.
Vi auguro una buona lettura.
Saluti
Danmel_Faust_Machieri
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le ultime stelle della notte svanirono annunciando la prima alba di Muin: il mese della Vigna. Oscar continuava a condurre il carro nonostante il sonno stava per prendere il sopravvento. La testa gli dondolava su e giù seguendo l'andamento della strada sterrata che stavano percorrendo; gli occhi gli si stavano chiudendo quando una mano si poggiò sulla sua spalla facendolo sobbalzare per lo spavento. Il negromante si voltò di scatto e vide Filippo, tirò un sospiro di sollievo e chiese ridendo "Vuoi farmi sbandare a caso?"
L'alchimista si sedette accanto al posto di guida e disse all'amico "Hai guidato tutta notte, sarai sfinito oramai. Vai a dormire un po'; qui ci penso io"; Oscar gli passò le redini del cavallo e lo ringraziò mentre si sedeva difronte a Giacomo che dormiva ancora.
Il carro stava attraversando proprio in quel momento un boschetto in cui filtrava una tenue luce attraverso le fronde degli alberi mentre la natura iniziava a svegliarsi con i suoi rumori: gli uccelli iniziavano a canticchiare mentre qualche animale brucava l'erba accanto alla strada. Il vento suonava le fronde accompagnando il canto del primo risveglio. Erano passate ormai cinque ore da quando Oscar e Filippo si erano dati il cambio e si erano fatte quasi le undici; allora Giacomo si svegliò e, estratte due pagnotte da una sacca insieme a due bottiglie di vetro, si sedette accanto all'alchimista, "Giorno Filo!" lo salutò. 
"Oh, Jacky ti sei svegliato!" disse lui voltandosi per guardarlo.
"Tieni; vuoi fare uno spuntino?" gli chiese il mago porgendogli una pagnotta e una bottiglia.
"Molto volentieri, grazie" disse afferrando le provviste offerte dall'amico.
"Certo che ci siamo messi in una situazione del cavolo…" disse Giacomo addentando la pagnotta.
"Già… Tra Alfonso e l'attacco di ieri sera del suo cameriere molte cose sono cambiate per noi…" aggiunse Filippo aprendo la bottiglia.
"A proposito del cameriere: di che colore aveva l'Aura?" chiese il mago.
"Awww… Viola… Perché questa domanda?" rispose Oscar in uno stato di dormiveglia.
"Beh è per capire la forza dei nostri avversari" iniziò a spiegare Giacomo "Come sai l'Aura ha due caratteristiche fondamentali il colore e l'estensione; i colori sono moltissimi e possono essere "misti" tra loro, come avviene nelle nostre Aure che hanno una sfumatura di un altro colore, ma ci sono Aure "pure", ossia di un solo colore, senza sfumature, che vengono considerate più forti delle altre; ma non interessa solo la presenza o meno di un colore "secondario" ma è altrettanto importante il colore "primario". È normale trovare Aure rosse, verdi, blu, gialle, eccetera ma quattro colori di Aura sono incredibilmente rari: il bianco, il nero, l'oro e l'argento e perciò queste Aure sono considerate più potenti delle altre. L'estensione invece da la possibilità di utilizzare più a lungo la propria Virtutes poiché, come ben saprete, ogni volta che essa viene utilizzata consuma parte dell'Aura, che impiega del tempo a rigenerarsi; per questo più un'Aura è estesa più essa può sfruttare la sua Virtutes poiché, e saprete sicuramente anche questo, nel momento in cui l'Aura viene totalmente consumata avviene la combustione spontanea. Per questo è necessario conoscere l'Aura dei propri sfidanti, in questo modo si può comprendere la loro forza"
"Grazie per la spiegazione maestrino" disse Oscar voltandosi dall'altro lato.
"Ehi sei stato te a chiedere chiarimenti" disse Filippo ridendo.

Dopo un'altra mezz'ora di viaggio i tre arrivarono in un piccolo paesino sviluppatosi in una radura. Lasciarono il carro da uno stalliere e pagarono 10 scrupoli per la cura di esso fino alla mattina dopo.
"Sei sicuro che sia saggio fermarci qui per oggi?" chiese Filippo.
"Sì; anche se Alfonso ci avesse aggiunto al registro dell'Inquisizione la notizia non sarebbe trapelata dalle mura di Atlantis quindi ponziamo concederci un giorno di tregua prima di ripartire" rispose Oscar sgranchiendosi le gambe.
La stalla era poco lontana dalla piazza e, quando i ragazzi la raggiunsero, videro il paese pronto a festeggiare la giornata della Vigna. Appese alle porte di ogni casa c'erano corone formate dall'intreccio di rami di vigna e di grappoli di uva viola.
"Mi ero dimenticato che oggi è il giorno della vigna" disse Giacomo prendendo qualche acino di uva dalle botti pieni di grappoli sparsi per la piazza. 
I tre entrarono in una locanda per affittare una stanza per la notte e mettere qualcosa sotto i denti. Giunti davanti al bancone vennero accolti da un simpatico locandiere salamandra.  Le salamandre sono creature dal busto umanoide, una testa a metà tra l'umana e la rettiliforme con squame al posto dei capelli che sembrano fiamme accese mentre, dalla cintola in giù, hanno il corpo di un serpente con squame dal colore molto variabile: bronzeo, rosso, giallo o addirittura nero. Questa particolare salamandra aveva la "carnagione" bronzea, vestiva tipicamente come un locandiere, aveva dei lunghi baffi color cremisi e degli occhi dalle iridi scarlatte.
"Buon giorno ragazzi! Mi chiamo Fugis e sono il proprietario do questa locanda! Cosa vi serve?"
"Beh, noi vorremmo aff…"
"Oh scusatemi!" disse Fugis interrompendo Filippo "Oggi è il giorno del Vigna e non vi ho ancora offerto un calice di vino; tenete!" Ed offrì ai ragazzi tre bicchieri di vino rosso.
"Grazie mille!" risposero i tre all'unisono.
"Non c'è bisogno che voi ringraziate, le festività sono importanti per il nostro paese! Comunque, tornando a voi, cosa vi serve?"
"Vorremmo affittare una stanza per la notte e mangiare un qualcosa" disse sereno Giacomo.
"Molto bene; allora, la stanza viene una dracma a notte mentre, per il pranzo, sedetevi pure a quel tavolo e vi porto io qualcosa, ok?"
"Perfetto!" disse Filippo e, dopo che i tre ebbero preso i loro calici, si spostarono a un tavolo libero al centro della sala da pranzo. Fugis dopo una decina di minuti gli portò tre piatti di gnocchi di zucca con spezzatino. Nella locanda c'erano solo i tre giovani quindi Fugis si sedette al tavolo con loro per parlare un po'.
Discuterono allegramente del più e del meno come se non fossero un locandiere e tre futuri ricercati ma quattro amici. Parlarono del più e del meno, delle tradizioni per festeggiare il giorno della Vigna, dell'affluenza dei clienti in quella locanda e del piccolo paesino che appresero avere il nome di Marfino. Ad un certo punto una giovane salamandra di nome Metta si avvicinò al locandiere e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. 
"Eccellente! Ragazzi la vostra camera è pronta se volete già sistemarvi siete liberi di farlo"
"Oh, grazie mille Fugis! Quanto ti dobbiamo per il pranzo?" domandò allora Oscar finendo il suo spezzatino.
"Oh, facciamo 15 scrupoli totali" rispose lui.
I tre frugarono nelle tasche finché non ebbero trovato il necessario e, salutato il cordiale locandiere, si recarono in camera. Dopo aver poggiato i propri bagagli e essersi riposati per qualche minuto si sedettero ad un tavolo e, estratta una mappa dalle bisacce di Oscar, si misero a valutare la situazione.
"In questo momento noi ci troviamo qui" disse Oscar indicando un punto sulla mappa "Abbiamo percorso da Atlantis circa 400 chilometri, e ne mancano ancora 300 per arrivare a Libitrum. Quindi se partiamo domani mattina dovremmo arrivarci nel primo pomeriggio"
"A quel punto potremmo cercare Samadeo nel pomeriggio e poi aspettare di incontrare il professore dopodomani" osservò Filippo.
"Allora oggi possiamo davvero goderci la giornata… Sembra assurdo da dire nel nostro caso ahahahah" disse Giacomo per abbassare la tensione della loro "fuga" interrotta.
In quello stesso momento qualcuno bussò alla porta della loro camera.
"Chi è?" chiese Oscar.
"Sono io, Fugis; volevo dirvi che oggi, in piazza, c'è il consueto torneo di tarocchi quindi, se cercate qualcosa per passare il pomeriggio, vi consiglio di parteciparvi"
"Grazie mille Fugis, probabilmente ci faremo un salto" gli urlò Giacomo da dietro alla porta.

La piazza del paese nel pomeriggio si riempì di bancarelle e passante, la popolazione si aggirava intorno ai 200 abitanti quindi non c'era troppo movimento ma alcuni mercanti provenienti dalle città vicine cercavano di vendere i loro prodotti e, esattamente al centro della piazza c'era una bancarella presso la quale ci si poteva iscrivere al torneo a coppie di tarocchi.
"Ehi ragazzi, che dite? Ci iscriviamo al torneo?" Chiese Filippo rivolto agli amici.
"Mpf… Partecipatevi voi, sapete che il gioco dei tarocchi a me non piace affatto" Disse stizzito Oscar.
"Dici così solo perché non hai mai imparato a giocarci!" lo canzonò Giacomo.
"So giocare ma lo trovo un gioco privo di senso!" rispose il necromante.
"Vabbé… Comunque, Filo, io ci sto! Iscriviamoci!" accettò il mago.
Allora i due giocatori si recarono al banco delle iscrizioni mentre Oscar guardava varie bancarelle alla ricerca di qualcosa di utile, o almeno, questa era la scusa che adduceva con gli altri quando voleva vedere se, in giro, ci fosse una qualche bella ragazza.
"Bene per iscrivervi dovete scrivere qui i vostri nomi" Disse una ragazza Homines prima di andare ad accogliere un'altra coppia di partecipanti.
"Jacky ma, secondo te, dovremmo firmarci con i nostri veri nomi o usarne di falsi?" Domandò Filippo subito prima di firmare l'iscrizione.
"A dire il vero non saprei… Lo stesso problema sorgerà domani quando lasceremo la locanda e dovremo firmare il registro dei pernottanti… " disse Giacomo posando un attimo la penna già imbevuta di inchiostro.
"Già… Ma se dovessimo diventare dei veri ricercati non possiamo permetterci di mettere in pericolo altri esseri com Fugius… Sarà meglio usare due nomi falsi" concluse l'alchimista.
"Hai ragione… Vediamo… Mi firmerò… Mario Rossi!" propose.
"Ma che diavolo di cognome è Rossi? Non si è mai sentito in tutta Atlantis; e poi Mario è un nome che neanche mio nonno usa più… Ci serve qualcosa di credibile!" gli disse Filippo.
"Ok, ok… Allora… Jake… Turner… Jake Turner mi sembra perfetto!"
"Già e io mi firmerò… Niccolò Niger!"
Dopo aver firmato le carte per l'iscrizione i due ragazzi vennero accompagnati al tavolo dove avrebbero disputato la prima partita.
La festa andò avanti finché i primi raggi della luna non presero il posto di quelli del sole; il torneo di tarocchi era finito dopo un paio d'ore e i due ragazzi erano usciti alle semifinali imprecando tra loro perché non avevano avuto una carta decente. Dopo essersi ritrovati con Oscar che stava cercando altre corde per la sua cythara (terminologia utilizzata per la ricerca di una signorina interessante) decisero di concedersi una cena sotto al tendone che era stato allestito da un paio di Golem e tre Druidi. Filippo e Giacomo se ne erano accorti giocando contro vari avversari e Oscar se ne era accorto cercando le sue "corde": in quel paese c'erano esseri appartenenti a più e più razze, c'erano Golem e Druidi, Gnomi e Licantropi e, Oscar giurava, d'aver visto anche un Fiume; Atlantis era ben diversa come città: la maggior parte degli abitanti erano Homines mentre solo raramente di vedevano esseri delle altre  razze.
"È bello vedere un paese così accogliente" osservò Oscar addentando una patata al cartoccio.
"Già… Credo di non aver mai visto un Golem nelle zone di Atlantis" disse Giacomo.
"E io credo di non aver mai visto un Licantropo prendere un buffetto da uno gnomo" scherzò Filippo e i tre scoppiarono a ridere.
Dopo la cena si aprirono le danze: un gruppo iniziò a suonare le musiche tipiche delle feste di paese; tutti si alzarono da tavola e iniziarono a ballare allegramente. Un Druido che faceva parte del gruppo, vedendo sulla schiena di Oscar la sua cythara, lo invitò a suonare con loro mentre Filippo e Giacomo iniziarono a piroettare sulla pista. Giacomo si ritrovò a ballare per metà della serata con un'affascinante ragazza dai capelli biondi mentre Filippo dopo aver ballato per una mezz'oretta si sedette ad un tavolo a parlare con uno Gnomo che si stava bevendo un calice di vino e una Homines coi lunghi capelli scuri.
Quando la festa finì i ragazzi si offrirono di dare una mano a smontare tutto e scoprirono che Fugis era tra gli organizzatori della festa. Giacomo ad un certo punto sparì seguendo la ragazza dai capelli biondi mentre Filippo e Oscar lo ingiuriavano per averli lasciati in due a trasportare tutte le botti di vino rimanenti nella locanda. 
L'alchimista, il negromante e il locandiere, al termine del lavoro, si sedettero ad un tavolo della locanda bevendo finché il mago non ricomparve dalla porta.
"Ci devi spiegare come fai con le ragazze!" disse ridendo Filippo.
"Eh vabbé non vale… Ha discendenze nobili il signorino" sbuffò Oscar sorridente.
"Ah il signorino è nobile?" chiese Fugis "Allora il conto della camera passa a 20 dracme e paga tutto lui!" e tutti scoppiarono a ridere.

La notte trascorse in un turbinare di stelle e di sogni, il vino fermentava nelle cantine e l'upupa intonava i suoi canti accompagnata da un'orchestra di alberi e persiane lasciate aperte a sbattere. Tutto passò in una notte nella quale tre ricercati avevano finto di non dover fuggire. Tutto si era perso in una sera di vino e di danze finché l'alba non ruppe l'incanto ricordando la triste verità. I tre ragazzi si vestirono e decisero di lasciarsi dietro tutto quel mondo con nomi che non erano i loro. Tutto svaniva in lontananza mentre il carro ricominciava la sua corsa.
"D'ora in avanti tutti le nostre giornate saranno così? Ogni uomo che conosceremo resterà relegato in un unico ricordo?  Vivremo sempre così: senza mai poter tornare indietro? " domandò Giacomo mentre dipingeva il volto della ragazza della sera prima.
"Non è così" disse Filippo mentre scriveva un qualcosa su una pergamena "Vivremo per poter tornare indietro"
I tre sorrisero già nostalgici mentre un sole timido mandava i suoi raggi sospesi tra le ombre del bosco verde che il carro stava attraversando.
   
 
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