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Autore: persanelvuoto__    16/06/2016    0 recensioni
Harry e Louis sono solo amici- ma forse queste sono solo parole.
(Questo è un remake di una fanfiction comunque mia, pubblicata su wattpad, che si intitola 'I think about you'.)
Tutti i diritti riservati: oopshiharrystyles / Vicandkells (profilo wattpad)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I love you, no matter what

Harry è a casa di sua madre, seduto pigramente sul fintroppocomodo divano, Louis affianco a lui, e sta cercando le parole per dirle che è gay ed è fidanzato, e il ragazzo in questione è proprio nel suo salotto.
E sta per aprire bocca, quando lei lo interrompe.
"Ma tu lo sapevi che Gemma è gay?" Il tono curioso e un po esaltato, come se avesse fatto la scoperta del secolo. Come se ci fosse arrivata solo in quel momento, pochi giorni dopo aver ricevuto la notizia. Harry annuisce e basta, improvvisamente con la gola secca; vorrebbe solo scappare via da lì, rifugiarsi al polo nord e vivere per sempre come aiutante di Babbo Natale. È possibile? Beh spero vivamente di sì, aveva pensato, adesso muoio, adesso muoio, sta a vedere che adesso muoio, sicuro.
Però non era morto, e avrebbe dovuto sganciare la bomba.
"È perché non me l'hai detto!" Lo dice quasi con accusa, colorando il tono cattivo con dell'ironia mal celata: avrebbe voluto sembrare cattiva, lei, farlo sentire in colpa per non averglielo detto, ma era sempre stata una frana con gli scherzi e le finzioni in generale. Le riusciva solo quando fingeva sul pranzo preparato.

"Ho fatto la minestra, ragazzi, a tavola, dai."
"Ma uffa, perché la minestra, lo sai che non mi piace!"
"Niente storie e a tavola, veloci!" E poi invece c'era il pasticcio quello buono, o magari le lasagne.
"Era giusto che te lo dicesse lei, lo sai anche tu— e qui si ferma, e guarda la donna davanti a lui. Non può semplicemente dirglielo, non così dal nulla. E okay, magari non sarebbe proprio dal nulla, ma ha bisogno di una scusa, anche minuscola, anche palesemente finta, anche senza senso che lo convinca che è meglio così, che è meglio non dirglielo- e qui Louis si accorge dei dubbi che gli occupano la testa, si accorge di come si sta martoriando il labbro inferiore coi denti, si accorge di come non riesce a tenere ferme le mani, e allora gli si fa più vicino, in modo che sua madre non se ne accorga, e gli poggia casualmente la mano sul ginocchio, accarezzandolo casualmente, facendo finta non sia niente, nonostante lo sguardo curioso della donna sia corso immediatamente a quel contatto, e Harry trova la forza di parlare— e devo dirti una cosa, ecco, però non so come dirlo, aspetta, fammi trovare le parole eh, solo- solo un attimo, ora ci sono-"
"Smettila di agitarti tanto, dillo e basta!— sbotta lei improvvisamente, ma poi probabilmente nota lo sguardo perso del figlio, probabilmente nota quanto sia nervoso e insicuro e allora addolcisce il tono, guardandolo con gli occhi dolci, con lo stesso sguardo che aveva quando lo consolava per farlo smettere di piangere— Sai che puoi dirmi tutto."
Harry fa un respiro profondo, e poi fanculo, non può succedere niente di così brutto.
Però tutto il coraggio che aveva lo abbandona appena prima di parlare, facendo uscire le parole in un sussurro: "Sono gay."
Gli occhi, prima fissi sulla figura della madre, si abbassano in fretta sulle sue mani, intrecciate tra loro in qualche strano modo -colpa dell'ansia- e quasi trema, aspettando la risposta di lei.
Di lei, che appena ha capito cosa le ha effettivamente detto ha avuto un sussulto, di lei che ha passato tutte le espressioni prima di una lontanamente positiva; di lei che resta zitta con una mano sulle labbra, un po' confusa, che ancora non sa come si sente, riguardo la notizia.
Sbuffa fuori tutta l'aria che aveva bloccato nei polmoni, e lo guarda così insistentemente che Harry è praticamente obbligato, a rialzare lo sguardo, a ricambiare il suo.
Ci sono minuti in cui nessuno dice niente, si sentono a stento i respiri, quasi avessero tutti paura di respirare.
E allora Louis gli prende una mano, senza curarsi più di farlo senza farsi vedere, e gli sorride di un sorriso quasi impercettibile, gli angoli delle labbra tirati di pochissimo verso l'alto.
"Va bene. Lo sai vero, che va bene?" Ha ancora quello sguardo confuso negli occhi, ma sembra quasi sinceramente felice. Poi ammicca alle loro mani ancora unite, e sorride apertamente.
"State insieme?" Non c'è più paura, non c'è più niente, se non curiosità.
Harry si fa rosso come mai prima, e Louis arrossisce un po', leggermente in imbarazzo.
"Beh, uhm, ecco-"
"Si." è il suo ragazzo che risponde per lui, aumentando il sorriso sul volto di lei, cancellando tutti i dubbi su di loro dalla testa di Harry
"Oh ragazzi. Il mio bambino!— parla come se si trovasse veramente davanti ad un bambino, tantissimi ricordi ad invaderle la mente mentre guarda quel bambino, diamine, il suo bambino crescere e scoprire il mondo e innamorarsi- anche se quello era successo già da tempo— Vieni qua, fatti abbracciare. Vieni anche tu, Louis, su, cosa aspetti?"
Harry è a casa di sua madre, stretto in un abbraccio che sembra durare ore, con due delle tre persone che ama di più al mondo (la terza sarebbe Gemma, ovviamente, non può escludere la sua sorellina da quella parte importante di sè)

Harry è a casa di sua madre, seduto pigramente sul fintroppocomodo divano, Louis affianco a lui, e sta cercando le parole per dirle che è gay ed è fidanzato, e il ragazzo in questione è proprio nel suo salotto.
E sta per aprire bocca, quando lei lo interrompe.
"Ma tu lo sapevi che Gemma è gay?" Il tono curioso e un po esaltato, come se avesse fatto la scoperta del secolo. Come se ci fosse arrivata solo in quel momento, pochi giorni dopo aver ricevuto la notizia. Harry annuisce e basta, improvvisamente con la gola secca; vorrebbe solo scappare via da lì, rifugiarsi al polo nord e vivere per sempre come aiutante di Babbo Natale. È possibile? Beh spero vivamente di sì, aveva pensato, adesso muoio, adesso muoio, sta a vedere che adesso muoio, sicuro.
Però non era morto, e avrebbe dovuto sganciare la bomba.
"È perché non me l'hai detto!" Lo dice quasi con accusa, colorando il tono cattivo con dell'ironia mal celata: avrebbe voluto sembrare cattiva, lei, farlo sentire in colpa per non averglielo detto, ma era sempre stata una frana con gli scherzi e le finzioni in generale. Le riusciva solo quando fingeva sul pranzo preparato.

"Ho fatto la minestra, ragazzi, a tavola, dai."
"Ma uffa, perché la minestra, lo sai che non mi piace!"
"Niente storie e a tavola, veloci!" E poi invece c'era il pasticcio quello buono, o magari le lasagne.
"Era giusto che te lo dicesse lei, lo sai anche tu— e qui si ferma, e guarda la donna davanti a lui. Non può semplicemente dirglielo, non così dal nulla. E okay, magari non sarebbe proprio dal nulla, ma ha bisogno di una scusa, anche minuscola, anche palesemente finta, anche senza senso che lo convinca che è meglio così, che è meglio non dirglielo- e qui Louis si accorge dei dubbi che gli occupano la testa, si accorge di come si sta martoriando il labbro inferiore coi denti, si accorge di come non riesce a tenere ferme le mani, e allora gli si fa più vicino, in modo che sua madre non se ne accorga, e gli poggia casualmente la mano sul ginocchio, accarezzandolo casualmente, facendo finta non sia niente, nonostante lo sguardo curioso della donna sia corso immediatamente a quel contatto, e Harry trova la forza di parlare— e devo dirti una cosa, ecco, però non so come dirlo, aspetta, fammi trovare le parole eh, solo- solo un attimo, ora ci sono-"
"Smettila di agitarti tanto, dillo e basta!— sbotta lei improvvisamente, ma poi probabilmente nota lo sguardo perso del figlio, probabilmente nota quanto sia nervoso e insicuro e allora addolcisce il tono, guardandolo con gli occhi dolci, con lo stesso sguardo che aveva quando lo consolava per farlo smettere di piangere— Sai che puoi dirmi tutto."
Harry fa un respiro profondo, e poi fanculo, non può succedere niente di così brutto.
Però tutto il coraggio che aveva lo abbandona appena prima di parlare, facendo uscire le parole in un sussurro: "Sono gay."
Gli occhi, prima fissi sulla figura della madre, si abbassano in fretta sulle sue mani, intrecciate tra loro in qualche strano modo -colpa dell'ansia- e quasi trema, aspettando la risposta di lei.
Di lei, che appena ha capito cosa le ha effettivamente detto ha avuto un sussulto, di lei che ha passato tutte le espressioni prima di una lontanamente positiva; di lei che resta zitta con una mano sulle labbra, un po' confusa, che ancora non sa come si sente, riguardo la notizia.
Sbuffa fuori tutta l'aria che aveva bloccato nei polmoni, e lo guarda così insistentemente che Harry è praticamente obbligato, a rialzare lo sguardo, a ricambiare il suo.
Ci sono minuti in cui nessuno dice niente, si sentono a stento i respiri, quasi avessero tutti paura di respirare.
E allora Louis gli prende una mano, senza curarsi più di farlo senza farsi vedere, e gli sorride di un sorriso quasi impercettibile, gli angoli delle labbra tirati di pochissimo verso l'alto.
"Va bene. Lo sai vero, che va bene?" Ha ancora quello sguardo confuso negli occhi, ma sembra quasi sinceramente felice. Poi ammicca alle loro mani ancora unite, e sorride apertamente.
"State insieme?" Non c'è più paura, non c'è più niente, se non curiosità.
Harry si fa rosso come mai prima, e Louis arrossisce un po', leggermente in imbarazzo.
"Beh, uhm, ecco-"
"Si." è il suo ragazzo che risponde per lui, aumentando il sorriso sul volto di lei, cancellando tutti i dubbi su di loro dalla testa di Harry
"Oh ragazzi. Il mio bambino!— parla come se si trovasse veramente davanti ad un bambino, tantissimi ricordi ad invaderle la mente mentre guarda quel bambino, diamine, il suo bambino crescere e scoprire il mondo e innamorarsi- anche se quello era successo già da tempo— Vieni qua, fatti abbracciare. Vieni anche tu, Louis, su, cosa aspetti?"
Harry è a casa di sua madre, stretto in un abbraccio che sembra durare ore, con due delle tre persone che ama di più al mondo (la terza sarebbe Gemma, ovviamente, non può escludere la sua sorellina da quella parte importante di sè)


 

   
 
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