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Autore: Bianca Wolfe    16/06/2016    1 recensioni
Sono passati quarant'anni dall'ultima volta che Takao Kinomiya ha combattuto una battaglia a Beyblade. Da allora, molte cose sono cambiate, la disfatta è stata inevitabile. Quattro bladers hanno il destino di questo glorioso sport nelle proprie mani. (Attenzione! La storia è un rifacimento.)
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Dal terzo capitolo:
Max lo prese per un braccio, bloccandolo. «Aspetta, Tyler! Io non ci ho capito niente. Dove vuole portarci? Possiamo fidarci?»
«Secondo logica, non dovremmo… Ma io mi fido.»
«Come?» Chiese a quel punto Ray.
«Lo- lo sento e basta. Voi no?»
In effetti, c’era qualcosa di estremamente familiare nel volto del professor Kappa, anche Ray e Max dovevano ammetterlo a se stessi. Dopo un momento di esitazione, anche gli altri due si alzarono e seguirono il gruppo. Una sensazione strana aleggiava tra di loro, come se quel percorso l’avessero fatto insieme già tante altre volte, seppure si fossero appena conosciuti.
[...]
Appena entrati, fu Max a rompere il ghiaccio. «Dove stiamo andando, professore?»
«In un posto dove il Beyblade è ancora uno sport.»
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Professor Kappa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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VII.
 
 





La mattina passò in tranquillità. Dopo l’incontro fra Tyler e Max (il quale finì in parità a causa della ben poca padronanza che i due avevano dei loro nuovi beyblade), i quattro ragazzi si separarono per allenarsi singolarmente, seguendo un foglio degli esercizi dato loro da Jordan. A un tratto, quest’ultimo fu convocato fuori e sparì per diversi minuti – non che i bladers facessero molto caso alla sua presenza, a dire il vero, impegnati com’erano. Quando l’assistente tornò in sala, aveva sul volto un enigmatico sorriso soddisfatto.
               Passò qualche ora, prima che Leila e il professore ritornassero.
            «Bene! È un piacere vedere che vi state impegnando per entrare in sintonia con i vostri bey.» Commentò allegro Kappa, genuinamente contento della dedizione che i suoi “discepoli” (così li avrebbe definiti) stavano dimostrando. «Che ne dite di fare una pausa? Ve la meritate. E poi è quasi ora di pranzo.»
          Detto ciò, l'attenzione dell’uomo fu richiamata da Jordan, col quale abbandonò nuovamente la palestra. Max e Ray si guardarono, incuriositi dalla segretezza che l’anziano e il suo sottoposto avevano appena mostrato. Chissà che combinavano, quei due…
            Ma a Tyler tutto ciò non importava: corse verso Leila e, con tono di voce concitato, iniziò a chiederle: «Allora, che ti ha detto? Che avete fatto? Ti ha insegnato qualcosa sul Beyblade? Avanti, dicci!»
            La ragazza rise di fronte a tanto entusiasmo. Nel frattempo, anche Ray e Max si erano avvicinati al duo, mentre Kay rimase lontano, seduto su una panchina a maneggiare Dranzer. Nonostante le mille domande che continuavano a fiorire sulle labbra di Tyler, Leila riuscì a bloccarlo, dandogli una risposta quantomeno generale. «Beh, a quanto pare vuole insegnarmi tutto quello che sa sul Beyblade. Oggi abbiamo discusso dei materiali migliori per costruire i vari componenti. E poi…»
            «E poi
            «Mancava il quinto elemento della squadra, no?»
            Il sorriso che si formò sul volto della ragazza non dava adito a dubbio alcuno, persino Tyler aveva capito all’istante cosa intendesse. Fu Max, però, a dare vita al pensiero: «Quindi tu saresti come il professore?»
            «Esattamente!» I compagni sgranarono gli occhi in evidente incredulità. «Lo so, lo so. È un po’… disarmante, all’inizio. Ma ci faremo tutti l’abitudine.»
            «Vuol dire che da ora in avanti, chiederemo a te per i problemi dei nostri bey.» Commentò Max, evidentemente divertito dalla novità.
            «Mmh, tecnicamente sì… Realmente? Ho ancora molto da imparare, quindi fossi in voi non mi fiderei delle mie capacità.»
        «Va bene, ragazzi, adesso basta. Continueremo la nostra chiacchierata davanti a una bella bistecca. Questi allenamenti sono estenuanti!» Tyler si massaggiò lo stomaco, avviandosi con nonchalance verso l’uscita della palestra. A quel punto, Kay sbuffò in segno di scherno verso il commento del moro, il quale non tardò a notare il gesto. «Hai qualcosa da dirmi?» Domandò, scontroso.
            «Affatto.» Rispose lui, rivolgendo all’altro uno sguardo pungente. «Ho solo trovato divertente la tua… Fiacchezza
            «Cosa intendi dire?» Gli occhi di Tyler quasi emanavano scintille.
            «Voglio dire che gli allenamenti diventeranno sempre più duri. Se il torneo mondiale si farà sul serio, non affronteremo certo bladers mediocri come quelli con cui combatti tu di solito.»
            Con queste parole, Kay si alzò e abbandonò la stanza, seguito dallo sguardo di tutti. Tyler era furente, in quanto non era riuscito a replicare nuovamente alle accuse del rivale, facendo così – secondo il suo parere – la figura dello stupido. L’aveva forse definito mediocre? L’aveva, dunque, insultato?
            «Dovremmo essere una squadra.» Sospirò Ray, scuotendo la testa al comportamento di entrambi i compagni. «Dovremmo dimostrare al professore che siamo degni della sua fiducia.»
            Tacitamente, tutti erano concordi con tale ragionamento. Proprio in quel momento, però, Kappa rientrò con aria gioiosa: aveva una buona notizia da dare loro. «Ce l’abbiamo fatta, ragazzi! Abbiamo fissato un incontro con le autorità mondiali dello sport. Dobbiamo solo pregare che tutto vada nel verso giusto. Comunque… Che ne dite di andare a pranzare, adesso? Andiamo a festeggiare.»
 
Recuperato anche Kay, il professore li portò a mangiare in un ristorante italiano niente male. Il cibo era delizioso, il servizio impeccabile. Si rimpinzarono per bene e, una volta finito di mangiare, fecero una passeggiata per aiutare la digestione, prima di ricominciare con gli allenamenti. Decisero di terminare quella prima, pienissima sessione alle sette. I cinque componenti della squadra si ritrovarono fuori dall’edificio per i saluti. Kay, come era previsto dagli altri, non spiccicò parola, e se ne andò frettolosamente per la sua strada. Eppure non aveva valutato Leila, stufa di quell’atteggiamento: si conoscevano da poco più di tre giorni e già non lo sopportava, con i suoi modi così scontrosi e distaccati. Decise, quindi, di chiarire le cose. Lo doveva anche agli altri, giusto?
            Correndo, lo raggiunse dopo qualche metro, e non appena fu a portata d’orecchio gli chiese: «Si può sapere qual è il tuo problema?»
            Lui non rispose, continuò a camminare e a guardare davanti a sé, come se Leila fosse soltanto un moscerino insignificante, non degno della sua benché minima attenzione. Ciò non fece che peggiorare l’umore della giovane, la quale insistette.
            «È buona educazione rispondere, quando ti viene fatta una domanda…»
            «Io non ho nessun problema.» Rispose lui finalmente, dopo lunghi secondi di silenzio. «Per me sei tu quella che ha dei problemi.»
            Indignata, la giovane gli si parò davanti, arrestando la sua corsa. «Ti comporti come se fossi il padrone del mondo,» sibilò. «Ma ho una notizia flash per te- Non lo sei. Sei un ragazzo come tutti gli altri, quindi scendi dal tuo piedistallo e comportati come una persona civile.»
            «Non sono come gli altri e tu non sai niente della mia vita. Non intrometterti.»
            Per quanto minaccioso suonasse, Kay non le fece paura. Anzi, le provocò… Compassione. «Senti, dovremmo comportarci come una squadra… Ormai, siamo una squadra, hai accettato di farne parte.» Adesso Leila parlava più dolcemente, cercando di calmare sia il suo animo che quello dell’interlocutore. «Dovremmo parlare tra di noi. Soprattutto tu. Provaci, perlomeno. Okay?»
            Kay non rispose, si limitò a fissarla. Qualcuno che riusciva a tenergli testa… E non come quel bamboccio di Tyler, che tentava di fare il duro con scarsissimi risultati. Leila era decisa, sapeva cosa dire, aveva la risposta pronta. Il ragazzo scosse la testa: non era il momento di lasciarsi abbandonare a tali pensieri. Se ne andò, strattonando la ragazza, spalla contro spalla, e non guardò indietro. Leila sbuffò. Eppure, ci aveva almeno provato.
 
Intanto Tyler, Max e Ray erano rimasti davanti al portone del palazzo, intontiti e sorpresi dall’improvviso slancio di Leila. Ben presto, iniziarono a ipotizzare le ragioni di tale reazione. Il primo a mettere sul tavolo le proprie teorie fu Tyler: «Allora, o sta cercando di farlo integrare nel nostro gruppo… O le piace Kay.»
            Ray – chissà per quale motivo – iniziò a innervosirsi. «Lo credi sul serio?»
            «Cosa? La prima o la seconda?»
            «La seconda…»
            «Ah- Beh, certo che no! Leila è troppo sveglia per infatuarsi di uno come Kay. Insomma… Avrà gusti più raffinati. Sicuramente è per la prima opzione.»
            «Oppure gli sta semplicemente facendo una strigliata per come si è comportato prima.» Aggiunse Max con una scrollata di spalle. «Sta attento, Tyler! Toccherà anche a te, visto come ti sei infuriato.»
            «E perché? Io gli ho solo risposto!» Replicò l’interessato, incrociando le braccia al petto come gesto di difesa. «Lui se la merita, la ramanzina… Ah, non lo sopporto proprio, quello lì!»
            «Se lo conoscessimo meglio, magari ci risulterebbe anche simpatico.»
            «Oh, Ray… Sei così tremendamente diplomatico
            Il maggiore tra i tre si strinse nelle spalle, mentre Max lo perforava con lo sguardo. Ray si sentì più che osservato - forse la parola che cercava era analizzato - e si cheise perché il biondo lo fissasse in quel modo. Improvvisamente, percepì che sotto lo sguardo attento dell’amico era completamente scoperto, nudo, come se il compagno di squadra avesse ben intuito cosa gli stesse passando per la testa.
            I suoi peggiori timori presero vita, non appena venne formulata la domanda: «Lei ti piace, non è così?»
            «Cosa? No! Ma di che parli?»
            Forse fu la repentinità con cui rispose, o il fatto che deglutì in maniera troppo evidente subito dopo aver pronunciato la frase, ma quella fu per Max la conferma a ogni dubbio. Il suo volto s’illuminò del più grande sorriso che si fosse mai visto. «Lei ti piace, e anche parecchio!»
            «Hey, Leila sta tornando!» Annunciò Tyler, salvando così (giusto in tempo) Ray.
            La ragazza procedeva a passi pesanti, l’evidente rabbia affiorava sui suoi lineamenti altrimenti allegri. Quando parlò, fu con un tono sarcastico che gli altri non le avevano ancora mai sentito: «Bene, credo che questo meraviglioso evento concludi la giornata.» Ma poi aggiunse un’altra breve frase, appena sussurrata tra i denti, intrisa soltanto di un nervosismo palpabilissimo. «Quel ragazzo è un idiota e uno scorbutico.»
            «Lieto di sentire qualcuno che la pensa come me!» Esclamò Tyler, alzando il cinque affinché l’amica potesse batterlo. Inutile dire che ciò non avvenne, e il ragazzo fu costretto ad abbassare il braccio lentamente, sperando che Max non glielo facesse notare con uno dei suoi “commenti simpatici”.
            «Beh, credo sia ora di andare…» Disse infine Leila, guardando interrogativa Ray.
            «Certo.» Rispose il diretto interessato, pronto a incamminarsi con lei, come loro solito.
            La giovane annuì e, salutando in silenzio gli altri, i due se ne andarono.
            «Allora, fammi capire…» Disse Tyler a bassa voce, una volta che gli amici furono abbastanza lontano. «A Ray piace davvero Leila?»
            Max non rispose subito, ma guardò l’altro con espressione accigliata. Infine, la sua sentenza: «Certe volte sei proprio tardo, Tyler.»
 
Kay camminava lento per le strade affollate di New York. Non riusciva a togliersi dalla testa quel discorsetto accorato che si era dovuto sorbire poco prima. Non aveva mai notato Leila prima di quel momento, né quando il professore e il suo gruppo si erano presentati al locale per sfidarlo, né il giorno prima, all’incontro nello studio del medesimo. Ma adesso si era fatta prepotentemente sentire: a quel punto, fu impossibile ignorarla. Eppure avrebbe preferito che i rapporti – sia con lei che con gli altri – fossero inesistenti… È vero, facevano parte della stessa squadra, ma lui non voleva nulla a che fare con quegli estranei. Che facessero amicizia tra di loro, a lui non importava! L’importante è che la sua solitudine non venisse intaccata, che nessuno si permettesse d’infastidirlo.
            La realtà era che non voleva affezionarsi: ogni persona che aveva amato o quantomeno iniziato ad amare era poi sparita, abbandonandolo, scavando un vuoto ormai impossibile da colmare. I suoi genitori, primi fra tutti. E poi possibili amici e figure paterne che si potevano incontrare solo sull’asfalto nudo dei bassifondi della città, luoghi che lui da anni frequentava. Gente importante, insomma, che così come entrava repentina nella sua vita, ne usciva, lasciandolo solo.
            Tanto valeva sbarrare le porte.
 
Quel monolocale – solo ora ci faceva caso – era davvero deprimente. Vivere lì, da sola, senza qualcuno accanto non era proprio il massimo. A diciassette anni, quel tipo di solitudine era troppo da gestire. Eppure le aveva anche insegnato cosa volesse realmente dire amare una persona, volerla al proprio fianco nei momenti positivi quanto in quelli negativi. Avere una persona così importante, di cui fidarsi ciecamente, seppur conoscendola da poco. Ci credeva davvero. Dopotutto, Leila già sapeva amare. Amava suo nonno… E sì, amava anche i suoi genitori, nonostante tutto.
            Aveva riprovato a ristabilire i contatti, ma c’era sempre qualcosa che la bloccava. E se non avessero più voluto avere nulla a che fare con lei? L’avrebbero perdonata per essere scappata di casa, oppure l’avrebbero rinnegata una volta per tutte? Avevano cambiato idea sulla sua passione per il Beyblade? Non voleva rischiare, aveva paura. La parte più oscura della sua mente le parlava di un presagio, qualcosa che non le avrebbe permesso di buttarsi nuovamente nella fiducia nei confronti della propria famiglia.
            Si addormentò avvolta in quei pensieri, all’improvviso esausta, le lacrime che silenziosamente le rigavano il volto.
 
Fu strana per tutta la durata della loro passeggiata. Guardava davanti a sé, gli occhi vacui di chi è perso nei propri pensieri, silenziosa come non mai. Ray si chiese più volte se avesse fatto qualcosa di male, se avesse fortuitamente detto qualcosa che l’avesse offesa o umiliata o… Ah, si sentiva così ridicolo. Non poteva fare a meno di pensare che Kay l’avesse ridotta in quello stato. In effetti, Leila era diventata così pensierosa solo dopo la “chiacchierata” col tenebroso blader. Un oscuro presentimento si affacciò nella mente del ragazzo, una domanda che lo intimoriva e di cui non voleva ricevere risposta. E poi Tyler lo aveva detto: lei aveva gusti più raffinati. Ma ne era davvero così sicuro? E – se così fosse stato – lui era abbastanza raffinato, o Kay lo surclassava?
            Stupido, stupido, stupido!
            Scosse la testa nel vano tentativo di disperdere quell’aura negativa di cui si stava involontariamente circondando. Non aveva bisogno di quel tipo di stress.
            Appena messo piede in casa, si avvicinò alla casella vocale, premendo il tasto dei messaggi che erano stati registrati automaticamente in sua assenza. Quando la voce meccanica gli comunicò che aveva solo un messaggio d’ascoltare, Ray sapeva già di chi fosse. La voce che risuonò in salotto poco dopo sembrava rassegnata.
            «Sono di nuovo io, Mary… So che non vuoi parlarmi, ma credimi- è davvero importante, Ray. Non ti assillerei, altrimenti. Liam è… Ti devo parlare a quattr’occhi. Quindi, per favore, richiamami
            Il ragazzo chiuse gli occhi e tirò un respiro profondo. Ripensò alle parole di Leila della sera precedente e prese il coraggio a due mani: ora sapeva cosa fare. Alzò la cornetta e compose il numero, le dita velocissime sulla tastiera lo conoscevano a memoria. Quando qualcuno all’altro capo rispose, lui disse: «Ciao, Mary, sono io. Parliamo. Domani ho da fare, quindi ti do l’indirizzo di dove mi potrai trovare…»



Angolo dell'autrice:
Eccoci qui con un nuovo, corto (e anche un po' banale e noioso) aggiornamento. Purtroppo, ogni tanto il capitolo di passaggio ci vuole per far capire qualcosina in più sui personaggi.
Il prossimo capitolo sarà sicuramente movimentato, in vista dell'arrivo di Mary! Chissà cosa porterà con sé? uwù
Sperando in un migliore aggiornamento, ci si vede alla prossima!

Un bacio,
Bianca

   
 
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