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Autore: clepp    17/06/2016    4 recensioni
Si alzò da terra: guardò prima il profondo taglio sul braccio e in seguito i tre uomini che si stavano dirigendo verso l’uscita.
Bucky aveva gli occhi puntati su di lei. Non era in grado di capire se l’espressione sul suo viso fosse di dispiacere per averle fatto male o per non avergliene fatto di più.
[BUCKY/NUOVO PERSONAGGIO] [POST Captain America: Civil War]
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(5)



 
Kamila aveva appena finito di discutere – litigare – con il Capitano Rogers per la faccenda della sorella quando Wanda era entrata nella sala di ritrovo con un sorriso largo quanto la sua faccia e una proposta decisamente fuori luogo in quel momento. Sfortunatamente aveva esaminato il curriculum e le abilità del nuovo insegnante di Tanka, il signor Milicevic, e non aveva trovato alcun difetto evidente che potesse spiattellare in faccia a Steve. Ma nonostante questo, non si era comunque limitata nel dirgli tutto ciò che pensava riguardo al fatto che lui avesse preso una decisione su sua sorella senza prima consultarla personalmente.
Avevano discusso circa mezzora nell’ufficio del Capitano senza un’apparente motivo logico dato che entrambi riconoscevano che l’insegnante fosse un valido professionista  e che Steve si era scusato per non averle detto nulla. Kamila, ovviamente, non si era accontentata delle sue scuse ma aveva fatto di testa sua e aveva continuato ad inveire contro di lui. Una volta stufa, se n’era andata sbattendo la porta, proprio come piaceva fare a lei, e si era rintanata nella sala di ritrovo della squadra con uno dei suoi libri preferiti, nella speranza che nessuno venisse ad infastidirla. Aveva calcolato tutto perfettamente: a quell’ora i suoi compagni erano impegnati negli allenamenti perciò la sala sarebbe stata completamente deserta e dopo quella litigata Steve non avrebbe di certo preteso che lei partecipasse.
Eppure, dopo una decina di minuti, la porta in legno si era aperta e la voce di Wanda l’aveva distratta dalla sua lettura.
«Tu vuoi fare cosa?» mormorò Kamila, storcendo il naso e allo stesso tempo alzando un sopracciglio. Wanda prese posto nella poltrona di fronte all’amica e con un sorriso entusiasta le ripeté la sua idea.
«Una festa!» disse, «una festa per Steve. È il suo compleanno tra poco, e dati gli ultimi avvenimenti credo che faccia bene a tutti festeggiare qualcosa.» abbassò improvvisamente lo sguardo, in imbarazzo, e riprese a parlare. «Quando ho manipolato la sua mente... ho visto una sala piena di persone vestite in maniera molto vintage.»
«Intendi da vecchi.» ironizzò la bionda appoggiando il mento sul palmo della mano aspettando che arrivasse la parte interessante della storia.
«Ad ogni modo, credo che sia un’idea carina quella di ricreare un tema del genere per il suo compleanno. Ho già parlato con T’Challa e lui è d’accordo con me. Ha già inviato degli agenti a recuperare il necessario per organizzare tutto quant-»
«Per quale motivo allora mi stai dicendo tutto questo se hai già deciso tutto?» la interruppe Kamila, chiedendosi per quale motivo Wanda si stesse dando tanta pena per organizzare qualcosa a Steve. Era forse nato qualcosa tra i due? impossibile, sarebbe stata la prima a saperlo.
Forse perché Steve si era sempre comportato in maniera gentile e cordiale con Wanda e lei si sentiva in qualche modo in debito con lui.
«Perché tu sei la sua migliore amica,» replicò la ragazza, «mi sembrava giusto che lo sapessi e che mi dessi un tuo parere.»
Kamila riprese in mano il libro che aveva temporaneamente accantonato e lo riaprì alla pagina 139. «In questo momento io e il Capitano siamo in una zona di guerra, perciò puoi fare quello che vuoi, a me non importa.» mormorò riprendendo la lettura e sancendo in tale modo la fine della conversazione.
Wanda sospirò rassegnata e si alzò dalla poltrona, dirigendosi verso l’uscita: ormai in tutto quel tempo assieme a loro si era talmente abituata ai continui battibecchi trai due che ormai non ci faceva quasi più caso.
«Niente di troppo appariscente, comunque.» riprese Kamila indifferente con gli occhi fissi sul suo libro, «altrimenti ci odierà fino alla morte. E nessuna candelina sulla torta, se ci teniamo alla nostra vita.»
Wanda sorrise di sottecchi e si chiuse la porta alle spalle: le sembrava di vedere lei e suo fratello, quando ancora ne aveva uno.
 
*
 
Tanka continuava a girare nel suo vestito rosa e nelle sue ballerine bianche, incapace di trattenere il sorriso. Kamila era felice di vedere che finalmente si divertiva, e che finalmente aveva qualcosa da fare.
Indossava il vestito per il compleanno di Steve da quando le era arrivato quella mattina. Kamila non era riuscita a convincerla a toglierlo neanche durante il pranzo, perciò era stata costretta a coprirla di tovaglioli per impedire che si sporcasse.
«Tanka, io devo andare. Ci vediamo dopo, d’accordo? Fai attenzione.» le lasciò un bacio sulla guancia e uscì dalla porta di camera sua.
Si stava dirigendo verso la biblioteva dove, nascosti dagli alti scaffali colmi di libri, Wanda aveva organizzato una riunione segreta per mettere a punto gli ultimi dettagli per quella sera. Il salone principale era stato addobbato a tema, le cucine avevano preparato una grande torta priva di candeline e gli invitati erano entusiasti di poter cambiare la propria routine.
Era stato difficile nascondere tutti i preparativi al Capitano, ma l’ottimo lavoro di squadra li aveva premiati.
Kamila comparve da dietro uno degli scaffali. Salutò con un cenno del capo i presenti e si andò a sistemare accanto a Sam.
Nascosto in un angolo scorse lo scintillio di un braccio di metallo e fu felice di vedere il viso serio e composto di James. Lo salutò con la mano e portò l’attenzione su Wanda. Questa spiegò il piano della serata e come fare a portare Steve nella sala senza che lui si accorgesse di niente. Chiese nuovamente a tutti di fare grande attenzione e di seguire il Capitano in ogni suo movimento. Infine ripeté tutto per l’ennesima volta.
Terminato l’incontro Kamila scese dal tavolo su cui si era seduta e si diresse verso James, ancora fermo immobile nell’ombra di uno scaffale. Solo in quel momento, presa com’era stata dai mille impegni, si era resa conto di averlo visto davvero poco durante quei giorni. Si stupì nel pensare che in qualche modo quell’atteggiamento restio gli era mancato.
«Sei pronto per stasera?» gli chiese mentre si avvicinava lentamente: ormai aveva imparato che con lui qualsiasi approccio doveva essere ponderato e minuziosamente calcolato.
James annuì, ma nella sua espressione c’era qualcosa che Kamila non riusciva a decifrare del tutto. Pareva più nervoso del solito, come se qualcosa lo stesse facendo preoccupare e lui stesse cercando di non darlo a vedere in nessun modo.
«C’è qualcosa che non va?» gli domandò con tono studiato. Bucky aggrottò la fronte, scosse la testa e spostò lo sguardo verso un punto indefinito della stanza.
Kamila scorse delle profonde occhiaie accerchiare i suoi occhi così chiari e limpidi. «Sei sicuro? Sembri nervoso. C’è qualche problema per stasera?»
Bucky scosse di nuovo la testa e Kamila lo vide serrare i pugni in un gesto infastidito. Si irritò anche lei.
«Ti do così tanto fastidio?»
«No.» la sua risposta secca le suggerì tutto il contrario.
«Mi pare che negli ultimi giorni tu ti sia rintanato di nuovo nella tua stanza. Nessuno ti ha più visto. Io non ti ho più visto.» era decisa a scoprire quale fosse il problema di James in quel momento, quali delle sue tante preoccupazioni lo stessero affliggendo.
In risposta lui voltò il viso da un’altra parte e si girò completamente. Senza dire una parola si allontanò da Kamila a passo deciso, incapace di sostenere ancora quella conversazione.
Kamila serrò le palpebre.
A passo ancora più deciso e testardo lo seguì tra gli scaffali della biblioteca che si era ormai svuotata del tutto.
«Qual è il tuo problema?» gli urlò dietro, nella speranza che lui si fermasse e continuasse a parlarle. Invece James continuò a camminare a passo spedito, ignorandola completamente e facendola infuriare ancora di più.
«Puoi parlarmi in maniera civile?» quando non ottenne ancora risposta, Kamila alzò il braccio e con un movimento secco della mano fece comparire una piccola lastra di ghiaccio sul pavimento, a pochi passi da James. Questo, attento a guardare solo davanti a se, non si accorse dell’improvviso ostacolo. Quando ci mise sopra il piede destro, perse improvvisamente l’equilibrio ma i suoi sensi da Soldato d’Inverno gli permisero di aggrapparsi velocemente agli appilli attorno a lui. Le sue grandi mani si attaccarono agli scaffali ai suoi lati e in pochi secondi riguadagnò la stabilità.
Ma Kamila aveva approfittato di quel momento e gli era sgusciata davanti.
«Ora puoi parl-» non ebbe il tempo di finire la frase che le sue spalle vennero afferrate con forza dalle stesse mani che poco tempo prima le avevano procurato un livido sotto l’occhio. Il colpo alla schiena le fece mancare per un momento il respiro.
Bucky l’aveva spinta contro la parete di destra, e ora le teneva la mano umana stretta attorno al braccio e quella di metallo contro la parete a pochi centimetri dalla sua testa.
«E’ sempre un piacere parlare con te.» mormorò debolmente Kamila, obbligando i suoi polmoni ad inalare quanta più aria possibile.
James le coprì la bocca con la mano meccanica, emettendo un lamento simile ad un rantolio soffocato. Kamila represse il suo animo impulsivo e l’istinto di ribellarsi perché sapeva che se l’avesse lasciato sfogarsi avrebbe scoperto qual era il motivo di tanta rabbia.
«Stai zitta, zitta.» il suo tono di voce era quasi un sussurro ma la sua presa era ferrea e decisa, in una rappresentazione del perfetto contrasto che aleggiava in lui tra il Soldato d’Inverno e l’uomo di nome Bucky che stava cercando disperatamente di riemergere. Kamila rimase immobile in attesa che lui facesse qualcosa, qualsiasi cosa, in modo tale che lei potesse capire cosa ci fosse dentro di lui.
«Tu non capisci, la mia testa...» esordì James ma le sue parole erano confuse così come i suoi occhi e i suoi movimenti. Kamila scorse una grande stanchezza nascosta tra i segni del suo viso, nascosto per metà da un ciuffo di capelli.
«No... no tu non capisci... questa volta è diverso… io non... la mia testa...» Kamila scorse un misto di sentimenti in quei due pozzi azzurri e per la prima volta nella sua vita si ritrovò incapace di mantenere il controllo della situazione. Era completamente disarmata di fronte a quel viso, a quell’espressione, a quelle parole.
Senza neanche pensarci alzò una mano e posò le sue dita sopra la mano di Bucky, quella umana stretta attorno al suo  braccio.
James osservò quel gesto rimanendo immobile.
Nella biblioteca calò un silenzio glaciale, carico di tensione e di aspettative a cui nessuno dei due sapeva dare risposta. Kamila aveva lo sguardo fisso sul viso di Bucky e lui stava ancora guardando la sua mano coperta da quella di lei.
Poi tutto accadde all’improvviso, spezzando quell’attimo di attesa.
James afferrò la mano di Kamila e prima che lui la scaraventasse a terra lei vide la follia attraversare come un lampo il suo viso.
Il colpo le spezzò il respiro. La testa cozzò con forza contro il pavimento e per qualche secondo la sua visuale fu disturbata da decine di puntini bianchi. Completamente spaesata e disorientata da quell’improvviso cambiamento di atmosfera, Kamila rimase immobile sul pavimento, incapace di tirarsi su e difendersi.
Ma il secondo attacco non arrivò. Quando riacquistò pieno controllo del suo corpo, scorse Bucky in piedi davanti a lei con i capelli arruffati, il respiro pesante e le spalle ricurve.
«Non posso essere aiutato.» disse, e il suo tono era incolore, secco e deciso: non ammetteva repliche.
Mentre le dava le spalle e si dirigeva velocemente verso l’uscita, Kamila pensava tra se e se che nessuno – nessuno – poteva credere di essere più deciso e testardo di quanto lo fosse lei.
 
*
 
Kamila si sistemò le pieghe del vestito blu corallo mentre assieme a Tanka scendeva le scalinate del secondo piano. Le sorrise incoraggiante e le porse la mano che la bambina prese titubante. Era un po’ agitata di far parte di una festa dove ci sarebbero stati solo adulti, ma era anche felice di poter fare qualcosa di diverso dal solito.
Era venuta a conoscenza che il piano per portare Steve nel salone senza destare sospetti era riuscito e le dispiaceva un po’ di non essere riuscita a godersi la sua faccia una volta scoperta la sorpresa, nonostante fossero ancora in zona di guerra. Sfortunatamente Kamila, da buona ritardataria, aveva trovato delle faccende da sbrigare giusto all’ultimo minuto, perciò aveva tardato di una buona mezzora e si era dovuta cambiare di tutta fretta. Non sapeva nemmeno come diamine fossero conciati i suoi capelli, dato che li aveva lasciati semplicemente sciolti lungo la schiena per fare più in fretta. L’unica cosa che ricordava il fatto che stesse per partecipare ad una festa stile anni ’40 era il suo vestito di un blu corallo, stretto sul corpetto e poco più largo dalla vita in giù, fino alle ginocchia, e  un paio di tacchi non troppo alti.
Una volta raggiunta la porta del salone principale Kamila si fermò sulla soglia. Appoggiato allo stipite di una finestra con la schiena rivolta verso di lei e lo sguardo verso il panorama fuori, c’era James.
Kamila era sorpresa di vederlo lì: quel pomeriggio aveva dato segni di forte squilibrio mentale e di un gran crollo emotivo, eppure quella sera si trovava lì, per la festa di compleanno del suo migliore amico.
Kamila non l’aveva perdonato del tutto per ciò che le aveva fatto poche ore prima ma aveva cercato di capirlo ancora una volta. C’era qualcosa che non andava in lui ma non riusciva a capire che cosa dato che da quando gli aveva parlato con il cuore in mano lui aveva cercato in ogni modo di impegnarsi a migliorare e a far parte del mondo reale. Doveva essere successo qualcosa, ma che cosa?
Kamila era una persona fin troppo curiosa ed impulsiva. Decisa e molto testarda.
Proprio per quel motivo invitò sua sorella ad entrare nella sala rassicurandola che lei l’avrebbe raggiunto tra qualche minuto.
Una volta soli e avvolti da una lieve musichetta attutita dalla porta del salone, Kamila si avvicinò a James. Illuminato dalla luce del tramonto, vide che indossava un paio di pantaloni, una giacca e scarpe eleganti, tutto di colore marrone scuro. Rimase ancora più stupita. Scorse anche il colletto di una camicia da dietro i suoi lunghi capelli.
«James.» lo richiamò con calma, avvicinandosi  verso di lui.
Questo si girò di scatto, rendendosi solo conto in quel momento della presenza di qualcun altro nella stanza. In mano aveva un bicchiere con del liquido trasparente. Dall’odore sembrava vodka liscia.
La guardò stupito, incapace di spiegarsi per quale motivo lei gli stesse parlando dopo ciò che era successo.
«Kamila.» il suo nome gli uscì automaticamente, come spinto fuori da qualcosa di forte nascosto dentro di lui.
«Ciao,» lei gli sorrise rassicurante e gli si fermò ad un passo di distanza. «Non credevo di vederti qui stasera.»
Quando James si girò completamente verso di lei, Kamila rimase senza fiato. Di fronte a lei c’era un uomo affascinante, stretto in un completo elegantemente rifinito e perfettamente aderente al suo corpo delineato. Il braccio di metallo era nascosto dalla giacca, i suoi capelli erano tirati dietro le orecchie e il suo viso era libero da qualsiasi ombra. Era come vederlo veramente per la prima volta.
«Ed io non credevo di vedere te qui con me.» disse, riferendosi a ciò che era successo quel pomeriggio.
Kamila si strinse nelle spalle: nonostante il rammarico per l’accaduto, era grata di vedere che lui in quel momento stava un po’ meglio. Sembrava essersi ripreso quasi del tutto, come se quella mattina si fosse alzato di luna storta, si fosse sfogato con lei, e ora tutto era tornato al suo posto. Sorrise nel pensare che aveva trovato qualcuno ancora più lunatico di lei.
«Che cosa è successo oggi in biblioteca?» gli chiese schietta, con il desiderio di capire qualcosa in più.
James abbassò lo sguardo sul suo bicchiere. Il liquido all’interno gli serviva a dimenticare ciò che aveva fatto, ma i due occhi che in quel momento lo stavano guardando annientavano l’effetto di quella bevanda.
Ne bevve un sorso comunque.
«E’ da qualche giorno che mi sento... confuso e molto stanco. Insomma, è una sensanzione che va e viene. Sto cercando di controllarmi.» si spiegò, gustando il forte sapore della vodka giù lungo la sua gola.
«Ed io ti ho messo a dura prova.» replicò Kamila, trattenendo una smorfia. «Steve lo dice spesso, che sono insopportabile.»
James abbozzò l’ombra di quello che sembrava un sorriso. «Non era mia intenzione trattarti in quel modo.» aggrottò la fronte, scettico, come se ripensare a ciò che aveva fatto aumentasse ancora di più il suo senso di colpa. «E’ solo che tu sai essere parecchio... frustrante.»
Kamila annuì e fece un passo verso di lui e verso la luce della finestra.
James la vide meglio sotto il riflesso del sole che stava tramontando. Rimase in silenzio, a fissarla. A fissare quel viso magnetico e quegli occhi intensi. A fissare quel corpo stretto in un vestito elegante e quei capelli lunghi fino alla schiena. Ma soprattutto, a fissare quella donna dalla postura fiera e dall’atteggiamento gentile ma pur sempre sicuro di sé.
Non sapeva cosa dire, o cosa fare. Voleva guardarla in quel modo per altri dieci minuti, ma non poteva di certo farlo senza risultare un pazzo. Abbassò lo sguardo per la seconda volta.
Sentiva premere dentro di sé il desiderio di avvicinarsi a lei. Il suo stomaco era in subbuglio e tutte quelle sensazioni insieme lo rendevano nervoso ed eccitato al tempo stesso. Era una situazione di cui voleva liberarsi in fretta ma allo stesso tempo rimanerci dentro fino al collo.
«Andiamo?» gli chiese lei, spezzando il filo dei suoi pensieri sconnessi.
James annuì bevendo in un sorso il suo cocktail. «Andiamo.»




Buongiorno a tutti! Incredibile, eh? Direi che ho aggiornato in tempo record! Non so nemmeno io il perchè sinceramente, forse perchè appena ho fnito di scrivere il capitolo ho sentito l'impulso di pubblicarlo subito! E così, eccomi qui :DDD
Allora, come sempre ringrazio voi lettori che mi spronate ad andare sempre avanti e a migliorarmi di giorno in giorno, grazie mille con tutto il cuore, siete la ragione per cui ogni volta che apro efp sorrido!
Come vi è sembrato questo capitolo? Devo ammettere che è un po' strano, lo so. C'è una litigata fra i due, e anche bella tosta, e subito dopo tornano a parlare come se nulla fosse successo. Ma il motivo penso sia evidente. Kamila ormai capisce perfettamente l'animo tormentato di Bucky e cerca di aiutarlo senza farlo sentire troppo in colpa! James, dal canto suo, è un po' fuori di testa in questo periodo ahahah il motivo ovviamente lo scopriremo più avanti!
Inizialmente avevo pensato di incentrare il quinto capitolo sulla festa, ma poi ho deciso di dividere il racconto in due capitolo, perciò nel prossimo verrà raccontata la festa a sorpresa del nostro Cap. 
Spero che vi sia piaciuto il capitolo, vi ringrazio ancora una volta per il vostro supporto!
Un bacio, clepp



 
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