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Autore: KRoad    16/04/2009    0 recensioni
L’essere non sembra pericoloso, anche se ha strani comportamenti. Comportamenti totalmente illogici. Ogni tanto emette qualche suono ma per la maggior parte del tempo tace.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una luce accecante le feriva gli occhi

Una luce accecante le feriva gli occhi.

Dov’era? Dove si trovava? Dov’erano i suoi vestiti?

Man mano che i suoi occhi si abituavano alla luce improvvisa iniziò a distinguere gli oggetti che la circondavano. Vetro. Lisce pareti di vetro.

Si avvicinò ad una di esse e vi premette contro il viso: una scrivania, qualche foglio sparpagliato sopra, tavoli con boccette; forse un laboratorio. Delle ombre si muovevano oltre la parete ma non capiva cosa fossero. Si scostò dal vetro e si guardò intorno. Solo vetro su quattro lati. Si sentiva come un animale allo zoo, ma lei non aveva nessun pubblico. Batté sul vetro gridando. Un volto apparve e scomparve poco dopo. Stesso volto insieme ad un altro, si guardarono e poi se ne andarono. Batté di nuovo sul vetro ma non apparve più nessuno.

Dov’era? Perché era li dentro? Chi erano?

La luce sopra la sua testa si spense e venne inghiottita dall’oscurità.

Era sola. Si accucciò in un angolo e rimase in attesa. Prima o poi sarebbero tornati.

Sarebbero tornati vero?

 

 

Restò immobile nell’oscurità per ore. Non osava muoversi.

Ad un certo punto perse la cognizione del tempo e forse si addormentò perché quando riaprì gli occhi la luce accecante era già accesa. Si guardò intorno. Le quattro pareti di vetro la rinchiudevano ancora. Avrebbe voluto avvicinarsi al vetro per guardarvi oltre ma qualcosa la tratteneva. Cosa o chi avrebbe visto questa volta?

Si guardò di nuovo intorno e si accorse di una piccola ciotola. Era sicura che poco prima non ci fosse. Conteneva dell’acqua. Aveva sete ma non sapeva se fidarsi, poi, una realizzazione la colpì come un fulmine: non aveva alternative non sapendo dove fosse, se sarebbe mai uscita o se avrebbe mai avuto la possibilità di scappare. E a che scopo scappare se non aveva un posto dove andare? Bevve qualche sorso d’acqua.

Solo adesso si rese contro di un’ombra ferma davanti al vetro. Qualcosa la osservava. Chi, cosa era? Cosa voleva? Piano piano si avvicinò al vetro per meglio vedere a chi appartenesse quell’ombra. Battè lievemente sulla parete ma la ignorarono del tutto. Tornò indietro, prese la ciotola e si accucciò nell’angolo più lontano rispetto all’ombra.

Doveva essersi addormentata. Al suo risveglio la ciotola era vicino a lei, dove l’aveva lasciata, ma ne era apparsa un’altra con dentro del cibo. O almeno con qualcosa che sembrava tale. Era grumoso e bianchiccio. Provò ad annusarlo, non aveva odore. Provò ad assaggiarlo, non aveva sapore. Aveva fame e così decise di mangiarlo comunque. Lasciò la ciotola dove l’aveva trovata e vi pose di fianco quella con l’acqua. A quanto pare non l’avrebbero lasciata morire di fame o di sete.

Rimase in attesa finché le luci non vennero spente, non accadde nulla a parte per l’ombra che ogni tanto riappariva.

 

 

All’inizio aveva tenuto il conte delle volte che la luce si era spenta, supponendo che si spegnesse di notte, e riaccesa.

Era passata una settimana ed era ancora lì dentro.

Poi aveva smesso di contare.

 

  
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