Capitolo
11: Due colpi
Erano
passati quasi due giorni da quando Rian e Arthur erano
morti… e non era ancora
successo nulla.
La
notte stessa Dana, Aida e Drake erano andati in giro nel bosco a caccia
di
Tributi, ma non avevano trovato nessuno da uccidere.
Quanto
a Phobos, Edgar, Chloé e Beatrix, erano stati tutti dello
stesso parere: meglio
non farsi trovare.
Tuttavia
lo sapevano tutti, a Capitol non piacevano le giornate
noiose… presto gli
Strateghi avrebbero fatto in modo che si scontrassero in qualche modo,
per
rendere il gioco più movimentato.
“Stanotte
dobbiamo andare alla Cornucopia, Beatrix. Non possiamo perdere altro
tempo e
nemmeno aspettare che i Favoriti, Edgar e Phobos si ammazzino a
vicenda!
Dobbiamo fare qualcosa.”
La
Corvonero annuì alle parole di Chloé, mentre
masticava distrattamente qualche
bacca selvatica che avevano trovato in una radura.
Mancava poco al tramonto e ben presto avrebbe
fatto buio.
“In
effetti credo che tu abbia ragione. Di sicuro alcuni di loro andranno a
caccia
stanotte, ma non lascerebbero mai la Cornucopia incustodita…
qualcuno rimarrà
di certo a fare la guardia alle provviste.”
“Esattamente.
E noi faremo loro una visitina… hai le frecce, no? Puoi
ucciderli anche con un
po’ di distanza.”
Beatrix
annuì, lanciando un’occhiata alla faretra
praticamnete piena di frecce
appoggiata sul terreno accanto a lei: non le aveva praticamnete ancora
usate,
se non per uccidere una lepre il giorno prima.
Chloé
aveva ragione… non potevano aspettare in eterno, prima o poi
gli Hunger Games
dovevano finire.
Quella
sera avrebbero fatto una capatina alla Cornucopia, poco ma sicuro.
*
“Ok,
che si fa per i turni stanotte? Chi rimane e chi va?”
Alla
domanda di Drake Dana si strinse nelle spalle, mandando giù
la carne secca
prima di rispondere:
“Ieri
siamo andati tu ed io… stasera quindi rimaniamo qui noi,
Aida, Luke e Ariel
andranno a cercare qualche simpatico Tributo avversario.”
“Nella
speranza di trovarli… non so voi, ma io sono veramente stufa
di giocare a
nascondino.”
Sbottò
Aida in tono seccato, guardando il fuoco che avevano acceso come se
desiderasse
farci finir dentro qualcuno.
Due
giorni senza alcun risultato… non le piaceva molto andare a
stanare gli altri
Tributi, che sembravano essere scomparsi dall’Arena. La
ragazza dell’1 stava
iniziando a perdere la pazienza, voleva che quell’agonia
finisse… voleva uscire
da quella maledetta Arena.
“Non
possono nascondersi per sempre, prima o poi li troveremo…
oppure saranno loro a
farci visita, chi lo sa.”
Luke
si strinse nelle spalle mangiando il fagiano che Ariel e Aida avevano
ucciso e
cotto nel pomeriggio: se non altro loro avevano cibo e
provviste… gli altri non
potevano certo dire lo stesso.
Orami
erano rimasti solo in 9, erano già oltre la metà
dei Tributi di partenza dopo
solo pochi giorni… di quel passo la 96esima edizione degli
Hunger Games sarebbe
durata poco più di una settimana.
Non
che a nessuno di loro dispiacesse, ovviamente: tutti volevano che
quella lenta
tortura avesse fine… nel bene o nel male.
Uscirne
vivi o morti, era sempre meglio che vivere
l’Arena… l’ansia costante, il terrore
di essere trovati e uccisi, di finire le provviste per qualche motivo. Ansia, terrore.
Ecco
le due principali emozioni che si vivevano in quei maledetti
giochi… e più
passava il tempo, più aumentavano.
“Bene,
allora andremo noi tre… appena farà buio possiamo
andare, direi.”
Osservò
Ariel lanciando uno sguardo al cielo, che stava già perdendo
le sfumature
rosa-arancio tipiche dei tramonti: entro un’ora ci sarebbe
stato ben poco da
vedere, anche se per loro non era certo un problema: nella Cornucopia
avevano
trovato un bel numero di occhiali per vedere al buio, quindi uccidere o
cacciare di notte non rappresentata nessuna difficoltà
particolare.
“Beh,
io vado ad affilare i coltelli allora.”
Disse Aida alzandosi con nonchalance, esattamente come se
avesse detto
di andare a farsi una doccia.
Drake
e Ariel si scambiarono uno sguardo ma non dissero nulla: ormai ci erano
abituati, alla strana naturalezza con cui gli altri Favoriti parlavano
di
uccidere o usare le armi.
Probabilmente
non li avrebbero mai capiti, ma certo era meglio tenerseli ben
stretti…
*
“In
effetti, se ci pensi, sono un po’ stupidi sotto questo punto
di vista… insomma,
si accampano all Cornucopia, l’unico punto riconoscibile e
rintracciabile
facilmente all’interno dell’Arena. Dovrebbero
aspettarsi che qualcuno cerchi di
attaccarli, non credi?”
“Vero,
ma probabilmente pensano di essere troppo forti per temere
chiunque… l’arroganza
è davvero una brutta bestia, può danneggiarti
quasi quanto un’arma vera e
propria.”
Chloé
lanciò a Beatrix un’occhiata da
“discorsi-filosofici-da-Corvonero” ma non disse
nulla, camminando fianco a fianco dell’amica nella penombra.
Non si vedeva granché
in effetti, ma la Cornucopia, come la stessa Tassorosso aveva detto,
era al
centro dell’Arena, nel bel mezzo di un campo e color oro: era
assolutamente
impossibile non riuscire a trovarla.
Fortunatamente
non si erano mai allontanate troppo e in un paio d’ore erano
riuscite a raggiungerla:
il che era una fortuna, visto che stava già facendo
abbastanza buio… e non
potevano aspettare troppo, altrimenti Beatrix non sarebbe riuscita ad
ammazzare
proprio nessuno con le sue frecce.
“Ok,
dovremmo esserci… speriamo che vada tutto bene, non vorrei
un incidente come
quello dell’altro giorno… guardiamoci le spalle,
quelli sono capaci di puntare
da un momento all’altro.”
Beatrix
parlò a bassa voce, guardandosi intorno per assicurarsi che
non ci fosse
nessuno nelle vicinanze. Erano ormai al limitare degli alberi, la
Cornucopia in
bella vista proprio davanti a loro.
Esattamente
come Chloé aveva predetto, non erano tutti e 5: si potevano
perfettamente
distinguere due figure, anche se capire di chi si trattasse era molto
difficile
a causa del buio. Non c’erano fuochi accesi ed erano entrambi
in piedi, a
diversi metri di distanza l’un dall’altro.
“Sono
di certo un ragazzo e una ragazza.”
Mormorò Chloé stringendo gli occhi,
mentre Beatrix annuiva.
Prese una freccia dalla faretra e la incoccò
nell’arco, decidendo mentalmente chi dei due colpire: non
sapeva chi fossero…
ma erano tutti e 5 abbastanza letali, quindi forse non faceva poi molta
differenza.
Chloé
dovette intuire i pensieri della ragazza, perché le
suggerì a bassa voce di
colpire il ragazzo.
“Sicura?”
“Si,
in genere sono più veloci, così se dovesse
partire all’inseguimento dovrebbe
fare più fatica a prenderci… e poi spesso e
volentieri sono più forti anche
fisicamente.”
Beatrix
annuì, distinguendo qualcosa nelle mani del
ragazzo… ma che diamine era? Dirlo
era quasi impossibile.
La
Corvonero tese l’arco più che potè,
mentre prendeva con attenzione la mira:
sapeva quanto quella freccia fosse importante… se non avesse
centrato il
bersaglio sarebbero stati guai, guai seri.
Il
ragazzo era in piedi davanti all’imboccatura della Cornucopia
e distinguerlo
non era semplicissimo… fortunatamente la ragazza aveva una
discreta mira.
“Dopo
che si fa? Colpisco anche lei?”
“Beh,
la ragazza dell’1 era bravissima con i coltelli e quella del
2 con le armi da
fuoco… possiamo sperare che sia quella del 4, la meno
letale, ma ho paura che
non ci andrà così bene… di certo
avranno gli occhiali per vedere al buio,
quindi sono temibili da lontano quanto da vicino. E sono a pochi metri
l’uno
dall’altra, quindi si accorgerà subito che abbiamo
fatto fuori il suo amico. Io
direi di darcela a gambe e allontanarci prima che tornino anche gli
altri tre, Beatrix.”
“Ok…
tiro, colpisco, corro. Ricevuto.”
Mormorò Beatrix a denti stretti, assottigliando
gli occhi mentre puntata
la freccia verso la sagoma scura del ragazzo: nessuna
esitazione…
Le
parole di Phobos le rimbombarono nella mente un’ultima volta
e questa volta
Beatrix agì come ogni Tributo che voglia davvero salvarsi e
vincere fa: lasciò
che la freccia scivolasse dalle sue dita e sul metallo
dell’arco, volando nel
buio dritta verso il suo bersaglio.
La
freccia sferzò l’aria e Beatrix ebbe appena il
tempo di abbassare l’arco e
pensare, pensare a cosa aveva appena fatto… pensare a quello
che la sua freccia
avrebbe causato.
Non
urlò, per un momento rimase anche immobile…
E
poi il corpo del ragazzo si accasciò a terra, ucciso sul
colpo dalla freccia
che l’aveva colpito in pieno petto.
Forse
era meglio così, però: almeno non doveva aver
sofferto troppo… non c’è niente
di peggio di una morte lenta, dolorosa.
Beatrix
abbassò l’arco, tenendo gli occhi sulla scena
davanti a lei per pochi istanti,
mentre la ragazza al sentire il cannone si voltava verso il compagno,
lasciandosi sfuggire un urlo.
“Muoviamoci.”
Sussurrò
Chloé prima di girare sui tacchi e correndo via, mentre
Beatrix indugiava con
gli occhi sulla ragazza che si avvicinava di corsa al corpo del
compagno,
inginocchiandosi accanto ad esso.
Per
un momento si chiese chi aveva ucciso… ma poi si rese conto
che forse avrebbe
vissuto meglio senza saperlo, così non avrebbe sognato il
volto della sua
vittima ogni notte.
La
Corvonero girò sui tacchi e corse dietro a Chloé,
consapevole che volendo
avrebbe potuto uccidere anche la ragazza… ma un omicidio era
abbastanza per una
notte.
Aveva
appena raggiunto Chloé quando la Tassorosso aprì
la bocca per dirle qualcosa,
ma s’interruppe bruscamente al rumore di un suono ormai
orrendamente familiare:
il cannone.
Le
due ragazze si guardarono come se ognuna si aspettasse di vedere
l’altra
accasciarsi a terra, ma ciò non avvenne.
“Devono
essere gli altri Favoriti… avranno incontrato Edgar e
Phobos.” Mormorò
Chloé perfettamente immobile, come
se temesse che i Favoriti fossero proprio dietro l’angolo
pronti a colpirle.
“Beh,
non vorrei incontrarli… lasciamo che si ammazzino a vicenda
e stiamone alla
larga.”
Suggerì
Beatrix continuando a camminare, pregando che gli altri Tributi fossero
il più
lontani possibile da loro e chiedendosi, esattamente come
Chloé, chi fosse
morto.
Due
morti, due ignoti… e avrebbero dovuto aspettare la sera
successiva per sapere i
loro nomi.
Sempre
di arrivarci, naturalmente.
*
Edgar
guardò il corpo disteso sull’erba, sanguinante e a
pancia in giù.
Non
vedeva il volto del cadavere, ma i capelli e la voce che aveva sentito
poco
prima gli suggerivano perfettamente di chi si trattasse: il ragazzo del
2.
Lui
e Phobos avevano sentito un altro colpo di cannone poco prima, subito
dopo l’apparizione
del Favorito nella radura dove si trovavano.
Nessuna
esitazione
Preso
dall’istinto di sopravvivenza, Edgar aveva sferrato il suo
pugnale dritto sul
ragazzo, colpendolo alla schiena e uccidendolo all’istante.
Phobos
era in piedi accanto a lui e deglutì prima di parlare,
cogliendo le voci
femminili a poca distanza:
“Credo
che le sue amiche non l’abbiano presa bene… e sono
armate. Prendi il coltello e
filiamocela, Edgar.”
Il
ragazzo del 12 non se lo fece ripetere due volte e si
avventò sul corpo, estraendo
il coltello con un colpo secco e cercando di non indugiare con gli
occhi scuri
sulla brutale ferita che aveva provocato lui stesso.
Era
la prima volta che uccideva qualcuno… e non andava molto
fiero.
Ma
Phobos aveva ragione: nessuno di loro voleva uccidere, ma se volevano
uscirne
era necessario.
“LUKE!”
Un
urlo strozzato seguito da un coltello che sferzò
l’aria accanto ai due ragazzi
in fuga, sfiorando per un pelo la testa di Edgar per poi conficcarsi
nel tronco
di un albero.
“Maledetti…
ve la farò pagare! Aspettatemi mie visite!”
Ringhiò
Aida a voce alta, mentre Ariel deglutiva: avevano perso anche
Luke… le cose non
si stavano mettendo bene per loro.
“Merda…
possibile che i maschi si facciano ammazzare di continuo?
Chissà chi è morto,
poco fa c’è stato un altro colpo…
Dovremmo tornare alla Cornucopia, secondo te?”
Ariel
annuì alle parole di Aida, che sospirò per poi
lanciare un ultimo sguardo al
ragazzo, girando sui tacchi e allontanandosi.
Nessuna
delle due parlò molto lungo il tragitto, ma stavano pensando
la stessa cosa: il
colpo di cannone era stato di certo provocato dall’incontro
tra Dana e Drake
con le due ragazze di Hogwarts… uno dei quattro era morto e
nessuna delle due
aveva la completa certezza che si trattasse delle streghe.
“Ho
un brutto presentimento…”
Mormorò Ariel
a mezza voce, mentre Aida malediceva mentalmente Phobos ed Edgar,
promettendo a
se stessa che avrebbe ucciso entrambi: avevano fatto fuori Rian e
Luke…
dovevano pagare.
“Beh,
speriamo che non si avveri. Abbiamo già avuto una brutta
perdita per stasera.”
Borbottò
Aida in tono non troppo convinto, pensando a Dana e a Drake alla
Cornucopia…
perdere due alleati nella stessa notte non era esattamente
ciò a cui aspirava,
anche se d’altro canto significava avere due avversari
temibili in meno.
Sfortunatamente
però Ariel aveva ragione, come entrambe poterono constatare
pochi minuti dopo,
quando arrivarono al centro dell’Arena e quindi in
prossimità della Cornucopia.
La figura di Dana era poco visibile, seduta a gambe incrociate davanti
alla
struttura dorata e la pistola stretta in mano.
“Siamo
noi!” Esclamò
subito Aida, bloccando sul
nascere l’azione di Dana: la ragazzina aveva già
sollevato il braccio verso le
due ragazze, convinta che fossero noi le due alleate ma le due
“stronze di
Hogwarts”.
Dana
abbassò il braccio quasi seccata: non le sarebbe dispiaciuto
per niente far
fuori le due streghe… specialmente dopo che avevano ucciso
Drake sotto il suo
stesso naso.
“Pensavo
foste le due streghe. Ma dov’è Luke?”
Dana
si alzò, mentre Ariel deglutiva e cercava la figura
dell’amico con lo sguardo,
non trovandola.
Il
silenzio che seguì fece capire a Dana che il secondo colpo
di cannone era per
Luke e la ragazza imprecò, mordendosi un labbro con tale
forza quasi da farlo
sanguinare: la seconda brutta notizia della serata… che
notte fantastica. In
più, non sapeva proprio come a dire ad Ariel che Drake era
morto.
“Drake?” La
domanda della ragazza del 4 arrivò alle
orecchie di Dana quasi come un’eco, risvegliandola dai suoi
pensieri. Alzò gli
occhi verso la bionda, non sapendo bene come diglielo e sperando che ci
sarebbe
arrivata con il suo silenzio.
Fortunatamente
Ariel non era un’idiota e capì… in
realtà l’aveva saputo da quando erano
arrivate alla Cornucopia e Drake non le era andato incontro.
Il
suo brutto presentimento era fondato, alla fine.
Aida
sospirò e mormorò qualcosa
d’incomprensibile, passandosi una mano tra i capelli
mentre una lacrima attraversava la guancia pallida di Ariel, che
abbassò il capo
sforzandosi di un piangere.
“L’hanno…
l’hanno già portato via?” Domandò
la
ragazza con voce tremante e Dana annuì a malincuore, sapendo
che Ariel avrebbe
voluto almeno dare all’amico un ultimo saluto.
“Tieni…
è la sua lancia.”
Dana offrì l’arma
ad Ariel, che la prese con mano tremante.
“Come
l’hanno ucciso?”
“Freccia.”
Freccia…
arco e frecce.
Ariel sorrise
amaramente, sapendo esattamente come le altre due chi avesse ucciso
Drake: la
ragazza di Corvonero, poco ma sicuro.
“Bene…
allora andrò a fare un salutino a quelle due. A Beatrix
mancherà la sua
freccia, dobbiamo ridargliela.”
Mormorò
Ariel con voce roca, guardando la freccia insanguinata che Dana teneva
in mano.
Aida
sorrise appena, quasi lieta che anche la bionda volesse vendetta:
“Giusto.
Facciamo capire a quei quattro idioti CHI sono i Favoriti… i
ragazzi sono stati
fatti fuori, ma noi ragazze veniamo sempre sottovalutate. Ho il
sospetto che
domani sarà una giornata fruttuosa.”
Un
sorriso quasi crudele comparve sul volto di Aida e Dana
annuì, concordando con
la ragazza mentre Ariel continuava a guardare la lancia del suo amico:
avrebbe
ucciso quella ragazza, Beatrix. E avrebbe usato la lancia di Drake per
farlo.
“Oh
sì. Domani sarà una giornata estremamente
fruttuosa.”