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Autore: _AsunaRebi_    19/06/2016    1 recensioni
[AION] Questa è la storia di Alathariel, una giovane daeva elisiana che ha perso la memoria, che si avventura nel mondo di Atreia come se fosse la prima volta.
Si troverà ad affrontare situazioni che spesso sono più grandi di lei, come la guerra.
La guerra tra elisiani ed asmodiani che da tempo immemore affligge il mondo ormai straziato e lacerato dall'odio.
Gli asmodiani sono davvero così feroci e bestiali come si tramanda?
È possibile che nascano amore e amicizia tra pregiudizi e imposizioni sociali?
Spero vi piaccia! >\
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"CORRI!" grida Dalyonn poco avanti a me muovendosi a perdifiato tra gli alberi.
Salto una grossa radice a terra e continuo a correre, poi mi volto e sussurro un incantesimo, Interdizione, che ha la funzione di bloccare l'avversario per una manciata di secondi, trattenendolo con una rete di rami e radici.

"È inutile! Pensa a correre!" Mi rimprovera lui riponendo con difficoltà i pugnali, centrando le fessure dei rispettivi foderi dopo vari tentativi a causa della corsa.

In effetti, è troppo forte per noi.

chiudo il pesante libro degli incantesimi con un tonfo.

Non sappiamo nemmeno dove stiamo andando, stiamo correndo alla velocità della luce tra i fitti alberi del bosco, inseguiti da...
"Ma che diavolo è?!" esclamo boccheggiando 
Dalyonn scansa di fretta un ramo che stava per colpirlo in pieno volto "ma che ne so! Sembra un gigantesco gorilla obeso!" risponde tra un respiro e l'altro.

Proprio così. La missione di oggi prevedeva che ci avventurassimo nella giungla a nord, per diminuire il numero di manduri che sta continuando a crescere.
Mentre stavamo raccogliendo alcuni materiali a terra, siamo stati colti da un gigantesco manduri, che ha iniziato ad inseguirci per tutta la foresta.
Ed ora eccoci qui, a correre a perdifiato, scansando rami, ed evitando enormi radici ricurve a terra, rischiando più volte di andare a sbattere contro i fitti alberi che popolano questa nodosa giungla.

"AHI!" esclamo imprecando
"Che c'è ora!" sbuffa l'assassino, voltandosi un attimo, per poi continuare a correre
"Ho sbattuto il piede contro una radice!" Mi lamento zoppicando
"L'abbiamo seminato?" domanda, rallentando la corsa e facendo cenno di fermarmi.
Ubbidisco. Mi volto tendendo l'orecchio.
L'unico rumore che sentiamo è il cinguettare degli uccelli tra le fitte chiome degli alberi e i nostri respiri pesanti e affaticati dalla corsa.
"Direi... Di si" rispondo ansimando, piegandomi sulle ginocchia per cercare di calmare il respiro.
Dalyonn si lascia cadere a terra, poggiando la schiena all'albero più vicino, per riprendere fiato.

"L'abbiamo scampata..." dico col cuore ancora in gola.
Per tutta risposta Dalyonn aggrotta le sopracciglia "Questo non sarebbe successo se avessimo usato l'aereotrasporto!" sentenzia con tono di rimprovero.
"E sarebbe colpa mia?" rispondo subito inalberata, voltandomi a guardarlo "ti ricordo, signor Daeva, che non abbiamo il becco di un quattrino per spostarci con i teletrasporti!" Ci tengo a precisare io, ricordando l'episodio della locanda di due settimane fa.
Il ragazzo sbuffa portandosi una mano alla testa, aggiustando il ciuffo ribelle che è finito davanti all'occhio sinistro.

Dopo qualche minuto ci rialziamo, ancora indolenziti dalla corsa.
Riprendiamo a camminare in silenzio.
Si sente solo lo scricchiolio delle foglie e dei rami che si spezzano sotto i nostri piedi. La calda luce dorata filtra tra i rami degli alti alberi, e la temperatura si inizia ad alzare, facendo colorire le mie guance di un rosso acceso.
"Ora che cosa facciamo?" Domando
"Ci conviene tornare da Michalis e dirgli cosa è accaduto. Dopotutto la missione è stata completata." risponde l'assassino aggiustando i polsini in pelle.
Annuisco silenziosa.

----

Una volta giunti da Michalis, spieghiamo tutto nei minimi dettagli. Il generale non sembra contrariato, dal momento che l'obiettivo primario della missione è stato completato. 

Ci avverte che ad Heiron ci sono molti pericoli, e che quindi potremmo imbatterci frequentemente in situazioni come questa.

"Detto questo, per oggi abbiamo finito, passate il resto del pomeriggio come più vi aggrada, daeva" conclude il generale congedandoci, poi tira una bella pacca sulla schiena a Dalyonn spostandolo in avanti di circa un metro.
"Deboluccio, il ragazzo" ridacchio io
"Chi è che è inciampata sulla radice di un albero lamentandosi per il resto della giornata?" risponde in tono saccente
Mi trattengo dal rispondere, per non dare il via ai soliti battibecchi del tutto inutili.

Lasciamo perdere.

Usciamo dalla sede del generale, trovandoci all'esterno.
Alzo la testa. Il cielo si sta coprendo di nuvole, il che mi ricorda di quanto possa cambiare in fretta il tempo qui ad Elysea.

"Vado a fare un giro" mi informa Dalyonn, che si è già incamminato verso la porta della fortezza senza attendere una mia risposta, ma ormai ci sono abituata.

Vai pure, pezzo di ghiaccio.

Non lo capisco proprio, questo qui. 
Non si riesce a capire cosa pensa, cosa prova e il più delle volte i suoi comportamenti sono indecifrabili. 
Così mi adatto e cerco di infastidirlo il meno possibile. Non ho intenzione di fare la figura della ragazzina ingenua che pende dalle labbra degli altri.
Durante le missioni facciamo squadra poi, chi s'è visto s'è visto.
È quello che vuole lui. E in fin dei conti anche io. 

Tranquillo, ti accontento subito.

Mentre penso ciò, attraverso la grande porta e accelero il passo superandola e dirigendomi verso le antiche rovine appena fuori dalla fortezza di Heiron.
Mi arrampico su qualche sasso per arrivare più in fretta, dal momento che non ho voglia di prendere il lungo sentiero battuto.
Una volta arrivata al grande piazzale di pietra, rimango per un po' a contemplare quella meraviglia.
Quelli non sono semplici sassi. Sono il segno di un popolo, di una civiltà che c'è stata prima di noi. 
Le alte colonne si erigono imponenti, molte sono spezzate e i pezzi caduti sono ammassati ai loro piedi.
Tutto rimasto è come è stato lasciato.
Trovo che sia molto affascinante, soprattutto la posizione in cui quelle rovine sono collocate. Si trovano davvero in alto, il che permette al visitatore di alzare il naso per aria e vedere l'immensa distesa del cielo senza oggetti che ne impediscano o disturbino la visuale.

Il cielo ormai è scuro, credo che stia pure per piovere.
"Forse è il caso di rientrare" mi dico, facendo un passo nella direzione dalla quale ero arrivata. 
Con la coda dell'occhio vedo un movimento alle mie spalle.

Mi volto di scatto e noto un groviglio di luci colorate che si stabilizza dopo qualche istante, prendendo una forma ovale.
Non c'è dubbio: si tratta di un varco.
Mi avvicino di qualche passo, rimanendo a fissarlo incuriosita.
"Che fare? Andare o no?" Mi chiedo valutando mentalmente tutte le possibilità.

Andarci in due sarebbe nettamente una sicurezza in più, così, anche se controvoglia, scendo di corsa per il sentiero fino a tornare alla fortezza.
"Dove sarà Dalyonn?" Giro la testa in tutte le direzioni cercandolo con lo sguardo.
Lo noto entrare nel negozio di armature alla mia destra.
Mi affretto a raggiungerlo picchiettandogli la spalla da dietro.
"Chi c'è? Ah, sei tu" Mi domanda girandosi

Ah. 
Si, sono io. Problemi?

"Nei pressi delle rovine si è appena aperto un varco, ho pensato che avventurarvisi in due sia meno rischioso" gli dico fissando a terra un po' imbarazzata.
Lui mi guarda per un attimo, per poi spostare lo sguardo un un punto indefinito della stanza, prendendo in considerazione la cosa.

Il ragazzo fa per annuire, ma stesso momento da dietro di lui spunta il viso di una ragazza dai capelli verde smeraldo, la quale, tirando Dalyonn per un braccio, protesta assumendo una smorfia infantile "Cooosa? E mi lasci qui?"
Dalyonn si gira più volte nella mia direzione e poi in quella della ragazza, come se non avesse idea di cosa fare.
Questa difficile scelta è interrotta dalla ragazza in questione, che sto guardando attentamente da quando ha fatto la sua comparsa.
"Alathariel?" Domanda spalancando gli occhi
"Sorenye!" esclamo di rimando
"Caspita per poco non ti riconoscevo!" 
"Nemmeno io! Quanto tempo è passato? Dieci anni?" Sospiro
"Credo di si... sono contenta di rivederti!" La ragazza mi sorride e anche io a lei, il tutto sotto lo sguardo basito di Dalyonn che non sa cosa stia succedendo esattamente.
Sorenye provvede a spiegargli tutto, col suo modo di fare esuberante.
Diciamo che da sempre è un po' un maschiaccio.
"Alathariel ed io siamo amiche d'infanzia! Ci siamo conosciute da molto piccole... Più o meno quando avevamo 3 anni o quasi 4 nel suo caso, dato che è di qualche mese più grande di me" sorride gesticolando animatamente con le mani continuando a guardare l'assassino "ci siamo separate un sacco di tempo fa, a causa del mio trasloco e delle nostre successive ascensioni..." Sposta lo sguardo su di me "Ho conosciuto Dalyonn per via dell'addestramento ad Eltnen, ma poi ci siamo divisi per rincontrarci qui! Voi invece come vi conoscete?" Ci domanda guardando prima l'uno e poi, vedendo che rimane impalato come un sasso, si rivolge a me.
"Ecco... Siamo compagni da un paio di settimane, sai, squadre complementari" provvedo a spiegarle io.
"Ah... Capisco!" annuisce lei poco convinta, continuando a tenere Dalyonn stretto per un braccio.

Si si, ok. Ma non ho più tempo da perdere.

"In ogni caso scusatemi, il varco potrebbe scomparire da un momento all'altro quindi avrei bisogno di una risposta al più presto" 
rispondo incalzando Dalyonn con lo sguardo. 
Il ragazzo sembra ancora indeciso, ma Sorenye non pare volerlo lasciar andare.
"Daaai" sbuffa cingendogli il braccio "mi lasci sola?"

Ma la smetti? Deve decidere lui, che diamine.

Dalyon sospira facendo spallucce "va bene, va bene rimango" dice, suscitando un sorrisetto soddisfatto di lei.
"Mi dispiace, sarà per un'altra volta" conclude poi guardandomi, non sembrando troppo contento e convinto della sua scelta. 
"Ok ok, vado da sola" biascico io infastidita
"Vado a rischiare la vita, IO" sottolineo acida voltando le spalle ad entrambi agitando la mano in un saluto rigido e forzato, uscendo velocemente dal negozio brontolando come una pentola di fagioli
"Una perdita di tempo! Ecco cos'è! Siamo una squadra che caspita! Che razza di molliccione, si fa convincere dalle moine di una ragazza..." 
Mi volto ancora per una frazione di secondo.
Mi sta guardando.

Che hai da guardare?

Non appena si accorge di essere stato visto, viene strattonato per la giacca da Sorenye. Lui distoglie imbarazzato lo sguardo, tornando ad ascoltare la ragazza dalla chioma smeraldo, che sta raccontando animatamente di quanto abbia mangiato la sera prima.

Sospiro indignata.
I rapporti tra me e Sorenye da piccole erano buoni, giocavamo e ci divertivamo. Tuttavia sono rimasta abbastanza colpita da questo suo comportamento. 
Devo dire che è cambiata parecchio, sarà che non ci vediamo da anni. Cavolo, ho bisogno di quel deficiente perché potrei rischiarci la vita, in quel varco. E invece no, è più importante raccontare di un lauto banchetto di legione piuttosto che aiutare una vecchia amica, pensa un po'.

"Perché sono così infastidita?" mi domando tra me e me. 

Mi scoccia più il comportamento di lei, o il fatto che lui si sia lasciato convincere? Nah, smettila di dire cavolate, la seconda ipotesi è totalmente impossibile. 

... Forse.

In fondo non devo contarci su quello lì, no?
Lo so bene.

Il solo fatto che mi dia fastidio che non sia venuto con me, scusate il poliptoto, ma mi infastidisce ancora di più.

Mentre penso ciò, mi accorgo di aver raggiunto nuovamente il varco, quasi quasi ci sto per sbattere contro.
"Peggio per lui, tutto ciò che troverò lo terrò per me" mi dico convinta saltando in quel groviglio di nubi dai colori sgargianti.

Quando giungo a destinazione, ovvero dopo pochi secondi, i miei piedi poggiano su un soffice manto di neve fresca, causandomi un brivido lungo tutta la schiena. Non mi abituerò mai al gelo di Asmodae.
"Brrr..." Strofino le mani soffiandoci sopra "mi toccherà mettere qualcosa di pesante addosso" sussurro aprendo la borsa tremante. Ne tiro fuori un lungo mantello bianco il quale, nonostante sia di pelliccia di brax, è molto pratico da portare poiché entra quasi perfettamente in una borsa di capienza normale. 
Ecco, quasi perfettamente.

Diciamo che in realtà se non avessi estratto il mantello, temo che alla borsa sarebbero saltate le cuciture. Ma sono una persona abbastanza previdente, quindi mi porto dietro di tutto e di più per ogni evenienza, anche la più strana. E' normle che una borsa esploda, con tutta quella roba dentro.

"Ahh! Ora va decisamente meglio... E inoltre, posso perfino mimetizzarmi tra la neve" ridacchio tra me e me, stringendomi nel morbido mantello, coprendo la testa con il pesante cappuccio che mi oscura buona parte della faccia, costringendomi a tirarlo su ogni poco tempo per vederci qualcosa.
Avanzo a fatica nella neve che si fa sempre più alta e difficile da attraversare.

"Psss! Ehi! Ehi voi daeva!" Un sussurro dallo strano accento proveniente da destra mi fa accapponare la pelle e perdere un battito.
Mi volto di scatto e vedo una giovane donna asmodiana, la quale sembra essere una cittadina comune a giudicare dal suo abbigliamento, farmi cenno con la mano di avvicinarmi a lei.
Sono titubante. La scruto dalla testa ai piedi assottigliando gli occhi in fessure come per metterla meglio a fuoco.
"Chi siete voi?" Domando tutto d'un fiato scattando sull'attenti.
"Sono una ricercatrice! Non ho intenzione di farvi del male, potete credermi! Avvicinatevi, ho una richiesta da farvi" la donna tenta di convincermi, mettendosi poi a mani giunte, per farmi capire quanto abbia bisogno di una mano.

Avanzo guardinga di un passo che produce un rumore ovattato affondando nella neve. Mi guardo dietro, a destra e a sinistra e, per assicurarmi che non ci siano spie, recito l'incantesimo che mi permette di scovare cacciatori e assassini, i quali possono rendersi facilmente invisibili.
Mi volto, lentamente scorro lo sguardo di trecentosessanta gradi, per poi concentrarmi sui folti cespugli ai miei piedi e le chiome degli alberi appesantiti dalla neve.
Tutto nella norma. Bene.

Mi sento un po' più rassicurata, tuttavia avanzo lentamente con tutti i sensi allerta.
Giunta dinanzi alla donna, getto un occhio sui suoi fianchi per controllare che non vi tenga pugnali o altro.
Lei mi sorride e mi fa cenno di seguirla.
Giungiamo qualche metro più in là, dove gli alberi fitti lasciano spazio ad una piccola radura dove sorge una casetta di legno logoro dal tetto fumante.

"Io abito qui, ed è il luogo in cui svolgo le mie ricerche sulle piante che popolano le varie regioni." esordisce " vi ho fatta avvicinare poiché è diventato abbastanza raro vedere qualcuno da queste parti a quest'ora... Dunque, avrei un favore da chiedervi" tossisce, poi continua "sto facendo un esperimento con alcune piante, per studiarne le reazioni chimiche. Purtroppo ho dimenticato di raccogliere l'ultimo ingrediente, ma non posso assolutamente lasciare il pentolone senza controllo... Dal momento che non ho idea di cosa ne potrà uscire fuori" annuisco, immaginando già dove voglia andare a parare "oh, Daeva sareste così gentile da procurarvi per me questo ingrediente?" Senza farmi rispondere comincia una specie di captatio benevolentiae, con la speranza di potermi convincere: "Conosco la lingua elisiana, da come vi sarete già accorta, e amo studiare tutto ciò che è flora, soprattutto se proviene da Elysea... Di conseguenza non disprezzo affatto gli-" la interrompo "D'accordo, d'accordo. Non c'è bisogno di tutte queste parole, lo farò. Cercherò questa pianta-cosa..."
"Xilix" risponde lei, estasiata dalla mia risposta affermativa, porgendomi una mappa e un foglio con il disegno di una pianta e una incomprensibile descrizione in lingua asmodiana.
Il foglio sembra essere stato strappato direttamente da un'enciclopedia.
"Giusto, Xi-cosa. Vado e torno" sorrido voltandomi e aprendo la mappa sulla quale avrei trovato il luogo nel quale questa pianta-cosa cresce a palate.

"Non dovrebbe essere così tanto lontano da qui" penso mentre scorro lo sguardo scrutando attentamente la cartina.
"Oh no. Come non detto... È praticamente dall'altra parte della montagna" Sbuffo "devo farmela tutta a piedi..." Scrollo le spalle iniziando a camminare guardinga.
Si prospetta una lunga e pericolosa missione.
"Se solo fossimo stati in due..." aggrotto irritata le sopracciglia, ripensando a Dalyonn e alla sua amichetta.
"Ma che dico! Gli farò vedere che posso benissimo cavarmela senza da sola, come ho sempre fatto prima di fare squadra con un inutile pezzo di ghiaccio come lui." mi correggo e piego gli angoli della bocca in un sorrisetto vagamente malefico.

---

Sto camminando da più o meno 20 minuti, mi fanno male i piedi e di questa Xi-erba-cosa non c'è traccia. Ma dopotutto non sono ancora arrivata a destinazione.
Il paesaggio è  leggermente cambiato.
Ora, di tanto in tanto tra la neve posso scorgere enormi sassi neri, probabilmente magmatici. 
La neve smette di cadere e posso sentire che ad ogni metro di cammino, il manto soffice si assottiglia sotto i miei passi.
Gli alti pini scuri regnano sovrani e il silenzio la fa ancora da padrone. 
Le mie orecchie sono ormai abituate a captare ogni segnale sospetto.

Crack.

Come questo.
Mi volto scattando e di riflesso apro il mio libro degli incantesimi, il quale inizia a brillare di una leggera luce gialla.
"Ehi ehi, calma. Vedo che sei già scattata in attacco" una voce vagamente conosciuta spunta da dietro un alto cespuglio aggrovigliato, posto qualche metro dietro di me. 
"Chi sei? Fatti vedere" ringhio tendendo il braccio in avanti pronta per recitare un incantesimo di stordimento.

Sento un forte fruscio di foglie e vedo sbucarvi una testa dai capelli corvini piena di rametti e foglie.
"Così non basta, devi mostrarti per intero" dico, cercando di sfoderare il tono più aggressivo che possa fare, nonostante il cuore mi martelli prepotente nel petto a causa della sensazione di pericolo.
"Va bene, va bene eccomi" sospira tranquillo il ragazzo che, alzandosi in piedi si scrolla di dosso le foglie del cespuglio avanzando di qualche passo verso di me.
"Asmodiano-faccia-da-schiaffi!" Esclamo sorpresa, ricordando l'episodio di un paio di anni fa, quando incontrai lui e la sua combriccola.
"Cosa? E così è questo il mio soprannome?" Ride scoprendo i canini appuntiti "mi chiamo Ryeckskel, quindi gradirei che ti riferissi a me chiamandomi col mio nome" dice, puntando lo sguardo su di me.
"È un nome fin troppo strano" affermo osservandolo guardinga e indietreggiando di un passo. 
L'Asmodiano è piuttosto alto, dotato di una corporatura atletica, le braccia sono leggermente muscolose e le spalle larghe.
Il suo viso ha dei tratti definiti, liscio senza alcun accenno di barba, gli occhi sono taglienti di un color rosso rubino. 
La chioma setosa è color nero corvino, folta. 
La sua pelle è di un colore innaturale, tanto da sembrare vagamente sul grigiastro cadaverico. 
Il contrasto tra la carnagione e i capelli è vagamente affascinante, ma allo stesso tempo mi trasmette una leggera sensazione di inquietudine.
Ai fianchi porta due foderi nei quali due revolver lucidissimi brillano sinistri.
È un ingegnere, senza dubbio.

Di quelli che ti fregano tutto il mana. 
Brontolo io tra me e me.

"Che vuoi da me? Perché parli tanto? Se vuoi combattere ti accontenterò subito" ringhio io, e la mia mano inizia ad emettere una pallida luce azzurrina.
Lo faccio solo per incutere un po' di timore.

"Oh oh! Una donzella elisiana che prova ad essere minacciosa" ridacchia lui in tono canzonatorio. 

Ottimo lavoro, Alathariel, i miei complimenti. Incuti davvero tanto timore!

"Mostra il volto" aggiunge poi quasi serio.
Mi sono dimenticata, in effetti, di avere ancora il cappuccio calato quindi provvedo a toglierlo lasciandolo indietro.

"So essere cattiva quasi quanto voi asmodiani" sentenzio tagliente assottigliando lo sguardo in una fessura
"Non provocarmi, elisiana" la faccia dell'asmodiano si trasforma in un ghigno irritante e pericoloso allo stesso tempo
"Oh, voi asmodiani siete piuttosto permalosi, vedo" sibilo aggrottando le sopracciglia
"E voi elisiani siete dannatamente superbi" la sua espressione si fa seria 

Non ho più paura, adesso.
Sono migliorata davvero tanto, in questi due anni. Se la prima volta che mi ha incontrata ero una novellina, adesso ho accumulato un bel po' d'esperienza.
Ho infinite cose da imparare, ma ritengo di aver affinato nettamente le mie abilità magiche. E anche quelle mentali, direi.

Riesco a rimanere concentrata. 
O meglio, devo riuscirci. Non posso permettermi di distrarmi, o questo qui potrebbe prendere in mano i revolver e puntarmeli addosso in meno di un nano secondo.
Non sono una che ama la battaglia, in realtà.
Per questo motivo, se l'altro non mi attacca per primo, io non lo faccio. Durante gli addestramenti mi hanno sempre rimproverata a causa di questo, ma io non ho mai cambiato questa abitudine. O, meglio, non sono mai riuscita a cambiarla.
È più forte di me.
Perché dovrei attaccare qualcuno che non lo fa?
Se poi mi si scaglia contro come un sauro impazzito, allora è un'altra storia.

"Cosa ci fai qui in giro per Beluslan?" mi domanda, ribaltando completamente il tono della discussione
"Non sono affari che ti riguardano, Asmodiano." sbraito io, che non ho intenzione di dargliela vinta così in fretta.
"E io che volevo solo essere gentile! Immagino che tu stia cercando qualcosa... Stai camminando da una buona mezzora guardando a terra" sorride beffardo poggiandosi una mano sul fianco destro.

"Uff... Si e allora? Sei parecchio insistente! E da quanto è che mi stai pedinando?" sbuffo io alzando di poco la voce.
"Mhm... Vediamo, da quando hai chiacchierato con la ricercatrice, direi. Se vuoi saperlo, ho visto anche che correvi come una pazza inseguita da 4 worg affamati" si mette una mano sulla bocca, ma non resiste e scoppia in una risata sincera "e anche quando sei inciampata su quei sassi a terra" continua cercando di trattenersi dal ridere.
Io arrossisco visibilmente. Quella sincera risata mi ha trasmesso qualcosa? O forse sono solo imbarazzata per la figuraccia.

"Mi stai dicendo che tutto lo sforzo che ho fatto per fare bella figura è stato rovinato da 4 worg spelacchiati e da dei dannati sassi che si trovavano nel posto sbagliato e nel momento sbagliato?" Sospiro io scuotendo la testa sconsolata.
"Già" risponde lui, ancora con le lacrime agli occhi per la risata prolungata.
"Che impiastro che sono" commento. Inaspettatamente mi sento abbastanza a mio agio. A tal punto che mi viene da ridere così tanto che non riesco a soffocare una sincera risata. 
Dopo pochi secondi smettiamo di ridacchiare e tra noi cala di nuovo il silenzio.

Non va bene, dannazione

Mi sono lasciata andare troppo. Il nemico non deve vedermi troppo vulnerabile.
Mi mordo il labbro nervosa cercando di ricompormi e ritrovare lo sguardo aggressivo di prima "C-cosa vogliamo fare? Rimanere a guardarci ancora per molto?" dico infine spazientita.
"Se dobbiamo combattere, che sia una cosa veloce." Borbotto.

"Potrei aiutarti" sibila l'asmodiano con un sorrisetto beffardo stampato in faccia
"Cosa? Farmi aiutare da un asmodiano? Non se ne parla" concludo scuotendo visibilmente la testa.

D'improvviso sento un vociare confuso.
Parole senza senso giungono alle mie orecchie, dapprima ovattate, poi sempre più nitide, fino a sentire un crescente scricchiolare di passi nella neve e un rumoroso tintinnare di cinghie e catenelle.
"Shhh" l'asmodiano scatta sull'attenti mettendosi un indice sulla bocca, per indicarmi di rimanere in silenzio.
Io ubbidisco. 
"Sono truppe asmodiane" sussurra rimanendo voltato nella loro direzione "va a nasconderti dietro quell'albero" mi dice agitando la mano in direzione di un grosso pino dal tronco largo, poco distante da noi.
"Ma a cosa vuole arrivare questo qui aiutandomi?" Mi domando avvicinandomi furtivamente all'albero, nascondendomi quatta quatta dietro di esso, trattenendo il fiato man mano che i passi si avvicinano. 
Ho il cuore in gola: "e se lui mi stia solo tendendo una trappola? Se riferisse tutto alle truppe?" penso premendo ansiosa i polpastrelli alla corteccia dell'albero, facendo aderire poi tutto il palmo della mano, graffiandomi leggermente con le scheggie di legno.

Diamine, credo che mi sia entrata pure una scheggia nel dito!

Chiudo gli occhi con forza, strizzando le palpebre tra loro quasi violentemente.
Potrei scappare. Ma... Per una volta, voglio fidarmi. Non so perché lo faccio, tanto più che quell'asmodiano mi ispira tutto fuorché fiducia. 
Ma resto. 
A mio rischio e pericolo, resto.

Le truppe di pattuglia sono ormai arrivate davanti all'asmodiano. 
Ecco ora avviene uno scambio di battute del quale io non capisco un accidenti. 
Mi viene voglia di imparare l'asmodiano solo per capire che si dicono.
Vedo l'asmodiano-faccia-da-schiaffi indicare con un braccio il sentiero opposto a quello in cui ci troviamo noi.
Il cacciatore di pattuglia fa un leggero inchino col braccio, per poi tornare indietro sul sentiero insieme ai suoi uomini.
Solo dopo che ho sentito scomparire completamente il rumore dei passi, posso tornare a respirare regolarmente.

"Puoi uscire fuori da lì, elisiana" sento dire ciò all'asmodiano, prima di vederlo avvicinarsi al mio nascondiglio improvvisato "e così sei rimasta. Ammetto di aver pensato che saresti scappata" conclude portandosi una mano al mento "torniamo a noi. Dov'eravamo rimasti?" domanda avvicinandosi.
"Ecco... G-grazie" balbetto imbarazzata e ancora interdetta dall'accaduto.
Dentro di me si è creato un conflitto pieno di domande e dubbi.
Dovrei fidarmi? Oppure no?

Farsi aiutare da un asmodiano è visto come un disonore, così come anche per loro lo è aiutare il nemico. 
Ma allora non capisco il motivo per il quale questo qui invece sta aspettando così tanto prima di combattere.
Ma vuole davvero combattere? 
Ha avuto una marea di occasioni per farlo, eppure non ne ha colta nemmeno una.
Tutti gli asmodiani che ho incontrato finora non si sono preoccupati di scambiare neppure una sillaba con me, andando dritti al punto: duellare per uccidere.
Perfino la ragazza alta una boccetta di pozione.
Me la sono trovata intorno parecchie volte, dal nostro primo incontro, ma prima di scambiarci qualche sillaba in pace ci siamo scannate un paio di volte.

Mi guardo il dito preoccupata. Lui deve essersene accorto e si avvicina incuriosito.
"Sono tre ore che ti guardi il dito, c'è per caso scritto qualcosa di interessante? E' un romanzo?" scherza divertito prendendomi la mano. Rimango immobile senza sapere cosa fare. 

Oddio, e ora?

"Vediamo un po'. Cosa abbiamo qui, una scheggia?" dice, avvicinando il mio dito al suo viso.
In una frazione di secondo sento un leggero dolore, "AHIA!" esclamo.
"Ecco fatto. Certo che la vostra pelle è piuttosto delicata, elisiana" afferma l'asmodiano scrutando attento la mia mano, soffermando poi lo sguardo sul sottile rigolo di sangue che sta scorrendo dal mio indice destro. "G-già, siamo molto delicati noi elisiani, sai? Non come voi asmodiani burberi che strappate schegge dalle mani delle persone senza il minimo preavviso" mi lamento io irritata, continuando a massaggiare il dito con il pollice e l'indice dell'altra mano.

Credo di non aver realizzato ancora bene che un asmodiano si è avvicinato troppo a me e mi ha toccato perfino la mano.
Ma ora la domanda che mi preme di più, è una sola.

"Perché mi hai salvata dalle truppe?" Domando. Sono seriamente interessata a conoscerne la risposta.
L'asmodiano scrolla le spalle stampandosi in faccia il solito sorrisetto irritante.

"Non so, ho pensato che se fossi rimasta, avremmo potuto chiacchierare ancora un po'"

  
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