Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Janta    20/06/2016    1 recensioni
La notte era l'unico momento in cui lui era capace di vivere con serenità, come un giovane della sua età avrebbe dovuto effettivamente fare.
Si diresse verso la credenza accanto a lui, e con occhi vuoti passò lo sguardo sulle foto incorniciate che erano state appoggiate sopra. Non aveva mai avuto il coraggio di toglierle. Ogni volta che si perdeva ad osservarle, non poteva fare a meno di pensare ad una frase di una poesia che a lei piaceva tanto.
"E ora che non ci sei, è il vuoto ad ogni gradino."
Così recitava quella poesia malinconica, e Namjoon poteva tranquillamente dire che, effettivamente, gli calzava a pennello. Per lui, da quando lei se n'era andata, era tutto incredibilmente vuoto. Non capiva più quale fosse il motivo che lo tenesse in vita. Vuoto era il mondo, pieno di gente buona soltanto a pensare ai suoi interessi, vuote erano le giornate così prive di senso, vuota era la vita, vuoto era Namjoon stesso, privato dei suoi sentimenti che lei, scomparendo, aveva portato con sé.
[namjin ]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Seokjin venne svegliato dal trillo del suo cellulare. Ancora mezzo addormentato, lesse il contenuto del messaggio che gli avevano inviato.
Ti va di vederci?
Non aveva bisogno di leggere il mittente, c'era un unica persona che, a quell'ora del mattino, fosse capace di chiedergli cose del genere. Il suo ragazzo. Sorrise, rispondendogli, e si preparò frettolosamente ad uscire. Quello era il suo giorno libero, ed era ben felice di spenderlo con una persona così importante per lui. Fece a ritroso la strada che aveva percorso la sera prima, quella che conduceva verso il suo negozio, ma proprio poco prima di arrivarci svoltò a destra: prese un vicolo che conduceva ad un parco. Quando si incamminò nel viottolo, gli venne spontaneo sorridere. Amava quel posto così appartato e dall'aria perennemente magica, indipendentemente dalla stagione in cui ci si trovasse. Era un angolino appartato e tranquillo in quel mondo caotico e frettoloso, e proprio per questo motivo Seokjin l'amava. Non si era nemmeno mai chiesto se al suo ragazzo andasse bene di incontrarsi sempre lì. Era stato l'unico capriccio di Seokjin, imporsi su una decisione così apparentemente stupida. Era sempre stato così lui: si affezionava alle piccole cose, ci si attaccava disperatamente esattamente come faceva con le abitudini, senza staccarsene più. E questo valeva, ovviamente, anche per il vicolo. Quando fu più o meno a metà lunghezza del viottolo, lo vide. Se ne stava appoggiato al muro di una vecchia abitazione che gli faceva da sfondo, e non sembrava averlo ancora notato. Era troppo indaffarato a guardare qualcosa sul cellulare. Si avvicinò piano, attento a non far rumore, e quando gli fu davanti, ottenne l'effetto desiderato: il suo ragazzo alzò la testa, leggermente spaventato, per poi riconoscerlo. A quel punto, anche l'espressione del viso si rilassò. Fino a pochi istanti prima aveva la fronte corrugata e uno sguardo decisamente preoccupato, questo a Seokjin non era sicuramente sfuggito. Ciononostante, decise di non dire nulla. A suo tempo, avrebbe scoperto tutto. Ovviamente, però, sperava che questo avvenisse il più presto possibile. Appoggiò le sue grandi labbra su quelle sottili del suo ragazzo: il loro fu un bacio veloce e fresco, di saluto. Non c'era molto desiderio d'intimità in quel gesto, che per loro era diventato ormai di rito.
-Allora, c'è qualche posto in particolare in cui vuoi andare?- disse quindi il moro, spezzando il silenzio che era calato tra loro due.
-No... Nessuno a dir la verità. Avevo solo voglia di vederti.-
-Bene. Quindi... Ti va se giriamo un po'senza meta?-
E così fecero. Per qualche ora, vagarono per le strade vuote tra la gente di fretta. Alcune persone si giravano a guardarli, squadrandoli d'invidia per la loro beatitudine. Seokjin si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato bello se il mondo fosse andato solo un po'più lentamente. Tutti avrebbero sicuramente vissuto meglio. La ricetta per la felicità, secondo lui, era insita nella tranquillità. Ed era per questo motivo che lui la ricercava costantemente. Ma ancora non sapeva che, di lì a poco, qualcosa - o meglio, qualcuno - questa tranquillità l'avrebbe poco a poco distrutta.
Si girò appena in tempo per vedere un individuo scagliarsi contro il suo ragazzo, e iniziare a prenderlo a pugni. Seokjin stava già per intervenire quando, di punto in bianco, il tizio si fermò. Gli occhi strabuzzati e il terrore nello sguardo, iniziò a fissarsi le mani come se non le riconoscesse come sue. Si era messo in ginocchio, e Seokjin non sapeva cosa fare. Voleva aiutare il suo ragazzo, ma anche quello che l'aveva attaccato non sembrava messo molto meglio. O almeno, sicuramente non psicologicamente. Ma quando lo sconosciuto si alzò per fuggire da quella scomoda situazione, Seokjin non ebbe più dubbi. Quell'istante gli era bastato per riconoscere nel volto dello sconosciuto quello del cliente che, il giorno prima, l'aveva incuriosito per l'assenza di emozioni che emanava. Era certo che fosse lui. In qualche modo quel viso dai tratti decisi e i capelli tinti di biondo dal taglio ribelle gli si erano fissati in testa come mai era successo per un altro cliente. Quindi, prima che ci potesse anche solo riflettere, si ritrovò all'inseguimento di quello strano tizio. Voleva vederci chiaro in quella situazione in cui era stato brutalmente messo in mezzo e aveva il sentore che avrebbe ottenuto più informazioni dal suo cliente che dal suo ragazzo. Quest'ultimo non parlava facilmente di sé, Seokjin aveva avuto modo di notarlo in più occasioni: non che si arrabbiasse, sapeva benissimo che ognuno aveva i suoi segreti e, proprio per questo, aveva sempre accettato quel lato più misterioso della sua dolce metà. Quando vide il suo cliente imboccare un vicolo che sapeva essere cieco, il moro esultò in silenzio. Era già senza fiato, nonostante non avesse corso a lungo. Si disse che, non appena avesse potuto, avrebbe ripreso a fare jogging. Era terribilmente fuori allenamento. Si fermò qualche secondo a prendere fiato e, quando si decise ad imboccare il viottolo in cui si era infilato lo sconosciuto, fu felice di constatare che era cieco come si ricordava. Arrivato alla fine, vide soltanto la schiena del ragazzo che aveva inseguito fin lì. Era intento a tirare pugni contro il muro che lo separava dalla libertà. Frustrazione e rabbia. Era tutto ciò che Seokjin riusciva a percepire dell'individuo. Si avvicinò a quest'ultimo, volendo rendere nota la sua presenza, ma quando lo vide scivolare fino a trovarsi inginocchiato per terra, si bloccò. La schiena, inarcata, aveva iniziato ad essere scossa da leggeri singulti. Stava piangendo. E, soltanto in quel momento, il moro si rese conto che, forse, non era stata una delle sue idee migliori andare lì. Istintivamente, allungò un braccio verso il ragazzo, sfiorandogli la spalla con una mano. Ma, quando pensò che forse non avrebbe dovuto farlo, era già troppo tardi. Lo sconosciuto smise di piangere, e si voltò verso di lui. Quando i piccoli e scuri occhi dell'individuo si scontrarono con quelli di Seokjin, quest'ultimo si sentì avvampare. Non aveva mai visto uno sguardo così profondo. Il moro si sentì improvvisamente assorbito da quei pozzi senza fondo, ipnotizzato dall'atteggiamento struggente che essi avevano. Non si sarebbe mai immaginato di venire investito da una così grande quantità di emozioni provenienti da un'altra persona. Si sentì così sminuito in quell'istante, lui con la sua vita così semplice, che gli venne istintivo abbassare lo sguardo. Non sarebbe riuscito a reggere ulteriormente quel contatto così distruttivo. Alzò gli occhi nuovamente puntandoli sul viso dello sconosciuto. Non poteva mostrarsi così debole. All'improvviso, esattamente come era comparso nella sua vita, lo strano individuo si alzò e se ne andò, lasciando da solo un Seokjin impegnato in una battaglia contro sé stesso.

Il moro rimase fermo in quella posizione per un po', in silenzio. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo. Alla fine, si scosse leggermente, accorgendosi di essere rosso in viso. Si alzò, passandosi una mano sul viso improvvisamente stanco. E, mentre dei prematuri fiocchi di neve iniziavano a cadere dal cielo bianco, dovette ammettere a sé stesso che trovava l'espressione dello sconosciuto tanto struggente quanto... bella.
****
nda: bene, rieccomi qui con un nuovo capitolo: a dire il vero non mi soddisfa appieno e, se ci ho messo così tanto a pubblicarlo, è perchè volevo portare un po'più avanti la storia su word, prima di renderla leggibile. Tuttavia, non ci sono riuscita, e dato che tra pochi giorni vado al mare, ho deciso di partire lasciandovi a gustare questa schifezza questo capitolo.
Bye-

   
 
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