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Autore: Eloreden    21/06/2016    0 recensioni
Asuafeld è una magica terra abitata da tredici razze differenti. Un uomo, un profeta, inizia il suo viaggio nel futuro guidato da entità mistiche. Nella sua mente tutto è confuso e poco chiaro come le visioni che egli ha. Trascrive ogni visione come un flusso di coscienza che trabocca dalla sua mente, descrivendo cosa vede accadere nel mondo nel presente, passato e futuro senza comprenderne la vera realtà delle cose.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come detto nella prima parte prendetelo per Buono. La storia è un'appendice al libro principale "Il dominio dei troni" e per quanto riguarda come è scritto ho gia anticipato che non lo modificherò. 

Siamo quasi alla fine di quel poco che ho scritto ormai secoli fa. E più lo rileggo e più mi piace, non posso farci nulla. 


Buona Lettura a tutti.
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La battaglia ebbe luogo nella cinquantottesima era del calendario degli uomini, la prima fila venne spazzata via come foglie secche davanti ad un fuoco, nemmeno un colpo fu portato alla creatura che spazzò via l’esercito assoggettò i popoli e dominò nel mondo. Venne incoronato primo Re nella cattedrale sull’isola di Koragon che ancora ospitava le anime dei caduti in battaglia tra gli alti elfi e i goblin nelle prime ere del mondo. E il cavallo bianco vide l’abominio che aveva violentato il mondo e volle sistemare le cose. Così andò da Nimernur che sedeva sul trono sopra i nove angeli e disse “Secondo in grandezza splendore e forza mio signore. Dalla tua bontà sono stato creato, dalla vostra mano sinistra è scaturito il germoglio della Luna che ha fatto battere il mio cuore, dalla vostra mano desta sono stato concepito per portare pace nella terra in tumulto. Così ho fatto. Un male più grande però e venuto per portare morte e sofferenza nelle generazioni avvenire. L’ ade in terra e fuoco e fiamme e cenere e morte e dolore e pene. Solo questo per gli uomini. Io guardo piangendo lacrime d’oro la fine delle razze in un mondo che amo e che personalmente ho risanato dalle fondamenta. Tu che sei il Secondo tu che tutto puoi al disotto dell’uno aiuta queste popolazioni in pena, la notte le loro preghiere non mi fanno dormire e di giorno vedo le loro sofferenze invano” e il primo angelo desse “So ciò che provi e conosco il tuo dolore perché insieme lo condividiamo. Io farò ciò che devo ma tu prima devi trovare l’umano. L’unico che da sempre vive e sempre vivrà, perché il germoglio della vita in lui mai appassisce e mai appassirà” quelle erano le parole del secondo quelle erano le parole del primo tra gli angeli. E il cavallo galoppò nella terra fino a consumare gli zoccoli, fino a farsi bruciare la criniera perché di fuoco era ormai Asuafeld. E le popolazioni ormai deturpate dalle fiamme e ciechi per i fumi si battevano tra loro per poter mangiare le proprie carni. E il cavallo nel vedere ciò pianse. E galoppò e pianse lasciando dietro di se lacrime d’oro. Ma un uomo non ancora cieco, non ancora consumato dall’odio vide le lacrime e corse. Perché quelle erano le lacrime di un dio sulla terra venuto per portare speranza. Ma il cavallo non trovò l’uomo per il quale era stato mandato sulla terra, e l’uomo trovò il cavallo e fu portato al cospetto di Nimernur. “Tu sei il cercatore e hai trovato speranza, tu sei il cavaliere che porterà pace: siedi nel trono dell’angelo”. E un trono si innalzo di fronte hai nove un trono bordato d’oro e di rame. E i nove acclamarono al loro generale. Poi Nimernur si rivolse al cavallo “Tu sei partito per una missione e hai fallito nell’intento” e il secondo verbo sollevò la mano e il cavallo divenne mortale e spoglio delle vestige del dio, perché il potere del cavallo entrò nell’uomo che divenì L’Angelo, ma Nimernur nella sua grande bontà donò al cavallo le ali del verbo. Candide ali bianche e piumate per portare pace nel mondo. Poi Nimernur disse “è giunto il momento miei angeli, scendete nella terra e riportate la pace”. Gli angeli si alzarono dai troni e i loro nomi erano: Fentor, Kailak, Asch-haca, Orean, Urue, Noria, Denoi, Iuni e Agorash. I primi quattro a cavallo delle leggende i secondi quattro a cavallo delle mitiche bestie e l’ultimo era senza cavalcatura perché destinato a portare equilibrio. E i sui movimenti come tuono tra le nubi, e la sua forza come vento delle tempeste, e la sua tempra come fuochi dell’averno, e la sua mente fluida come l’acqua. Perché egli nei secoli sarà chiamato La Bilancia Del Destino.
Fentor ascese per primo, poi di seguito gli altri. Le leggende toccarono per la prima volta il suolo di Asuafeld. Il loro era un tocco guaritore. E la prima leggenda, che delle spoglie del leone delle steppe del Nirodan era vestita, toccò il suolo. Il suo toccò portò sicurezza nel cuore delle creature. E la seconda leggenda, che delle spoglie del lupo siderale era ornata, toccò il suolo. Il suo toccò portò coraggio nel cuore delle creature. E la terza leggenda, che delle spoglie del grande serpente era vestita, si insinuò nelle menti delle creature per donare loro la certezza della ribellione. E la quarte leggenda toccò il suolo. La quarta leggenda del mondo portò la forza dell'azione, le sue sembianze non erano di quel mondo. Il suo capo donava coraggio nella mente per la sue marmoree linee che sembrava un volto scolpito nel marmo. Il suo corpo portava coraggio al cuore, possente come il corpo del leone erano le sue sembianze. Le zampe donavano il coraggio delle azioni e erano come zoccoli sicuri di cavalli che nella prateria infuriano. Il suo verso donava la forza di agire per la sicura possanza.
Poi il suolo fu toccato dalle mitiche bestie dei quattro cavalieri.
Quando il destriero di Urue toccò terra i fuochi perpetui che violentavano le sue lande desolate si estinsero. Quando il destriero di Noria toccò terra le tempeste e i maremoti si placarono. Quando il destriero di Denoi toccò terra i venti furono di nuovo imbrigliati hai quattro angoli di Asuafeld. Quando il destriero di Iuni toccò terra i tuoni feroci cessarono e i lampi impazziti si calmarono. Fu di nuovo la pace ma la terra era orrendamente deturpata dallo scempio del figlio dell’albero. Così gli angeli iniziarono a risanare Asuafeld. Riportarono i profumi, la luce, i verdi boschi e gli smeraldei prati. E Asuafeld fu di nuovo risanata. Ma la Fiera vide l’operato degli angeli dal suo trono a Koragon, e la rabbia avvampo in lui. Così torno a muovere passi sulla terra riportando distruzione. Preceduto dalle sue schiere di fedeli. Tanti erano che l’occhio non poteva scorgerli tutti perché oltre l’orizzonte si perdevano i seguaci. La distruzione tornò. Contro di loro l’ultimo angelo dei troni si parò da solo per fermare le orde dell’abominio. Agorash la Bilancia del Destino ascese sulla terra per fermare il male. E con tuoni combatte l’orda, col fuoco si parò dinanzi a loro, come vento spazzò via le schiere e come marea spense la foga della distruzione. Da solo contro l’esercito del male. Giorni, mesi anni durò lo scontro, ma Agorash non si fermava. Continuava a lottare nonostante il numero e la veemenza perché nella mente, nitide, risuonavano le parole dell’Angelo “Combatti fino allo stremo delle forze, finché le tue carni non siano lacere, finche il tuo cuore non sarà stanco della morte, finche la vita non ti abbandoni e oltre ancora per mai fermarti”. Così fece. Ormai le carni di Agorash erano logore dai colpi subiti, il cuore stanco della sofferenza e le forze ormai lo abbandonavano. Dinanzi a lui il campione della Fiera si parò. Urek calo la spada sul corpo di Agorash che non riuscì a parare il colpo. Così cadde Agorash ma nel suo volto sereno c’era la convinzione di aver eseguito le parole che l’Angelo gli aveva detto e nell’ultimo bagliore della sua mente brillarono le parole “Finche la vita non ti abbandoni e oltre ancora per mai fermarti”. E da quelle parole Agorash risorse a nuova vita per lottare ancora,  risorse dalla morte per combattere un’altra volta. E venne chiamato “Il Signore della Resurrezione”. Di nuovo si batterono il campione del male contro la bilancia del destino. Per nove lune il combattimento andò avanti senza che nessuno aveva la maglio sull’altro. Poi alla decima luna Urek cadde per non più rialzarsi. Le orde del male erano state annientate dal primo angelo dei troni che sopra gli altri governava gli elementi. Perché le mitiche bestie erano a lui assoggettate. Poi calò su Agorash l’ombra del maligno che l’avvolse con le fiamme dell’averno. Per salvarlo, sulla terra, a cavallo di un bianco destriero alato scese L’Angelo, che con candide ali spazzò Asuafeld con un vento purificatore. Spense le fiamme dell’abominio e si parò a difesa di Agorash che pianse per la gioia che provava. Dalle sue lacrime, che il suolo toccarono, una sorgente di pura vita fluì dalla terra. L’Angelo affrontò la Fiera, da quello scontro nulla fu più come era, il mondo cambiò dalle fondamenta. Terremoti scossero il pianeta e i vulcani di Asuafeld eruttarono e forti venti e impetuosi maremoti avvolsero il mondo per la durata dello scontro, che, per le creature del mondo sembravano interminabili secoli ma per l’Angelo e la Fiera era passato solo un battito di ciglio. La bestia fu cacciata nell’ade con i dannati, così che poteva distruggere e torturare per l’eternità perché immortale era la voglia di distruzione della bestia.
Finalmente in Asuafeld di nuovo pace.
Ma nell’ombra quattro voci gorgogliavano…
   
 
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