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Autore: Thiare    22/06/2016    2 recensioni
L'aveva stretta forte, prima di andare via.
« Quando pensavo a questo momento me lo immaginavo del tutto diverso. » Hermione cominciò a piangere e lo strinse forte in un abbraccio, quando lei allentò la presa, lui le carezzò il mento e avvicinò le labbra alle sue, in un soffice e leggero, se non primo, bacio d'addio.
« Draco... »
« Mi dispiace tanto, Hermione, ma non è così che voglio che mi ricordi e di sicuro non voglio che tu venga a cercarmi. »
Lei era troppo confusa per capire ma quando lui la strise di nuovo forte in un abbraccio e quando quel fastidio alla base della schiena si concretizzò nitido nella sua testa come la presenza di una bacchetta puntata contro di lei, era troppo tardi per protestare.
« Oblivion »

{Dramione} {Dedicata alla mia Becky_99}
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Through the memory



Una volta aveva letto un libro di un filosofo svedese, uno dei soliti depressi che trovano la presenza di una verità superiore anche nelle doppie punte di una sedicenne, ma quello aveva detto qualcosa di estremamente malinconico eppure allo stesso tempo bellissimo.

Chissà com'è che tutte le giornate più tristi cominciano con una mattinata di sole.

Si rigirò i galeoni che aveva in tasca tra le dita, sovrappensiero. Il pensiero del marchio gli prudeva ancora sull'avambraccio destro, eppure c'era qualcos'altro di sbagliato in quella giornata.
Quella mattina si era svegliato con la sensazione di dover fare qualcosa, ma poi aveva finito per rigettarsi tra le coperte e fissare il soffitto. Gli servivano sempre quei quindici minuti, ogni mattina, per fissare il soffitto.
Quel giorno nel suo ufficio c'erano poche scartoffie e ciò faceva di quel momento un vero miracolo, quindi aveva preso la sua giacca di cotone nero, se l'era buttata su una spalla ed era uscito.

Certe volte non ti accorgi nemmeno dei demoni che ti porti a presso, compaiono così, quando meno te l'aspetti, tra un pensiero e l'altro. Tu sei lì, a fissare il sole, a pensare a cosa dovresti mangiare per cena, a grattarti la nuca, e quei tuoi fantasmi compaiono alla coda dell'occhio, in quell'angolo della palpebra in cui non ti capaciteresti mai che possano apparire, perché quella è la parte in cui ci butti i pensieri che non vuoi ricordare. Per questo mentre camminava per le stradine di una Londra meno affollata del previsto in un pomeriggio di mezza estate, con l'afa della mattina che ancora permeava tra i vicoli, si era chiesto come mai quel pensiero l'avesse colto in modo così improvviso. Trish, la sua collega della sezione Creature Fantastiche - bassetta, non troppo magra -, l'aveva però subito riscosso da quei pensieri beccandolo all'angolo della strada mentre faceva clandestinamente una pausa. Vedendolo così acciaccato che gironzolava per quelle parti a quell'ora, non poté fare a meno di dire la sua.
« Dovresti fumarti una sigaretta. » gli aveva suggerito allungandogli quella che teneva in mano, pronta a prenderne un'altra dal pacchetto che portava nella piega nel mantello.
Lui aveva storto il naso e fatto una faccia schifata. « E tu dovresti smetterla di usare roba babbana. Soprattutto se può ucciderti. »
« Woah, Re Ghiaccio che si preoccupa per me, che questa storia del surriscaldamento globale sia vera e ti abbia davvero scaldato un po' il cuore? »
Lui, in risposta, la fulminò con uno dei suoi migliori sguardi inceneritori, mentre la superava e si incamminava verso la fine della strada.
« Devi smettere di vivere la vita tanto seriamente, Draco, così morirari vecchio dentro! » gli aveva gridato Trish, ma lui aveva fatto finta di non aver sentito.

Draco guardò verso il cielo. Il giorno prima si era finalmente conclusa la fatidica pratica contro cui stava combattendo da un anno esatto. Mentre passeggiava per Kilburn Park strinse la bacchetta che teneva nascosta nella tasca posteriore dei pantaloni e si chiese se sarebbe ancora stato costretto ad usarla per difendersi da qualcosa che non poteva controllare. Aveva tirato un altro sospiro, quella bacchetta non era neanche la sua, era stato costretto ad usarla perché non poteva sopportare il senso di nausea che gli saliva in petto ogni volta che impugnava l'altra - l'ultimo incantesimo che aveva fatto era penetrato fin troppo nella carne.
Il filo di pensieri venne nuovamente riscosso dal semaforo che avvertiva con un bip! insopportabile lo scatto del verde e lui attraversò con tranquillità mentre un paio di autobus a due piani si fermavano al rosso. Pensò che doveva tornare al più presto da Harry per buttar giù un nuovo piano d'attacco, magari questa volta sarebbe andata meglio.

Harry gli piaceva, era giovane, sì, ma aveva scalato le cariche del Ministero della Magia con così tanta facilità che ad un certo punto si era trovato a rifiutare la carica di Ministro, a lui non piaceva mettersi così tanto in mostra, ma era bravo nel suo lavoro da Auror. Lui l'aveva aiutato molto in quell'ultimo anno e, sebbene all'inizio non potesse sopportarlo, alla fine aveva trovato in lui un valido compagno. Entrambi erano tipi schivi e non parlavano molto della loro vita privata, per questo il lavoro tra loro era ancora più fluido.

Era successo un anno prima, esattamente, la divisione di Harry aveva intercettato un gruppo di maghi che non risultava registrato all'interno della comunità magica e, nonostante all'inizio gli Auror avevano avuto il buon cuore di chiuderci un occhio, dopo gli atti vandalici di cui era colpevole decisero di dare loro la caccia per arrestarli. Il gruppo, come poteva essere previsto, scomparì nel nulla, nessuno lo temeva più, nessuno pensava che potesse costituire una minaccia così grande - poi quel giorno arrivò.

Draco si grattò istintivamente il punto in cui il marchio era stato finalmente rimosso; avrebbe dovuto tornare a casa per un orario decente: erano tre giorni che faceva l'alba al lavoro e sua madre non poteva continuare così - non voleva che lei vedesse come suo figlio si stava logorando lentamente.
Draco Malfoy, il signorotto di SoHo, come lo chiamavano in città, aveva tutte le ragioni per essere temuto, servito, riverito e anche, molte volte, odiato, ma poche persone - e in quella cerchia ristretta rientrava anche Harry - sapevano che in realtà sotto quella dura crosta si celava un animo insicuro e spaventato di perdere le poche persone a cui teneva veramente. Mai comunque gli era capitato di pensare che tutta quella sua ricchezza e potenza lo avrebbe poi condotto ad una posizione così scomoda. Mentre quella mattinata di sole sfumava in un nuvolone grigio, gli avvenimenti dell'anno precendente gli riaffioravano in mente.



Harry era entrato freneticamente nel suo ufficio rompendo quel velo di pacatezza che sempre gli era solito, seguito a ruota da Ronald Weasley, il peldicarota che non poteva neanche vedere.
« Draco, ho motivo di credere che i Fuoricli saranno in città a breve, sono stati avvistati nei pressi di Richmond. » Fuoricli era il nome che avevano dato a quel gruppo di villani potenziati.
Draco si era alzato dalla scrivania prendendo la sua bacchetta, la sua fidata amica, quella che dodici anni prima l'aveva scelto a Diagon Alley. Hermione, seduta alla scrivania alla sua destra, si era alzata insieme a lui e in quelle curve e in quei boccoli aveva espresso tutta la sua bellezza.
« Qual è la prossima mossa? » aveva chiesto concitata ma Draco aveva fatto presto a puntarle contro un dito e sussurrarle come un ammonimento:
« Tu non vieni. »
« Andiamo, Draco, non sei mia madre, non ho bisogno che mi proibisca di venire con te. » aveva soffiato con sufficienza prendendo il trench appoggiato allo schienale della sedia. I tre ragazzi erano rimasti a fissarla. « Allora... quale diamine è la prossima mossa? »
Harry si rivolgeva sempre a loro due perché, pur non essendo Auror, erano due dei migliori maghi e duellanti che avesse mai conosciuto. Erano andati a scuola insieme e avevano frequentato lo stesso anno, seppur in Case diverse, quando si conobbero, Draco era l'unico tra di loro a non essere Grifondoro e quando camminava per il castello stringeva al collo la sua sciarpa verde argento. Hermione e Draco, a differenza di lui e Ron, non erano diventati Auror ma si erano rinchiusi in quell'ala del Ministero che ha a che fare con le guerre e i problemi dei maghi all'esterno del Regno Unito, così ogni tre per due partivano, partner, come ambasciatori sui luoghi della rivolta.
Nel giro di pochi minuti i quattro stavano già correndo verso il quartier generale degli Auror per richiedere rinforzi, poi cavalcato le proprie scope avevano volato verso Richmond.




Mentre ripensava a quei momenti, Draco raggiuse un tabacchino all'angolo della strada e chiese il quotidiano locale, il venditore strappò uno scontrino di un pound e venti pence e lui gli consegnò distrattamente due galeoni.
« Mi stai prendendo in giro, ragazzino? »
« Mi scusi » disse appena scambiando le monete.
Si avviò verso un altro passaggio pedonale ma non fece in tempo ad attraversare sulle strisce che una Chevrolet color moka degli anni 70 gli passò davanti e il suo cuore perse un battito.

Mio Dio quegli occhi... da quanto tempo.


 
« Stupeficium! »
« Sectumsempra! »
Un grido.
« E' l'unica soluzione. »
« HERMIONE! »



Si riscosse dall'apnea appena in tempo da udire il suo cuore andare in frantumi.

La loro storia era cominciata tra le ore caotiche dell'Hogwarts dei primi di settembre e quegli occhi color castagna gli erano rimasti dentro come se l'avessero marchiato a fuoco.

Draco Malfoy si era innamorato di Hermione Granger in tre tappe e nessuno l'aveva mai scoperto.

La prima volta nel giardino botanico, mentre lei accarezzava una Mandragola, al secondo anno.



« Buttala via, è una lagna! »
« Non dovresti trattare così le persone, Draco, questo atteggiamento poi ti si rivolterà contro. »
« Ma se quella è solo una stupida pianta! »
« E secondo te perché piange allora? »

Certo, il pianto ci rende incredibilmente uomini, avrebbe potuto rispondere ora.



La seconda volta quando l'aveva battuto in un combattimento offensivo.


 
« Everte Statim! »
« Protego! Stupeficium! »
E lui era crollato svenuto sotto l'onda d'urto dello Schiantesimo, il professore si era complimentato con lei, gli altri avevano riso: il grande Malfoy si era fatto battere da una femmina. Lei invece gli era corsa in contro e gli si era accucciata accanto aiutandolo ad alzarsi.
« Bel duello, pivellino. » Lui aveva sorriso con un filo di stizza mentre riapriva gli occhi.
« E' solo perché sono un gentiluomo, ragazzina. »
Ma non era vero.



La terza volta al ballo d'inverno dell'ultimo anno.

 
A pretendere di essere migliori amici non ci voleva molto, soprattutto quando lui era convinto che lei non provasse lo stesso. Per Re Ghiaccio una simile disfatta non poteva essere pubblica, per questo anche era rimasto in silenzio. Quella sera però era così tardi e non c'era più molta gente nella Sala Grande e lei emanava un profumo così buono. Hermione aveva riscoperto che le spalle larghe di Draco erano l'unica cosa a cui voleva appigliarsi e la sua testa appoggiata su una di esse rendeva tutto il più perfetto. Draco si limitò a non stringere troppo le mani sui suoi fianchi e gli pareva che la spalla su cui era poggiata la sua testa stesse per andare a fuoco. Chiuse gli occhi, pensò soltanto "Ti prego non andare via."





E senza dubbio c'era stata anche una quarta volta in cui si era innamorato di lei, proprio in quel momento, mentre la Chevrolet passava indisturbata e alla guida una ragazza dai boccoli castani, bella come poche persone al mondo possono esserlo e negli occhi quello sguardo che per lui significava Se volessi, potrei salvare quella Bestia dal suo baratro.

Era circa un anno che la vedeva quasi ogni mattina andare al lavoro, sempre alla stessa ora e con la stessa macchina - ma con occhi diversi - e mentre gli sfilava davanti come un sogno irraggiungibile, il suo cuore si fermò da qualche parte nella gabbia toracica e si chiese se avesse fatto davvero bene a prendere quella decisione.














N.d.a.
Vorrei dedicare questa storia alla mia Becky_99, a cui l'avevo promessa mesi e mesi fa, piccola sorpresina.
Prima fanfiction Dramione e vogliatemi scusare se è uscito un obbrobbrio, comprendetemi.
L'idea è nata grazie alla challenge #mettiunacanzoneacasoescriviciunastoria e nel mio caso era uscita "L'universo tranne noi" di Pezzali - per questo ci ho messo trent'anni a finirla - di cui però la storia ha solo la prima strofa, ovvero il pezzo:
"Ti ho incontrata ma tu non mi hai visto, eri in macchina, è stato un attimo, ma il mio cuore si è come bloccato, o era fermo prima e ha ripreso a battere."
Spero che questa mia vi sia piaciuta, sempre dedicata alla persona fantastica e al contempo rompiballe *sì ti adoro, devo finire la seconda puntata di DeCento ma mi metterò in pari* che mi sopporta sempre, loveyou.
Just words, fantasies and fortune
Erika








 
   
 
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