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Autore: Meiss    16/04/2009    1 recensioni
"Mi chiamo Sophie Tucker e sono una delle poche bambine sopravvissute al massacro della P.O.L.A.R....difficile descrivere cosa mi è successo in queste poche righe...facile sarebbe se apriste questo racconto.... Questa è la mia storia!"
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap.4

Durante tutto l’autunno non feci altro che riprendere le mie vecchie abitudini. Per prima cosa, per mia sventura, ripresi la scuola. Mamma mi segnò alla scuola media del paese ed io capitai in classe con Annika. Rian e Yohei erano i miei fedeli dirimpettai di porta. Erano loro a farmi da angeli custodi quando facevo ricreazione o giocavo nel cortile nelle ore di ginnastica. Non ero benvoluta da quelle parti per un sacco di motivi; primo fra tutti perché eccellevo in storia e secondo poi perché credo invidiassero il colore dei miei occhi.
Come dissi prima davano sul turchese ma se visti controluce parevano pieni di goccioline d’acqua. Le ragazze più grandi mi snobbavano e quelle della mia età cercavano di far ricadere su di me la colpa delle loro malefatte. Annika tutte le volte le attaccava duramente e siccome dentro la scuola era vista un po’ come la ‘furia dai capelli rossi’ nessuno osava contraddirla. Per quanto riguardava i gemelli Crower, erano gli idoli di tutte le mie coetanee. Soprattutto Yohei riscuoteva un successo non indifferente con quell’aria da menefreghismo totale e quel suo capello così brillante.
Certe volte mi saliva la rabbia a sentire i bisbigli delle mie dannate compagne ogni volta che lui veniva a trovarmi in classe. Forse, ora che ci ripenso, erano contro di me anche per questo. Forse credevano che io fossi una sorta di fidanzata per Yohei……Una volta glielo dissi anche.
Tornavamo a casa insieme e da soli poiché Annika aveva l’influenza e Rian si era dovuto trattenere a scuola per il corso pomeridiano di pittura. Ricordo benissimo il volto di Yohei quando gli raccontai di quello che le mie amiche apprezzavano in lui e odiavano in me.
“ Cosa direbbero di me?” chiese divertito. “ Gli piace davvero il mio…..”
“ Fondoschiena, si” precisai io ridendo. “ E a me mi maledicono perché pensano che stiamo insieme…..”
“ Da cosa lo deducono?”
“ Non lo so” ammisi facendo spallucce, “ forse dal fatto che andiamo e torniamo da scuola sempre insieme.”
“ Mmm” borbottò lui, “ non credo. Torno a casa anche con Annika eppure a lei non dicono quasi niente. Avranno visto qualcos’altro……”
Rimasi un attimo interdetta.
“ E……cosa?” chiesi ancora.
Mi lanciò un’occhiata e non rispose. Però di tanto in tanto lo vedevo che abbozzava un sorriso e man mano che arrivava l’inverno e il freddo era soltanto con me che si confidava.
Rian mi rivelò un giorno che Yohei non parlava così tanto neanche con lui e che perciò il fatto lo incuriosiva molto.
Ai miei amici non raccontai subito quello che la mamma mi svelò quel pomeriggio di settembre. Non volevo metterli in ansia o farli essere preoccupati per me, in fondo era soltanto un mio problema.
I giorni trascorsero piacevolmente, uno dietro l’altro e non perdevamo tempo: dopo aver fatto i compiti ci rifuggiavamo quasi sempre dentro la casa segreta.
Certe volte scappavamo da casa a notte fonda per andare a vedere le stelle. In quel punto del villaggio, dove sorgeva il tempio, non c’erano lampioni e le costellazioni risplendevano maggiormente. Una volta mamma mi sorprese a rientrare di nascosto dalla porta della cucina. Mi sgridò parecchio e non mi fece uscire per cinque giorni, un vero strazio! Mi disse che ero stata un’incosciente e in fondo credo che avesse ragione.
Lei aveva trovato lavoro dentro la panetteria del paese. Mi confidò un giorno che non era proprio il massimo tra tutti i lavori che aveva fatto ma doveva in un qualche modo aiutare la nonna con le spese. In fondo adesso aveva altre due bocche da sfamare dentro casa e non erano poche.
La neve arrivò come ogni anno. La nonna mi disse ( quando ebbe finito il suo periodo di mutismo nei nostri confronti) che nell’ultimo inverno la temperatura era scesa talmente sotto lo zero da ghiacciare in parte il grande lago. Io che avevo visto poco e niente la neve fui davvero incantata per una settimana buona. Ogni volta che le nuvole si ammassavano sopra il cielo aspettavo paziente che un’altra ondata di candidi fiocchi bianchi ricoprisse quello che il sole aveva fatto sciogliere. Poi prendevo lo slittino o i pattini da ghiaccio e mi sbrigavo ad uscire.
“ La sciarpa Sophie, mettiti meglio quella sciarpa altrimenti non esci!” di solito erano questi i tremendi ricatti della mamma.“ E cerca di tornare in orario!”
Annika mi aspettava sulla soglia della sua casa. Era una bella villa quella dove abitava con i genitori. Sommersa dalla neve era ancora più bella. Un grande pupazzo di neve era stato creato da lei e il padre proprio fuori dal cancello e i suoi occhi bottonati ci fissavano sorridenti.
I genitori di Annika erano una bella coppia, tuttora li ricordo benissimo. Il padre, Garret Kostoj faceva il postino e durante i periodi invernali era costretto a girare con le catene sulle ruote del vespino e borse d’acqua calda tra la cintura. Però Annika somigliava molto alla madre: Lena, una donna molto bella con gli stessi capelli della figlia ( anche se li portava molto corti).
“ Credo che bisognerà comprare qualcosa che sostituisca la carota per il naso” mi spiegò Annika mentre andavamo a chiamare i gemelli. “ Di notte è pieno di conigli e vanno a rubargliela!”
In quei pochi mesi che vissi lì dalla nonna vi giuro che non vidi mai l’ombra di un coniglio. In verità non vidi proprio animali nei dintorni salvo le cornacchie e qualche cane dei vicini ( ovviamente era compresa Ruge!).
Mentre ci avviavamo, discutendo su quale naso era più perfetto per un frosty al posto di una carota, avvistammo i gemelli Crower venire nella nostra direzione. Avevano delle sacche sulle spalle e l’aria scura in volto.
“ Che succede?” chiese Annika non capendo.
“ Ci trasferiamo alla casa segreta” annunciò Rian, “ dato che in quella normale è impossibile viverci.”
Venni a sapere che la matrigna di Rian e Yohei era davvero un’aguzzina. Dato che il signor Crower, il più delle volte, partiva per lavoro era con lei che i due gemelli erano costretti a rimanere e lei ne approfittava per trattarli da schifo.
Mentre li accompagnavamo dentro il tempio vidi come la neve aveva ricoperto quasi del tutto le tombe del cimitero pagano. Mi fermai un attimo e rivolsi a quelle persone una preghiera, sapevo che nessuno andava mai a far loro visita.
Il pensiero della tomba di mio padre sperduta chissà in quale paese straniero mi attanagliò il cuore tanto da costringermi ad abbassare il capo per non far vedere che avevo gli occhi rossi.
Per mia fortuna Annika e Rian erano distanti, già verso l’inizio del bosco; ma Yohei era vicino.
“ Fanno questo effetto?” chiese indicando, con un cenno vago del viso, le lapidi lì intorno.
“ Non è come sembra” dissi come per scusarmi. “ Ora mi passa. Non dirlo agli altri.”
In verità dovevo capirlo subito che Yohei non era quel tipo di persona. Mi si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla.
Ci credete se vi dico che bastò quel gesto per farmi sentire meglio?
La fuga dei gemelli Crower durò non meno di un giorno e mezzo.
Il signor Richard Crower tornò a casa perché chiamato con urgenza dalla Matrigna e li mise in castigo entrambi. Era un signore di mezza età con un volto spossato e autoritario; non somigliava molto ai due gemelli, ma questo era logico visto che Rian e Yohei avevano molto della stirpe giapponese della madre.
Quella fu la prima ed ultima volta che vidi un uomo tanto arrabbiato con i propri figli. Minacciò di rinchiuderli in collegio se soltanto avessero fatto un altro passo falso.
“ Fai come ti pare” gli aveva urlato dietro Yohei mentre si trascinava dentro casa, “ sempre meglio il collegio che vivere qui dentro!”
Se solo avesse compreso affondo quanto vere erano le parole del signor Crower, sono sicura che Yohei non avrebbe mai aperto bocca in quel modo.
Ma quelli non erano soltanto gli anni del distacco, delle amicizie e dei primi amori……erano soprattutto gli anni della ribellione, dei segreti e delle separazioni inevitabili.
Se soltanto Yohei l’avesse potuto sapere prima……se soltanto io l’avessi potuto fermare……
Rian non disse nulla ma sapevo che stava ribollendo di rabbia. Fissò con sfida il padre e seguì il fratello dentro la sua stanza. Io rimasi sola con Annika ad osservare un’altra ondata di neve.
“ Tu sai perché la mamma di Rian e Yohei è morta, Annika?” chiesi io ingenuamente.
“ Nessuno lo sa” ammise Annika facendo spallucce. “ La trovarono una mattina senza vita ai piedi del letto. Aveva il volto bianco e le labbra viola……il medico disse che si trattava di veleno. Accusarono sia il marito che la sua compagna. Già a quel tempo tradiva la signora Crower con quella megera……ma niente. Le impronte appartenevano a qualcun altro e qui tutto si è risolto nel silenzio.”
“ Dove l’hanno seppellita?”
“ C’è un cimitero cristiano al di là di quelle colline laggiù” precisò Annika. “ Ju-Lien però era buddista. Non trovandosi cimiteri buddisti nelle vicinanze la trasferirono lì. Ma cambiamo argomento Sophie, vuoi?”
In realtà mi pareva tanto strano che anche dentro quel paese c’erano così oscuri segreti.
Prima il lago e il genocidio. Poi mio nonno e la madre dei Crower; vi giuro, io non volevo vederci marcio nelle faccende ma……più cercavo di starmene tranquilla più le faccende strane mi circondavano. A quel tempo ancora non sapevo che mi avrebbero del tutto trascinata via con loro.
In quegli anni pensavo ancora di poter cambiare il mondo e diventare qualcuno di importante. Magari una famosa archeologa o un’illustre storica d’altri tempi. O forse no, forse mi interessava soltanto avere una famiglia unita e una vita normale. Non mi importava sapere che cosa mi avrebbe riservato il futuro poiché c’era ancora tanto del mio passato da cucire. Buchi segreti da colmare e lacrime nascoste da tergere.
Passato il Natale sarebbe arrivato il mio tredicesimo compleanno. Cominciavo già allora a vedere i cambiamenti nella mia fisionomia da ragazzina. Dovetti cominciare a farmi i baffetti con la ceretta e a portare il reggiseno. Avrei dovuto pensare a quale college iscrivermi per le superiori e a comportarmi un po’ più da donna. Avrei dovuto imparare a portare le gonne come faceva con disinvoltura Annika; o a raccogliere i capelli con forcine colorate come avevo visto sopra alcuni reportage fotografici alla tv. Insomma avrei dovuto entrare nella fase adulta. Non volevo ma era inevitabile.
Il sette Gennaio di quell’anno fu talmente importante per me da costringermi a ricordarlo tutt’ora con gioia e dolore. Ancora non lo sapevo ma quel giorno era destinato a rimanere impresso dentro la mia vita come un sogno indelebile.
Sapevo che i mesi tranquilli stavano per giungere alla fine.


Ecco la fine dell'inverno...Dal prossimo capitolo inizia la primavera per Sophie e i suoi amici.Questo porterà un grosso cambiamento nelle loro vite...ma non vi anticipo nulla!
Recensite mi raccomando T____T!!!
  
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