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Autore: Lady Francoise    23/06/2016    4 recensioni
Non scalare una montagna se sai che non avrai la forza di raggiungerne la cima;
Non lanciare il cavallo al galoppo se a pena sai andare al trotto;
Non puntare una pistola se sai che intanto ti mancherà il coraggio di sparare;
Non chiudere una porta se sai che prima o poi la riaprirai;
Non voler andare a tutti i costi avanti, non voler compiere sempre missioni impossibili, non voler fare sempre l’eroina…
perché se solo tu ti fermassi un istante a guardare dietro te vedresti un ruscelletto..
calmo e tranquillo, ma proprio per questo così potente e deciso nel suo scorrere..
..e capiresti che ti basterebbe quello per essere felice, per essere te stessa!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi fermo improvvisamente.
“Ti amo…”
Ti guardo attonita, vuota. Svuotata.
“Ti amo…”
Il tuo volto adesso è rilassato, a poco a poco hai smesso di gemere per il dolore. Sembri addormentato. Anzi, lo sei senza ombra di dubbio.
Eppure….
…parli nel sonno André?
Potrebbe essere una spiegazione plausibile… eppure giurerei che fossi ancora sveglio mentre hai detto..
Ma ci si può addormentare parlando, maledizione?
Forse si, col laudano e il dolore, forse si può…
Eppure l’hai detto in un modo così… solenne.
Nessuna esitazione, nessun gemito, nessuna contrazione.
Un sussurro che sa di eternità, seguito dalla pace più assoluta.
Come se ti fossi tolto un enorme peso, pronunciano quelle parole, e adesso potessi finalmente lasciarti andare alla quiete di un sonno ristoratore e profondo.
Dormi, ne sono sicura.. riconosco quel respiro pesante, ritmato e calmo che ho imparato a decifrare da quando siamo qua. È tipico di quando dormi davvero, ormai lo so.
Come so che non era il respiro che avevi prima di….
Forse sto vaneggiando…. è stata una giornata così pesante.. mi scoppia la testa, le gambe sono due macigni, la stanchezza pervade ogni mio muscolo… eppure sono sicura di quello che ho sentito, come sono certa che tu non stessi dormendo mentre l’hai detto.
Ma eri davvero cosciente?
Eri davvero qui, con me, in questa stanza?
A chi l’hai detto?
Per chi era quel dolce segreto?
Dolce…. l’hai detto in un modo così dolce..
Perché tu sei dolce André.
Sei di una dolcezza a volte disarmante.
Anche questo l’ho sempre saputo, ma anche di questo mi accorgo davvero solo adesso.
Di quante cose ancora devo prendere atto?
Cosa devo fare adesso?
Hai svelato un tuo segreto, forse il più bello, ma te ne sei reso conto?
Te lo devo dire, mettendo a nudo le tue debolezze più profonde, o devo fare finta di niente?
Ti guardo persa, ancora una volta, perché ancora una volta sono io che devo prendere in mano la situazione tra noi due, e ancora una volta non so cosa fare.
Ti guardo e sento salire in me un flusso caldo, persuasivo, che nasce dallo sterno e si irradia, lento e caldo, espandendosi per tutto il corpo, dissolvendo, col suo invadere, il freddo che sento laddove questo misterioso alone non è ancora giunto.
Cos’è? È una sensazione strana, che mi avvolge completamente e non mi permette di pensare ad altro.
Devo seguirlo. Non posso oppormi, non riesco, non voglio.
Lo ascolto. Mi ascolto.
Mi ami…
A quella consapevolezza sgrano gli occhi incredula, ma il fluido diventa ancora più persuasivo e caldo.
Mi ami.
Cerco di oppormi, ma arriva alla pancia e mi imprigiona in un modo così dannatamente pieno, rotondo, piacevole.
Mi ami….
Vorrei gridare, dirti che non devi, non ancora, non più… ma c’è quel flusso, così morbido e bello… è come se ci fosse una donna dentro di me, che mi accarezza l’anima.
Mio Dio, ma che sciocchezze sono mai queste?
Una donna che mi accarezza l’anima…… ridicolo!
Eppure non potrei dare una descrizione migliore di questa, alla marea che, calma, suadente e bollente, sento in me.
Lascio che questo strano e sconosciuto languore mi accompagni ancora.
Lo ascolto. Mi ascolto. Lo seguo.
E d’un tratto tutto svanisce, così velocemente come è nato, per lasciare spazio a un gelo indicibile.
Hai detto “Ti amo”.
Vacillo, mentre una morsa attanaglia lo stomaco e il cuore prende a correre veloce.
Non l’hai detto…. a me.
L’hai solo….detto.
E se non è Diane, chi ami André?
Il gelo continua, la camera diventa così incombente, quasi minacciosa.
Cerco di riavermi, ma adesso c’è una forza oscura e dirompente in me, che non so capire e non so fronteggiare.
Mi sento irrequieta, agitata, in trappola.
Forse è la tisi, forse ho esagerato.
Mi avvicino al mio letto, mentre questa sensazione così attanagliante e disorientante non mi lascia.
Respiro e non mi sembra di faticare nel farlo. Strano. Prima degli attacchi di tosse inspirare diventa insopportabilmente difficile.
Il cuore pulsa forte, il mio corpo è contratto, sembra quasi che abbia paura.
Ma non c’è niente di cui aver paura!
Mi concentro su questa certezza.
Va tutto bene.
Sono in ospedale.
Non fatico a respirare.
André ci vede.
È stato rioperato.
È andato tutto bene.
Serve solo ancora un po’ di tempo.
Poi tutto sarà come prima, come è sempre stato, come deve essere.
Mi calmo.
Finalmente quella sensazione così simile alla paura più profonda se ne va.
Finalmente sono sola con me stessa.
Mi stendo.
Ho solo bisogno di riposare un po’.. è stata una lunga giornata.
Ti guardo: sei calmo, dormi profondamente. Dormi un sonno innaturale, lontano, forzato.
Vorrei che la stanchezza prendesse anche me, invece inizio inspiegabilmente a tremare.
Ma non ho né caldo né freddo. È semplicemente tensione che scuote i muscoli con piccole scosse scoordinate.
Respiro per avere la meglio, ma niente, stasera il mio corpo sembra voler fare di testa sua.
Ti guardo e mi viene da sorridere.
Che sciocca sono stata a pensare che fosse per me quel “ti amo” …
E, ora che ci penso, che sollievo sapere che non era rivolta a me quella frase!
….no… onestamente no…. non sono sollevata… sono fredda, indifferente, impassibile.
Ed è giusto che sia così.
Sono la tua migliore amica e voglio il tuo bene!
Voglio che almeno tu ti salvi da questo mondo senza amore.
Ama André, follemente, intensamente.
Ama.
Ama anche per me.
….sto facendo dei ragionamenti insensati. Dovrei smetterla!
Ama anche per me…ma come mi vengono?!
Mi scappa da ridere ma mi trattengo per non svegliarti e finisco col sorriderti, non so neanche io il perché.
Ti guardo a lungo.
Dovrei dormire, ma c’è qualcosa che mi impedisce di smettere di guardarti… e improvvisamente risento quel dolce e bellissimo fuoco scoppiettare piano nel ventre e mandare le sue morbide e carezzevoli fiamme lungo tutte le vene.
Continuo a guardarti, la lava cresce indomabile, il cuore batte forte e ritmato e mi sento morire a ogni battito. Le labbra si piegano in un incontrastabile sorriso e gli occhi bruciano di un qualcosa di caldo. La lava è arrivata fin lì.
Ho caldo, tanto, e tutto, intorno a me, è ovattato e perfetto. Non è che ho la febbre? Eppure mi sento così bene..
 
 
 
 
 
I giorni che seguirono furono più frenetici di quanto entrambi si sarebbero aspettati.
Il Dottore iniziò quasi subito a somministrare quello strano e apparentemente miracoloso unguento a entrambi gli occhi e ben presto André cominciò a passare la maggior parte del tempo senza bende, riallenandosi a vedere contorni, forme, figure.
“La vedi ragazzo, la figura alla porta?”
“Si, certo.. è Estelle!”
“Come la vedi?”
“Vedo tutto…semplicemente i contorni non sono molto definiti. Non saprei dire con esattezza la forma degli occhi, ma li vedo e ne intuisco il colore così come vedo le labbra, anche se non ne distinguo il contorno”
“Molto bene! E così invece?”
Dei piccoli pezzi di vetro si frapposero tra lui e il mondo facendogli vedere tutto terribilmente sfocato.
“No, così non vedo nulla..”
Fecero diverse prove e stavano quasi per perdere le speranze quando Martin, sfrontato e deciso come mai prima, senza esserne pienamente cosciente ebbe l’intuizione che marcò il prima e il dopo della vita di André.
Invertì le lenti e in un attimo fu tutto assolutamente chiaro, nitido dettagliato e limpido come non avrebbe mai potuto pensare e sperare.
“Abituarsi all’uso degli occhiali non è facile André. Dovrai portarli con moderazione, per stimolare gli occhi a vedere anche da soli. Dovrai capire quando ti sono assolutamente necessari e quando invece puoi farne a meno, dovrai sopportare degli intensi mal di testa e soprattutto dovrai continuare a lavare gli occhi con l’olio che ho usato in questi giorni, all’inizio tutti i giorni poi forse potrai iniziare a usarlo meno frequentemente, questo ancora non so dirtelo.  Ma il peggio è passato ragazzo! Quando sei arrivato qui non avrei pensato di poter arrivare a tanto! Cammina e prendi le misure da solo, vedi se riesci a muoverti nello spazio, con e senza le lenti. E soprattutto non affaticare la vista ora che l’hai appena riacquisita! Se tutto va come penso, entro pochi giorni sarai in viaggio!”
Tanto risoluto come medico quanto riservato nella vita, Bitraux non amava i convenevoli e i ringraziamenti perciò guadagnò l’uscita senza lasciare a nessuno dei presenti il tempo di replicare.
Non senza fatica, André fece quello che gli era stato chiesto con forza e determinazione.
Sembrava che ormai nessun ostacolo avesse il potere di scoraggiarlo.
Riabituarsi a vedere con due occhi, riabituarsi alla profondità, alla luce, ai movimenti: un percorso duro e tortuoso, che intraprese con calma e serenità.
E con Oscar ancora una volta al suo fianco, per sostenerlo, guidarlo, indirizzarlo.
Oscar ancora una volta lì per lui, a trascurarsi, ma anche a farsi e fargli il regalo più bello: quello di esserci incondizionatamente.
Una Oscar che ora vedeva nettamente pallida e dimagrita. Stanca quasi allo stremo, ma sempre così sorridente, calda, incoraggiante.
Una Oscar che da quella notte aveva cercato in tutti i modi di non avere il tempo per chiedergli spiegazioni.
Una Oscar che senza capirne il motivo lo guardava e non poteva fare a meno di sorridergli con gioia, mentre quella sensazione di caldo e benessere si impossessava di lei ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.
Ogni volta che lei pensava a lui, ogni volta che sentiva la sua presenza, che faceva qualcosa per lui.
Una Oscar che evitò volutamente di chiedersi il motivo e la causa di tutto ciò, ignorando sapientemente tutte le risposte che il suo comportamento le avrebbe offerto, a volerlo leggere.
Una Oscar stanca, che si lasciava trascinare dal corso degli eventi senza avere la forza di opporvisi.
Senza chiedersene davvero il motivo, senza darci davvero importanza.
E una sconosciuta Françoise che si faceva sempre più strada dentro quell’algido comandante, così cambiato agli occhi di André, eppure così uguale alla persona di prima.
 
 
 
 
 
Bussarono, e anche questa volta non ebbe bisogno di chiedere chi fosse per sapere che si trattava di lei.
“Avanti…”
Entrò, pallida, fiera e serena.
“Dottor Bitraux io…volevo ringraziarvi dal profondo del cuore per tutto quello che..”
“E’ semplicemente il mio lavoro.. ma Vi ringrazio per la vostra premura.”
Uno scambio di sorrisi tirati e rassegnati.
“Vedere, André è un semplice soldato e non può permettersi di..”
“Ho fatto tutto quello che ho fatto senza parlare di prezzi e costi, Madamigella Oscar, riferite pure ad André di non preoccuparsi.”
“No, non penso sia giusto. Avete sicuramente persone più povere di lui che potrebbero beneficiare del vostro talento e che non hanno i mezzi per farlo… date loro l’assistenza spassionata che volete dare ad André e permette che sia a farmi carico delle spese!”
Determinata e onesta fino all’ultimo.
“Immagino sia inutile protestare e questa volta sono io a ringraziarvi per la vostra nobiltà d’animo. Tuttavia, accetto solo se acconsentite a continuare a curarvi. Avete riperso un po’ di forze, smettere adesso sarebbe un errore irrimediabilmente fatale Madamigella.  Non lasciatevi morire per la Francia, io capisco i vostri compiti e il vostro ruolo, ma potete fare tanto anche attorno a voi. Guardate quello che siete riuscita a fare qui..”
Sleale e sfrontato fino in fondo.
“Io… non posso lasciare il mio incarico, proprio non posso. Ma vi prometto che cercherò di riguardarmi il più possibile!”
Un sorriso da parte de entrambi, a sugellare quella che entrambi sapevano essere una bugia.
“Andate Oscar, vi comunicherò la somma e vi farò avere tutto il necessario per Voi..”
 
 
 
 
 
 
 
Una porta bianca, grande e maestosa si aprì e subito sentì un vento gelido accarezzargli le guance.
La oltrepassò stringendosi nel mantello e si trovò a calpestare la neve.
Era il 15 di Gennaio 1789.
Era tutto così luminoso adesso.
Fece qualche passo e si voltò a guardare l’imponente struttura.
Al suo fianco, Oscar rispettò quel silenzio carico di tormentato dolore e di sprezzante vittoria.
Senti un braccio stringersi attorno al suo.
“Andiamo in albergo André, fa così freddo..”
Camminarono insieme; lui si lasciò guidare dalla stretta di lei che, per non tremare, si ancorò al corpo caldo di lui.
Pensò che la felicità fosse questa.
Oscar al suo fianco, e nient’altro a cui badare, niente di cui preoccuparsi. Loro due, insieme, in un tempo sospeso dalla realtà, dalle sue etichette e dai suoi infiniti problemi.
Un tempo che stava irrimediabilmente per volgere al termine.
Un ritorno che li avrebbe allontanati, di nuovo.
Una Francia che sanguinava e che nessuno dei due avrebbe potuto e voluto ignorare.
Col cuore gonfio di consapevolezza, decise di vivere appieno gli sgoccioli di quella dimensione solo loro.
 
 
 
 
Arrivarono in albergo e salirono le scale come se fosse un’abitudine reiterata nel tempo.
Lo accompagnò fin dalla sua porta e la aprì in silenzio.
“André io sono terribilmente stanca. Se non ti dispiace vado in camera mia..”
“Certo Oscar, si vede dalla tua espressione che hai bisogno di un sonno ristoratore..”
“Allora ciao. Ci vediamo stasera a cena..”
“Oscar…se quindici giorni fa faceva freddo, immagino che ora sia una ghiacciaia la tua camera.. perché non resti qui? Pensavo di riposarmi un po’ anche io..”
Non gli rispose e dopo un istante che gli sembrò infinitamente lungo, entrò.
Si tolse gli stivaletti e si mise sotto le coperte senza curarsi del fatto che non fosse in abito da notte.
Il freddo si era impossessato di lei, penetrando nelle sue ossa e facendole provare una tristezza profonda e del tutto inopportuna e in disaccordo col corso degli eventi.
Non se ne curò e chiuse gli occhi, addormentandosi all’istante.
Meravigliato da quel comportamento così insolito, si coricò affianco a lei e la osservò, incapace di farsi domande.
Incapace di prendere sonno, più volte dovette resistere alla tentazione di accarezzarla, toccarla, stringerla.
Alla fine cedette al sonno e nel sonno cedette alla volontà di annientare le distanze tra loro.
Rintocchi ovattati di campane li destarono all’unisono.
Attorno a loro c’era una stanza immersa nel buio della sera.
Tra di loro, c’erano due corpi abbracciati, due cuori allacciati e protetti dalle ombre.
Si sorrisero senza fare caso all’assenza di distanza.
La tristezza era svanita, lasciando strada a un caldo avvampante e ormai familiare.
La tristezza era tanta, perché se solo avesse potuto, avrebbe annullato quell’irrisoria distanza che lo separava da lei e la avrebbe baciata in modo appassionato e dolce.
Ma una risata cristallina e spontanea catturò la sua attenzione tramutando la tristezza in ilarità.
“André,  mi sa che abbiamo dormito un po’ troppo!!”
“Sei perspicace”
“Ma la smetti di schernirmi in questo modo?! Piuttosto, muoviamoci se vogliamo mangiare qualcosa!!”
In men che non si dica si trovarono seduti al tavolo di sempre, come se quei quindici giorni che avevano profondamente cambiato la vita di entrambi non fossero mai passati.
Mangiarono di gusto diverse pietanze, poi, incuriositi dall’allegro vociare proveniente dal salone, ci si recarono spensierati.
Una donna raggiante, con un abito raffinato e semplice, era seduta al fianco di un uomo che la guardava con devozione.
Attorno a loro, canti, balli, scherzi e festeggiamenti animavano una serata che per gli innamorati sembrava non esistere.
“Chantal!! Chantal!!! Chantal!!!!”
Incitarono tutti d’un tratto.
“E va bene, ho capito! Ma solo perché dopotutto mi state simpatici!” chiosò una donna dall’aria stanca e vissuta, alzandosi pesantemente dalla sedia su cui era lascivamente adagiata.
Incuriositi e non curanti della non educazione del gesto, si sedettero in disparte nelle uniche poltrone ancora libere.
La donna intanto, che probabilmente aveva l’età di Oscar e un passato sicuramente fatto di piacere ripetutamente concesso, tanto da chiedersi il motivo della sua presenza a quel matrimonio, si portò al centro della sala.
“Solo per voi, perché infondo mi state simpatici..” biascicò di nuovo con voce roca e affascinante.
Calò un silenzio carico di attesa e André e Oscar si guardarono curiosi.
Anche se era altamente probabile, nessuno dei due si sarebbe mai aspettato che quella donna iniziasse a cantare.*
 
Sono stata anch’io bambina
Di mio padre innamorata
Per lui sbaglio sempre e sono
La sua figlia sgangherata
 
Una voce così profonda, rocamente carica di un passato vissuto davvero.
Una voce così graffiante e al contempo così armoniosa.
Una voce che imponeva di farsi ascoltare e che Oscar ascoltò, attratta da quelle prime frasi così strane.
Bambina o bambino, aveva vissuto anche lei un’infanzia di cui si ricordava alla perfezione.
Ma si può essere innamorate del proprio padre? Aveva sempre pensato di temerlo, ma quante volte aveva agito solo nel tentativo di compiacerlo? E quanto era vero… suo padre riusciva sempre a trovare qualcosa che non andava in quello che lei aveva fatto, allora come ora..
 
Ho provato a conquistarlo
E non ci sono mia riuscita
E ho lottato per cambiarlo
Ci vorrebbe un'altra vita.
 
Certo, nel tempo aveva avuto svariate occasioni per constatare l’assoluta rigidità e intransigenza di suo padre.. quanto le sarebbe piaciuto trovarlo d’accordo con lei e quanti schiaffi per aver espresso un’opinione contrastante con la sua..
 
La pazienza delle donne incomincia a quell’età
Quando nascono in famiglia quelle mezze ostilità
 
Cosa? Lei era paziente?? Non l’avrebbe mai pensato, ma affiorarono alla sua memoria tutti i rospi che aveva imparato a ingoiare e tutto quello che aveva fatto per cercare di accontentare tutti, comprendendo che il suo comportamento, spesso, altro non era che una delle tante facce della medaglia della pazienza.
 
E ti perdi a sognare di andar via
Con il primo che ti capita e che ti dice una bugia.
 
Non le aveva mai mentito e non l’aveva mai considerato il primo che capita, ma solo un nome riusciva ad associare a quella frase… Fersen…
 
Gli uomini non cambiano
Prima parlano d’amore e poi ti lasciano da sola
Gli uomini ti cambiano
E tu piangi mille notti di perché
Invece gli uomini ti uccidono
E con gli amici vanno a ridere di te.
 
Gli uomini. Sono davvero così gli uomini? Viveva da sempre in mezzo a loro, ma non ne aveva mai conosciuto nessuno davvero. Ma è vero che gli uomini ti cambiano.. per loro si arriva perfino ad andare a un ballo vestita da donna e avvolta da un velo di mistero. E si, quando ti rifiutano piangi mille notti di perché, mentre forse la tua storia fa il giro della corte, anche se a questo non aveva ma pensato.
 
Piansi anch’io la prima volta
Stretta a un angolo e sconfitta
Lui faceva e non capiva
Perché stavo ferma e zitta
 
Pianse eccome, al ballo e aggrappata alle scuderie, la sera della resa dei conti. Piangeva senza riuscire a muoversi, a voltarsi, a guardarlo in faccia. Non si era mai soffermata su questo particolare, ma mentre gli rivelava il suo affetto e piangeva dicendogli addio, era rimasta di schiena, incapace di sorreggere il peso di guardarlo negli occhi.. e più lui parlava più sei si sentiva morire.
 
Ma ho scopeto con il tempo
E diventando un po’ più dura
Che se l’uomo in gruppo è più cattivo
Quando è solo ha più paura.
 
Messa all’angolo, sconfitta, trafitta, costretta ad abbandonare la sua realtà per poter andare avanti.
L’unico modo per farlo era diventare ancora più dura e impenetrabile.
L’unico modo per riuscirci era abbracciare un fucile e gettarsi nella mischia di una caserma indisciplinata e rozza, per dimostrare al mondo che lei poteva avere la meglio su qualunque uomo.
Uomini che insieme fanno gruppo e ricevono con rabbia e disprezzo gli ordini impartiti da una donna, spalleggiandosi l’un l’altro e schernendola in più di un’occasione.
“Vi conviene tornare a comandare la Guardia Reale, qui nessuno sembra disposto a prendere ordini da una donna, mio Comandante… dovete tenere conto che noi siamo famosi per la nostra irruenza, non vogliamo che una donna esile come voi ne abbia a soffrire…”
“D’accordo Comandante, prenderemo parte alla sfilata, ma badate questo non significa che abbiamo deciso di accettarvi come nostro nuovo Comandante!”
Uomini che da soli schiaffano in faccia crude realtà.
“In ogni caso vi ama tanto da rischiare la vita per Voi…”
“E’ proprio quello che pensavo, André questa donna non è degna dei sentimenti che tu nutri per lei!”
“Anche io ti voglio dire una cosa Oscar…”
 
Gli uomini non cambiano
Fanno i soldi per comprarti
E poi ti vendono
La notte gli uomini non tornano
E ti danno tutto quello che non vuoi
 
Fanno i soldi per comprarti. Organizzano un ballo, pretendendo di cancellare all’istante una vita spesa per le armi. Pensano che basti confessarsi innamorati e regalare rose per far accendere in lei l’amore.
Gli uomini non parlano, si chiudono in un inespugnabile mutismo  e la notte vagano solitari, senza dare spiegazioni, tornando tardi, sfatti, spazientendosi a sentirsi chiedere il motivo del loro comportamento.
E ti danno tutto quello che non vuoi..
 
Ma perché gli uomini che nascono
Sono figli delle donne
Ma non sono come noi
 
Lei, che più di tutte aveva vissuto circondata da uomini.
Lei che più di tutte aveva bisogno di imparare a capirli e a leggere nei loro pensieri.
Lei che più di tutte non li conosceva.
Non sono come noi, si ripeté in testa. Un noi graffiato e disperato, che trasudava femminilità e che lei accolse senza remore, gettando le armi all’evidenza.
Mai avrebbe pensato di ritrovarsi nei pensieri di una donna.
Femminilità repressa da sempre, mai avrebbe immaginato di vedere tutta la sua vita, che da sempre professava fieramente diversa da quella delle altre donne, rispecchiarsi alla perfezione nelle parole di una puttana.
Imparare a leggere gli uomini e leggersi donna, grazie alle parole di una puttana.
Arrendersi al suo essere donna, come una puttana si arrende alla durezza di un uomo.
 
Amore gli uomini che cambiano
Sono quasi un ideale che non c’è
Sono quelli innamorati come te.
 
André.
Solo quel nome per quelle parole.
Una marea di sentimenti dentro di lei.
La mente avrebbe potuto vagare in ogni ricordo per far emerge quanto André fosse diverso. Quanto fosse diversamente mosso da un amore assoluto e devastante.
E invece la mente restò li, a darle solo quel nome, mentre il cuore batteva forte nel petto e una calma fatta di irrequieta consapevolezza si impossessava di lei.
Senza che lei potesse farci niente.
Senza che lei volesse farci niente.
 
 
 
 
Sei attenta Oscar. Ascolti in silenzio, mentre gli occhi si perdono sempre più in un vuoto solo tuo.
A cosa pensi?
E’ solo una puttana Oscar.
E’ solo la canzonetta di una donna di facili costumi.
Non c’entra niente con te Oscar, te lo assicuro.
E invece la ascolti concentrata, con la mente che viaggia chissà dove e il cuore che sembra ritrovarsi in ciò che gli viene raccontato.
Non oso chiederti nulla, resto immobile rispettando il tuo assorto silenzio e quando, poco dopo, mi dici di voler rientrare in camera ti seguo all’istante.
Sei risoluta e gentile mentre mi comunichi la tua intenzione.
Ma nei tuoi occhi brilla una luce cupa e languida.
Fersen?
No, non è questa la luce che si accendeva quando pensavi a lui.
C’è un altro Oscar? Hai conosciuto qualcuno a quel dannato ballo? Ci sei andata davvero, a quella maledetta farsa?
Saliamo le scale in silenzio e arrivati davanti alla tua porta ti congedi mesta.
Domani dobbiamo partire presto, è tutto ciò che mi dici.
Domani finisce tutto, penso sconfitto e incredibilmente calmo mentre salgo nella mia.
Sono stanco di combatterti Oscar, di aprirmi varchi in un cuore inespugnabile.
Sto quasi per entrare a letto, quanto sento bussare alla porta.
Apro e ti vedo, in tenuta da notte, con in mano una candela e gli occhi arrossati da una nota che ancora una volta, da quando siamo qui, scopro di non conoscere.
“Hai ragione André, fa dannatamente freddo in quella stanza..”
Sorrido e ti faccio entrare senza parlare. Non so perché, ma sento che ogni parola risulterebbe di troppo stasera.
 
 
Entro nel tuo letto senza quasi guardarti.
Una donna nel letto di un uomo.
Una donna che chiede a un uomo di poter entrare nel suo letto.
Una cosa che so essere assolutamente sconveniente, ma non mi interessa, perché tutto tra noi è da sempre solo nostro.
Chiudo gli occhi, forse per non sostenere il tuo sguardo.
Ti sento soffiare sulla candela e scivolare accanto a me.
Non mi sfiori, ma avverto nettamente la sua presenza.
Respiro piano, come se non volessi far rumore.
Ma il mio respiro deve inavvertitamente arrivare al tuo viso e mi torna indietro caldo del tuo profumo.
Capisco che non dormi, e forse tu percepisci lo stesso di me.
Restiamo così, a respirare i nostri respiri per un tempo che sembra infinitamente lungo, immobili, incapaci di fare altro.
Improvvisamente quella calda marea esplode dentro di me e senza che io possa capirla e controllarla, mi guida inesorabile verso te, finché sento le mie labbra posarsi sulle tue.
Una sfilettata al ventre, poi la tua lingua si muove con la mia disegnando cerchi di fuoco dentro le mie vene.
E’ così bello.
La tua lingua calda, morbida, carezzevole.
La tua saliva così buona.
Il tuo profumo così inebriante.
Sento il morbido e dolce rumore del nostro bacio e sono felice, mentre un vortice ancora più grande sale dentro di me.
Respiro libera, arresa e felice e apro gli occhi, perché voglio guardarti mentre chiudo la bocca e ritraggo la lingua.
Buio. Cuore accelerato. Battiti forti, felici, liberi. Un fuoco che mi stuzzica il ventre e pervade tutto il corpo.
Intorno a me solo calma e silenzio, mentre il muro della parete di camera tua si staglia davanti ai miei occhi  contro al mio sorriso sognante.
Ti ho baciata in sogno per l’ennesima volta, e come sempre, da quando le mie labbra hanno rubato le tue, sento ancora con esattezza la loro morbidezza e il loro caldo sapore.
Solo che questa volta sei così vicina..
Dormiamo dandoci la schiena e sarebbe così dannatamente facile rubarti in segreto altre volte.
Ti sento respirare pesantemente, mentre mi sembra di sentirti tremare.
Sono sicuro di essermelo immaginato, ma al diavolo tutto, mi giro e ti abbraccio, scoprendoti fredda e accogliente.
Resto immobile mentre il tuo braccio mi cinge la vita.
Ti sei mosso nel sonno, come sempre, e questa volta mi hai abbracciato.
Il fuoco si placa all’istante dentro di me e mentre adagio il mio corpo alla forma del tuo, lo sento tramutarsi in una sensazione di pace e rilassatezza complete, che ancora un volta, da quando siamo qui,  non conosco.
Incapace di farmi domande e di sentirmi in colpa per quanto appena successo, mi lascio trasportare dal cuore, che rallenta i suoi battiti impazziti. Il sonno mi raggiunge un’altra volta, portandosi via tutto il resto.
 
 
 
 
Un bacio. Da entrambi voluto, bramato, desiderato, agognato, vissuto. Da entrambi, solamente sognato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-.-
Potrei mettere asterischi lungo tutto il capitolo, ma credo e spero che si capisca da solo, sia nelle alternanze, che nei riferimenti a fatti e dialoghi.
E’ stato il frutto di un lungo lavoro che mi ha portato a cambiare idea più volte, per cercare di esprimere al meglio la realtà piena di contrasti e sfaccettature che sto lentamente cercando di raccontarvi.
 
*Ovviamente questo asterisco è d’obbligo: si tratta della canzone di Mia Martini “Gli uomini non cambiano”,  che da sempre associo ad Oscar e anche un po’ a me..
L’ho modificata in una strofa: l’originale dice “e ti perdi dentro a un cinema a sognare di andar via”; inutile dire che all’epoca i cinema non esistevano. In ragione di questo è diventata “E ti perdi a sognare di andar via”
 
Grazie a tutte per il calore con cui mi avete riaccolta tra voi.
Un abbraccio di Buona Estate.. e chissà che proprio attorno al 14 Luglio io non riesca a inserire un capitolo decisivo! Non vi prometto niente a riguardo, solo che mi impegnerò!
Vostra riconoscente Lady Fraçoise



PS: il capitolo è stato postato due volte per errore e, sempre per sbaglio, ho eliminato la versione corretta.
Ho così aggiornato di nuono. Per chi avesse già letto la versione precedente, in questa non cambia nulla, solo qualche correzione di errori di battuttura di cui mi sono accorta solo leggendo l'anteprima.
Scusate, anche per le sviste che sicuramente saranno rimaste qua e là nel capitolo!
  
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