Hallooo… Sniff…sniff… Scusate! Sono sempre emo
all’ultimo capitolo… Sniff sniff!
Ma voglio approfittarne per ringraziare tutte le persone che mi hanno seguito
in questa avventura, nascoste o svelate! Viel Dank! A presto!
Per Sakuruccia: Hallooo! Me, piange…sniff! Scusa!
Ok, cerco di darmi un contegno e vado a leggere la
tua recensione(viel Dank^^). Vedo che sei rimasta
stupita dell’altruismo di Stef… Personalmente, io che
lo conosco bene, di lui mi fido, ma fino ad un certo punto. Se fa qualcosa per
me, di solito, comunque ottiene un guadagno
personale…ma in fondo, cosa c’è di male??? :-P Oh! Mi dispiace, se non lo
apprezzi più… si… forse un pelo è cambiato ma, non credo così tanto… Non voglio
citare altri esempi ma penso che una persona buona, completamente, non mai in
pericolo, una persona a cui tiene, nemmeno se avesse
la completa sicurezza di riuscire… Stefan è così.
Menefreghista. E’ la classica persona che fa danni perché non sta attento e
poi, quando era umano, rimpiangeva di essersi
comportato in un certo modo. Ora, alza le spalle…
Per il fatto che non comprendi quando parlo dei th, Stef etc,
tranqui! Sono io che ho dei problemi e dovrei andare
a farmi visitare il cervello :-P! Diciamo che sono
delle “presenze” in camera mia, che mi infastidiscono
e si infastidiscono tra loro. Si. Camera mia è un casinoooooo^^! Grazie di
tutto e buona lettura!
Ciaooooo!
Per Shari: Halloooo! Oh, che tenera che sei! Che ti preoccupi per Rory e vorresti che Stef non se ne andasse! Stef ride:-P! Comunque penso che sia l’unica
cosa che può fare una persona quando ama di più l’altra di se stesso. Andare
via… Non stare più con quella persona… Ci vuole coraggio… comunque,
ti chiedo scusa per Stef che mentre leggo i tuoi
accorati tentativi, lui, maleducatamente, ride…. Adesso lo pesto…. STEF! Piantalaaaaaaaaaaaaaaaa! Comunque
mi ha detto che accetta la tua sfida e d’ora in poi, ti consiglia di stare
allerta, perché ama attaccare quando la preda si crede al sicuro… (Sisi! Tranqui, Shari… Ci parlo io, poi…)
Per il treno…sono d’accordo con te! Ahahah! Dovevi vedere la faccia degli altri passeggeri! Da
morire!!! Per le parolacce in tedesco…oramai sono il
mio tic… non riesco più a dirle in italiano. Ho sostituito tutto con un neutro
“Scheiße!” e lo infilo pure nelle frasi… Pensa che una
volta è andata via la corrente ed io ho domandato a
mio papà “Ma che Scheiße è successo???” è un
intercalare!! Ahaha! Fortunatamente mia mamma non le
conosceva finché una volta non ha detto anche lei Scheiße
perché non conosceva il significato e ho dovuto spiegarle cosa significava per
evitare che facesse figure… Ah… Diese Mutter… Ahahah! Per il resto, tranqui! Non ho intenzione di smettere di scrivere e quelle
vecchie, leggile solo se ti va e ti interessano! Non
sono mica un mostro sacro della letteratura^^! Grazie ancora per tutto ciò che
hai fatto e fai per me! Mega bacio e a presto!!!
Epilogo
Il fischio di un treno.
Abbandonato sul sedile osservai il paesaggio scorrere,
fuori dal finestrino. Mutava, velocemente, man mano
che ci allontanavamo da Venezia per raggiungere Milano
dove mi attendeva l’aereo che in un’ora e mezza mi avrebbe riportato in
Germania.
Il capo appoggiato al vetro del finestrino, la musica
nelle orecchie, ripensavo a Rory,
all’ultima volta che l’avevo vista, alla lettera che le avevo scritto, prima di
partire.
Quella lettera, in fondo, non era niente di ché, eccetto una firma per la sua incolumità. Al suo interno
la informavo dell’arrivo imminente di Andreas, il vampiro, amico di mio “padre”, che aveva il
compito di trovare e proteggere le discendenti dagli altri vampiri. Con lui e
lontano da me, Rory non avrebbe più corso nessun
pericolo. Avevo interrotto la scrittura, dopo quella notizia, incapace di
aggiungere altro.
Non volevo lei sapesse.
Non volevo insistere.
Anche se volevo lei.
L’avevo voluta, dal primo momento che l’avevo vista.
Volevo il suo sangue, perché ero un vampiro.
Volevo il suo corpo, perché ero anche un uomo.
Volevo il suo cuore, perché l’amavo.
Non l’avevo salvata per i poteri che racchiudeva in
sé. L’avevo salvata perché la volevo per me, ma in un modo nuovo, diverso dal
passato. Volevo proteggerla, non sfruttarla finché non fosse morta. Volevo
fosse felice e, se l’unico modo che esisteva per renderla tale era svanire, sarei svanito.
Senza lasciare traccia.
Senza una parola.
Il capo appoggiato al vetro, gli occhi chiusi, sospirai, ignorando il mondo circostante.
Rimasi immobile a lungo ignorando
tutto, persino quando, dopo la stazione di Mestre, una ragazza si era avvicinata a me. L’ avevo sentita subito, alle mie
spalle. Il suo profumo mi aveva avvolto. Avevo percepito la sua curiosità, la
sua attrazione per quel bel ragazzo, io, che sembrava così triste, la testa
appoggiata al vetro del finestrino. Ma, nonostante il
suo sguardo perennemente sulla schiena, l’avevo ignorata. Bellamente. Non mi interessavano più le ragazze ordinarie. Solo Rory.
La sconosciuta rimase a lungo, nel corridoio, in
piedi, a fissarmi. Ed io, il capo contro il vetro, continuai ad ignorarla,
persino quando, a voce alta domandò se il posto accanto al mio fosse vuoto.
Rimase in attesa, un minuto
poi percepii un movimento d’aria nella mia direzione.
Sospirai, consapevole che la sua mano mi avrebbe
toccato la spalla a breve. Stavo già per girarmi, rassegnato ad urlare che
poteva sedersi dove accidenti le pareva, anche in braccio a me, se lo
desiderava, purché mi lasciasse pensare agli affari miei, quando, un improvviso
profumo mi aveva fatto sgranare gli occhi.
Mi voltai, di scatto.
“No, il posto è occupato…” aveva esclamato la voce
femminile che pensavo non avrei mai più udito. Rory, dopo quelle parole, il sorriso sulle labbra, spostò
immediatamente lo sguardo dalla sconosciuta a me, che la fissavo,
esterrefatto.
Un attimo dopo, la sconosciuta si era allontanata e
lei si era seduta accanto a me. Aveva allungato una mano, titubante, verso la
mia. L’avevo afferrata, continuando a fissarla come se fosse una
apparizione.
Rory aveva sorriso ancora poi, con la mano libera, aveva
sfiorato il mio volto ed io avevo chiuso un secondo gli occhi, riaprendoli
subito dopo, per controllare che lei non fosse svanita.
La ragazza che amavo, seduta accanto
a me, mi sorrise ancora, avvicinando il capo al mio, segno che voleva che la
baciassi. Sfiorai le sue labbra a
lungo poi, quando mi staccai, scattai in avanti, rapido, per stringerla. Una
cuffietta, nella foga, scivolò fuori dal mio orecchio,
spandendo la musica attorno. Ignorando tutto, restammo immobili a lungo,
stretti.
“Non mi piace questa canzone…” aveva esclamato poi
lei, qualche minuto dopo, ridacchiando, mentre si infilava
la cuffietta nell’orecchio.
Il sorriso sulle labbra, continuando a stringerla, mandai avanti.
Un secondo di silenzio poi lei esclamò
un “Oh!” sorpreso, accoccolandosi meglio contro di me. La guancia appoggiata al
mio petto, sollevò un secondo il capo, sorridendomi.
Inconsciamente, allungai la mano destra,
accarezzandole i capelli.
“Bella, questa…” esclamò ancora lei, il sorriso sulle
labbra. “Come si intitola?”
Gli occhi fissi nei suoi, una strana sensazione alla
bocca dello stomaco, risposi con pessimo accento
inglese “I’ve come for you…”
Un secondo, poi la ragazza scoppiò a
ridere “Davvero indicata!” commentò, prima di riappoggiare il capo
contro il mio petto, stringendosi nuovamente a me. Sospirò, poi mormorò,
riprendendo il titolo della canzone.“Sono venuta per te, Stef…”
In silenzio, la strinsi maggiormente a me, la guancia
appoggiata al suo capo.
Un attimo, poi lei mormorò ancora
“…Scusami
se ci ho messo tanto…”