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Autore: valechan91    24/06/2016    1 recensioni
Tutti conosciamo l'AU ufficiale della serie, il videogioco Quest. E se la storia fosse andata un po' diversamente dal gioco? Se ci fossero dei sottintesi e dei retroscena?
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5-  Sortilegio del destino



Il Sovrano aveva il sonno agitato. Si svegliò, scompigliandosi i capelli, ancora un po’ intontito.
Altro che sogno… era un incubo. Aveva bisogno di aria.
Si alzò dal letto e si vestì in fretta. Fissandosi allo specchio, notò qualcosa di strano nel suo riflesso.
Controllò i vestiti, ma non notando nulla pensò ad un incanto da parte di qualcuno.
Fece per uscire… quando qualcosa gli cinse il collo.  Lo fissò e sorrise.
“ Questo non posso portarlo, se tu non sei con me” se lo tolse e lo ripose al sicuro.
Uscì dalla stanza e si diresse verso la torre più alta, dal Mago.

 

 



Daichi era in apprensione. Voleva la sua promessa sposa al suo fianco, al più presto.
Era ironico di come una ragazza potesse avergli fatto perdere la testa in quel modo. L’aveva conosciuta per caso, ad una festa, e ne era rimasto colpito.
Occhioni grandi, ciglia lunghe, portamento elegante. Ne era rimasto conquistato.
Tanto da dimenticarsi di chiederle come si chiamava!
Poco tempo dopo quell’incontro, si ritrovò una proposta di matrimonio da un giovane della sua età, Sugawara Koushi. All’inizio, non gli era stato molto simpatico. Carino, sorridente…ma sapeva diventare sin troppo manesco. E poi lui aveva già dato il suo cuore a quella fanciulla.
Koushi da qual giorno si stabilì nel suo castello per cercare di conquistarlo, con disappunto del padrone di casa.
Poi, però, accadde qualcosa che gli fece cambiare idea…
Un giorno, mentre cercava di rintracciarla tra le principesse del suo regno..
“ Daichi, cosa stai facendo?” il ragazzo entrò nel suo studio, senza bussare come faceva sempre.
“ Sto…cercando qualcuno” Non gli avrebbe mai detto nulla. Voleva quell’angelo solo per sé.
Sugawara lo guardò. “ è così importante per te?”
“ Non immagini quanto. Posso dire… di tenerci molto, si “ commentò il Conte “ sto cercando una persona… speciale”
“ho capito” Sugawara sorrise e gli si avvicinò “ dai qua, che ti aiuto”
“ Ma cosa fai?!” chiese il Conte, un po’ alterato
“ Ti aiuto “ lo fissò sereno “ ho capito che il tuo cuore è di qualcun altro. Non preoccuparti per me. Cerchiamo la tua bella”
Daichi lo fissò, sorpreso da quelle parole. “ Ti ringrazio, ma sei un ospite, non dovrest…”
“ E smettila!” gli disse, tirandogli un pugno in pieno petto “ se non posso conquistarti, almeno vorrei esserti amico” concluse, sorridendogli
E da quel momento iniziò quella strana e particolare amicizia che li legava ancora e che aveva fatto diventare Sugawara suo compagno in quell’avventura. Aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo, adesso era il suo consigliere personale.
“ Tranquillo, Daichi, la salveranno” disse Koushi, poggiandogli una mano sulla spalla e ridestandolo da quei pensieri
“ Hai ragione” commentò il Conte.
In realtà, per Suga non era del tutto passata quella infatuazione, e sperava che un giorno non molto lontano qualcuno lo avrebbe amato come Daichi amava la sua preziosa Yui.


 

 


Tooru entrò nella torre, togliendo i cardini dal pesante portone di pietra. Salì le scale velocemente e irruppe come una furia nelle stanze del mago.
“ Kuroo! Voglio sapere cosa mi hai fatto”
“ Salve Maestà!” lo salutò Kuroo, voltatosi in quel momento dopo aver alzato lo sguardo dai suoi libri. “ A cosa devo l’onore della sua visita?”
“ Smettila “ lo fissò serio il Sovrano “ il mio specchio incantato non mente. Cosa mi hai fatto?”
“ Nulla, Sire, davvero” rispose il Mago, innocentemente “ ora, se permette, dovrei un attimo..”
Non terminò la frase che in un impeto di rabbia, il Sovrano lanciò un incantesimo. Una palla vermiglia e scoppiettante si parò davanti al Mago come a bloccarlo. Kuroo  ghignò e con un incantesimo sottovoce distrusse la stanza.
Tooru subì l’attacco e cadde a terra, tra quelle che ormai erano macerie. Le guardie accorsero in massa e sorrise amaramente nel ripensare che mancava solo una persona.
“ Sto bene “ si rialzò. Il colpo lo aveva subito in pieno, aveva qualche graffio dappertutto.” Voi pensate ai lavori per costruire la torre. Io… ho bisogno di restare solo”
Kuroo, intanto, non si era allontanato, ma solo reso invisibile. Prese velocemente alcuni dei suoi libri di magia nera e si dileguò.
“Meglio così. Mi spiace, Re Demone, ma per il mio piano mi serviva tutto questo”
Tooru si incamminò verso l’immenso bosco che circondava l’altro lato del  castello, quello che portava all’uscita dal villaggio…


 


Da un’altra parte, Iwaizumi sentì una fitta al cuore, ma non ci badò.


 


Oikawa, intanto, camminava solitario nel bosco, ripensando all’incubo di quella notte.
Non molto tempo prima, qualcuno che non conosceva, dalle terre più lontane, era venuto a rendergli omaggi … omaggi per un matrimonio.
Il Sovrano era Ushijima Wakatoshi. Quando lo vide, Tooru rimase perplesso. Era alto e robusto, dallo sguardo fiero, ma aveva qualcosa che non gli piaceva. Poi, parlandogli, nel Re nacque l’astio. Si sentiva oltraggiato. Oltre che nel carattere, come si permetteva quell’uomo, se così poteva definirlo, di porgergli solo doni senza fare altro?
Ma Tooru nascose un ghigno. Quel Re lontano era stato così idiota da andare da solo, senza una scorta.
Non passò un giorno che l’impassibile Re Ushijima decise di andarsene.
L’uomo sulla via del ritorno trovò due sudditi della sua corte, Semi e Tendo, e fece ritorno nelle sue terre.
Un Tooru sogghignante e contento lo osservò dalle proprie stanze, solo per assicurarsi, visto che ne valeva della sua faccia. Ordinò di gettare i regali. No, non gli piaceva quel Re.
Ma avrebbe potuto farselo alleato. Non avrebbe, però, dato il suo corpo. Ormai il cuore lo aveva donato al suo Cavaliere.
Camminò ancora un po’ nel bosco, per poi accasciarsi senza forze contro un albero e perdere i sensi.



 

 


Kenma era preoccupato. Aveva notato la reazione di Iwaizumi e temeva.
“Kuroo… se ha lanciato quell’incantesimo… non potrò aiutarlo. Cavaliere, dovrai avere cuore forte ma insieme gentile. Altrimenti forse perderai qualcosa…”
Altrove, Kuroo ghignava.
“  Più tenteranno di avvicinarsi, più si allontaneranno. Il loro destino è scritto. La prima parte del mio piano è concluso. Non mi tirerò indietro, Kenma… anche se dovessi metterti da parte”



 

Si fece sera, e i nostri eroi trovarono alloggio per la notte.
Kageyama e Hinata rimasero da soli, mentre Aone si allontanò per fare degli esercizi e Kenma andò ad esercitarsi con la magia.
“Come va il braccio?” gli chiese Hinata, preoccupato
“Meglio, grazie” borbottò il ragazzo. Era ancora stupito dalla reazione di Hinata… e dalla luce della sua spada.  Aveva messo un unguento medicamentoso sulla ferita, e gli faceva meno male.
Shoyo annuì.
“Perché ti sei messo in mezzo?” domandò il più alto, fissandolo
“Volevo aiutarti “ Shoyo ricambiò lo sguardo “ tu hai aiutato me”
“Ma io sono io, idiota!” si innervosì l’altro, prendendolo per il colletto della casacca
Shoyo sostenne lo sguardo. Improvvisamente, si sentì avvolgere da un braccio. “Grazie comunque”
Hinata annuì e rimase così, aggrappandosi alla casacca dell’arciere come se ne valesse della sua vita.

 



 


Iwaizumi andò ad allenarsi nel bosco. Si allontanò parecchio, riflettendo. All’improvviso, ancora quella fitta al cuore.
Camminò ancora  e notò qualcuno sdraiato. Riconobbe subito quella sagoma. “Tooru… ma cosa…”
Si avvicinò. Il chiarore della luna illuminava il volto del Re Demone, ancora privo di sensi, quasi a renderlo qualcosa di etereo, ma diabolico.
Hajime si avvicinò e notò le ferite. “ Che ti sarà successo?” si domandò.
La ragione gli diceva di allontanarsi, non era più affare suo. Ma l’istinto gli diceva di rimanere.
Il Cavaliere prese tra le braccia il proprio Re e si incamminò.
In una radura illuminata dalla luna, riconobbe quella zona del bosco e sorrise. Poco gli importava dei compagni che magari si chiedevano dove fosse.
Poco lontano, trovò una grotta e vi entrò, depositando lentamente Oikawa sul terreno, attento a poggiarlo sul mantello.
Quel maledetto demone era sempre bello. Questo era il pensiero del Cavaliere in quel momento.
Riuscì a trovare della legna e accese un fuoco.
Hajime notò sulla parete un’iscrizione, e sorrise.
Si addormentò poco dopo a fianco di quello che ancora, inconsciamente, considerava suo Sovrano.

 



 

Il gruppo di eroi quella sera si preoccupò per il Cavaliere, lo cercarono invano, ma ebbero fiducia in lui.




 

Tooru fu il primo a ridestarsi. Si accorse di non essere nelle sue stanze, ma in una grotta.
Sentiva respirare lentamente accanto a sé, e lentamente, ancora intontito, si voltò. La persona che più desiderava dormiva serena al suo fianco. Poi si ricordò, doveva aver perso i sensi.
Il cuore iniziò a martellargli nel petto.
Il Cavaliere scelse quel momento per svegliarsi. Iniziò a fissarlo e freddamente si alzò. “Ciao”
“Ciao Hajime” lo salutò il Re Demone “ cosa è successo?”
Fuori era notte inoltrata. Sarebbero dovuto rimanere lì.
“ Non fraintedermi” disse duro Hajime “ avevi perso i sensi e ti ho portato qui. Poi devo essermi addormentato”. Notò che le ferite sul corpo dell’altro erano scomparse.
“Ti ringrazio”
“Hai notato… dove siamo?” chiese il Cavaliere, sistemandosi l’armatura e osservando la propria spada, lasciata vicino l’ingresso della grotta. Andò poi a ravvivare il fuoco.
Oikawa notò le scritte, e sorrise. “ Adesso si, so dove siamo”

 



 

 

Anni prima, da bambini, Tooru e Hajime si divertivano per i boschi. Hajime cacciava i coleotteri e Tooru piagnucolava. Quel giorno, però…
“ Hajime, scendi, è pericoloso” gridava Tooru al compagno che era salito su un albero per prenderne uno
“ Non succederà nulla, non preoccuparti” rimbeccava l’altro, muovendosi lentamente sui rami
“ Ho.. ho paura” il più piccolo tremava
“Preso!” urlò contento il piccolo Iwaizumi. Ma il ramo si ruppe e il bambino ruzzolò a sederino per terra!
Si lamentò per la botta… ma chi piangeva era il piccolo Oikawa, spaventatosi a morte vedendo l’amico cadere. Tooru gli accarezzò i capelli.
“ Tranquillo, sto bene”.
Poco dopo, però, Oikawa rischiò di cadere in un burrone per prendere una farfalla e Iwaizumi lo tirò su… per poi rischiare di cadere.
“Tooru! Tira forte!” diceva all’amico
Tooru, in lacrime, faceva come l’altro diceva e dopo un po’ riuscì a tirarlo su nuovamente.
Hajime, però, si era sbucciato un ginocchio. Gli faceva male, anche se cercava di sorridere.
“Ti fa tanto male?” domandò il piccolo Oikawa
“Non preoccuparti. Cerchiamo un posto dove sistemarci e passerà” disse l’altro, sorridendogli
Camminarono tenendosi per mano e Hajime prese delle erbe che lo avrebbero aiutato, ma scoppiò un forte temporale e i due si rintanarono in una grotta lì vicino.
“Mi dispiace tanto” piagnucolava Tooru
“ Smettila di piangere!” lo rimproverò il compagno, stringendo i denti “ è un graffio , passerà”
Il ragazzo aveva messo delle erbe medicinali sulla ferita, che sembrava migliorare.
“ Non sei arrabbiato con me?” disse Oikawa, con i lacrimoni agli occhi
“Ma certo che no, stupido!” rimbeccò Iwaizumi “ non dire sciocchezze
Tolse la foglia e con le altre, stringendole nel piccolo pugno e poi schiacciandole e stropicciandole con del legnetti, ottenne un impasto che tenne sulla ferita. Bruciava, e molto, ma strinse i denti.
Con un coltellino, che aveva sempre con sé incise i loro nomi sulla pietra.
“Ti va bene la mia risposta, Shittykawa?” rispose ironico il ragazzo
L’altro annuì vigorosamente, con un sorriso nonostante avesse ancora i lucciconi agli occhi.
“Volevo darti questo” disse il piccolo demone, estraendo dal vestito due ciondoli rotondi con incise le loro iniziali “ sarà il sogno simbolo di amicizia”
Iwaizumi sorrise e si avvicinò, inchinandosi e accettando il pegno. “ Ne sono onorato” disse, per poi scoppiare a ridere insieme all’amico.
Furono obbligati a passare lì il resto del giorno, parlando di tante cose. Quando il temporale finì, i due uscirono dalla grotta per fare ritorno nelle rispettive dimore..
Quel pegno, non molto tempo dopo, sarebbe diventato il simbolo di qualcosa di più di una semplice amicizia…


 

“Me la ricordo questa grotta. C’è ancora la tua incisione, anche se sbiadita” il Re Demone accennò un sorriso, sincero, che sorprese il Cavaliere
“ è stato un caso che siamo capitati qui “ commentò”
“No, Hajime. È il destino che vuole dirci qualcosa” disse Tooru, fissandolo
“Non tornerò sui miei passi, Tooru” disse freddamente Hajime “ Resta qui, hai bisogno di riposare. Io me ne torno alla locanda dai miei amici”
“ è buio pesto là fuori”
“ Preferisco al buio. Non resto qui con te” il Cavaliere prese la sua spada.
Fece per andarsene, quando due braccia lo trattennero, avvinghiandosi al suo busto “ Resta qui, ti prego” disse il demone, poggiando la testa sulla schiena dell’altro
Iwaizumi non seppe per colpa di quale incantesimo, ma sospirando acconsentì alla richiesta, posando la propria spada. “Resterò qui fino al mattino. Ma non cambio idea, Tooru”
I suoi sentimenti non erano un gioco, erano sinceri. Lo avrebbe salvato.
Non seppe a chi dare la colpa quando in seguito i loro occhi si incatenarono, fino ad avvicinarsi per scambiarsi un bacio mozzafiato.
Quella notte, furono i loro cuori a parlarsi. Il Re Demone diede tutto se stesso al proprio Cavaliere.

 


 

Il mattino dopo, alle prime luci dell’alba, Hajime fu il primo a risvegliarsi. Sentì un peso sul proprio petto e rimase sconcertato nel ritrovarsi Tooru, ancora addormentato, con un sorriso sereno sul volto.
Accennò un sorriso un po’ amaro. Si alzò lentamente, cercando di non svegliarlo, e lo avvolse meglio nel mantello. Si rivestì e fece per prendere la spada e andarsene.
In quel momento, il Re Demone si rivegliò.
“Hajime?” lo chiamò, mezzo assonnato, sollevandosi appena. Spalancò gli occhi, vedendolo vestito e pronto ad andarsene. “ ma cosa…”
“Ciao Tooru” lo salutò il Cavaliere, senza imbarazzo, voltandosi leggermente verso il compagno
“Ciao Hajime” ricambiò il saluto “ te ne vai?” disse poi, serio
“ Te lo avevo detto. Devo tornare dai miei compagni “ disse freddo Iwaizumi “ Non sono pentito di quello che è successo” lo fissò negli occhi “ ma non adesso. Non prima… che tu sia tornato quello che eri”
“Sono sempre io, Hajime”
“ NO” urlò improvvisamente il Cavaliere, stupendo il Demone “ Ti se lasciato soggiogare dal potere, non è mai abbastanza. E come tuo Cavaliere è mio compito salvarti da te stesso”
Il Re Demone rimase in silenzio.
“ Ci rivedremo. Ti batterò, Tooru “ disse infine il Cavaliere, uscendo dalla grotta, senza voltarsi. Se
fosse voltato, tutti i suoi buoni propositi sarebbero saltati. Ma quella notte, di cui non rimpiangeva nulla, era servita a motivarlo ancora di più. Aveva ancora speranza di salvare chi amava.
Il Re Demone versò una singola lacrima. “ Non puoi sfuggirmi per sempre, mio Cavaliere. Tornerai a me, lo sai anche tu” disse, i suoi occhi erano ormai di un rosso scarlatto, profondo e intenso.
Si strinse nel mantello, assaporando ancora un attimo il dolce calore in cui era stato avvolto con il suo Cavaliere quella notte, inspirandone il profumo. Poi si alzò, riacquistando il suo cipiglio regale, si rivestì e si diresse al proprio castello.
Adesso che si era donato completamente alla persona che amava avrebbe fatto di tutto per riportarla al suo fianco.

 


 


Hajime arrivò alla locanda, trovando i compagni ancora addormentati. Non fece rumore, ma sorrise appena, notando eroe ed arciere, che nella notte dovevano essermi mossi parecchio ed erano finiti avvinghiati.
Decise di riposarsi ancora un po’, così si mise sul letto ancora per un po’.
Ce l’avrebbe fatta a salvarlo, adesso la posta in gioco era troppo alta per pensare ad una sconfitta.

   
 
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