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Autore: Red_Coat    24/06/2016    3 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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ELABORAZIONE DATI IN CORSO...
CONNESSIONE...


Quattro colpi delicati sulla parete in metallo alle sue spalle.
Non li sentì, assorto com'era nei ricordi di quella giornata appena conclusa.
Era stata la più ... strana ... che avesse mai avuto modo di vivere in 19 anni della sua vita! Frustrante ed eccitante al contempo!
Tanto da non lasciargli neanche il tempo per respirare ...
Altri quattro colpi, stavolta più decisi. Poi qualcuno prese posto sul divanetto accanto a lui e lui sobbalzò, colto di sospesa nel sentire la voce che chiamava il suo nome.
Si voltò, il sorriso di Zack lo colpì spiazzandolo. 
Lo guardò fisso, a bocca spalancata, e tutto ciò dovette farlo sembrare davvero un idiota, perché all'improvviso Fair esplose in una risatina divertita 

<< Missione impegnativa, eh? >> chiese quindi, scuotendo il capo

Osaka sorrise, un po' imbarazzato 

<< È stato ... >> iniziò, fermandosi per cercare di riattivare il cervello << Molto più impegnativo cercare di non guardare troppo Sephiroth, mentre combatteva. >> concluse sincero, arrossendo un po' e ammantando il tutto con un pizzico di sana autoironia 

Fair rise di nuovo, poi pose una mano sulla sua spalla

<< Ah, non sai quanto ti capisco! E t'invidio da morire! >> ribattè, sognante, annuendo e alzando gli occhi al cielo << Almeno tu sei riuscito a farlo, però. >> concluse ironico, riferendosi alla rapidità con cui il Generale combatteva, che solitamente rendeva impossibile agli altri accorgersi in tempo della sua entrata in scena.

Victor seguitò a sorridere, poi abbassò gli occhi sulla spada ordinaria di SOLDIER che stringeva in mano dall'elsa.
La verità era che si sentiva... strano, e sconvolto. 
Aveva appena imparato che stare sotto il comando di Sephiroth non gli garantiva automaticamente l'immunità, e non lo faceva neppure coi suoi compagni.
Sospirò, quindi alzando di nuovo gli occhi verso l'amico lo chiamò per nome, assorto, seguendo le emozioni del momento 

<< Mh? >> fece quello, guardandolo negli occhi 

Li fissò.
Quegli occhi azzurri del colore del cielo, e la loro assurda vitalità.
Poi spostò lo sguardo sulla mano che gli stava appoggiata sulla sua spalla, e ne percepì il tocco sicuro e forte appena sopra la maglia della divisa da 3rd. Gli dava sicurezza.
Impresse chiare quelle sensazioni e quelle immagini nella mente, come un momento che non avrebbe voluto mai più dimenticare.
Quindi sospirò di nuovo, e si decise a chiedere, col rischio di apparire troppo ingenuo. 

<< Tu non ... >> iniziò, ma prese di nuovo tempo 

Ma si, con Zack poteva permetterselo! 

<< ... non hai mai paura di morire? >> concluse, timoroso 

Fair lo guardò per un secondo senza parole, spegnendo appena il sorriso sulle sue labbra. Quella domanda, così cruda e diretta, lo aveva spiazzato.
Se aveva ....?
Ci pensò un secondo su, rabbrividì. Quindi, per non sentire quella spiacevole sensazione sulla pelle e scacciare l'angoscia tolse la mano dalla spalla di Osaka e se la passò dietro la nuca, pensando a una risposta da dare che fosse il più lontano possibile da quella vera 

<< Beh... >> iniziò, poi però il pensiero si fece insopportabile e lui fu costretto a usare le "maniere forti" << Aaaah, avanti siamo SOLDIER! >> esclamò, tornando a sorridere e buttandosi all'indietro con le braccia poggiate sullo schienale del divanetto della hall << Chi non ne ha? >> chiese scuotendo le spalle <<  Scommetto che anche per i 1st è la stessa cosa, se non pure peggio! >> 

Osaka lo ascoltò attentamente, quindi annuì.
" I 1st non hanno paura."
...
Chissà se suo nonno aveva avuto ragione anche stavolta?
Non fece in tempo a trovare una risposta soddisfacente, perché Zack gli diede già la soluzione 

<< Però se non ne avessimo dove starebbe il divertimento? >> concluse infatti, scoccandogli un occhiolino e aspettandosi di ricevere lo stesso un sorriso

Ma Victor continuò a guardarlo, serio.
"Divertimento?" pensò, senza sapere come sentirsi per quella frase. " È per questo che combattiamo e rischiamo la vita? Per ... divertimento? " 
Trattenne l'istinto di scuotere il capo con sicurezza, quindi sorrise al meglio delle sue possibilità

<< Già, penso tu abbia ragione. >> disse

E quando, subito dopo, Zack gli offrì un altro invito a bere, lui lo accettò con cordialità, sforzandosi di essere di compagnia.
Ma dentro di sé non poté impedirsi di riflettere, giungendo quindi a una conclusione che non sapeva come prendere a livello emotivo, ma sentiva essere quella giusta: Ognuno ha una propria personale motivazione, per combattere.
Lui lo faceva per Sephiroth, e per portare avanti l'eredità di suo nonno. 
Alcuni invece lo facevano per soldi, altri per onore o per un ideale, e poi c'era chi come Zack lo faceva solo per divertirsi.
In fondo ... neanche questa motivazione era poi così tanto sbagliata.
È solo questione di attimi prima che la vita finisca, quindi meglio prendere la corsa come viene, prima che termini senza neanche averla incominciata.


... INTERRUZIONE DATI ...

<< Ah ... >> 

Don Corneo spense immediatamente il ghigno dal viso, e si accigliò a guardarlo. Il combattente sospirò, tamburellando noncurante le dita della mano sinistra sul legno vecchio del tavolo al quale era seduto 

<< "Ah" ...? >> gli fece eco il boss, un po' stranito << tutto qui? >> ribadì, ora anche un po' urtato

Quello alzò un sopracciglio, e gli rivolse un'occhiata per nulla impressionata. Sembrava non gliene importasse nulla, in realtà 

<< Perché, cosa ti aspettavi che facessi? >> chiese, scrutandolo da capo a piedi, quindi senza aspettarsi una risposta ghignò, inclemente << Io sono indipendente qui, non hai controllo su di me. >> poi, tornato serio lo avvisò << Fossi stato anche il presidente Shinra in persona, non avrebbe fatto alcuna differenza. >> puntando i suoi occhi scintillanti di Mako su di lui

Bastò quella frase, apparentemente insignificante.
Uditola, inaspettatamente il boss tremò. Fu appena per qualche secondo, ma bastò al SOLDIER per confermare un'idea che gli era balenata in testa quasi di sfuggita.
Rimasero per qualche altro istante in silenzio a fissarsi, quindi facendo finta di nulla Don Corneo si lasciò andare ad una grassa risata divertita

<< Perché, fosse stato lui cosa gli avresti detto? >> ghignò, portandosi di nuovo il sigaro alla bocca

Victor lo guardò negli occhi, a lungo, rimanendo in perfetto, controllato silenzio mentre lo avvertiva inquietarsi sempre di più. 
Ancora qualche istante, poi si alzò e lentamente, continuando a scrutarlo come un felino con la sua preda, avanzò fino a giungergli di fronte. Gli tolse con un gesto rapido della mano il sigaro di bocca, facendoselo scorrere sotto il naso e assaporandone ad occhi chiusi il profumo, dolciastro e invitante.
Però, non era poi così malaccio. Anzi, era addirittura soave, meglio di quelli scadenti di Al. Decisamente molto meglio.
Don Corneo lo osservò senza dire nulla, quasi incantato da quei gesti, e lui si lasciò sfuggire un ghigno.

<< Ho detto 'se fossi stato' il Presidente. Ma tu non lo sei, vero? >> 

Un altro guizzo agitato negli occhi del gangster.
Quindi, voltatosi e tornando a sedersi, Osaka alzò un lembo del fazzoletto e aspirò un po' dal mozzicone ormai mezzo consumato, per poi tornare a stringerlo tra le dita.
Ancora qualche attimo, poi il don esplose in un'altra risata che aveva un che di nervoso

<< Il ragazzo mi aveva parlato dei tuoi gusti. >> esclamò, scuotendo il capo e indicando il tabacco con un dito << Per questo te ne ho portato una scatola intera! Ha detto che te la farà avere lui assieme all'alcool. Sono due bottiglie, così forti che stenderebbero anche un SOLDIER. >> concluse sghignazzante 

Victor si lasciò sfuggire un sogghigno bieco  

<< Lo vedremo ... >> rispose, poi aspirando dal naso un altro po' del prezioso fumo chiese severo << Allora, hai voluto incontrarmi soltanto per regalarmi i tuoi sigari? >> 

Un'altra grossa risata 

<< No, certo che no! >> rispose il boss, quindi continuò, legando le mani dietro la schiena << Hai ragione, veniamo agli affari. Mi piacerebbe averti tra i miei ragazzi... >> propose, andando subito al sodo << O che tu lavorassi per me, come sicario. Sono sincero, la tua forza mi farebbe comodo, e ti tratterei bene. Non so quanto tu sappia di qui ma ... eheheh, praticamente è tutto nelle mie mani. >> concluse, allargando le braccia << O lo sarà. >> con una luce avida negli occhi << Alcool, soldi, fumo e anche belle pupe. Potrei riservarti le migliori, se t'interessa. O... nel caso ... potrei pensare anche a qualche ragazzo, eheheh!>> 

Victor storse le labbra, disgustato. 
Quell'uomo gli faceva schifo.
Tutto, dal suo modo di fare ambiguo, al suo aspetto, alla sua voce perennemente elusiva.
Non era un caso fosse riuscito ad affermarsi come il capo di un luogo sporco e malsano come i bassifondi. Sembrava essere nato apposta per questo, dalla più bassa delle sue fogne.

<< Non m'interessa questo genere di cose, grazie tante. >> rispose sarcastico, malcelando quei sentimenti 
<< Mh? Allora, cosa posso fare per convincerti a stare dalla mia? >> chiese dunque l'uomo, avanzando di qualche passo

Perfino tenere in bocca il suo sigaro ora gli faceva schifo, fortuna che lo aveva fatto solo una volta.
Se lo portò un'ultima volta sotto al naso aspirandone il fumo, quindi lo spense premendolo sul legno del tavolo e soffocando la brace 

<< Credevo di essere stato chiaro. >> disse, poi scandendo bene le parole e tornando a fissarlo negli occhi << Sono già impegnato. Questo Kail non te lo ha detto? >> 

Don Corneo assunse un'espressione attenta a preoccupata

<< Ah, si? >> chiese, sospettoso << È per chi lavori? Non dirmi che ... Al? >> storcendo le labbra

Victor rise appena, sprezzante e divertito, e scosse il capo per poi tornare a guardarlo, tornando a tamburellare con le dita sul legno

<< Il mio capo non è presente, al momento. Diciamo che sono ... in congedo temporaneo. >> rispose quindi, facendosi serio 

Il Don aggrottò ancora di più la fronte, con aria vacqua, e osservandolo Osaka capì che stava iniziando ad essere ancora più confuso.
Il momento che aspettava 

<< Tuttavia ... >> disse, tirando fuori dalla tasca un foglio di carta spiegazzato e passandoglielo sul tavolo << ... se proprio ci tieni a renderti utile, mi piacerebbe ricevere notizie su questo idiota, se ti capitasse di vederlo in giro. >> 

Il boss si avvicinò, prese il foglio tra le mani ed osservò attentamente il disegno di un ragazzo dai capelli biondi che vi era impresso, a matita 

<< Cloud Strife. >> proseguì il combattente << Tu tienimi informato se dovesse mettersi nei casini, e io ti lascerò in pace. >> concluse, con una luce sinistra negli occhi << Anzi, potrei anche accettare di fare qualche 'lavoretto' veloce per te, fino a che il capo non tornerà. >> 

Una luce attenta si accese ora anche negli occhi del Don, che annuendo strinse il plico e se lo mise nella tasca stretta dei calzoni. 

<< Affare fatto, ragazzo! >> rispose infine, eccitato << S'è soltanto questo che vuoi, non sarà difficile accontentarti, ehehe. Se questo bamboccio dovesse iniziare a dar spettacolo sarai il primo a saperlo! E se dovessi aver bisogno, ti chiamerò. >> 

Quindi si voltò e fece per andarsene, soddisfatto, ma di nuovo la voce forte e prepotente del misterioso individuo lo indusse a girarsi

<< Mh? >> disse, sorpreso
<< Io lavoro da solo. >> ripeté allora Osaka, più lentamente, puntando gli occhi nei suoi << Ricordatelo. E se per caso dovessi trovarmi nei guai per causa tua e della tua schifosa boccaccia ... >> si fermò, passandosi con un gesto lentissimo la punta del pollice del pugno destro sopra la gola ben in mostra << Ovunque tu sia ti troverò, e te la chiuderò strappandoti la lingua con queste mani e poi sgozzandoti. >> lo minacciò, in tono soave e calmo

Infine, dopo averlo visto deglutire, si alzò e lo raggiunse, fino ad avercelo ad appena qualche centimetro di distanza 

<< Sono stato chiaro? >> concluse, sibilando 

Don Corneo deglutì per la terza volta, trattenendo il respiro senza riuscire a staccare lo sguardo da quegli occhi e da quelle mani.
Dannazione! Perché aveva appena concluso l'affare più difficile della sua vita, e invece aveva tutta l'impressione di aver venduto la sua anima all'inferno? 
Ah! Chi se ne importava! Tanto, se davvero avesse voluto ucciderlo avrebbe trovato i suoi uomini a fargli da ostacolo, e lui sarebbe comunque riuscito a scappare, eheheh.
Anche se ... dopo ciò che aveva visto in arena ... e le condizioni in cui il corpo del povero sventurato era ridotto ...
Di nuovo, un altro attimo di esitazione. Deglutì ancora, poi sghignazzò e finse di essersi ripreso 

<< Non ti preoccupare! >> esclamò << E goditi i tuoi sigari. Quando ne vorrai degli altri ti basterà farmelo sapere, provvederò personalmente. >> 

Quindi, senza aggiungere altro, uscì di fretta dalla stanza.
Rimasto solo, Victor Osaka ghignò, ma la sua espressione si trasformò immediatamente in una smorfia.
Si concesse un attimo di respiro, togliendosi il velo dalla bocca e passandosi una mano tra i capelli.
All'improvviso, una pesante stanchezza lo pervase, assieme a una forte voglia di piangere. Si sedette, sospirò di nuovo, quindi iniziò ad osservare assorto il movimento delle sue dita che tamburellavano sul legno.
E ora?
Non sapeva ... più come portarla avanti, quella vita. Non sapeva più che fare. Era esausto, e non riusciva più nemmeno a reggersi in piedi. Avvertì un forte senso di angoscia, ed ebbe come la profonda sensazione di essersi perso.
Nella sua disperazione, nel mare degli eventi che lo avevano portato a questo, nel sua stessa vita.
Non sapeva più dove andare, ed era senza un faro, che gl'indicasse la strada.
Sentì una fitta lancinante allo stomaco, strinse i pugni. 
Per il momento, avrebbe dovuto tornare a casa, affrontare i suoi e forse anche quel rompipalle del dottor Fujita, e tentare di arginare i danni.
Il pugno sul tavolo si chiuse ancor di più e sbattè sulla superficie liscia, le lacrime colarono dagli occhi. 
Strife .... 
Era già un miracolo che fosse riuscito a non dimenticare il suo nome, e non stava pensando all'idiota con la chioma da chocobo. No.
Si riferiva a sé stesso. 
Chiuse gli occhi, abbassò per un secondo il capo, e si lasciò andare alle lacrime per il dolore pulsante alla tempia destra, ricominciando a sudare freddo.
E alla fine, proprio nel momento in cui fece per riaprirli, la porta si spalancò, facendogli saltare il cuore in gola.
Afferrò d'istinto il fazzoletto e se lo portò davanti alla bocca imprecando, mentre Kail gli voltò immediatamente le spalle, imbarazzato

<< Oh, ehm ... scusa. Scusami, pensavo ... >> balbettò

Lui sbruffò sonoramente, legandosi di nuovo il velo dietro la nuca 

<< Che cazzo vuoi adesso? >> ringhiò, irato 
<< Io ... eeehm ... >> ricominciò il ragazzo, ad occhi chiusi, il cuore che aveva ripreso ad accellerare i battiti 

Dio, perché non poteva guardarlo in faccia, solo per una volta?!?!

<< Allora?? >> il ringhio si fece più furibondo 
<< Duke ti ringrazia per aver avvisato la locanda! >> si affrettò ad informarlo quindi, ormai nel panico << E ti ho lasciato la scatola di sigari e l'alcool vicino al vino che tieni in palestra.>> 

Nessuna risposta. Lo sentì alzarsi dalla sedia e sospirare sonoramente, quindi udì il fruscio della sua vestaglia nera contro la sua pelle e passi veloci, per ultimo lo sbattere di una porta.
Quando, dopo qualche istante, riaprì gli occhi e si voltò col fiato in gola per la paura, nella stanza non c'era più nessuno a parte lui ed il silenzio.
Sospirò, passandosi una mano tra i ricci castani e scoprendosi sudato 

<< Merda ... ! >> si lasciò sfuggire, prima di andarsene anche lui per la sua strada 

"Devi piantarla di stargli dietro, Kail!" si disse, deciso. Ripromettendosi puntualmente di non rispettare questo accordo con sé stesso, per nessun motivo al mondo.

 
*** 

Un attimo, un secondo, un singolo respiro.
A volte basta questo, semplicemente questo. 
E tutto ripiomba nel caos.

\\\

Erano le 3.45 del mattino.
Mancava giusto un quarto d'ora allo scoccare della quarta ora della notte, e per le strade di Midgar soffiava una piacevole brezza fresca proveniente dal mare.
Cloud Strife, dopo aver passato la serata in solitudine a bere e ascoltare disinteressato il chiacchiericcio confuso della gente attorno a lui, si era finalmente deciso a ritornare alla base.
A quell'ora di notte, pensò con un pizzico di consolatoria soddisfazione, Tifa non sarebbe rimasta in piedi ad aspettarlo. 
E se anche l'avesse fatto sarebbe stata troppo stanca per fargli un'altra delle sue noiose prediche, o almeno così sperava lui.
Anche Victor Osaka stava facendo ritorno a casa, il petto ancora sporco di sangue coperto appena dalla leggera vestaglia nera, e il cappuccio di quest'ultima calato sul volto tirato ed esausto.
Aveva i nervi a fior di pelle, un mal di testa atroce e continuava a sudare freddo. Dopo aver trascorso un altro abbondante quarto d'ora a bere e fumare uno dei sigari che il don gli aveva concesso, ora a passo stanco ma svelto proseguiva verso casa, senza pensare a nulla se non a quanto avrebbe voluto lasciarsi andare al sonno che gli appesantiva gli occhi, e sperando in fondo al cuore che l'ora tarda fosse riuscita a scoraggiare Yoshi e soprattutto sua madre ad aspettarlo alzati.
L'uno si dirigeva verso il settore 7. L'altro, percorreva a ritroso la strada che portava verso casa, nel settore 8.
Le strade erano semi deserte, il silenzio rotto solo dai lamenti di qualche ubriaco ogni tanto e dal rombo di qualche macchina di passaggio.
E così, com'era inevitabile che fosse, i loro sguardi s'incrociarono nuovamente una secondo volta, quasi per caso, guidati dal filo rosso del destino.
Fu un attimo. 
Davvero un breve, brevissimo e intenso attimo.
Si passarono accanto, quasi sfiorandosi, ognuno assorto nei propri pensieri e affari, e lì per lì nessuno dei due si accorse dell'altro anche se si guardarono negli occhi.
Poi però, fatto qualche passo, qualcosa accadde.
Una forza invisibile accese le loro anime e percorse le loro spine d'orsali, tramutando nuovamente i loro occhi e bloccando i loro passi sul posto.
Trattennero il fiato, si voltarono.
Lentamente, per poi lanciarsi un profondo sguardo dapprima di sorpresa, poi di sfida.
Cloud fissò quegli occhi felini senza una parola, inaspettatamente freddo e lucido. Victor irrigidì i muscoli, strinse i denti e chiuse i pugni quasi fino a tremare.
Erano a pochi passi l'uno dall'altro, entrambi pronti a scontrarsi di nuovo.
Eppure ... non successe. Nulla. Nuovamente nulla.
Rimaserò a fissarsi in bilico ancora per qualche istante, poi l'interesse si spense negli occhi del biondo e lui si voltò, riprendendo a camminare.
Victor rimase fermo dov'era, in preda all'ira più folle. Ma anche se i suoi muscoli stavano già assaporando il piacere di sfogarsi sull'avversario tanto bramato, non mosse un solo passo e aspettò come pietrificato di vederlo sparire oltre il buio di un vicolo, per poi tornare anche lui sui suoi passi, frustrato e fuori di testa dalla rabbia.
" Respira, respira, Cloud Strife. " pensò famelico e vendicativo, mentre si portava di fronte all'ingresso dello stabile, pronto a tutto " Prendi tutta l'aria che ti riesce di immettere nei polmoni, e on preoccupartene. Io starò qui ad osservarti, da lontano. Ogni respiro, ogni attimo, ogni tua più piccola forza o mancanza. La imparerò solo guardandoti.
Fino a che non saprò tutto di te, fino a quando non capirò fino in fondo chi sei, cosa sei in grado di fare. Se mai un giorno dovessi innamorarti, o se riuscissi di nuovo a trovare il tuo posto nel mondo, e magari anche a tornare a sorridere, io lo saprò.
E userò quello che ho imparato per rovinarti la vita! " 
Quel giuramento solenne riuscì a rinfrancargli l'anima, fino a che non si ritrovò di nuovo faccia a faccia col proprio misero e meschino stato attuale.

\\\

<< Dove sei stato? >>

Tre semplici parole, in un tono che non faceva presumere nulla di buono.
Le udì appena riuscì a varcare la soglia di casa, e alzati gli occhi li vide, tutti e tre svegli ad aspettarlo. E i suoi incubi si materializzarono davanti ai suoi occhi.
Sospirò, senz'alcuna voglia di rispondere, nemmeno quando cercando di guardarlo negli occhi sua madre gli chiese sgomenta cosa avesse fatto ai capelli.
La superò, fece per imboccare il corridoio ma suo padre lo fermò afferrandolo per un braccio e sostenendo sin da subito lo sguardo d'ira che ricevette da lui

<< Lasciami! >> sibilò, a denti stretti
<< Prima abbi il coraggio di rispondere. >> lo freddò autoritario Yoshi, quindi ripeté scandendo << Dove sei stato? >>

Fece una fatica immane per trattenersi e non rompergli la faccia

<< Non sono obbligato a dirtelo. >> lo sfidò anzi
<< Si, invece! >> sbottò allora Yoshi << Sei mio figlio, e finché vivrai in casa mia ... >>

Non riuscì a finire la frase, perché Victor gli urlò rabbioso

<< E cosa cambia? DIMMI COSA CAZZO E' CAMBIATO IN TUTTI QUESTI ANNI IL FATTO CHE FOSSI TUO FIGLIO E CHE VIVESSI QUI? >> paonazzo in viso, e improvvisamente in lacrime

Un silenzio teso calò tra di loro, e anche su Erriet e Yukio che osservavano la scena. Victor fece un sospiro per riprendere faticosamente fiato, poi continuò con veemenza

<< Nulla! Non te n'è mai fregato nulla di quello che facevo, in soldier e anche prima. L'importante era che facessi quello che volevi tu, che tutti noi lo facessimo! Lo hai fatto con me, lo hai fatto col nonno e anche con la mamma! TU SEI SEMPRE STATO COSI'! E non hai mai fatto nulla per cambiare! PERCIO' DIMMI PERCHE' ADESSO DOVREBBE INTERESSARTI?!?! >>

Yoshi sentì un magone salirgli in gola a strozzargli la voce, ed Erriet si sentì morire quasi di disperazione. 
Yukio la guardo sgomento mentre rimaneva a bocca aperta a fissare il profilo del figlio che tremava così tanto da non riuscire neanche a reggersi in piedi, eppure lo faceva, quasi spinto soltanto dalla sua rabbia e dal suo impeto.
" Oh, Victor!" pensò devastata la donna.
" Ancora ... ancora con quella maledetta storia! " protestò dentro di sé Yoshi, senza riuscire a cacciare dalla propria testa l'immagine di quel bambino che gli urlava contro tutto il male che il gesto di averlo separato da suo nonno gli aveva fatto.
Ora, quel bambino era cresciuto, eppure ... continuava a urlarglielo, senza pietà. Perché, anche se non voleva ammetterlo, suo figlio aveva ragione. Stavolta era lui in torto. Ma non del tutto. 
Guardò Yukio, che attendeva in silenzio una sua reazione.
"Victor è ancora tuo figlio" gli aveva detto. E ultimamente, più di una volta, le sue parole avevano avuto sia per lui che per Erriet lo stesso peso che avrebbero potuto avere quelle di Mikio. Le sue non le aveva mai ascoltate, ma adesso ... soprattutto adesso ... assumevano un peso enorme.
Perciò, ritrovando parte della sua calma, sospirò e si sforzò di ritornare a parlare, guardandolo

<< Perché ... >> fece una pausa, guardò suo figlio << ... comunque, ad ogni modo ...>> un'altra pausa, più lunga, stavolta rivolse uno sguardo a Yukio che lo fissò senza dire una parola << sei sempre mio figlio. >> concluse, dopo un ultimo sospiro << E ho il dovere di proteggere te e la mia famiglia. >>

Silenzio. Yoshi vide un'altra, fugace ombra annebbiare gli occhi del figlio, mentre ignorò le reazioni della consorte e del dottore, che invece assistevano sbalorditi e quasi commossi.
Dopo un attimo che sembrò durare un'eternità finalmente sul viso di Victor comparve un sorriso. Ma fu molto diverso da quello che ci si sarebbe potuto aspettare, più amaro e strafottente del solito

<< Ah, si? >> chiese, inclinando appena il capo << Ora vuoi proteggermi? >>
<< Victor ... >> iniziò sua madre, ma lui non la ascoltò ripartendo all'attacco
<< Alla buon'ora, papi! >> lo schernì << Avresti dovuto iniziare ad occupartene un po' prima, non trovi? Ora non mi serve più un babysitter, ti ringrazio. >>

Quindi, senza curarsi della sua reazione, lo superò e fece per raggiungere la sua stanza, ma allora Yoshi esplose come avrebbe dovuto fare molto, ma molto prima di allora

<< ALLORA VUOL DIRE CHE FARAI ANCHE A MENO DI NOI! >> urlò

Erriet e Yukio sbiancarono, ma non osarono opporsi. Era in corso una vera e propria guerra. L'epilogo del loro rapporto, e forse anche di quella vita assurda e pericolosa che il ragazzo stava conducendo.
Victor si voltò di colpo, lo fissò incredulo mentre Yoshi proseguiva il verdetto

<< Se vuoi continuare a fare la vita di merda che fai e a metterci tutti in ansia e in pericolo, sappi che noi non ci stiamo più! >> ordinò << Prendi la tua roba e vattene da questa casa, tanto sono sicuro che con i soldi che ti pagano per ammazzare la gente riuscirai a permetterti anche più del buco in cui noi ti facciamo vivere! >> poi, mentre tutti lo fissavano sgomenti, ordinò concludendo << Vattene da questa casa. Adesso! >>

Victor rimase a fissarlo, mentre lo stupore sul suo viso si tramutò ben presto in rabbia e determinazione. Strinse i pugni fino quasi a ferirsi i palmi con le unghie. Quindi si voltò e raggiunse la porta, spalancandola e uscendo di casa.
" Affare fatto, non voglio più nulla da te. "
Yoshi sospirò, guardò Yukio che non seppe far altro che guardarlo con rammarico. "Forse non è stata l'idea migliore. Ma è la migliore, per lui."
Era ora che imparasse a capire dove quella "vita di merda" lo stesse conducendo, che lo provasse sulla sua pelle. Anche se, così facendo, si rischiava davvero di ucciderlo completamente, nel corpo e nello spirito.
Proprio ciò che temeva Erriet, che senza perdere tempo corse fuori dall'appartamento e raggiunse il figlio, abbracciandolo forte e poi convincendolo a risalire in casa

<< Ti prego, per favore resta. >> gli disse << Non importa. Non m'importa quale sia il problema, Victor. Cerchiamo di risolverlo insieme, per favore, ma non te ne andare. Non ... >> si fermò, in preda alle lacrime << Io non ce la faccio a saperti di nuovo lontano da me, a non sapere dove tu sia, cosa ti stia succedendo. >>

Victor sentì il suo cuore spezzarsi.
Quanto ... quanto la stava facendo soffrire, tutta quella situazione? E perché diavolo lui non riusciva proprio a smettere?
Non ce la faceva, non aveva la forza. Ogni volta che ci provava, ripiombava nel baratro, ed era anche peggio di quella precedente.
Accettò la sua offerta solo per non vederla piangere, risalì in casa e fece finta di voler restare, solo per cacciarle quelle lacrime dagli occhi. Mangiò qualcosa, anche se poco, poi se ne andò nella camera da letto di fronte alla sua, quella che un tempo era stata di suo nonno.
Gli mancò il fiato, nel constatare quanto tutto fosse rimasto come appena vissuto, inclusi i ricordi che quell'ambiente evocato. E come era successo per la camera da letto di Zack, non riuscì a dormire quella notte.
Restò sdraiato sul letto, a pensare e a piangere. Senza una smorfia, senza un lamento. Solo il viso rosso, e le lacrime che scorrevano a fiumi dagli occhi.
Suo padre ... aveva ragione. Se proprio non riusciva a rinunciare a quella vita, allora preferiva sparire dalle loro, smettere di farli preoccupare così e di metterli in pericolo, fino a che non sarebbe riuscito a trovare la forza di chiudere col passato o a farsi talmente male da non essere più in grado di tornare indietro.
Così, all'alba, si alzò e raccolte le poche cose che voleva portare con sé se ne andò, diretto al suo rifugio nei bassifondi. Sarebbe andato bene, aveva anche un bagno ben attrezzato, e il cibo non sarebbe stato un problema.
Quando più tardi sua madre entrò nella stanza, la trovò vuota e con un piccolo biglietto poggiato sul letto rifatto

 
" Papà ha ragione, non posso più restare qui.
Scusami mamma, l'ho capito guardando le tue lacrime che
avrei voluto essere un figlio diverso per te, ma non lo sono.
Ho bisogno di stare da solo, per un po', 
di vivere questa vita e ... capire ...
Non preoccuparti, rimarrò a Midgar e ti chiamerò, se avrò bisogno.
Ti voglio bene mamma ... tantissimo.

 
Victor "

Pianse, di dolore e paura, come non aveva mai fatto neanche quando se n'era andato in giro per il mondo. E Yoshi la strinse, combattendo contro sé stesso e i sensi di colpa, continuando a ripetersi ch'era la cosa giusta.
Questa era la fase più complicata in assoluto, quella in cui finalmente Victor si sarebbe realmente reso conto del modo in cui viveva, e forse dopo sarebbe stato disposto a smettere, una volta per tutte. Si evinceva già dalle parole usate nella lettera, che questa era la volta buona.
Ma non sarebbe stato da solo, li rassicurò Yukio, prima di uscire assieme a Yoshi per le strade della città a cercarlo. 
Loro, seppure da lontano, ci sarebbero stati, e al momento opportuno sarebbero nuovamente tornati ad essere una famiglia.
Ma intanto, da quella notte, nessuno riuscì più a dormire.


 


 
NDA: Dunque, eccoci arrivati al capitolo 71. Con questo (primo) colpo di scena, questa parte della storia si avvia alla sua conclusione, eed iniziamo ad avvicinarci all'effettiva storyline di Final Fantasy 7. Ancora quattro o cinque capitoli infatti, e ci troveremo ad affrontare una delle scene dell'opening  del gioco originale (ripresa poi da Crisis Core). Insomma, ci siamo. È  tutto pronto, adesso ... manca solo Sephiroth! ghghgh =D 
   
 
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