Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: clepp    24/06/2016    5 recensioni
Si alzò da terra: guardò prima il profondo taglio sul braccio e in seguito i tre uomini che si stavano dirigendo verso l’uscita.
Bucky aveva gli occhi puntati su di lei. Non era in grado di capire se l’espressione sul suo viso fosse di dispiacere per averle fatto male o per non avergliene fatto di più.
[BUCKY/NUOVO PERSONAGGIO] [POST Captain America: Civil War]
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic



6


Il salone principale era quasi del tutto irriconoscibile. Kamila doveva ammettere che Wanda aveva fatto davvero un ottimo lavoro con le decorazioni, la musica, il cibo e l’abbigliamento degli invitati. Sembrava davvero di essere ad una festa ambientata negli anni ’40, se non si faceva caso alle guardie ferme davanti ad ogni entrata vestite con delle tute sintetiche e con in mano dei mitra di ultima generazione. A parte quel piccolo dettaglio, Kamila percepiva l’atmosfera di ilarità e serenità che per qualche ora avrebbe circondato l’intera struttura.
Con in mano un cocktail di un rosso acceso, Kamila fece un giro intorno alla sala per ammirare l’impegno di Wanda. Di tanto in tanto sorrideva a qualcuno e salutava qualcun altro, ben consapevole degli sguardi un po’ troppo audaci di qualche suo collega. Dopo aver indossato per tanto tempo larghi pantaloni mimetici e canotte altrettanto casual, era felice di poter finalmente indossare vestiti femminili, nonostante non fosse più abituata a portare un abbigliamento così scomodo. Kamila era sempre stata sicura di sé, sia per il suo carattere che per il suo aspetto fisico, ma dopo tutti quegli anni passati a far parte di quella squadra si era calata fin troppo nella parte di un soldato. Era una donna, dopotutto, e ricevere certi complimenti e certe attenzioni le faceva ancora piacere.
Scorse una lunga treccia bionda poco distante da lei, accompagnata da un paio di scarpette bianche e un vestito a pois rosa. Sua sorella Tanka era seduta con le gambe a penzoloni su uno sgabello davanti ad un tavolino, in mano teneva un bicchiere di quello che doveva essere tè freddo.  Accanto a lei Steve e Sam erano concentrati in una fitta conversazione.
Kamila si avvicinò al terzetto. Non appena i due uomini si accorsero della sua presenza, Steve le sorrise affettuosamente, dimentico per un momento della loro zona di guerra, mentre Sam le rifilò un’occhiata ben poco innocente.
«Sei meravigliosa stasera, Kamila.» si complimentò il Capitano, sporgendosi verso di lei per regalargli un bacio sulla guancia. Sam fece lo stesso, accompagnando il gesto con un sorriso sornione.
«Anche voi siete davvero affascinanti questa sera,» replicò Kamila, osservando il loro abbigliamento. Erano entrambi vestiti con uno smoking elegante di un marrone per Steve e grigio scuro per Sam. Il Capitano doveva essersi cambiato subito dopo essere entrato nel salone ed essersi accorto della sorpresa. Wanda aveva pianificato tutto e aveva persino scoperto quali fossero le misure di Steve per potergli fare un vestito su misura.
«Buon compleanno, Capitano.» Kamila mise da parte il rancore nei confronti dell’uomo e lo abbracciò come fosse suo fratello. In effetti, non ricordava nemmeno qual era stato il motivo del loro battibecco.
«Grazie.» mormorò lui, in imbarazzo. «Devo dire di essere contento di questa festa, nonostante il motivo per cui è stata fatta.»
Kamila roteò gli occhi: sapeva quanto detestasse festeggiare il suo compleanno perché anno dopo anno diventava sempre più vecchio.
«Andiamo, non si festeggiano mica tutti i gior... aspetta, quanti anni hai esattamente?» lo prese in giro dandogli una spintarella amichevole che non lo spostò di un centimetro. Steve parve seccato dalla battuta, ma l’accenno di un sorriso gli comparve sul viso.
«Non giocare col fuoco.» la avvisò, scherzosamente. 
«E questa piccola principessa?» Kamila si rivolse alla sorella, seduta sullo sgabello e intenta a sorseggiare il suo tè. «Cosa ci fa qui tutta sola?» le domandò avvicinandosi.
«Io e Steve stiamo facendo una pausa.»
Kamila spostò lo sguardo verso il Capitano, chiedendo spiegazioni.
«La tua sorellina è un’instancabile ballerina. Ma io purtroppo ho una certa età...» il suo tono ironico e il fatto che stesse finalmente facendo qualche battuta sui suoi anni la fecero ridere di gusto. Persino Sam scoppiò in una fragorosa risata mentre cercava di nascondere il ghigno dietro il suo cocktail azzurro.
«Voi due non siete affatto simpatici.» replicò Steve. Appoggiò il suo bicchiere ancora pieno sul tavolino e porse la mano a Tanka. «Vieni, bellissima. Torniamo in pista.» il viso della bambina parve illuminarsi di entusiasmo mentre faticosamente cercava di scendere da quello sgabello così alto. Insieme si avvicinarono alla pista da ballo dove ben poche persone avevano trovato il coraggio di ballare un lento e cominciarono a muoversi in maniera impacciata e scoordinata.
Kamila li osservò dal bordo pista, con un sorriso di gioia stampato in faccia. Era così contenta di vedere sua sorella divertirsi. Vivendo in uno spazio così ristretto con così tanti adulti, era difficile per Tanka svagarsi e fare attività consone ad una bambina di nove anni.
Ma soprattutto, era grata a Steve di essere così gentile e disponibile con lei.
Sam le si avvicinò. «Noto una certa complicità...» esordì, appoggiando un gomito sul tavolino e guardandola con uno sguardo eloquente e un sorrisetto equivoco.
Kamila aggrottò la fronte. «Cosa vorresti dire?» disse assottigliando gli occhi in un’espressione glaciale.
«Ho visto qualcosa in questi ultimi giorni... una certa sintonia tra voi due. chissà che...»
«Sam, stai sbagliando strada.» lo interruppe lei, passandosi una mano tra i capelli per nascondere la tensione. «Io e Steve siamo amici, quasi fratelli da tantissimo tempo. Non c’è alcuna complicità o sintonia tra di noi... è assurdo.»
Fu il momento  di Sam di aggrottare la fronte e guardarla di traverso. «Tu e Steve? Lo so che siete amici, non succederebbe mai niente tra voi due neanche tra mille anni.» spiegò, conciso. «Io stavo parlando di te e il tizio nuovo, Bucky.»
Kamila rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva. «Che stai dicendo?» sbottò automaticamente, guardando l’amico come se fosse impazzito. Sam trattenne una risata e si godette la scena.
«Proprio quello che hai sentito. C’è qualcosa tra voi due, credo sia evidente.» replicò, soddisfatto di aver ottenuto quella reazione. «La donna di ghiaccio e il Soldato d’inverno. Sareste perfetti insieme.»
Kamila non sapeva proprio come rispondere a quelle insinuazioni. Evidente? Che cosa era evidente? Che lei aveva cercato di aiutarlo facendo in modo che si integrasse all’interno della squadra? Era per quello forse che Sam si era fatto strane idee?
«Non so quale film tu ti sia creato nella tua testa bacata, ma tra me e James non c’è alcuna complicità. Niente di niente. Sto solo cercando di aiutarlo a stare al mondo, tutto qui.» replicò, decisa. Rimase sorpresa nello scoprire che le sue guance, così come il suo collo, avevano preso una strana tinta di un rosso acceso. La sua faccia stava andando a fuoco.
«Certo.» proseguì Sam, ed era evidente il suo sforzo per trattenere l’euforia. «Allora mi sto immaginando anche gli occhi di James fissi su di te da quando siete entrati, casualmente, insieme nella sala.»
L’attenzione di Kamila si spostò automaticamente a perlustrare ogni centimetro quadrato della stanza, alla ricerca di quei  due pozzi azzurri che secondo Sam erano fissi su di lei. Li trovò, rannicchiati in un angolo semibuio nascosti da una folla di persone, ma ben visibili a lei.
«Oh...» sussurrò debolmente e i loro sguardi si incatenarono l’uno all’altro, entrambi incapaci di lasciarsi andare.
«Già, oh...» la schernì Sam e, afferrato il suo cocktail, si allontanò dalla ragazza.
Kamila si ritrovò da sola, inerme, e incapace di spostare l’attenzione da quel campo magnetico che sembrava non volerla lasciare andare. Bucky la stava guardando con la stessa espressione con cui l’avevano guardata gli altri uomini nella stanza, ma i suoi occhi avevano qualcosa di ben diverso dai loro.
Erano magnetici e la loro intensità era capace di ingabbiarla in un vortice di sensazioni diverse e nuove.
 Si ritrovò ad osservare di nuovo la sua postura, il suo atteggiamento e i suoi movimenti. Stretto in quel completo elegante, James stava ritto in piedi con la schiena dritta, le mani nascoste in tasca, i capelli sistemati dietro le orecchie e gli occhi socchiusi fissi sempre sullo stesso punto.
Kamila si stava quasi convincendo a muoversi verso di lui quando la voce di Steve interruppe il flusso dei suoi pensieri e la obbligò a spostare l’attenzione.
«Kamila,» la richiamò e lei scorse un accenno di affanno. «Dammi il cambio, ti prego. Tua sorella è instancabile e io non sono in grado di reggere un altro ballo.»
Kamila ridacchiò e si avvicinò verso la sorella, prendendola per mano e facendosi trasportare verso il centro della pista.
«Tanka, lo sai che io non so ballare.» la avvisò mentre cercava di muoversi senza sembrare troppo ridicola.
Sua sorella le sorrise e alzò le spalle. «Non puoi di certo fare peggio di Steve.»
Insieme scoppiarono a ridere e andarono avanti a muoversi scompostamente e a fare battute sulle capacità di Steve nel ballo.
Kamila cercava di seguire i movimenti della sorella che se la cavava meglio di tutti i ballerini lì intorno, ma non era mai stata molto brava quando si trattava di coordinare braccia e gambe. Era in grado di combattere contro nemici spaventosi, ma quando si trattava di muoversi su una pista da ballo in un vestito così stretto, si trovava in grande difficoltà.
Sua sorella invece, era diversa. Sapeva essere brava in tutto ciò che faceva e Kamila era sicura che una volta cresciuta, sarebbe stata una grande donna. Le piaceva pensare che in quel processo avesse una piccola parte di merito.
Mentre Tanka le faceva vedere come muovere i piedi in sincronia, qualcuno picchiettò sulla spalla di Kamila.
Lei si girò di scatto, improvvisamente preoccupata. Quando vide chi aveva attirato la sua attenzione, rimase disorientata. Forse perché si aspettava qualcun altro, o forse perché tra tutti gli uomini che c’erano lì, non si aspettava proprio lui.
Il signor Milicevic, l’insegnante privato di sua sorella, era retto di fronte a lei in tutta la sua compostezza e perfezione. Kamila lo fissò per qualche secondo, inebetita, e si accorse di quanto fosse inquietante in tutto quel fascino. Indossava un completo nero, perfettamente aderente al suo fisico statuario, e i suoi capelli erano ingellati in una perfetta onda stile anni ’40.
Le sorrise: «Posso avere il piacere di ballare con lei?»
Kamila non sapeva cosa dire. Si ritrovò per la prima volta incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Automaticamente il suo sguardo superò le spalle dell’uomo, alla ricerca di quei due pozzi azzurri come il cielo nascosti in un angolino. Bucky era sparito.
«Io ballo solo con mia sorella.» replicò lei, voltandosi completamente verso l’uomo.
«Credo che per questo tipo di ballo sia necessario un partner maschile, signorina Metanova.» ribatté l’uomo, senza perdere la sua compostezza.
Kamila strinse i pugni. «Per cose molto più importanti di un ballo è necessario un partner maschile, eppure noi ce la caviamo perfettamente anche da sole.» puntigliò, seccata.
Il signor Milicevic ampliò il suo sorriso. «Non ne dubito, ma non c’è bisogno di tirare fuori la femminista che c’è in lei soltanto per uno stupido ballo.»
Kamila stava per replicare ma Tanka la interruppe prima del tempo. «Balla pure con il signor Milicevic, Kamila. Io vado a sedermi perché sono un po’ stanca.» la bambina si alzò sulle punte per darle un bacio sulla guancia e come se niente fosse sparì tra la folla di persone stipate nella sala, alla ricerca di una sedia libera.
Kamila strinse i denti: non aveva alcuna intenzione di ballare con quell’uomo, ma cercò di trasformare quella situazione in un’opportunità per conoscere meglio la persona che trascorreva gran parte della giornata con sua sorella.
«D’accordo.»
«Chiamami pure Clark.»
Clark le prese una mano tra la sua mentre posizionava l’altra sulla sua vita. Kamila si sentiva terribilmente a disagio perciò faticò a sciogliere i muscoli e a muoversi in maniera quantomeno decente.
«Sua sorella è una bambina molto intelligente.» esordì l’uomo. La sua vicinanza le metteva la nausea. Non poteva credere che Steve avesse permesso a quell’uomo di insegnare a sua sorella. Cercò comunque di non farsi prendere troppo dal panico e dalle sue paranoie. Non voleva giudicarlo prima del tempo, ma cercare di capire come fosse in realtà.
Tanka aveva ammesso di trovarsi bene con lui, perciò Kamila mise da parte i suoi pregiudizi nei confronti del genere maschile, e cercò di intavolare una conversazione.
«Lo so.» replicò, «Tanka mi ha raccontato di quanto si trovi bene con lei.»
«Ne sono contento. Comunque, puoi darmi del tu.»
Kamila trattenne l’istinto di vomitare. «Manteniamo il nostro rapporto su un piano formale.» replicò nell’intento di fargli capire che lei non aveva alcuna intenzione di andare oltre quel ballo.
Clark sorrise. «Mi piace molto il suo carattere così schietto.» le disse. «Per non parlare poi di quanto sia bella questa sera.»
Kamila non rifiutava mai un complimento, ma quell’uomo non le ispirava alcuna fiducia. Le era difficile credere alle sue parole.
«Manteniamo il nostro rapporto su un piano formale.» ripetè e il suo tono parve più deciso e irritato di quanto non lo fosse pochi secondi prima. Clark rise.
«Non avevo intenzione di mancarle di rispetto.»
Kamila rimase in silenzio, sperando che in quel modo quello strazio finisse prima del dovuto. Detestava sentire le sue mani così vicine al suo corpo e detestava avere la sua faccia a pochi centimetri dalla sua.
Più stava con quell’uomo, meno simpatia provava nei suoi confronti.
«Kamila.» la voce di Sam parve una luce in fondo ad un tunnel buio ed oscuro. Si liberò velocemente dalla stretta di Clark e si voltò verso la fonte della voce.  
«Kamila.» Sam si aprì un varco tra le coppie di ballerini e riuscì ad arrivare fino a lei. «Ascoltami in silenzio, annuisci e sorridi, non mostrarti ansiosa o preoccupata.» Sam la prese per mano. «Bucky sta avendo una crisi di nervi. Non ho intenzione di rovinare la festa a Steve e tu sei l’unica persona oltre lui che può essere in grado di aiutarlo. Annuisci e sorridi. Bene, allora seguimi ma senza destare alcun sospetto.»
Sam la trascinò fuori dalla pista da ballo, lontano da occhi e orecchie indiscrete.
«C’è qualche problema?» la voce del signor Milicevic li bloccò a pochi passi dall’uscita della sala. Kamila si voltò verso l’uomo cercando di mantenere la calma. Tuttavia, fu Sam a rispondere.
«Assolutamente no, ma ho bisogno di Kamila per qualche minuto.» si stupì del tono tranquillo e pacato che aveva utilizzato.
«Io posso aiutarvi,» replicò Clark mantenendo la voce ferma e decisa. «Sono abituato a gestire questo tipo di situazioni.»
Kamila gli stava per rispondere che non avevano assolutamente bisogno delle doti di un insegnante privato, ma Sam la interruppe prima che lei potesse aprire bocca.
«D’accordo, potrebbe esserci d’aiuto.» senza lasciare il tempo a nessuno dei due di riflettere su ciò che aveva detto, Sam si fiondò verso l’uscita richiamandoli con un gesto secco della mano. Passarono davanti alla sorveglianza che li lasciò uscire senza battere ciglio. Oltrepassarono la porta del salone e l’improvviso cambio d’atmosfera la disorientò un attimo.
«Dove si trova?» chiese Kamila e si sorprese nel rendersi conto di quanto la sua voce risultasse malferma.
«Fuori,» rispose lui mentre si dirigeva frettolosamente verso l’uscita. «Stavo andando a parlargli qualche minuto fa ma non ho fatto in tempo a dirgli ciao che lui era già fuori dalla stanza.»
Proseguirono in silenzio lungo il corridoio che portava all’uscita posteriore del piano terra. Due guardie aprirono la porta e l’aria fresca la colpì in pieno, rinfrescandole il viso e il corpo sudati.
Vide subito la figura di Bucky seduta a terra con la testa tra le mani e le ginocchia piegate in una posizione di autodifesa. Kamila si tolse i tacchi e corse verso di lui. Non appena fu a qualche centimetro di distanza diminuì il passo e con calma annunciò la sua presenza.
«Bucky...»
Lui non parve sentirla. Continuò a tenere le mani ferme sul suo viso.
«Bucky... che succede?» Kamila si avvicinò lentamente, sentendo i piedi nudi affondare nella terra fresca. Appoggiò i tacchi sul terreno e si piegò verso di lui. Allungò una mano in avanti, sfiorando con delicatezza quelle di Bucky.
«Ehi...» vide che i vestiti di James si erano sporcati di terra e fango e le sue scarpe erano ormai da buttare. Persino le sue mani erano sporche e i capelli avevano ormai perso qualsiasi forma. Erano tornati ad essere una massa informe e disordinata. Era ritornato il paranoico Soldato d’inverno.
Kamila si infilò i capelli dietro le orecchie e lanciò un’occhiata a Sam. Gli fece capire di allontanarsi ma di rimanere comunque nei paraggi.
Quando vide che l’amico assieme al professore si erano ormai avvicinati alla porta d’ingresso, Kamila ritentò l’approccio.
«James, cosa c’è che non va?»
«Vai via.» quelle due parole la fecero bloccare per un momento. Kamila rimase immobile, cercando di capire cosa fare e cosa dire per non rivivere la situazione di quel pomeriggio.
«James stava andando tutto bene. Cos’è successo?» lo vide stringere con forza i pugni attorno ai capelli. Kamila si sedette di fronte a lui, rimanendo distante, ma non troppo. Sentiva la terra fresca e umida sotto il tessuto del suo vestito. Rabbrividì.
«Vattene.» ringhiò. I suoi occhi si alzarono e incatenarono quelli di Kamila in una gabbia ardente. «Vai via da qui.»
Entrambi sapevano che lei non se ne sarebbe andata. Kamila si indicò l’orlo del vestito. «Sono piena di terra a causa tua. Il minimo che tu possa fare è dirmi cosa diavolo ti sia passato nella testa.»
James colpì il terreno con un pugno che fece schizzare terriccio ovunque. Si alzò in piedi di scatto e emerse in tutta la sua statura.
«Non voglio metterti le mani addosso. Vai via.» cominciò a camminare avanti e indietro per scaricare la tensione. Il suo viso era un misto di emozioni contrastanti che Kamila non riusciva a decifrare, non quella volta.
«Sai bene che non me ne andrò.» replicò lei, mantenendo la calma. «James, so che è stato difficile per te indossare un vestito del genere e prendere parte ad una festa piena di persone ma io credo che tu sia in grado di sopportare tutto questo.» il suo tono era deciso ma pieno di compassione.
«Kamila non ne sono in grado. Non ce la faccio. Queste continue crisi mi stanno uccidendo... non ce la faccio più.» si strinse di nuovo i capelli in un pugno, in un gesto che esprimeva completamente la sua frustrazione.
Kamila non aveva idea di come aiutarlo a superare tutta quella situazione, soprattutto se lui non era in grado di collaborare, ma era decisa a trovare un modo.
«James,» si alzò in piedi e si ripulì alla bell’e meglio. Cercò di avvicinarsi lentamente verso di lui ma ogni passo che lei faceva in avanti ne riceveva uno indietro in risposta.
«Non allontanarti.» lo pregò. «So che è difficile, ma qui nessuno vuole farti del male.»
Poi successe tutto in un attimo. James si bloccò di colpo con le gambe affondate nella terra e l’attenzione rivolta verso un punto che Kamila non era in grado di vedere. In pochi secondi, qualcosa nel cervello di Bucky scattò come una molla e il suo corpo si scaraventò in avanti, rapido e carico di furia omicida.
Kamila non ebbe il tempo di capire quello che stava succedendo. Vide Sam e altre due guardie spostarsi frettolosamente verso la porta come a difendere qualcosa. O qualcuno.
Poi capì. Kamila cominciò a correre dietro a James il quale sembrava spinto in avanti da una forza sovrannaturale.
«James!» lo richiamò ma lui non diede alcun segno di averla sentita. «James fermati!»
Kamila racchiuse le mani a coppa e concentrò la sua forza nel creare una piccola lastra di ghiaccio. La lanciò contro la schiena di Bucky ma la sua velocità e i suoi movimenti fluidi riuscirono a schivarla. Tentò un altro paio di volte, senza successo.
James si scaraventò contro le due guardie. Afferrò una di loro per la canna della pistola e la fece girare su se stessa. L’uomo tentò di riappropriarsi dell’arma, cercando di mantenere la presa ferma sul grilletto.
Con un gesto secco delle dita, Kamila congelò la mano dell’uomo impedendogli qualsiasi movimento. L’ultima cosa che voleva era una pallottola conficcata nel corpo di Bucky.
Quest’ultimo prese a colpire con forza il viso dell’uomo e il suono secco del metallo sulle ossa era straziante.
«James!» Kamila riuscì a raggiungerlo e con forza gli afferrò un braccio. Lui interruppe ciò che stava facendo, sorpreso da quell’improvviso contatto.
Kamila ne approfittò per creare una barriera di ghiaccio spesso davanti alla guardia che, inerme, cadde a terra. La barriera si materializzò dal terreno e in fretta si allungò fin sopra la testa dei presenti. James fu costretto a indietreggiare in fretta per non rimanere conficcato nel ghiaccio.
«Bucky fermati subito.» la voce di Kamila era decisa ma nascondeva tra le righe un tono pieno di suppliche.
Sam afferrò James per le braccia, da dietro, e lo mantenne fermo per qualche secondo. Kamila lanciò uno spruzzo di ghiaccio verso le gambe di Bucky, immobilizzandogli i piedi e le ginocchia.
James prese a muoversi convulsamente cercando disperatamente di liberarsi da tutte quelle catene. Il suo viso diventò rosso per lo sforzo e i suoi lamenti divennero sempre più affannosi.
«Bucky...» Kamila si avvicinò a lui con calma, tenendo le mani all’altezza del suo busto, nel caso in cui avesse dovuto difendersi da un’eventuale attacco. «Bucky, devi calmarti.»
Quando i suoi occhi azzurri incontrarono quelli di Kamila, i suoi movimenti convulsi cessarono all’istante. Si guardarono per qualche secondo e quando lei fu certa che la crisi fosse passata del tutto riassorbì il ghiaccio che bloccava i suoi arti inferiori. Sam lo lasciò andare.
«Respira...» Kamila allungò le mani verso il suo viso. Quando sfiorò le sue guance si stupì di percepire tutto quel calore e quel tumulto interiore. Nessuno poteva di certo negare che il Soldato d’Inverno non provasse mille e forse più emozioni diverse.
«Bucky, respira.»
Il suo respiro era affannoso e la sua pelle era ancora rossa, ma quando le mani di Kamila aderirono completamente al suo viso, James perse qualsiasi traccia di nervosismo. Kamila gli sorrise e si avvicinò ancora di più.
«Bravo, così.» cominciò a inspirare ed espirare lentamente insieme a lui, accompagnando la respirazione con delle piccole carezze sul viso.
Mentre lui cercava di calmarsi, Kamila fece segno a Sam di andare via da lì e lasciarli da soli. Rimase sorpresa nel constatare che lì intorno c’ereano solo loro cinque. Non c’era alcuna traccia del professore.
Che si fosse spaventato a causa della reazione così forte e improvvisa di Bucky? Ma non era stato proprio lui ad affermare id essere in grado di far fronte a quelle crisi?
Kamila pensò che dopotutto chiunque sarebbe scappato di fronte ad una situazione del genere, soprattutto una persona non addestrata come lui.
Quando rimasero soli, Kamila accompagnò James all’interno della struttura, verso l’ascensore. Era il caso che entrambi si togliessero quei vestiti e andassero a riposare: la festa era ormai finita.
In ascensore Bucky rimase in silenzio, appoggiato alla parete e incapace di formulare un suono. Raggiunto il piano degli alloggi, si diressero insieme verso la stanza di James, rimanendo in religioso silenzio.
Kamila non vedeva l’ora di farsi una doccia, togliersi quei vestiti e andare a dormire, ma prima doveva assicurarsi che James stesse bene e doveva tornare alla festa a recuperare la sorella.
Mentre pensava a quali potesse essere stato il motivo di una tale reazione da parte di Bucky, questo le afferrò le braccia e la bloccò contro la parete. Kamila trattenne il fiato, ma c’era qualcosa di diverso rispetto a quel pomeriggio, dove l’aveva presa e sbattuta violentemente contro il pavimento.
Il suo tocco in quel momento era leggero, delicato, quasi inesistente  e il suo sguardo era vuoto ma pieno di significato.
I loro corpi erano così vicini da sfiorarsi al minimo respiro. Rimasero in silenzio per più di un minuto, mentre Kamila cercava di trattenere la sorpresa e Bucky capiva cosa fare.
Alla fine, lui le strinse un fianco con la mano e appoggiò la fronte sopra la sua spalla, contro la parete. Le labbra di James erano a qualche centimetro dall’orecchio di Kamila. La schiena fu pervasa da una scossa incontrollabile.
«Mi dispiace.» sussurrò debolmente. 
Senza neanche darle il tempo di comprendere il significato di quelle scuse, Bucky si era già staccato e allontanato dal suo corpo, lasciandole una sensazione di vuoto tutt’attorno.
Kamila lo osservò mentre si dirigeva a passo deciso verso la sua stanza.
Era rimasta senza parole, lei, che di parole ne aveva così tante.
 
 

 


Here we are my friends!
Eccomi qui! Allora, ho davvero poco tempo perciò sarò più breve del solito. Ringrazio come sempre di cuore le bellissime persone che hanno lasciato un commento al capitolo precedente e anche chi sta seguendo la storia o l'ha appena aggiunta tra le preferite-ricordate-seguite! State diventando davvero tanti, e ciò mi riempie di gioia perchè non credevo di riuscire ad ottenere così tanti lettori!
Comunque, il capitolo è davvero lungo ahahah me ne sono resa conto solo quando l'ho copiato, ma spero che questo sia un punto in più ahahah 
Purtroppo sono un po' delusa da come è uscito, ma anche cercando di modificare qualcosa, il risultato non mi convince ancora del tutto. Per questo sto pubblicando adesso e così di fretta, almeno non mi farò assalire ancora da mille dubbi  ahahaha
spero che a differenza mia voi siate rimasti soddisfatti del capitolo! Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, e soprattutto se vi è piaciuta l'interazione fra i nostri due bei protagonisti!
Ora devo proprio andare, un bacio a tutti quanti !
clepp
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: clepp