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Autore: Zomi    24/06/2016    4 recensioni
Dieci baci, dieci Universi Alternativi, dieci Flash Fic senza senso e perchè... dieci Nami e Zoro
#Exorcism! AU: -Vattene vattene vattene! - agitò il mestolo esasperato-Vattene da casa mia!!!-
#Shool! AU: -Roronoa! Vieni subito qui!- sbraitò avanzando verso il compagno di classe a passo di carica.
#Shara! AU: -Donna?- ridacchiò quella -Voi crociati: che strano modo avete di chiamarvi. Uomo, donna, bastardo...-
#Urban! AU: -È ora di svegliarsi Biancaneve…- ghignò, scodinzolando con la fosca coda.
#Cirque du Soleil! AU: -Ti prendo!- ansò Nami –Tranquillo: ci sono io!-
#SPQR! AU: -Se sconfiggerò tutte le bestie e ne resterò l'unica in piedi, Teach dovrà concedermi la libertà-
#Inca! AU: -Madre de Dios! Vuoi forse uccidermi prima del tempo?-
#Moschettieres! AU: -Che immagine bucolica e affascinante- sospirò gonfiando il petto –Non vi facevo un romanticone-
#Police! AU: -Non so, mi dica lei- strillò portando la mano libera al fianco –Potrebbero esserci problemi sapendo che un deficiente ha appena percorso cinquecento metri in contro mano in un senso unico?-
#Far West! AU: -Grazie- sussurrò, dividendo appena le loro labbra.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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#Inca!AU
 

Si addossò alla Paulovnia in fiore con la spalla tatuata, mischiando la sua pelle color dell’oro con i colori della foresta immersa nella notte.
La chioma rossa si mescolava ai fiori ombrati dell’immenso albero, permettendole di nascondersi mentre studiava l’alta figura del conquistadores che le dava le spalle, del tutto ignaro della sua presenza mentre dava libero sfogo ai suoi bisogno renali.
Lo scroscio della sua urina contro il tronco della pianta a cui era rivolto, si perdeva nel silenzio notturno della foresta pluviale.
Silenzio che non era tale per la giovane inca che lo studiava con fin troppa attenzione, misurando la poca distanza che li separava, le ombre notturne e vive che volteggiavano attorno a lui e alla sua logora camicia bianca o a quelle che strisciavano attorno ai suoi calzari, degnandolo di appena un cenno di attenzione prima di scivolare nell’oscurità della foresta.
Nami si addossò maggiormente alla pianta in fiore, assottigliando lo sguardo sul nemico che aveva saccheggiato la sua florida terra, stringendo in una mano il suo propulsore.
Aspettò che il vento calasse appena, smettendo di fischiare tra gli alberi, non staccando gli occhi di dosso al soldato dal capo verde intento a sistemarsi i pantaloni.
Sollevò la sua arma senza produrre rumore, sollevandola dietro il capo per darle la giusta spinta e lanciare la freccia acuminata sul suo bersaglio.
Non ebbe esitazione, e non appena il giovane conquistador scrollò le spalle voltandosi verso la foresta, lanciò la freccia centrandolo in pieno.
-Ma che… Nami!- ringhiò Zoro, fulminando l’arma che si era conficcata sul tronco dell’albero contro cui aveva appena urinato, all’altezza esatta del suo collo.
-Madre de Dios! Vuoi forse uccidermi prima del tempo?- si aggiustò al cintura dei pantaloni, ringhiando contro la giovane inca che fece capolino dalla foresta.
-Oh abbia almeno la decenza di tacere, pachua!- sbuffò quella, superandolo e staccando dal tronco la sua freccia, esibendola con soddisfazione al verde -Non miravo di certo a te!-
Gliela gettò sul petto, incrociando le braccia offesa sotto i prosperosi seni mal coperti da una leggera stola, mentre lo spagnolo studiava il fine serpentello variopinto che la freccia della rossa trapassava.
-È velenoso- sbottò la rossa, rispondendo alla domanda del verde che ancora non aveva posto.
-E io stavo pisciando!- liberò la punta della freccia con gesto secco, porgendola alla legittima proprietaria –Potevi colpirmi…-
-E così che mi ringrazi?- corrugò la fronte Nami, facendo un passo avanti verso di lui –Io ti salvo la vita e hai il coraggio di lamentarti?!?-
-Me ne sarei accorto- scrollò le spalle spavaldo, prima di rivolgere un’occhiata indagatrice –Che ci fai qui?-
-Ci vivo qui!- gli tirò una linguaccia.
-Intendo nel bel mezzo foresta…- soffiò dal naso.
-Salvo spagnoli che pensano bene di pisciare sotto un albero noto per essere la dimora di serpenti velenosi-
-Che animo gentile e altruista!- sghignazzò –E hai deciso di salvare proprio me, tra tutti gli spagnoli ora presenti nella tua terra?-
-Eri l’unico che mancava all’appello- rispose piccata, stringendo la presa delle braccia al petto.
Distolse lo sguardo dagli occhi neri del conquistador, strusciando tra loro i piedini nudi e cotti da mille passi di una vita.
-Non eri con Rufy e gli altri a festeggiare…- borbottò, mitigando la sua preoccupazione.
Stupido nervosismo: lei, giovane inca, che si allarmava se quell’idiota di un conquistador dall’orientamento inesistente scompariva? La fine del mondo era vicina, se lo sentiva.
-Necessitavo di un bagno- le si fece maggiormente vicino –E poi abbiamo festeggiato già abbastanza per oggi-
-Il tuo capitano Rufy non la pensa come te- abbozzò un sorriso –Sembra più interessato a mangiare carne e giocare nella foresta, che riportare in patria quel metallo dorato che avete trovato e che tanto cercavate-
-Forse è così- piegò le labbra in modo sghembo, posando le mani alla cintura dove la sua spada scintillò appena nella notte –Magari in patria non metteremo mai più veramente piede-
Nami sollevò il capo, confusa.
-Perché? Non è importante per voi quel tesoro che chiamate oro?-
Era una pietra così comune nella sua terra che aveva lo stesso valore della polvere: che senso aveva cercarlo tanto a lungo se poi non volevano nemmeno riportarlo dai loro Re?
-I tesori sono importanti, ma dipende da cosa sono fatti- portò una mano ad accarezzarle l’ovale del viso, scendendo poi sul collo e sulle spalle, scivolando sempre più giù lungo il profilo del suo corpo.
-È il tuo tesoro di che è fatto?- non riuscì a trattenere un sorriso, seguendo la mano del verde che continuava a correre su di lei, fino a posarsi, ferma e decisa ma anche delicata, sul suo piccolo ventre in crescita.
-È fatto di carne, ossa e sangue- abbassò il tono della voce, accostandosi a lei e abbracciandole la vita con il braccio libero -È fatto di te, di me e del nostro bambino-
Posò le labbra su quelle dell’inca, baciandola piano e aspettando che lei si aggrappasse alle sue spalle, intensificandolo quando la sentì premersi su di lui e approfondire il contatto.
-E sia- soffiò appena Nami, non riscendo a staccarsi dalle labbra del conquistador –Prendetevi quel stupido oro- un altro bacio, ancora, uno in più –Ma in cambio non te ne andrai più da qui-
-E sia- ghignò, prendendola in braccio –E sia-
 
 




 
N.B:
-Propulsore: È formato da un'assicella di legno con un uncino posto all'estremità opposta a quella dell'impugnatura. La freccia posta sull'assicella è sospinta dall'uncino quando il braccio viene teso per il lancio e ne consegue un prolungamento della spinta che si avvale anche della forza del polso
- Pachua: in un dialetto locale del Perù, indica “scemo”, “stolto”
 

 
   
 
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