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Autore: HadleyTheImpossibleGirl    24/06/2016    7 recensioni
[STORIA INTERATTIVA- STORIA COMPLETA]
1971
Lord Voldemort sta accrescendo rapidamente il suo potere mentre il mondo magico entra sempre più in crisi.
Siamo agli albori di quella che diventerà la Prima Guerra Magica e per contrastare le forze oscure c'è bisogno di Auror.
Una nuova generazione di maghi e streghe è pronta a diventarlo.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Auror Training Program'
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La notizia dell’attacco a Liverpool era finita su tutti i giornali ma era stata notevolmente ridimensionata; il tutto era stato descritto come l’attacco di un paio di anarchici contenuti solo grazie all’intervento degli Auror. La morte dei tre Auror era stata descritta come un effetto collaterale dello scontro, suscitando non poca indignazione in chi era a conoscenza della realtà dei fatti.
Il week-end passò in modo piuttosto lento, Sadie aveva ottenuto da Richard di far spostare lei e Eveline nella stessa camera ma l’amica sembrava restare più passiva che mai. Eveline sentiva il proprio corpo pesante come un macigno, non riusciva a alzarsi dal letto indebolita anche da un sonno e una nausea pressoché costanti. Tra una dormita tormentata e un altro sonnellino vedeva le figure di Sadie e Sean alternarsi in modo di non lasciarla mai da sola. Cosa pensavano, che si sarebbe suicidata? Ma se riusciva a stento ad alzarsi per andare in bagno.
Il lunedì era arrivato inesorabile e la mattina Sadie si era alzata e diretta in bagno, curiosa di come sarebbero andate le lezioni sull’Occlumanzia. Quando dopo essersi lavata, vestita e pettinata vide la compagna nel solito posto che occupava da qualche giorno si mise le mani sui fianchi, pronta a farle una bella ramanzina, poi rifletté che forse non era la cosa più indicata e decise in silenzio di recarsi a lezione.

Al tavolo della colazione Emily sfogava la sua ansia sul proprio ragazzo, tempestandolo di domande riguardo l’Occlumanzia e riguardo le prossime lezioni.
“Dai dai, dimmi cosa ci faranno fare” lo pregò per l’ennesima volta. La ragazza era un misto di curiosità e preoccupazione. Sarebbe stato interessante? E soprattutto, lei sarebbe stata all’altezza?
Justin mandò giù un boccone di brioche con un po’ di succo di zucca poi parlò “La prima lezione sarà puramente teorica, quindi smettila di preoccuparti” sghignazzò
“E poi?” incalzò l’altra
“Poi vi faranno iniziare ad esercitarvi a bloccare la penetrazione della mente. Sarà l’istruttore stesso a farlo… vedrà cosa c’è nella tua mente, i tuoi ricordi più profondi…belli o brutti che siano”
Justin lasciò cadere la frase, non aveva bisogno di dirlo…sapeva già che Emily aveva capito subito che lui era stato costretto a rivivere i pensieri legato al padre e alla sua morte.
La ragazza infatti aveva capito subito, vedendo il lampo di tristezza e delusione che era passato negli occhi chiari di lui. Smise di fare domande e osservò Justin servirsi una frittella con una finta indifferenza.

La bocca di Federica Forrest era appiccata a quella di Caradoc Dearborn da qualche minuto ormai, suscitando un certo disagio nei suoi due amici che stavano facendo colazione davanti a loro.
Elias si schiarì leggermente la voce, cercando di far notare ai due piccioncini che non era il caso di lasciarsi andare a eccessive effusioni nella mensa dell’accademia. Il suo tentativo andò a vuoto, nessuno dei due sembrava averlo notato.
Ezra spazientito si alzò in piedi, nel gesto spostò il piatto davanti a lui che andò a cozzare contro il bicchiere, il tintinnio prodotto sembrò attirare vagamente la ragazza.
“Già andate via?” chiese Federica prima di guardare l’orologio. “Oh Merlino, è davvero così tardi?”
I due ragazzi difronte a lei incrociarono le braccia e annuirono, accompagnati da un “Mh mh”

Quando gli allievi arrivarono in Aula trovarono entrambi gli istruttori ad attenderli.
“Buongiorno” iniziò a parlare Richard “Oggi inizieremo ad occuparci della branca dell’Occlumanzia. L’Occlumanzia è un ramo della magia ancora poco conosciuto. L’Occlumante è colui che impedisce a un Legilimens di penetrare la sua mente ma abbiamo iniziato a notare che potrebbe essere utile anche nel caso della maledizione Imperius”
Nel frattempo Charlotte scorreva i presenti con lo sguardo. Aveva notato subito l’assenza di Eveline Richards.
“Per poter impedire a qualcuno di leggere la vostra mente, dovete svuotarla da ogni pensiero e cercare di rilassarvi il più possibile” continuava Richard “La parte destra dell’aula svolgerà l’esercizio con Charlotte mentre la parte sinistra con me. Prego, dividetevi”
Al gesto sbrigativo dell’istruttore, la classe si divise in modo piuttosto composto in due blocchi.
Charlotte si rivolse al suo gruppo con un sorriso “Bene, mettetevi in fila indiana. Uno alla volta verrete avanti, io cercherò di entrare nella vostra mente e voi, naturalmente, dovrete cercare di impedirlo”
“Lo dice come se fosse la cosa più semplice del mondo” sussurrò un ridacchiante James ad Abigail. La ragazza si lasciò andare ad un sorriso, anche se scuoteva la testa.
Dopo averli tranquillizzati sul fatto che non sarebbe andata troppo infondo ai loro pensieri e ricordi, il primo a buttarsi avanti fu Hayden.
“Mi raccomando, tieni la mente il più possibile vuota”
Il ragazzo annuì e puntellò gli occhi in quelli dell’istruttrice. Cercò di liberare la propria mente da ogni pensiero, ma il cervello continuava a dirgli di impedire a Charlotte di vedere i suoi ricordi con Nathan, i suoi ricordi più privati.
“Non è andata male come prima volta” disse Charlotte all’improvviso “Esercitati a svuotare la mente”

Al lato opposto dell’aula, il primo a voler provare a praticare l’Occlumanzia fu Sean, ma i suoi risultati non furono così brillanti come si aspettava. Richard si trovò catapultato in una serie di ricordi flash: un piccolo Sean che giocava con i suoi fratelli, la sua prima partita di Quidditch, risate e studio con gli amici, una serata con Eveline e infine quello che era successo pochi giorni prima, a Liverpool. A quel punto l’istruttore decise di fermarsi, sentiva che era un pensiero che turbava il ragazzo.
Dopo di lui volle tentare l’esercizio Krystal. La ragazza si impegnò con tutta se stessa per impedire all’istruttore di penetrare la sua mente. Richard si complimentò con la ragazza, in quanto l’unica cosa che era riuscito a vedere erano brevi istanti della giornata, tutti di poco conto.

Elias non era riuscito a bloccare Charlotte, ma almeno aveva impedito che l’istruttrice vedesse tutti i pensieri legati a sua sorella Gemma e alla sua condizione.
Quando fu il turno di Abbie, la ragazza sorrise a James che le stava facendo l’occhiolino e avanzò verso l’istruttrice con passo un po’ incerto.
“Pronta?” chiese Charlotte
“Pronta” rispose Abbie
La ragazza lasciò che i penetranti occhi azzurri dall’istruttrice la fissassero, mentre cercava di chiudere il cervello, di non pensare. Ma come si fa a non pensare? Come faceva a non pensare a Fabian? Il viso perfettamente delineato, il sorriso sghembo, gli occhi luminosi…vide un occhio chiudersi come successo poco prima…il viso che si trovava davanti non era più quello di Fabian, era quello di James. Era fottuta. Ormai la sua mente era confusa così come il suo cuore. No, non poteva essere. Era tutto uno scherzo dovuto all’occhiolino che il ragazzo le aveva fatto poco prima.

Alle 12:30 i ragazzi vennero mandati a fare pausa pranzo. Mentre gli allievi uscivano dall'aula Richard si rivolse a Charlotte.
“Mancava la Richards stamattina”
“Lo so”
“Bisognerebbe andare a chiamarla, sono lezioni importanti queste”
“Non vorrai andarci tu?!?”
Richard la guardò leggermente stupito “Perché no?”
La donna lo guardò con un sopracciglio alzato, come se fosse l’uomo più stupido del mondo “Pensi di poter entrare nella camera di una ragazza? Una ragazza che è evidentemente traumatizzata?”
L’istruttore sembrò pensarci un istante prima di dire “Ok, forse è meglio che vada tu ma non essere troppo dura con lei”
Charlotte annuì e si diresse anche lei verso la porta dell’aula e poi al primo piano. Entrò nella camera della ragazza senza neanche bussare.
Eveline Richards se ne stava lunga sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto. Quando udì la porta aprirsi per poi chiudersi non fece una piega, sicura che fosse Sadie o al massimo Sean. La voce che la richiamò all’attenzione fu però diversa, e la sorpresa fu tale da spingerla a tirarsi su a sedere e a mettere le gambe fuori dal letto.
“Bene…non sei in punto di morte o incredibilmente malata quindi non c’è ragione che spieghi la tua assenza alla lezione di oggi”
Eveline abbassò lo sguardo. Possibile che nessuno capisse quello che provava? Aveva ucciso un uomo e per quanto quell’uomo possa essere stato spregevole e malvagio ora c’era una famiglia che piangeva per lui.
L’istruttrice prese la sedia davanti la scrivania e la spostò in modo di potersi mettere seduta di fronte alla ragazza.
“La morte fa parte del nostro lavoro, specialmente in questo periodo. Non è mai bello, ma a volte devi scegliere tra uccidere o essere ucciso. Anche veder soffrire persone che amiamo è un modo di essere uccisi.”
Eveline si passo una mano tra i lunghi capelli biondo cenere. Non sapeva cosa rispondere così aspettò che l’istruttrice continuasse.
“La differenza tra noi e loro è che noi non uccidiamo perché vogliamo, perché ci piace o perché siamo convinti che il sangue di alcune persone valga meno del sangue di altre, per noi uccidere è l’estrema ratio”
“Io volevo ucciderlo, per un attimo quando ero lì ho pensato che ucciderlo avrebbe solo migliorato il mondo, che così ci saremmo salvati” la voce di Eveline era spezzata dai singhiozzi “Ho paura che tornerò a essere come prima”
Charlotte fece un mezzo sorriso comprensivo. “Abbiamo letto i vostri fascicoli per filo e per segno. Hai avuto un periodo difficile e ne porti la cicatrice. Non potrai mai dimenticare, ma non ti avremmo mai ammesso in Accademia se non fossimo stati più che certi che saresti stata in grado di superare la cosa. Comprendi?”
Il tono dell’istruttrice era dolce ma fermo. In qualche modo le ricordava la professoressa di Trasfigurazione che aveva avuto negli ultimi due anni ad Hogwarts, una donna algida e severa ma che aveva un gran cuore, si vedeva lontano un miglio.
“Dopo la pausa pranzo verrai a lezione. Non mandare tutto a puttane o non te lo perdonerai mai”
Alle due in punto Eveline era in aula. Quando Sean entrò rimase di sasso nel vederla lì, in piedi, leggermente più pallida e spenta, ma era lì. Fece per parlarle, ma lei lo interruppe subito.
“Non ne voglio più parlare, per favore”

Gli studenti impiegarono tutto il resto della settimana nello studio e nella pratica dell’Occlumanzia, con risultati più o meno brillanti.
Sean non poté fare a meno di notare quanto Eveline era diventata distante da lui. Non erano stati più insieme da soli, e lei sembrava essere diventata allergica al ragazzo. Era sempre fredda. Spesso le parlava e lei non rispondeva o lo faceva in tono scocciato e insofferente.
Non era l’unica coppia che sembrava avere problemi nell’ultimo periodo: da quando erano rientrati dalle vacanze di Natale, Justin sembrava non avere un momento libero per stare con Emily.
La ragazza all’inizio aveva accettato la cosa, pensando che fosse più che normale che uno studente del terzo anno fosse più impegnato di uno del primo, ma vedeva spesso in giro i suoi amici e a quel punto la cosa aveva iniziato a pesarle. Aveva provato a fare qualche domanda a Justin stesso ma lui era sempre sfuggente e riusciva abilmente a deviare su altri discorsi. A volte odiava il suo essere così bravo con le parole!
Non le era mai passato per la mente che lui potesse tradirla, ma non sapeva cosa cavolo stava combinando il suo ragazzo per non parlagliene?

Quel week-end in cui un timido sole si era affacciato nel cielo della Scozia, Krystal aveva deciso di assaporare la frizzantina aria invernale gustandosi un tè sulla veranda. Sentendo dei passi alzò lo sguardo e sorrise istintivamente vedendo Zeek.
“Eccoti qui, ti ho cercata ovunque”
Il ragazzo si sporse leggermente per darle un bacio a stampo e poi si sedette lì accanto. “Volevo dirti una cosa”
“Dimmi” rispose tranquillamente Krys
“Ho pensato a quello che mi hai detto e ho contattato qualche amico. So dov’è Rose, domani andrò da lei”
“Ok…” rispose incerta la ragazza. Guardò meglio Zeek. In quel momento ne traspariva tutta la sua fragilità. Aveva bisogno di tutto il suo appoggio, e Krystal di certo non si sarebbe tirata indietro.
“Vuoi che ti accompagni?” gli propose, pur sapendo che era assurdo accompagnare il proprio fidanzato a trovare la sua ex fiamma nonché madre di suo figlio.
“No, è una cosa che devo fare da solo”
Questa volta fu il turno di Krystal di sporgersi per baciarlo. Le loro labbra si incastrarono dolcemente, come se fossero sempre state fatte per unirsi.
Ezekiel Crouch si sentiva incredibilmente fortunato.

 

Buonasera gente!
Dopo la fine di un’interattiva a cui partecipavo (posso fare pubblicità? La meriterebbe davvero) oggi mi sono sbloccata e ho deciso di scrivere. Questo è un capitolo un po’ di passaggio, cioè in origine doveva essere un capitolo ma poi ho deciso di farne due, per non lasciarvi a secco per troppo tempo…
Sono poco ispirata ultimamente e credo che la cosa si veda, chiedo venia ma gioite con me del mio aver fatto due esami in 10 giorni (Sì lo so che non ve ne frega niente)
Vabè, mi sto dilungando
Il prossimo capitolo arriverà presto
Baci
H.

ps: per chi non l'avesse capito l'insegnante a cui mi riferisco quando parlo del tono di Charlotte è la McGranitt

  
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