La notizia dell’attacco
a
Liverpool era finita su tutti i giornali ma era stata notevolmente
ridimensionata; il tutto era stato descritto come l’attacco
di un paio di
anarchici contenuti solo grazie all’intervento degli Auror.
La morte dei tre
Auror era stata descritta come un effetto collaterale dello scontro,
suscitando
non poca indignazione in chi era a conoscenza della realtà
dei fatti.
Il week-end passò in modo
piuttosto lento, Sadie aveva ottenuto da Richard di far spostare lei e
Eveline
nella stessa camera ma l’amica sembrava restare
più passiva che mai. Eveline
sentiva il proprio corpo pesante come un macigno, non riusciva a
alzarsi dal
letto indebolita anche da un sonno e una nausea pressoché
costanti. Tra una
dormita tormentata e un altro sonnellino vedeva le figure di Sadie e
Sean
alternarsi in modo di non lasciarla mai da sola. Cosa pensavano, che si
sarebbe
suicidata? Ma se riusciva a stento ad alzarsi per andare in bagno.
Il lunedì era arrivato
inesorabile e la mattina Sadie si era alzata e diretta in bagno,
curiosa di
come sarebbero andate le lezioni sull’Occlumanzia. Quando
dopo essersi lavata,
vestita e pettinata vide la compagna nel solito posto che occupava da
qualche
giorno si mise le mani sui fianchi, pronta a farle una bella ramanzina,
poi
rifletté che forse non era la cosa più indicata e
decise in silenzio di recarsi
a lezione.
“Dai dai, dimmi cosa ci
faranno fare” lo pregò per l’ennesima
volta. La ragazza era un misto di
curiosità e preoccupazione. Sarebbe stato interessante? E
soprattutto, lei
sarebbe stata all’altezza?
Justin mandò giù un boccone
di brioche con un po’ di succo di zucca poi parlò
“La prima lezione sarà
puramente teorica, quindi smettila di preoccuparti”
sghignazzò
“E poi?” incalzò l’altra
“Poi vi faranno iniziare ad
esercitarvi a bloccare la penetrazione della mente. Sarà
l’istruttore stesso a
farlo… vedrà cosa c’è nella
tua mente, i tuoi ricordi più profondi…belli o
brutti che siano”
Justin lasciò cadere la
frase, non aveva bisogno di dirlo…sapeva già che
Emily aveva capito subito che
lui era stato costretto a rivivere i pensieri legato al padre e alla
sua morte.
La ragazza infatti aveva
capito subito, vedendo il lampo di tristezza e delusione che era
passato negli
occhi chiari di lui. Smise di fare domande e osservò Justin
servirsi una
frittella con una finta indifferenza.
Elias si schiarì
leggermente la voce, cercando di far notare ai due piccioncini che non
era il
caso di lasciarsi andare a eccessive effusioni nella mensa
dell’accademia. Il
suo tentativo andò a vuoto, nessuno dei due sembrava averlo
notato.
Ezra spazientito si alzò in
piedi, nel gesto spostò il piatto davanti a lui che
andò a cozzare contro il
bicchiere, il tintinnio prodotto sembrò attirare vagamente
la ragazza.
“Già andate via?” chiese
Federica prima di guardare l’orologio. “Oh Merlino,
è davvero così tardi?”
I due ragazzi difronte a
lei incrociarono le braccia e annuirono, accompagnati da un
“Mh mh”
“Buongiorno” iniziò a
parlare Richard “Oggi inizieremo ad occuparci della branca
dell’Occlumanzia.
L’Occlumanzia è un ramo della magia ancora poco
conosciuto. L’Occlumante è colui
che impedisce a un Legilimens di penetrare la sua mente ma abbiamo
iniziato a
notare che potrebbe essere utile anche nel caso della maledizione
Imperius”
Nel frattempo Charlotte
scorreva i presenti con lo sguardo. Aveva notato subito
l’assenza di Eveline
Richards.
“Per poter impedire a
qualcuno di leggere la vostra mente, dovete svuotarla da ogni pensiero
e
cercare di rilassarvi il più possibile” continuava
Richard “La parte destra
dell’aula svolgerà l’esercizio con
Charlotte mentre la parte sinistra con me.
Prego, dividetevi”
Al gesto sbrigativo
dell’istruttore, la classe si divise in modo piuttosto
composto in due blocchi.
Charlotte si rivolse al suo
gruppo con un sorriso “Bene, mettetevi in fila indiana. Uno
alla volta verrete
avanti, io cercherò di entrare nella vostra mente e voi,
naturalmente, dovrete
cercare di impedirlo”
“Lo dice come se fosse la
cosa più semplice del mondo” sussurrò
un ridacchiante James ad Abigail. La
ragazza si lasciò andare ad un sorriso, anche se scuoteva la
testa.
Dopo averli tranquillizzati
sul fatto che non sarebbe andata troppo infondo ai loro pensieri e
ricordi, il
primo a buttarsi avanti fu Hayden.
“Mi raccomando, tieni la
mente il più possibile vuota”
Il ragazzo annuì e puntellò
gli occhi in quelli dell’istruttrice. Cercò di
liberare la propria mente da
ogni pensiero, ma il cervello continuava a dirgli di impedire a
Charlotte di
vedere i suoi ricordi con Nathan, i suoi ricordi più privati.
“Non è andata male come
prima volta” disse Charlotte all’improvviso
“Esercitati a svuotare la mente”
Dopo di lui volle tentare
l’esercizio Krystal. La ragazza si impegnò con
tutta se stessa per impedire
all’istruttore di penetrare la sua mente. Richard si
complimentò con la
ragazza, in quanto l’unica cosa che era riuscito a vedere
erano brevi istanti
della giornata, tutti di poco conto.
Elias non era riuscito a
bloccare Charlotte, ma almeno aveva impedito che
l’istruttrice vedesse tutti i
pensieri legati a sua sorella Gemma e alla sua condizione.
Quando fu il turno di
Abbie, la ragazza sorrise a James che le stava facendo
l’occhiolino e avanzò
verso l’istruttrice con passo un po’ incerto.
“Pronta?” chiese Charlotte
“Pronta” rispose Abbie
La ragazza lasciò che i
penetranti occhi azzurri dall’istruttrice la fissassero,
mentre cercava di chiudere
il cervello, di non pensare. Ma come si fa a non pensare? Come faceva a
non
pensare a Fabian? Il viso perfettamente delineato, il sorriso sghembo,
gli
occhi luminosi…vide un occhio chiudersi come successo poco
prima…il viso che si
trovava davanti non era più quello di Fabian, era quello di
James. Era fottuta.
Ormai la sua mente era confusa così come il suo cuore. No,
non poteva essere.
Era tutto uno scherzo dovuto all’occhiolino che il ragazzo le
aveva fatto poco
prima.
“Mancava la Richards
stamattina”
“Lo so”
“Bisognerebbe andare a
chiamarla, sono lezioni importanti queste”
“Non vorrai andarci tu?!?”
Richard la guardò leggermente
stupito “Perché no?”
La donna lo guardò con un
sopracciglio alzato, come se fosse l’uomo più
stupido del mondo “Pensi di poter
entrare nella camera di una ragazza? Una ragazza che è
evidentemente
traumatizzata?”
L’istruttore sembrò
pensarci un istante prima di dire “Ok, forse è
meglio che vada tu ma non essere
troppo dura con lei”
Charlotte annuì e si
diresse anche lei verso la porta dell’aula e poi al primo
piano. Entrò nella
camera della ragazza senza neanche bussare.
Eveline Richards se ne
stava lunga sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto. Quando
udì la porta
aprirsi per poi chiudersi non fece una piega, sicura che fosse Sadie o
al
massimo Sean. La voce che la richiamò
all’attenzione fu però diversa, e la
sorpresa fu tale da spingerla a tirarsi su a sedere e a mettere le
gambe fuori
dal letto.
“Bene…non sei in punto di
morte o incredibilmente malata quindi non c’è
ragione che spieghi la tua assenza
alla lezione di oggi”
Eveline abbassò lo sguardo.
Possibile che nessuno capisse quello che provava? Aveva ucciso un uomo
e per
quanto quell’uomo possa essere stato spregevole e malvagio
ora c’era una
famiglia che piangeva per lui.
L’istruttrice prese la
sedia davanti la scrivania e la spostò in modo di potersi
mettere seduta di
fronte alla ragazza.
“La morte fa parte del
nostro lavoro, specialmente in questo periodo. Non è mai
bello, ma a volte devi
scegliere tra uccidere o essere ucciso. Anche veder soffrire persone
che amiamo
è un modo di essere uccisi.”
Eveline si passo una mano
tra i lunghi capelli biondo cenere. Non sapeva cosa rispondere
così aspettò che
l’istruttrice continuasse.
“La differenza tra noi e
loro è che noi non uccidiamo perché vogliamo,
perché ci piace o perché siamo
convinti che il sangue di alcune persone valga meno del sangue di
altre, per
noi uccidere è l’estrema ratio”
“Io volevo ucciderlo, per
un attimo quando ero lì ho pensato che ucciderlo avrebbe
solo migliorato il
mondo, che così ci saremmo salvati” la voce di
Eveline era spezzata dai singhiozzi
“Ho paura che tornerò a essere come
prima”
Charlotte fece un mezzo
sorriso comprensivo. “Abbiamo letto i vostri fascicoli per
filo e per segno.
Hai avuto un periodo difficile e ne porti la cicatrice. Non potrai mai
dimenticare, ma non ti avremmo mai ammesso in Accademia se non fossimo
stati
più che certi che saresti stata in grado di superare la
cosa. Comprendi?”
Il tono dell’istruttrice
era dolce ma fermo. In qualche modo le ricordava la professoressa di
Trasfigurazione che aveva avuto negli ultimi due anni ad Hogwarts, una
donna
algida e severa ma che aveva un gran cuore, si vedeva lontano un miglio.
“Dopo la pausa pranzo
verrai a lezione. Non mandare tutto a puttane o non te lo perdonerai
mai”
Alle due in punto Eveline
era in aula. Quando Sean entrò rimase di sasso nel vederla
lì, in piedi,
leggermente più pallida e spenta, ma era lì. Fece
per parlarle, ma lei lo
interruppe subito.
“Non ne voglio più parlare,
per favore”
Gli studenti impiegarono
tutto il resto della settimana nello studio e nella pratica
dell’Occlumanzia,
con risultati più o meno brillanti.
Sean non poté fare a meno
di notare quanto Eveline era diventata distante da lui. Non erano stati
più
insieme da soli, e lei sembrava essere diventata allergica al ragazzo.
Era
sempre fredda. Spesso le parlava e lei non rispondeva o lo faceva in
tono
scocciato e insofferente.
Non era l’unica coppia che
sembrava avere problemi nell’ultimo periodo: da quando erano
rientrati dalle
vacanze di Natale, Justin sembrava non avere un momento libero per
stare con
Emily.
La ragazza all’inizio aveva
accettato la cosa, pensando che fosse più che normale che
uno studente del
terzo anno fosse più impegnato di uno del primo, ma vedeva
spesso in giro i
suoi amici e a quel punto la cosa aveva iniziato a pesarle. Aveva
provato a
fare qualche domanda a Justin stesso ma lui era sempre sfuggente e
riusciva
abilmente a deviare su altri discorsi. A volte odiava il suo essere
così bravo
con le parole!
Non le era mai passato per
la mente che lui potesse tradirla, ma non sapeva cosa cavolo stava
combinando
il suo ragazzo per non parlagliene?
“Eccoti qui, ti ho cercata
ovunque”
Il ragazzo si sporse
leggermente per darle un bacio a stampo e poi si sedette lì
accanto. “Volevo
dirti una cosa”
“Dimmi” rispose
tranquillamente Krys
“Ho pensato a quello che mi
hai detto e ho contattato qualche amico. So dov’è
Rose, domani andrò da lei”
“Ok…” rispose incerta la
ragazza. Guardò meglio Zeek. In quel momento ne traspariva
tutta la sua
fragilità. Aveva bisogno di tutto il suo appoggio, e Krystal
di certo non si
sarebbe tirata indietro.
“Vuoi che ti accompagni?”
gli propose, pur sapendo che era assurdo accompagnare il proprio
fidanzato a
trovare la sua ex fiamma nonché madre di suo figlio.
“No, è una cosa che devo
fare da solo”
Questa volta fu il turno di
Krystal di sporgersi per baciarlo. Le loro labbra si incastrarono
dolcemente,
come se fossero sempre state fatte per unirsi.
Ezekiel Crouch si sentiva
incredibilmente fortunato.
Buonasera gente!
Dopo la fine di
un’interattiva
a cui partecipavo (posso fare pubblicità? La meriterebbe
davvero) oggi mi sono
sbloccata e ho deciso di scrivere. Questo è un capitolo un
po’ di passaggio,
cioè in origine doveva essere un capitolo ma poi ho deciso
di farne due, per
non lasciarvi a secco per troppo tempo…
Sono poco ispirata
ultimamente e credo che la cosa si veda, chiedo venia ma gioite con me
del mio
aver fatto due esami in 10 giorni (Sì lo so che non ve ne
frega niente)
Vabè, mi sto
dilungando
Il prossimo capitolo
arriverà presto
Baci
H.
ps: per chi non l'avesse
capito l'insegnante a cui mi riferisco quando parlo del tono di
Charlotte è la McGranitt