Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Bibliotecaria    25/06/2016    1 recensioni
Il mondo dei maghi è più complesso di quel che immaginiamo, pieno di misteri e segreti.
Harry Potter e la sua generazione hanno fatto la loro parte, ora una nuova generazione deve affrontare la sua sfida; segnata da una profezia e da un nuovo nemico.
L'antica magia verrà risvegliata e una nuova magia nascerà. Il ritorno dei draghi è il primo segno che indica la fine d'un era e l'inizio d'un altra.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Una nuova generazione '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap.6 Segreti

Passarono un intera settimana a casa per via delle riparazioni da attuare alla scuola, niente di particolarmente grave, ma comunque ciò avrebbe impedito la possibilità di svolgere le lezioni regolarmente. Così i quattro ragazzi si dovettero separare per un’intera settimana. In quel tempo ragionarono su quello che avevano scoperto e sull’avvenuto. -Forse in certi versi è meglio così- si ripeté Hanna in quella settimana: infondo affrontarsi subito avrebbe potuto spezzare quel sottile legame che si era formato. Passarono il tempo in modi diversi cercando di trovare un modo adatto per spiegarsi tra loro senza trovarne uno. Però la settimana passò e Hanna si ritrovò in stazione in mezzo a centinaia di studenti. Trai tanti riconobbe Arthur e Nathaniel, la stavano aspettando accanto a una delle porte del treno, i bagagli in mano, lo sguardo teso. “Ciao” li salutò Hanna neutra “Ciao” “Ciao” risposero prima Nathaniel poi Arthur. Elaine era rimasta a scuola come alcuni studenti poiché a casa sua c’erano dei problemi di tubature a quanto pareva. Quando i tre trovarono una cabina vuota vi entrarono e in silenzio si sedettero. Hanna si sedette accanto al finestrino e osservò il panorama scorrere via velocemente. Arthur e Nath le erano difronte silenziosi, non proferirono parola per quasi metà del tragitto. “Da quanto tempo riesci a farlo?” domandò faticosamente Arthur rompendo quell’aria tesa formatasi dopo quasi un’ora di silenzio “Da quando sono nata. Riesco a farlo grazie alla mia volontà, la maggior parte delle volte, ma quando provo dei forti sentimenti o non mi trasformo da tanto tempo rischio di farlo in maniera del tutto incontrollata.” rivelò Hanna continuando ad osservare il mondo scorrere via “E tu Nathaniel?” chiese nuovamente il castano stringendo i pugni con i nervi a fior di pelle “Anche io lo faccio fin dalla nascita: impongo il mio volere sul vento concedendomi anche il potere di volare.” Mormorò il moro fissando le sue, improvvisamente interessanti, scarpe. Arthur prese un profondo respiro “Perché non me lo avete detto?” chiese mentre le sue membra vennero scosse da tremori di rabbia “Da te Nath” iniziò il Corvonero “lo posso capire: insomma ci conosciamo solo dall’inizio della scuola, che cosa posso pretendere? Ma tu Hanna?” la voce di Arthur si spezzò “Ci conosciamo dalla nascita! Perché non ti sei mai fidata?” urlò Arthur che a fatica riuscì a trattenere le lacrime. Hanna nascose il suo viso trai capelli un istante, prese un profondo respiro e subito dopo rialzò il capo impassibile con occhi determinati “Avevo paura.” confessò “Avevo paura di questo momento. Avevo paura che non saremo più stati amici. È questa la verità.” Hanna era seria e stava fissando Arthur negli occhi. Il giovane resse lo sguardo dell’amica “Tu Arthur non puoi capire. Se qualcuno lo scoprisse che cosa farebbe? Manterrebbe il silenzio, mi capirebbe, mi accetterebbe? Sono domande prive di risposta. Ci conosciamo dalla nascita, ma è anche vero che solo in questi ultimi mesi abbiamo legato per davvero, o mi sbaglio?” Le parole di Hanna scorrevano impetuose e fecero breccia nel cuore di Arthur che trovò a fatica la forza di rispondere “Sì, hai ragione Hanna. Forse in parte vi capisco: anche io preferirei che certi aspetti della mia vita non venissero a galla. Ma vi giuro che quello che ho scoperto su di voi resterà per sempre un segreto nel mio cuore.” Disse Arthur stringendo la mano al petto come se stesse sorreggendo il peso di quel segreto “Non lo dirò mai a nessuno e non cambierò idea su di voi. Perché voi siete i miei amici e io ci tengo a voi. Strani o meno che siate.” Hanna sorrise dolcemente alle sincere parole di Arthur. Anche Nathaniel sorrise, ma subito gli sorse un dubbio “E ora che si fa?” iniziò Nath “Con Elaine intendo.” alle parole del Serpeverde calò il silenzio “Credete che ci potrà capire?” chiese Hanna. “Non lo so Hanna. Elaine non mi sembra una che mantiene pesi nel suo cuore. Potrebbe non capire.” disse Nathaniel sconsolato “Ma è di animo buono e comprensivo. Se gli dite le vostre ragioni capirà.” disse Arthur poggiando una mano sulla spalla del amico “E tu ci puoi perdonare?” chiese Hanna. Arthur guardò i suoi due amici “Ve l’ho detto e lo ripeto: sì. Per quanto riguarda Elaine… dovete essere voi due a decidere, io non interferirò” li rassicurò il giovane Corvonero portandosi una mano al cuore “Ve lo giuro.” aggiunse.

 

 

Corsi verso il nido quella mattina, come avevo fatto nei giorni precedenti. Percorsi velocemente il tragitto che mi separava da quest’ultimo. Avevo tentato di dimenticarmi di quella notte ma in qualche modo la voce di Itrandil mi raggiungeva sempre e, come un flauto magico, mi attirava a sé. Così decisi di abbandonare la via della logica e seguire la follia che mi diceva di andare da quella giovane draghessa praticamente ogni giorno. “Itranlid, piccoli!” li chiamai una volta raggiunto il nido. Itranlid scese dal nido con un piccolo balzo seguita da numerose piccole teste colorate e curiose che sbucarono dal bordo del nido e poi scesero velocemente giù per quel contorto albero. La giovane draghessa come mi raggiunse iniziò ad annusare la borsa dove tenevo il cibo per lei ei cuccioli.

Trovare le dispense, da cui rubavo un po’ di carne era stato estremamente facile: era stato sufficiente chiedere in giro e, dopo un paio di buchi nell’acqua, ci ero riuscita e poi gli elfi domestici non facevano alcun tipo di domanda sul perché della carne, anzi sembravano quasi contenti di darmela. Con la poca carne che di volta in volta prendevo però potevo appena sfamare i cuccioli e placava l’insaziabile appetito di Itranlid. “Aspetta!” bloccai la draghessa scostando il suo muso con una mano. Tirai fuori i bocconi e glieli lanciai, lei li afferrò tutti al volo con un balzo, e il rimanente lo lasciai ai cuccioli che li divoravano affamati. Li osservai mangiare, litigavano per ogni boccone e se li contendevano con voracità, così i più deboli si dovevano accontentare sempre degli avanzi. “Non credi che dovrei dare della carne a ognuno così cresceranno tutti sani?” chiesi a Itranlid –No, solo i forti possono vivere. Quei cuccioli se non diverranno più forti moriranno di fame- disse indifferente Itandil “È crudele.” risposi –No. Se non moriranno oggi moriranno in una battuta di caccia o come prede, nella natura selvaggia non c’è spazio per i deboli- mi comunicò Itralid con un pensiero secco quasi crudele. Accarezzai due cuccioli così mingherlini da poter sentire le ossa sotto la pelle squamosa. In un certo senso lo capivo il ragionamento di Itrandil, ma alcune volte basta aiutare un po’ i più deboli per scoprire che sono delle incredibili risorse. Mi misi su d’una radice e iniziai a leggere quando Itrandil, ad un cero punto, iniziò a richiamare la mia attenzione con un ruggito e a saltellare sul posto smuovendo un polverone. “Sì, arrivo, arrivo” così dicendo riposi il libro nella borsa da cui estrassi dei vecchi pantaloni e li cambiai con le calze e la gonna della divisa. Allora montai sul dorso di Itrandil con un certo imbarazzo. Stare sul suo dorso era come sedersi su una pietra che traballava, dava insicurezza e mi rendeva nervosa “Perché ti lasci cavalcare?” le chiesi cercando di vincere la paura –Un giorno te lo dirò.- mi rispose enigmatica la draghessa. Con un paio di battiti d’ali potenti, che mi fecero dondolare avanti e in dietro, ci alzammo in volo. Era difficile mantenere l’equilibrio, Itrandil si muoveva a scatti, e la posizione era a dir poco scomoda, poiché, oltre alle fatto che cavalcare a pelo è scomodo, le dure squame mi sfregavano i polpacci, le ginocchia e le caviglie causandomi lividi e graffi che spesso sanguinavano. Però quella che faticava di più era Itradil: portava quasi la metà del suo peso in volo pertanto si muovevamo lentamente e volavamo un po’ troppo bassa. Ciononostante se non facevo un voletto con lei ogni volta che la vedevo iniziava a fare i capricci, mordicchiandomi e a tirandomi la toga con fare irritante.

La prima volta che me lo propose, il secondo giorno che la vidi, io mi rifiutai e lei, in risposta, incominciò tirarmi la toga così forte che per poco non la stappava, saltava intorno a dove mi ero seduta agitando la coda e facendo flebili ruggiti di protesta e, dopo un po’, quando me ne stavo per andare, mi ero ritrovata sollevata di peso per il cappuccio della toga. Solo allora accettai per esasperazione di volare con lei. Il risultato di quel primo volo furono delle calze lacerate, le gambe sanguinanti per lo sfregare con le squame, un forte dolore alle natiche e un ciclo di lavaggio completo per un atterraggio mal riuscito, nel quale Itrandil mi aveva letteralmente catapultata in una pozza di fango. Tuttavia Itrandil da quel giorno continuò ad insistere per fare questi piccoli voletti i quali, malgrado il forte dolore alle natiche e la forte instabilità, erano piacevoli mi facevano sentire lontana dai problemi della vita, della scuola e della famiglia. Però in quei primi tempi avevo sempre paura di cadere, che Itrandil facesse qualche pazzia o che il legame che ci aveva unite si spezzasse portandola a gettarmi via. Era una paura costante che mi perseguitò in quella settimana. Ma quella mattina fu diverso: per la prima volta riuscii a sentirmi salda su quel dorso, riuscii a sentire i movimenti di Itrandil seguendoli e prevedendoli, per la prima volta strinsi il collo di Itrandil non per la paura ma per la gioia, per la prima volta mi sentii in sintonia con lei. Volavamo placide con una leggera e pungente brezza autunnale che ci sfiorava il corpo, le nubi sopra di noi presagivano pioggia ma mi sentivo tranquilla, al sicuro su quel dorso, chiusi gli occhi e lasciai che i miei sensi si aprissero a quel universo. –Allora cosa ne pensi?- mi chiese Itrandil –Resterei qui per sempre- le dissi. Itrandil emise un flebile ruggito e inclinò all’insù le labbra: stava sorridendo. Mi sorpresi, prima di allora non l’aveva mai vista sorridere. Influenzata da quel momento sorrisi anch’io.

 

 

“Secondo voi cosa potrebbe significare questo attacco dei draghi?” chiese Nath mentre il treno si avvicinava sempre di più a Hogwarts. Ora che l’argomento più impegnativo era stato risolto i tre giovani iniziarono a porsi domande su una minaccia ben più seria e reale. “Non ne ho idea però…” iniziò Hanna “Il giorno in cui ci hanno attaccati ero andata nella foresta e ho visto un uomo incappucciato che incitava i draghi a costruire qualcosa. C’è chiaramente un nesso tra questi due fatti.” disse Hanna che ancora si ricordava della malasanità di quel luogo “Sì, è probabile.” disse Arthur “Ma cosa stavano costruendo?” chiese determinato ad approfondire “Ho sentito qualcosa a riguardo di un drago d’oro e la sua nascita. Probabilmente stavano costruendo un nido o qualcosa di simile. Ma devono aver appena iniziato perché non mi sembrava che fossero in alto mare con la costruzione.” rivelò Hanna “Ma non ho capito molto bene.” Confessò. Ma non la si poteva biasimare: in quel momento era in parte sotto l’effetto della magia di quel luogo e quando era un orso faticava ad assimilare informazioni “Aspetta…” iniziò Arthur “hai detto… drago d’oro?” chiese assorto. “Sì, perché? Sai cos’è?” domandò Hanna speranzosa “No, ma non mi è nuovo. Credo che sia importante, mi pare di averne sentito parlare da qualcuno. Ma non ricordo chi.” mentre lo disse Arthur parve assorto, come se una parte di lui fosse altrove. “Qualunque cosa stia architettando quel tipo non mi piace: mentre ero lì ho percepito chiaramente un aura maligna.” I due ragazzi guardarono perplessi la ragazza. Hanna sospirò “Quando sono Uther” “Uther?” chiese Nath “È così che chiamo la me orsa.” Spiegò velocemente Hanna “Comunque… quando sono Uther percepisco molto bene le intenzioni delle persone o animali e le sue erano chiaramente maligne.” Semplificò la ragazza “Non ho intenzione di rimanere in balia d’un pazzo. Dobbiamo fermarlo!” affermò Hanna che in quella settimana aveva deciso che sola o meno avrebbe provveduto a mettere al suo posto quel uomo “Hanna ti rendi conto che i draghi dalla sua parte.” Disse Arthur “E poi quanti erano di grazia?” Hanna abbassò lo sguardo “Un esercito” confessò a mezza voce “UN ESERCITO?” urlò Arthur “E tu vorresti affrontarlo? Finiresti arrostita viva prima di raggiungere il portone.” Disse Nathaniel “Sì ma non possiamo permettere che qualcuno minacci la scuola!” urlò Hanna “Con questo concordo con te.” Affermò Nathaniel “Ma non possiamo di certo affrontare una persona simile così alla leggera. Io direi di cominciare col capire cos’è questo drago doro. Forse in biblioteca troveremo qualcosa.” disse Nath che pur non essendo un amante della lettura doveva ammettere che senza internet non vi era altro modo, e pio anche lui desiderava andare affondo a questa faccenda. “Ma ci saranno seimila libri che parlano di draghi! Hai idea di quanto tempo potrebbe passare e quel pazzo parlavano a riguardo di un giorno preciso. Bethate o roba del genere…” disse Hanna agitando le mani parlando inconsciamente nel linguaggio dei segni “Il fattore tempo non è dalla nostra parte!” disse Hanna già disperata all’idea di dover leggere uno di quei libroni, proprio lei che leggeva solo il minimo indispensabile e in oltre faticava a leggere. “Avanti Hanna si tratta solo di qualche libretto. Cosa vuoi che succeda?” la stuzzicò Nathaniel divertito “Lo sai che sono allergica ai libri!” disse Hanna disperata “Avanti non mi dirai che hai paura di qualche libretto.” la prese in giro Nath troppo divertito dalla faccia che aveva la sua amica. “Ragazzi… ma siete impazziti!?!” urlò Arthur che già da tempo dubitava della sanità mentale della sua amica ma questo gli aveva dato conferma della sua pazzia. “Voi vorreste affrontare un mago, sicuramente più potente ed esperto di noi, con un esercito di draghi, che al massimo ci userà come stuzzicadenti e che è riuscito ad attaccare la scuola?” disse Arthur divenuto paonazzo “Sei libero di non seguirci Arthur.” Affermò Nathaniel “No, ragazzi. Io vi proibisco di fare una cosa del genere! Dovreste dirlo ai professori o ai cacciatori.” “Arthur!!!” lo interruppe Hanna “Non ci crederebbero. E anche se avvenisse, io sarei costretta a rivelare il mio segreto perché non sono in grado di ritrovare quel luogo come sono ora.” Arthur si sentì trafitto “Come ho detto prima” disse Nathaniel “Sei libero di non seguirci.” Arthur si passò esasperato una mano sulla fronte “Vi aiuterò. Ma a delle condizioni: dobbiamo capire contro chi stiamo andando incontro, cosa vuole e perché. E comunque lo attaccheremo solo se strettamente necessario e con in mente un piano a prova di bomba. Chiaro?” gli altri due annuirono inconsci di aver attivato un meccanismo che li avrebbe portati contro qualcosa dei ben più grande.

Quando arrivarono a Hogwarts ad accoglierli v’era Elaine, era sporca di cenere da capo a pedi. “Elaine…” iniziò Arthur confuso “Ma che hai combinato?” chiese il Corvonero confuso. “Ehm… stavo provando un incantesimo ma qualcosa è andato storto, vi è stata una piccola esplosione.” Ironizzò la ragazza “Piccola?” la interruppe Nathaniel “Va bene un po’ più di piccola. E mi sono ritrovata coperta di cenere.” Disse la ragazza che probabilmente aveva cenere anche nelle mutande. La verità era che Itrandil ad un certo punto, quando Elaine stava per andarsene, aveva starnutito e dato fuoco ad una parte degli alberi circostanti. Elaine aveva estino l’incendio grazie ai suoi scudi, che riuscivano ad estinguere e proteggere da qualsiasi fiamma, ma non dalla cenere che si era posata in tutto il suo corpo.

 

 

Qualche giorno dopo i tre ragazzi si ritrovarono chiusi in biblioteca per tre ore usando come scusa una ricerca extra come punizione data, per via del troppo chiasso fatto a lezione, dai Grifondoro e dai Serpeverde nell’ora di pozioni e Arthur si era proposto di aiutare i due amici. Elaine se l’era bevuta e li aveva lasciati alla loro ricerca extrascolastica, dirigendosi verso il suo lavoretto extrascolastico. Oramai i tre giovani avevano setacciato i quattro tomi principali che parlavano di draghi ma a parte un glossario che descriveva ogni specie di drago in cui si accennava qualcosa su un drago estinto quando i romani arrivarono in Inghilterra che lo avevano soprannominato Dracus Auro, tradotto drago doro, per il resto non avevano trovato niente. “Possibile che si trovi solo una nota in questi fottutissimi libri!” brontolò Hanna chiudendo con un tonfo secco l’ultimo volume. “Calmati, abbiamo appena iniziato. La biblioteca è grande e ben fornita, troveremo qualcosa. Nel frattempo continueremo queste ricerche.” disse Arthur porgendo ai suoi due amici tre libri a testa sui draghi e prendendone altrettanti per sé. “Tu sei pazzo! Come credi che troveremo mai qualcosa qua dentro. Dobbiamo restringere il campo!” Sbottò Hanna al limite di una crisi di nervi. “Lo so che non è entusiasmante ma non abbiamo altro modo.” Disse Nathaniel cercando di consolare, senza risultati, Hanna la quale afferrò i tre libri e borbottando cose poco carine si diresse verso il suo dormitorio sperando di trovare quello che cercavano nel giro di due giorni. Nath afferrò distrutto i suoi libri e si diresse verso la sua sala comune dove c’era Baston e gli altri membri della squadra che a breve avrebbero iniziati a parlare di alcuni nuovi schemi per la prossima partita -Evviva!- pensò ironico il ragazzo. L’ultimo a lasciare la biblioteca fu Arthur che si era preso la briga di sistemare i vari volumi e si era segnato in una pergamena i nomi e gli autori dei libri che avevano letto. Appena uscito dalla biblioteca si imbatté nel enorme figura di suo padre “Cosa ci fai qui?” gli chiese l’omone sorpreso di vedere il figlio in biblioteca a un ora così tarda “Mi servivano dei libri. Piuttosto cosa ci fai tu qui?” chiese il figlio convito che suo padre fosse tornato a casa, o ovunque lo portasse il suo lavoro, in fondo erano passati dieci giorni dall’attacco, la sua presenza non sarebbe dovuta essere ancora richiesta. “La preside vuole che io e un gruppo di cacciatori restiamo qui ad Hogwarts per prevenire altri attacchi.” rispose il padre brevemente. Arthur scostò lo sguardo dal padre “Bene” sussurrò e si dileguò, con quella angoscia che da anni caratterizzava il rapporto tra loro due.

 

 

Controllai che nessuno stesse guardando e attraversai il corridoio. Avevo saltato la cena per restare con i draghi ed ero arrivata a Hogwarts che il coprifuoco era già iniziato. Nel silenzio più assoluto mi diressi nella casa Tassorosso pregando di non essere vista. Una volta arrivata sotto le mie coperte mi ripromisi di portarmi dietro un orologio la prossima volta che andavo nella foresta. Era passato un mese oramai dall’attacco dei draghi, e non vi era stato neppure un avvistamento. Mi rigirai nel letto –Non riesci a dormire?- mi chiese Itrandil con il pensiero dal suo nido                  –Neanche tu a quanto sento- controbattei –Io sono un drago, non ho bisogno di dormire quanto voi umani- disse la draghessa. Mi rigirai nel letto –Cosa ti turba?- mi domandò lei notando l’oscurità nel mio cuore. –Non trovo sia giusto tenere allo scuro i miei amici- le dissi tranquilla –Te l’ho già spiegato: se ci scoprissero ci ucciderebbero.- -Itrandil, loro non sono quel genere di persone.- le spiegai placida    –No, voi umani siete tutti uguali! Arroganti, bramosi di potere, crudeli, ciechi verso ciò che vi circonda e sprezzanti della vita e delle sue leggi!- i pensieri di Itrandil mi scossero tutto il corpo e mi fecero fremere il cuore. –Vuoi dire che anche io sono così?- la incalzai –NO! Tu sei la persona a cui sono legata! Tu sei diversa!- tentò di controbattere -Ma resto umana. Itrandil è vero gli uomini sono tutto ciò che hai detto, ma possono anche essere di più.- le spiegai –Penasala come vuoi… notte- mi salutò la draghessa rudemente togliendo il contatto mentale “Buonanotte” sussurrai appena. Chiusi gli occhi. Avrei voluto dire ai miei amici il mio segreto, avrei voluto liberarmi di questo peso, quel peso che mi opprimeva il cuore, che mi stringeva in una morsa, quel peso che si prova quando si hanno dei segreti, dei segreti così grandi che solo condividendoli ne puoi alleggerire il peso, ma temevo ciò che avrebbero fatto i miei amici: mi avrebbero accettata ancora? –La mia testa la sa già la risposta- con questo pensiero mi addormentai. E anche se fosse non avrei detto niente senza il consenso di Itrandil poiché quella che rischiava la vita era lei e quei cuccioli.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Bibliotecaria