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Autore: Lady Lara    26/06/2016    5 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XXXII Capitolo
 
Gelosia e passione
 
 
Cornovaglia tanto tempo fa …
 
Suono di zoccoli al galoppo e voci di cavalieri a spronare i loro cavalli.
 All’ombra del vessillo rosso, sormontato da un drago dorato a cinque teste, Gwyneth e Cillian cavalcavano affiancati. Non una parola tra loro, non uno sguardo. Li precedeva il soldato con il vessillo e li seguivano gli altri due cavalieri della scorta.
Stavano tornando a casa … da Artorius. Avevano avuto l’occasione per dirsi tutto ciò che i loro cuori volevano ancora sentirsi dire, si amavano ancora e, forse, si amavano più di prima, ma avevano avuto anche il tempo per capire che era impossibile continuare ad amarsi in quel modo. L’onore aveva preso il sopravvento sull’amore e sull’istinto carnale che li avrebbe travolti.

Avvistarono l’alta torre della fortezza, il vecchio mastio romano. Le vedette avevano lanciato i segnali ed Artorius era stato avvisato del loro arrivo. Impaziente era sceso nell’atrio e quando il drappello arrivò, si diresse deciso verso la puledra bianca cavalcata dalla sua splendida sposa. Non le diede tempo di scendere da cavallo da sola. La prese per i fianchi e, senza sforzo apparente, la portò verso il suo torace. Mentre lei toccava con la punta dei piedi per terra, la baciò appassionatamente. Era stata via in tutto tre giorni e lui aveva sentito molto la sua mancanza. Sembrava volerla divorare. Gwyneth odiava quelle effusioni in pubblico, soprattutto davanti a Cillian, sapeva che lo ferivano profondamente e lei non voleva vederlo soffrire, già era una sofferenza per lui saperla di un altro …

Cillian evitava di guardare e avrebbe volentieri evitato di sentire il respiro quasi ansimante del suo migliore amico. Lo capiva perfettamente, era innamorato di Gwyneth, la desiderava e gli era mancata, lo capiva bene, certo, lui aveva gli stessi sentimenti, per la stessa donna! La differenza stava nel fatto che, mentre Artorius aveva la felicità e la tranquillità di sentire sua la giovane sposa, Cillian sapeva cosa fosse il tormento di un amore impedito. L’unica consolazione, se consolazione la poteva definire, era sapere che Gwyneth provava per lui gli stessi sentimenti di un tempo, un tempo nemmeno troppo lontano.
 Nonostante la razionalizzazione che tentava di compiere nel giustificare il suo amico e Re, gli era impossibile non sentire una morsa allo stomaco per la forte gelosia. Gli sembrava di vedere tutto in rosso e, nonostante l’affetto, che si ripeteva di provare per Artorius, lo avrebbe preso a pugni per staccarlo da lei.
Gwyneth fece in modo di liberarsi dalla presa di suo marito. Pur distanziando le labbra, lui continuò a cingerla strettamente alla vita, tenendola ben premuta verso il proprio bacino. L’imbarazzo di Gwyneth aumentò, accorgendosi dell’intento di Artorius di farle percepire il turgore che lei stessa gli aveva suscitato. Una qualsiasi donna innamorata ne sarebbe stata lusingata, per lei non era così.

– Caro Marito, non ci chiedi come è andata? Credo che Sir Lancillotto sia impaziente di riferirti tutto!
 – Mia adorata, credo che il nostro Primo Cavaliere sia più impaziente di far visita ad una certa “Damigella” che lo aspetta trepidante, come io aspettavo te!

Fu Gwyneth a sentire, ora, il sapore acido della gelosia salirle dallo stomaco. Ma che voleva? Lei stessa aveva detto a Cillian che doveva avere una sua vita! Milhena era comunque la persona giusta, di questo ne era convinta. Se solo si fosse abituata a quell’idea, piuttosto che rimuginare su quanto ancora lo amava! Cercò di convincersi che doveva concentrarsi su altro. Aveva una notizia da dare a suo marito, una notizia che era stata per lei una grande gioia, quando sua nonna l’aveva appurata e, sicuramente, sarebbe stata una gioia per suo marito.

 – In realtà ho intenzione di far visita a mia madre, non stava molto bene quando sono partito. La missione è stata un successo e, se permetti Artorius, tra un paio d’ore sarò di nuovo qui e ne parleremo dettagliatamente.
 – Certamente amico mio, non c’è fretta, l’importante è che l’accordo sia stato raggiunto, Gwyneth potrà iniziare a raccontarmi qualcosa, ma ora è il caso che si riposi e rifocilli, è ora di pranzo. Sei sicuro che non vuoi fermarti a mangiare con noi Cillian?
 – No Artorius, ti ringrazio, è giusto che abbiate del tempo … per voi …
Artorius scoppiò in una risata, mentre si strofinava con il bacino a Gwyneth.
– Per quello … hai perfettamente ragione vecchio mio!

Cillian non era neppure sceso da cavallo, un segno poco rispettoso in presenza del Re, ma quello era così preso da Gwyneth che non fece caso a quella regola di etichetta, in fin dei conti lo aveva congedato. Il Primo Cavaliere fece un cenno di saluto e tirando le redini del cavallo tentò di direzionarlo verso l’uscita dell’atrio. Il cavallo non era dello stesso parere, sembrava intenzionato a restare accanto alla puledra bianca.

“Devi staccarti da lei testone, per quanto ti possa dispiacere!”

Cillian disse in cuore queste parole al suo stallone nero, ma si rese conto che era come dirle a sé stesso. Il cavallo con un nitrito, all’ennesima tirata di redini e alla spinta dei talloni del suo cavaliere, ai fianchi, si decise. La puledra lanciò un nitrito anche lei, come se volesse salutarlo. Gwyneth distolse lo sguardo da Artorius per guardare verso il suo vero amore. Avrebbero ricominciato a mantenere le distanze come al solito e sperò che non ci fossero altre occasioni per restare da soli, non era stato facile, nel capanno, mantenere il controllo, sarebbe stato più facile e gratificante cedere alla passione, ma poi?

Uscito dalla fortezza, Cillian corse a perdifiato sul suo cavallo. Troppo pesante era il peso sul petto che gli dava un senso di asfissia!
In pochi minuti giunse alla casa in pietra di sua madre. La trovò intenta a mescolare, con un lungo cucchiaio di legno, la zuppa di verdure che stava preparando. L’odore era buono e stimolò l’appetito di Cillian. Al caldo estivo, l’anziana donna preferiva cucinare all’aperto, sotto una sorta di veranda realizzata con canne e paglia. La donna lasciò il cucchiaio nella zuppa e si asciugò le mani al grembiule. Si ravviò i capelli grigi dietro le orecchie e allargò le braccia per accogliere il suo amato figliolo.

– Figlio mio, quasi quasi ti vedo più raramente ora che sei Primo Cavaliere e dimori alla fortezza, che quando te ne stavi al capanno nella radura!
 – Madre perdonami, Artorius mi manda spesso in missione diplomatica, è un onore e un onere dell’essere Primo Cavaliere …
– Vorrò vedere quando metterai su famiglia! Dovrai pur trovare prima o poi la donna che ti farà battere il cuore! Ti sposerai e Artorius dovrà darti lo spazio necessario per stare con tua moglie, come lui vuole stare con la sua, non credi?

Certo, certo … sua madre aveva pur ragione, ma proprio quell’argomento doveva tirar fuori quella “santa donna”? Gli stava passando l’appetito!

 – Vieni figlio mio, siediti e mangiamo la zuppa. Ho preparato anche il pane fresco e dei biscotti al latte. Ricordi quanto ti piacevano da piccolo? Te li facevo a forma di animaletti e tu ti mettevi vicino a me e pasticciavi sul tavolo con la farina e l’impasto!

Cillian ritrovò il sorriso a quel tenero ricordo che sua madre gli aveva riportato alla mente. Era vero, adorava quei biscotti, non solo li mangiava con gusto, prima ci giocava e ogni animaletto interagiva con gli altri. Era stato un bambino vivace, pieno di fantasia e voglia di vivere.

Si chiese che fine avesse fatto la sua voglia di vivere, da poco più di un mese a quella parte! Sapeva dove era rimasta … era rimasta nel capanno da pastori, l’ultima volta che lui e Gwyneth si erano amati. Erano felici, si sarebbero sposati presto, il giorno dopo lui sarebbe andato da Gandar per chiederla in moglie, nulla poteva più separarli, i loro popoli erano ormai uniti sotto la stessa corona.  Erano così sicuri del loro destino e dei loro sentimenti, che si erano amati con più impeto e passione del solito. Avevano abbandonato ogni controllo e l’istinto li aveva guidati fino al massimo del loro piacere, non si erano preoccupati di stare attenti, non aveva importanza, presto sarebbero stati uniti in matrimonio. Lui aveva deposto il suo seme in lei, nel momento finale in cui, perdendosi, chiudendo gli occhi, respirando l’odore della sua pelle e ascoltando il battito veloce dei loro cuori, si era spinto più in profondità e Gwyneth, contemporaneamente, lo aveva stretto maggiormente a sé, accogliendolo con un fortissimo tremito muscolare. Era stato appagante per entrambi. La pace dell’anima e dei sensi li aveva poi lasciati addormentati, ancora così avvinti.   Gli sembrò di sentire ancora il calore avvolgente di Gwyneth e poi sentì la disillusione e la nostalgia.

 Non era andato da Gandar. Era stato inviato in missione dai Pitti e Artorius, ignorando l’esistenza di quell’amore, che univa il suo migliore amico alla Principessa sassone, di buon ora si era diretto da suo padre per chiederla in sposa e l’aveva ottenuta.

 Doveva dare ascolto a sua madre. Già da giorni ci pensava, aveva fatto una mezza proposta a Milhena, le avrebbe parlato nuovamente. Se doveva prender moglie era l’unica, oltre a Gwyneth, che corrispondesse ai suoi gusti.
Si trattenne ancora un po’ presso sua madre, fortunatamente la sua salute era migliorata. Parlarono delle coltivazioni che si apprestava a raccogliere e di quelle che avrebbe piantato nel seguente periodo. La mucca le dava abbastanza latte da poterlo scambiare con ciò che le mancava e la lana delle dieci pecore, che pascolavano sul loro terreno, gli sarebbe di certo bastata per realizzare indumenti lavorati ai ferri.
 
Nuovamente in sella al suo stallone, Cillian tornò verso il forte. Si riavvicinava al luogo in cui c’era Gwyneth e sentì, stranamente, il solito calore nel petto che provava nell’attesa dei loro incontri al capanno.
 
“Dea madre quanto mi manca!”

Come al solito, legò il cavallo con i finimenti ad uno degli anelli di ferro infissi al muro esterno. Un saluto ai soldati di guardia e imboccò il corridoio che portava alla sala della Tavola Rotonda. La pesante porta in legno massello era socchiusa. Stava per bussare, ma si bloccò vedendo la scena che gli si parava davanti, attraverso lo spiraglio aperto. Artorius teneva Gwyneth seduta sulla Tavola Rotonda. Lei si era cambiata e indossava il suo lungo abito verde con le maniche ampie e lo scollo bordato in oro. Artorius aveva fatto scorrere la stoffa dell’abito sulle sue candide cosce aperte. Vi si era posizionato nel mezzo, con una mano scorreva lungo la coscia fino al suo fianco, afferrandolo con vigore, con l’altra mano le aveva fatto scendere il vestito dalla spalla e la stava baciando lungo il collo e sul seno. Gwyneth non stava gradendo le effusioni di suo marito. Cillian la sentì pregare Artorius di smetterla, che era stanca per il viaggio, aveva un senso di nausea. La sentì pregarlo ancora di interrompere quelle passionali effusioni, per rimandarle al loro talamo nuziale, la sentì esternare il suo imbarazzo, per essere lì in quel posto, dove si riunivano i cavalieri dei tre Popoli del Lago con il Re, la sentì che comunicava al suo consorte il timore che arrivasse qualcuno da un momento all’altro …

Artorius era troppo preso dal desiderio per darle ascolto. Cillian lo sentì rispondere a Gwyneth che non aveva importanza, erano tre giorni che non la possedeva, era pazzo di lei, la voleva comunque, lì, subito …

Cillian realizzò che stava cercando di prenderla contro la sua volontà, vide che Gwyneth stava per piangere, la sua espressione era di angoscia e senso d’impotenza. La pena per lei, il senso di protezione nei suoi confronti e la gelosia stavano per farlo esplodere. Stava odiando Artorius e pensò che da quel momento avrebbe odiato anche quella Tavola Rotonda che stava per diventare l’altare del sacrificio di una donna non consenziente. Ogni volta che si fosse seduto a quella tavola, avrebbe rivisto quello che lui considerava uno scempio. Non poteva permetterlo, non poteva assolutamente!
Dove trovò la forza per moderarsi, non lo sapeva neppure lui. Voleva entrare in quella maledetta stanza come una furia, prendere Artorius per le spalle e scaraventarlo verso la parete opposta, voleva prendere Gwyneth in braccio e fuggire con lei, per metterla al sicuro. 
Non fece nulla di tutto ciò, ma bussò con impeto alla porta esclamando un:

– Scusate il disturbo, ma la porta era aperta, spero di non aver interrotto nulla!

Era riuscito anche a mostrare un sorriso sghembo dei suoi. Artorius si fermò, sbuffò infastidito. Gwyneth saltò in piedi ricomponendosi immediatamente, rossa per la vergogna e con gli occhi lucidi. Gli lanciò uno sguardo che era un tacito ringraziamento e la costernazione per quanto aveva dovuto vedere. Lui riuscì a mantenere uno sguardo indifferente, anche se dentro gli ribolliva il sangue per la gelosia e la mano sana si strinse in un pugno fino a sentire le unghie conficcarsi nella pelle.

– Bè qualcosa hai interrotto, in effetti …
- Vuoi che torni più tardi?
 – Ma no! Sei qua! Fammi questo rapporto sulla modalità dell’ accordo con i Sassoni!
- Scusatemi miei signori, ma ho bisogno di ritirarmi nelle mie stanze, sono veramente provata …
 - Vai … vai pure Gwyneth … ti raggiungerò più tardi …

Artorius fece un occhiolino a Cillian in merito al “dopo” che l’attendeva con Gwyneth. Il giovane Primo Cavaliere sentì un altro morso afferrarlo allo stomaco per la gelosia, avrebbe vomitato, ma l’autocontrollo prese il sopravvento, tanto che riuscì a salutare la Regina con un inchino.

–Mia Signora ...

Parlare della missione tra i Sassoni, rilassò Cillian. Gwyneth, per il momento, era al sicuro.

Dopo quasi due ore di colloquio e i numerosi complimenti che Artorius fece a Cillian e a Gwyneth, anche se assente, si sentì uno scalpiccio lungo il corridoio che portava alla sala. I due uomini si voltarono incuriositi verso la robusta porta di legno, contemporaneamente  all’energico bussare di Valerius.
Il cugino del Re si catapultò all’interno della stanza che Artorius ancora gli stava dando il permesso di entrare.

– Valerius che accidenti succede?!

Il cavaliere respirava affannosamente, aveva fatto una corsa con l’armatura indosso.

 – Cugino, è richiesta la presenza del Re dalla parte opposta del villaggio, alla vecchia bettola di Agrid Sean. I tuoi oppositori hanno iniziato una protesta e si è scatenato il putiferio, stanno ancora combattendo e ci sono stati dei morti. Il Re deve intervenire, non solo per riportare l’ordine, ma anche per chiarirgli i dubbi che qualcuno sta facendo circolare!
 – Vado io Artorius, sono il tuo Primo Cavaliere, ho il tuo mandato d’intervento!
– No Cillian! Questa è una situazione che devo risolvere di persona, ti ho delegato anche troppo ultimamente e non vorrei iniziare a dare l’immagine di un Re disinteressato o debole. Resta a disposizione nel castello. Se tutto andrà bene saremo di ritorno verso le due di notte o altrimenti ti manderò a chiamare per organizzare i rinforzi.

Artorius si diede giusto il tempo di indossare la sua armatura con il drago a cinque teste scolpito sul torace.

– Cillian avverti tu Gwyneth … purtroppo non ho il tempo per parlarle, dille che cercherò di tornare al più presto …

Il Primo Cavaliere rispose con un cenno del capo e vide il biondo sovrano imboccare il corridoio verso l’uscita, dirigendosi al suo cavallo, che intanto Sem, avvisato da Valerius, gli aveva preparato. Uscì dietro Artorius e vide i quindici uomini, da lui capeggiati, spronare i cavalli alla corsa per andare a sedare i disordini. Nuvole di polvere si alzarono sotto i colpi degli zoccoli, mentre si allontanavano.
Cillian rientrò e si diresse verso la sua stanza, aveva bisogno di togliersi l’armatura. Era un peso in più rispetto a quello che sentiva sull’anima. Il pensiero tornò alla sua amata Gwyneth, all’immagine nella sala della tavola rotonda. Aveva impedito ad Artorius di andare contro il volere della donna, se le cose andavano come previsto dal Re, probabilmente quella notte lei non sarebbe stata importunata. Doveva comunque avvisarla di quanto stava accadendo. Lo avrebbe fatto dopo essersi cambiato e rinfrescato.
 
Gwyneth si era rifugiata nella sua stanza, chiedendo alla sua ancella, Elenoire, di chiamarla entro un’ora, avrebbe preso una tisana alla malva e poi si sarebbe dedicata al ricamo e a quattro chiacchiere rilassanti con le sue dame. Intanto si distese sul letto che condivideva con suo marito. Una grande spossatezza la pervadeva. Non aveva ancora detto nulla ad Artorius, non le aveva dato né opportunità né tempo. Era assetato di lei a tal punto che non erano riusciti neppure ad arrivare al loro talamo. Francamente lei non aveva nessun desiderio sessuale nei suoi confronti, come avrebbe potuto dopo l’effetto che le aveva scatenato nuovamente Cillian in quel capanno? In più la sua attuale situazione abbassava parecchio l’interesse sessuale, poteva essere, d’altra parte, una buona scusa per tenere lontano il più possibile Artorius. La spossatezza e la sonnolenza erano tipici sintomi del suo stato, aveva iniziato anche ad avere un senso di nausea. Sperò che almeno quella non peggiorasse troppo. Ripensò a Cillian, era arrivato proprio in un momento imbarazzante, si era sentita morire e si era dispiaciuta anche per lui. In più Artorius, sentendosi nel pieno dei suoi diritti su sua moglie, si era comportato ben poco galantemente. Pensare che Cillian era sempre stato con lei un amante raffinato, passionale, generoso e soprattutto gentile! Sicuramente aveva disprezzato Artorius per il suo atteggiamento arrogante. Pensando a Cillian e al suo sguardo nel capanno, si appisolò.
 
Cillian a dorso nudo si stava dando una rinfrescata con l’acqua del catino posto nella sua stanza. Poteva usare ancora solo la mano destra, l’altra era fasciata. Voleva tornare da Merlin, vedere se fosse finalmente l’ora di togliere le bende e le sottili asticine che bloccavano le dita fratturate. Lo avrebbe fatto probabilmente il giorno dopo, se non ci fossero state complicazioni con i tafferugli di quel pomeriggio.
Ricordò che doveva avvisare Gwyneth. Probabilmente stava ancora riposando nella sua stanza, non era certo il caso di bussare alla sua porta. Si asciugò e rivestì. Mise solo la camicia sulla pelle ancora leggermente umida. Faceva caldo, non indossò il panciotto di pelle. La camicia di lino bianco aveva ampie maniche arricciate e si chiudeva sul petto tramite laccetti. L’aveva cucita sua madre e aveva fatto un ottimo lavoro manuale. Lasciò aperte le prime tre coppie di lacci, creando un certo contrasto tra il bianco della stoffa e il triangolo del suo torace villoso. La camicia fu stretta ai fianchi dalla cintura con la spada. Raramente non portava quell’arma al suo fianco. Da Cavaliere era necessaria, poiché nel suo compito poteva servirgli improvvisamente. I pantaloni di morbida pelle scamosciata erano inseriti negli stivali, un abbigliamento che trovava comodo e adatto a lui. Uscì dalla stanza per dirigersi verso quella di Gwyneth. Si bloccò davanti alla porta e girò sui tacchi ripensandoci. Si fermò nuovamente, bussare o non bussare? No meglio di no! Avrebbe chiesto ad una delle dame di Gwyneth, si, certamente era la cosa più adatta da fare tra un Primo Cavaliere e la Regina! Andò a cercare Elenoire, l’anziana dama che era anche ancella personale di Gwyneth. La trovò nella stanza dei lavori femminili, filava all’arcolaio, con una mano faceva girare la ruota e con l’altra avviava e torceva la lana, passandola tra le dita inumidite, ogni tanto, al catino al suo fianco, mentre il fuso ruotava con il suo peso.

– Lady Elenoire, ho necessità di parlare alla Regina, puoi disturbarla per favore? Si tratta di cosa importante.
 – Sir Lancillotto, la mia Signora sta riposando, ma mi ha chiesto di chiamarla tra breve. Tra un’oretta la troverai in questa stanza.
 – Aspetterò My Lady, tornerò più tardi.

Cillian si rese conto di essere impaziente di parlare con Gwyneth, non tanto per il messaggio che doveva darle, ma solo per il semplice desiderio di vederla, sentirsi dire che stava bene e capire come si comportava con lei Artorius. Tornato nella sua stanza, per ingannare l’attesa, si gettò sul letto. Il pensiero di lei era un tormento. Troppi i ricordi del loro stare insieme che riaffioravano nella mente. Il suo viso, i suoi occhi verde acqua e le labbra rosee che si schiudevano per accoglierlo in un caldo bacio. Le mani che accarezzavano reciprocamente i loro corpi …

Si passò la mano destra sugli occhi e la fronte e poi, sospirando, incrociò le braccia dietro la testa. Iniziò nel suo cervello a farsi strada un’idea, si, in tutta coscienza era un’idea malsana! Non poteva riuscire a stare ancora molto senza di lei. Era troppo potente la forza che li spingeva l’uno verso l’altra. Quella situazione doveva finire. Iniziò ad architettare un piano. Avrebbe avuto bisogno di complici. I tafferugli di quel pomeriggio potevano tornare utili. Doveva trovare un capro espiatorio. Avrebbe fatto rapire Gwyneth, i facinorosi potevano essere facilmente incolpati. Lui stesso si sarebbe occupato della ricerca della Regina. Non sarebbe stato un problema poi far passare per morti sia lei che Gwyneth, certo sarebbero serviti due cadaveri riconoscibili solo per gli abiti, magari due persone morte in quei giorni …
Doveva chiedere a Merlin e Malcom il loro aiuto. Sapevano la verità sui sentimenti che lui e Gwyneth nutrivano l’un per l’altra, erano loro amici … Sarebbero stati complici perfetti! Artorius avrebbe sofferto per la morte della sua amata moglie e del suo migliore amico ma, con il tempo, se ne sarebbe fatta una ragione e loro sarebbero stati molto lontani, a vivere in anonimato la loro vita ed il loro amore. Se la profezia diceva il vero, erano destinati a stare insieme, il piano avrebbe funzionato.
Più ci pensava e più il piano gli sembrava fattibile. La tristezza e lo sconforto che popolavano la sua anima, lasciarono spazio all’euforia di una nuova speranza. La fiammella che si era riaccesa in lui, per la consapevolezza che Gwyneth ancora lo amava, sembrò aumentare nel cuore. Ora doveva andare da lei, sicuramente era nella stanza dei lavori, come aveva detto Elenoire.

Con il sorriso sulle labbra si avviò verso la stanza. La porta era aperta e la vide di spalle che  osservava il lavoro di Elenoire. La Dama lo vide e fece un cenno con la testa alla Regina. Gwyneth si voltò lentamente, quasi a voler ritardare il momento in cui avrebbe incrociato i suoi occhi azzurri.

 – My Lady ho necessità di parlarti!
– Sir Lancillotto, ero stata avvisata …

Elenoire si alzò in piedi e chinando la testa, coperta dal velo bianco, in segno di saluto e congedo alla Regina, si apprestò a lasciarli soli.
 
– No cara Elenoire, continua pure il tuo lavoro, Sir Lancillotto non avrà nulla di segreto da confidarmi, vero  Messere?
 – Si mia Signore, è vero. Si tratta di un messaggio del Re. È partito con urgenza per sedare un tafferuglio esploso dalla parte opposta del nostro villaggio, non ha fatto

in tempo a dirtelo di persona e pensava di tornare, se non ci sono problemi, per le due di questa notte.

– Come mai non sei al suo fianco Primo Cavaliere?
– Non lo ha ritenuto opportuno il Re, My Lady. Interverrò con i rinforzi se mi manderà un messaggio, questi sono i suoi ordini.

Gwyneth aveva mantenuto il suo atteggiamento regale, controllato e distaccato. Chi avrebbe mai potuto immaginare il fuoco che li stava divorando dall’interno?

 – Se è tutto Sir Lancillotto, puoi pure ritirarti!
Cillian le fece un inchino.
 – Come  desideri My Lady!

Era uscito dalla stanza, ma non era soddisfatto, non le aveva potuto dire nulla dei suoi intenti. Inoltre quel suo atteggiamento distaccato lo stuzzicava più del dovuto. Il senso del proibito stava stimolando la sua parte oscura. Doveva riconoscere a sé stesso di avere una parte d’ombra nell’anima, quella parte che ora gli stava cancellando il senso dell’onore per lasciar prevalere tutta la passionalità di cui era capace. Camminò nervosamente avanti e indietro, lungo il corridoio, dove si apriva la porta della sua stanza. Non tornò nella sua camera. Pensava e rimuginava. Gwyneth presto sarebbe passata lungo il corridoio che si incrociava con quello dove si trovava lui.
 

 - Mia Regina, siete sicura di stare bene? Siete così pallida!
 – Sto bene Elenoire, non preoccuparti, sono solo spossata …
- Non avete neppure voluto cenare … se siete spossata forse dell’arrosto vi avrebbe ridato un po’ di forze! Vado nelle cucine a chiedere di prepararvene!
 – Elenoire sei molto premurosa, ma è una situazione normale, te lo posso garantire!
 
Gwyneth si accarezzò il ventre dicendo quelle ultime parole e la dama capì di cosa parlasse la Regina. Le sorrise dolcemente.

 – Se è così mia Signora, sono felice per voi e il Re, ma se non volete mangiare ora, da domani mi occuperò personalmente della vostra alimentazione. Volete che vi accompagni nella vostra stanza?
– No Elenoire, ti ringrazio. È tardi, vai a cenare, poi ritirati pure. Se non avrò troppa nausea, domani mattina farò una colazione ricca e abbondante.
 

Lady Elenoire si congedò avviandosi verso le cucine, mentre Gwyneth imboccava il corridoio per dirigersi verso la sua stanza. Stava giungendo al punto in cui si apriva un altro corridoio a sinistra di quello che percorreva, che un braccio vestito da un’ampia manica di lino bianco l’afferrò per il polso, attirandola impetuosamente verso di sé. In un secondo si trovò tra le braccia forti di Cillian, che non avevano nessuna intenzione di lasciarla andare. Stretta nel piacevole calore del suo corpo, lei stessa non voleva che la lasciassero andare. Non dissero una parola, bastò guardarsi negli occhi per finire con le labbra le une sulle altre. Fu un bacio estremamente profondo e passionale, fatto di movimenti sensuali, piccoli mugolii e sospiri. Il tempo di riprendere fiato e con i suoi agilissimi riflessi, Cillian, velocemente, la prese in braccio e se la portò nella sua stanza. Chiuse la porta con le spalle, mentre poneva a terra la sua amata, facendola scivolare contro il suo addome, godendo di ogni centimetro delle sue morbide forme, attraverso il lino leggero della camicia, le mani ancora sui suoi fianchi e le mani carezzevoli di lei sul suo viso e tra i capelli bruni scompigliati.
Ciò che avevano avuto la forza di interrompere al capanno, rimasto appeso e agognato da entrambi, riprese con più passione di prima. Dai fianchi di Gwyneth, le mani di Cillian si spostarono sulla sua schiena, stringendola al suo torace. La ruotò verso la parete, premendo sul suo seno con il proprio petto, mentre si baciavano avidamente, succhiandosi a vicenda le labbra, cercando in una danza selvaggia le loro lingue.

 – Amore mio ti devo parlare …

Cillian, ansimando per l’eccitazione, cercava di iniziare il suo discorso. Gwyneth, persa in quell’abbraccio, sembrava non riuscire a sentire altro che il corpo del suo amato, la sua pelle calda sotto le dita e il suo odore. Le era mancato così tanto che avrebbe voluto sentirlo suo con tutti i cinque sensi.  Fu lui ad interrompere quel languido contatto.

 – Gwyneth non mi è piaciuto come ti stava trattando Artorius … ti avrebbe  presa contro il tuo volere, non lo sopporto e non sopporterò più neppure che ti tocchi. Lo avrei ucciso oggi! Io e te ci apparteniamo amore mio, non possiamo stare divisi, lo stai sentendo anche adesso come lo sento io …
 – Cillian … quello che mi hai detto al capanno sull’onore …
- In questo momento all’inferno l’onore Gwyneth! Siamo io e te … lui tornerà tardi, abbiamo tempo per noi e non solo ora, ti avevo detto che ti volevo per il resto della mia vita … voglio che sia così amore mio …
- Ma … Cillian!
– Nessun “ma” tesoro! Ho un piano per far in modo di sparire entrambi senza destare sospetti …
 - Che stai dicendo Cillian?!
– Con l’aiuto di Malcom e Merlin organizzerò il tuo rapimento. Tra due settimane, nel giorno della festa per l’accordo tra i tre Popoli del Lago … ti spiegherò con calma i dettagli, ci sarà confusione, sarà più facile, ti porterò via da lui, non potrà più importunarti. Penseranno che siamo morti e invece andremo lontano, oltre il mare, verso la grande “Isola verde”, ricominceremo da capo in incognito  … 

Gwyneth lo guardava negli occhi con le labbra schiuse, non riusciva a credere a quanto lui stesse dicendo. Dove era finito l’intento di restare un uomo d’onore?
 
– Cillian cosa dici, non ti sto riconoscendo …
 - Ti sto dicendo che se Artorius non ti rispetta non ti merita, ho visto prima che voleva prenderti contro il tuo volere …
- Cillian è vero in parte …
 - Anche se è vero in una sola parte non posso fidarmi, non ti sento al sicuro, voglio portarti via da qui …
- Che dici … che dici?!
– Dico che ti amo e un uomo d’onore deve per prima cosa proteggere il suo amore!
– M ..ma …
 - Fai l’amore con me Gwyneth, ti prego … fai l’amore con me ora …
 - Cillian sei forse impazzito?
– Sto impazzendo ogni giorno di più Tesoro mio, sto impazzendo per la gelosia, non so come mi sono trattenuto nella sala della Tavola Rotonda! Ho bisogno di te … sii mia … siamo solo noi due in questa stanza, nessuno lo sa … hai mandato via Elenoire, non ti cercherà …

La baciò ancora, tenendola tra sé e la parete. Lei rispose al suo bacio, non poteva farne a meno. Avrebbe voluto donarsi completamente al suo amore, ne sentiva il bisogno fisico, come sentiva il bisogno di lui, pressante e imperioso. Cillian riuscì a sollevarle il lungo abito verde e accarezzò la sua intimità. Lei sentì le sue dita che delicatamente la stuzzicavano, regalandole un dolce piacere, sentì aumentare la propria eccitazione in una profusione di umori, istintivamente dischiuse le gambe, si inarcò verso di lui e, in modo spontaneo, permise alle dita impazienti di Cillian di scivolare in lei, poi, a sua volta, lo cercò. Trovò la cintura della spada ad impedirle l’erotica carezza che voleva regalargli. Non desistette. Inserendo tra loro anche l’altra mano, sganciò la fibbia della cintura e la fece cadere a terra. La camicia di Cillian era ora libera e lei facilmente la sollevò dalle sue reni e accarezzò la sua schiena, passando ad accarezzare lentamente i suoi addominali, giungendo ai pettorali, sciogliendo i lacci della camicia risalendo verso l’alto. Fece scivolare la mano fino ad insinuarsi nella patta dei suoi pantaloni, trovandolo nella fierezza della sua virilità e provocandogli un sussulto. Cillian si staccò da lei con un sospiro, la guardò nuovamente in viso, per essere sicuro che non era solo il corpo di Gwyneth a desiderarlo, ma la sua volontà. Lei gli riportò le braccia al collo e si avventò sulle sue labbra sensuali. Lo voleva anche lei. La prese nuovamente in braccio e la depose sul letto. Continuando quel bacio passionale, le portò la gonna fin sopra i fianchi, esponendone il ventre e il dorato Monte di Venere, lei, con sguardo perso, aprì i suoi pantaloni liberandolo, ripresero il gioco delle sensuali carezze reciproche, ancora baciandosi con foga. Poi qualcosa cambiò nuovamente in Gwyneth.
 
– Cillian io ti desidero più che mai, ma non possiamo …

Cillian era sbigottito a sentirla adesso … adesso che stavano per appartenersi di nuovo.
 
– Perché … ora? Con quello che abbiamo detto …. Con quello che ti ho detto … Gwyneth io non lo considero più un tradimento nei confronti di Artorius, se vedo che lui non ti merita abbastanza.
– Non è solo quello Cillian. Io sono la Regina e sono una Sassone … se mi farai rapire, qualsiasi sia il capro espiatorio e nonostante la nostra fuga insospettata, ci saranno gravi conseguenze. Tutto il lavoro che abbiamo fatto per unire questi popoli, sarà vano …
 - Gwyneth, ho seguito il mio altruismo tutta la vita e ho ottenuto di perdere l’unica cosa che amavo. Quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto per il nostro amore e ci si è rivoltato contro … voglio che ora prevalga il mio lato buio, il mio egoismo. Che bruci la fortezza e tutto il Mondo se servirà per averti!

I suoi capelli ribelli gli ricaddero sulla fronte mentre si chinava nuovamente su di lei. Un nuovo bruciante bacio unì le loro labbra. Non volevano tornare indietro, i loro corpi bruciavano come Cillian avrebbe voluto bruciasse il Mondo. Portò nuovamente le sue dita al centro di lei, la trovò perfetta, pronta all’amore come lo era lui. Dal fianco di Gwyneth, Cillian si sposto tra le sue cosce divaricate, calde, pronte ad accoglierlo. Un ultimo barlume di autocontrollo attraversò la mente di Gwyneth. Puntò le mani al petto di Cillian e con delicatezza e determinazione lo allontanò da sé.

– Non posso amor mio, non posso veramente … perdonami …

I suoi occhi ora erano umidi. Lui non poteva vederla in quello stato e non voleva forzarla, non lo avrebbe mai fatto! La voce di Cillian uscì incrinata per il dispiacere, i suoi occhi si rattristarono

– Perché Gwyneth … perché mi fai questo …
- Cillian non capisci … io … io …
 - No … non capisco …
- Io … aspetto un bambino Cillian!

Lo stupore prese il posto della tristezza sul bel volto di Cillian, poi, improvvisamente, sembrò che la luce del giorno illuminasse l’azzurro dei suoi occhi, che si riaccesero nella penombra di quella stanza. Si alzò dal letto, le prese delicatamente la mano e la tirò su. L’abito di Gwyneth ricadde ordinatamente intorno alle sue gambe snelle. Ora si fronteggiavano, in piedi, l’uno difronte all’altra. Un velato sorriso stava rilassando il volto del giovane.  Le portò la mano destra alla guancia arrossata. I suoi occhi azzurri navigarono su tutto il volto di Gwyneth. Si posarono sulle sue labbra e desiderò baciarla ancora, ma poi si spostarono sui suoi occhi, per avere il segno della certezza di ciò che stava sperando.
 
– È … è … mio … figlio?

Gwyneth a sua volta non poteva distogliere lo sguardo da quell’amatissimo viso. Vide il tremore delle sue labbra nel pronunciare quella domanda, la luce dei suoi occhi, pieni della speranza di sentire una risposta affermativa e la piccola ruga verticale che si formava tra i suoi folti sopraccigli bruni, nel timore di ascoltare una risposta non desiderata.

– Sarei la donna più felice del mondo se nel mio grembo ci fosse il nostro bambino Cillian. Mi dispiace … lo avrei voluto con tutto il cuore … non è tuo figlio.

Era vero quanto detto da Gwyneth. Era un rammarico che non fosse il loro bambino, un piccolino che avrebbe avuto l’azzurro del cielo nello sguardo e una criniera ribelle di capelli bruni, come lei lo avrebbe desiderato.

– Gwyneth, come puoi esserne sicura? L’ultima volta che sei stata mia, il giorno prima che Artorius chiedesse la tua mano … io … noi … non siamo stati cauti, tu mi hai accolto in te … è più facile che sia mio figlio …
 - Amore mio mi dispiace … ne sono sicura … perché dopo, quella notte stessa, ho avuto le mie regole, poi tu non mi hai più …
- Già … non io …
  
Sapeva di avergli spezzato nuovamente il cuore con quella verità. Fu come se il velo buio della notte scendesse ad oscurare l’azzurro del giorno dei suoi occhi. La piccola fiamma che si era riaccesa di speranza, nel suo cuore spezzato, in quella manciata di ore, fu spenta dal soffio gelido che le parole di Gwyneth avevano portato. Abbassò lentamente le ciglia ad ombreggiare il suo sguardo, mentre si staccava da lei e guardava in basso al suo fianco.  
 
– Perdonami Mia Regina, sono stato un pazzo … puoi farmi arrestare per averti importunata. Puoi farmi rinchiudere per sempre in una cella e far buttare le chiavi …
- Non mi hai importunato … io sono pazza quanto te e soprattutto … sono pazza di te! Non farò mai una cosa del genere e nemmeno possiamo attuare il piano che avevi in mente. Questo bambino è il futuro Re di Camelfort e dei Tre Popoli di Avalon, non potrà vivere lontano da suo padre.
 – Lo avrei tenuto come se fosse stato il mio Gwyneth, ma ciò che dici è giusto. Artorius ne sarà felice … io lo sarei stato.

Le diede le spalle risistemandosi la patta dei pantaloni e andando verso la porta, l’aprì e si assicurò che non ci fosse nessuno nei corridoi.

– Vai Mia Regina …

Gwyneth si avviò verso la porta e si voltò un’ultima volta verso di lui. Cillian le prese una mano.

 - Permettimi un ultimo bacio da tuo umile servitore …

Lei accennò il consenso con il capo e Cillian con sguardo triste, portò la sua mano candida alle labbra. I suoi occhi azzurri negli occhi verdi di lei.

 – Auguro ogni bene a te ad Artorius  ed al futuro Re, Mia Regina.
 

Gwyneth si era ritirata nella sua stanza da una decina di minuti e Cillian giaceva sul proprio letto. Gli sembrava di sentire ancora il suo profumo sulla coperta e il desiderio di lei non si era spento. Doveva agire, non poteva restare su quel giaciglio a tormentarsi per non averla potuta avere ancora una volta. Alla fine a cosa sarebbe servito? Lei lo desiderava, era evidente, il suo corpo aveva parlato chiaramente di quanto forte era la sua passione per lui, sicuramente non inferiore a quanta ne sentiva per lei Cillian. Doveva alzarsi da quel giaciglio di nostalgia. Si rimise in piedi, si riordinò la camicia che lei, nella frenesia del desiderio di una reciproca nudità, gli aveva slacciato completamente. Raccolse la spada e la cintura e la riportò ai fianchi. Uscì dalla stanza e si diresse alla sala della Tavola Rotonda. Avrebbe aspettato il ritorno di Artorius o il suo messaggero.

Aveva camminato, misurando la lunghezza della stanza con i passi, per un tempo imprecisato, perso in mille pensieri. Sentì il suono dei cavalli che tornavano. Tutto era andato per il meglio, Artorius era tornato molto prima di quanto aveva previsto! Sentì i passi e i rumori metallici delle spade, accompagnati alle risate sguaiate di Artorius e Valerius. Li vide entrare con un calcio alla porta. Si tenevano l’un l’altro, con l’andatura sbilenca tipica di chi aveva bevuto parecchio. Erano ubriachi e contenti.

 – Cillian fratello mio! Visto? Non c’è stato bisogno dei rinforzi!
 – E menomale! Visto che siete ubriachi e non so cosa avete combinato!
 – Il nostro Re è un fenomeno Cillian!
 – Mai avuto dubbi in merito Valerius!
 – Sai che ha fatto il pazzo?
 – Illuminami tu Valerius …
- Nel mezzo del tafferuglio è sceso da cavallo, si è buttato nella mischia e ha sfidato a pugni il caporione della rivolta. Lo ha steso al primo colpo! Poi ha fatto un discorsetto a tutti e quelli, quando hanno visto che aveva steso uno più grosso di lui, hanno abbassato la testa come pecore e si sono inginocchiati davanti ad Excalibur riconoscendo il suo coraggio ed il suo valore!
 – Conoscendolo posso crederci, ma come siete finiti ubriachi?

Artorius, che era rimasto a sentire raccontare le proprie gesta, scoppiò a ridere nuovamente.

– Dopo aver pestato il caporione e aver ottenuto il giuramento dei rivoltosi, ha offerto da bere a tutti … ci pensi?! Anche a quei bastardi! E lì se li è conquistati definitivamente!

Valerius e Artorius risero ancora. Dei due, quello più ubriaco sembrava proprio l’eroico Re. Cillian non rise e lo guardò molto serio. Artorius fece per alzarsi dal seggio dove si era seduto.
 
– Creeedo che ora poosso andare all’appuntamento con la mia beeella mogliettina … non sei stato gentile ad interromperci oggi, saaai Cilliaaan?!
 – Credo che il tuo appuntamento lo dovrai rimandare Artorius, non mi sembri in condizioni adatte e lei si è ritirata senza cena perché non si sentiva bene.
 – Ciiiillian, seeei geelossoo per caaasoo? Comincio proprio a pensare che hai una coootta per me, non ti ho maaai visto frequentaaare molte donzeeelle e da quando ho incontrato Gwyneth hai cercato di disssuaaadermi …

Artorius ridacchiò ancora, barcollando e biascicando le parole.

– Decisamente sei ubriaco Maestà, è meglio che ti porti a letto!
 – Visto Valerius? Lo dicevo io! Mi vuooole portare a letto! No …no… no anche se hai quei begli occhioni io preferisco il culetto di Gwyneth!

Era troppo per Cillian, stava per dargli un pugno e metterlo a tacere, ma quello non si teneva più in piedi.

 – Valerius ce la fai a darmi una mano o ti serve anche a te la balia?!

Valerius si era seduto e aveva appoggiato la testa sulla Tavola Rotonda ed era crollato ronfando rumorosamente.

 – Siete due idioti!

Con un certo sforzo trascinò Artorius verso la sua camera, tenendolo sotto il braccio e reggendogli l’altro con la mano destra. Forse Gwyneth dormiva, non poteva saperlo, ma neppure poteva entrare sfondando la porta! Bussò con la punta dello stivale, con una certa enfasi. Poco dopo Gwyneth aprì la porta. Portava una lunga camicia da notte bianca di lino a maniche lunghe,  i capelli le incorniciavano il viso e le ricadevano in splendide onde sulle spalle. Aveva gli occhi arrossati e gonfi, non stava dormendo, erano ore che piangeva e lui sapeva il perché. Avrebbe voluto stringerla di nuovo tra le braccia, consolarla e dirle ancora che potevano andar via e crescere insieme il figlio di Artorius.

Lei rimase meravigliata di vederlo riportare il marito in quel modo. Sentì l’odore dell’alcool e capì che Artorius non era ferito, ma ubriaco. Sul suo viso si dipinse un’espressione di disgusto.

– Si, si è ubriacato con gli altri per festeggiare il successo della repressione, ma dovrebbe addormentarsi. Se ti da fastidio, io sarò di guardia qui fuori, entro e gli spacco la faccia!
– Non ce ne sarà bisogno Sir Lancillotto, posso stenderlo anche io conciato così!

Cillian buttò sul letto il suo Re. Non volle trattenersi oltre e uscì restando veramente di guardia fuori dalla porta. Era così infastidito che non aveva una briciola di sonno e, dopo un paio di ore, senti Artorius che, svegliatosi, cercava i favori di sua moglie. Sentì Gwyneth convincerlo che non era il caso, lui faceva moine per convincerla, ma non in modo violento o insistente. Sentì Gwyneth dirgli che presto gli avrebbe dato un figlio. Artorius era ammutolito e poi lo sentì esplodere in un grido di gioia, mentre sicuramente prendeva tra le braccia sua moglie. Sentì dirle di distendersi sul suo petto, avrebbero usato cautela da lì in poi. Giurò a sé stesso che ora la stesse baciando. L’episodio di quel pomeriggio, nella sala della Tavola Rotonda, era stato dettato dal forte desiderio, Artorius non aveva intenzione di far violenza a Gwyneth. Cillian decise che non avrebbe potuto ascoltato oltre e tornò verso la sua stanza.
***
 
Il vecchio Druido osservava attentamente la mano sinistra di Cillian e la sua espressione non era rassicurante. Aveva tolto le sottili aste che tenevano bloccate le dita e aveva notato qualcosa che non gli piaceva.

 – No ragazzo mio, così proprio non ci siamo! Ti stai nutrendo adeguatamente?
 – Ma certo Merlin, che centra la mia alimentazione con le ossa rotte?
 – Centra e pure parecchio Cillian! Dall’ultima volta che ti ho visto, la sera delle nozze di Gwyneth, sei dimagrito. Tu non stai mangiando abbastanza! Hai lo stomaco chiuso per le tue pene d’amore. Vedi di sforzarti a mangiare, soprattutto formaggi e verdure, cerca di prediligere il salmone alla carne, contiene sostanze migliori per far ricrescere le ossa. Vedi anche le tue unghie come sono macchiate di bianco? Ti manca la sostanza per formare la colata d’osso. Le fratture non sono ancora saldate. Per uno giovane come te, dopo un mese, dovevi essere perfettamente guarito! Devi smetterla di pensare a lei, ti stai ammazzando!
 – Non posso farci nulla Merlin. Ormai è nel mio sangue, nelle mie vene, e scorre in ogni angolo del mio cervello. Stavo escogitando un piano per portarla via, per fuggire insieme …
 -Ma allora hai perso veramente il lume della ragione figliolo?! Non faresti in tempo ad uscire dal territorio dei Tre Popoli. Artorius ti ammazzerebbe come un cane rabbioso!
– Nel mio piano non potrebbe farlo, poiché grazie a te e a Malcom io e Gwyneth saremo trovati morti, o meglio i due cadaveri con i nostri vestiti.

Merlin parve più interessato

– Vuoi veramente organizzare un rapimento?
 –No, non più Merlin, lei non vuole. Resterà perché aspetta un figlio da Artorius!

Il Druido si tirò leggermente indietro e si lisciò la barba, mentre guardava la mano di Cillian muoversi difficoltosamente.
 
– Devo rimetterti le asticine e la fasciatura. Portala almeno altre tre settimane e poi ricontrolliamo, non fare bravate o peggiorerai la situazione!

Cillian non sembrava ascoltarlo, preso da un altro pensiero che Merlin poteva solo immaginare.

– Merlin, mi puoi spiegare la profezia che mi hai rivelato quella sera che sono venuto da te?
 – Lo sai che non ricordo nulla dopo! Se tu ricordi quello che ho detto me lo puoi ripetere.
 – Hai detto che io e Gwyneth eravamo destinati a stare insieme, l’uncino ed il cigno si sarebbero incontrati, avrebbero portato il cambiamento nella terra dove si sarebbero incontrtii e si sarebbero ritrovati sempre, oltre la vita e oltre la morte. Se siamo destinati a stare insieme forse il mio piano è realizzabile …
 - Ho detto proprio così?
– Più o meno direi di si!
 – Significa che siete anime legate l’una all’altra, anime gemelle. Per questo siete destinati ad unirvi. L’attrazione tra voi sarà sempre molto forte, anche a distanza vi sentirete. Non è detto che in questa vita potrete essere uniti, ma lo potrete in altre vite, oltre la morte. Le anime che non hanno realizzato il loro destino tornano per compierlo al meglio e possono tornare ancora. La ritroverai sempre Cillian … anche tra secoli!

Merlin disse le ultime parole così a bassa voce, tra sé e sé, tanto che il giovane non riuscì a sentire.

“Figliolo non posso dirti quello che ho visto nei miei viaggi, non posso condizionare il tuo destino. Amerai e perderai chi ami, lei sarà la tua luce, ti riporterà sempre a casa. Sei stato un pastore, sei un cavaliere e sarai un giorno un marinaio, un capitano, un pirata e infine un magister. Arriverai da lei solcando le acque, vi riconoscerete senza vedervi in volto, perché la forza che vi attrae è potente. Se mille volte vi incontrerete, mille volte vi amerete”

Cillian notò che a Merlin si erano inumiditi gli occhi. Perché? Non poteva saperlo. Mentre il vecchio Druido fasciava nuovamente la sua mano, la sua mente stava viaggiando verso altre soluzioni. E se veramente non era in questa vita la loro possibilità di stare insieme. Come poteva realizzare il loro desiderio?
***
 
Dopo giorni di preparativi, tutto era pronto per la grande festa. Anche il più povero degli abitanti del lago, si era abbigliato con i migliori abiti che possedeva. Erano state allestite numerose bettoline, piccole baracche dove si cucinava e si dava la possibilità a tutti di mangiare abbondantemente a pochi soldi. Banchi che vendevano stoffe, verdure, frutta, pellami e ogni altro ben di Dio, erano stati posizionati in modo strategico, per consentire d’essere visitati, con certezza, da tutti i passanti. Giocolieri e mangiafuoco strabiliavano chi si fermava ad osservare il loro spettacolo, mentre un piccolo crocchio restava sempre con il naso per aria e il fiato sospeso nel guardare il funambolo che, con un impeccabile equilibrio, camminava su una corda tesa e ogni tanto faceva urlare di spavento gli spettatori, con i suoi finti sbilanciamenti. Un gruppetto di ragazzi si sfidava ad arrampicarsi al palo della cuccagna, cosa non facile, visto l’abbondante strato di sugna che vi era stato spalmato precedentemente, per rendere ancora più ardua la possibilità di guadagnarsi i bei salumi golosi che vi erano appesi.

La maggiore attrazione sarebbe iniziata in tarda mattinata: il Torneo. A quella sfida si erano iscritti i migliori  cavalieri dei Tre Popoli. Il terreno era stato battuto ed al centro della striscia, che avrebbe fatto da corridoio, era stata posta una lunga transenna fatta di travi di legno. Serviva da divisorio, per regolare la corsa dei cavalieri dalle due opposte direzioni. Sui due lati del corridoio erano stati preparati gli spalti. Quello dove si sarebbe seduto il Re con la sua sposa, si riconosceva per gli stendardi rossi con il drago dorato a cinque teste.

A metà mattinata gli spalti iniziarono a riempirsi e si vide il movimento iniziale di cavalieri e scudieri. Tre erano i campioni tra i quali la sfida sarebbe stata più interessante: Rudol per i Sassoni, del Clan di Gandar, cugino di Gwyneth; Mac Parcy del Clan Mac Parcy per i Pitti ed infine per i Celti, il cugino del Re, Valerius. La gente dei Celti era piuttosto delusa per la scelta del loro campione, avrebbero preferito Lancillotto, famoso per il suo coraggio e l’agilità fisica, ma il bel giovane, che rivestiva anche il ruolo di Primo Cavaliere del Re, era stato dispensato per la sua mano ferita.  

Applausi e urla di gioia, scaldarono gli spalti, quando fecero il loro ingresso a piedi i tre campioni, seguiti dagli altri sfidanti. I cavalieri si schierarono davanti ai seggi dei sovrani, con le loro armature scintillanti e le visiere degli elmi a celarne il viso.
Quando apparvero sullo spalto reale Artorius e Gwyneth, tenendosi per mano, con le mani unite ben in vista e in alto, la folla andò in visibilio. Erano due sovrani molto amati ed erano una coppia notevole per la loro avvenenza. Artorius indossava la sua armatura e il mantello rosso, con sul capo la sua corona reale. La Regina Gwyneth indossava un vestito bianco a vita alta e un manto dello steso colore. I suoi capelli erano morbidamente sciolti sulle spalle e un delicato diadema, molto semplice nella sua foggia, le ornava la fronte.
 
– Io Artorius Pendràgon, sovrano dei Tre Popoli di Avalon e la mia sposa, Lady Gwyneth di Gandar, del Clan Sassone, diamo il nostro benvenuto a tutti voi nobili cavalieri, rappresentanti dei Tre Popoli e a tutti coloro che sono interventi a questo evento speciale di festeggiamento, per l’alleanza e la pace stipulata tra tutti. Non avrei potuto trovare un’ occasione migliore per annunciare una splendida notizia che io stesso conosco da pochi giorni … La mia amata sposa presto mi darà un figlio, l’erede del trono di Camelfort e di Avalon!

La notizia fu accolta con grida di gioia e i fischi benauguranti di tutti.
 Dopo un augurio speciale ai cavalieri, che si sarebbero sfidati nel torneo, i sovrani si accomodarono sui loro scranni. Il ciambellano presentò uno ad uno i cavalieri e questi a turno fecero un passo avanti inchinandosi ai sovrani.

– Dove si sarà cacciato Cillian? Doveva essere qui al mio fianco, al posto che gli spetta come mio Primo Cavaliere!
 – Non saprei marito mio, non l’ho visto, forse arriverà tra breve.
– Milhena è qui, ma non è neppure vicino a lei, non vorrei che per il fatto che l’ho dispensato si sia offeso e non venga affatto!
 – Sarebbe uno sciocco ad offendersi per questo, lo hai fatto per il suo bene, non potrebbe combattere con quella mano bloccata, è proprio con quella che dovrebbe reggere la lancia!
– Si è vero, ma alcune volte è impulsivo tanto quanto è temerario e coraggioso!

Gwyneth sapeva bene quanto fosse impulsivo e passionale il suo vero amore e conosceva la sua temerarietà. Se lei non si fosse opposta, quel giorno l’avrebbe fatta rapire per poi fuggire insieme.
I cavalieri sfilarono via, dirigendosi verso le cavalcature e i loro scudieri. Per salire sui cavalli avrebbero usato una sorta di carrucola.

– Eccolo finalmente!
– Dove Artorius?
– Sta andando incontro a Valerius, è vestito di tutto punto come se dovesse battersi anche lui, ha lasciato anche l’elmo con la visiera, se non fosse stato per il mantello azzurro non lo avrei riconosciuto!

“Già, il mantello dello stesso colore dei suoi occhi”

Pensò Gwyneth, ricordando quando lui le aveva chiesto un suggerimento per il colore da scegliere per il suo mantello. Gli aveva risposto di scegliere il colore che per lei era il più bello del mondo, il colore che vedeva ogni vola che si perdeva nei suoi occhi di cielo.

Cillian seguì Valerius, probabilmente lo stava rassicurando e consigliando, pensò Artorius, era molto più esperto di suo cugino e, nella battaglia, sapeva essere razionale, strategico e niente affatto impulsivo. Lo vide poi lasciare Valerius con il suo scudiero e posizionarsi in piedi, all’inizio della prima scalinata dello spalto reale.
I cavalieri si alternarono nelle sfide, eliminandosi a vicenda e riformulando la graduatoria per i gironi seguenti. I tre campioni ebbero il successo che ci si attendeva da loro e alla fine rimasero a contendersi la vittoria.

Si affrontarono per primi Rudol e Mac Parcy e vinse il Sassone. Valerius era stato estremamente abile, il suo popolo non si aspettava quella capacità e lo avevano acclamato. Era il più quotato per la vittoria, aveva battuto tutti i suoi avversari. Ora doveva affrontare il cavaliere Mac Parcy, il quale, appena sconfitto dal Sassone aveva tutta l’intenzione di prendere almeno il secondo posto. Iniziò la corsa e il Pitto riuscì a colpire leggermente il braccio di Valerius. Il Celta non si scoraggiò per quello, nonostante il braccio, evidentemente dolorante, ripartì e in due nuove corse disarcionò l’avversario. Applausi e fischi lo onorarono. Ora dovevano affrontarsi Valerius ed il Sassone per contendersi la vittoria finale. Tornando indietro al punto di partenza con il suo cavallo, Valerius si soffermò un attimo davanti ai sovrani, fece un cenno di inchino e Gwyneth notò che l’inchino era rivolto in particolare a lei. Ebbe una strana sensazione e un brivido di timore le corse per la schiena. Lo guardò allontanarsi e lo vide stiracchiarsi il braccio sinistro che era stato colpito dal Pitto, al giro seguente avrebbe dovuto usare quel braccio, non era favorito di sicuro. Lo vide chiedere qualcosa al suo scudiero e questi prese una cinghia e gli allacciò la lancia all’avambraccio.

 – Maledizione, gli fa male il braccio, non avrà abbastanza forza a battersi da sinistra!

Artorius aveva imprecato, preoccupandosi per suo cugino. Venne dato il via e i due cavalieri partirono di corsa. Valerius non sembrava intenzionato a disarcionare il cugino di Gwyneth, non riusciva ad affondare bene con la presa della mano sinistra sulla lancia. Il Sassone lo colpì ad un fianco, ma Valerius si tenne in sella. Nuovo giro infausto e Valerius fu colpito nuovamente, senza cadere e riuscì a colpire a sua volta il Sassone. Nessuno notò che il cappuccio della lancia sassone, applicato come gli altri, per evitare ferite pericolose agli sfidanti, si stava incrinando. Si prepararono per l’ultima corsa, quella decisiva. Valerius aveva ricevuto più colpi, ma era rimasto in sella, il primo ad essere disarcionato avrebbe perso, se nessuno dei due cadeva ci sarebbe stato uno spareggio. Partirono dai due versanti opposti e si incontrarono a metà percorso, precisamente davanti ai sovrani. Gwyneth si strinse le mani, con il cuore in gola, stava succedendo qualcosa che non andava, il cuore le martellava fino a sentirlo nella testa, quel martellare lo aveva sentito in vita sua, in quel modo, solo per Cillian.

Valerius affondò la lancia in pieno petto del Sassone, ma questi lo colpì alla spalla facendogli saltare la spalliera metallica che gli copriva la spalla sinistra. Mentre il pezzo di armatura saltava, Gwynet vide la spalla nuda del cavaliere. Il cappuccio della punta della lancia sassone, nel colpo, si era spaccato e la parte appuntita si infilò dritta sotto la clavicola del Celta. La parte superiore della lancia Sassone si era spezzata, restando inserita nella spalla del giovane, il Sassone intanto, per primo, era caduto da cavallo. Valerius, gravemente ferito, barcollò, il sangue schizzava dalla ferita. Coraggiosamente il cavaliere si tolse, con la mano desta, il pezzo di lancia infisso nella propria spalla. Gwyneth era saltata in piedi portandosi le mani alla bocca e gridando, in un lamento, il nome dell’uomo che amava.

– Noo Cilliaaan!
 – Cillian?!

Artorius guardò sorpreso prima la moglie e poi il cavaliere.

 – La sua spalla Artoius … è lui … è Cillian non è Valerius!
 - La spalla?!

Artorius si rese conto che Gwyneth era troppo sconvolta, forse anche in modo esagerato per la situazione e poi che c’ entrava la spalla del cavaliere? Guardò bene e riconobbe le quattro macchioline che segnavano da sempre la spalla del suo migliore amico, le conosceva bene, ma sua moglie come le conosceva? Il cavaliere intanto, perdendo copiosamente sangue, iniziò a perdere equilibrio e cadde al suolo perdendo l’elmo. Fu chiaro a tutti coloro che lo conoscevano che il valoroso cavaliere, che aveva brillantemente combattuto e vinto il primo premio, non era Valerius bensì Lancillotto, il giovane Cillian Flinth.

Quando lo vide cadere, Gwyneth non riuscì a trattenersi, tentò di scendere le scali per andare da lui, ma il marito la trattenne per un braccio.

 – No Gwyneth … non perdere la faccia, ti prego!

La Regina aveva le lacrime agli occhi disperata. “Troppo” per un Cavaliere che non le era neppure particolarmente simpatico.

– Sta male Artorius … ha bisogno di aiuto immediatamente, sta perdendo troppo sangue!

Senza dare ascolto al marito, Gwyneth corse da Cillian. Il giovane non aveva perso i sensi e la vide arrivare verso di lui e inginocchiarsi al suo fianco. Lo aveva preso con le mani sotto la testa e gli parlava preoccupata.

– Vai via Gwyneth … vai via da qui, ti stai esponendo troppo, lasciami al mio destino!
- Io non ti lascio! Gli altri pensino quel che vogliono, non me ne importa nulla, ti stai dissanguando, non lo posso permettere.  

Con un gesto veloce, Gwyneth si strappò una striscia di stoffa dalla sottana, ne fece un tampone da inserire nella ferita di Cillian per bloccarne l’emorragia, poi gridò verso Milhena, che era rimasta impietrita.

– Milhena! Corri a chiamare Merlin, Cillian è gravemente ferito!

Intanto anche Artorius era giunto presso Cillian.

 – Cosa volevi dimostrare con questa mascherata Cillian? Che sei il migliore anche con la mano rotta o che volevi farti ammazzare? Hai disobbedito ad un mio ordine tra l’altro!
– Mi vuoi punire mio Re?
– Dovrei! Solo per la disobbedienza, ma hai vinto, nonostante la tua difficoltà e per questo ti meriti un encomio, ma ora pensiamo a rimetterti in piedi. Hai fatto prendere uno spavento tremendo a mia moglie, che tiene a te … più di quanto pensassi e, visto il suo stato di gravidanza, non dovrebbe prendere certi spaventi!

Anche Valerius era arrivato di corsa, indossando l’armatura di Cillian e voleva capire come stesse l’amico.

 – E bravo anche tu cugino! Mi dovrete dare un po’ di spiegazioni voi due! Adesso aiutami a portare questo pazzo nella sua stanza, Gwyneth gli sta bloccando il tampone nella ferita con altra stoffa e Milhena è andata ad avvisare Merlin.
 
Artorius in persona, aiutato da Valerius, prese sotto il braccio Cillian e, facendolo camminare, lo condussero alla fortezza. Arrivati nell’atrio, due soldati, su ordine del Re, li aiutarono a sollevarlo anche per le gambe e lo portarono sul letto nella sua stanza. Gwyneth, nell’attesa di Merlin, dava ordini a destra e manca. Aveva ritrovato l’autocontrollo e ora il suo obiettivo era ben chiaro: salvare Cillian.

 – Elenoire, veloce, fai bollire un catino d’acqua con delle bende! Devo pulire bene la ferita e togliere le schegge di legno. Portatemi bende pulite! Valerius tu aiuta Artorius a togliere l’armatura a Sir Lancillotto!

Tutti eseguirono gli ordini di Gwyneth, che appariva molto sicura di sé in quello che stava facendo. Mentre Cillian veniva svestito, lei si diresse di corsa verso la sua stanza matrimoniale. Tra le sue cose teneva dei barattoli di coccio, con dentro conservate delle erbe essiccate. Le prese e le portò nella stanza di Cillian. Il giovane giaceva sul suo letto a torso nudo. Il tampone era completamente zuppo del suo sangue e anche il lenzuolo sotto di lui si era macchiato all’altezza della sua scapola.

 – Messere, la lancia ti ha passato da parte a parte, sei vivo per miracolo! Ti laverò la ferita per togliere i residui di schegge, ti farà molto male.
– Gwyneth possiamo fargli mordere un morso di legno!
 – Si Artorius, può essere utile, specialmente quando Merlin lo dovrà ricucire!

Valerius non riusciva a guardare la ferita di Cillian, la vista del sangue lo terrorizzava da sempre, era questo uno dei motivi che gli avevano fatto accettare la proposta di Cillian di scambiarsi le armature e invertire i ruoli, l’altro motivo era la paura di essere ferito lui stesso.

– Non è necessario che siate tutti presenti, puoi restare tu Artorius o se preferisci Valerius, giusto per trattenere Cillian se si muove mentre pulisco la ferita!
 – Valerius resta tu, io devo tranquillizzare la gente sulla salute del nostro Campione e congedare gli altri cavalieri. Lo spettacolo deve andare avanti. Tra poco arriverà anche Merlin con Milhena. La poveretta era bianca come un cencio quando ha visto che si trattava del suo “fidanzato”.

Gwyneth strinse la mandibola, a sentire l’appellativo riferito a Cillian e cercò di non mostrare il viso a suo marito, già aveva mostrato troppo, dei sentimenti che nutriva nei confronti del Primo Cavaliere e, sicuramente, prima o poi Artorius le avrebbe chiesto come sapeva del segno sulla spalla di Cillian. Avrebbe dovuto inventare qualcosa, non gli poteva dire che lo conosceva dalla prima volta che si erano incontrati. Anche in quell’occasione lo aveva visto a torso nudo e ne aveva curato i profondi graffi che gli aveva inferto il lupo che aveva appena ucciso. Non gli avrebbe mai potuto confessare, che amava quel segno sulla spalla di Cillian, come amava tutto di lui e che aveva baciato mille volte quelle quattro macchioline, tutte le volte che si erano appartenuti nel loro capanno nella radura.

Artorius uscì dalla stanza, lasciando quindi Valerius e Gwyneth con Cillian. Arrivò finalmente Elenoire con il catino e le bende. Gwyneth iniziò a pulire la ferita. Lo stesso tampone fu inumidito per essere tolto, poiché il sangue che si era rappreso intorno alla stoffa, se non fosse stato sciolto, avrebbe provocato ulteriori lacerazioni e sanguinamenti. Nel momento in cui la Regina sfilò il tampone dalla ferita, un flusso sgorgò dal foro. Cillian stringeva i denti e Valerius ebbe un evidentissimo mancamento.

 – Valerius, ti vedo provato, in fin dei conti il tuo affetto per il nostro amato Primo Cavaliere ti rende sensibile … vai pure … con me c’è Elenoire e Cillian si sta comportando coraggiosamente!

Valerius fu silenziosamente grato a Gwyneth di quel congedo, non se lo fece ripetere e uscì dalla stanza. Gwyneth pensò che con probabilità sarebbe andato a vomitare da qualche parte. Con la scusa di far mettere le erbe essiccate a riprendersi in acqua calda, si liberò anche di Elenoire. Voleva restare sola con Cillian, voleva spiegazioni e soprattutto voleva stringerlo a sé come pochi giorni prima, in quella stessa stanza e su quello stesso letto. Magari l’abbraccio non sarebbe stato possibile per la sua condizione, ma la spiegazione poteva dargliela.
 
– Amore mio che ti è saltato in mente di partecipare al torneo in incognito?! Tra l’altro temo che tu ti sia rotto nuovamente anche qualche osso della mano, vedo dei lividi scuri su di essa ...

In effetti Cillian aveva rimosso le fasce e le asticine lasciate da Merlin, contravvenendo completamente ai suoi suggerimenti, al fine di indossare il guanto ferrato e sostituirsi a Valerius. L’uso prolungato della lancia, i colpi inferti e ricevuti, avevano provocato i danni che il Druido temeva.

 – Era un modo per far finire ogni mia sofferenza Gwyneth …

L’aveva guardata negli occhi con uno sguardo profondo, mentre le dava quella breve risposta e il suo sguardo, con quelle parole, la fecero tremare.

 – Volevi morire?! Per me … a causa mia Cillian! Avresti ucciso anche me, lo sai questo?! Non te lo posso permettere …

Gli occhi di Gwyneth si riempirono di lacrime e Cillian si sentì in colpa per quelle stille. Le portò la mano destra alla guancia e con il pollice le allontanò una lacrima che stava scendendo.

– Mia dolcissima Regina, ti prego, non piangere. Merlin mi ha rivelato una profezia, se non possiamo essere uniti in questa vita, potremo esserlo in un’altra … ero disperato Amore mio, e ho pensato di accelerare la mia dipartita per aspettare una vita dopo la morte …
- Che stai dicendo Cillian? Stai delirando per la ferita? Ti rendi conto che pazzia è questa? Io voglio che tu abbia una vita lunga e possibilmente felice, anche senza di me.
– Non potrò mai avere una vita felice senza di te … perché sei tu la mia felicità!

Erano così vicini! Gwyneth si era accostata al suo viso per parlargli a bassa voce e lui aveva risposto egualmente a bassa voce, poteva arrivare da un momento all’altro Elenoire. Quella vicinanza, le parole dette, il guardarsi occhi negli occhi, il dolore vissuto, la paura di perdersi … si persero veramente, ma si persero in un bacio. Le loro labbra furono sempre più vicine, fino a sfiorarsi e poi ad aprirsi l’uno all’altra, nella dolcezza, nello struggimento dell’impossibilità e nella passione di essere ancora lì, insieme, vicini. Dolcemente si accarezzarono reciprocamente il viso, si assaporarono ancora e ancora, non avrebbero smesso, se non per guardarsi ancora in viso e ricominciare. Tutte le volte che si baciavano in quel modo, più con la dolcezza che con l’irruenza della passione, gli sembrava che i loro cuori diventassero uno solo e forse era veramente come aveva detto Merlin, erano anime gemelle, “due parti di un tutto”.

Voci arrivarono dal corridoio, distogliendoli da quel bacio che aveva avuto per entrambi l’effetto di un amplesso. Si distanziarono controvoglia, guardandosi ancora con sguardi languidi. Il bacio sembrava aver ridato vigore al giovane Cavaliere, aiutandolo a sentir meno il dolore alla spalla e alla mano. Gwyneth andò alla porta per accogliere Merlin, seguito da Elenoire e Milhena.
Il buon Druido visitò Cillian e scosse la testa.

 – Con te figliolo non riesco proprio a farmi capire direi! Ti avevo detto di non far bravate! Sei proprio destinato a restare senza la mano sinistra a quanto pare! Non basta che un “Macellaio” te la taglierà prima o poi, ti ci devi mettere anche da solo a farti danno?

Merlin era veramente arrabbiato con lui. Cillian si portò la mano verso l’orecchio, imbarazzato per quei rimproveri paterni davanti alle tre donne.
 
– Non so di che “Macellaio” stai parlando Merlin, ma un po’ di pietà potresti averla no?
– Pietà?! Ti dovrei dare un fracco di legnate per quello che stai facendo a te stesso! Comunque ne avrai un assaggio adesso, per il dolore che sentirai appena ti ricucio questo scempio, ci vorrà un bel po’ di tempo, ma ti faremo tornare nuovo! Ah! Brava Elenoire! Vedo che hai rianimato queste erbe medicinali, ci medicheremo poi la ferita. Gwyneth te la senti di assistermi? Sei stata molto brava in questo primo passaggio di cura.

Gwyneth avrebbe fatto di tutto per l’uomo che amava e insieme alle altre due donne, per buone tre ore, assistette Merlin nel delicato intervento di ricucitura dei diversi strati di tessuto.

 Nelle ore che seguirono e nei giorni appresso, Cillian ebbe anche la febbre. Merlin andava una volta al giorno a visitarlo. Gwyneth sarebbe stata con lui giorno e notte, ma non avrebbe potuto. Si era accorta già da quella prima sera che Artorius guardava lei e Cillian con un’espressione diversa dal solito. Era diventato sospettoso, forse aveva intuito qualcosa di troppo. Per evitare problemi, la persona che fu vicina a Cillian per la maggior parte del giorno e della notte, fu Milhena.
Furono necessarie alcune settimane per consentire la completa guarigione di quella profonda ferita, mentre per la mano, purtroppo, le conseguenze furono irreparabili. Nonostante l’alimentazione adeguata, prescritta da Merlin e obbligatoriamente fatta eseguire da Gwyneth tramite Milhena, Cillian non riprese più l’uso totale della mano. Gwyneth non si fece più vedere al capezzale del suo amato, sperando che Artorius si tranquillizzasse.

Nei giorni di convalescenza Cillian passeggiava con Milhena nel giardino, Gwyneth, non vista, li guardava dalla sua finestra. La confidenza tra i due e l’affetto era sicuramente aumentato, Gwyneth ne fu felice per loro, ma contemporaneamente le si strinse il cuore. La sua gravidanza procedeva bene, ancora non si notava molto la rotondità del suo ventre e ancora Artorius continuava a desiderarla e a voler far l’amore con lei quasi tutte le notti. Doveva ammettere che riusciva ad essere dolce e delicato, le dimostrava tutto il suo amore e lasciava che fosse soprattutto lei a scegliere la posizione più adatta alla situazione. Più passavano le settimane e più le sembrava che Artorius si rasserenasse, probabilmente perché vedeva l’attaccamento tra Cillian e Milhena e il disinteresse per lui da parte di Gwyneth.
Cillian riprese a partecipare alle riunioni della Tavola Rotonda e le sue osservazioni e riflessioni erano sempre ben accette sia dal suo Re che dagli altri cavalieri, era molto stimato da tutti.
 

 – Cillian trattieniti per favore!

Artorius lo aveva preso per il braccio mentre  si stava avviando verso la porta con gli altri cavalieri, dopo la fine dell’ultima riunione.

– Ti devo parlare amico mio!
 – È una cosa seria dalla tua espressione! Dimmi pure Artorius!
 – Dal discorso che ho fatto pocanzi ai Cavalieri della Tavola Rotonda, sai che ho necessità, per ampliare il Regno, di contattare anche altri Celti come noi. È importante avere il loro appoggio nel caso di una rivolta dei popoli dell’alleanza.
– Si, questo lo capisco …
 - Tu sarai il tramite Cillian. Hai ottime capacità diplomatiche e di comando e sei il mio Primo Cavaliere. Ti assegno questo compito.

Cillian sapeva perfettamente dove si trovavano altri insediamenti di Celti, lontano, molto lontano, oltre il mare.

– Voglio che tu parta quanto prima per attraversare il mare e andare verso la Grande Isola Verde. Avrai la fortuna di vedere il posto incantato dove vivono i nostri fratelli. Mia madre mi raccontava da piccolo le leggende dell’isola, mi parlava di fate minuscole con le ali e di folletti, custodi di pentole piene d’oro. È  sempre stato un mio sogno vederla. I tuoi occhi la vedranno per me e tu ne farai una contea della mia corona Cillian, sarai Primo Cavaliere e Conte, è il titolo che ti darò. 

Cillian ascoltava attentamente, sapeva che se fosse partito non sarebbe più tornato. Il pensiero più doloroso era per la sua Gwyneth: non l’avrebbe mai più rivista, se non nei suoi sogni.

 – Cosa ne dici fratello!
– Sei il mio Re, ti devo obbedienza. Farò il mio dovere di Cavaliere, puoi esserne certo! Il tempo di prepararmi per la partenza e andrò. Hai già deciso chi verrà con me dei nostri soldati?
– Aspetta! Non ti sto dicendo di partire domani mattina. Dovrai portare tutto ciò di cui potrai avere bisogno per prendere i contatti e stabilirti lì. Tra l’altro penso che avrai bisogno di una donna che scaldi le tue notti e il tuo cuore. Credo che sceglierai mia cugina Milhena! Vi siete frequentati parecchio in queste settimane e lei è molto presa mi sembra! Quindi, prima che si sollevi uno scandalo, fai di lei una donna onesta. Sposala prima di partire! Se tua madre si convince, porta anche lei.
– Sarà difficile che mia madre lasci la terra dove è nata e dove il suo amato marito è morto. Riguardo a Milhena, è già una donna onesta, non so quale scandalo possa nascere. Le ho fatto questa proposta prima di partire per l’accordo con Gandar. Non c’è altra donna che potrei sposare.

“Sicuramente è così amico mio! Anche perché l’unica che ti fa ribollire veramente il sangue nelle vene è già sposata”
Artorius gli sorrise, nascondendo il pensiero che aveva appena formulato.

– Vi organizzeremo una bella festa nuziale, chiederò a Gwyneth di aiutare e consigliare Milhena. Sposerai anche tu una “bella principessa bionda” Cillian!

Gwyneth sarebbe stata male all’idea, Cillian ne era convinto, ma ormai tutto era deciso. Da tempo avrebbe dovuto lasciare quel posto, ma non ci era riuscito. Troppo difficile da tagliare il nastro rosso che legava il suo cuore a quello di lei. Artorius in un sol colpo lo stava recidendo.  
I due uomini si scambiarono la buona notte. Artorius rimase a guardare l’amico mentre usciva dalla porta e si avviava verso il corridoio che portava alla sua stanza.

 “Non posso lasciarti restare amico mio. Non so se c’è stato qualcosa tra te e mia moglie, ma vi ho visto vicini e quello che si crea quando vi guardate … non so cos’è … ma so che è pericoloso. Prima o poi potrebbe scoppiare un incendio … non posso permetterlo. Gwyneth è mia moglie, la amo. Forse non mi guarderà mai come guarda te, ma lei è mia e non lascerò che tu possa portarmela via”.

 
Cillian si buttò sul letto a peso morto. Era proprio così che si sentiva, un corpo morto. Si era ripreso dalla ferita, anche se ancora gli doleva, ma da quando Gwyneth aveva smesso di fargli visita, dopo i primi due tre giorni dall’incidente, non l’aveva più vista. Lei lo faceva sentire vivo oltre che felice. Aveva frequentato molto Milhena in quelle settimane e si era affezionato alla ragazza, ma avrebbe mentito a lei e soprattutto a sé stesso se avesse detto di amarla. Quel sentimento nel profondo del suo cuore e della sua anima era riservato solo a Gwyneth. Prese una decisione, aiutata nella sua maturazione dall’ordine che gli aveva appena dato Artorius. Si rimise in piedi e uscì dalla sua stanza, incamminandosi per i corridoi illuminati dal fuoco di rare torce applicate alle pareti.
Si trovò automaticamente davanti alla porta di legno, la porta della stanza dove, forse, la giovane bionda che la occupava stava già dormendo. Bussò.
Milhena aprì la porta senza chiedere chi fosse. Lo trovò con l’avambraccio destro alzato e poggiato per metà allo stipite della porta, con la fronte posta sullo stesso avambraccio.

– Cillian che ci fai qui a quest’ora?
 – Non sono ubriaco questa volta e sono qui di mia volontà …
– Perché?
 – Perché voglio che questa notte tu sia mia e non solo per questa notte. Partirò tra un paio di settimane per l’Isola Verde e voglio avere una moglie al mio fianco …
– Se sarò tua questa notte … sappi che ci apparterremo fino alla fine dei nostri giorni. Mi vuoi veramente al tuo fianco Cillian?

Lui la guardò intensamente negli occhi celesti, così diversi da quelli di Gwyneth. Non poteva volere altro …

 - Si, ti voglio veramente …

Entrò chiudendosi la porta alle spalle. Prese il viso di Milhena tra le mani e le posò un caldo bacio sulle labbra. Lei gli portò le mani al collo e intensificò il bacio, voleva molto di più Milhena, voleva la passione, la stessa che sapeva lui avrebbe provato per Gwyneth. Era certa ormai dell’amore di Cillian per la Regina. Troppe volte aveva chiamato il suo nome durante la febbre. Con le piccole mani candide iniziò ad aprirgli il panciotto e la camicia. Lo accarezzò sul torace e posò un bacio al centro del suo petto, aspirandone l’odore ed il calore. Prese le mani di Cillian e se le portò al seno.

 – Lo so Cillian, io non sono lei, amami questa notte come se lo fossi, amami come se avessi lei tra le tue braccia! Te lo concederò solo questa volta, perché ne hai bisogno. Da domani dovrai amare solo me, perché io ti amo non meno di quanto ti possa mai amare lei!

Cillian era stupito, Milhena aveva capito! Milhena sapeva! Milhena lo accettava nonostante tutto! Fu commosso dal suo gesto e dal suo sincero amore per lui.
Le fece scivolar via dalle spalle e dai fianchi la camicia da notte che indossava. Aveva un bel corpo, non doveva invidiare nulla a Gwyneth, se non l’amore che lui provava per lei. Si ritrovarono sul letto di Milhena. Cillian la prese senza tanti preliminari. La penetrò con vigore, passione, desiderio, rabbia. Tutto ciò che aveva represso del desiderio di Gwyneth in quei giorni, si scatenò nell’amplesso con Milhena. Mentre con ardore lui si muoveva dentro di lei, la giovane sentiva  con l’anima tutti i sentimenti di Cillian. Quella sera per lui era solo sesso, uno sfogo  per sentirsi ancora vivo. Giurò a sé stessa che la volta seguente e quelle a venire, sarebbe stato amore.
 
I preparativi per il loro matrimonio furono veloci quanto quelli per il matrimonio di Artorius e Gwyneth. La Regina diede il suo aiuto a Milhena, ma il giorno del matrimonio non partecipò alla celebrazione, né alla festa. Dalla sera prima aveva avuto fortissime nausee, aveva vomitato ogni volta che aveva cercato di mangiare qualcosa. Elenoire non sapeva più cosa farle cucinare. Il piccolino che cresceva nel suo ventre le stava dando un bel da fare. Quella fu la scusa ufficiale per giustificare l’assenza della Regina al fianco del Re nel matrimonio del suo Primo Cavaliere. Tutti i diretti interessati sapevano che la verità era un’altra.

La partenza di Cillian e della sua famiglia era prevista per due giorni dopo le sue nozze. Sia Cillian che Gwyneth erano consapevoli che non si sarebbero rivisti, ma non potevano non salutarsi. Le loro anime si stavano chiamando reciprocamente e si incontrarono un’ultima volta. Lei sentì di dover scendere nel vasto giardino del forte e lui sentì che lei lo aspettava lì. Era molto presto, appena albeggiava.

 – Gwyneth sapevo che eri qui, ti ho sentita chiamarmi …
– Sapevo che saresti venuto, ho sentito che mi rispondevi …
- È un addio ormai Gwyneth ..

Le lacrime inondarono gli occhi di lei e il cuore di lui sentì un pugnale trafiggerlo.

- Si Cillian è il nostro addio …

Cillian si accostò a lei, guardandola negli occhi, non voleva perdere un minuto di quell’ultima volta che i suoi occhi si posavano su quel viso. Le asciugò le lacrime. Le prese le mani tra le sue e le portò alle labbra. Le loro fronti si poggiarono l’una all’altra.

– Gwyneth … tra me e te non ci potrà mai essere un addio, ci siamo scambiati una promessa, io la rispetterò, fino alla fine del mondo, del tempo, dello spazio, oltre la vita e oltre la morte. Aspettami e guarda verso il mare. Un giorno attraverserò di nuovo l’acqua con la mia nave e verrò a cercarti …
– Te lo prometto Cillian, ti aspetterò, oltre la vita e oltre la morte, dovunque io sia trovami!

Gwyneth si distaccò da lui, le loro braccia si allungarono fino a dover lasciar andare la stretta tra le loro mani. Poi la Regina si voltò definitivamente e si avviò verso l’entrata del palazzo. Nessuno dei due notò Artorius che, dalla finestra della camera nuziale, li osservava con sguardo gelido, stringendo la mascella.

Cillian accompagnò con lo sguardo i passi di Gwyneth. L’ultima sua immagine pensò che gli sarebbe rimasta per sempre impressa nella mente. Una soave figura femminile vestita con un lungo abito bianco, la vita stretta e gli ampi fianchi, mentre i suoi biondi capelli ondulati le oscillavano morbidi, lungo la schiena.
“Un Cigno … un candido Cigno … “
 

Storybrook  Settembre 1726

L’orribile sensazione, di perdere la donna che amava, fece aumentare l’adrenalina nel suo sangue. Il cuore accelerò i suoi battiti al punto da sembrare che volesse uscirgli dal petto.

 Il sogno aveva scatenato in Killian questa reazione psicofisica. Non potendo reggere l’angoscia della perdita si svegliò di soprassalto.
 Non era stato il solito incubo su Milha, era da quando aveva incontrato Barbra-Emma che non aveva più i vecchi incubi. Non era stato, in realtà, neppure un incubo vero e proprio, bensì un sogno vivido, un sogno che non lo era sembrato, perché sembrava una realtà veramente vissuta.

“ Maledizione! Anche i sogni ci si mettono ora? Mai avuto un sogno dettagliato come questo! Possibile che tutto quello che è capitato fino ad ora con Emma, la storia di Artù, Excalibur, la storia originale che abbiamo conosciuto dai nostri padri, riguardo ai nostri antenati, quello che è successo due giorni fa con quel bastardo di Neal … tutto si è mescolato dando vita a questo sogno? Due giorni che non la vedo e sto impazzendo dalla voglia di averla tra le braccia … In fin dei conti sono stato proprio io a parlare della preservazione del suo onore e della necessità di non frequentarci! Ho intimato ai miei uomini di non far parola della nostra unione, ma ora mi è difficile starle lontano. Soprattutto adesso che quel verme di Neal si è comportato in quel modo! Maledetto bastardo! Temo che possa farle nuovamente del male. Emma … Emma non permetterglielo, non lo far avvicinare a te! Lo avrei ammazzato due giorni fa. Emma perché ancora non sei venuta alla nave come Lady Barbra? Avevi la scusa di dover saldare il compenso al tuo Corsaro. Maledizione Emma! Mi farai impazzire veramente. Non accadrà come nel sogno, non ti lascio a tuo marito, ti rapisco veramente insieme al piccolo Henry! Mio Dio quel bambino! Mi è entrato nel cuore in un attimo, non somiglia a Milha eppure ha qualcosa che me lo rende familiare, sono sicuro che sia suo figlio. Devo calmarmi! Da due giorni sono intrattabile anche con i miei uomini e non è giusto nei loro confronti. La devo vedere, non ce la faccio! Questa mattina andrò alla rocca, ho la scusa di vedere Bardo. Ieri doveva operarlo il vecchio Frate Benedictus. Curioso! Il frate somiglia nel mio sogno al Druido. I sogni deformano veramente la realtà, invece nel suo caso è il contrario. Nella realtà Fraà Benny sembra la versione rimpicciolita e paffuta del Druido.”

Killian rise tra sé di quella somiglianza. Si i sogni deformavano la realtà. Ma era solo un sogno?

Pensò nuovamente ad Emma. L’ultima immagine che aveva visto nel sogno, chiamandola Gwyneth, somigliava in modo straordinario alla prima immagine che ricordava di lei, quando l’aveva vista per la prima volta alla festa del suo diciottesimo compleanno, egualmente di schiena, con un vestito simile e i capelli sciolti sulla schiena

“Un Cigno bianco ...”

 Si, i sogni mescolavano i  ricordi e le esperienze,  inventando nuove storie.

Il ricordo del suo dolce viso prima di scendere dalla nave, il loro bacio nascosto ad Angus prima di entrare nella carrozza. Sentì il calore nel torace che si irradiava al suo ricordo e poi, improvvisamente, l’immagine cambiò in quella di un bacio passionale rubato da Neal ad Emma. La gelosia provata in quel momento riaffiorò ruggente come due giorni prima. Allora la sua mano era andata immediatamente verso l’ elsa della spada, ma a metà strada si era fermata. Henry era saltato ad abbracciare i genitori, felice di vederli in quell’atto di intimità. Un’intimità che era evidente che Emma non aveva voluto e ne era disgustata. Percependo il fastidio sul viso della donna che amava, si era trattenuto e la mano si era posizionata sul suo cinturone, con le unghie che si conficcavano con forza nel robusto cuoio, mentre, stringendo i denti, i muscoli della sua guancia subivano un guizzo nervoso. Neal aveva avuto la faccia tosta di andargli incontro, con un sorriso falso sulle labbra, per ringraziarlo dell’aiuto dato a sua moglie, continuando a tenerla per la vita. Emma si era svincolata delicatamente, non voleva far vedere al bambino che era infastidita da quello che considerava suo padre. Neal si era mostrato molto affettuoso con Henry, cosa che aveva sorpreso per prima Emma. Era rimasta a bocca aperta quando l’aveva visto portare il piccolo a “cavalluccio” sulle spalle. Che fosse tutta una recita di quell’uomo? Che voleva fare? Riconquistare Emma? Killian non si fidava di lui, non riuscì a stringergli subito la mano, quando Neal gli porse la sua, ma dopo, per l’occhio del pubblico, dovette farlo. Henry si era fatto dare il permesso anche dal padre di visitare la sua nave, un altro momento per poter stare con Emma. Sperò che non si portassero appresso Neal. Non lo poteva proprio soffrire! E se ci aveva provato con lei in quei due giorni? Questa idea lo mandò ancora di più fuori dai gangheri. La gelosia era un sentimento bruciante, logorante e provocava un bel mal di stomaco. Quello di Killian si stava torcendo pure in quel momento. Si alzò definitivamente dal letto e organizzò il piano per poter incontrare Emma di nascosto.
 
Eddy aveva assistito allo svolgersi dell’incontro, era presente per il fatto che al ritorno avrebbe interpretato Lady Barbra. Si era accorto perfettamente della reazione di Killian, aveva cambiato colore, diventando bluastro. Il giovane conosceva ormai la gelosia e si identificò benissimo con il suo Capitano. Non si era meravigliato affatto nel vedere che in quei due giorni era diventato intrattabile e brusco con tutti. Si era alzato presto per svolgere le sue abituali mansioni, oltre al ruolo di Bardo nel Pozzetto. Visto che erano ormeggiati, nel pozzetto avrebbero lavorato solo se il Capitano avesse ordinato di tornare a terra o, comunque, di riavvicinarsi al molo come solitamente facevano di giorno. Decise di andare da lui, augurargli il buon giorno e chiedergli il favore che gli aveva promesso riguardo ad Angus. Bussò e quando, dopo aver avuto il permesso, entrò nell’ufficio di Killian, lo trovò vestito di tutto punto, con tanto di pastrano e spada al fianco. Aveva un foglietto in mano e lo stava piegando numerose volte.

 – Ordini l’attracco Killian?
– Ovviamente Eduard! Ho necessità di vedere Bardo!
 – Bardo?!
 – Certo Bardo! Chi altri? Ieri pomeriggio il Frate lo operava! Voglio sapere come è andata! Ci trovi qualcosa di strano?
– No, no! Solo che visto la tua reazione di due giorni fa, pensavo che morissi dalla voglia di vedere Emma più che Bardo!

Killian si portò la mano verso l’orecchio.

- “Colpito ed affondato”  Eddy stai diventando insolente lo sai?

Il giovane fece un sorriso sghembo e rise con uno sguardo ironico:

“Maledizione! Ha imparato anche il mio sguardo ironico adesso?”
– Killian, tu sei geloso marcio! So cosa provi e cosa significa. Emma me lo ha spiegato durante il viaggio. Sei stato geloso di tutti su questa nave, anche di me, quando lei mi ha curato. Ti sei fatto quasi ammazzare da Jeff per guardare verso di lei. Nessuno è mai stato cieco su questa nave e io ti ho sempre osservato. Per me sei stato un esempio ed un maestro. La ami! Non sopporti che altri la possano toccare o solo starle vicino e parlarle! Ora conosco anche io questo sentimento. È una malattia di cui soffro anche io per la mia Anny … Sai … Killian … le ho chiesto di sposarmi!
– Eddy sei così giovane …
- Se tu avessi incontrato Emma alla mia età … non l’avresti voluta come la vuoi ora?

Eddy non poteva sapere che l’aveva incontrata veramente a quell’età, non lo sapeva nessuno sulla nave. L’aveva amata già allora e la voleva sposare, lo avrebbe fatto il giorno dopo averla vista solo di schiena, ma poi …

 - Hai ragione Eduard! Se sei sicuro del tuo amore per lei e lei lo è del suo per te … non perdere tempo! Ora diamo l’ordine per l’attracco, questo pomeriggio parlerò con Angus. Adesso ho fretta di andare da Emma!
– Ma non era Bardo?!
– Eddyyy!

 
Due giorni prima, nel momento di congedarsi da Emma e i suoi parenti, dopo che Eddy si era travestito da Lady Barbra, Killian, da perfetto gentiluomo, le aveva deposto un galante bacio sulla mano. La stretta tra le loro dita diventò più forte prima di lasciarsi, era un messaggio che avrebbero capito solo loro due, gli altri non lo avrebbero percepito.

Angus, che li aveva accompagnati con la carrozza, prese in giro il povero Eddy per la “bella ragazza” che si presentava conciato da Lady Barbra. Era un chiaro tentativo di svilire la mascolinità del giovane, Killian lo aveva capito perfettamente. Con la carrozza erano andati poi alla villa di Lady Barbra. Mentre Angus aspettava, Killian e la falsa Lady erano entrati nella casa. Emma gli aveva spiegato dove si trovava il passaggio segreto che conduceva nel giardino del forte e Killian approfittò dell’occasione, per esplorare la villa. Emma lo aveva invitato a svolgere i lavori di manutenzione della nave nella baia di Lady Barbra, mettendo a disposizione la casa per ospitarlo insieme ai suoi uomini. Si era reso conto che il posto era ottimo sia per la rimessa a nuovo della “Stella del mattino” che per gli alloggi. Esplorando, aveva trovato anche la stanza che faceva per lui. Sorrise a vedere il letto matrimoniale a baldacchino. Aveva immaginato Emma, nuda tra quelle lenzuola che lo aspettava, pronta per donarsi a lui.

Mentre con il cavallo, affittato da Angus negli accordi del giorno prima, si dirigeva verso il forte, gli tornò in mente la sua fantasticheria a proposito di Emma. Sentì il turgore all’inguine avanzare prepotentemente. Emma era un pensiero “devastante”, sperò di poterla incontrare o avrebbe trovato il modo comunque.
Entrò nell’atrio della fortezza, i soldati lo accolsero da amico. La Principessa aveva dato loro ordine di farlo entrare a qualsiasi ora si fosse presentato, uno dei suoi uomini stava ricevendo le cure di Frate Benedictus, era normale che il Capitano si sarebbe affacciato a fargli visita! Negli ordini dati ai soldati c’era anche la richiesta di farla avvisare se si fosse palesato.
Uno dei soldati accompagnò il Capitano Jones nell’ambulatorio di Fra’ Benny, mentre un altro fece passare l’avviso che l’uomo era arrivato, ad una delle cameriere.
 
Emma era stata molto impegnata in quei due giorni ed in effetti la sua idea di andare da Killian come Lady Barbra, per saldare il compenso per il servigio reso, non si era potuta verificare. Molte cose erano capitate, ma la più importante e piacevole era stata la vicinanza e l’affetto ritrovato del suo piccolo Henry. Aveva passato la maggior parte del tempo con lui, cercando di recuperare quei mesi di lontananza. Il piccolo non aveva fatto altro che chiedergli continuamente del Capitano Killian, era completamente affascinato dal Corsaro e aveva prestato ben poche attenzioni a Neal, il quale faticava a mantenere il rapporto che aveva costruito con lui in quei mesi di assenza della sua amata mamma.

La cameriera trovò Emma sul grande terrazzo che si intratteneva amabilmente con Belle ed Henry, facevano conversazione in francese e contemporaneamente lezione al bambino. Quando il piccolo sentì dire che era arrivato “Il Capitano”, saltò in braccio a sua madre.

– Mamma! È venuto Killian?! Andiamo da lui?!
- Tesoro, il Capitano Jones è venuto a trovare il suo marinaio, è stato appena operato, vorrà stare un po’ con lui, forse non è il caso di disturbarlo!

Henry la guardò dritta negli occhi, facendo un’espressione di preghiera tale con i suoi occhioni azzurri e il ciuffetto bruno sulla fronte, che in quel momento le fece provare un brivido per la schiena. Le sembrò di vedere gli occhi di Killian e il forte senso della sua mancanza le attanagliò il cuore. Desiderava tanto vederlo, abbracciarlo, stingerlo forte a sé. Abbracciò suo figlio e gli diede un bacio sulla fronte, tra i capelli arruffati.

 – Mi hai convinta, dopotutto è possibile che faccia piacere anche a lui vederti! Andiamo a cercarlo!

Mano nella mano, madre e figlio salutarono Belle e scesero verso il giardino, da dove si accedeva alle stanze del vecchio Frate.
Killian stava parlando con Frà Benny, seduto su una panca di marmo. L’operazione era riuscita e il Frate gli stava dicendo del necessario periodo di convalescenza. Killian non aveva sentito arrivare Emma con il piccolo, ma avvertì la sua presenza. Benedictus se ne accorse dall’improvviso sguardo assente dell’uomo. Lo vide girarsi automaticamente nella direzione in cui, un secondo dopo, apparvero i due.

“È proprio vero amore Capitano! La senti anche con l’anima e lei so che sente te!”

Killian si alzò immediatamente, mentre Henry, correndogli incontro, lo chiamava allegro. Prese al volo il bambino che gli saltò al collo. Emma era incantata da ambedue le persone che amava di più al mondo. Il piccolo era veramente espansivo ed affettuoso, non si era mai comportato così con un estraneo. Killian, in un certo senso, si comportò allo stesso modo con lui, abbracciandolo affettuosamente.
Benedictus li guardava e rifletteva tra sé:

“Interessante … veramente interessante …”

L’oretta che passarono insieme fu monopolizzata interamente da Henry, dalle sue cento domande, dai suoi abbracci e dai sorrisi reciproci. Poi il Capitano dovette salutarli. Era un dolore lasciare Emma e Henry, ma presto si sarebbero rivisti sulla nave, il piccolo aveva espresso nuovamente il desiderio di poterla visitare.
L’ultimo saluto fu per Emma. Con gli occhi negli occhi, Killian le prese la mano per omaggiarla con un bacio e, nel momento che le prese il palmo con il suo, le passò un bigliettino piegato innumerevoli volte.
 
***
 
Era notte fonda, quasi l’una di notte e uno spicchio di luna illuminava il buio della stanza di Emma. Il cuore le batteva nel petto all’impazzata, si portò una mano alla sua altezza, come per trattenerlo e calmarlo. Sentiva il battito anche nelle orecchie. Ormai lei quel fenomeno lo chiamava “Effetto Killian Jones”, solo lui riusciva a procurarglielo. Non aveva chiuso occhio da quando si era messa a letto. In due giorni, la mancanza del calore del suo corpo e delle sue braccia era stata un’agonia e dopo il bacio rubato da Neal e quello che aveva provato a farle dopo … No! Non voleva pensarci! Voleva pensare solo a Killian. Stava per incontrarlo! Le aveva lasciato nel palmo della mano quel messaggio …

“Ti aspetto all’una nella tua villa”

Sembrava essere tornata a diciotto anni e ai palpiti di allora, per la sua prima cotta. Ora non era più una cotta, se mai lo era stata! Era un forte sentimento reciproco, fatto di amore, passione e desiderio … forse in quel momento vera e propria “bramosia”, per le sue labbra e le sue carezze sensuali. Il suo corpo reagì automaticamente al solo pensiero. Possibile ancora non lo vedeva e non lo toccava e già era in preda a quell’eccitazione?

Uscì dalle lenzuola, si gettò un lungo scialle nero sulla camicia da notte e, in punta di piedi, si avviò lungo le scale che portavano al giardino. Il passaggio segreto iniziava da lì, dietro un alto cespuglio di biancospino. Aveva lasciato un lume ad olio ed un acciarino per poter entrare nel tunnel ed illuminarlo. Fu velocissima ad accendere il lume, ad aprire la botola ed a sparire nel passaggio. Quasi corse nel tunnel. Lui la stava chiamando a sé, lo sentiva così vicino, carico dello steso suo desiderio.

Il passaggio segreto finiva nella cantina della villa. La porta si confondeva bene con la parete rivestita in legno. Una leva, allo stipite della porta, faceva scattare l’apertura. Lo scantinato e la casa erano tenute in ordine. Per disposizione di Emma, almeno due volte a settimana, Mary, la moglie di Angus e le sue figlie, vi si recavano per le pulizie. La villa era utilizzata anche per le riunioni con i fedelissimi della rete che la Principessa aveva creato. In quelle riunioni, lei era sempre Lady Barbra.

Uscita dalla parete di legno, la richiuse. Illuminò lo scantinato, verso la scala che portava al primo piano. Sentì nuovamente accelerare il battito cardiaco. Era lì! Lui era in quello scantinato! Ma dove? Fece per voltarsi ed illuminare anche le zone al buio della stanza. Da dietro, due braccia l’avvolsero alla vita e la portarono verso un caldo torace, vestito con una camicia nera. Sentì la sua presa, il suo odore, il suo calore e poi la sua voce roca di desiderio.

– Swan, credevo che non saresti venuta, ti aspetto da secoli …

Ancora con la lampada ad olio in mano, Emma godette di quell’abbraccio. Il cuore correva velocissimo, il suo respiro era egualmente accelerato e il suo seno si abbassava ed alzava vistosamente. Inclinò la testa indietro e di lato per consentirgli meglio la carezza sul collo che lui, con le labbra, le stava regalando. Killian respirava il profumo dei suoi capelli e assaporava la sua pelle. Con la lingua seguiva la traccia lungo il collo di Emma che le labbra le lasciavano con i loro dolci baci.

– Mi sei mancata Love … tanto … il tuo profumo … il sapore della tua pelle … non smetterei …di assaporarti … tutta …

Tra una parola e l’altra la tempestava di quei baci succhianti, lungo il collo e lo scollo della camicia da notte.
Emma riuscì a posare la lampada su una giara, posta nella cantina e tentò di voltarsi verso di lui. Riuscì a compiere solo un quarto di giro, poiché lui la tenne per le spalle e la vita, reclinandola e baciandola con impeto sulle labbra. Fu un bacio di grande sensualità plastica. Le aveva schiuso le labbra, inserendovi la lingua, impaziente di danzare con la sua e lei rispose immediatamente. Killian sentiva il corpo di Emma fremere tra le sue braccia. Era così morbida sotto lo strato di lino della camicia da notte! Continuò a tenerla con il braccio sinistro. Lei intanto gli aveva portato le braccia al collo e gli carezzava la guancia coperta in parte dalla soffice barba. La mano destra di Killian risalì lungo il petto di Emma e velocemente le sciolse il laccio dello scollo. Tirò l’arricciatura, che si aprì completamente, mostrando il suo seno prorompente. Posò la mano tra i seni di lei, all’altezza del cuore. Lo sentì battere al ritmo del suo. Continuarono a baciarsi con  crescente passione e desiderio. La mano calda di Killian si spostò sul seno sinistro di Emma, riempiendosi con esso. Lo strinse delicatamente, poi, con le dita, tracciò leggeri cerchi intorno all’aureola della piccola gemma, che prese la turgida consistenza che lui amava. Dalla bocca di Emma, passò con le labbra a quel dolce bocciolo, carezzandolo ora con la punta della lingua e succhiandolo piano, provocandone un maggior indurimento.  Emma si strinse di più a lui, tirandosi in piedi. Killian distolse le labbra dal suo seno. Portò le mani lungo i suoi fianchi, per accostarla al suo inguine pulsante. Si rese conto che non indossava altro se non la camicia da notte.

– Love, tu sai come rendermi facile il duro lavoro di toglierti gli abiti!

Carezzandole i fianchi, le tirò su l’indumento di lino, fino a sentire direttamente il contatto con la sua pelle calda. Seguì la forma arrotondata dei suoi glutei, stringendola ancor di più verso di sé. Emma non resisteva più, anche lei voleva sentire più vicino la pelle di Killian. Insinuò le mani tra i loro toraci e aprì i pochi bottoni chiusi della sua camicia nera. Ora erano pelle contro pelle e si strofinarono deliziandosi del loro reciproco calore.

 – Hai intenzione di restare in questa scomoda cantina mio pirata?

Lui le chiuse le labbra tra le sue, le accarezzò ancora i glutei nudi.

– Mmm … Emma … Emma … no, non voglio restare qui, ma non ho resistito. Ho esplorato la villa e so dove portarti … amore vieni con me!

La prese per mano, lei con quella libera si tenne lo scialle e lo scollo della camicia da notte, seguendolo per la scala di legno che portava al primo piano. Dalla porta iniziava un corridoio, Killian posò la lampada che teneva con la mano guantata. L’ambiente era più luminoso e meno umido. Si voltò verso di lei e si guardarono negli occhi. Era sempre la stessa magia quando si guardavano così. Si lanciarono di getto l’uno sulle labbra dell’altra e Killian tenne Emma di nuovo tra le braccia, poggiandola contro il muro. Fu anche quella una sorta di danza. Lei rovesciò i ruoli e lo portò con le spalle alla parete, continuando a tenere le labbra incollate. Nuovamente fu lui ad invertire la posizione e, questa volta, velocemente, sollevandole la stoffa della camicia da notte, insinuò carezzevolmente le sue dita tra le gambe di Emma. Lei ebbe un nuovo fremito, che la scosse dal profondo del suo essere, mentre sentiva che quelle dita risalivano verso il suo centro, con la chiara intenzione di darle piacere. Lo stava desiderando follemente e voleva dargli lo stesso piacere.

 – Non qui Killian … possiamo avere di meglio!
 – Lo so Swan … so cosa vuoi e so dove …

Emma rise, mentre lui la prendeva in braccio e la portava verso la stanza con il letto a baldacchino. Era lì che Killian si era tolto il pastrano e la spada e già aveva scostato le coperte del letto. Delle candele erano già accese, le aveva accese lui mentre l’attendeva. Ora l’avrebbe avuta tra quelle lenzuola, come aveva immaginato quando aveva trovato la stanza.

La depose sul letto e si sporse verso di lei. Emma vide quanto brillavano gli occhi di Killian alla luce delle candele. Amava quegli occhi meravigliosi e amava come lui la guardava. La faceva sentire unica e bella. Era, in realtà, ciò che lui pensava veramente di lei. Le si avvicinò al viso, fino ad annullare la distanza tra le loro labbra. Si divoravano in quel bacio ed Emma non riusciva a tenere le mani ferme. Gli tolse la camicia accarezzandogli le spalle e aprì i bottoni dei suoi pantaloni. Erano entrambi molto eccitati. Guardandola negli occhi, lui, velocemente, si tolse gli indumenti che lo stavano impedendo. La camicia da notte di Emma le lasciava scoperte spalle e seno. Killian le tirò su per le gambe il resto della stoffa di lino. Lei si aprì a lui e Killian rimase in ginocchio tra le sue gambe. La visione di Emma, che lo guardava maliziosamente e lo desiderava languida, tanto quanto lui desiderava lei, gli sembrò l’immagine più bella che avesse mai visto in vita sua. Dimenticò la gelosia provata in quei due giorni di distanza. Lei era lì con lui ora! Nessuno poteva portargliela via! Non lo avrebbe permesso! La passione prese il sopravvento. Voleva dimostrarle la forza del suo sentimento, voleva darle il massimo del piacere. Voleva sentirla gemere al suo tocco e gridare il suo nome. Sapeva come fare. Solo con lei lo aveva fatto in vita sua. Mai a nessun’altra avrebbe riservato quel tipo di baci ed Emma non li avrebbe permessi a nessun altro se non a lui. Solo chi si amava veramente e aveva una profonda intimità, desiderava baciare così ed essere ricambiato nello stesso modo. Si chinò tra le sue gambe e la venerò con quel dolcissimo contatto delle sue labbra e della sua lingua. Emma emise un sospiro e un gemito. I movimenti caldi delle labbra di Killian e il tocco sensuale della sua lingua la stavano facendo impazzire. Si staccò da lui sorprendendolo. Lo voleva con tutta sé stessa, lo rovesciò sul letto, e scivolò su di lui, prendendolo in profondità. Fu lui a gemere di piacere questa volta.

– Emma … Emma … sei sempre un uragano …

 Chiusero gli occhi e si concentrarono sul loro piacere, trovando il ritmo che presto li portò sulla vetta più alta dell’Olimpo.
La quiete, dopo quella tempesta ormonale, li trovò abbracciati e sereni. Killian, semisdraiato,  poggiava il torace sul cuscino, posizionato dritto verso la testata del letto a baldacchino. Il braccio sinistro era piegato dietro la testa e con l’altro teneva Emma sul suo petto, carezzandole lentamente la schiena nuda.

– Parlami di Neal …
 - Coosa?!
 – Voglio sapere come si è comportato con te dopo che sono andato via …
- Oh! Killian … non voglio parlare di lui ora! Voglio pensare solo a te … a noi …
 - Emma, stavo per estrarre la spada quando ti ha baciata in quel modo! Mi sono trattenuto solo per Henry. Gli vuole molto bene …
 - Si è vero!
– Allora?
– Allora cosa Killian? Mi dispiace di cosa è successo … non me lo aspettavo assolutamente! Lo sai che non mi metteva una mano addosso da quella notte … non glielo ho permesso. Due giorni fa ha approfittato dell’occasione …
 – Non mi fido di lui Emma! Lo trovo viscido … anche il modo in cui mi ha salutato era falso! Gli ho stretto la mano per non tradire quello che c’è tra noi, ma ti giuro che lo avrei preso a pugni!
 – Non vale la pena sporcarsi le mani con lui amore mio!

si era sollevata e con le braccia poggiate sul letto, ai fianchi di Killian, lo guardava negli occhi cercando di rassicurarlo.  Lui navigo con lo sguardo su di lei, i capelli lunghi e biondi le incorniciavano il viso, ancora arrossato per l’amore, e ricadevano nascondendole il seno nudo, arrivando a sfiorare il suo torace. Sollevò la mano destra per cercare il suo seno tra i capelli. Le portò un boccolo dietro l’orecchio e ammirò le sue forme generose.

– Sei così bella amore! Quale uomo non ti desidererebbe? Lui potrebbe avanzare su di te il suo diritto matrimoniale … gli hai detto già dell’annullamento?
 – Sapeva già in partenza della mia intenzione … ho cercato, fino alla sera prima di partire, di capire se c’era ancora qualcosa di salvabile e non c’era nulla.
 – In che modo?
– Uff … dai smettila non voglio più parlare di lui!
– Emma! In che modo?
 – Che importanza ha ormai?
– Può averne … soprattutto se il modo per capirlo è stato di provare ad essere sua  …

Emma non si capacitava di come facesse Killian a leggerla in quel modo! Possibile che era stata così esplicita?

– Killian … ora mi vergogno a dire tutto ma …  in verità la causa principale sei stato tu
-Io?!

La vide arrossire più di quanto era rosea per aver fatto l’amore con lui.

- Beh si Killian … tu … mi hai detto che mi hai desiderata dal primo momento che sono salita sulla Jolly Roger …
- Si, molto e ogni giorno di più …
- Per me è stato lo stesso … credevo che ti avrei potuto tenere a distanza, proteggermi da quello che provavo se mi convincevo che con Neal c’era qualche speranza. Così prima di partire sono andata nella sua stanza e … e … m-mi sono offerta a lui …

Killian stava diventando livido all’idea di lei tra le braccia di Neal come in quel momento con lui, trovò la forza di mantenere un tono di voce calmo.

 – Cosa è successo?
– Questo è il punto! Non successe proprio nulla, rimase a fissarmi, direi … contento, ma non ebbe nessuna reazione fisica e io andai via arrabbiata con tutti gli uomini di questo mondo, compreso te che riuscivi a destabilizzarmi!
 – Non fu una buona idea Emma … ti avrà pensata in quel modo per tutti questi mesi e ora potrebbe voler ricominciare da quel momento!
– Non accadrà Killian!
– Se prova a metterti un solo dito addosso io …

Emma gli portò il dito indice sulle labbra, accostandosi al suo viso.

– Ssst so combattere Killian! Ho steso te con un pugno … posso fare lo stesso con lui!
 – Stai attenta Tesoro, io ti volevo … ma non contro la tua volontà. Se fossi stato quel tipo di uomo i tuoi pugni non mi avrebbero fermato. Sono più forte di te e anche Neal può esserlo.
 – No Killian non credo … e poi … chi ha detto che sei così più forte di me?
– Mi stai sfidando Swan?

Emma lo guardò mordendosi maliziosamente il lato del labbro inferiore, poi fece finta di scappare.

– No, no, no sei mia adesso … non ti lascio scappare!

Se la tirò sul petto e poi la rovesciò sulla schiena. Risero, si guardarono ancora negli occhi, si cercarono ancora e si ritrovarono nuovamente avvinti e uniti. Presto sarebbe arrivata l’aurora, era sempre poco il tempo per essere felici, dovevano cogliere anche quell’ultimo attimo …
***
Qualcuno non aveva più sonno nella rocca e aprì le tende della sua finestra. Quella finestra dava sul giardino. Da dietro il vetro, nel primo chiarore dell’aurora, percepì un movimento tra le foglie del biancospino. Emma si palesò dietro l’arbusto, vestita con la camicia da notte e uno scialle nero. Sgattaiolò velocemente  avviandosi verso le scale per tornare nella sua stanza.
 
– Ma … cosa?! Mmm … Guarda guarda! Stai giocando con il fuoco Emma e con il fuoco prima o poi ci si scotta … Credo che mi dovrai dare qualche spiegazione … soprattutto se il fuoco con cui giochi si chiama Killian Jones …
 
 


Angolo dell’autrice
Buona domenica a tutti. So che chi aspettava per domenica scorsa questo seguito è rimasto deluso, spero che l’attesa sia valsa la pena. Il capitolo è stato lungo e ho avuto poco tempo per divertimi a scriverlo. Inoltre volevo farvi sentire le sensazioni e le emozioni di Gelosia e Passione dei protagonisti e ho cercato di fare del mio meglio. Spero di esserci riuscita. Grazie a chi segue e a chi vorrà dirmi il suo parere e lasciare un commento. Non posso promettere nulla per domenica prossima, ma se vi trovate da queste parti ….
Chi sarà il misterioso osservatore?
Buona settimana a tutti da Lara
   
 
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