Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: A r o h a    27/06/2016    8 recensioni
|AU| Ennesima Storia a OC xD | Iscrizione aperte fino a Lunedì 20/06 |
-*-
Il villaggio di Akuma è poco conosciuto e non è segnato sulle cartine, ma i pochi turisti lo amano per l'ospitalità dei suoi abitanti e le milioni di leggende che circolano nelle strade.
Nessuno sa che quel villaggio in realtà è protetto dalla dea della caccia Hanta, la quale ha disperato bisogno d'aiuto.
Momoro è un vecchio il cui destino ha imposto il ritrovamento del suo castello, Haru il figlio con in mano il destino della scuola. Un nemico si sta risvegliando, tutti sono all'oscuro della verità.
Toccherà alla futura generazione di cacciatori salvare la loro dea e cercare di non morire.
_*_
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO I 

•Primo atto •

 

-The new Generation
 

 



 

 

La ragazza affrettò il passo, continuando ogni tanto a lanciare occhiate nervose all'orologio che aveva al polso. I capelli castani e boccolosi svolazzavano ribelli intorno alle spalle. Si fermò ansimando davanti a una decorosa casetta dalle pareti bianche e il tetto marrone leggermente spiovente. Con grossa disinvoltura aprì il cancelletto e entrò nel giardino curato e rigoglioso.
Mise le mani a coppa intorno alla bocca, per poi chiamare a gran voce -Suzuno! Suzuno!-
Ci furono attimi di silenzio, poi la grande finestra al primo piano fu aperta da un ragazzo dal caratteristico aspetto di chi si è appena alzato per il troppo rumore.
I capelli azzurrini era un nido, più disordinati del solito e gli occhi glaciali assonnati, con due grosse occhiaie che gli conferivano un aspetto terrificante, per chi non lo conosceva.
-Cosa vuoi Ayaka?!- sbadigliò acido – Ti sembra il modo di svegliarmi?Sono le sette e quindici!-
-Appunto! Dovevano vederci alle sette al caffé ma non sei venuto, fra un quarto d'ora dobbiamo essere a scuola!- ribatté lei incrociando le braccia e soffiandosi via dal viso una ciocca di capelli, con velato disappunto.
-Era oggi! Me ne sono dimenticato!- il viso di Suzuno sparì per alcuni secondi, giusto il tempo per controllare il calendario appeso al muro, giusto per assicurarsi che l'amica non stesse vaneggiando.
Visto il segno rosso sulla data di oggi, capì di essersi totalmente dimenticato – Accidenti!-
Le finestre si chiusero e Ayaka ridacchiò, prese a battere il tempo con il piede contando sottovoce, chissà se il suo migliore avrebbe stabilito il nuovo record di velocità.
Non si stupì di vedersi spalancare la porta, dopo che ebbe contato il decimo secondo.
Suzuno uscì di corsa – Ciao famiglia, io vado!- le arpionò il braccio e la trascinò in una folle corsa lungo la strada, mentre intanto stringeva tra i denti una fetta di pane presa al volo in cucina.
Svoltarono ad un angolo e proseguirono fin quando non fiancheggiarono il bosco.
-Eccolo!- Suzuno la strattonò più forte e imboccò una stradina in salita, il cui cartello indicava la scuola: Hunter School → (attenzione ai tassi assassini)
-Suzuno basta!- la ragazza puntò i piedi e nei suoi occhi una luce rossa dominò.
Suzuno conosceva la particolarità letale di Ayaka, i suoi occhi monocromi che lo spaventavano assai, sopratutto quando erano rossi, significava solo che era molto arrabbiata.
-Non sono mica un pupazzo!- continuò Ayaka sbuffando – Non tirarmi!Per un tuo guaio!-
-Mio?- Suzuno si accigliò – Potevi passarmi a prendere prima!-
-Prego?- Ayake strinse i pugni e sfiorò leggermente la borsetta che portava a tracolla, contando piano e intimando di calmarsi – Dovevamo fare colazione insieme al caffé alle sette...ti ho aspettato ma non vedendoti sono venuta a casa tua con questo strano presentimento...e infatti...- fece schioccare la lingua, esaminandolo dalla testa ai piedi. Di certo l'aspetto non era da primo giorno di scuola.
Suzunò incrociò le braccia, chiaramente sconfitto -E va bene, ma adesso sbrighiamoci!- la riprese, questa volta per mano e con più delicatezza, e continuarono a correre, rallentarono il passo solo quando videro l'imponente castello che si tagliava sulla cima della collina.
-Ti rendi conto!- esclamò Ayaka – Studieremo in quel castello! Non vedo l'ora di poter combattere contro di te!- di nuovo mise la mano sulla borsa arrossendo leggermente. L'amico se ne accorse e subito un brutto presentimento gli intasò la gola -A...Ayaka? Non avrai mica...la tua arma lì dentro?-
-Si...-ammise la castana, tirando fuori due ventagli gemelli dai bordi taglienti come rasoi.
Suzuno fece un passo indietro -Avevano detto che dovevamo portare le armi con le valigie!- protestò.
-Lo so...ma la mia arma è molto importante, non voglio rischiare che le accada qualcosa...- ribattè con fermezza, riponendo i ventagli nella borsa con estrema cura.
-Bah – il bianco sbadigliò – Cerca solo di non farti beccare...- e ripresero a camminare più tranquillamente verso la loro nuova casa.


 

~♦~








-Ciao papà! Io vado!- chiuse delicatamente la porta di casa, tirandosi bene sulla spalla lo zainetto.
Si girò sospirando ma non riuscì a dire altro, che subito si trovò qualcuno davanti a pochi passi da lui. Sorrise avvicinandosi – Aki, buongiorno -
-Buongiorno a te Aiden!- fece la ragazza dai capelli corti color oliva. Allungò una busta di carta marrone, da cui proveniva un dolce aroma zuccherato.
Il ragazzo capì di cosa si trattava e l'afferrò – La colazione, grazie mille!- Aki ricambiò con un sorriso, mentre congiungeva le mani dietro alla schiena e si dondolava delicatamente sui talloni, aspettando che l'amico affondasse i denti nella calda brioche che gli aveva portato.
Lo scrutò con un dolce sorriso, in confronto a lei, così piccola e minuta, lui invece era altissimo, con dei capelli neri lunghi fino alla spalle e gli occhi verdi che gli avevano sempre ricordato il colore dei boschi.
-Hai portato anche il caffé?Grazie!- Aki si riscosse dai suoi pensieri e annuì, mentre l'amico ingurgitava un lungo sorso della bevande nera, dal contenitore in cartone.
-Bene!- esclamò alla fine – Con questa bella colazione possiamo andare!- e cominciarono a camminare verso la scuola.
In quel giorno il cielo era di un bell'azzurro acceso e un debole vento spargeva nell'aria il polline dei fiori e il frizzante e fresco odore dei residui della rugiada.
-Hey Aiden...credi andrà tutto bene?- mormorò Aki ad un certo punto, mentre stringeva con forza la sua borsa nera, gli occhi bassi leggermente intimoriti.
-A cosa ti riferisci?- le domandò curioso il ragazzo – Hai paura?-
La ragazza sussultò – No...cioè, stiamo andando in una scuola per diventare cacciatori...e io non è che sono così brava con le armi, odio uccidere...-
-Aki tranquilla...guarda che anche io...-
-Non prendermi in giro!- gridò la verde, pentendosi un secondo dopo della voce troppo alta, che aveva fatto strabuzzare gli occhi al corvino – Tu sei fantastico con l'arco e anche con le altri armi, in poche parole sei perfetto...mi chiedo perché anche io devo venire in quella scuola...- spiegò.
-Ricordi la leggenda che ci raccontava sempre tua madre da piccoli?- rallentarono al passo e costeggiarono il bosco.
-Quella della benedizione dei bambini? Sì...- la ragazza arrossì, adorava fin da piccola quella vecchia leggenda. Aveva sempre creduto che fosse stato tutto vero, che lei come altri fosse stata benedetta da una dea, che immaginava come un incantevole angelo dallo sguardo dolce e puro.
Eppure, nonostante ciò, non capiva perché anche lei, non aveva nessun talento particolare, forse era l'unica in tutto il villaggio a non aver mai sfiorato un arma, a non voler uccidere nessuno.
-Io ci credo...- parlò Aiden – Per ringraziare la dea dobbiamo fare la sua volontà, e quella scuola è il primo passo...- indicò con un cenno del mento la cima della collina coperta di alberi, l'edificio ancora non si vedeva ma avvertivano la sua terrificante presenza.
-Siamo migliori amici da anni, non vado senza di te – allungò una mano e Aki fece per afferrarla, quando qualcuno la spintonò scansandola malamente di lato.
-Ehi!- ruggì Aide – Stai attento!-
-Atsuya!- gridò qualcuno da dietro – Atsuya ma che combini?!- corse verso di loro un ragazzo dalla carnagione pallida con gli occhi e i capelli grigi. Superò affannato dalla corsa i due ragazzi, trovandosi di fronte all'artefice dell'incidente.
-Ti ho detto di rallentare!- esclamò tra un sospiro e un altro.
-Sei tu che ti devi velocizzare invece, Shirou!- ribatté l'altro ragazzo, il fratello, dagli stessi occhi grigi ma con i capelli color salmone. L'albino di morse il labbro, poi si girò e si inchinò verso Aki e Aiden, con un espressione mortificata nel volto.
-Perdonate mio fratello – disse.
-No..no tranquillo, sto bene non mi sono fatta nulla!- lo rassicurò subito Aki, con gesti nervosi delle mani. Aiden invece guardava i due fratelli in modo curioso, come se cercasse di catturare un ricordo confuso nella sua mente.
-Shirou?...Atsuya e Shirou...Fubuki?- balbettò. Shirou lo riconobbe dopo un attimo di incertezza, così come il gemello.
-Aiden McCartney? Quanto tempo amico!- esclamò abbracciandolo.
-Ma che ci fate qui? - chiese subito il corvino, colto dall'allegria del momento.
-Stiamo andando a scuola, siamo stati scelti per frequentarla!- rispose Atsuya orgoglioso.
-Ma voi non siete di Akuma...o sbaglio?- si intromise Aki.
-I nostri genitori lo erano bellezza!- continuò Atsuya – Siamo nati qui ma cresciuti in Hokkaido!-
-E ti ricordi che io ho passato un estate lì, Aki?- aggiunse Aiden e la verde annuì – In quel frangente li ho conosciuti! Sono in gamba!-
-Allora piacere di conoscervi!- la ragazza si inchinò gentilmente – Sono Aki Kino!-
-Il piacere è nostro bellezza!- fece eco Atsuya con un tono che meritò un occhiata sbieca di Aiden e una risatina divertita della verde.
-Che ne dite di andare?- e ripresero a salire la collina tra qualche chiacchiera.



 

 

~♦~







Accidenti, ma perché sono qui da sola?Bhe, dopotutto sto andando a scuola, è il mio primo giorno, mi sembra piuttosto ovvio. Ma allora perché vedo tutti questi gruppi di ragazzi, odio stare da sola..
-Accidenti...- soffiò via dalle labbra una ragazza piuttosto bassina, dalla capigliatura rossa e gli occhi verdi, mentre si inerpicava a fatica sul sentiero ciottoloso, ormai era a pochi passi dalla scuola. Cercava di farsi coraggio da sola, ma sarebbe stato difficile, tutti quei ragazzi che sembravano amici tra di loro e poi lei, da sola ad affrontare il primo giorno.
Strinse gli spallacci dello zaino e le labbra, continuando il suo percorso. Poi però, improvvisamente, magari per fortuna, vide qualcuno imprecare poco distante da lei, lontano dal sentiero. Uscì subito dalla strada incuriosita, e quando fu abbastanza vicina, notò che si trattava di una ragazza con i capelli rosa e uno strano berretto azzurro.
Aveva il viso mandido di sudore e respirava a fatica, forse aveva corso o si era smarrita.
Un ramo si spezzò sotto i piedi della rossa, e la sudata si girò di scatta, bianca in volto.
-Oh...scusami, non volevo spaventarti!- si affrettò a dire la bassina.
-No...- la rosa inspirò profondamente, calmando i nervi – Scusami tu...-
-Ti sei persa?- chiesi ancora la rossa, arrivandole vicino e la ragazza annuì.
-In verità, sono stata attaccata da un tasso gigante che ha preso ad inseguirmi ed ho perso la strada del sentiero...- imprecò imbarazzata – Cavolo, non credevo che quel cartello dicesse la verità!-
-Sì ...- la rossa ridacchiò – Qui gli animali sanno essere...piuttosto violenti...-
La rosa si abbandonò ad una risata – A proposito, sono Touko!- e allungò una mano amichevolmente. La ragazza davanti a lei esitò, esaminandola con lo sguardo, cercando di capire se accettare quel gesto le conveniva o meno. Certo, un opportunità per fare amicizia non poteva lasciarsela scappare, ma comunque esitò mordendosi il labbro e riflettendo.
-Sono Irina Redfox!- annunciò infine, contraccambiando con decisione la stretta.
-Grazie per avermi salvata, altrimenti sarei rimasta qui smarrita per sempre...- sbuffò Touko.
-Allora che ne dici?- Irina si allontanò e la invitò a seguirla con un gesto della mano – Torniamo sul sentiero?-
Tempo cinque minuti e arrivarono davanti al castello. Una grande massa di studenti si concentrava davanti al portone scuro, intarsiato d'oro, che si prostrava in tutta la sua altezza, sopra tra gradini di marmo bianco. Un giovane uomo era sopra questi, che si muoveva nervoso davanti a un microfono, torturandosi la cravatta, chiaramente a disagio. Dietro di lui, una schiera di persone, tra uomini e donne, i professori, intuì Irina.
-Non so tu, ma io da qui non ci vedo!- Touko si fece largo a spintoni seguita sbadatamente dall'amica, fin quando non raggiunsero una postazione che fosse ottima alla rosa.
Da lì, Irina poté guardare meglio l'uomo nervoso. Aveva i capelli lucidi di gel, castani, un piccolo accenno di barba, decisamente giovanile e due caldi occhi color caffé, che ispiravano fiducia e fanciullezza. Dopo un breve consulto con i professori, l'uomo fece tacere gli studenti, schiarendosi la voce al microfono.
-Prova, prova...- scandì – uno...due...tre...ok, ci sono – prese un respiro gigante e cominciò a parlare- Salve a tutti, sono Haru Kinoshita, figlio di Momoro Kinoshita, il preside di questa scuola.
Mio padre costruì questa scuola vent'anni fa, quando io ero ancora bambino, con l'intento di creare un luogo didattico per tutti i futuri bambini di Akuma, così da non doverli mandare a studiare fuori. Sono perciò felice di annunciare che in questo giorno speciale – tossì sbadatamente e alcuni ridacchiarono – La scuola è ufficialmente aperta!- ci furono applausi, poi Haru proseguì.
-Qui imparerete le materie principali, quali letteratura, storia, scienze e matematica...- indicò i primi quattro professori che erano alla sua sinistra, rigidi come statue di cera.
Irina trovò divertente quel dettaglio, perché sembravano aver paura degli studenti.
-...Ma anche altre materie diverse. Prima di passare a spiegarle però, vorrei che poniate la mano sul cuore e ripetiate con me le seguenti parole – Irina ubbidì al comando meccanicamente, forse perché anche tutti gli altri lo avevano fatto.
-Ma che facciamo?Cantiamo l'inno del Giappone?!- rise qualcuno tra la folla. Con la coda dell'occhio, Irina vide n ragazzo pelato con un unico ciuffo castano che gli ricadeva sul viso, sghignazzare ma copiare il resto dei compagni.
Haru chiuse gli occhi, i professori dietro lo imitarono, in una cerimonia solenne e magica.
-Tu sei il tuono e io il fulmine, tu sei buona io cattivo, tu sei la principessa e io il tuo principe,combattiamo fino alla fine per la nostra dea – calò il silenzio per alcuni istanti, quelle parole aleggiavano nell'aria e nell'attimo in cui anche Irina ebbe finito di pronunciarle, in coro con tutti gli altri, sentì un brivido lungo la schiena.
Era una sensazione piacevole, la vita le passò davanti, ricordi felice mai vissuti le si formarono nella mente e lei sorrise, come se tutte quelle cose fossero esistite. Sentiva una presenza accanto a loro, qualcuno di caldo e confortante che si muoveva come un fantasma. Poi riaprì gli occhi e si sentì il cuore più leggero.
-Bene, grazie per la partecipazione, questo è il nostro inno...- lasciò che il mistero calasse tra gli studenti, poi continuò con la presentazione dei professori – Le altre materie a cui prenderete parte sono il tiro con l'arco e l'equitazione, la ginnastica, le alti marziali miste e la lezione di combattimento con spade. É tutto, ora passiamo a consegnare le chiavi per le stanze...- un professore gli porse una scatola che per il nervoso e il maldestro, il preside fece cadere.
Scoppiò una risata generale, mentre l'uomo si affrettava a rimettere nella scatola le centinaia di chiavi dorate, come se nulla fosse successo. Tossì di nuovo per dimenticare l'imbarazzo – Mettetevi in fila per favore, vi porgerò le chiavi delle vostre stanze -
Quella fu la mezz'ora più noiosa nella vita di Irina, aspettare di ricevere la chiave tra tutti quei ragazzi era veramente snervante. A contribuire ciò c'era il fatto che tutti quelli che varcavano il portone mandavano esclamazioni meravigliate, quindi la rossa moriva dalla voglia di vedere con i suoi occhi il castello.
L'ennesima ragazza afferrò la sua chiave e fece per entrare, Irina notò che veniva fermata da una professoressa che con sospetto indicava la borsa. La ragazza balbettò qualcosa, pallida, poi ricevuto il consenso, entrò a passo svelto. L'ordine con cui tutto si svolgeva, fu molto apprezzato.
Finalmente anche Irina Redfox ricevette la sua chiave, con passo incerto superò il portone, ritrovandosi la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite. L'ingresso era qualcosa di spettacolare.
Una rampa di scale era alla fine della stanza, il piano superiore si diramava in due direzione dove molti studenti si stavano dirigendo, i dormitori. Alla destra del portone stavano gli armadietti, di un vivo color scarlatto, messi a lucido. Mentre alla sinistra un ampia vetrata illuminava una scrivania in legno piena di scartoffie, su cui campeggiava una targhetta con su scritto: SEGRETERIA.
Dietro, stava una lunga libreria molto antica.
Irina seguì le ragazze che stavano entrando verso i dormitori, i corridoi avevano pareti bianche e informi, qua e là c'erano quadri dalle cornici dorate, ritratti di vecchi re o nobili che sembravano fissarti, di notte doveva essere un vero incubo muoversi lì dentro. Un tappeto rosso percorreva tutto il pavimento in legno, scricchiolante in certi punti. Irina si fermò davanti a una delle tante porte color cioccolato, una targhetta dorata ne citava il numero 103.
Bussò qualche colpo, ma nessuno rispose, così infilò la chiave nella toppa e entrò.
La stanza era luminosa, illuminata dalla finestra che si affacciava sulla collina. Due lenti a baldacchino erano disposti ai suoi lati, le lenzuola sembravano morbide e appena lavate, a giudicare dall'odore di lavanda. Poi c'erano due paia di armadi e due scrivanie.
Le valigie era accanto al letto, immacolate, come se nessuno le avesse toccate.
Sentì all'improvviso qualcuno picchiettarle la spalla. Si voltò compiendo un giro di 180 gradi e si inchinò rigidamente, gridando- Sono Irina Redfox! -
La ragazza davanti a lei rise, e Irina la riconobbe come la ragazza che aveva avuto problemi ad entrare – E io Ayaka Ayase, piacere coinquilina!-
Anche con la mora, Irina non ebbe troppi problemi a crederle subito. Anche questa ragazza sembrava affidabile e gentile al primo sguardo, non intuiva nulla di sbagliato in lei.
-Wooo!- Ayaka si tuffò sul letto sulla destra, sprofondando tra le coperte -Morbido!-
Irina la copiò e annuì, arrossendo leggermente – Hai ragione! Dormirò benissimo qui!-








Per Touko invece, la situazione della compagna di stanza non stava andando a genio.
Era entrata sbattendo la porta e gridando con entusiasmo -Ciao amica!Sono Touko la tua futura coinquilina per un anno!- la sua allegria non fu ricambiata.
In piedi davanti a uno dei letti, una ragazza stava disfacendo la valigia. Sembrava essersi fatta il bagno in una vasca piena di colorante viola. Capelli viola scuro, occhi lilla.
Si voltò a guardarla e un brivido percorse la schiena di Touko, aveva uno sguardo davvero raggelante.
-Lo vedi quello?- disse la viola, indicando un punto imprecisato, fuori dalla finestra.
Touko strizzò gli occhi – Non vedo nulla...- ammise confusa.
-Allora vedi che anche tu non riesci a vedere il cazzo che me ne frega!- sputò acida.
Touko sbuffò – Ok...abbiamo cominciato con il piede sbagliato, ricominciamo da capo – uscì, bussò e entrò con più tranquillità -Ciao!- sorrise – Sono Touko Zaizen, tua compagna di stanza!-
Di nuovo, la viola non sembrò interessata affatto, continuava a piegare i vestiti come se a parlare fosse stato un fantasma.
Touko decise di non darvici troppo peso e si accinse a imitarla.
-Posso almeno sapere il tuo nome? Non vorrei ritrovarti a chiamare cosa tutto l'anno...- mormorò.
-Hideko, mi chiamo Hideko, ti basta?- snocciolò la lilla e Touko annuì energica.
Era almeno un passo avanti.




 

~♦~


 






Spostandoci nel corridoio di sinistra, addetto al dormitorio maschile, era in corso una scenata.
-Shirou-chan! Non puoi lasciarmi, ci hanno separati!- Atsuya era appiccicato al fratello, in ginocchio che gli stringeva la vita, e piangeva remissivo, lamentandosi.
Il fratello era super in imbarazzo, tutti i ragazzi che passavano lo guardavano ridendo o lanciandogli occhiate strane.
-Atsuya smettila!- gridò mentre si aggrappava al muro con le unghie, nel tentativo di scollarselo via -La tua camera è di fronte alla mia!Non ci hanno mica separati!-
-Chiedi il trasferimento!- propose il salmone, facendo tremare il labbro -Ti prego!Non voglio ritrovarmi in camera un tizio strano, e sei poi mi stupra!-
Shirou inorridì – Ma che dici! E poi non voglio, sono in stanza con Aiden e lui non conosce nessuno apparte noi, gli devo un favore!- di nuovo Atsuya prese a lamentarsi, Shirou stava per mollargli un sonoro ceffone, quando qualcuno fece fermare la scena.
Una ragazza snella, dai capelli lunghi arancioni e gli occhi ambrati, camminava smarrita all'inzio del corridoio, stringendo al petto lo zaino. Atsuya scattò in piedi, lisciandosi i capelli con le mani.
La ragazza li notò e arrossendo leggermente, corse loro incontro.
-Scusatemi!- esordì con un inchino – Mi sono persa, sapete dirmi dov'è il dormitorio femminile?-
-Ma certo bambola!- esclamò Atsuya, cingendogli le spalle con un braccio. Le indicò la fine del corridoio – I dormitori delle ragazze si trovano a destra della scalinata, tu sei andata a sinistra...-spiegò in tono suadente – Se vuoi ti accompagno!-
La ramata lo spinse lontano, rabbrividendo – Non serve...- sussurrò schifata – Ci arrivo da sola...-
-L'ennesima ragazza che importuni Atsuya!- Shirou si avvicinò, apprensivo -Scusalo, è un po tonto con le ragazze, io comunque mi chiamo Shirou, Atsuya è mio fratello – di risposta il salmone gli fece una linguaccia.
-Io sono Mayumi – rispose la ragazza – Grazie dell'aiuto, ci vediamo in giro!- e si allontanò in fretta, svoltando l'angolo.



 

~♦~



 

 




 

                         


Entrò, fu invasa da un fresco venticello e fu quello la prima cosa che notò. La finestra era aperta.
Aveva adocchiato le altre stanze mentre camminava per i corridoi, e nessuna aveva la finestra aperta. Si avvicinò, dava la vista alla collina, che scendeva in un groviglio di alberi e arbusti fino a valle, dal primo piano sembravano già sospesi fra le nuvole, eppure, c'erano altre torri ben più alte, chissà com'era la vista da lassù.
Un altra cosa che notò e che la fece sbuffare, un grosso ramo pendeva davanti al davanzale ed era pieno di foglie.
In autunno sarà un grosso problema, uffa...non voglio mettermi a pulire foglie!.
I capelli lunghi e castani, quasi tendente a un nero, svolazzavano tranquilli, gli occhi neri coglievano ogni dettaglio del paesaggio, ogni foglia, ogni impercettibile movimento la faceva sussultare. Forse grazie a questa sua grande abilità, riuscì a schivare con un accenno di movimento della testa, qualcosa che sfrecciò vicino al suo orecchio e si piantò al centro della porta della camera. Si ritrasse dal davanzale con sguardo allarmato, gli occhi ridotti a due fessure.
Qualcuno era apparso sopra il ramo, una ragazza dai capelli neri corti e scompigliati, peggio di un nido, gli occhi glaciali erano fissi su quelli neri di lei. Si studiarono per qualche secondo.
La ragazza sull'albero portava in mano un arco, e sembrava pronta a scoccare un altra freccia.
-Non ci provare – sibilò la castana e subito la corvina si fermò, chiaramente colpita.
-Chi sei?- chiese brusca l'intrusa – Che ci fai nella mia stanza?-
-Ah!La tua stanza, allora piacere coinquilina, sono la tua nuova compagna!- esclamò la castana, sbaragliandola con un grosso sorriso – Mi chiamo Elissa Merlay -
-Elissa?- la corvina con un saltò entrò nella stanza – Che razza di nome è?-
-Bhe sai...- Elissa fece ciondolare le mani in avanti – I miei genitori non sapevano se chiamarmi Elisa o Alissa...quindi nel dubbio, mi hanno chiamata Elissa – spiegò ridendo -Sei veloce con le frecce -
-Grazie – borbottò la sconosciuta – Lo so -
-Sai anche come ti chiami? Perché io ancora non lo so...- la stuzzicò Elissa.
-Juliette Queen Jareau – la corvina si tolse la faretra carica di frecce e la depositò nel letto con il suo arco, Elissa rimase colpita dalla fattura delle frecce e dell'arco, che sembravano fatti a mano.
Si appuntò in seguito di chiederlo alla compagna.
-Allora...- Elissa sbadigliò e aprì la valigia sul letto per mettere ordine – Come devo chiamarti...ragazza dell'albero? Juli?- azzardò.
-No, provaci a ti infilzo con un altra freccia...- minacciò la corvina, ma la castana sorrise provocatoria - Queen? Ti va? O preferisci il nome completo?-
-Acqua...-
-Ragazza delle piante?-
-Alto mare -
-Ci sono!- Elissa si leccò le labbra – Jul! Un nome maschile e femminile, a giudicare dai tuoi abiti logori di terra, non sei una tipa molto femminile...- ribatté.
Jul incrociò le braccia alzando un sopracciglio – A giudicare invece dai tuoi, di vestiti, sei una perfettina, patita della moda? Sbaglio?-
Elissa si giustificò alzando le spalle – Mi piace la moda, è forse un crimine?-
-In questa scuola non c'è posto per le modelle...- ringhiò la corvina, ma subito qualcosa le sfrecciò
accanto e si conficcò nel muro con una precisione millimetrica e terribile.
Juliette non si era nemmeno accorta, che nel mentre Elissa aveva impugnato un arco e scoccato una freccia, usando una rapidità impressionante.
-Credi ancora che io sia incapace?- disse la castana con un sorriso malizioso e divertito.
-Niente male Merlay, niente male davvero...- così ripresero a disfare i bagagli, mentre Elissa chiacchierava allegra per conoscere la compagna, ma questa rispondeva con mugugni maschile che suscitavano le risate della castana.
Mezz'ora dopo, l'orologio a muro della camera batté le dieci.
Elissa si lasciò cadere sul letto e parlò – Non so tu, ma mancano due ore al pranzo e vorrei fare un giro della scuola? Mi accompagni, Jul?- la corvina annuì e così uscirono dalla stanza 100 e si inoltrarono nei corridoi.
Stavano per scendere la grande scalinata, quando due ragazzi si avvicinarono. Sembravano due amici molto stretti, il primo con i capelli castani e gli occhi blu e il secondo con i capelli neri e gli occhi azzurro chiaro, quasi come quelli di juliette.
-Scusate...-esordì il primo, con un forte accento italiano – Sapete dirci dov'è l'ufficio del preside?-
Elissa, all'improvviso rigida come una statua balbettò un mi dispiace -...Non ci sappiamo orientare neanche noi, scusate – ammise grattandosi la testa.
-Comunque qui sopra troverete solo i dormitori, ci vediamo, andiamo Elissa...- Jul strattonò l'amica violentemente e questa ne fu estremamente stupita.
-Elissa?Elissa Merlay?- domandò l'altro ragazzo. La chiamata si voltò con un espressione corrucciata e confusa, li studiò a lungo, cosa che fecero anche i due ragazzi e poi esclamò – Oh santo cielo! Paolo, Gianluca, siete voi!-
-Quanto tempo Eli! - si abbracciarono tutti e tre – Ma che ci fai qui?-
-Potrei farvi la stessa domanda, non sapevo foste di Akuma? Ma siete nati in Italia!-
-I nostri nonni sono entrambi di qui, per questo parliamo bene giapponese!- spiegò Gianluca.
Elissa sorrise arrossendo per la felicità – Wow! I miei migliori amici che frequenteranno la mia stessa scuola, sono troppo felice!-
Dietro a quel terzetto appena formato, Juliette si sentiva a disagio e continuava a guardarli con occhiate sbieche, fin quando non tossì per attirare l'attenzione – Ehm..Elissa, non dovevamo andare?- sembrava un tantino invidiosa, ma dal suo sguardo non si capiva.
-Oh scusami Jul!- la castana la prese per le spalle – Ragazzi, vi presento la mia nuova amica, compagna di stanza, Juliette Queen Jareau!-
-Piacere!- rispose il tale Paolo – Sono Paolo Bianchi e questo è Gianluca Zanardi!- il corvino sorrise agitando una mano – Come preferisci che ti chiamiamo?-
-Oh...Queen andrà bene...- mormorò la corvina con un sorriso sadico che fece accapponare la pelle di Elissa, sembrava aver scelto le prossime vittime da infilzare al tiro al bersaglio.



 

~♦~







-Cazzo vuoi stronzo!-
-Ehi calmati bambolina...ti ho solo chiesto l'ora?-
-Non prendermi in giro, il tuo amico lì ha l'orologio, deficiente!- continuò a sbraitare una ragazza.
Aveva i capelli a caschetto neri e gli occhi gelidi come il ghiaccio e il suo carattere anche.
-E allora? Volevo solo chiederlo a te!- rispose saccente il ragazzo, dai lunghi capelli biondi e i fermi e vividi occhi rossi.
-Dai Afuro!- protestò l'amico di questo, dai capelli castani segnati da una sottile fascia bianca e gli occhi grigi e spettrali – Smettila, hai sbagliato a disturbarla, andiamo via!-
-Credo sia meglio, se non volete finire tutti e due ammazzati!- ringhiò la corvina.
-D'accordo d'accordo...- Afuro fece per allontanarsi, ma con una rapida mossa bloccò il polso della ragazza, mentre l'amico castano recitava le ultime preghiere.
-...Ma prima dimmi come ti chiami...- la sfidò puntando i suoi occhi sanguigni sui suoi.
La ragazza non si mosse, ne ringhiò o attaccò, si limitò a rispondere con un debole ma schifato sussurro – Asterope Kareyama, ma tu non puoi chiamarmi Star -
-Io sono Afuro, questo è Hera...ci si vede in giro ragazzina...- la scacciò via e si congedò inseguito dall'amico.
Star rimase immobile, mentre intanto pensava ad un modo astuto per vendicarsi e ha più parole non educate da usare contro il suo nuovo nemico.



 

_ _ _ _ _ _ [ ♦ ] _ _ _ _ _ _ 







A mezzogiorno esatto, una folla di studenti si radunò davanti a un grosso portone di legno.
Il preside Haru era davanti a esso e cercava di trattenere tutti quei ragazzi affamati. Quando il portone si aprì da dentro con un clack, gli studenti scalpitarono e entrarono nella sala da pranzo.
E che sala! La stanza era norme, dall'ampio soffitto a volta, resa luminosa da lunghe e grandi finestre che rendevano magica l'atmosfera. Tanti piccoli tavoli rotondi era disposti in modo disordinato, ma anche quel disordine aveva la sua logica, e erano dai cinque ai sette posti.
Tutti coperti da una tovaglia di lino bianco, decorati ai bordi con del pizzo dorato.
Elissa si accomodò con Jul, Paolo, Gianluca e un altre due ragazze su un tavolo. Anche le stoviglie erano preziose. Piatti di porcellana con piccoli disegni da decoro, posate d'argento e calici di vetro finissimo, lucidati alla perfezione. Sembrava davvero di essere in un castello e subito scoppiò un mormorio dedito a commentare la stanza.
Solo dopo cinque buoni minuti, Haru fece tintinnare un cucchiaio sul suo calice per attirare l'attenzione. Era seduto su un lungo tavolo con vicini tutti i professori, sempre rigidi e perfetti, in confronto al preside che tremava come una foglia.
-Prima di cominciare con il pranzo, vorrei chiarirvi altre cose in merito l'istituto – esordì alzandosi in piedi – Per prima cosa, questa sala è dedicata alla colazione, il pranzo e la cena, che cominceranno rispettivamente alle 7:45, alle 12 e alle 20 . Le lezioni cominceranno da domani alle 8:30, troverete gli orari e il foglio delle classi, appesi sulla bacheca nella sala comune dei vostri dormitori. I libri si trovano nei cassetti delle vostre scrivanie. Grazie a tutti per essere qui, ora direi proprio che è ora di mangiare!-
Due porte si aprirono e una schiera di camerieri e cameriere in livrea cominciarono a servire le prime pietanze.



_______________________________________________________________________________________________________________________________


Angolo della prima cacciatrice:

Allora, se vi dico che questo capitolo, nonostante fosse il primo, è stato un parto, credetemi, ma sono sicura che ci sarà di peggio.
La lunghezza è molta, sono 9 pagine di word credo, anche se per qualcuno qui sarà un baffo! xD.
Ma dunque, direi che possiamo partire con tutte le spiegazioni richeste. Inanzitutto vi ringrazio per tutti i bellissimi OC che mi avete mandato, ne manca solo uno perché un autrice non me lo ha ancora mandato, quindi cara se vedi il messaggio pervafore rispondi! *congiunge le mani* c'è ancora posto.
Spero non vi dispiaccia questa sorpresina delle foto, ho cercato quelle che mi sembravano più adatte e ho creato questi banner con delle frasi che mi sembravano adatte al personaggio, ovviamente sono molto generiche, perché ancora devo imparare a conscerli meglio!.
Spero di aver azzeccato la loro presentazione, posso davvero dire, che gli OC che mi avete mandato sono davvero interessanti, per non parlare poi di certe coincidenze!.Due OC sono indentici di aspetto e carattere (ovviamente con qualche variante) ma ciò mi ha reso felice perché ho già tante belle idee in mente. Voglio fare i complimenti a due autrici per la scelta delle armi, sono state molto originali davvero. Tutti avete prediletto l'arco ! xD Davvero buffa come cosa. Il prossimo capitolo sarà già qualcosa di più interessante, credo, intanto aspetto i vostri pareri su questo qua.
Ho faticato sette camice per le immagini e l'HTML, uff. 
La scuola è appena cominciata, in questo castello misterioso dove tutto può accadere!. 

xoxo Eli-chan

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: A r o h a