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Autore: HadleyTheImpossibleGirl    27/06/2016    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA- STORIA COMPLETA]
1971
Lord Voldemort sta accrescendo rapidamente il suo potere mentre il mondo magico entra sempre più in crisi.
Siamo agli albori di quella che diventerà la Prima Guerra Magica e per contrastare le forze oscure c'è bisogno di Auror.
Una nuova generazione di maghi e streghe è pronta a diventarlo.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Auror Training Program'
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Buonasera gente! Dato che in questi paio di giorni ho i lavori in caso (quindi di studiare non se ne parla) ho deciso di scrivere un po’. Il capitolo non è molto lungo ma sinceramente preferisco optare per capitoli più brevi ma pubblicati più spesso anche se non raggiungerò mai la velocità di certe autrici ehm ehm (e si schiarisce la voce).
Una precisazione: Roydon è un piccolo villaggio che si attraversa se si va da Londra centro a Stansted con lo Stansted Express, tutto il tragitto è carino e lo consiglio, ma questo posto mi è rimasto impresso, così come Bishop Stotford
Grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo e scusate se non vi ho ancora risposto! Mi scuso ufficialmente anche con Nene perché devo ancora trovare il tempo di leggere e commentare il suo ultimo capitolo (anche se è passata una settimana)
Ultimamente commento velocemente solo 2-3 interattive perché se non commento subito la sua autrice (la cara Signorina Granger) pubblica altri mille mila capitolo e io mica voglio perdere il titolo che ho acquisito!
Bando alle ciance o ciancio alle bande vi lascio al capitolo
H.

 

 

Ezekiel Crouch camminava per le stradine di Roydon, un minuscolo villaggio babbano nell’Essex.
La pavimentazione era coperta dal ghiaccio e il ragazzo aveva già rischiato un paio di volte di scivolare, imprecando a bassa voce. Non c’era un’anima in giro, con quel freddo polare ma doveva ammettere che il paesino era carino, pittoresco.
C’era molto verde, un grande parco, e sul fiume erano attraccate delle strane barche, sembravano quasi delle case. Certo che i babbani sono strani forte pensò Zeek.
Arrivato alla piazza, Zeek individuò subito la sua meta. Era un negozio che i babbani chiamavano “erbrosteria” o qualcosa del genere, ma lui non sapeva cosa vendessero.
Prese un respiro profondo, incerto su quello che stava facendo. Spingerla a rientrare nella sua vita o chiudere quella porta per sempre? Non sapeva neanche lui che cosa fare. Non sapeva neanche se avrebbe riconosciuto la persona che si sarebbe trovato davanti.
Prese coraggio e avanzò verso il negozio, entrò e venne subito accolto da un mix di profumi e odori diversi. Su tutti spiccava la cannella, con qualche nota di arancio, miele e vaniglia. Gli occhi vennero subito catturati dal bancone in legno grezzo, scuro ma caldo allo stesso tempo. Non c’era nessuno dietro al bancone e il ragazzo fu tentato per un attimo di tornare sui propri passi e andarsene ma la voce proveniente dal retro bottega lo bloccò.
“Arrivo subito!”
Ecco, non poteva più scappare. Iniziò a guardarsi intorno, tamburellando con un piede. Il piccolo locale era pieno di librerie e scaffalature su cui c’erano boccette di ogni forma e grandezza, e altri piccoli contenitori con coperchio. Zeek non poté fare a meno di pensare che quel posto gli ricordava l’armadietto degli ingredienti dell’aula di Pozioni.
Passò un minuto circa quando una figura femminile comparve dietro il bancone. Rose Mulligan era bella esattamente come la ricordava, con i lunghi capelli neri raccolti in uno chignon disordinato e i dolcissimi occhi castani.
Quando vide il ragazzo la sua espressione divenne sorpresa ma non troppo, come se avesse saputo che quel momento prima o poi sarebbe arrivato.
“Come mi hai trovata?”
Zeek sorrise, scrollando leggermente le spalle, come a voler dire: non lo sai? Era già una risposta.
“Ti sei nascosta bene” constatò il ragazzo guardandosi di nuovo intorno.
“Non potevo fare altrimenti. La mia famiglia mi odia, credevo mi odiassi anche tu” disse Rose con un sorriso sarcastico. Nel frattempo era passata davanti al bancone e ci si era appoggiata leggermente.
“Non potrei odiare la madre di mio figlio neanche se volessi. Ci ho provato, ci ho provato davvero ad odiarti quando sei scappata…” la voce di Zeek tradiva quel pizzico di rancore che ancora ribolliva nelle sue viscere.
“Avevo paura” cercò di giustificarsi lei
“Anche io avevo paura!” ruggì lui “Ho paura ogni giorno! Non credo che potrò mai dire di essere il padre migliore del mondo, ma faccio quello che posso”
Rose era ancora lì, alta e fiera. Le parole l’avevano colpita, scalfita ma non piegata. “Avevamo 18 anni… non sapevo quello che volevo dalla mia vita… non ero pronta a fare la madre”
“Hai idea di come io mi sia sentito quando mi sono alzato una mattina e ho scoperto che te ne eri andata, lasciando un bambino di sei mesi e me, che ti amavo e avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarti!”
“Ti chiedo scusa”
Tipico, pensò Zeek. Tu la accusi, le urli contro e lei ti risponde con lo stesso tono con cui leggerebbe la lista della spesa.
Il tono con cui parlò il ragazzo fu glaciale “Non mi interessano le scuse. Lucian ha bisogno di una mamma. Tu sei sua madre, ora voglio chiederti…vuoi essere la sua mamma?”
“Zeek, Lucian è ancora piccolo, se io venissi a trovarlo una volta ogni tanto non capirebbe. Rischiamo solo di traumatizzarlo…magari tra qualche anno…” iniziò a dire Rose ma venne interrotta dal ragazzo
“Ti ho fatto una domanda semplice, che esige una risposta semplice”
Sulle labbra pitturate di color prugna della ragazza spuntò un sorriso amaro, allungò una mano ad accarezzare il viso di Zeek “Non c’è niente di semplice in tutto questo”
Il ragazzo sembrò calmarsi un po’. “Voglio solo che Lucian sia felice”
“Anch’io, perché credi che l’abbia lasciato con te altrimenti?”
“Io ho bisogno di definire questa situazione. Non posso vivere immaginando che magari un giorno tornerai e vorrai inserirti nella vita di Lucian, per questo ti chiedo di scegliere: dentro o fuori”
Rose prese un respiro. “Hai ragione… non voglio più ferirti. Sono sicura che troverai il modo migliore di occuparti di Lucian.”
“Un giorno quando sarà più grande capirà”
“Ne sono sicura” sorrise lei alzandosi sulle punte per dare un bacio in fronte al ragazzo.
Si guardarono per un attimo in silenzio, leggermente imbarazzati. Se si fosse trattato di un flim babbano lui sarebbe uscito di scena teatralmente, invece lei gli chiese cosa faceva ora e passarono il pomeriggio a chiacchierare del più e del meno, come non facevano da tanto. Lei gli raccontò come era arrivata in quel paesino sperduto, e come aveva tramutato la sua passione per le pozioni e l’erbologia in un lavoro babbano mentre lui le parlò dell’accademia e di Krystal, fino a che al tramonto lei chiuse il negozio e lui si smaterializzò a casa.

Domenica sera Sean tornò in Accademia. Dopo che sua madre gli aveva scritto che il padre era stato dimesso dal San Mungo non aveva più sentito i suoi genitori e, complice la situazione fredda e insostenibile con Eveline, aveva deciso di tornare a casa per il week-end ma adesso era il momento di tornare alla realtà.
Svuotò la valigia, e si diresse verso la camera della ragazza, sperando di poter recuperare la situazione. Bussò e dopo un po’ di tempo ad aprirgli uno spiraglio di porta appena accennato fu Sadie.
“Hey, c’è Evie?” chiese il ragazzo
“No, mi dispiace…ha detto che cercava un posto tranquillo per studiare perché io faccio troppo casino” l’ultima frase la pronunciò con un po’ di offesa.
Sean fece per sorridere anche se un po’ abbacchiato, si cacciò le mani in tasca e si voltò per andarsene.
“Mi dispiace!” gli urlò dietro Sadie. Resto a guardarlo percorrere tutto il corridoio poi chiuse la porta.
“Quel ragazzo non si merita affatto questo trattamento”
“Devo allontanarlo” disse Eveline Richards seduta sul tappeto per terra, con la schiena appoggiata al letto.
Sadie si accomodò anche lei sul tappeto e prese un biscotto dal piatto che aveva appoggiato a terra. “Perché non gli dici tutta la verità?”
“Lui mi ha sempre messa su un piedistallo…se gli dico la verità non mi guarderà più neanche in faccia…”
“Tesoro, se continui così non ti guarderà più in faccia comunque…immagina come sta soffrendo con la sua ragazza che si sta allontanando in questo modo…”
“Non so proprio cosa fare” disse Eveline con la voce rotta dal pianto.

Sean era rientrato in camera sbuffando, dopo aver dato un calcio alla valigia vuote si buttò sul letto. Dal bagno riemerse James già in pigiama.
“Non c’era?” chiese all’amico mettendosi seduto sul letto e frizionandosi i capelli con un asciugamano.
“Ma certo che c’era, ma non voleva vedermi… Sadie Morris è una pessima bugiarda” sospirò “A te come è andato il finesettimana?”
“Io e Gabrielle ci siamo lasciati. Ha detto che ho la testa da un’altra parte”
“O su un’altra ragazza…” ridacchiò Sean. James in tutta risposta gli tirò il cuscino.
“Non negare che pensi sempre ad Abigail”
James si fece cupo “Abbie è felice con Prewett, è giusto che io stia un passo indietro”
I due restarono un po’ in silenzio poi James ebbe un colpo di genio ed estrasse da sotto il letto una bottiglia di Odgen Stravecchio. “Qui ci vuole un goccetto” annunciò prima di far comparire davanti a sé due bicchieri che riempì con il liquido ambrato. Sean lo raggiunse e preso uno dei bicchierini.
“Alle ragazze che ci fottono il cervello” brindò James
“Alle ragazze che ci fottono il cervello” lo imitò l’altro

Il lunedì mattina gli studenti si presentarono puntuali in Aula, ma Richard li condusse immediatamente verso l’esterno dove Charlotte li attendeva davanti a una specie di tenda da campeggio.
“Buongiorno a tutti. Oggi affronterete uno alla volta un percorso a ostacoli. Dentro la tenda dovrete attraversare dieci stanze. Chi otterrà il miglior punteggio, vincerà un buono per dieci gelati gratis da Florian Fortebraccio” annunciò con un sorriso.
“Chi vuole cominciare?” chiese Richard
Il primo a farsi avanti fu Hayden. Entrò nella tenda con la bacchetta già pronta e si ritrovò in una stanza piena di specchi, tra gli specchi si muoveva una specie di bersaglio a forma di corvo. Doveva colpirlo per poter passare alla stanza successiva. Con tutti quegli specchi fu parecchio difficile riuscire a capire dove era il vero corvo e dove si trattava, invece, di un riflesso. In aggiunta bisognava anche calcolare che se avesse colpito lo specchio di fronte a lui, l’incantesimo gli si sarebbe rivoltato contro.

Dopo aver superato la stanza degli specchi, appena aprì la porta della stanza successiva Ezra precipitò in una specie di piscina o lago, non riuscì neanche lui a capirlo, ma l’acqua era torbida quindi dedusse che non si trattava di una piscina. Fortunatamente ebbe la prontezza di riflessi necessaria per praticare un incantesimo Testabolla, in modo da respirare sottacqua.
Stava nuotando verso la porta successiva, sapeva che era troppo facile infatti si guardava attorno in attesa di essere attaccato da una qualche oscura creatura, ma così non avvenne. Quando arrivò alla porta successiva si accorse però che essa era chiusa. Cercò con lo sguardo la chiave, finchè non vide brillare qualcosa sul fondo.
Avvicinandosi al fondo non venne attaccato da Sirene ma dalle piante che ricoprivano il fondale. Le alghe cercavano di avvolgerlo per impedirgli di afferrare la chiave o di praticare un nuovo incantesimo Testabolla una volta che il primo fu finito.

Mentre aspettavano fuori dalla tenda Sean cercò di nuovo di avvicinarsi ad Eveline.
“Possiamo parlare?” disse deciso stringendo con la mano il braccio sinistro di lei.
“Non è il caso, non ora” rispose lei in modo piuttosto disinteressato, continuando a guardare la tenda. Finora la persona che aveva fatto il punteggio migliore era stato proprio il primo, Hayden Fawley.
“Evie ti prego”
“Devo andare” disse la ragazza dirigendosi verso la tenda, da cui era appena uscito James Martin

Dato che gli allievi erano molti e il tempo invece scarseggiava, una metà degli studenti venne invitata a svolgere l’esercizio il giorno dopo.
Le lezioni erano finite ormai per tutti e Emily stava percorrendo la villa in lungo e in largo, alla ricerca di Justin. Una ricerca senza risultati.
Entrando nel salotto si mise a sedere davanti ad Abbie e ai gemelli Prewett.
“Ho cercato Justin ovunque! Devo capire dove cavolo sparisce ogni pomeriggio” sbuffò
“Magari va a studiare in qualche parte” buttò lì Gideon Prewett
“Justin che si isola per studiare? Mai!” ridacchiò Abbie
“Tutti i suoi amici sono qui, ha sempre studiato con i suoi amici.” Confermò Emily
Fabian si sporse leggermente in avanti per appoggiare sul tavolino da caffè la carta della cioccorana che aveva appena scartato e parlò “Perché non glielo chiedi direttamente?”
Le due ragazze lo guardarono come se si fosse bevuto il cervello ma entrambi i gemelli concordarono che loro donne erano troppo complicate e che si facevano troppi problemi. Se volevano qualcosa era infinitamente più semplice parlare in modo diretto. Furono talmente convincenti che persino Emily iniziò a valutare l’idea.

Il giorno dopo si svolse l’altra metà delle prove. Alla settima stanza Krystal si era decisamente stufata, aveva sprecato molto tempo nel cercare di superare il drago a due teste quindi ormai era certa che non avrebbe vinto, superò le altre stanze quasi svogliatamente per poi concludere il percorso e lasciare il posto a qualcun altro.
Alla fine il miglior studente risultò essere proprio Hayden, al secondo posto arrivò James solo per qualche manciata di secondi e al terzo posto Eveline.
Mentre i tre vincitori marciavano verso l’entrata della villa Eveline rivolse al moro un’occhiata. “Devo ammettere che sei stato veramente bravo, non so come tu abbia fatto a fare un tempo del genere”
Questa volta anche James si trovò a complimentarsi col ragazzo. “Complimenti davvero Fawley… forse non sei così raccomandato come dicono”

Quando tornò in camera quella sera Federica tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la lettera che aveva ricevuto dalla madre quella mattina e che non aveva avuto il tempo di leggere.
Nell'atto di leggere le parole vergate con inchiostro nero la ragazza rimase con la bocca leggermente dischiusa, e le mani iniziarono a tremarle visibilmente.

 

 

  
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