Buonasera
gente! Dato che in questi paio di giorni ho i lavori in caso
(quindi di studiare non se ne parla) ho deciso di scrivere un
po’. Il capitolo
non è molto lungo ma sinceramente preferisco optare per
capitoli più brevi ma
pubblicati più spesso anche se non raggiungerò
mai la velocità di certe autrici
ehm ehm (e si schiarisce la voce).
Grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo e scusate se non vi ho
ancora
risposto! Mi scuso ufficialmente anche con Nene perché devo
ancora trovare il
tempo di leggere e commentare il suo ultimo capitolo (anche se
è passata una
settimana)
Ultimamente commento velocemente solo 2-3 interattive perché
se non
commento subito la sua autrice (la cara Signorina Granger) pubblica
altri mille
mila capitolo e io mica voglio perdere il titolo che ho acquisito!
Bando alle ciance o ciancio alle bande vi lascio al capitolo
H.
Ezekiel Crouch camminava
per le stradine di Roydon, un minuscolo villaggio babbano
nell’Essex.
La pavimentazione era
coperta dal ghiaccio e il ragazzo aveva già rischiato un
paio di volte di
scivolare, imprecando a bassa voce. Non c’era
un’anima in giro, con quel freddo
polare ma doveva ammettere che il paesino era carino, pittoresco.
C’era molto verde, un
grande parco, e sul fiume erano attraccate delle strane barche,
sembravano
quasi delle case. Certo che i babbani
sono strani forte pensò Zeek.
Arrivato alla piazza, Zeek
individuò subito la sua meta. Era un negozio che i babbani
chiamavano
“erbrosteria” o qualcosa del genere, ma lui non
sapeva cosa vendessero.
Prese un respiro profondo,
incerto su quello che stava facendo. Spingerla a rientrare nella sua
vita o
chiudere quella porta per sempre? Non sapeva neanche lui che cosa fare.
Non
sapeva neanche se avrebbe riconosciuto la persona che si sarebbe
trovato
davanti.
Prese coraggio e avanzò
verso il negozio, entrò e venne subito accolto da un mix di
profumi e odori
diversi. Su tutti spiccava la cannella, con qualche nota di arancio,
miele e
vaniglia. Gli occhi vennero subito catturati dal bancone in legno
grezzo, scuro
ma caldo allo stesso tempo. Non c’era nessuno dietro al
bancone e il ragazzo fu
tentato per un attimo di tornare sui propri passi e andarsene ma la
voce
proveniente dal retro bottega lo bloccò.
“Arrivo subito!”
Ecco, non poteva più
scappare. Iniziò a guardarsi intorno, tamburellando con un
piede. Il piccolo
locale era pieno di librerie e scaffalature su cui c’erano
boccette di ogni
forma e grandezza, e altri piccoli contenitori con coperchio. Zeek non
poté
fare a meno di pensare che quel posto gli ricordava
l’armadietto degli
ingredienti dell’aula di Pozioni.
Passò un minuto circa
quando una figura femminile comparve dietro il bancone. Rose Mulligan
era bella
esattamente come la ricordava, con i lunghi capelli neri raccolti in
uno
chignon disordinato e i dolcissimi occhi castani.
Quando vide il ragazzo la
sua espressione divenne sorpresa ma non troppo, come se avesse saputo
che quel
momento prima o poi sarebbe arrivato.
“Come mi hai trovata?”
Zeek sorrise, scrollando
leggermente le spalle, come a voler dire: non lo sai? Era
già una risposta.
“Ti sei nascosta bene”
constatò il ragazzo guardandosi di nuovo intorno.
“Non potevo fare
altrimenti. La mia famiglia mi odia, credevo mi odiassi anche
tu” disse Rose
con un sorriso sarcastico. Nel frattempo era passata davanti al bancone
e ci si
era appoggiata leggermente.
“Non potrei odiare la madre
di mio figlio neanche se volessi. Ci ho provato, ci ho provato davvero
ad
odiarti quando sei scappata…” la voce di Zeek
tradiva quel pizzico di rancore
che ancora ribolliva nelle sue viscere.
“Avevo paura” cercò di
giustificarsi lei
“Anche io avevo paura!”
ruggì lui “Ho paura ogni giorno! Non credo che
potrò mai dire di essere il
padre migliore del mondo, ma faccio quello che posso”
Rose era ancora lì, alta e
fiera. Le parole l’avevano colpita, scalfita ma non piegata.
“Avevamo 18 anni…
non sapevo quello che volevo dalla mia vita… non ero pronta
a fare la madre”
“Hai idea di come io mi sia
sentito quando mi sono alzato una mattina e ho scoperto che te ne eri
andata,
lasciando un bambino di sei mesi e me, che ti amavo e avrei fatto
qualsiasi
cosa per aiutarti!”
“Ti chiedo scusa”
Tipico, pensò Zeek. Tu la
accusi, le urli contro e lei ti risponde con lo stesso tono con cui
leggerebbe
la lista della spesa.
Il tono con cui parlò il
ragazzo fu glaciale “Non mi interessano le scuse. Lucian ha
bisogno di una
mamma. Tu sei sua madre, ora voglio chiederti…vuoi essere la
sua mamma?”
“Zeek, Lucian è ancora
piccolo, se io venissi a trovarlo una volta ogni tanto non capirebbe.
Rischiamo
solo di traumatizzarlo…magari tra qualche
anno…” iniziò a dire Rose ma venne
interrotta dal ragazzo
“Ti ho fatto una domanda
semplice, che esige una risposta semplice”
Sulle labbra pitturate di
color prugna della ragazza spuntò un sorriso amaro,
allungò una mano ad
accarezzare il viso di Zeek “Non c’è
niente di semplice in tutto questo”
Il ragazzo sembrò calmarsi
un po’. “Voglio solo che Lucian sia
felice”
“Anch’io, perché credi che
l’abbia lasciato con te altrimenti?”
“Io ho bisogno di definire
questa situazione. Non posso vivere immaginando che magari un giorno
tornerai e
vorrai inserirti nella vita di Lucian, per questo ti chiedo di
scegliere:
dentro o fuori”
Rose prese un respiro. “Hai
ragione… non voglio più ferirti. Sono sicura che
troverai il modo migliore di
occuparti di Lucian.”
“Un giorno quando sarà più
grande capirà”
“Ne sono sicura” sorrise
lei alzandosi sulle punte per dare un bacio in fronte al ragazzo.
Si guardarono per un attimo
in silenzio, leggermente imbarazzati. Se si fosse trattato di un flim babbano lui sarebbe uscito di scena
teatralmente, invece lei gli chiese cosa faceva ora e passarono il
pomeriggio a
chiacchierare del più e del meno, come non facevano da
tanto. Lei gli raccontò
come era arrivata in quel paesino sperduto, e come aveva tramutato la
sua
passione per le pozioni e l’erbologia in un lavoro babbano
mentre lui le parlò
dell’accademia e di Krystal, fino a che al tramonto lei
chiuse il negozio e lui
si smaterializzò a casa.
Svuotò la valigia, e si
diresse verso la camera della ragazza, sperando di poter recuperare la
situazione. Bussò e dopo un po’ di tempo ad
aprirgli uno spiraglio di porta
appena accennato fu Sadie.
“Hey, c’è Evie?” chiese il
ragazzo
“No, mi dispiace…ha detto
che cercava un posto tranquillo per studiare perché io
faccio troppo casino”
l’ultima frase la pronunciò con un po’
di offesa.
Sean fece per sorridere
anche se un po’ abbacchiato, si cacciò le mani in
tasca e si voltò per
andarsene.
“Mi dispiace!” gli urlò
dietro Sadie. Resto a guardarlo percorrere tutto il corridoio poi
chiuse la
porta.
“Quel ragazzo non si merita
affatto questo trattamento”
“Devo allontanarlo” disse
Eveline Richards seduta sul tappeto per terra, con la schiena
appoggiata al
letto.
Sadie si accomodò anche lei
sul tappeto e prese un biscotto dal piatto che aveva appoggiato a
terra. “Perché
non gli dici tutta la verità?”
“Lui mi ha sempre messa su
un piedistallo…se gli dico la verità non mi
guarderà più neanche in
faccia…”
“Tesoro, se continui così
non ti guarderà più in faccia
comunque…immagina come sta soffrendo con la sua
ragazza che si sta allontanando in questo modo…”
“Non so proprio cosa fare”
disse Eveline con la voce rotta dal pianto.
“Non c’era?” chiese all’amico
mettendosi seduto sul letto e frizionandosi i capelli con un
asciugamano.
“Ma certo che c’era, ma non
voleva vedermi… Sadie Morris è una pessima
bugiarda” sospirò “A te come
è
andato il finesettimana?”
“Io e Gabrielle ci siamo
lasciati. Ha detto che ho la testa da un’altra
parte”
“O su un’altra ragazza…”
ridacchiò Sean. James in tutta risposta gli tirò
il cuscino.
“Non negare che pensi
sempre ad Abigail”
James si fece cupo “Abbie è
felice con Prewett, è giusto che io stia un passo
indietro”
I due restarono un po’ in
silenzio poi James ebbe un colpo di genio ed estrasse da sotto il letto
una
bottiglia di Odgen Stravecchio. “Qui ci vuole un
goccetto” annunciò prima di
far comparire davanti a sé due bicchieri che
riempì con il liquido ambrato.
Sean lo raggiunse e preso uno dei bicchierini.
“Alle ragazze che ci
fottono il cervello” brindò James
“Alle ragazze che ci
fottono il cervello” lo imitò l’altro
“Buongiorno a tutti. Oggi
affronterete uno alla volta un percorso a ostacoli. Dentro la tenda
dovrete
attraversare dieci stanze. Chi otterrà il miglior punteggio,
vincerà un buono
per dieci gelati gratis da Florian Fortebraccio”
annunciò con un sorriso.
“Chi vuole cominciare?”
chiese Richard
Il primo a farsi avanti fu
Hayden. Entrò nella tenda con la bacchetta già
pronta e si ritrovò in una
stanza piena di specchi, tra gli specchi si muoveva una specie di
bersaglio a
forma di corvo. Doveva colpirlo per poter passare alla stanza
successiva. Con
tutti quegli specchi fu parecchio difficile riuscire a capire dove era
il vero
corvo e dove si trattava, invece, di un riflesso. In aggiunta bisognava
anche
calcolare che se avesse colpito lo specchio di fronte a lui,
l’incantesimo gli
si sarebbe rivoltato contro.
Stava nuotando verso la
porta successiva, sapeva che era troppo facile infatti si guardava
attorno in
attesa di essere attaccato da una qualche oscura creatura, ma
così non avvenne.
Quando arrivò alla porta successiva si accorse
però che essa era chiusa. Cercò
con lo sguardo la chiave, finchè non vide brillare qualcosa
sul fondo.
Avvicinandosi al fondo non
venne attaccato da Sirene ma dalle piante che ricoprivano il fondale.
Le alghe
cercavano di avvolgerlo per impedirgli di afferrare la chiave o di
praticare un
nuovo incantesimo Testabolla una volta che il primo fu finito.
“Possiamo parlare?” disse
deciso stringendo con la mano il braccio sinistro di lei.
“Non è il caso, non ora”
rispose lei in modo piuttosto disinteressato, continuando a guardare la
tenda.
Finora la persona che aveva fatto il punteggio migliore era stato
proprio il
primo, Hayden Fawley.
“Evie ti prego”
“Devo andare” disse la
ragazza dirigendosi verso la tenda, da cui era appena uscito James
Martin
Le lezioni erano finite
ormai per tutti e Emily stava percorrendo la villa in lungo e in largo,
alla
ricerca di Justin. Una ricerca senza risultati.
Entrando nel salotto si
mise a sedere davanti ad Abbie e ai gemelli Prewett.
“Ho cercato Justin ovunque!
Devo capire dove cavolo sparisce ogni pomeriggio”
sbuffò
“Magari va a studiare in
qualche parte” buttò lì Gideon Prewett
“Justin che si isola per
studiare? Mai!” ridacchiò Abbie
“Tutti i suoi amici sono
qui, ha sempre studiato con i suoi amici.”
Confermò Emily
Fabian si sporse
leggermente in avanti per appoggiare sul tavolino da caffè
la carta della
cioccorana che aveva appena scartato e parlò
“Perché non glielo chiedi
direttamente?”
Le due ragazze lo
guardarono come se si fosse bevuto il cervello ma entrambi i gemelli
concordarono che loro donne erano troppo complicate e che si facevano
troppi
problemi. Se volevano qualcosa era infinitamente più
semplice parlare in modo
diretto. Furono talmente convincenti che persino Emily
iniziò a valutare l’idea.
Alla fine il miglior
studente risultò essere proprio Hayden, al secondo posto
arrivò James solo per
qualche manciata di secondi e al terzo posto Eveline.
Mentre i tre vincitori
marciavano verso l’entrata della villa Eveline rivolse al
moro un’occhiata. “Devo
ammettere che sei stato veramente bravo, non so come tu abbia fatto a
fare un
tempo del genere”
Questa volta anche James si
trovò a complimentarsi col ragazzo. “Complimenti
davvero Fawley… forse non sei
così raccomandato come dicono”
Nell'atto di leggere le
parole vergate con inchiostro nero la ragazza rimase con la bocca
leggermente
dischiusa, e le mani iniziarono a tremarle visibilmente.