Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eleanor_    27/06/2016    1 recensioni
Rose Weasley ha quindici anni, è una Grifondoro ed è la figlia di Ronald Weasley e Hermione Granger. E questo lo sanno tutti.
Ha i capelli rossi, gli occhi azzurri, la passione per i guai e per il Quidditch ereditati dal padre.
Il covo di ricci che si trova in testa, l'astuzia e la bontà d'animo, invece, li ha presi dalla madre.
Ma la somiglianza finisce qua.
Non è intelligente come Hermione, né coraggiosa come Ronald.
Rose Weasley non è sola, per fortuna.
Nella sua situazione si trovano quasi tutti i suoi cugini: lo scapestrato James, innamorato da sempre della bella e malinconica cugina Dominique, che si trova in una situazione complicata; Albus, spirito libero intelligente e decisamente affascinante; la dolce e furba Lily, il fratello Hugo, il freddo e apatico Louis, gli instancabili Fred e Roxanne.
Ognuno di loro sa cosa vuol dire avere il peso di un cognome sulle spalle.
E lo sa, scoprirà Rose, anche il biondissimo Scorpius Malfoy, il misterioso, arrogante e sensibile ragazzo che imparerà a conoscere, per un caso più o meno fortunato.
In breve, Rose Weasley sono io e vi voglio raccontare le nostre storie.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
It is better not to know
 

Every rose has its thorn
Just like every night has its dawn
Just like every cowboy sings his sad, sad song
-Every Rose Has Its Thorn, Miley Cyrus
 


 
Scendo velocemente le scale che portano alla capanna di Hagrid, in compagnia di Jade. Sono tardi, come al solito.
È giovedì pomeriggio e il cielo è coperto, ma non minaccia pioggia. Per tutta la strada che porta dalla Sala D’ingresso alla casa del professore di Cura delle Creature Magiche, provo a convincere Jade a trattare meglio Celeste. Non passiamo così tanto tempo assieme da un sacco di mesi e capisco sempre di più quanto lei sia importante per me. Dopo aver passato l’estate senza sentirci, non facciamo altro che parlare, spettegolare e ridere. Lei riesce a capirmi meglio di chiunque altro, anche di Celeste. Non mi giudica mai, e mi sento un po’ in colpa a non averle detto che mi piace Dave.
Per quanto riguarda la situazione Celeste, ho fatto un grande passo avanti, facendo promettere a Jade che non solo cercherà di comportarsi meglio, ma che proverà addirittura a conoscerla meglio.
« Rose, ho una notizia fan-tas-ti-ca! » esulta poco prima di aggiungerci al già numeroso gruppo di Grifondoro e Serpeverde. Hagrid per fortuna non è ancora uscito dalla sua casa di paglia.
Inconsciamente e sorprendendomi di me stessa, cerco i capelli biondi di Malfoy.
« Spara » la invito, con un sorrisetto, riscossa dai miei pensieri.
« I miei genitori mi hanno promesso che mi porteranno in Spagna per la finale della Coppa del Mondo di Quidditch! A patto, ovviamente, che ottenga buoni voti durante tutto l’anno e che superi i G.U.F.O con almeno due Oltre Ogni Previsione » dice, esultando. Sto per rispondere che miseriaccia, anche io voglio andarci, quando la voce cavernosa del professore ci richiama all’ordine. Dopo averci spiegato in cosa consisterà la lezione di oggi, tralasciando ovviamente il nome dell’animale che sta per ucciderci, ci accompagna verso la Foresta Proibita, che a quest’ora del giorno non è poi così proibita. Girano molte voci su delle coppie che per cercare un po’ di privacy si nascondano nella Foresta. Ciò che fanno lasciamolo all’immaginazione.
Ci spargiamo davanti ad un recinto di ferro di forma circolare, al cui interno si vedono solo tre alberi e un sacco di erbacce. Guardiamo tutti Hagrid con un’espressione confusa, mentre lui ha un enorme sorriso nascosto nella barba grigia e ispida.
« Tranquilli, è solo un po’ spaventato » ci assicura. Noi sembriamo ancora più scettici ma lui non aggiunge niente, ed entra nel recinto. Ne approfitto per continuare la discussione con Jade.
« Stai bene? Sembri pallida e malata » mi fa notare con un filo di preoccupazione nella voce.
« Sì, benissimo » borbotto, individuando la sagoma di Malfoy e abbassando lo sguardo.
Jade ovviamente nota il mio imbarazzo e si preoccupa ancora di più.
« Cos’è successo? » domanda, parlando a bassa voce.
Le racconto velocemente l’accaduto, imporporandomi con l’andare della vicenda.
« Oh » commenta lei, trattenendo il respiro. Qualche istante dopo scoppia in una risata divertita.
« E be’? » sbotto io, incrociando le braccia al petto.
« Non devi sentirti tu in imbarazzo, Rosie! » ride. « Sono loro due che si stavano baciando in un luogo pubblico. »
« In realtà è privato, era camera sua. E poi, sulla porta, c’era un cartello che io ho volutamente ignorato che diceva di bussare! Hai capito adesso, perché è così grave?! » piagnucolo, allontanandomi ancora un po’ dal Serpeverde.
Lei alza una spalla e liquida il tutto come un piccolo incidente.
Io, però, non riesco a fare a meno di ripensare alla scorsa sera.
 
 « Scusatemi… Oddio, mi dispiace, non volevo… » balbetto, tutta rossa in viso, senza guardare in faccia nessuno dei due. Mi chiudo la porta alle spalle e corro il più velocemente possibile lontano da quella stanza, con una spiacevole sensazione diffusa in tutto il corpo.
Sto per uscire dal buco del mascherone quando Malfoy mi raggiunge di corsa e mi si para davanti.
« Ma cosa cazzo ti passa per il cervello? » chiede, ansando, con un tono crudele.
« Ti ho chiesto scusa, mi dispiace, io ero venuta per parlarti, non avevo idea che avessi compagnia… » farfuglio senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
« Sai leggere, Weasley? C’è scritto BUSSARE sulla porta! Ti sembra un’istruzione difficile da seguire? » rincara, come se non mi avesse sentita.
Allora riacquisto i miei modi e il mio coraggio.
« E tu non potevi trovare un altro posto in cui limonare la tua ragazza, piuttosto che la camera che dividi con altre quattro persone? » Mi allontano ancora e salgo i gradini che mi separano dall’uscita, udendo solo lontanamente il vociare dei ragazzi che probabilmente ci hanno sentiti discutere.
 
Mi dimentico quasi di essere nel bel mezzo di una lezione, ma poi Hagrid inizia a parlare con il suo vocione ed è quasi impossibile fingere di non ascoltarlo.
« Bene bene. Ragazzi, questo è Ixion » ci dice il professore con la voce di chi sta sorridendo.
Un animale sbuca da dietro il più alto dei tre alberi, tirato per delle redini di cuoio scuro che gli stanno cingendo il muso. È un cavallo dal manto bianco screziato da macchie argentee, mentre la coda e la criniera sono fili sottilissimi e candidi, che sembra potrebbero spezzarsi solo sfiorandoli. Gli zoccoli sono grossi e molto sporchi, tanto che non si vede se porti o no dei ferri. In mezzo alla fronte si trova un corno affusolato bianco perlaceo, che sembra molto appuntito.
Si sentono dei mormorii tra le ragazze: riesco a captare “unicorno”, “meraviglioso”, “toccalo” e “classificazione XXXX”.
« Aprite il vostro libro a pagina centocinquantasei e leggete un po’ che c’è scritto sugli unicorni » ordina il professore.
Dopo circa cinque minuti, Hagrid ci riporta al silenzio.
« Gli unicorni sono creature timide ed è molto difficile che si lascino avvicinare da un ragazzo » prorompe.
Risatine da parte dei maschi.
« Ma direi di provarci, eh? Chi si offre? »
Risatine da parte delle oche di Serpeverde.
Mi guardo attorno e vedo che nessuna ragazza ha intenzione di offrirsi. Sospiro piano e per non farci rimanere male Hagrid alzo timidamente la mano.
« Rose! » sbotta il Mezzogigante. « Vieni pure! »
Appoggio la borsa a terra e tolgo il mantello fastidioso, rimanendo con le scarpe, le calze, la gonna nera, la camicia bianca e la cravatta rosso-oro.
Da una dozzina di anni la Preside ha apportato una modifica al regolamento che ha reso felici, in parte, molte ragazze: dall’uniforme scolastica sono state tolte le scarpe nere, non solo anti-estetiche ma anche tremendamente scomode, per sostituirle con le scarpe che vogliamo, colorate e non, a patto che siano chiuse e non abbiano tacco. Quindi me ne sto in piedi, a guardarmi le All Star rosse, in attesa che il professore chiami un ragazzo.
« Christopher, vieni avanti » intima questi.
Lancio un’occhiata veloce da sopra la mia spalla: Christopher Skyes, il compagno di stanza di mio cugino, si sta avvicinando con un sorriso stampato sul volto. Uno di quei sorrisi che hanno di solito i ragazzi, per cui sono costretti ad inarcare le sopracciglia con fare vagamente sexy. Non ho mai scambiato una parola con Christopher prima d’ora, né l’ho mai guardato, ma ora mi accorgo di aver fatto proprio male.
È alto, penso che superi il metro e ottanta, ed è anche abbastanza muscoloso, da quello che mi sembra: un tipico fisico da portiere di Quidditch. Ha i capelli castano scuro, quasi neri, se non fosse per la luce che gioca sulle sue ciocche catturando bagliori dorati e marroni, gli occhi azzurro chiaro e le ciglia lunghe. Ha gli zigomi alti e spigolosi, le guance scavate e la bocca carnosa, piccola, così come il naso, che è sottile e leggermente lungo. Pur sforzandomi parecchio, non riesco a ricordare nessun ragazzo con questo nome. Durante gli anni passati ad Hogwarts, non l’ho mai visto e questo mi sembra alquanto strano. Cercherò di ricordarmi di chiedere ad Albus delle informazioni su di lui.
Comunque, Christopher Skyes è veramente affascinante e assomiglia in maniera impressionante a qualcuno che ho già visto da qualche parte, ma che non riesco ad associare a un nome. Mi si avvicina e mormora un “ciao” a cui rispondo con un sorrisetto mesto.
Hagrid ci dà indicazioni su come avvicinarci, facendo un inchino come si farebbe con un Ippogrifo. Nel mentre ci spiega che gli unicorni quando nascono hanno il manto dorato, che prima di raggiungere la maturità (come questo) hanno il pelo argentato, e quando la raggiungono esso assume un colore bianco immacolato. Ixion sta per diventare un adulto, per questo ha solo alcune chiazze argentee sul manto. Dice che il pelo, il corno e soprattutto il sangue hanno proprietà magiche e vengono vendute solo al mercato nero, poiché sono classificate come Beni Non Commerciabili di Classe A. Chiunque faccia del male ad un unicorno verrà punito severamente dall’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.
Quando è il mio turno di toccare l’unicorno, gli faccio un inchino profondo, finché non sento i capelli scivolarmi via dalle spalle, quindi torno a raddrizzarmi. Allungo la mano verso il manto di Ixion e appena la appoggio sulla sua schiena, accarezzandolo, tiro un sospiro di sollievo. Quel corno è appuntito e io ci tengo alla mia faccia.
Christopher fa lo stesso, anche se Ixion sembra un po’ riluttante e diffidente all’inizio. Si lascia accarezzare per un po’, poi Hagrid ci assegna dieci punti a testa per il coraggio che abbiamo dimostrato.
Quando torno al mio posto accanto a Jade, mi guarda con un sorriso sghembo.
« Che c’è? » chiedo, sentendo il calore salirmi alle guance.
« Niente… » bisbiglia, continuando a mantenere quel sorrisetto malizioso sul volto.
Il resto della lezione lo passo accanto a Celeste, dicendole ciò che ha promesso Jade. Quando torno al castello, prima di entrare in Sala Grande, lancio un’ultima occhiata a Christopher e, con mia grande sorpresa, vedo che anche lui mi sta guardando. Il contatto dura solo un momento perché poi lui si volta e si incammina verso il Buio.
« Sai, Rose, se tu non avessi un’amica come me proprio non saprei dove andresti a finire » comincia Jade.
« Perché? » le chiedo, guardandola perplessa.
« Perché ho parlato con Scorpius, poco fa, e ha acconsentito a continuare con le ripetizioni. Ha detto che ricominciate con martedì perché domani avrà da fare » annuncia, con non poca modestia.
« Oh, grazie, Jadie, mi hai salvato il culo! » urlo, battendo le mani come una bambina.
« Te l’ho appena detto che non saprei dove andresti a finire senza di me. »
 
* * *
 
Venerdì, puntualmente, arriva la posta. Sulla Gazzetta del Profeta c’è un altro breve articolo sui due Indicibili morti, avvertendo che i funerali si svolgeranno domenica pomeriggio alle diciassette, in forma privata. L’attenzione va più che altro alle decine di pagine riempite da articoli sul Campionato di Gran Bretagna, dai nomi delle squadre inglesi, scozzesi, gallesi e irlandesi, ai profili di ogni singolo giocatore, per non parlare di statistiche, inviti a scommesse e foto o interi paragrafi dedicati a eventi spettacolari che l’anno scorso animarono le competizioni. Assieme alla Gazzetta, il gufo mi consegna anche una busta sigillata, dall’aria formale, che apro con molta curiosità.
È una lettera della mamma, la quale mi avverte che andrà al funerale di Bletchey e Moran, poiché li conosceva. Mi chiede anche di non farle domande riguardanti l’episodio e le indagini degli Auror, perché non risponderà. Butto via la lettera prima di iniziare a incazzarmi.
A pranzo, parlo un po’ con Dominique, prima di avviarmi assieme a Celeste in classe di Storia. Non mi sento granché bene, a dire la verità, e la prospettiva di una lezione con il decrepito Rüf non fa che far peggiorare le mie condizioni di salute.
Non appena termina l’ora di Storia, la stanchezza e il mal di testa sono aumentati, così verso le sette chiedo a Celeste di giustificare la mia assenza a cena per avviarmi verso l’infermeria.
Per quanto paia strano e forse morboso, quel posto mi è sempre “piaciuto”. Non starci fisicamente, ma solo entrarci. C’è solo silenzio e calma, e a parer mio la vista che si intravede dalle finestre è la migliore dell’intera Hogwarts. Il panorama è la distesa piatta del Lago Nero, alla cui riva nascono delle colline che stanno cominciando ad ingiallirsi, a causa dell’arrivo dell’autunno.
E poi, ci ho passato talmente tanto tempo in cinque anni, fra visite ai cugini e infortuni dovuti al Quidditch, che non è nemmeno più un problema stare qui.
« Madama Chips? » chiedo piano, a bassa voce, quasi avendo paura di svegliare qualcuno, nonostante l’infermeria sia deserta.
Nessuna risposta. Mi avvicino all’ufficio della donna, trovandola a scarabocchiare su una pila di carte.
« Madama Chips? » ripeto, a voce più alta. La donna alza la testa spaventata, portandosi una mano al cuore.
« Sono troppo vecchia per gli spaventi » dice brusca.
La realtà è che Madama Chips è una donna dal cuore d’oro, ma non lo dà spesso a vedere. Avendo avuto bisogno veramente tante volte delle sue cure, però, ormai ho capito com’è fatta: è premurosa quanto una madre, anche se sembra una dottoressa stronza e senza sentimenti.
« Ho… sono raffreddata, credo » annuncio, accennando un sorriso. Lei sembra che stia per imitarmi, ma poi addolcisce solo un po’ lo sguardo.
Apre uno dei numerosi cassetti della sua scrivania e ne estrae un oggetto stretto e lungo di vetro con una punta simile ad un pungiglione. Mi infila il termometro in bocca e mentre aspettiamo mi fa le domande da manuale, tipo come me lo sono procurata e da quanto tempo va avanti.
Quando sfila l’aggeggio dalla mia bocca, scuote la testa.
« Non va bene, hai la febbre molto alta » mi sgrida. Alzo le spalle con fare innocente e poi distolgo lo sguardo
« Cosa devo fare? »
« Visto e considerato che la maggior parte delle persone che hanno una simile temperatura corporea sono già su uno di quei lettini a pensare di morire, direi che hai un organismo robusto. Prendi della Pozione Rigenerante due volte al giorno finché non ti passa tutto » ordina, poi entra nel suo ufficio e apre la dispensa che si trova davanti alla scrivania. Ne estrae una boccetta arancione da uno degli scaffali e me la porge.
« Riposa tutto il week end, guai a te se esci » aggiunge.
Lo prendo come uno spassionato consiglio medico e la ringrazio, poi esco, mentre l’odore dell’aria sostituisce quello di candeggina e pulizia che c’è dentro all’infermeria.
Al posto di scendere le scale interne che mi porteranno poi al dormitorio, prendo quelle esterne, che dal corridoio del primo piano portano nel giardino più grande della scuola.
Appena mi trovo sul prato mi siedo e annuso tutto il profumo di erba tagliata, di alberi, di acqua e del vento che c’è là fuori. È una strana sensazione, stare lì, da sola, a pensare a niente. Appoggio la schiena su una panchina scrostata e porto le ginocchia al petto. Inizio a pensare, non so a cosa esattamente, un po’ a tutto ciò che mi è capitato in quei giorni.
Ripenso all’ultima volta in cui ho visto i miei, alle ultime parole scambiate con la signora Morgan, a Vic, Teddy, ai nonni. Mi sorprendo di pensare a David, ai suoi occhi verdi come le colline che si stendono davanti a me.
È fine settembre e il tempo sta cominciando a farsi più capriccioso: fa ancora più freddo di una settimana fa, piove quasi ogni giorno e spesso tira un forte vento. Resto seduta da sola ancora un po’, poi torno in Sala Comune, senza fame, con tanta voglia di buttarmi a letto.
 
Lunedì arriva prestissimo, nonostante abbia passato sia sabato sia domenica nella mia stanza, a leggere e a studiare.
Anche se l’influenza non mi è passata del tutto e preferirei rimanere ancora a letto, oggi devo tornare al lavoro.
La Gazzetta riporta diversi articoli e foto allegate riguardanti i funerali. Intravedo alcuni membri della mia famiglia e gente che conosco, seduti quasi in prima fila. Me ne sorprendo: i funerali erano privati, quindi è strano che fossero presenti la stampa e i miei famigliari, dal momento che non sapevo conoscessero così bene i due defunti.
Quel pomeriggio scopro che i lunedì sono proprio delle giornate di merda.
Le ultime due ore sono dedicate a Storia della Magia. Alla fine della seconda, Rüf ci consegna i temi e dato che rimango tra le ultime a cui ritorna il compito mi mette un sacco di ansia. Quando si avvicina al mio banco mi sembra che un sorrisetto maligno gli stia aleggiando sul viso spettrale.
Appoggia sul mio banco il foglio e se ne va, senza dire niente. Abbasso lo sguardo proprio mentre il professore ci dice che possiamo uscire dall’aula. Come l’altra volta una S ripassata più volte spicca all’angolo destro del tema. Raccolgo il foglio ed esco dalla classe seguendo i miei compagni, avviandomi in biblioteca.
Lancio la borsa su un tavolo e mi siedo, fregandomene del casino che sto facendo. Inizio a leggere il tema, con segni e scritte qua e la che prima non c’erano. Ci sono poche correzioni sul lessico e sull’ortografia, ma ogni due righe dei simboli come ??? o NO stanno a indicare che quell’uomo non ha capito nulla di quello che ho scritto. Perché è un deficiente, e per la seconda volta non si fida. Sono tutte informazioni che ho trovato sui libri e non so come facciano ad essere sbagliate. Rimango lì, seduta con il foglio in mano per non so quanto tempo, a leggere e rileggere ciò che ho scritto io e ciò che ha corretto Rüf.
Sono delusa soprattutto da me stessa, questa volta. Mi viene da pensare che gli sforzi non premiano ma in realtà non mi credo. Se mi impegnassi davvero, se studiassi tutti i giorni, e non solo il giorno prima di una verifica, penso che potrei migliorare. Ma non sono una persona costante e tantomeno responsabile. Insomma, l’anno scorso me la sono cavata con un paio di Scadente, in Storia della Magia e Divinazione, un Oltre Ogni Previsione e la maggior parte A.
Quest’anno che ho i G.U.F.O non posso permettermi di prendere delle insufficienze, non posso per il mio futuro, non per mia madre.
Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti anche se quel qualcuno mi ha già abbandonata dopo una settimana.
« Weasley, stai piangendo?! » ride una voce. Resto spiazzata per qualche secondo rendendomi conto di cosa sta succedendo. Non mi sono nemmeno accorta che fosse arrivato qualcuno né che stessi piangendo. Con le guance rosse sollevo la testa e trovo il sorriso bianco di Malfoy – che sembra un lampo nella semi oscurità – che mi sta sbeffeggiando.
Merda.
Mi asciugo gli occhi in fretta tirando su col naso, prendo la borsa e il compito e mi alzo, avviandomi velocemente verso l’uscita. Malfoy mi segue e, prima che io riesca ad uscire dalla biblioteca, mi richiama.
« Che c’è? » chiede serio, anche se la sua bocca non accenna a smettere di sorridere.
In questo momento, più che in qualunque altro, mi verrebbe voglia di tirargli un pugno.
« Niente » rispondo con voce più ferma di quello che pensavo. Lo guardo negli occhi per un momento, osservo quel grigio tempesta e me ne vado senza voltarmi.
 
Stavolta ceno, perché mi sento un buco nello stomaco.
Celeste cerca di rassicurarmi che riuscirò a superare gli esami, che sono in gamba e sì, come no, riuscirò a recuperare le due S. Per tutto il tempo la ascolto, più per non farla stare male che perché le credo. Quella sera gran parte dei ragazzi e delle ragazze di Grifondoro decidono di giocare a “obbligo o verità”, per ammazzare il tempo.
Ci sediamo tutti sul tappeto, disposti in cerchio.
Qualcuno mette la sua bacchetta magica in mezzo a noi e Mahonei Douglas, una ragazza dolce e gentile ma che non tiene mai a freno la lingua, la gira. La punta si ferma su Aaron Hadley. Lui la gira un’altra volta e questa si ferma indicando Danny Shanks. Aaron ride e si mette una mano sotto al mento con fare teatrale, pensando.
« Obbligo o verità? » chiede senza smettere di ridere.
L’altro diventa paonazzo e risponde: « Verità. »
« Daniel, Daniel, Daniel… » comincia Aaron in tono crudele. È famoso per essere uno dei più spietati quando si tratta di formulare obblighi o domande. « Dicci i nomi delle ragazze che hai baciato in questa stanza » ordina, e ho l’impressione che conosca già la risposta.
Danny abbassa la testa e la scuote.
« Nessuna » risponde. « No… non ho mai baciato una ragazza. »
Non penso sia una cosa di cui vergognarsi, visto che, ad esempio, nemmeno Celeste ha mai baciato un ragazzo.
Scopriamo poi che Ashley Vickers ha “un’infatuazione” (come la definisce lei) per mio cugino Louis e sentiamo Margaret che, imbarazzatissima, apre una finestra della Sala Comune e canta un pezzetto di una canzone a squarciagola.
« Rose! » esclama Meg, quando tocca a lei fare la domanda e la bacchetta punta su di me. Deglutisco in silenzio e accenno un sorriso.
« Obbligo o verità? »
« Obbligo. »
Non voglio che tutta la Casa conosca i miei segreti, ci sono cose che nessuno dovrebbe sapere. Tra cui la cotta per Dave, che sta seduto su una sedia all’angolo della stanza, con un sorriso ammiccante.
Margaret ci pensa un po’ su e si apre in un enorme sorriso, poi alza un sopracciglio.
« Ti obbligo a baciare la persona più bella di questa stanza » dice lei.
Lancio uno sguardo di sfuggita a David, che mi sta guardando.
Mi giro verso destra e allungo la testa verso Celeste, poi le poso un bacio sulla guancia.
« Lusingata » commenta con un sorriso.
Sospiro ma le sorrido, cercando di evitare di farle capire che non avrei voluto darlo a lei quel bacio.
È solo durante uno degli ultimi turni che tocca a David, il che mi porta ad uno stato di massima allerta. Lo guardo mentre Max Scott gli pone una domanda.
« Allora, David… » rimugina quello. « C’è qualcuno che ha rapito il tuo cuore? »
« Se ti riferisci a te stesso mi dispiace ma dovrò deluderti: sono etero » risponde lui, sarcastico.
Risatine.
Max lo guarda male e lo invita a rispondere alla domanda.
« Be’, naturalmente qualcuno c’è » si limita a dire, impassibile. Max sbuffa e alza gli occhi al cielo.
« Oh, avanti, e chi?! »
« Ho già risposto alla domanda. Sai, dovresti imparare a farle meglio, sei troppo vago » lo prende in giro, scatenando altre risatine e soprattutto le imprecazioni di Max.
« Hai già detto che c’è qualcuno, rendi il gioco più divertente dicendo chi è » lo invita l’altro.
David sembra pensarci su per un po’ poi fissa gli occhi del ragazzo. Quel verde sembra quasi nero da quest’angolazione. Così scuro perché la luce getta ombra su gran parte del viso. David ha una di quelle bellezze che solo qualcuno riesce a cogliere.
« C’è una ragazza, saranno un paio di mesi che mi piace. Ci siamo conosciuti quest’estate. Non ti dirò il nome, ma posso dirti che è una di quelle che quando ti fissano, be’, non riesci a toglierle gli occhi di dosso. »
Io sussulto leggermente, colta dalla delusione, e Celeste sembra accorgersene, perché mi stringe un braccio.
Non sono io quella ragazza.
Come ho potuto pensare di avere una possibilità con lui?
Alla fine io sono solo Rose.
Solo la sua amica Rose.
Cerco di non dare a vedere quanto ciò che ha detto mi faccia male, ma poi davvero non ne posso più e avverto che non mi sento bene. Saluto tutti (evitando accuratamente David) e torno in camera con Celeste.
Quando ci stendiamo a letto, lei mi viene accanto, si siede sul mio materasso e io mi puntello sui gomiti per tirarmi su.
« Credi… voglio dire, pensi che David si riferisse a Dominique? » chiede.
Nei suoi occhi chiari c’è pura curiosità. Niente giudizi, niente cattiveria. L’idea che si riferisse a lei però non mi era passata per la mente. O, se l’aveva fatto, l’avevo accantonata prima che diventasse troppo reale. In fondo Dom ha detto che fino a un paio di settimane fa non lo conosceva. Decido di fidarmi e scuoto la testa.
« Non lo so » mi limito a rispondere. Lei annuisce e torna nel suo letto, capendo che non ho voglia di parlare senza che io glielo debba dire.
Mi addormento senza sognare, con una voglia infinita di andare da David a dirgli quello che provo, ma con troppa paura per farlo.
 
L’arte dell’”evitare accuratamente” non è una cosa che chiunque può imparare. Ed io, modestamente, sono una specie di regina in questo. Non lo dico per vantarmi, ma insomma, chi mai riuscirebbe ad evitare una persona e farlo sembrare una casuale distrazione come me? Poche persone. E dunque è così che non parlo a David da tutto il giorno. Lui ha cercato di tirare fuori più argomenti (la maggior parte inerenti al Quidditch: Morgana salvaci tu), ma io ho sempre liquidato i discorsi, senza mai guardarlo e soprattutto senza mai fargli capire che ce l’ho a morte con lui.
Okay, non è colpa sua se gli piace un’altra, direbbero tutti. Ma che ci posso fare io? Penso che sia innamorato di una puttana, ecco. E, tanto per la cronaca, non so ancora chi sia, quindi mi do il permesso di darle della puttana.
La sera successiva, dopo cena, ho appena il tempo di cambiarmi e prendere i libri che devo già avviarmi verso la biblioteca. Ricomincio le lezioni con Malfoy e non ne ho molta voglia. Da una parte, in realtà, sono felice che ci sia qualcuno a darmi una mano, per avere una minima probabilità di passare i G.U.F.O. Dall’altra, però, penso che Malfoy sia un egocentrico strafottente. Scommetto che non sarebbe così male se non passasse buona parte della sua vita a fare il saccente. Che poi, va bene, è intelligente, ma personalmente penso che Tristan lo fosse di più. O forse era meglio stare con lui perché metà del tempo a nostra disposizione lo usavamo per fare gli idioti, ridere e a pomiciare, e l’altra metà a studiare più o meno seriamente.
Entro in biblioteca alle otto meno un quarto, elegante anticipo alquanto strano da parte mia. Mi siedo ad un tavolo diverso da quello dove studiamo di solito io e Malfoy. Appoggio la borsa e il libro che tengo in mano sulla sedia e poi inizio a girare tra gli scaffali alti decine di metri. Mi arrampico per una scala appena leggo l’intestazione “Avventura” scritta su una libreria.
Arrivo fino al decimo piolo e inizio a scorrere i titoli. In biblioteca non posso sperare di trovare autori e libri babbani, quindi, dopo qualche minuto di indecisione, sfilo attentamente due romanzi di Evelina Novel, intitolati Quel viaggio a Nairobi e Grossa sorpresa in alta montagna.
« È incredibile come io e te ci incontriamo sempre qua » dice una voce, sempre la stessa, sempre gelida. Sussulto leggermente e lancio un’occhiata in basso, fulminando Malfoy.
« Dobbiamo fare ripetizioni, sai com’è » sottolineo io, strascicando la voce.
Lui mi fa segno di abbassare la voce ma io non ci bado troppo.
Scendo dalla scala con i due libri in mano e mi avvio verso il bancone di Madama Pince, che occupa una gran parte della parete nord. La donna sposta gli occhialini sottili sulla punta del naso e mi scruta con sguardo severo. Ha gli occhi blu, ma solo da vicino ce ne si può accorgere, perché apparentemente sembrano neri. Le porgo i due libri, lei li prende in silenzio, annota qualcosa sul suo enorme quadernone con le pagine ingiallite e poi me li restituisce, lanciandomi uno sguardo eloquente.
« Trattali bene » mi avverte a voce così bassa che fatico a sentire ciò che mi ha detto.
Annuisco, sospirando, e mi volto, andando quasi a sbattere contro il petto di Malfoy.
Mi sposto, seguita in silenzio da lui. Dev’essere alto una quindicina di centimetri più di me, quindi non supera il metro e ottanta.
Mi faccio strada tra le pile di libri e scaffali altissimi per poi sedermi al tavolo dove ho abbandonato la mia borsa e il grosso tomo di Rune Antiche. Prima che io possa chiedergli con quale materia ha intenzione di iniziare, lui mi fa una domanda che mi lascia spiazzata.
« Perché piangevi ieri? »
Stavolta è serio. Non sta sorridendo e dal tono di voce non sembra divertito. Anzi, pare che sia davvero curioso di conoscere la risposta. Io scrollo le spalle e giro la testa per non dover guardare quegli occhi grigioverdi che sembra sappiano guardarmi dentro.
« Avanti, se dovremo continuare a studiare fino alla fine dell’anno assieme tentiamo di aprirci un po’ l’uno con l’altra. Non voglio sapere niente di personale da te, sia chiaro che non m’interessa. Se piangevi per il tuo ragazzo sono fatti tuoi e me lo dici subito perché in quel caso non ti ascolterei » insiste.
Penso un po’ a cosa dire, se usare la scusa che mi ha praticamente suggerito lui di liquidare il discorso dicendo che ho litigato con il mio fidanzato immaginario, oppure se dirgli la verità cercando di “aprirmi con lui”. Opto per la seconda scelta e gli mostro il tema che tengo ancora dentro la borsa.
Mentre lui legge, io mi guardo le unghie dipinte e lo osservo, senza riuscire a farne a meno: i capelli biondo platino sono sottili, sembrano quasi i crini di Ixion; le sopracciglia sono bionde, me leggermente più scure dei capelli e gli danno un’aria altezzosa e un’espressione severa anche se spesso nascosta da quei sorrisi fatti d’occhi più che di denti. Ha il naso lungo e sottile, gli zigomi alti.
« È da S » commenta una volta terminata la lettura.
Avrei dovuto optare per il fidanzato immaginario.
« Grazie » sbuffo, riprendendo il foglio con uno strattone.
Malfoy mi guarda in modo ostile e poi aggiunge: « Dove cavolo hai trovato quelle informazioni? »
« Nei libri che ci sono qui in biblioteca » esclamo e gli lancio uno sguardo di superiorità, come a sfidarlo a contraddirmi.
« Quanti esattamente? » chiede sospettoso. Io sbatto le palpebre più volte, poi mi limito a dire: « Saranno stati sei o sette. »
Lui si apre in un sogghigno, e mi fa presumere che abbia capito qualcosa che io non potrei nemmeno pensandoci per una giornata intera.
« I libri di Storia della Magia » comincia con il tono di un professore che sta tenendo una lezione molto complicata sulle leggi della scomposizione della materia a un gregge di pecore. « Sono stati scritti da maghi e streghe che hanno vissuto epoche diverse, che hanno visto con i propri occhi imprese, sfide, battaglie e guerre diverse. Ogni informazione contenuta in libri scritti da diversi autori può essere completamente discorde da un’altra informazione contenuta in un altro libro, scritto da un altro autore. Quindi se vuoi fare un buon lavoro, cerca su libri di storia scritti dalla stessa identica persona. »
Lo guardo ancora per qualche secondo dopo che ha terminato di parlare, poi torno a fissare lo smalto sulle mie unghie che ora si sta scrostando a furia di toglierlo per il nervosismo.
Annuisco e infilo il tema nella cartella, poi estraggo il libro di Pozioni e iniziamo a studiare, stando due ore intere seduti su quelle sedie così scomode che ho paura mi trasformeranno il sedere in un quadrato dolorante, non accennando più al tema. Prima di andarcene parliamo degli allenamenti di Quidditch e rimaniamo d’accordo di incontrarci lunedì, mercoledì e venerdì, così da avere il sabato libero e meno casini con gli orari della preparazione. Stavolta ci salutiamo come due persone normali, quasi come due amici. Ci congediamo dicendo che ci rivedremo il giorno dopo e usciamo dalla biblioteca in silenzio, prendendo le strade opposte per tornare alle nostre camere.
 
Giovedì è il primo giorno di allenamento. A parte durante i provini, che più che altro avevano il solo e ambizioso obiettivo di ucciderci tutti, non prendo in mano una scopa dallo scorso giugno. Ovviamente a causa della megera.
Alle sei e un quarto noi membri della squadra ci troviamo sul campo da gioco, con gli occhi luccicanti e carichi di energia. Sugli spalti c’è qualcuno che è venuto ad osservarci durante l’allenamento: Celeste, due ragazzi di Tassorosso che non conosco, altri tre ragazzi di Corvonero di cui so solo i nomi, Beatrix Richards (per quel che so “fidanzata” di Jamie) e Dominique, appiccicata alla bocca di Jonah.
James lancia un bacio alla sua ragazza, facendola arrossire, ma vedo che poco dopo indirizza un’occhiataccia a Jonathan.
Jonathan fa parte delle riserve e oggi non si allena quindi ha avuto il permesso di non presentarsi. Eppure, a quanto pare, si è presentato comunque. Per fare tutt’altro che guardare il nostro allenamento. Penso comunque che la sua mancata partecipazione all’interno della squadra sia colpa del capitano, che probabilmente nutre un odio profondo nei suoi confronti. Anche se l’appena citato carciofo si è scusato con un “abbiamo già un portiere di riserva”. Il cosiddetto in realtà è un quindicenne intrappolato nel corpo di un dodicenne, con gravi problemi di asma e occhiali dotati di lenti spesse almeno un paio di centimetri.
James ci espone brevemente il programma di quest’anno: « Bene, come tutti sapete abbiamo solamente due ore per allenarci, come sempre. Ho parlato con la McGranitt e mi ha detto che, chiedendo il permesso alla Bumb, possiamo utilizzare il campo anche di sabato. »
« Ma da metà ottobre il sabato usciamo a Hogsmeade » protesta Beves Wolfe, uno dei tre Cacciatori del quarto anno.
James gli si avvicina e lo guarda fisso negli occhi, sibilando ogni parola a due centimetri dalla sua faccia.
« Ti sembro uno a cui interessa? » lo aggredisce.
« James… » provo ad avvertirlo, ma lui mi zittisce con un gesto della mano.
« Non me ne frega niente se devi andare da Madama Piediburro a slinguazzare con la tua ragazza, io ho una Coppa da vincere, e anche tu, se fai veramente parte della squadra » lo minaccia. Beves deglutisce rumorosamente e annuisce, al che James torna alla sua postazione al centro del cerchio che abbiamo formato noi giocatori.
Oh Godric, ha detto seriamente “slinguazzare”. Sembra zio Percy quando cerca di imitare il modo di parlare degli adolescenti. È davvero raccapricciante.
« Ci alleneremo duramente. Chiunque arrivi tardi all’allenamento verrà punito. Chiunque venga scoperto a parlare dovrà farsi dei giri di campo in corsa. Chiunque sarà distratto e svogliato farà dieci serie da dieci flessioni l’una. Direi di cominciare » conclude Jamie, lasciandoci tutti, compresa me, sconcertati.
Guardo Roxy e Freddie corrugando la fronte e loro mi fanno segno che gli manca qualche rotella. Scuoto la testa e mi avvicino a Beves. Anche se ha un anno meno di me, mi supera di una buona decina di centimetri.
« Ehi senti, James è leggermente nervoso per questo campionato, e non voleva essere scortese. È un po’ fissato, vuole vincere a tutti – e intendo proprio tutti – i costi. Quindi scusalo » dico tutto d’uno fiato.
Beves mi guarda per qualche secondo, poi fa un cenno del capo e si allontana per raggiungere Cordelia Hicks, l’altra promettente Cacciatrice del sesto anno.
Mi piazzo accanto a Freddie e ci solleviamo assieme, volando per dieci volte attorno al campo da Quidditch. Cerchiamo di parlare più a bassa voce possibile, perché pur essendo parenti del Capitano, scommetto che non ci penserebbe due volte a farci fare dieci serie di flessioni a testa.
Una volta terminato il riscaldamento ci disponiamo nella classica formazione per l’allenamento, e iniziamo a passarci la palla cercando di fare gol: le squadre sono abbastanza equilibrate, comprendendo me, David e due Cacciatrici nella prima, Roxy, Freddie, il Cercatore di riserva e Beves nella seconda. I portieri sono James per la squadra di Roxanne e Fred e Riserva per la nostra, così soprannominato da quelli di noi che crucerebbero Jamie perché l’ha ammesso nella squadra come secondo portiere al posto di Jonah.
Beves, Roxanne e Sam Ripley (il mio sostituto) segnano una cosa come cinquanta punti nei primi dieci minuti mentre Fred bestemmia Merlino e James che lo ha costretto a fare dieci giri di campo in corsa perché stava parlando con me. Io cerco di coprire la porta meglio che posso, prendendo il posto di Riserva, che sembra stia avendo un attacco di tosse con buona dose di catarro. Dopo aver parato facilmente un tentativo di Sam di arrivare alla porta, mi lancio in picchiata verso Beves, che sta tenendo la Pluffa sotto l’ascella. Lasciando la porta scoperta mi avvicino al ragazzo e silenziosamente do un pugno alla palla, che, con suo grande stupore prende il volo.
Non aspetto oltre: mi fiondo più velocemente possibile in avanti, cercando di evitare le correnti d’aria gelida. Non riesco a raggiungere la Pluffa perché lo fa qualcun altro. David, con gli occhi verdi lacrimanti e il fiato corto, la prende al volo e segna il primo gol della partita portando il punteggio a sessanta a dieci.
James lancia la palla a Fred, appena tornato sul campo, che con un mezzo giro a libellula mi schiva e si avvia verso la porta scoperta. Riserva rientra in campo e riesce a parare il tiro piazzato male di Fred. Mi passa la palla e volo verso la porta avversaria, distraendo Fred. Appena davanti alla porta David mi urla di passargli la palla ma io non gli do ascolto e cerco di centrare la porta alla mia sinistra, ma il colpo viene bloccato dal portiere. Impreco e ricomincio a volare, lasciandomi alle spalle David.
David e Cordelia segnano venti punti a testa, io dieci, ma alla fine della partita il risultato è comunque di ottanta a cinquanta e James ci annuncia tutto pomposo di aver “vinto con molto vantaggio, direi”. Io lo liquido con un vaffanculo e poi torniamo in spogliatoio per farci una doccia bollente.
Aspetto che anche Roxanne e Fred abbiano terminato di lavarsi e poi li accompagno al castello, seguita da Celeste.
Durante la cena a base di sformato di peperoni (che ingurgito a palate), mi ricordo che stasera Jade mi ha chiesto di fare assieme una ricerca su Usi e Costumi dei Maghi della Gran Bretagna, per Storia.
Prima di uscire dalla Sala Grande lancio uno sguardo al tavolo dei Serpeverde e non trovando Jade mi alzo. Poi però, noto che Christopher Skyes mi sta guardando. Arrossisco e distolgo lo sguardo, per dire a Celeste che ci vedremo quella sera in Sala Comune.
Da quando le ho detto che Jade è solo gelosa, che proverà ad andare d’accordo con lei e che tenterà di conoscerla, a Cel non pesa più la mia assenza durante alcune sere. Prima si lamentava spesso del fatto che passavo tanto tempo tra i Serpeverde e non mi parlava anche per diversi giorni per questo motivo. Ora però sembra quasi contenta che io stia con Jade.
Giro a destra e mi incammino verso il Buio, che durante quest’ora del giorno è ancora più inquietante del solito, essendo quasi completamente… buio. Vedo subito due figure alte e slanciate alla fine del corridoio, e cerco di avvicinarmi con nonchalance. Prima che possa percorrere metà del Buio, sento che stanno urlando. Sono due ragazzi, uno che mi dà le spalle e l’altro di fronte a lui. Il ragazzo di spalle si avvicina all’altro e gli urla delle parole che non capto dandogli uno spintone. Il ragazzo colpito, mi accorgo con espressione scioccata, è Christopher.
Resto ferma immobile, pietrificata, cercando di nascondermi dietro un’armatura. I due iniziano a discutere animatamente e il ragazzo che non conosco prima urla, poi tira un pugno in faccia a Christopher, il quale si volta di scatto tenendosi il naso. Il tutto nel giro di dieci secondi. Si appoggia pesantemente alla parete coperta di arazzi, mentre l’uomo rappresentato all’interno si scosta con fare schifato. A quel punto non riesco più a trattenermi e corro verso lo sconosciuto, ma lui, senza voltarsi, se la dà a gambe verso la Sala Comune dei Serpeverde prima che riesca a raggiungerlo. Mi avvicino a Christopher, ancora appoggiato alla parete, che stringe il naso coperto di sangue.
« Sta-stai bene? » chiedo timidamente.
Lui annuisce, accennando un sorriso. Sta sputando sangue e mentre si pulisce la faccia con un fazzoletto che gli porgo, sento dei passi dietro di noi. Mi volto per vedere chi è, anche se avrei fatto meglio a concentrarmi sul naso di Christopher: la Preside sta venendo verso di noi a passo spedito, con espressione sconvolta, almeno da quello che mi sembra di vedere alla debole luce delle candele appese ai muri.
« Cos’è questo baccano?! » urla, poi si accorge che Chris sta pressoché morendo dissanguato e si allarma. Ma solo un pochino, naturale.
« Cosa diamine è successo?! » sbraita, rivolgendosi più a me che al ferito.
Apro la bocca per spiegarle l’accaduto, ma il ragazzo è più veloce e dice, con voce nasale a causa del naso tamponato dalla mia mano: « Mi scusi professoressa, erano le urla dei miei amici. Vede, qualcuno mi ha spintonato, e ho sbattuto la faccia contro il muro. Non ho visto chi è stato. Dei miei compagni si sono spaventati, iniziando a chiamare soccorso, anche se stavo bene. Niente di che, glielo assicuro. »
Fa un sorriso sporco di sangue, il che convince in parte la donna che vada tutto bene.
Gli chiede se vuole andare in infermeria ma lui rifiuta dicendo che ha ancora un sacco di cose da fare per il giorno dopo. La McGranitt pone a me delle domande sul perché fossi lì e se ne va qualche minuto dopo essersi assicurata che uno dei suoi studenti non sia in pericolo di morte causa violenta emorragia nasale.
E io ho ancora la mano sul naso sanguinante di Christopher Skyes.   


Note sul capitolo:
non ne sono convintissima, vi dirò. Come avevo già detto questi capitoli li ho scritti parecchio tempo fa, quindi alla fine li revisiono e basta, non posso cambiare molto.
Comunque, ringrazio moltissimo le persone che hanno messo questa storia tra le preferite, seguite o ricordate, e i tanti lettori silenziosi.
Spero che mi lasciate una recensione, un giorno o l'altro, perché vorrei veramente sapere cosa ne pensate, del lavoro che sto facendo.
A presto con il capitolo 5,
Ellie.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eleanor_