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Autore: Ambaraba    28/06/2016    1 recensioni
Cosa accadrebbe se i personaggi che ben conosciamo si muovessero in un mondo in cui non ci sono creature a cui dare la caccia, ma ugualmente pericolose? E se gli angeli fossero robot? E se i fratelli Winchester fossero i capi di un manipolo di esseri umani che lottano per la libertà e Metatron fosse l'artefice di una dittatura in un mondo futuristico?
E se qualcuno, caduto dal cielo per sbaglio, venisse a salvarli?
(Piccola rivisitazione fantascientifica sulla nona stagione.)
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gadreel, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Capitolo Nove - litigio Sam e Gadreel

    Piccolo aggiornamento, altro capitolo!
Grazie a tutti voi che state leggendo/recensendo, e scusatemi per i lunghissimi tempi di risposta. In questi ultimi mesi sono tornata ad uno stato di regressione tecnologia che neanche il Medioevo... Ed è piuttosto difficile rispondere ai commenti con la dovuta attenzione, quando sei in un internet point affollato di gente che va di fretta, odora pesantemente di alcool e ti insulta in un'altra lingua! >.< Prometto però che, alla prima occasione, risponderò a tutti i commenti che ho lasciato in sospeso..
    Detto questo, vi lascio alla storia... Un abbraccio forte a tutti voi che seguite, scrivete o leggete soltanto :)
A. ;)

CAPITOLO NOVE.

    Tempesta.
È
un'autentica tempesta, quella che Sam ha dentro. Seduto ad uno dei tavoli del bar di Bobby, il minore dei Winchester ancora sente risuonare dentro le parole del fratello, mentre si rigira tra le mani un bicchiere vuoto – il cristallo attira le luci blu e le riflette, come un piccolo stroboscopio.
    Abbiamo bisogno di combattenti, qui
. Come se non lo sapesse. Ma Sam ha già dato, e non vuole più saperne. Ne ha abbastanza della battaglia, delle armi e delle vittime trasversali di quella guerra che non avrà mai fine. Soprattutto, ne ha abbastanza di sentirsi rinfacciare la propria ritirata ogni volta che le cose si mettono male... Come se ogni giorno che passa lavorando all'istituto, senza sparare un colpo, fosse un'offesa alla memoria del loro padre.
    «Nervoso, ragazzo?» Bobby gli riempie il bicchiere, senza bisogno che Sam glielo chieda. Il giovane lo ringrazia con un cenno.
    «Sto aspettando una persona,»
dice, come per giustificare la propria presenza lì, nell'ora di punta, tra una folla di gente che annega nell'alcool l'insostenibile amarezza di una vita spesa - letteralmente - sotto terra.
    Bobby non chiede niente. Sam scruta tra la calca, alla ricerca di una sagoma familiare in mezzo a una marea di volti che conosce poco o non conosce affatto.
Dovrebbe già aver finito, pensa il minore dei Winchester, tra sé e sé. Riuscirà a trovare la strada che Gabriel gli ha indicato?
    L
'uomo attende; e poi, sulla soglia, vede comparire quella figura alta e quel profilo affilato a cui, senza volerlo, un po' si è affezionato. Sam posa il bicchiere e si alza per farsi vedere; poi si fa largo tra gli altri e con poche falcate lo raggiunge. L'espressione assorta e spaesata di Gadreel si rilassa, non appena incontra il volto di Sam, e nei suoi occhi compare qualcosa che l'uomo riconosce come gratitudine - dev'essere stressante, per l'androide, ritrovarsi in una tale confusione senza alcun punto di riferimento.
    «Sam,» dice il robot, come fosse un saluto. Il ricercatore accenna un sorriso e fa scivolare una mano tra le sue scapole, lo guida al tavolo dove lo ha atteso. Gadreel si fa portare: sembra confortato dalla presenza di Sam e dal piccolo contatto, ma allo stesso tempo non riesce a nascondere un'incontenibile inquietudine, che lo porta a tremare visibilmente.
    «Gadreel? Gadreel, che succede?», gli domanda l
'uomo, facendolo sedere di fronte a sé e posando una mano sulla sua. Si rende conto del proprio gesto soltanto dopo averlo compiuto: Gadreel gli ispira un tenerezza e un bisogno di contatto che per anni Sam ha represso, e che ora lo fanno sentire in lieve imbarazzo. A malincuore, lascia andare la sua mano – e Gadreel lo guarda con una traccia di confusione che immediatamente lo fa sentire in colpa, - ma rimane a portata di tocco. Se vorrà, l'androide potrà ritrovarlo a pochi centimetri di distanza.
    Gadreel china il capo, a disagio.
    «Ho finito il giro con Gabriel,» dice. «E ho visto... Tanta sofferenza, tanto dolore. Io... Credo di dover prendere una decisione, Sam, ma non so cosa fare--» Quando il robot solleva lo sguardo, Sam sente qualcosa stringersi all'altezza dello stomaco. Quel grigio, e quel verde quasi azzurro, gli sembrano diventare più belli ogni volta che li guarda. «Così sono corso subito qui, per parlarne con te... Gabriel mi ha detto che mi stavi aspettando al bar di Robby.»
    «
Bobby,» lo corregge l'umano, senza riuscire a trattenere un sorriso. All'improvviso, tutto il nervosismo provato fino a pochi minuti prima sembra essere svanito nel nulla... Gadreel assorbe tutta la sua attenzione, come una calamita.
Le sopracciglia di Gadreel si increspano per un attimo: sembra desolato per l'errore ed è buffo da vedere, pensa Sam. Ma poi il robot riprende a parlare – tutto d'un fiato, quasi senza pause, come un fiume in piena. L'agitazione lo rende eccessivamente loquace: una reazione molto
umana.
    «Ho bisogno di parlarne con te, Sam. Quello che ho visto... Questo non
è piùil mondo che sono stato creato per proteggere. Ci sono molte persone che soffrono e tante ingiustizie, ma io credo che si possa ancora fare qualcosa per recuperarlo, e che-- Che si possa aggiustare! Solo che io... Nulla di ciò che posso fare sembra poter apportare un contributo utile alla vostra comunità, sono così inutile-- Però... Ho riflettuto, e credo che ci sia una sola soluzione, ma non so se avrò il coraggio... È così difficile, è tutto così complicato che--»
    «Ehi, ehi,» lo interrompe Sam, guardandolo dritto negli occhi color temporale. Gadreel sembra davvero in crisi, e l'istinto di tenerezza si fa di nuovo strada nel petto dell'uomo. «Così non ci capisco niente. Piano, una cosa per volta,» dice, cedendo – finalmente – al bisogno di afferrare di nuovo la sua mano. Nel momento in cui le loro dita si intrecciano, Sam si sente immediatamente meglio; e anche Gadreel sembra apprezzare, perché si acquieta all'istante - e, tanto per sottolineare la cosa, chiude la mano del ricercatore tra le proprie, come se non volesse più lasciarla andare.
    «Sam, io... Mi sento così fuori posto,» soffia l'androide, sconsolato. «Ci sarebbero così tante cose da fare, per migliorare la vita di tutte queste persone... Ma io non so fare nessuna di queste,» confessa, pieno di rammarico.
    La mano libera di Sam si unisce all'intreccio: ora sono entrambi protesi l'uno verso l'altro, connessi dal nodo delle loro mani giunte. Visti da fuori, sembrano un prete e un peccatore che si stiano confessando.
    «Gadreel, tu stesso mi hai detto che nessuno di noi
è obbligato a fare ciò per cui non si sente portato,» cerca di tranquillizzarlo l'uomo. «Ti aiuterò a trovare un modo per renderti utile, te l'ho promesso. Non devi per forza combattere se non vuoi.»
    Le labbra sottili dell'androide si curvano appena verso il basso, e il suo sguardo si sofferma sul nido confortevole delle proprie mani racchiuse tra quelle del ricercatore.
    «Il fatto
è che...» Il robot si agita sulla sedia, scomodo. «Ecco, io... Credo di doverlo fare lo stesso. Combattere, intendo.» 
   
«Non sei obbligato.»
    «Lo so. Ma questa società... Vive di questo. E per salvaguardare la vita delle persone è necessario che io lo faccia, anche se non è nella mia indole,» spiega Gadreel, con tono sommesso, guardando Sam come per chiedergli scusa. Si sente un traditore, senza riuscire a spiegarsi perché. Se fosse in grado di esaminare più a fondo quel sentimento, l'androide capirebbe che questo disagio che sta provando deriva dal timore di essere incompreso. Gadreel ha paura che Sam lo reputi incoerente o che si senta ancora più solo - ritrovandosi ad essere di nuovo l'unico che ancora persegue nella strada della non-belligeranza.
    Sam lo scruta per un po', in silenzio, restando perfettamente immobile come se fosse congelato. In effetti, sembra davvero ferito dall'improvviso cambiamento del robot – anche se non dovrebbe, e lo sa benissimo, perché non ha alcun diritto di interferire con le decisioni di un altro essere senziente. Solo che... Per la prima volta, l'uomo aveva pensato di aver incontrato qualcuno che condivideva le sue idee e la sua indole, qualcuno in grado di capirlo senza farlo sentire in colpa. E ora... Ora sta scoprendo che invece non è affatto così.
Forse Dean ha ragione, pensa il ricercatore. Forse il mondo oggi va così e io mi sto soltanto nascondendo per non vederlo, e dovrei smetterla, si rimprovera. Dovrei smetterla di affezionarmi a persone che hanno tanta voglia di andare a morire...
   
«Combattere significa mettere in conto di dover fare del male a qualcuno e di mettere a repentaglio la tua vita,» lo mette in guardia Sam. «Dovrai portare con te un'arma, e questo significa che molto probabilmente dovrai usarla. Potresti trovarti costretto a puntarla anche se non vuoi, oppure qualcuno potrebbe puntarne una contro di te. Sei pronto per questo? Sei pronto ad attaccare, o a uccidere per difenderti?»
    Incalzato dalle domande, il robot scuote la testa, desolato. Non ha pensato a tutto questo. Non ha pensato alle conseguenze, ai possibili sviluppi delle proprie azioni, alle brutte situazioni in cui potrebbe ritrovarsi.
   
«Non lo so...», ammette, scombussolato. «Non lo so, ma ho promesso a Chuck che avrei portato avanti la sua missione, e-- Non ho altra scelta.»
A quelle parole, il minore di Winchester sprofonda di nuovo nel silenzio. Gadreel ha fatto la sua scelta: ed è una scelta che condurrà tutti alla stessa tristissima, inevitabile, terribile fine.
Mentre riflette su questo, l
'uomo sente che una parte della propria anima si spegne di colpo. D'un tratto, si estranea completamente...
Fino a non provare pi
ù nulla.


   «Sam...» Gadreel stringe appena la presa, per attirare la sua attenzione. Sente di averlo deluso, e gli dispiace infinitamente. Sam
è poco più di un estraneo, per lui, è vero, ma il robot tiene comunque alla sua considerazione. Gadreel non può dimenticare la gentilezza con cui il giovane umano lo ha trattato, pur non conoscendolo, fin dall'inizio: con dignità e rispetto. Come una persona... E non come una macchina.
    «Questo non significa che io abbia cambiato idea,» dice il prototipo, come se potesse leggere i pensieri del ricercatore. «Né significa che io possa cambiare quello che sono. Non sono un combattente: non è nel mio sistema, e non lo sarà mai. Ma posso comunque aiutare i soldati, e magari svolgere quei compiti minori che nessuno vuole fare e che rallentano le mansioni degli altri...»
Adesso
è il robot che cerca lo sguardo dell'umano - che è rimasto in silenzio per tutto il tempo, con addosso un'espressione tesa e indecifrabile.
    «Con questo, non sto dicendo che combattere sia l'unico modo per rendersi utile,» insiste ancora il robot, calorosamente, temendo di averlo irrimediabilmente ferito. «Tu sei infinitamente utile per tutte queste persone, Sam. Il lavoro che svolgi quotidianamente all'Istituto
è una risorsa fondamentale, per la vita di questa gente, e nessun altro potrebbe farlo meglio di te. Non conosco molti altri esseri umani, è vero, quindi forse non posso fare un confronto obiettivo... Ma vedo nei tuoi occhi che sei una persona buona, e ho visto nelle tue ricerche che sei un uomo di una sconfinata intelligenza. Mentre io... Io non so fare nulla di tutto questo. Non ho una preparazione di alcun tipo, non ho abilità particolari e non c'è un altro modo di fare del bene, per quelli come me.»


    Sam osserva Gadreel senza dire nulla, per qualche lungo, lunghissimo istante. E poi, con estrema freddezza, libera con un gesto secco le proprie mani dalla presa del robot - il quale, improvvisamente orfano di quel contatto fisico a cui con tanto trasporto e bisogno si era aggrappato, lo guarda con aria dispiaciuta e smarrita.
Ho fatto qualcosa che non va?
, si chiede l'androide, mortificato. Forse ho detto qualcosa di sbagliato...
    «Sai già che tra qualche ora ci sarà una missione di recupero, suppongo.» Sam si sforza di non guardare il robot e di non lasciar trapelare alcuna sfumatura nel tono di voce. Ha intravisto, solo per un attimo, il dispiacere profondo negli occhi di Gadreel, e stava quasi per cedere di nuovo. Ma no, non si affezionerà a lui. Non soffrirà di nuovo come ha sofferto con Jess: lo ha promesso a sé stesso, tanti anni prima.
    «Lo so...» Gadreel quasi lo sussurra, facendo scivolare via dal tavolo le proprie mani, ormai vuote, e posandole sulle ginocchia. Sam
è cambiato di punto in bianco, senza alcun motivo apparente, e Gadreel vorrebbe chiedergli il perché. Ma forse non sono affari suoi...
    «E immagino che vorrai unirti a loro,» Sam lo incalza, mantenendo un'aria impassibile.
La sua faccia non ha alcuna espressione.
    Gadreel si sente in colpa per aver sottratto il calore e il sorriso da quel volto. Non immaginava che Sam l'avrebbe presa così male... Era andato subito da lui sperando che lo aiutasse a capire meglio le proprie inclinazioni, nel modo sereno e partecipe con cui lo aveva accolto fin dal primo giorno. Cosa
è successo, dopo? Perché non gli sorride più come prima?
    «... Mi hanno detto che potrebbero avere bisogno di aiuto...», mormora il robot, senza il coraggio di dire esplicitamente che sì, vuole andare, vuole vedere con i propri occhi quella guerra che ha rovinato tante vite.
    Sam inspira, espira. Torna a giocherellare con il bicchiere. Lo svuota.
    «Be', vai pure. La cosa non mi riguarda,» sputa, più tagliente di quanto vorrebbe.
    «Ma... Sam, che succede? Io... Io volevo parlarne con te, volevo--»
    «Non mi importa cosa volevi. Il mio compito
è far prendere agli androidi una decisione, e tu l'hai presa. Ora non ho più niente da dirti,» continua Sam, freddo e implacabile, odiando sé stesso ad ogni parola. Ma deve ferire Gadreel, deve allontanarlo e dimenticarsi di lui: è l'unico modo che ha per non stare male quando qualcuno gli dirà che non ce l'ha fatta, che è stato riprogrammato o disattivato o è rimasto direttamente ucciso in combattimento - come è finita Jess, come è finito suo padre, come finirà Dean: come finiscono tutte le persone a cui Sam vuole bene.
    Gadreel ammutolisce di colpo, confuso e ferito. È a pezzi. Non riesce a capire il motivo di tanto improvviso disprezzo, e si sente sprofondare. Piuttosto che affrontare questo, preferirebbe sopportare altre mille volte ancora i dolori terribili che ha provato durante la caduta... Farebbe meno male, pensa.
    «M-ma io credevo...», prova a dire, ma viene subito interrotto.
    «Tu non devi credere,» ringhia Sam, che ormai sembra diventato un'altra persona. «
Dovevi prendere una decisione e l'hai presa, va bene. I nostri rapporti finiscono qui. Da oggi vivrai alla base. Prenderai ordini da Castiel e farai ciò che ti viene detto... Fine della storia.» Il ricercatore si sente un verme, ma non ha altra scelta.
    «Sam, perché fai così..?» Il tono di Gadreel
è supplichevole, affranto. Non capisce. La persona che ha davanti ora non ha nulla a che fare con quella che il robot ha imparato a conoscere: dev'esserci un motivo, se Sam è cambiato così tanto. Ma quale? «Se ho fatto o detto qualcosa che ti ha offeso, ti prego, scusami. Ma per favore, dimmi che sta succedendo. Dimmi se posso fare qualcosa per te...», il robot prova a raggiungere di nuovo le sue mani, ma l'uomo si scosta bruscamente.
    Gadreel
è profondamente mortificato, ma non sembra comunque intenzionato a desistere. Guarda Sam con una certa esitazione - come se si aspettasse, da un momento all'altro, che l'uomo scoppi a ridere e gli dica Sorpresa! Stavo scherzando, testa di latta. Ma Sam non ha per niente voglia di giocare.
    Non è ancora abbastanza, pensa l'uomo. La tenacia e l'ingenuità del robot sono impressionanti.
    Sam non riesce a guardarlo in faccia, mentre lo sommerge di cattiverie. Non riuscirebbe a dirle, se vedesse quegli occhi grigioverdi che soffrono per le sue parole... Ma ormai ha deciso.
Tanto vale andare fino in fondo.
    «Non devo dirti proprio niente,» dice, caricando ogni parola con tutto il distacco e l'odio di cui
è capace. «Non so che razza di idee ti sia messo in testa, ma noi non siamo amici, è chiaro? Non sono il tuo confidente o il tuo psicologo:
io non sono nessuno per te. Non mi importa niente di quello che scegli o di quello che fai...»
Sam cerca di convincersene, mentre lo dice.
Non mi importa di te, non mi importa di te. Deglutisce a fatica, prima dell'ultimo affondo.
    «
Non me ne importa niente. Tu non sei nessuno per me.»


    Gadreel vorrebbe tornare nel comodo guscio da laboratorio in cui ha trascorso i suoi dieci anni di sonno. Chiudercisi dentro, riaddormentarsi, e non uscirne mai più.
Prima la notizia di Chuck, poi questo. In poche ore, ha perso suo padre e l'unico amico che abbia mai avuto. Anzi: che abbia mai creduto di avere... 
Gadreel non sa come si sentano gli umani quando muoiono: ma è sicuro che sia una sensazione molto, molto simile a quella che sta provando lui ora.
    «Sam...»
Gli occhi gli bruciano, ma l
'androide si sforza di non lasciarsi andare. Lo ha già fatto troppe volte, da quando si è risvegliato. Quanto dolore deve provare ancora?
L'uomo si ostina a non guardarlo.
    Per qualche lungo, lunghissimo istante, il robot rimane immobile sulla sedia, rigido, senza dire o fare niente. La confusione di chiacchiere e bicchieri, tutt'intorno a loro, sembra essere stata inghiottita da una bolla di silenzio. 


    Sentire il robot che chiama il suo nome con tanta tristezza e con tanto dispiacere lo fa vacillare. Ma questa è stata la decisione giusta, la migliore che Sam abbia mai preso...
    ... O no?
    È meglio così, si dice l'uomo, è meglio che muoia subito, quella simpatia che si stava formando. È meglio per tutti e due, anche se adesso stanno male. Meglio un piccolo dispiacere oggi che il dolore di un funerale dopo, giusto?


    Sam non risponde.
Gadreel abbassa la testa, sconfitto, le labbra sottili appena appena curvate all
'ingiù. Un milione di dubbi e di brutti pensieri gli si addensano nella testa, ma uno su tutti spicca con feroce chiarezza.
    Ora è
davvero solo.


    Sam non lo guarda, mentre se ne va. Sente solo il rumore della sedia che struscia sommessamente contro il pavimento, e poi il fruscio leggero dei passi di Gadreel che si allontana da lui e sparisce tra la folla. Piano piano - come per dargli l'ultima possibilità di richiamarlo indietro.
Ma Sam non lo fa.

    Non mi importa niente di lui, ripete a sé stesso, mentendo.

Non me ne importa niente.

  
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