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Autore: HadleyTheImpossibleGirl    29/06/2016    7 recensioni
[STORIA INTERATTIVA- STORIA COMPLETA]
1971
Lord Voldemort sta accrescendo rapidamente il suo potere mentre il mondo magico entra sempre più in crisi.
Siamo agli albori di quella che diventerà la Prima Guerra Magica e per contrastare le forze oscure c'è bisogno di Auror.
Una nuova generazione di maghi e streghe è pronta a diventarlo.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Auror Training Program'
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Tre settimane erano passate e Federica non sapeva ancora come dire a Caradoc che se ne sarebbe andata. I suoi genitori avevano deciso di partire verso l’America perché nel Regno Unito la situazione diventava sempre più pericolosa e le avevano chiesto in modo accorato di seguirli. Federica si era arrabbiata e aveva pianto, tanto, prima di decidere di rispettare il loro volere. Aveva lottato tanto per arrivare dove era ora ma la sua famiglia era importante, più importante.
Il giorno per cui la sua famiglia aveva prenotato la passaporta si avvicinava in modo inesorabile e aveva parlato della questione solo ai suoi amici e agli istruttori. Non una parola al suo fidanzato, non finchè non avesse trovato la forza di dirgli addio. Ezra le aveva suggerito una relazione a distanza ma per Federica era inconcepibile: che senso aveva se non potevano abbracciarsi o baciarsi?
Il baule era pronto ormai. Aveva messo dentro tutto, dai libri ai vestiti, tranne la divisa da Allieva dell’Accademia. Le era dispiaciuto non poterla portare via con lei, ma queste erano le regole.
Si sdraiò sul letto a leggere un manuale di Occlumanzia, argomento che le era particolarmente piaciuto. Non seppe dire da quanto dormisse quando venne svegliata di soprassalto da un incessante bussare alla porta.
Si alzò svogliatamente, buttando un occhio al letto di Krystal ancora vuoto e alla sveglia sul comodino che segnava mezzanotte e un quarto.
“Perché è dovuta venire Krystal a dirmi che domani mattina te ne saresti andata?” esordì un Caradoc infuriato come una biscia
“Io…” iniziò a dire la ragazza
“Pensavi di fuggire così, senza dirmi nulla? Solo perché sarebbe stato più facile? Beh sai che ti dico? Vattene pure! Arrivederci e grazie!” sputò fuori lui prima di voltarsi e andarsene.
Federica gli corse dietro, con uno scatto lo fece girare e lo baciò con passione. Caradoc rispose subito al bacio con un trasporto smisurato. La spinse verso la sua camera, senza staccarsi da lei.
Una volta entrati in camera la fece accomodare sul letto e iniziò a spogliarla, a baciarla sul collo, sulla clavicola e poi sempre più giù.
Federica si svegliò che fuori era ancora buio, pensando quasi di aver sognato il suo incontro con Caradoc. Ebbe la conferma che era tutto vero la mattina successiva, quando dopo aver salutato i suoi amici si apprestò ad allontanarsi a piedi dall’Accademia per raggiungere la zona dove si sarebbe potuta smaterializzare. Gettò un’occhiata alla finestra di Caradoc, al secondo piano, e lo trovò lì a osservarla, con una mano alzata in cenno di saluto.

Quel giorno di metà febbraio sembrava che la tempesta di neve tanto preannunciata dai giornali e le radio fosse arrivata nella zona in cui si trovava l’Accademia. Gli studenti si svegliarono infreddoliti nonostante la villa fosse riscaldata, e scesero al piano terra ancora più svogliati del solito.
James sbuffava sonoramente sopra al suo caffè, rimpiangendo il tepore delle coperte. Accanto a lui Sean sembrava non essere da meno, e lui il freddo lo sentiva anche dentro. Nonostante Eveline fosse seduta soltanto a un paio di posti di distanza la sentiva lontana anni luce. Doveva assolutamente trovare il modo di parlare con lei, anche se lei continuava a fuggire.
Sadie si era accorta di come Sean continuava a guardare l’amica. Nemmeno lei poteva più sopportare quella situazione di limbo in cui quei due si trovavano e di cui soffrivano più o meno palesemente.
Sean era palesemente triste e abbattuto, solo in compagnia degli amici sembrava il solito ragazzo scherzoso e simpatico.
Quanto a Eveline, beh, lei non avrebbe mai lasciato trasparire la sua sofferenza. Si atteggiava a stronza fredda e indifferente ma in realtà stava male più di quanto desse a vedere.
Emily e Justin stavano facendo colazione insieme ad Abbie, ai fratelli Prewett e a qualche altro loro amico. La mora non poteva smettere di pensare a cosa potesse nascondere Justin, eppure quando stavano insieme lui si comportava come se niente fosse. Lei aveva persino provato a sondare il terreno facendo qualche domanda ma Justin era stato abilissimo a giustificare ogni sua sparizione e ogni suo comportamento.

Maledezione! pensò Emily, inforcando il pancake con gocce di cioccolato che aveva nel piatto.
Quel giorno gli allievi del primo vennero invitati a seguire l’istruttrice Charlotte fuori, proprio nel bel mezzo della bufera. Al centro del giardino, il gruppo di maghi e streghe iniziò a guardarsi stralunato.
“Bene, ci siete tutti. Oggi le bacchette non vi serviranno, farete un po’ di esercizio fisico” annunciò la donna.
La bocca di alcuni studenti rimase mezza aperta, e molti altri avevano gli occhi fuori dalle orbite. C’era quattro gradi sotto lo zero e almeno dieci centimetri di neve sul terreno, come cavolo avrebbero fatto ad allenarsi?
Ezra si rivolse a Elias sussurrandogli “Questa è pazza”
“Secondo me vuole vedere quanti ne muoiono assiderati” scherzò Hayden
L’istruttrice li fermò “Non siate melodrammatici, qualche ora al freddo non ha mai ucciso nessuno. Vi scalderete correndo per un’ora lungo il perimetro della villa, poi si passerà ad altri esercizi come il salto agli ostacoli ed esercizi di equilibrio. Dopo l’allenamento, questo pomeriggio duellerete”
“Che cosa?” sfuggì a una ragazza bionda
“Beh, non penserete che quando andrete a in mezzo a un combattimento sarete tutti belli freschi e riposati…oggi sarete un po’ temprati, e io potrò valutare la vostra resistenza” disse con un sorriso sardonico.
Sbuffando e imprecando gli studenti iniziarono a eseguire gli ordini e a correre.
Eveline non aveva problemi a correre, lo faceva spesso ma Sadie faticava a starle dietro e la pregava di rallentare almeno un po’.
A metà del gruppo né James né Sean sembravano troppo turbati dal fatto di dover correre in quelle condizioni, anzi il primo sembrava in qualche modo divertirsi.



Alle sei di sera gli allievi vennero finalmente lasciati liberi di riposare. La maggior parte optò per una doccia calda e un po’ di relax, dopo la giornata estenuante che avevano passato. I duelli li avevano definitivamente messi al tappetto.
Eveline stava camminando nel corridoio che dal salotto portava alle scale, passando davanti a una delle sale lettura della biblioteca sentì qualcosa afferrarle il braccio e trascinarla dentro.
Sean chiuse la porta e la guardò, i luminosi occhi azzurri erano diventati improvvisamente severi.
“Sono stanco di doverti correre dietro”
“Cosa vuoi, un premio?” chiese lei lapidaria, accomodandosi su una delle poltroncine di velluto verde bottiglia. Non si era stupita più di tanto del gesto di Sean, erano giorni che praticamente non si parlavano. Evie sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare il ragazzo, anche se continuava a posticipare il più possibile la cosa. Era rimasta leggermente spiazzata dal gesto di lui, ma in fondo doveva aspettarselo: lui era il tipico ex Grifondoro, ostinato e impulsivo.
“Ce la fai per un solo secondo a smetterla di comportarti da stronza? Ultimamente non hai fatto altro che allontanarmi… Io capisco che hai passato un periodo difficile ma sai cosa? Anche io!”
Sean aveva urlato. Questo Eveline non se lo aspettava di certo, la sorpresa dipinta sul suo viso non era certo passata inosservata al ragazzo.
“Non ti è mai passato per la testa che anche per me possa essere stato difficile, vero? Beh, ti do una notizia: lo è stato! Mio padre ha rischiato di morire e io sono stato sotto Cruciatus e ti posso assicurare che non è piacevole ma ero lì a preoccuparmi di come potevi stare tu, e tu invece non hai fatto altro che scansarmi!” le parole pronunciate a una velocità incredibile erano come piccole frecce o pugnali che colpivano Eveline.
La ragazza sentì il proprio cuore stringersi in una sorta di morsa dolorosa, una cosa che non aveva mai provato prima. Dovette ammettere a se stessa di essere stata cieca ed egoista, troppo presa dal suo dolore, non si era accorta di quello altrui.
Se la sua natura era davvero questa, se era davvero una persona così meschina, aveva fatto bene ad allontanare Sean, sarebbe stato senz’altro meglio senza di lei.
“Io capisco come ti senti”
“No, non puoi capire” il tono di Eveline era freddo e ostile. Si stava parando dietro ad un muro, dietro al muro che aveva pazientemente costruito negli ultimi anni.
“Se non posso capire è solo perché tu me lo impedisci!” la accusò Sean “Perché lo fai?”
La ragazza incrociò le braccia al petto e con uno sbuffo cacciò via una ciocca di capelli che le copriva gli occhi “Fidati, è meglio così”
“Allora forse è meglio che me ne vada”
“Vattene se vuoi andartene” rispose prontamente Evie
“Me ne vado se tu vuoi che me ne vada”
La ragazza reagì come se stesse discutendo con un bambino. “Non sei un elfo domestico, sei un uomo libero, fai quello che vuoi”
“E va bene!” esclamò spazientito lui “Hai fatto di tutto per farti lasciare! Complimenti, ci sei riuscita!”

Quella sera Eveline non scese a cena, a dire il vero furono diversi gli allievi del primo anno a mancare. Molti di loro erano crollati di stanchezza. Emily mangiò solo qualche boccone e poi si spostò in salotto dove trovò Elias che sorseggiava una cioccolata calda davanti al camino.
“Hey” lo richiamò “Come mai non c’eri a cena?”
“Ho più sonno che fame a dire la verità, finisco questa e me ne vado in camera” rispose il ragazzo alzando leggermente la tazza che aveva in mano “Tu hai già mangiato?”
“Si… Justin non c’era… sai, continua a sparire e io francamente non ne posso più… secondo i Prewett dovrei parlare direttamente con lui, ma secondo me loro sanno qualcosa e non vogliono dirmelo”
“Se vuoi saperlo anche io credo che dovresti parlare con lui a quattr’occhi. State insieme da anni, non è giusto non mostrarsi a pieno”
“In che senso?” chiese la ragazza leggermente perplessa.
“Lui dovrebbe dirti quello che combina e tu non dovresti fare finta di niente quando siete insieme, dovreste discuterne, di qualsiasi cosa si tratti” disse Elias bevendo un ultimo sorso di cioccolata calda.
“Forse hai ragione” ammise Emily.
L’amico si pulì la bocca su un tovagliolo di carta che appoggiò insieme alla tazza sulla mensola di legno che sovrastava il grande camino di marmo.
“Buona fortuna” le augurò, depositandole un leggero bacio sulla fronte.
Emily rimase una decina di minuti buoni lì, ad osservare il danzare delle fiamme rossastre e a cercare il coraggio di affrontare Justin. Lei non era certo una codarda ma non si era mai trovata in una situazione del genere. Non aveva mai avuto grossi problemi con Justin, ma giorno dopo giorno il dubbio aveva fatto breccia nel suo animo. Cosa stava nascondendo di così grande da non dirle nulla?
Quando raggiunse la camera del ragazzo non si meravigliò affatto del fatto che lui non fosse lì, ma lo conosceva abbastanza bene da sapere dove nascondeva la chiave di riserva.
Entrò nella stanza e si sedette sul letto, accarezzando la coperta di morbido tessuto blu. Rimase un po’ lì a guardarsi intorno, poi iniziò a misurare la stanza con i propri passi. Più aspettavo più la stanchezza e i pensieri la rendevano nervosa.
Justin rientrò alle undici di sera e la trovò di spalle, in piedi davanti la finestra.
“Em… che ci fai qui?”
La ragazza rispose con una domanda, andando dritta al punto “Dove sei stato?”
Justin non si fece cogliere impreparato e rispose con nonchalance “Esercitazione supplementare… sai, gli esami si avvicinano”
Emily alzò gli occhi al cielo cercando di ricacciare indietro le lacrime che già le pungevano gli occhi.
“Siamo arrivati a questo punto?”
“Quale punto?”
“Il punto in cui mi menti così spudoratamente”
Justin sembrò offeso. “Io non ti sto mentendo, si tratta davvero di un esercitazione supplementare”
“Dimmelo se mi stai tradendo, ti prego dimmelo perché io non posso passare le serate a domandarmi dove o con chi sparisci dopo le lezioni” Il tono di Emily era talmente accorato che il ragazzo andò ad abbracciarla e lei si aggrappò istintivamente al suo petto.
“Smettila di dire idiozie” disse teneramente accarezzandole la testa
Emily alzò lo sguardo e il ragazzo si fece più serio “Ti ho nascosto una cosa è vero…vuoi sapere cosa faccio dopo le lezioni?”
Quando la ragazza annuì, Justin si scostò e in un attimo il corpo del ragazzo mutò, si piegò a quattro zampe e in effetti le sue gambe non erano umane, erano proprio zampe, con tanto di zoccoli e dal suo fondoschiena fuoriusciva una coda, il resto del corpo era coperto da una fitta e corta peluria marrone. Solo la testa era rimasta normale.
“Un cavallo?” chiese lei confusa
Il ragazzo fece un notevole sforzo per tornare alla sua forma umana. “Sto studiando per diventare Animagus, non ho detto niente a nessuno perché non sarebbe proprio legale ma il mio istruttore mi dà una mano. Ecco cosa faccio quando sparisco”
“Io… non so che dire” balbettò Emily.
Justin tornò a circondarle la vita con le braccia, attirandola a sé. Posò la sua fronte su quella di lei, in modo che i loro nasi si sfiorassero appena.
“Davvero hai pensato che potrei tradirti? Dovrei ritenermi offeso” ridacchiò.
Emily si ritrovò a sorridere a sua volta, sentendosi un po’ sciocca. I due si baciarono dolcemente, sentendosi molto più leggeri di come si sentivano mezz’ora prima, come se si fossero tolti un grosso peso dallo stomaco.
Dopo il bacio Emily si rivolse a Justin “Mi prometti che non mi nasconderai più niente?”
“Promesso” rispose lui prima di baciarla di nuovo velocemente.

Sadie rientrò in camera presto quella sera, alla ricerca di Eveline.
"Hey" le disse appena entrata nella camera "Sean mi ha detto che vi siete lasciati, come stai?"
Eveline scrollò le spalle. "Sto bene. Non ho bisogno di lui, o di altri fidanzati. Sto bene così, senza legami, da sola" pronunciò le parole soppesandole una ad una, ma convinta di quello che diceva.
"Tu non sei sola" disse Sadie prima di abbracciarla.

Salve gente!
3 capitoli in pochi giorni…mi sento produttiva ù.ù Purtroppo nei prossimi giorni non credo che sarò altrettanto produttiva perché lunedì ho l’esame per il Goethe-Zertifikat (certificazione per la lingua tedesca) e quindi sarò un po’ impegnata.
Cooomunque, veniamo alla storia. Ho eliminato Federica…perché? La sua autrice è sparita, mi dispiace ma questa è la dura legge delle interattive.
Piccola nota: siamo ormai a pochi capitoli dalla fine. Questa storia che era nata come una sfida con me stessa, essendo la prima storia che pubblico, era stata inizialmente concepita per coprire tutti e 3 gli anni in Accademia, ma verrebbe un mattone/odissea/epopea quindi si concluderà alla fine del primo anno degli OC, mi sembrava giusto avvertirvi di questo
Alla prossima ;)

H.

  
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