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Autore: Nikilu    29/06/2016    1 recensioni
Questa storia porta semplicemente un po' di novità al romanzo che già conosciamo. Le scuole sfidanti che gareggiano per il Torneo Tremaghi portano una ventata di freschezza e novità a Hogwarts. Nuovi personaggi sono inseriti in un contesto a noi tanto familiare e ci saranno cambiamenti, amicizie, amori... ma soprattutto il Torneo Tremaghi.
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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La mattina del 12 novembre, Selina si svegliò molto presto. Era ancora buio quando scostò le tende del suo baldacchino e si alzò in piedi per dirigersi alla finestra; un cielo grigio e nuvoloso le restituì lo sguardo e ricordò seccata che quella mattina il professor Hagrid avrebbe tenuto la sua lezione al limitare della Foresta Proibita. Pioverà e ci faremo un bel bagno, pensò.
Le sue compagne di stanza dormivano placidamente e lei avrebbe tanto voluto concedersi una doccia rigenerante ma, per non svegliarle, infilò la vestaglia e scese al piano di sotto. La sala comune dei Corvonero era circolare e molto grande; drappeggi blu e bronzo raffiguranti un corvo sinuoso che sembrava fissare tutti, pendevano dalle pareti; nel camino giacevano le ceneri ancora un po’ calde della sera prima e i divani in velluto blu sembravano neri al buio. Si fece luce con la bacchetta e raggiunse il grosso tavolo in noce che si trovava sotto la finestra in cerca di una lampada; la trovò, la accese e si andò a sistemare su un pouf blu nell’angolo, sotto una delle grandi finestre a volta. Poggiò la lanterna sul davanzale e continuò a scrutare l’orizzonte, pensierosa.
Jeremy era stato scelto per il Torneo Tremaghi e lei era molto preoccupata. Di certo non lo dava a vedere, non era la tipa che esprimeva i suoi sentimenti, soprattutto quelli di affetto, ma era molto affezionata a Jeremy: si erano conosciuti a Whitehorse il loro primo anno e da allora, insieme a Logan, erano diventati inseparabili.  Ammise a se stessa – e non era la prima volta – che i suoi due migliori amici avevano una pazienza infinita, sempre a starle dietro con quel caratteraccio che si ritrovava. Come fanno ad essere amici miei? si domandava spesso, soprattutto Logan che la conosceva fin dalla tenera età e che, innumerevoli volte, si era posto la stessa domanda ma in modo scherzoso. Nonostante i suoi modi bisbetici, Logan e Jeremy c’erano sempre stati per lei, anche  – e soprattutto -  quando la sua innocenza le era stata strappata via e i suoi genitori l’avevano lasciata sola al mondo, alla mercé di una zia bipolare e instabile. Li considerava due fratelli, quelli che non aveva mai avuto, e due colonne portanti della sua vita.
Con un dito affusolato si arricciò una ciocca di capelli rossi e guardò il suo riflesso nel vetro della finestra: sembrava uno spettro. Le occhiaie contrastavano con la pelle diafana e le lentiggini sul viso sembravano spente; non dormiva bene da quando il nome di Jeremy era stato estratto dal Calice di Fuoco. E se gli fosse capitato qualcosa? Cosa avrebbero fatto lei e Logan?
 
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“Mancano dodici giorni, eh?” mormorò Candice all’indirizzo di Nora, mentre cercavano di cavare un ragno dal buco per il compito che aveva assegnato la McGranitt.
“Già” rispose Nora giù di tono; la conversazione del giorno prima con Alicia le ronzava ancora in testa e il silenzio dell’amica su ciò che le aveva detto prima di andarsene via e piantarla in asso, le facevano rabbia. Perché non mi ha detto ‘Sei pazza? Non penso affatto queste cose! ‘ ? pensò.
Perché lo pensa davvero, si rispose da sola.
Candice lasciò perdere ogni tentativo di conversazione con la ragazza spagnola e si concentrò sul compito; Timothy e Jared erano andati a studiare in biblioteca per stare tranquilli ma Candice detestava non poter chiacchierare, così aveva pensato che studiare con Nora sarebbe stato meglio. Pessima idea.
Hola” esclamò Esteban prendendo posto vicino alle due ragazze;  Candice lo salutò con allegria e gli rivolse un languido sorriso che non passò inosservato a Nora; la campionessa lanciò uno sguardo d’intesa ad Esteban e quest’ultimo capì che significava Le piaci. Il ragazzo cacciò il libro di Erbologia dalla cartella e intraprese la lettura di pagina 15.
“Hai già fatto il compito di Trasfigurazione?” domandò Candice quando vide che Esteban non si accingeva a farlo.
“A dire il vero no” rispose lui pacatamente, continuando a leggere nozioni sull’Algabranchia.
“E quando hai intenzione di farlo? È per domani” disse allarmata Candice.
“Lo copierà da me, come sempre” rispose Nora senza alzare lo sguardo dalla sua pergamena e continuando a scrivere.
Esteban alzò gli occhi dal libro, sorrise eccessivamente a Candice – come si fa quando hai appena combinato un guaio – e stese le lunghe gambe sulla sedia di fronte, rimmergendosi nella lettura.
“La McGranitt se ne accorgerà” li mise in guardia la Serpeverde.
“Non lo copia pari pari” spiegò Nora “E’ che, invece di studiare dal libro, studia dal mio compito. Più veloce e con metà del lavoro già fatto, no?” sorrise appena quando lo disse.
“E a te sta bene?!” domandò Candice, quasi oltraggiata.
“Certo che le sta bene” intervenne Esteban “Facciamo al contrario per Pozioni”. I due amici spagnoli si concessero una risata piena, soprattutto l’espressione della Serpeverde.
“Avete scelto i due professori più severi e pignoli di Hogwarts per scherzare” disse, suo malgrado sorridendo.
“Ce ne faremo una ragione” disse Nora con una smorfia divertita mentre cercava inchiostro nuovo nella borsa.
 
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Il giorno successivo, la McGranitt non si accorse perfettamente di nulla, anzi sia Nora che Esteban ottennero Oltre Ogni Previsione.
“Visto?” cantilenò Esteban all’orecchio di Candice mentre prendevano i compiti alla cattedra; le sventolò la pergamena davanti al viso e la Serpeverde – che aveva invece ottenuto Eccezionale – alzò gli occhi al cielo divertita.
La prima prova del Torneo Tremaghi si avvicinava sempre di più e la campionessa, l’unica ragazza scelta, non aveva la minima idea di come prepararsi. Este le suggerì di montare in sella ad una scopa e schiarirsi le idee ma lei gli ricordò che in Gran Bretagna pioveva un giorno sì e l’altro pure, così, quel pomeriggio cercò un’aula vuota – la trovò al terzo piano – e si esercitò sugli Incantesimi Non Verbali; sarebbe stato più semplice attaccare qualsiasi cosa le si fosse parata davanti senza che il suo avversario sapesse cosa voleva fare. Cominciò con gli incantesimi più facili come Lumos, Wingardium Leviosa, Avis, Accio e pian piano aumentò la difficoltà anche se era ben decisa a non distruggere l’aula, quindi ci andò piano.
Lasciò l’aula nel tardo pomeriggio e quando giunse nel Salone d’Ingresso, per poi dirigersi ai sotterranei, incontrò Jeremy Smith ai piedi delle scale. Lui la salutò cordiale e Nora stavolta non poté evitarlo.
“Hhola” biascicò Jeremy con un accento spaventoso che fece ridere la ragazza. “Lo dico così male?” chiese lui con un sorriso sghembo.
“Non è colpa tua, ma dell’accento canadese” replicò lei sorridendo. “Come va? Pronto per la prima prova?” gli chiese subito dopo.
“Stavo per farti la stessa domanda” confessò lui grattandosi il collo, ad un tratto nervoso. “Non ho la minima idea di come prepararmi”.
“A chi lo dici” mormorò Nora, sconfitta “Non so cosa aspettarmi. Sapevi che nell’edizione del 1792 i campioni hanno combattuto contro un Basilisco?” sputò la notizia velocemente, ricordando che era stata Ali a dirglielo.
Jeremy sgranò gli occhi ed esclamò “Un Basilisco?! Oh mamma, spero che ci capiti qualcosa di più docile!”
“Beh, basterebbe non guardarlo negli occhi” rifletté Nora e poi aggiunse  “Comunque tranquillo, l’unico Basilisco che avevano qui a Hogwarts è stato ucciso da Harry Potter un paio di anni fa, quindi non dovremmo correre pericoli” ridacchiò per alleggerire la tensione.
“Hai ragione” convenne il ragazzo di Whitehorse “In compenso, le prove sono sempre diverse e – anche se fosse vivo – non lo userebbero, no?” la sua espressione era più serena adesso. Si passò una mano nei capelli scuri e si poggiò alla ringhiera di marmo mostrando un sorriso godereccio, un gesto decisamente fuori luogo per la conversazione che stavano avendo. Nora rimase interdetta e prima che riuscisse a terminare quell’incontro per svignarsela, lui le disse “Ti va se domani facciamo due passi insieme?” glielo chiese con lo stesso sorriso malizioso che aveva cacciato poco prima. “Potremmo confrontarci sul da farsi per la prima prova” continuò lui, sperando che lei accettasse.
“Ehm…” Nora trasse un profondo respiro prima di rispondere ma poi notò una chioma arancione che varcava l’ingresso del castello; “George!” esclamò a gran voce e il suo amico si voltò: era fradicio, la camicia bianca gli aderiva addosso e la cravatta di Grifondoro era slacciata. Jeremy si girò a sua volta per guardare nella direzione del ragazzo che, dopo lo sguardo eloquente di Nora, si fermò ed attese.
“Senti Jeremy” disse velocemente la ragazza “Non lo so, magari vediamo eh. Ora devo proprio andare, avevo appuntamento con George” così dicendo sgattaiolò via e Jeremy ebbe solo il tempo di gridarle dietro “Ok! Ne riparliamo domani!”. Nora si girò facendogli un cenno di saluto e un sorriso forzato, si attaccò al braccio di George e lo trascinò verso l’ingresso dei sotterranei.
“Cammina e non voltarti” mormorò Nora a denti stretti e George fece come gli era stato chiesto; scesero la prima rampa di scale e si fermarono.
“Posso sapere cosa è successo?” chiese lecito il gemello, strizzandosi la cravatta.
“Mi ha chiesto di vederci… da soli” confidò la ragazza inorridita. George scoppiò a ridere e le chiese quale fosse il problema.
“Non mi piace, è questo il problema. Li conosco i ragazzi come lui, hanno le mani più lunghe di una pianta tentaculum” lo disse mentre si affiancava a George per far passare alcuni studenti. “Tu piuttosto” riprese “perché sei fradicio?”
“Fuori piove, te ne sei accorta o che?” chiese il Grifondoro cercando di strizzare anche la base della camicia.
“Certo che me ne sono accorta, idiota” lo rimbeccò lei “Cosa ci facevi fuori con questo tempo?”
“Avevo dimenticato il libro di Erbologia nelle serre e sono andato a riprenderlo” adesso era si stava tamponando i capelli con il fazzoletto che Nora gli aveva prestato pochi giorni prima durante la lezione di Incantesimi. “Possiamo risalire?” domandò ad un tratto, quando si resero conto di intralciare il passaggio ai Serpeverde. Nora acconsentì e prima di rimettere piede nel Salone d’Ingresso si affacciò e lo perlustrò da lontano.
“Non c’è” comunicò George divertito e la ragazza, sollevata, salì gli ultimi gradini.
 
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IN PRIMO PIANO
IL TORNEO TREMAGHI: DOMANI LA PRIMA PROVA
Il famosissimo Torneo che quest’anno vede, in circostanze ambigue, quattro campioni invece di tre comincerà ufficialmente domani – 24 Novembre – con la Prima Prova. Gli studenti delle tre scuole designate (Hogwarts, Gibralfaro e Whitehorse) affronteranno la Prima Prova all’interno del Campo di Quiddicth della scuola ospite che è in fase di allestimento per l’occasione e sarà teatro della competizione più gloriosa del mondo magico.
(continua a pagina 12)
 
L’articolo prendeva l’intera pagina 12, nella sezione Sport della Gazzetta del Profeta e Nora lo lesse sconfortata. Esteban si era allungato sulla sua spalla per leggerlo e, dopo un po’, le aveva strappato il quotidiano dalle mani per ridurlo a carta straccia.
“Non arrovellarti il cervello” le disse pacatamente “Sei preparata” e addentò una salsiccia.
“Non so cosa affronterò… capisci?” disse lei in ansia, spostando il piatto di uova fritte inatto di lato.
“Stai tranquilla, spaccherai il culo a tutti” la confortò Esteban con una strizzata d’occhio. La ragazza sorrise appena e scrutò il tavolo dei Grifondoro dove Alicia stava consumando la sua colazione parlottando con Ron, il quale era ben deciso a tenersi lontano da Harry. Hermione e quest’ultimo erano seduti più distanti e il ragazzo con la cicatrice sembrava avere la stessa faccia sconsolata di Nora; diversamente da lei, però, lui non aveva scelto di candidarsi al torneo.
La giornata passò velocemente, o almeno così sembrò ai campioni del Torneo Tremaghi; i ragazzi del sesto anno trascorsero le ultime di lezione divisi tra Divinazione, Aritmanzia e Rune Antiche.
Dopo cena, mentre Nora ed Esteban lasciavano la Sala Grande per raggiungere la sala comune dei Serpeverde, George si fece largo tra la folla e riuscì a raggiungerli.
“Ehi!” trillò col fiatone “Nora, posso parlarti un attimo?” chiese riprendendo fiato.
“Certo” esclamò lei cordiale.
“Da soli…” mormorò il gemello guardando Esteban con un mezzo sorriso.
“Ok, ho capito. Ci vediamo dopo” disse il ragazzo di Gibralfaro e li lasciò soli.
George prese per mano Nora – che divenne rossa come un peperone per il gesto – e la trascinò con se per le scale; alle domande continue della ragazza su dove si stessero dirigendo, il gemello continuava a rispondere “Adesso vedi”. Arrivarono al settimo piano e in fondo al corridoio presero una piccola rampa di scale a chiocciola; erano saliti in cima ad una torre che Nora fino a quel giorno non aveva mai visto: vari telescopi erano posizionati lungo la ringhiera, su un tavolo c’erano dei binocoli che avevano l’aria di essere molto antichi, alcune cartine di costellazioni erano affisse sulle pareti laterali e le stelle nel cielo scuro sembravano brillare più che mai.
“Siamo sulla Torre di Astronomia” disse George vedendo la sua amica spaesata “Vieni qui” le disse subito dopo prendendo uno dei binocoli e avvicinandosi al parapetto.
“George, mi dici perché siamo qui adesso?” domandò lei, incuriosita e allo stesso tempo un po’ agitata.
“La vedi casa di Hagrid laggiù?” chiese lui indicando il punto con un dito affusolato.
“Del professor Hagrid” lo corresse lei, lui non ci badò. “Sì, la vedo”
“Perfetto. Adesso serviti del binocolo e guarda nella Foresta, oltre la radura dietro casa sua”.
Nora fece come le era stato detto e sulle prime non capì perché George insistesse così tanto, poi ad un tratto lo vide: un enorme drago incatenato si agitava oltre la radura, sputacchiando fuoco a destra e manca, mentre due maghi cercavano di tenerlo a bada. Per la sorpresa, Nora spalancò la bocca come inebetita, strizzò gli occhi e si rese conto di star osservando davvero un drago.
“Un drago?” chiese per avere conferma. Spostò il binocolo e guardò il rosso amico che le restituì un sorriso smagliante.
“Quattro per l’esattezza, uno per ogni campione” spiegò.
“Domani, quindi, affronteremo dei draghi?! Por Dìos!” la ragazza ispanica si portò di nuovo il binocolo agli occhi mentre il Grifondoro ridacchiava.
“Come diavolo hai fatto a scoprirlo?” chiese lei senza staccare gli occhi dal binocolo.
“Mio fratello Charlie studia i draghi in Romania. Li ha portati lui qui” rispose con tono fiero.
Nora commentò il fatto che i Weasley erano davvero tanti e passarono i successivi dieci minuti a parlare della prova del giorno dopo.
Quando si fece troppo buio e temettero di essere scoperti – “Non dovremmo essere qui” bisbigliò George ad un tratto – fecero la strada a ritroso per tornare nelle sale comuni. Il Grifondoro accompagnò la Gibralfaro fino all’ingresso dei sotterranei e lì Nora si lanciò verso di lui e lo abbracciò.
“Grazie George” mormorò con la testa che affondava nel petto di lui; George le disse che non doveva affatto ringraziarla. Si staccarono dopo pochi istanti, lei con la treccia arruffata per l’abbraccio, lui che la guardava dall’alto con uno sguardo da cucciolo.
“In bocca al lupo per domani” le disse.
“Crepi il lupo… anzi, il drago” rispose lei ridacchiando.
George si unì alla risata, la guardò dritto negli occhi e si avvicinò a lei. Nora si sentiva come paralizzata, il cuore a mille, la faccia di George molto – troppo – vicina alla sua e… lui sembrò cambiare idea e le diede un bacio sulla fronte.
Buenas noches Nora”
Buenas noches”.
 
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Era rimasta basita dalle parole di Nora. Non riusciva a credere che la sua amica fosse arrivata a dirle tanto, eppure… che avesse ragione? In cuor suo, Alicia sapeva che Nora ed Esteban sarebbero stati capaci di…? Oh por Dìos! Ma cosa le saltava in mente? Li conosceva da sei lunghi anni, avevano condiviso tanti bei momenti insieme… erano inseparabili a Gibralfaro, perché era cambiato tutto?
È colpa tua, rifletté.
E Salazar Serpeverde non c’entrava niente… o meglio, lei aveva davvero timore che i Serpeverde non l’accettassero ma il suo pensiero era sempre rivolto a Voldemort.
Era davvero così stupida da pensare che i Serpeverde fossero tutti figli di Mangiamorte e che - se come dicevano Nora ed Esteban - Voldemort fosse tornato, i suoi due amici sarebbero stati dalla sua parte? Aveva una così scarsa considerazione di loro?
Mentre rifletteva su tutto ciò, i suoi pensieri si conclusero sulla Prima Prova che l’indomani Nora avrebbe dovuto affrontare; nonostante tutto, aveva paura per lei.
 
 
 
 
  
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