Tra il dire e il fare c'è di mezzo un esame
Kinoshita
ricevette e la palla volò direttamente sopra la testa di
Kageyama.
Hinata, dal centro, partì verso sinistra, raggiungendo la
rete.
Saltò, chiudendo gli occhi come sempre faceva, ma la palla
non
arrivò a lui. Kageyama alzò a Tanaka, usando
Hinata come esca,
riuscendo così a ingannare il muro e fare punto.
«Evvai!»
gridò Tanaka, estasiato, prima di battere il cinque a
Hinata.
Entrambi poi si voltarono verso Kageyama che con uno sguardo da
funerale alzò le mani, balbettando un
«Evvai» poco convinto.
Tanaka gli battè il cinque, ridendo divertito.
«Devi farci
l'abitudine!» lo canzonò.
Anche
se Kageyama, a differenza di Hinata, aveva avuto una vera squadra
già
alle medie, per lui era tutto diverso e nuovo. Era la prima volta che
doveva accettare di avere davvero una squadra e
che non fosse
solo su quel campo. Qualcosa aveva cominciato a cambiare
profondamente dentro di lui.
Daichi
si mise a battuta per la squadra "Bianchi" e la palla venne
accolta senza difficoltà da Nishinoya, dall'altro lato.
Sugawara
alzò, mentre Tsukishima tentava di fare l'esca, senza essere
troppo
convincente. Asahi la schiacciò, mentre Hinata e Kageyama
provarono
inutilmente di murarlo. La potenza di Asahi era sempre
incontrastabile e inevitabilmente andava dall'altro lato, per fortuna
però era stata almeno rallentata.
Chiyo
scattò, tenendo gli occhi ben fermi sulla palla sopra la sua
testa,
poi saltò e arrivò a prenderla a braccio teso.
Kinoshita e Daichi
la raggiunsero, riuscendo, dopo un po' di tentennamenti, a rimandarla
dall'altra parte.
Ma
era una palla facile e per la squadra Rossa non fu difficile
riprenderne il possesso e il controllo. Ancora Sugawara
alzò, ma
questa volta a Tsukishima e Hinata e Kageyama tentarono ancora il
muro. Tsukishima riuscì a eluderli con una finta, facendo
passare la
palla liscia sopra le loro teste e cadere appena dietro di loro.
Daichi e Chiyo si lanciarono per salvarla, ma il primo la
mancò,
mentre Chiyo riuscì a toccarla solo con le nocche,
deviandola e
basta. La palla sfrecciò appena sopra la testa di Daichi,
steso
davanti a lei, sfiorandolo e mancandolo per un soffio, poi cadde
fuori.
Chiyo
si sollevò urlando allarmata: «Mi
dispiace!!!»
Daichi
tirò un sospiro, sollevato nell'essersi risparmiato una
pallonata in
faccia, e le fece un sorriso, cercando di sdrammatizzare:
«Non mi
hai beccato, non è successo niente.»
«Sono
un disastro!» piagnucolò lei, ancora spaventata.
«Ma
no, non è vero» cercò ancora di
rassicurarla Daichi, imbarazzato
per quella situazione.
Chiyo
cambiò improvvisamente espressione, puntando gli occhi
infuocati a
Tsukishima e indicandolo urlò: «È colpa
tua! Col cavolo che la
prossima volta ti faccio fare punto, spilungone!»
minacciò.
«Chiyo-chan
si è incazzata!» notò Tanaka sgranando
gli occhi, spaventato. Era
la prima volta che la vedeva così e dato lo scricciolino che
era si
faceva fatica a credere che potesse essere un minimo minacciosa.
Yamaguchi
si mise alla battuta della squadra Rossa ma Chiyo riuscì a
ricevere
senza troppe difficoltà. Ancora Kageyama alzò,
usando Hinata come
esca e Tanaka schiacciò, ma dall'altro lato Nishinoya
rotolò e
salvò la palla poco prima che toccasse terra. Sugawara
alzò
nuovamente a Asahi, che passò il muro senza
difficoltà. Chiyo si
lanciò a braccia tese e impedì il punto. Si
alzò rapidamente, per
spostarsi e dar spazio agli altri di completare l'azione, lanciando
un acceso sguardo a Nishinoya, quasi avesse voluto dirgli "anche
io riesco a salvare l'insalvabile". Kageyama corse per riuscire
a mettersi sotto appena in tempo per alzarla di nuovo a Tanaka. Ma il
muro riuscì a prevedere con facilità quella mossa
e lo bloccò,
rimandando la palla nel campo dei Bianchi.
«Quello
era il Rolling Thunder?» chiese Hinata a Nishinoya, con gli
occhi
che brillavano.
«Esatto!»
si esaltò Nishinoya, prima di gridare, alzando un pugno al
cielo:
«Rolling Thunder!»
«Che forza!» lo guardò ammirata Chiyo,
prima di accostarsi alla rete. «Me lo insegni?»
«È
solo una rotolata con un nome stupido» fece notare
infastidito
Tsukishima.
«Non
offendere la Rolling Thunder!» lo rimbeccò Chiyo.
Nishinoya
rise, alzando la testa al cielo, e le disse:
«Chissà, magari un
giorno. Se ne sarai degna!»
«Ho
fermato la schiacciata di Asahi-san! Non sono degna?» chiese
lei,
delusa in viso.
«Hai
ancora strada da fare» continuò lui a mento
sollevato, come un vero
Senpai. Chiyo parve infervorarsi nello sguardo e stringendo i pugni
annuì solenne: «Mi impegnerò e
migliorerò, così sarò degna!»
«Bene!»
riattirò l'attenzione Daichi. «Rendiamogli pan per
focaccia!»
«Sì!»
risposero in coro i suoi compagni.
E
la partita riprese con la battuta di Yamaguchi, che però
risultò
troppo bassa e inciampò nella rete. Riuscì
comunque ad andare nella
parte di campo dei Bianchi e avrebbe dato punto ai Rossi, se Kageyama
non si fosse lanciato a prenderla. Tanaka alzò con un bagher
e
Hinata schiacciò, ma fu murato. La palla minacciò
ancora di cadere
nella parte di campo dei Bianchi, ma Chiyo si tuffò ai piedi
del
compagno, salvandola ancora. Hinata corse con una velocità
impressionante nella zona di campo dove non c'erano muranti e
Kageyama gli alzò una veloce, che permise alla sua squadra
di
aggiudicarsi il set.
«Bene!
Per oggi basta» annunciò Ukai, sorridendo
soddisfatto dal buon
allenamento. I ragazzi miglioravano a vista d'occhio, era un vero
piacere starli a guardare.
«Facciamo
un altro set, per favore!» implorò Hinata.
«Un'altra!»
l'affianco Kageyama con lo stesso fervore negli occhi.
Ukai
sospirò: quei due non avrebbero smesso mai di giocare, non
avevano
idea di cosa significasse riposare.
«Sentite...»
cominciò, grattandosi la nuca. «Non serve a niente
giocare fino
allo sfinimento. Capitano, di' qualcosa ai tuoi ragaz-» ma si
bloccò
quando vide che anche lui e tutto il resto della squadra lo
guardavano con gli stessi occhi di Hinata e Kageyama. Chiyo, in fondo
al gruppo, aveva addirittura cominciato a saltellare ripetendo:
«Un'altra! Un'altra! Un'altra!»
Ukai
li guardò perplesso qualche secondo, chiedendosi se avessero
un
limite, ma nel profondo la cosa lo gratificava immensamente. Aveva
una squadra carente dal punto di vista tecnico, ma la tecnica si
impara... la passione e il desiderio di migliorare, quelle erano le
armi vincenti.
«E
va bene» si arrese e le due squadre si riposizionarono per il
quinto
set del giorno.
Quando
terminarono il sole stava già calando e il cielo ormai aveva
assunto
una pigra colorazione rossa-arancione.
Seduti
a terra, a lato della palestra, i ragazzi della Karasuno cercavano
ristoro nelle borracce.
«Kageyama!»
chiamò Hinata, improvvisamente. «Ce la fai ancora
un po'? Fammi
qualche alzata.»
«Va
bene» rispose senza esitazione il suo compagno ed entrambi
corsero
in campo.
«Volete
ancora allenarvi?» chiese sconvolto Tanaka.
«Voglio
ricevere!» disse Chiyo, alzandosi da terra e correndo in
campo,
dall'altro lato della rete.
«Ehy!
Dobbiamo ancora pulire! Quindi per oggi basta
così!» disse Daichi
imperativo. I tre lo guardarono rattristati, ma non osarono ribattere
e obbedirono.
Improvvisamente,
la porta della palestra si spalancò e il professor Takeda
fece il
suo ingresso con tale foga da inciampare nello scalino e cadere a
terra.
«Sensei?»
chiese Hinata, avvicinandosi preoccupato, seguito dal resto del
gruppo.
«Tutto
bene?» chiese ancora Ukai.
«Ci
andremo, vero?!» chiese lui, sollevandosi di colpo.
«Dove?»
chiese Hinata.
Takeda
mostrò loro un foglio, con orgoglio e gioia, e
annunciò: «Tokyo!»
«Con
Tokyo intende...» cominciò ancora Hinata e il
sorriso gli si
allargò in volto, emozionato. «La Nekoma,
vero?»
«Una
partita d'allenamento?» chiese Kageyama, con altrettanto
stupore e
emozione.
Chiyo
voltò gli occhi confusi a Tanaka, in piedi vicino a lei, e
bofonchiò
interrogativa: «Neko?»
«Nekoma»
la corresse lui, pronunciando bene il nome. «Sono i nostri
eterni
rivali, un tempo le nostre partite le chiamavano "la battaglia
dei cassonetti" ed erano spettacolari, anche se non siamo mai
riusciti a sfidarci su un campo ufficiale.»
«Rivali?»
si illuminò lei, emozionata. «Abbiamo dei
rivali?»
Tanaka
annuì: «Sì e l'ultima volta che ci
siamo scontrati con loro non è
andata molto bene.»
«Sono
così forti?!» chiese lei incredula e Tanaka non
ebbe cuore di
rivelarle che in realtà erano stati loro deboli. Ai suoi
occhi, la
Karasuno era la squadra migliore che avesse mai visto. Non che glielo
avesse rivelato apertamente, ma riuscivano a leggere l'ammirazione
sul suo volto ogni volta: da quando era entrata nella squadra avevano
avuto modo di imparare molte cose su di lei. Prima tra tutte,
aveva una strana mania per le cose alte. Per questo non toglieva gli
occhi da Asahi, ammirandolo come pochi avevano fatto prima, anche se,
alla fine, tutte le attenzioni di Chiyo erano rivolte a Tanaka, forse
perché era quello che si dava più da fare per
mettersi in mostra.
Chiyo
era come una bambina troppo rumorosa e loro l'avevano subito presa a
cuore, tanto che Asahi non era riuscito a dirle di no quando lei
aveva supplicato di prenderla sulle spalle. Ora, era diventata quasi
un abitudine. Chiyo amava stare sulle spalle di quelli più
alti di
lei, diceva che il mondo assumeva tutta un'altra forma da
lassù.
Era
un raggio di sole che entrava in palestra, illuminava, quasi
accecava, ma alla fine era piacevole e adorabile. E quel suo modo di
fare così allegro, genuino, quasi infantile, la portava a
trattare
tutti i suoi compagni come "Senpai", i migliori che avesse
mai incontrato.
«Non
saremo solo noi. Ci saranno anche altre squadre: la Fukurodani e un
gruppo di scuole del Kanto che comprende anche la Nekoma! Sembra che
facciano allenamenti congiunti molto frequentemente. Ma questa volta
anche noi potremo prenderne parte!»
Chiyo
si lasciò sfuggire un gridolino entusiasta, incapace di
contenersi.
«Ci
andremo vero?» chiese ancora Takeda e l'urlo di gioia
dell'intera
squadra rispose alla sua domanda.
«Però...»
e il buio calò di nuovo.
«Però»
riprese il professore. «Sapete che ci saranno gli esami di
fine
trimestre tra qualche giorno, vero?»
Il
silenzio calò all'interno della palestra.
«Vero?»
chiese ancora conferma, il professore.
Non
una mosca parve volare.
«Ecco...
se non doveste passare gli esami, e doveste essere rimandati in
qualche materia, dovrete sostenere i corsi di recupero che si
svolgeranno proprio in quei giorni. Quindi... in pratica, se non
supererete gli esami non potrete venire.»
E
fu il caos.
Tanaka
e Nishinoya cominciarono a correre per fuggire via, come se questo
avesse potuto salvarli, e dovette intervenire Ennoshita per fermarli.
Hinata, tremolante, chiese che punteggio servisse per superare gli
esami e Sugawara lo guardò sbalordito, chiedendogli:
«Non sai
nemmeno quanto serve? Sei messo così male?»
Yamaguchi
volse uno sguardo a Kageyama, che sembrava non avesse risentito della
notizia, ma capì che era tutta apparenza e potè
vedere sul suo
volto l'espressione della morte.
«Kageyama
ha smesso di respirare!» annunciò impanicato.
«Se
supplichiamo il vice-preside, sicuramente...»
cominciò Hinata,
rivolto al professore.
«Perché
invece non provi a prendere bei voti?» ridacchiò
arrogante
Tsukishima.
«Anche
se il vice-preside ci desse il permesso, avreste comunque le lezioni
di recupero, che hanno la priorità» rispose Takeda.
«Ma
se saltassimo i corsi?»
«Dovreste
farli il giorno dopo!»
«E
se saltassimo anche quelli?»
«Verrebbero
spostati ancora!»
«Potremmo
andare a Tokyo e poi fare i corsi al ritorno»
«Non
credo il preside ce lo lascerebbe fare!»
«Come
possiamo fare?»
«Chiyo-chan!»
Tanaka si fece serio, tanto che la ragazza sussultò in un
primo
momento. «Sei in dovere di aiutare i tuoi Senpai!»
«Che?!»
«Esatto!»
intervenne anche Nishinoya. «Insieme per sempre, ricordi?
Fratelli
di sfortuna!»
«Sì,
ma io...»
«Tu
sei brava! Prendi sempre bei voti!» insistè Tanaka.
«Sì...
ma...» balbettò lei, confusa, non sapendo come
uscire dalla
situazione. Non che non fosse vero, si impegnava molto, soprattutto
nell'ultimo periodo, ed era riuscita a portare a casa bei voti, ma
non aveva la minima idea di come aiutare loro due. Lei non sapeva
certo insegnare.
«Non
mettetele pressione!» li ammonì Daichi.
«Ma
non possiamo non venire a Tokyo!» mugolò Tanaka.
«Ha
ragione!» intervenne Chiyo, improvvisamente infervorata.
«Mai e poi
mai permetterò al mio Senpai di perdersi la partita
d'allenamento
con i nostri acerrimi nemici a Tokyo! E nemmeno al mio Fratello di
sfortuna! Insieme fino alla fine!»
«Chiyo-chan!»
mugolarono entrambi, inginocchiati davanti a lei.
«Tanaka-san!
Noya-san! Noi, da oggi... studieremo!» disse con fervore,
battendosi
un pugno sul petto.
«E
andremo a Tokyo!» disse Nishinoya, che preferiva quella
conseguenza
a quella proposta da Chiyo.
«E
andremo a Tokyo!» ribadì lei, annuendo convinta.
«Sì!»
urlarono tutti e tre, colti da uno strano fuoco.
Chiyo
saltò sulle spalle di Tanaka, che, benchè non
fosse preparato alla
cosa, non si ribellò. In quei giorni non c'era stato momento
in cui
lei non avesse approfittato per salire sulle spalle di qualcuno, era
diventata come un piacevole zainetto da passarsi ogni tanto.
«Verso
i libri! Forza!» urlò lei, puntando un dito
davanti a sè. Tanaka e
Nishinoya lanciarono un urlo entusiasta e scapparono fuori, correndo
come gazzelle.