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Autore: Tada Nobukatsu    30/06/2016    1 recensioni
Il colibrì è l'uccello più piccolo del mondo. Ha spiccata aggressività, rapidità nel volo e nelle acrobazie, stupendi colori e per questo le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia. Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo. Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente. In proporzione, la dimensione del loro cuore, rapportata all’uomo, è più grande di 5,6 volte e la frequenza cardiaca dei battiti può raggiungere 1260 pulsazioni al minuto.
Tutte cose molto belle, ma la vera domanda è... che diavolo ci fa in mezzo ai corvi, ai gatti e ai gufi?
Ma soprattutto... Cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tra il dire e il fare c'è di mezzo un esame


Kinoshita ricevette e la palla volò direttamente sopra la testa di Kageyama. Hinata, dal centro, partì verso sinistra, raggiungendo la rete. Saltò, chiudendo gli occhi come sempre faceva, ma la palla non arrivò a lui. Kageyama alzò a Tanaka, usando Hinata come esca, riuscendo così a ingannare il muro e fare punto.
«Evvai!» gridò Tanaka, estasiato, prima di battere il cinque a Hinata. Entrambi poi si voltarono verso Kageyama che con uno sguardo da funerale alzò le mani, balbettando un «Evvai» poco convinto. Tanaka gli battè il cinque, ridendo divertito. «Devi farci l'abitudine!» lo canzonò.
Anche se Kageyama, a differenza di Hinata, aveva avuto una vera squadra già alle medie, per lui era tutto diverso e nuovo. Era la prima volta che doveva accettare di avere davvero una squadra e che non fosse solo su quel campo. Qualcosa aveva cominciato a cambiare profondamente dentro di lui.
Daichi si mise a battuta per la squadra "Bianchi" e la palla venne accolta senza difficoltà da Nishinoya, dall'altro lato. Sugawara alzò, mentre Tsukishima tentava di fare l'esca, senza essere troppo convincente. Asahi la schiacciò, mentre Hinata e Kageyama provarono inutilmente di murarlo. La potenza di Asahi era sempre incontrastabile e inevitabilmente andava dall'altro lato, per fortuna però era stata almeno rallentata.
Chiyo scattò, tenendo gli occhi ben fermi sulla palla sopra la sua testa, poi saltò e arrivò a prenderla a braccio teso. Kinoshita e Daichi la raggiunsero, riuscendo, dopo un po' di tentennamenti, a rimandarla dall'altra parte.
Ma era una palla facile e per la squadra Rossa non fu difficile riprenderne il possesso e il controllo. Ancora Sugawara alzò, ma questa volta a Tsukishima e Hinata e Kageyama tentarono ancora il muro. Tsukishima riuscì a eluderli con una finta, facendo passare la palla liscia sopra le loro teste e cadere appena dietro di loro. Daichi e Chiyo si lanciarono per salvarla, ma il primo la mancò, mentre Chiyo riuscì a toccarla solo con le nocche, deviandola e basta. La palla sfrecciò appena sopra la testa di Daichi, steso davanti a lei, sfiorandolo e mancandolo per un soffio, poi cadde fuori.
Chiyo si sollevò urlando allarmata: «Mi dispiace!!!»
Daichi tirò un sospiro, sollevato nell'essersi risparmiato una pallonata in faccia, e le fece un sorriso, cercando di sdrammatizzare: «Non mi hai beccato, non è successo niente.»
«Sono un disastro!» piagnucolò lei, ancora spaventata.
«Ma no, non è vero» cercò ancora di rassicurarla Daichi, imbarazzato per quella situazione.
Chiyo cambiò improvvisamente espressione, puntando gli occhi infuocati a Tsukishima e indicandolo urlò: «È colpa tua! Col cavolo che la prossima volta ti faccio fare punto, spilungone!» minacciò.
«Chiyo-chan si è incazzata!» notò Tanaka sgranando gli occhi, spaventato. Era la prima volta che la vedeva così e dato lo scricciolino che era si faceva fatica a credere che potesse essere un minimo minacciosa.
Yamaguchi si mise alla battuta della squadra Rossa ma Chiyo riuscì a ricevere senza troppe difficoltà. Ancora Kageyama alzò, usando Hinata come esca e Tanaka schiacciò, ma dall'altro lato Nishinoya rotolò e salvò la palla poco prima che toccasse terra. Sugawara alzò nuovamente a Asahi, che passò il muro senza difficoltà. Chiyo si lanciò a braccia tese e impedì il punto. Si alzò rapidamente, per spostarsi e dar spazio agli altri di completare l'azione, lanciando un acceso sguardo a Nishinoya, quasi avesse voluto dirgli "anche io riesco a salvare l'insalvabile". Kageyama corse per riuscire a mettersi sotto appena in tempo per alzarla di nuovo a Tanaka. Ma il muro riuscì a prevedere con facilità quella mossa e lo bloccò, rimandando la palla nel campo dei Bianchi.
«Quello era il Rolling Thunder?» chiese Hinata a Nishinoya, con gli occhi che brillavano.
«Esatto!» si esaltò Nishinoya, prima di gridare, alzando un pugno al cielo: «Rolling Thunder!»
«Che forza!» lo guardò ammirata Chiyo, prima di accostarsi alla rete. «Me lo insegni?»
«È solo una rotolata con un nome stupido» fece notare infastidito Tsukishima.
«Non offendere la Rolling Thunder!» lo rimbeccò Chiyo.
Nishinoya rise, alzando la testa al cielo, e le disse: «Chissà, magari un giorno. Se ne sarai degna!»
«Ho fermato la schiacciata di Asahi-san! Non sono degna?» chiese lei, delusa in viso.
«Hai ancora strada da fare» continuò lui a mento sollevato, come un vero Senpai. Chiyo parve infervorarsi nello sguardo e stringendo i pugni annuì solenne: «Mi impegnerò e migliorerò, così sarò degna!»
«Bene!» riattirò l'attenzione Daichi. «Rendiamogli pan per focaccia!»
«Sì!» risposero in coro i suoi compagni.
E la partita riprese con la battuta di Yamaguchi, che però risultò troppo bassa e inciampò nella rete. Riuscì comunque ad andare nella parte di campo dei Bianchi e avrebbe dato punto ai Rossi, se Kageyama non si fosse lanciato a prenderla. Tanaka alzò con un bagher e Hinata schiacciò, ma fu murato. La palla minacciò ancora di cadere nella parte di campo dei Bianchi, ma Chiyo si tuffò ai piedi del compagno, salvandola ancora. Hinata corse con una velocità impressionante nella zona di campo dove non c'erano muranti e Kageyama gli alzò una veloce, che permise alla sua squadra di aggiudicarsi il set.
«Bene! Per oggi basta» annunciò Ukai, sorridendo soddisfatto dal buon allenamento. I ragazzi miglioravano a vista d'occhio, era un vero piacere starli a guardare.
«Facciamo un altro set, per favore!» implorò Hinata.
«Un'altra!» l'affianco Kageyama con lo stesso fervore negli occhi.
Ukai sospirò: quei due non avrebbero smesso mai di giocare, non avevano idea di cosa significasse riposare.
«Sentite...» cominciò, grattandosi la nuca. «Non serve a niente giocare fino allo sfinimento. Capitano, di' qualcosa ai tuoi ragaz-» ma si bloccò quando vide che anche lui e tutto il resto della squadra lo guardavano con gli stessi occhi di Hinata e Kageyama. Chiyo, in fondo al gruppo, aveva addirittura cominciato a saltellare ripetendo: «Un'altra! Un'altra! Un'altra!»
Ukai li guardò perplesso qualche secondo, chiedendosi se avessero un limite, ma nel profondo la cosa lo gratificava immensamente. Aveva una squadra carente dal punto di vista tecnico, ma la tecnica si impara... la passione e il desiderio di migliorare, quelle erano le armi vincenti.
«E va bene» si arrese e le due squadre si riposizionarono per il quinto set del giorno.
Quando terminarono il sole stava già calando e il cielo ormai aveva assunto una pigra colorazione rossa-arancione.
Seduti a terra, a lato della palestra, i ragazzi della Karasuno cercavano ristoro nelle borracce.
«Kageyama!» chiamò Hinata, improvvisamente. «Ce la fai ancora un po'? Fammi qualche alzata.»
«Va bene» rispose senza esitazione il suo compagno ed entrambi corsero in campo.
«Volete ancora allenarvi?» chiese sconvolto Tanaka.
«Voglio ricevere!» disse Chiyo, alzandosi da terra e correndo in campo, dall'altro lato della rete.
«Ehy! Dobbiamo ancora pulire! Quindi per oggi basta così!» disse Daichi imperativo. I tre lo guardarono rattristati, ma non osarono ribattere e obbedirono.
Improvvisamente, la porta della palestra si spalancò e il professor Takeda fece il suo ingresso con tale foga da inciampare nello scalino e cadere a terra.
«Sensei?» chiese Hinata, avvicinandosi preoccupato, seguito dal resto del gruppo.
«Tutto bene?» chiese ancora Ukai.
«Ci andremo, vero?!» chiese lui, sollevandosi di colpo.
«Dove?» chiese Hinata.
Takeda mostrò loro un foglio, con orgoglio e gioia, e annunciò: «Tokyo!»
«Con Tokyo intende...» cominciò ancora Hinata e il sorriso gli si allargò in volto, emozionato. «La Nekoma, vero?»
«Una partita d'allenamento?» chiese Kageyama, con altrettanto stupore e emozione.
Chiyo voltò gli occhi confusi a Tanaka, in piedi vicino a lei, e bofonchiò interrogativa: «Neko?»
«Nekoma» la corresse lui, pronunciando bene il nome. «Sono i nostri eterni rivali, un tempo le nostre partite le chiamavano "la battaglia dei cassonetti" ed erano spettacolari, anche se non siamo mai riusciti a sfidarci su un campo ufficiale.»
«Rivali?» si illuminò lei, emozionata. «Abbiamo dei rivali?»
Tanaka annuì: «Sì e l'ultima volta che ci siamo scontrati con loro non è andata molto bene.»
«Sono così forti?!» chiese lei incredula e Tanaka non ebbe cuore di rivelarle che in realtà erano stati loro deboli. Ai suoi occhi, la Karasuno era la squadra migliore che avesse mai visto. Non che glielo avesse rivelato apertamente, ma riuscivano a leggere l'ammirazione sul suo volto ogni volta: da quando era entrata nella squadra avevano avuto modo di imparare molte cose su di lei. Prima tra tutte, aveva una strana mania per le cose alte. Per questo non toglieva gli occhi da Asahi, ammirandolo come pochi avevano fatto prima, anche se, alla fine, tutte le attenzioni di Chiyo erano rivolte a Tanaka, forse perché era quello che si dava più da fare per mettersi in mostra.
Chiyo era come una bambina troppo rumorosa e loro l'avevano subito presa a cuore, tanto che Asahi non era riuscito a dirle di no quando lei aveva supplicato di prenderla sulle spalle. Ora, era diventata quasi un abitudine. Chiyo amava stare sulle spalle di quelli più alti di lei, diceva che il mondo assumeva tutta un'altra forma da lassù.
Era un raggio di sole che entrava in palestra, illuminava, quasi accecava, ma alla fine era piacevole e adorabile. E quel suo modo di fare così allegro, genuino, quasi infantile, la portava a trattare tutti i suoi compagni come "Senpai", i migliori che avesse mai incontrato.
«Non saremo solo noi. Ci saranno anche altre squadre: la Fukurodani e un gruppo di scuole del Kanto che comprende anche la Nekoma! Sembra che facciano allenamenti congiunti molto frequentemente. Ma questa volta anche noi potremo prenderne parte!»
Chiyo si lasciò sfuggire un gridolino entusiasta, incapace di contenersi.
«Ci andremo vero?» chiese ancora Takeda e l'urlo di gioia dell'intera squadra rispose alla sua domanda.
«Però...» e il buio calò di nuovo.
«Però» riprese il professore. «Sapete che ci saranno gli esami di fine trimestre tra qualche giorno, vero?»
Il silenzio calò all'interno della palestra.
«Vero?» chiese ancora conferma, il professore.
Non una mosca parve volare.
«Ecco... se non doveste passare gli esami, e doveste essere rimandati in qualche materia, dovrete sostenere i corsi di recupero che si svolgeranno proprio in quei giorni. Quindi... in pratica, se non supererete gli esami non potrete venire.»
E fu il caos.
Tanaka e Nishinoya cominciarono a correre per fuggire via, come se questo avesse potuto salvarli, e dovette intervenire Ennoshita per fermarli. Hinata, tremolante, chiese che punteggio servisse per superare gli esami e Sugawara lo guardò sbalordito, chiedendogli: «Non sai nemmeno quanto serve? Sei messo così male?»
Yamaguchi volse uno sguardo a Kageyama, che sembrava non avesse risentito della notizia, ma capì che era tutta apparenza e potè vedere sul suo volto l'espressione della morte.
«Kageyama ha smesso di respirare!» annunciò impanicato.
«Se supplichiamo il vice-preside, sicuramente...» cominciò Hinata, rivolto al professore.
«Perché invece non provi a prendere bei voti?» ridacchiò arrogante Tsukishima.
«Anche se il vice-preside ci desse il permesso, avreste comunque le lezioni di recupero, che hanno la priorità» rispose Takeda.
«Ma se saltassimo i corsi?»
«Dovreste farli il giorno dopo!»
«E se saltassimo anche quelli?»
«Verrebbero spostati ancora!»
«Potremmo andare a Tokyo e poi fare i corsi al ritorno»
«Non credo il preside ce lo lascerebbe fare!»
«Come possiamo fare?»
«Chiyo-chan!» Tanaka si fece serio, tanto che la ragazza sussultò in un primo momento. «Sei in dovere di aiutare i tuoi Senpai!»
«Che?!»
«Esatto!» intervenne anche Nishinoya. «Insieme per sempre, ricordi? Fratelli di sfortuna!»
«Sì, ma io...»
«Tu sei brava! Prendi sempre bei voti!» insistè Tanaka.
«Sì... ma...» balbettò lei, confusa, non sapendo come uscire dalla situazione. Non che non fosse vero, si impegnava molto, soprattutto nell'ultimo periodo, ed era riuscita a portare a casa bei voti, ma non aveva la minima idea di come aiutare loro due. Lei non sapeva certo insegnare.
«Non mettetele pressione!» li ammonì Daichi.
«Ma non possiamo non venire a Tokyo!» mugolò Tanaka.
«Ha ragione!» intervenne Chiyo, improvvisamente infervorata. «Mai e poi mai permetterò al mio Senpai di perdersi la partita d'allenamento con i nostri acerrimi nemici a Tokyo! E nemmeno al mio Fratello di sfortuna! Insieme fino alla fine!»
«Chiyo-chan!» mugolarono entrambi, inginocchiati davanti a lei.
«Tanaka-san! Noya-san! Noi, da oggi... studieremo!» disse con fervore, battendosi un pugno sul petto.
«E andremo a Tokyo!» disse Nishinoya, che preferiva quella conseguenza a quella proposta da Chiyo.
«E andremo a Tokyo!» ribadì lei, annuendo convinta.
«Sì!» urlarono tutti e tre, colti da uno strano fuoco.
Chiyo saltò sulle spalle di Tanaka, che, benchè non fosse preparato alla cosa, non si ribellò. In quei giorni non c'era stato momento in cui lei non avesse approfittato per salire sulle spalle di qualcuno, era diventata come un piacevole zainetto da passarsi ogni tanto.
«Verso i libri! Forza!» urlò lei, puntando un dito davanti a sè. Tanaka e Nishinoya lanciarono un urlo entusiasta e scapparono fuori, correndo come gazzelle.

   
 
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