Ho un numero anche io!
«Allora,
come vanno le sessioni di studio con Chiyo-chan?» chiese
Sugawara.
Il viso di Tanaka espresse tutto il suo sconforto e nel sentire quel
nome parve morire dentro.
«Estenuanti!»
mugolò.
«Vi
fa studiare così tanto?» chiese Sugawara,
sconvolto.
Tanaka
annuì. «E se non rispondiamo giusto alle sue
domande, ci costringe
a un giro di corsa intorno a casa con lei sulle spalle. Diventa
sempre più pesante, giro dopo giro. Secondo me è
anche colpa di
tutto quello che mangia! L'hai mai vista? Non pensavo che in una
cosetta così piccola potesse starci così tanto
cibo.»
Sugawara
scoppiò a ridere, divertito dall'immagine che Tanaka gli
aveva reso,
ma l'alzatore non fu l'unico a udire quelle parole.
«Ti
ho sentito!» stridulò Chiyo, raggiungendo i due a
grandi passi,
rimboccandosi le maniche. «Dopo tutto quello che faccio per
te,
Tanaka-san! Come puoi parlare così alle mie
spalle?!»
Tanaka
ebbe come un brivido nel vederla arrivare: gli occhi come infuocati e
il viso corrucciato facevano quasi più paura di Daichi
quando si
arrabbiava.
«Ti
preferivo quando eri dolce e innocente!» ammise, terrorizzato.
«Io
sono ancora dolce e innocente!» gridò lei,
contrariata,
afferrandolo per il collo e costringendolo a piegarsi in avanti,
sottomesso alla sua presa. Nonostante la statura, dimostrava molta
più forza di quanto si fosse potuto immaginare. Tanaka si
dimenò,
cercando di liberarsi, ma Chiyo gli saltò sulla schiena e lo
costrinse a restare chino in avanti, domandolo come un cavallo.
«Non
puoi fare questo al tuo Senpai!» gridò lui.
«Lo
faccio per te! Verrai a Tokyo con noi, Senpai! Te lo giuro!»
«Sì,
ma vorrei arrivarci intero!» continuò lui,
agitandosi come un
anguilla per togliersela di dosso, ma alla fine perse l'equilibrio,
cadendo di faccia a terra, e Chiyo venne scaraventata poco
più
avanti.
«Piantatela!»
gridò Daichi, sempre pronto a riprenderli. Quei due erano
ingestibili, certe volte.
Chiyo,
stesa a terra dopo il ruzzolone, aprì gli occhi e si
trovò davanti
al naso dei piedi. Alzò lo sguardo e scoprì che
appartenevano a
Shimizu, ma che dietro di lei c'era anche un'altra ragazza. Sembrava
terrorizzata ed era estremamente piccola, forse anche più di
lei.
Non sembrava molto a suo agio, dato che restava dietro la schiena
della Senpai, guardandosi attorno con gli occhi sbarrati.
«Avete
un attimo?» chiamò Shimizu e al sentire la sua
voce anche Tanaka si
sollevò di colpo, nonostante il sangue che colava dal naso
per via
della botta.
«Allora
hai trovato qualcun'altro!» esultò Hinata.
La
ragazza nuova sembrò rabbrividire dalla paura e si nascose
ancora
più dietro Shimizu, mentre la squadra si riuniva rapidamente
intorno
a loro.
«Cosa?
Cosa? Che succede?» chiese per primo Nishinoya.
«Ecco...»
cominciò Shimizu, voltandosi verso la ragazza con un
sorriso. «Si
unirà a noi come manager in prova.»
«Mi
chiamo Yachi Hitoka!» disse lei meccanica, balbettando e
tremando.
«Davvero?»
chiese Sugawara in risposta all'affermazione di Shimizu.
«È
fantastico!»
«Shimizu-senpai,
sei stata bravissima!» si illuminò Hinata.
Asahi
si avvicinò a Yachi e si chinò leggermente in
avanti, per
abbassarsi un po' alla sua altezza. «Sei del primo
anno?» chiese
con tono greve, forse nel tentativo di non spaventarla oltre, ma
risultando in realtà ancora più minaccioso.
Yachi
rabbrividì così tanto che poterono sentire
addirittura tremare il
pavimento.
«Asahi-san,
sei terrificante!» borbottò Chiyo, ancora seduta a
terra.
«Asahi,
sta' indietro!» disse Daichi, spingendolo, e Asahi parve
rabbuiarsi,
dispiaciuto e probabilmente anche ferito nell'essere trattato come un
mostro spaventoso.
Chiyo
saltò poi in piedi e afferrò le mani di Yachi,
facendola sobbalzare
ancora. «Verrai a Tokyo con noi?»
«A
dire il vero non ha ancora fatto l'iscrizione. Gliel'ho chiesto oggi
all'improvviso, ora è solo venuta a dare
un'occhiata» spiegò
Shimizu.
«Davvero?!»
chiese Chiyo, con un velo di tristezza negli occhi. Le piaceva l'idea
di avere un'altra ragazza nella squadra, anche se lei era l'unica a
giocare.
Yachi
annuì vigorosamente, poi chiese, titubante: «Sei
una manager anche
tu?»
Il
sorriso di Chiyo si allargò più di quanto le
fosse possibile, era
ovvio che la cosa la riempiva d'orgoglio, e disse: «No, io
gioco.»
«Eh?!»
strillò Yachi, tornando a piegarsi e inchinarsi:
«Scusami! Sono
saltata a conclusioni affrettate! Mi dispiace!»
«Ma
no! Non è colpa tua! Sai...» e si
avvicinò a lei, mettendosi una
mano vicino alla bocca, come a rivelare un segreto. «Io sono
l'asso
nella manica.»
«Vacci
piano, piccolo asso nel taschino» la punzecchiò
Tanaka. «Anche tu
sei ancora in prova.»
«Eh?
No, non è vero! Sono ufficialmente parte della
squadra!»
«Che?
E da quando?»
«Il
preside ha visto che da quando Chiyo ha cominciato a giocare con voi
i suoi voti sono saliti esponenzialmente e questo l'ha convinto a
lasciarla qui» spiegò il professor Takeda.
«Eh?
Quindi è ufficialmente l'asso nella manica?»
chiese ancora Tanaka,
sorpreso.
«Già!»
esultò lei, ma Ukai le parlò sopra:
«No.»
«Cosa?»
lo guardò sbarrando gli occhi.
«Hai
appena cominciato e se non corri ad allenarti smetterai anche
presto!»
Chiyo
saltò, spaventata, e corse verso il centro del campo
urlando: «Sono
pronta!»
«Nishinoya,
vai insieme a lei! Kageyama e Sugawara alternatevi nelle alzate, voi
altri schiacciate, poi correte a murare dall'altra parte il compagno
successivo.» E continuò a dare ordini, fintanto
che tutti non
furono pronti.
«Forza!
Fatemi vedere dei begli attacchi e delle belle difese!»
«Sì!»
urlarono in coro, prima di correre come saette ognuno ai propri
posti.
Tanaka
schiacciò la prima palla, ma Tsuskishima riuscì a
murarlo. La
seconda non tardò ad arrivare da parte di Asahi, palla che
il muro,
come sempre, non riuscì a trattenere.
«Mia!»
urlarono in coro Chiyo e Nishinoya, lanciandosi entrambi in avanti,
ma non riuscendo a coordinarsi e decidersi finirono testa contro
testa.
«Ahi!»
lamentarono entrambi, a terra, tenendosi la testa tra le mani e
fulminandosi a vicenda.
Yachi,
da bordo campo, lanciò un urlo spaventata, ma lei fu l'unica
a
preoccuparsi. Non era la prima volta che Chiyo, presa dall'impeto di
correre dietro a una palla, andava a schiantarsi contro qualcuno. Era
veloce e precisa, ma aveva il terribile vizio di non guardarsi
attorno.
«Insomma!
Che combinate?» li richiamò Ukai.
«Chiyo-chan!»
«Avevo
chiamato palla!» lamentò lei, massaggiandosi il
punto colpito.
«L'avevo
chiamata io!» rispose Nishinoya.
«Era
dalla mia parte di campo!» brontolò Chiyo.
«Chiyo-chan!»
ringhiò Ukai. «Al prossimo scontro che causerai
prometto che non ti
permetterò di giocare nessuna delle partite di
Tokyo!»
Chiyo
saltò in piedi, terrorizzata, e cominciò a
inchinarsi verso
chiunque. «Chiedo scusa! Colpa mia! Sono terribile! Non
succederà
più! Prometto!»
«Avanti,
ancora!»
«Vola,
Hinata-san!» gridò Chiyo con entusiasmo, vedendo
il compagno
prendere la rincorsa. Vederlo compiere quegli incredbili salti era
sempre fonte di grande emozione per lei, tutte le volte le
scintillavano gli occhi. E Hinata volò, proprio come gli era
stato
detto, e schiacciò. La palla cadde tra Chiyo e Nishinoya, ma
nessuno
dei due mosse un solo muscolo.
«Ma
che combinate voi due?» gridò esasperato Ukai.
«Pensavo
andava lui!» piagnucolò Chiyo.
«Gioca
sul serio!» gridò ancora Ukai.
«È
colpa tua!» brontolò Chiyo, rivolta a Nishinoya.
«Chiyo-chan!»
la riprese ancora Ukai.
Fuori
dalla palestra, Chiyo e Nishinoya sarebbero sembrati davvero quasi
fratelli per come si comportavano. Scherzavano e giocavano tra loro,
pieni dello stesso entusiasmo, insieme a Hinata. Ma, nonostante le
apparenze, la rivalità tra i due era tale da infiammare i
loro
animi.
Chiyo
saltò di nuovo, al rimprovero, e tornò a
inchinarsi chiedendo
scusa.
«Chiyo-chan!»
la chiamò Hinata, dall'altro lato del campo. Lei
incrociò i suoi
occhi, colmi del fuoco che solo la pallavolo gli poteva recare. Quel
fuoco che gli gridava "vola e sii il migliore".
«Powa»
mormorò e quella parve avere un effetto magico
sulla ragazza.
Qualcosa
si accese in lei e si accorse che fino a quel momento non aveva fatto
sul serio.
«Shimizu-senpai»
chiese Yachi, avvicinandosi a lei. «Quella ragazza...
perché gioca
qui? Non dovrebbe essere nella squadra femminile?»
Shimizu
diede un'occhiata al campo, guardando Chiyo.
«Il
coach inoltre la brontola sempre» continuò Yachi,
non
capendo.
"Forse non è tanto brava."
Ma
non si accorse che qualcosa stava cambiando in Chiyo. Il suo sguardo
era tornato quello vivo che aveva dimostrato il primo giorno che
aveva giocato con loro e che sempre dimostrava quando voleva fare sul
serio. Un'aura speciale la circondava, facendola sembrare diversa.
Shimizu
si limitò quindi ad indicare, senza rispondere alla domanda
di
Yachi.
«Guarda»
le disse, sorridendo.
«Avanti!»
ordinò Ukai e Kageyama alzò a Tanaka. Hinata
tentò di murarlo e ci
riuscì in parte, rallentando semplicemente la caduta della
palla.
E
finalmente, accadde di nuovo...
il
farfallio del colibrì.
Chiyo
raggiunse rapidamente il muro e gli si mise dietro, accogliendo la
palla e rimandandola dall'altro lato del campo con un palleggio.
Sugawara
prese immediatamente il posto del compagno, non fermando il gioco, e
alzò a Tsukishima.
Nishinoya
scattò verso il centro del campo e impedì alla
palla di cadere a
terra, tenendola in gioco. Chiyo volò ancora nella sua
direzione e
con un palleggio la rimandò dall'altro lato.
Ancora
alzate e schiacciate che venivano spesso fermate grazie alla
combinazione Nishinoya e Chiyo, che adesso pareva devastante.
Kageyama
alzò una veloce e Hinata schiacciò, senza dare
tempo a Tsukishima
di fare muro. Noya si tuffò, riuscendo a prenderla, ma la
palla
schizzò verso destra. Chiyo, ancora una volta,
volò rasoterra e si
lanciò sulla palla, recuperandola, anche se quella volta non
riuscì
a mandarla dall'altro lato.
«È
velocissima!» rimase sbalordita Yachi, guardandola pallida in
volto.
«È
così che l'abbiamo scoperta. Mi ha salvata da una palla
vagante,
scattando da bordo campo.»
«Strepitoso!»
E
l'allenamento proseguì, con Chiyo che volava e scattava da
una parte
all'altra, alternando le ricezioni con Nishinoya. Su una ventina di
schiacciate, solo sei erano riuscite a fare punto dal loro lato e
almeno due erano state le veloci di Hinata, mentre le altre
appartenevano all'Asso.
La
Karasuno, ora, aveva una difesa "nascosta nella manica" che
avrebbe usato sicuramente a loro vantaggio.
L'allenamento
proseguì come sempre fino a tardi, quando ancora comparve il
professor Takeda.
«So
che è un po' improvviso...» cominciò
lui, lievemente imbarazzato.
«Ma le superiori Oginishi ci hanno chiesto un'amichevole per
domani
e io ho accettato. Hanno insistito dopo avervi visto ai
preliminari.»
«Un'amichevole?!»
sorrise Chiyo, illuminandosi. Nella squadra femminile non capitava
quasi mai, non erano così brave e nessuno chiedeva mai loro
di
giocare un'amichevole. Le uniche occasioni che aveva avuto per
scontrarsi con qualcuno erano state le partite ufficiali, sempre
troppo poche.
«Una
vera partita amichevole?» continuò, esaltata,
voltandosi d'istinto
verso Tanaka, che annuì sorridendole quasi intenerito per
quell'esplosione di gioia.
«Non
dimenticate la frustazione e l'amarezza provate dopo la sconfitta
della Seijo» intervenne Ukai. «Però,
vedete anche di non affogare
in quel senso di sconfitta. Superatelo alla svelta.»
«Sì!»
risposero tutti, piedi di entusiasmo.
Erano
le quattro e mezza quando la Oginishi arrivò alla Karasuno.
I
ragazzi erano tutti impegnati a sistemare il campo, in attesa della
partita. Shimizu disponeva le sedie, insieme a Yachi, anche se
quest'ultima si era fermata qualche minuto per parlare con Hinata.
Tanaka e Nishinoya portavano a lato la lavagna col segnapunti e
intanto sorridevano felici di poter vedere Shimizu più
allegra del
solito, merito della nuova arrivata.
Quelli
della Onigishi salutarono educatamente e Daichi richiamò
l'attenzione della sua squadra, per farli allineare.
«Saluto!»
disse il capitano, una volta che si trovarono faccia a faccia con la
squadra avversaria.
«Grazie
a tutti!» dissero in coro.
Le
due squadre cominciarono con il riscaldamento e fu già
lì che
iniziarono le prime domande e i primi stupori, quando gli avversari
videro Chiyo prenderne parte.
I
mormorii si fecero sempre più intensi, tanto che non
riuscirono a
restare discreti e arrivarono alla stessa Chiyo, che non parve
prenderla bene.
Si
accostò a un gruppo dei ragazzi della Oginishi, con gli
occhi che
parevano infuocati e questo li turbò.
«Ho
le tette. La cosa vi disturba tanto?» ringhiò come
cane rabbioso.
«Chiyo-chan
che dici?!» la riprese Daichi, arrossendo violentemente.
Tanaka
le si accostò, assumendo il suo sguardo intimidatorio.
«Ehy! Non
importunate il nostro colibrì!»
«Colibrì?»
si domandò l'allenatore della Oginishi, che altrettanto
incuriosito
da quella presenza non aveva potuto far a meno di ascoltare.
«Voi
due, smettetela e andate a cambiarvi che si comincia tra
poco!»
insistè Daichi.
«Vi
faccio a fettine» continuò Chiyo.
«Vi
polveriziamo» le fece eco Tanaka e per riuscire a riportarli
indietro Daichi fu costretto a prenderli con la forza per il colletto
e trascinarli via.
La
Karasuno raggiunse le sedie dove erano piegate le magliette ufficiali
con il numero e Chiyo tornò a illuminarsi quando Sugawara,
sorridente, le porse la sua, bianca e nera per differenziare il suo
ruolo, col numero 13.
«Ho
un numero!» disse colma d'emozione.
«Certo
che ne hai uno!» le sorrise Asahi e alzando lo sguardo Chiyo
vide
che anche gli altri suoi compagni la guardavano con lo stesso
sorriso.
«Ora
fai parte della squadra» ribadì Tanaka.
Chiyo
si allungò ad afferrare la sua maglietta e la
fissò a lungo con gli
occhi lucidi.
«Perché
non la metti?» la invitò Sugawara.
Chiyo
sorrise ancora, prima di sfilarsi la maglietta che aveva addosso,
restando con una cannottiera che si era messa in previsione del
fatto che avrebbe dovuto cambiarsi lì, senza uno spogliatoio
personale.
E
si infilò quella col numero.
Era
così emozionata che sarebbe potuta scoppiare a piangere da
un
momento all'altro.
«Ti
sta bene!» annuì Daichi e lei brillò,
chiedendogli: «Lo credi sul
serio?»
«Devo
ammetterlo» sospirò Nishinoya con falsa
superiorità. «I panni del
Libero ti donano.»
E
Chiyo cominciò a volteggiare su se stessa, cercando di
guardarsi da
ogni angolazione, come una donna in un camerino intenta a provarsi un
bellissimo vestito nuovo.
«Ma
perchè la mia è bianca e la sua
arancione?» chiese poi, guardando
Nishinoya.
«Il
secondo Libero della squadra deve indossare un colore diverso dal
resto dei compagni, per differenziarsi, ma non solo: può far
ricorso
a un colore diverso anche dal primo Libero»
cominciò a spiegare
Daichi. «E visto che nella squadra femminile della Karasuno
il
Libero veste bianco, abbiamo pensato di prendere quella invece che
fartene fare una su misura con il colore arancione.»
«Il
bianco mi piace!» sorrise Chiyo, tornando a guardare il
numero
stampato sul fronte della sua maglietta. «È
lo stesso colore che avevo prima.»
Ukai
li interruppe, richiamandoli in cerchio intorno a sè e
cominciò a
parlare: «Chiyo-chan questa sarà la tua prima
partita con noi,
conosci le regole?»
E
Chiyo annuì, prima di recitare scrupolosamente:
«Il primo Libero e
il secondo Libero sono come un'unica entità,
perciò non possono
stare insieme in campo, ma possono scambiarsi tra loro in qualsiasi
momento e alternarsi negli scambi con gli altri giocatori, senza
interrompere il gioco. Per il resto, le regole sono le stesse di
sempre.»
«Esattamente!»
annuì, prima di rivolgersi al resto della sua squadra.
«È la prima
partita con un'altra scuola dopo gli interscolastici. Non avete
dimenticato quella frustrazione, vero?»
«No!»
risposero in coro i ragazzi e Ukai sorrise, infervorato.
«Bene!
Andate in campo e scatenate l'inferno!»
«Sì!»
risposero ancora, prima di riunirsi in cerchio. «Karasuno,
fight!»
incitò Daichi, prima di correre ognuno ai propri posti.
La
prima battuta toccò alla Karasuno e la fece Kageyama, che
con
potenza si prese il primo punto senza difficoltà. La sua
battuta in
salto restava una delle migliori, per il momento, che la squadra
avesse nel repertorio.
Proseguirono
nel giro di battute, ricezioni e schiacciate, carichi come se
stessero affrontando una partita ufficiale.
L'Oginishi
attaccò e Tanaka, insieme a Hinata, provarono a murarli. Lo
schiacciatore avversario optò per un pallonetto, facendo
passare la
palla sopra le loro mani, ma dietro di loro comparve Chiyo che
tuffandosi riuscì a salvarla e tenere il gioco ancora aperto.
Kageyama
corse sopra di lei, accolse la palla e l'alzò a Asahi che
sfondò il
muro e fece punto.
«Che
bomba Asahi-san!» stridulò Chiyo, guardandolo con
ammirazione. Lui
ridacchiò imbarazzato dal complimento, grattandosi la nuca,
mentre
Tanaka gli dava una pesante pacca sulla schiena. «Ben fatto,
Asso!»
La
partita continuò senza difficoltà, con la
Karasuno altamente in
vantaggio.
Ancora
una schiacciata da parte della Oginishi che Daichi ricevette,
salvandola ma deviandola e non riuscendo a indirizzarla all'alzatore.
Chiyo corse rapidamente fin fuori dal campo, si tuffò e con
un
bagher riuscì a rispedirla dentro, urlando:
«Ultimo tocco!»
La
palla restò in gioco ancora un po', prima che Kageyama e
Hinata
riuscissero a combinare il loro attacco veloce e fare un altro punto.
"La
Karasuno, i corvi che non volano" pensò l'allenatore della
Oginishi, assistendo alla partita che li stava vedendo perdenti. "Non
si può certo dire che sia ancora così. L'attacco
del dieci e del
nove è devastante e inarrestabile, mentre la difesa dei due
Liberi
sembra insfondabile. Non permettono di esultare fintanto che la palla
non tocca veramente a terra, potrebbero salvarle in qualsiasi
momento. La tredici, poi, è una vera rivelazione. Il piccolo
corvo
che vola alto... e il colibrì. A vederli, ingannerebbero
chiunque. E
l'effetto sorpresa permette di distogliere lo sguardo dal resto della
squadra, che approfitta per colpire energicamente. Si stanno
trasformando."
La
partita finì già al secondo set, con la vittoria
della Karasuno. Le
due squadre si ringraziarono e infine si salutarono, lasciando i
ragazzi di Ukai intenti a pulire e sistemare.
«Asahi-san!»
gridò Chiyo, cominciando a saltargli intorno. «Che
potenza! Che
forza! Non sono riusciti a murarti neanche una volta! Facevi sempre
bang bang! E i muri di Tsukishima erano sempre
così precisi!
Saltava al momento giusto tutte le volte! Hai visto le loro facce? Le
hai viste? E Hinata ha volato altissimo grazie alle alzate
spericolate di Kageyama-san! Incredibile! Incredibile!»
«Ehy,
e di me non dici niente?» le si avvicinò Tanaka,
indicandosi pieno
di orgoglio. Chiyo gli saltò al collo, continuando ad
agitarsi ed
esultare: «Il migliore! Il migliore!»
«Quanta
adrenalina» disse Sugawara, accostandosi a Daichi, che
annuì.
«È
stata la sua prima vera partita con noi, è
emozionata» rispose il
capitano.
«Quanto
baccano che fa» lamentò Tsukishima, intento a
sistemare.
«Chiyo-chan
sei stata incredibile!» la raggiunse anche Nishinoya e lei si
portò
entrambe le mani al viso, urlando ancora più entusiasta:
«Sul
serio?»
«Certamente!
Quasi quanto me! Anche se alla fine ne ho salvate più io,
sei stata
lo stesso in gamba» ridacchiò lui, inorgogliendosi.
Chiyo
parve perdere lo spirito allegro in un istante, diventando
improvvisamente seria e Nishinoya smise di ridere. Che il "quasi
quanto me" l'avesse offesa? Cominciò a preoccuparsi,
intimorito
all'idea di una delle sue sfuriate incontrollabili, ma Chiyo lo
sorprese quando gli cinse il collo e abbracciandolo
piagnucolò:
«Grazie Senpai, non sai quanto significhi per me!»
Nishinoya
sobbalzò e cominciò ad agitarsi, rosso in volto,
cercando di
tirarsi indietro dalla sua presa ferrea, senza troppo successo.
«L'hai
fatta piangere!» l'ammonì Tanaka, sconcertandosi
per la reazione
della ragazza.
«No...
io...» cercò di balbettare Nishinoya, continuando
a guardarsi
attorno confuso, in cerca di una qualsiasi scappatoia. «Dai,
adesso
basta, Chiyo-chan. Va bene così»
ridacchiò nervoso, cercando di
spingerla via.
«No,
fatti ringraziare ancora un altro po'» disse lei, artigliando
la sua
maglietta in modo che non potesse allontanarla.
«Basta!
Basta! Tanaka aiutami!» continuò Nishinoya sempre
più imbarazzato,
ma l'amico non parve volergli essere d'appoggio e si limitò
a
guardarli ridendo sotto i baffi.
«Ehy,
voi due! Piccioncini!» li punzecchiò Sugawara,
mentre sghignazzava
insieme a Asahi e questo portò Nishinoya al limite.
Cominciò a
dimenarsi, per svincolare alla sua presa e dopo molta fatica
riuscì
finalmente a scivolare via, rinunciando alla sua maglietta, ancora
ben stretta tra le dita di Chiyo.
Poi,
ormai a petto nudo, scappò via mentre la ragazza lo
rincorreva
urlando: «Fermo! Non ho ancora finito! Senpai! Non rifiutare
il mio
affetto e la mia gratitudine! Fermo!»
NDA.
Annuncio
per i telespettatori: nel prossimo capitolo vedremo finalmente
entrare in gioco anche i nostri cari giocatori di Tokyo. Quali
saranno le reazioni di fronte a un topolino tanto rumoroso? Quali
guai combinerà Chiyo? Quante volte Daichi dovrà
sgridarla prima di
poterla tenere al guinzaglio?
E
ancora... cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Troveremo
mai risposta al senso della vita?
(Quasi)
tutte le risposte cominceranno ad arrivare nel prossimo capitolo che
si intitolerà, allegramente: "Allerta meteo a Tokyo: uragano
in
arrivo!"
Correte
ai ripari! :P
PS. Io e la mia incapacità nel disegno
colpiamo
ancora xD questa storia mi ispira fanart a non finire!
L'ho dovuta rimpicciolire per regolamento EFP, ma se volete vederla più grande cliccate QUI.
Enjoy!