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Autore: Sarija    30/06/2016    2 recensioni
Dal testo:
Era un gioco. Un gioco di sguardi che eseguivano entrambi alla perfezione non cedendo mai uno all'altra, regalandosi brividi infuocati ed emozioni senza eguali. Gli occhi ipnotici, misteriosi e verdi come i prati verdeggianti dell'Irlanda, di lui e gli occhi limpidi, magnetici e azzurri come l'oceano, di lei.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 2


N.d.a. Buongiorno a tutti voi, lettori! Sono davvero mortificata, ma a causa della scuola e della Maturità non sono riuscita a scrivere prima questo capitolo. Volevo avvisarvi che alcuni dialoghi nella storia saranno identici o simili a quelli del film “The Avengers”, per rendere la faccenda vero simile. Inoltre ho voluto introdurre una componente un pochiiiino comica nella storia ... spero che sia di vostro gradimento XD Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura!
 
Astrid si rilassò completamente, circondata dal braccio sinistro di Loki e lasciò vagare gli occhi cerulei attorno a sé, incrociando gli sguardi invidiosi delle altre donne. Si avvicinò ulteriormente al corpo del Dio e lui non ne parve infastidito, ma anzi, rafforzò la presa attorno ai suoi fianchi, esili e fragili come vetro.
 
Astrid inspirò profondamente e si sentì … felice. Si sentiva una principessa al suo fianco, così elegantemente vestita come mai lo era stata, lei che era solita a nascondersi sotto strati di vestiti informi. Per non parlare di Loki: così affascinante, dal portamento regale … ma in fin dei conti lui era un Principe.
 
“Esattamente … cosa dovresti fare?”, gli chiese quasi appoggiando le labbra sul collo di lui per farsi sentire chiaramente.
 
Lui sogghignò e con un movimento fluido sciolse la presa sulla donna al suo fianco, “Aspettami qui e vedrai”, le rispose enigmatico.
 
Astrid rimase lì dove si erano fermati e attese trepidante, curiosa di sapere cosa sarebbe successo, cosa Loki avrebbe fatto di lì a poco.
 
Con un gesto elegante della mano, Loki fece apparire lo scettro sotto forma di un apparente innocuo bastone da passeggio e lo strinse deciso tra le sue dita lunghe e affusolate. Si fece largo tra la folla, la quale vedendo le sue intenzioni violente si diradò velocemente in mezzo alle urla e alle strilla delle donne. Astrid rimase ad ammirarlo affascinata da quanto potesse essere elegante anche quando stava trascinando per il collo un uomo contro la propria volontà.
 
Ormai le era chiara la faccenda: sarebbe successo sicuramente qualcosa di assolutamente poco piacevole. Beh, almeno per quel poveretto …
 
Si avvicinò di qualche passo incuriosita dalle urla disperate e di dolore provenienti dalla figura che si contorceva sotto le mani del Dio del Caos e vide il motivo di tanta angoscia: Loki stava "scannerizzando" un occhio di quel pover’uomo in un modo … non proprio piacevole, convenne Astrid con un risolino facendo tornare la sua attenzione sul Dio.
 
Sorrise lievemente quando notò che il volto di Loki era disteso in una espressione di pura e folle eccitazione in ciò che stava facendo. Loki aveva sempre provato un profondo piacere nell'osservare il dolore altrui, ma non c’erano eguali nel constatare che Astrid era rimasta affascinata da quel suo lavoretto. Sembrava non fosse toccata minimamente da quello scempio, da tutto quel sangue, ma anzi, sembrava quasi ne fosse meravigliata.
 
Le si avvicinò ammiccando un sorriso malizioso sulle labbra, lo sguardo liquido di piacere mentre lei rimase immobile sotto quegli occhi di un verde così intenso da scombussolarla. Si sentiva le gambe molli, cedevoli e un piacevole languore si stava irradiando nel suo basso ventre.
 
Sentiva uno strano formicolio sulla pelle, una strana elettricità, una strana attrazione che la portava inesorabilmente verso il suo nuovo centro di gravitazione, che stava camminando lentamente nella sua direzione; la preda e il predatore.
 
Ora a pochi centimetri di distanza, si persero uno nello sguardo dell'altra, entrambi inebriati dalla cruenta scena che si era allestita attorno a loro: urla terrorizzate e il sangue che colava copioso dalla statua del toro.
 
Astrid socchiuse leggermente le labbra per riuscire a respirare meglio quell'aria tra loro che si era fatta ormai bollente, e Loki non attese oltre.
 
Un bacio vorace, famelico, possessivo. Mani lascive e irrequiete che assaggiavano con forza e curiosità il corpo dell'altro senza sentirsi in alcun modo frenati dalle strilla e dalle sirene della polizia che urlavano all'esterno dell'edificio.
 
Le morse piano il labbro inferiore, tirandolo un poco quasi per gioco facendole sfuggire un gemito strozzato. Senza accorgersene, Astrid si ritrovò seduta sulla statua raffigurante le due teste di toro, proprio di fianco allo scempio provocato poco prima e un Dio eccitato tra le gambe divaricate in modo vergognoso.
 
Astrid voleva di più. Voleva sentirlo completamente, ma Loki interruppe il bacio e si allontanò da quelle labbra così morbide e invitanti che ora erano gonfie e arrossate per la furia e la passione con cui la aveva baciata. Appoggiò delicatamente la sua fronte fredda su quella bollente di Astrid, ma non gli diede fastidio come di solito il calore faceva.
 
"Ora …”, Loki seguì lascivo il profilo della mandibola con l’indice, “Dovrai fare una cosa …”, proseguì lungo la linea dei tendini del collo niveo di lei percependo distintamente un brivido che le percorse la schiena, “Per me …", sussurrò infine contro la sua pelle del viso dandole un poco di sollievo da quel caldo atroce che la stava divorando.
 
Con mano tremante Astrid gli accarezzò i capelli lunghi e neri che ricadevano sulle spalle del Dio, il quale la lasciò fare, trovando quel gesto particolarmente piacevole.
 
"Certamente …", rispose la scienziata senza chiedergli nulla, perché lei già sapeva. Il Dio giunse finalmente alla pelle sensibile del seno, azoto liquido su carboni ardenti, e a quel punto la runa a forma di pentacolo diventò nuovamente visibile, il cui contorno nero si fece per un attimo di un verde luminescente
 
Loki la aiutò a scendere dalla statua e si meravigliò di se stesso e del suo auto controllo. Un attimo prima aveva creduto di non riuscire a trattenersi e di prenderla con la forza, proprio lì, ma … Sapeva bene che lo SHIELD lo aveva localizzato, anche perché aveva fatto in modo che ciò accadesse: era quello il diversivo che aveva concesso all'agente Barton per recuperare l'Iridio.
 
Eppure … eppure quel dolore all'inguine chiedeva di essere placato. E Astrid era ancora lì, tra le sue braccia mentre riprendeva fiato, lasciandolo sorridere compiaciuto mentre il suo ego, già smisurato, si ingigantiva.
 
"Avanti. Va' …" prima che io ti violenti. Ma quelle parole non le disse, le pensò solamente. Di certo non voleva farle sapere che … che la desiderava? Che cosa assurda!
 
Scosse la testa allontanando quei pensieri e guardò Astrid intensamente, in attesa che i giochi iniziassero.
 
Il cuore di lei perse un colpo. Vide i suoi occhi spalancarsi lentamente, le pupille nere dilatarsi quasi ricoprendo totalmente l'azzurro chiaro delle sue iridi e sorrise piacevolmente mentre lei lo guardava esterrefatta.
 
"Sei un mostro!".
 
La voce stridula della scienziata lo fece rabbrividire e il suo sorriso si allargò ulteriormente quando Astrid iniziò a correre verso l’uscita del museo.
 
Quanto era eccitante … cacciare
 
La donna si avventò oltre le porte spalancate del museo e vide che gli invitati alla festa di beneficenza non si erano ancora del tutto allontanati dal luogo, ma erano ancora nella piazza principale antistante l’edificio.
 
Si morse il labbro dolorosamente per non urlare come una ragazzina isterica quando si volse vedendo che quel … uomo … chiunque fosse, era a pochi metri di distanza, proprio dietro di lei.
 
Qualcosa le bloccò il piede destro.
 
L’asfalto impattò dolorosamente contro la sua faccia.
 
Non riuscì a trattenere un gemito di dolore che le sue labbra traditrici si lasciarono sfuggire. Sentiva le mani bruciare per lo sfregamento contro la superficie dura e ruvida della strada ma non demorse. Cercò di sollevarsi da terra il più velocemente possibile, ma una mano forte e fredda la costrinse a rimanere in ginocchio e più si divincolava, più quella stretta diventava salda.
 
Si maledì mentalmente e con uno sguardo fugace guardò la figura che si ergeva di fronte a lei: era sempre quell’uomo … mostro, si corresse, ma non aveva gli stessi abiti di prima.
 
Quella … quella era un’armatura? Era essenzialmente composta da parti in cuoio e in tessuto verde e nero e da parti in lega metallica del colore dell’oro posizionate nelle zone che necessitavano di maggior protezione.
 
Quando si accorse che la scienziata non tentava più di ribellarsi, Loki allentò la presa della mano attorno al suo cranio e le accarezzò lentamente i capelli.
 
“Inginocchiatevi!”.
 
Quell’ordine fece bloccare la folla, che attonita e confusa cercava di dare un senso a quell’imperativo e il Dio sentì chiaramente la donna tremare sotto le sue dita. Loki creò alcune copie di se stesso e accerchiò quegli stupidi midgardiani impauriti.
 
“In ginocchio”, ripeté seguito dal tonfo metallico che produsse lo scettro al contatto con l’asfalto nero e la Gemma della Mente rispose illuminandosi ulteriormente per un momento.
 
Ora!”. Doveva forse fare un disegnino?
 
Sentì Astrid tremare nuovamente con forza sotto le sue dita della mano sinistra, che stavano ancora giocando con le sue lunghe ciocche bionde.
 
A quel punto tutti i presenti si inginocchiarono davanti a lui, riconoscendo la propria inferiorità nei suoi confronti. Un Dio. Il Dio del Caos.
 
Sorrise compiaciuto abbandonando i capelli della donna per allargare le braccia in un gesto eloquente prima di parlare.
 
“Non vi sembra … semplice?”, fece una pausa e poi continuò, “Non è forse questo, il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità … Voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un' identità. Voi siete nati per essere governati. Alla fine vi inginocchierete sempre”.
 
La piazza era circondata da un timido alone chiaro generato dai lampioni che dall’alto osservavano la folla ora caduta nel più assoluto dei silenzi.
 
Astrid non osava voltarsi, ma percepiva il tremore e la paura che facevano eco alle emozioni che si agitavano nel suo cuore tumultuoso. Come aveva potuto aiutare uno psicopatico del genere dando informazioni sull’Iridio!? E poi … lo aveva … baciato!?
 
“Non davanti a uomini come te”.
 
Una voce anziana, ma per nulla impaurita, si sollevò alle spalle della donna, la quale si decise a lanciare un’occhiata oltre le proprie spalle.
 
Un signore si stava alzando con non poche difficoltà da terra, ma lo sguardo che puntava dritto negli occhi di quel pazzo era sicuro e per nulla tentennante. Il cuore le tremò per un secondo.
 
Ora cosa sarebbe successo?
 
“Non esistono uomini come me”, ribatté Loki ostentando un sorriso di scherno.
 
Lui, simile a qualcuno d’altro? Mai.
 
“Esistono sempre uomini come te”.
 
Il volto del Dio di rabbuiò per un secondo, ma infine distese nuovamente le labbra in un sorrisino irriverente, ma al contempo irritato.
 
Sì, quel vecchietto stava iniziando ad innervosirlo!
 
“La voce saggia del popolo … Che lui sia da esempio”. Loki concentrò l’energia sull’estremità dello scettro, in corrispondenza della lama affilata che proteggeva la Gemma e caricò il colpo fatale.
 
Al momento giusto, con un sorriso folle, scagliò il colpo, ma con un tonfo si trovò a terra.
 
Astrid sgranò lo sguardo mentre Loki si rialzava da terra velocemente, come se quel colpo non gli avesse fatto nulla, neanche il solletico.
 
Quello era Captain America! Scudo e tutina attillata. Proprio lui
 
“L’ultima volta che sono stato in Germania e un uomo si è eretto su tutti gli altri … abbiamo scelto il dissenso”, disse mentre si avvicinava al Dio.
 
“Il soldato …”, disse il moro con un ghigno dipinto in volto e ridacchiò lievemente prima di continuare, “L’uomo senza tempo”. Gli Avengers era giunti in tempo, al temine del suo meraviglioso discorso, anche se gli sarebbe piaciuto freddare quel vecchietto irritante.
 
Un rombo di motori si fece largo tra gli edifici che circondavano la piazza centrale, mentre alcune persone si alzavano ancora un poco intimorite dalla figura di Loki, ma nello sguardo era possibile vedere la fiducia che riponevano nel Capitano. Anche Astrid si alzò, nonostante le ginocchia che non volevano sorreggerla, tremando vistosamente.
 
“Loki, getta l’arma a terra e arrenditi”. Una voce femminile si diradò nell’aria dagli auto parlanti di quello che sembrava un Jet altamente tecnologico e strizzando gli occhi, Astrid poté scorgere un’aquila stilizzata sullo scafo: lo S.H.I.E.L.D era finalmente arrivato.
 
Sul viso di Loki si disegnò un piccolo sorriso e in un attimo sferrò un colpo utilizzando lo scettro diretto verso il Jet, il quale però riuscì a evitarlo con una veloce manovra di evasione.
 
La folla tornò ad un urlare come prima all’interno del museo e Loki e Captain America iniziarono un combattimento a corpo a corpo senza esclusione di colpi, ma era palese che il Dio avesse la meglio. Era più forte, più resistente e di certo era meno prevedibile del soldato.
 
Astrid si allontanò dai due, ancora impegnati a combattere, e indietreggiando tremante si nascose dietro ad una macchina parcheggiata vicino l’entrata dell’edificio dove ancora il corpo esamine stava. Si sedette a terra e alzò il bordo del vestito verde fino al ginocchio, il quale le doleva da quando era cascata a terra.
 
Tutta colpa di quei maledetti tacchi!
 
Ahio …”, sussurrò a se stessa quando vide come era ridotta, ma alla fine convenne che non era nulla di grave, solamente uno sbrego. Inspirò profondamente ascoltando i rumori della lotta tra quelli che sembravano tutt’altro che umani: non facevano una piega quando venivano colpiti nonostante la forza che usassero entrambi nell’attaccare, uno con lo scudo, l’altro con lo scettro.
 
Che cosa aveva combinato?
 
Era andata via dallo S.H.I.E.L.D. con il Tesseract in compagnia del pazzo, di un agente volta-faccia e uno scienziato che credeva di conoscere. Aveva dimenticato qualcosa? Ah, sì. Aveva limonato duro con uno sconosciuto psicolabile.
 
Si alzò di scatto quando sentì … ma quelli erano gli ACDC? Guardò oltre la copertura fornitale dalla vettura e poté scorgere … Iron Man!
 
Con i getti al plasma che utilizzava per volare, Iron Man atterrò in pochi secondi Loki, il quale si accasciò a terra battendo la testa contro un gradino della piccola scalinata che portava alla piazza.
 
Ok, questo lo aveva sentito …
 
“Fa’ la tua mossa, piccolo cervo”, la voce di Tony Stark risuonò distorta, risultando metallica.
 
Astrid vide il Dio alzare la mani in segno di resa e l’armatura sparì insieme allo scettro in una luminescente luce verdognola. Aggrottò la fronte mentre Stark riponeva il suo armamentario all’interno della sua armatura: non capiva il perché di quel gesto, poiché le era sembrato che Loki dopotutto sapesse combattere, e anche bene.
 
“Bella mossa”, commentò Stark e infine si rivolse a Rogers con un semplice, “Capitano” e ricevette come risposta un, “Stark” detto a denti stretti. Loki sorrise tra sé e sé annotando mentalmente la cosa: io due non andavano affatto d’accordo. Quell’informazione gli sarebbe servita più tardi …
 
Loki si guardò attorno con aria circospetta in ricerca della figura della donna, che non tardò a trovare nascosta dietro un veicolo midgardiano argentato. Mosse leggermente la mano in senso orario senza farsi notare dai due uomini che gli stavano di fronte e aspettò.
 
Astrid uscì dal suo riparo mentre le sue gambe si muovevano da sole, ma sentiva che doveva avvicinarsi, doveva … doveva …
 
“I-io … mi dispiace”, una lacrima le solcò il viso fissando gli occhi celesti di Rogers intensamente.
 
“Io … Io non volevo aiutarlo”, si fermò a pochi passi dai tre uomini e il Capitano lanciò un’occhiata eloquente a Stark, il quale si rivolse a Loki.
 
“Che cosa le hai fatto?”, la sua voce metallica risuonò accusatoria mentre il Jet dello S.H.I.E.L.D. atterrava lentamente nella piazza, ormai vuota e silenziosa.
 
Il Dio sorrise maliziosamente e si alzò da terra lentamente, “Secondo te …?”.
 
“Mi ha … Mi ha soggiogata”, rispose la donna al suo posto e deglutì rumorosamente prima di continuare, “Con lo scettro”.
 
Il Capitano le si avvicinò e, posandole una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento, le sorrise rassicurante, “Non ti preoccupare, ora ci siamo noi”. Infine si rivolse ad Iron Man ritornando serio, “Credo che dovremmo portarla con noi”.
 
Astrid annuì con forza, “Sì, io lavoro come scienziata nello S.H.I.E.L.D.. Il Direttore Fury mi conosce”, disse con un piccolo sorriso sulle labbra.
 
Si incamminarono dunque verso il Jet da cui era scesa una donna dalla divisa completamente nera e attillata e dai capelli fulvi, mentre gli occhi, di contrasto, erano di un ghiaccio penetrante mentre osservava con attenzione sia Loki che la donna.
 
Il Dio guardò Astrid per un istante e si lasciò scappare un ghigno divertito e particolarmente compiaciuto: stava andando tutto secondo i piani.
 

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I primi minuti di viaggio li aveva passati nel più assoluto silenzio, accerchiata dall’ansia e dalla paura che facevano tremare le sua mani come foglie rinsecchite al vento in procinto di staccarsi dal proprio ramo.
 
Loki era legato da varie cinture di sicurezza per impedirgli di muoversi anche solo di un millimetro e non aveva detto una parola, esattamente come la scienziata, seduta dalla parte opposta e il più lontana possibile da lui.
 
Astrid poteva sentire la tensione e il nervosismo che era calato soprattutto su Rogers e sul pilota, che poi aveva scoperto essere l’agente Romanov. Aveva sentito parlare di lei, e mai positivamente. Si poteva dire che i suoi colleghi avessero paura di lei, e non si trattava di solo timore riverenziale. Gli unici ad essere a loro agio erano Stark, che continuava a scherzare e lanciare frecciatine al malcapitato Capitano, e, inspiegabilmente, Loki.
 
Sì, inspiegabilmente. Questo proprio non lo comprendeva. Le sembrava illogico.
 
A meno che …
 
Luci abbaglianti la quasi accecarono e un rombo di tuono fece capolino con prepotenza tra quelle pareti metalliche che vibrarono con forza trasmettendo quel bubbolio violento.
 
Loki si irrigidì per un momento, riconoscendo che quel tuono non era normale.
 
“Che c’è? Paura di un paio di fulmini?”, lo schernì Captain America gettando un’occhiata al loro prigioniero.
 
“Non mi fa particolarmente piacere ciò che ne seguirà”, disse guardando per un attimo la scienziata prima di alzare lo sguardo.
 
Un tonfo sordo. Come se qualcosa fosse caduto sul tettuccio del Jet e l’agente Romanov fece calare la rampa su cui atterrò …
 
Astrid rimase interdetta. Ok, ora non ci capiva proprio nulla …
 
L’uomo che si ergeva sulla rampa del Jet era un vero e proprio energumeno: un ammasso di muscoli guizzanti dalla chioma bionda che indossava un’armatura che rifletteva la luce artificiale all’interno del velivolo, mentre fuori imperversava una violenta tempesta.
 
Con passi veloci e pesanti, l’uomo – almeno all’apparenza – si avvicinò a Loki e, prendendolo per il collo, ruppe con estrema facilità le cinture di sicurezza che lo inchiodavano al sedile del Jet e si fiondò volando all’esterno del velivolo utilizzando un … un martello?
 
Astrid si prese il volto tra le mani incapace di dare un senso a ciò che aveva appena visto. Probabilmente stava sognando, ma poi guardando il suo ginocchio sbucciato si convinse del contrario.
 
Intanto Iron Man e il Capitano stavano discutendo animatamente su come procedere, ma nonostante il buon senso di Rogers, vinse la testardaggine di Stark, il quale detta una frase ad effetto, si lanciò all’inseguimento del biondone.
 
Nel frattempo, qualche migliaio di metro al di sotto del Jet, Loki era stato appena sbattuto a terra come se fosse un vecchio tappeto, e con un risatina accolse Thor.
 
“Anche per me è piacere rivederti, Thor”, disse sottolineando l’ultima parola intendendo l’esatto opposto.
 
“Che intenzioni hai, fratello?”.
 
Io non sono tuo fratello!”, urlò con astio il moro alzandosi da terra come una furia.
 
Ancora non lo aveva capito??
 
“Come puoi dire una cosa del genere? Siamo cresciuti insieme, abbiamo combattuto insieme. Per te questo vale meno di nulla?”, ribatté il biondo sentendo un peso opprimente sul petto, “Ti credevo morto …”, disse infine sentendo crescere quel macino sul cuore.
 
“Io ricordo solo un’ombra …”, disse l’altro ignorando volutamente l’ultima frase detta dall’altro. Non ci doveva pensare. Non doveva assolutamente pensare a cosa gli era capitato dopo essere caduto nel nulla, ma nonostante i tentativi sentì bruciare le cicatrici che sulla schiena lo accompagnavano. In un secondo si riprese e con un sorriso strafottente continuò, “Oh e … ora che il Bifrost è distrutto, quanta magia nera ha dovuto accumulare Odino per farti comparire qui?”.
 
Thor lo prese per le spalle con una morsa d’acciaio che fece comparire un’espressione di disappunto sul volto del moro, ma non disse alcunché.
 
“Che cosa hai intenzione di fare su Midgard!? Sai bene che questo Regno è sotto la mia protezione”, disse con disappunto il maggiore guardandolo intensamente.
 
Il moro accolse con un risolino quelle parole, “Governare, mi pare ovvio. Come mio diritto di nascita”, disse tranquillamente come se fosse un’ovvietà.
 
“Ti senti superiore a loro?”.
 
Loki scollò le spalle, “Sì, certo”, rispose prontamente, ma una parte di sé sapeva che non era vero. O meglio, non era vero in parte. Non tutti i midgardiani erano da buttare, pensò sollevando il capo verso il Jet. Quella scienziata aveva qualcosa di strano: non era da tutti essere immuni alla Gemma della Mente. Lo incuriosiva. Doveva assolutamente sapere cosa la differenziava dagli altri esseri inferiori.
 
“Ascoltami bene, fratello …”, in un attimo Thor scomparve seguito da fumo e polvere sollevata da terra.
 
“Sto ascoltando …”, disse sogghignando per la sua stessa battuta.
 
Si avvicinò al limitare dell’altura e osservò con un ghigno soddisfatto l’uomo di latta e il Dio del Tuono lottare quasi ad armi pari. Quasi, sottolineò tra sé e sé quando Thor diede una testata all’altro.
 
L’aveva sempre detto che aveva una testa dura …
 
Un clangore di metallo e i due si fermarono. Loki si sporse leggermente e poté scorgere la sorgente di tale rumore: lo scudo del soldato.
 
“Consegna il martello”, intimò tutina-blu-aderentissima al biondo.
 
“Ah, no, non toccargli il martello!”, urlò Stark, che con un pugno da parte del Dio si ritrovò nuovamente sbattuto come una palla da tennis contro un albero.
 
Thor si scagliò a passo di carica contro il Capitano, il quale istintivamente si protesse con lo scudo e quando il Mjöllnir lo colpì, successe una cosa che Loki mai si sarebbe aspettato.
 
Un’onda d’urto, preceduta da un’intensa luce bianca, si estese velocemente distruggendo gli alberi che incontrò lungo il suo cammino e una strana quiete calò sui presenti.
 
Davvero, davvero interessante, convenne il moro osservando la scena dall’alto.
 

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Erano da poco atterrati sull’helicarrier dello S.H.I.E.L.D. e Loki era stato immediatamente scortato da numerosi soldati verso la sua cella, la quale lo avrebbe di certo contenuto.
 
Dopotutto era stata costruita per qualcuno più forte di lui, convenne Fury prima di spostare lo sguardo dallo schermo alla donna che stava di fronte a lui.
 
“Astrid Connor, è un piacere riaverla dalla nostra parte”, disse con voce atona facendole segno di sedersi.
La scienziata non disse nulla, perché sapeva che il Direttore la voleva interrogare immediatamente.
 
“Mi sa dire dove si trovi il Tesseract?”, chiese l’uomo con una punta di speranza nella voce.
 
Astrid scosse energicamente la testa, “So solo che eravamo in una specie di sotterraneo. Nient’altro, Direttore”.
 
Fury inspirò profondamente e continuò, “Sa qualcosa riguardo al piano di Loki?”.
 
“No, Signore. Non dovevo sapere e non ho chiesto”, rispose la scienziata abbassando lo sguardo.
 
Il Direttore sospirò nuovamente. Non avevano in mano nulla e Loki probabilmente aveva un piano di fuga ben congegnato.
 
“Vada pure. Le verranno dati degli abiti consoni”, disse con un gesto vago della mano.
 
“Grazie, Signore. E … sarebbe possibile aiutare nel ritracciare il Tesseract? Alla fine … è anche colpa mia se-“, cominciò, ma venne interrotta bruscamente.
 
“Non lo pensi neanche … ma se questo la farebbe stare meglio … un cervello geniale come il suo potrebbe fare la differenza”, affermò con sospiro.
 
Effettivamente quella scienziata sapeva molto sul Tesseract in quanto vi aveva lavorato assiduamente insieme al Dr. Selvig …
 
“La ringrazio, Direttore. Non la deluderò”, e voltandosi lasciò la stanza.
 
Bene, molto bene. Le era stato assegnato il compito di aiutare Banner e Stark nel ritrovamento del Tesseract. Aveva fatto centro.
 
Prese gli abiti che l’agente le stava porgendo ed entrando in una stanza indicatole, si assicurò che non ci fossero telecamere. Una volta controllato, rivolse il palmo della mano verso l’alto, proprio come Loki gli aveva ordinato di fare in quell’esatto momento.
 
Con una piccola luce verdognola, una minuscola chiavetta USB comparve nella sua mano. Quella chiavetta conteneva un virus creato da uno dei tanti informatici che Loki aveva reclutato. Il suo compito era importante. Quel virus avrebbe permesso di creare varco nel Firewall senza che lo S.H.I.E.L.D. se ne accorgesse, mentre Barton avrebbe pensato al resto.
 
In fin dei conti, è difficile rimanere in quota con un motore in meno …
 
 
 
N.d.a. Eccoci qui!! Nuovi personaggi sono entrati in scena, e spero di averli resi al meglio XD inoltre spero di non essere caduta nell’OOC con Loki e che la faccenda si faccia sempre più interessante.
Spero di leggere cosa ne pensate … I commenti sono sempre ben accetti, positivi o negativi che siano! Per noi scrittori è importante leggere le vostre recensioni, ci danno la forza per continuare ;)
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Un saluto,
Sari

 
   
 
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