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Autore: endif    18/04/2009    8 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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EDIT: Capitolo revisionato e corretto.


CAP. 12
INCONTRO - SCONTRO

EDWARD

Arrivai a Seattle in un lampo. Avevo avvertito Alice durante il tragitto e per lei era stato semplice fornirmi gli indirizzi delle cliniche con centri psichiatrici della città. Erano quattro, ora mi ci voleva solo un po’ di fortuna. Rievocai l’immagine della clinica che Charlie aveva ricordato parlando con lei.
Un palazzo a sette piani, un giardino dinnanzi, un cancello verde …
Era notte fonda, le strade quasi vuote. Forse per la prima volta in vita mia avrei preso una multa per eccesso di velocità …
Il primo indirizzo corrispondeva ad una villetta di tre piani, non rallentai neppure passandoci davanti. Avanti il prossimo.
Scivolando silenzioso per le strade di Seattle meditavo sul da farsi.
Avrei dovuto fare irruzione in un posto ben sorvegliato, ma erano le fughe quelle che volevano impedire, non le incursioni e non avrei dovuto trovare, quindi, grossi problemi. Certo nessuno sarebbe riuscito a fermarmi anche se avessero chiamato l’esercito, ma non era una buona idea dare troppo nell’occhio. E, poi, non sapevo come Bella avrebbe reagito rivedendomi dopo tutto questo tempo, Alice non era riuscita a vedere nulla.
Fissavo la strada e pensavo intensamente. Mi sfuggiva qualcosa d’importante, lo sentivo.
Scorsi il cancello verde appena dietro una curva e inchiodai.
SI’, L’AVEVO TROVATA!!!
Scendere dalla Volvo e scavalcare il cancello fu tutt’uno.
Ora veniva la parte che poteva rivelarsi più seccante, trovare la sua stanza. Speravo che il sentore dei farmaci che con ogni probabilità le avevano somministrato non avesse alterato troppo il suo odore …
Odore … camminavo attraverso gli alberi rapidamente ma con tutti i sensi tesi fino al parossismo e percepii chiaramente un odore tremendo infestare il giardino! Mi pizzicai la base del naso con pollice ed indice. La puzza che sentivo era familiare, mi ricordava la foresta, un tempo lontano, decenni orsono. L’avevo già sentito …
Mi accovacciai dietro un grosso tronco d’acero in posizione di difesa automaticamente. C’era qualcosa di strano lì intorno.
Smisi di respirare e chiusi gli occhi.
Il battito di un cuore si avvicinava. Era sempre più forte, potente.
Non era possibile che mi avessero scoperto! Socchiusi gli occhi, scoprii i denti e il veleno mi riempì la bocca. Nessuno mi avrebbe fermato, anche se avessi dovuto commettere un gesto estremo …
Poi, dei pensieri rabbiosi mi colpirono.
Sapevo che quel succhiasangue schifoso sarebbe arrivato, ma non ha fatto i conti con me.
Mi raddrizzai stupito. Io quella voce mentale l’avevo già ascoltata e questo tipo mi conosceva, sapeva cos’ero!
«Fatti vedere, Cullen.» Sentii chiaramente la sua voce furiosa e poi, scorsi quella montagna umana, o meglio quasi-umana … un licantropo! Ecco l’odore, i ricordi lontani.
Lo riconobbi all’istante, benché dall’ultima volta che l’avessi visto avesse sostituito l’aspetto di un sedicenne con quello di un maturo e muscoloso venticinquenne. Non doveva essere licantropo da molto, era ancora giovane. Trovarlo qui non mi faceva presagire nulla di buono, mi avrebbe solo fatto perdere altro tempo prezioso lontano da Bella.
Uscii da dietro al tronco a braccia conserte, ma pronto a scattare in caso di necessità. La posizione di difesa non mi si addiceva, non ero lì per affrontarlo.
«Jacob.» Feci un cenno con la testa. Sapevo che aveva da sempre una cotta per Bella, ma il suo sguardo furioso, che mandava lampi di disprezzo in mia direzione mi infastidì. Aveva l’aria di saperla lunga, ma non poteva essere a conoscenza delle miei doti. Rimanevo sempre io quello con il vantaggio maggiore. Sondai la sua mente. Vi lessi un odio e una determinazione che mi lasciarono perplesso. Era da sempre nota la reciproca antipatia tra vampiri e licantropi, ma questa situazione mi era nuova: quale torto pensava gli avessi fatto per essere così astioso nei miei confronti? Non avevo tempo da perdere in questo frangente, mi ci sarei soffermato in un altro momento.
Feci per aggirarlo, ma lui si spostò di un passo nella stessa direzione. «Hai capito male Cullen, qui tu non passi.» La sua voce tremava di rabbia repressa.
Inclinai il capo di lato e lo fissai negli occhi con freddezza. «Hai detto, scusa?» La mia voce si era fatta affilata come un rasoio.
«Sturati le orecchie succhiasangue, TU NON PASSI. Dovrai camminare sul mio cadavere prima di poter respirare la stessa aria che respira Bella nella medesima stanza.» Pronunciò il nome di lei con possessività. La cosa mi turbò, ma non lo diedi a vedere. Era evidente che in mia assenza c’erano stati degli sviluppi di cui non ero a conoscenza. Mi concentrai sui suoi pensieri.
L’hai abbandonata schifoso, pensavi che sarei stato a guardare mentre soffriva senza fare niente? Immagini veloci mi scorsero nella mente.
In ognuna Bella stava sempre peggio, sempre più magra, senza accennare ad un sorriso, gli occhi sempre tristi e spenti.
Poi, qualche parola scambiata con lui, lui a casa sua, che cercava di farla ridere.
Ancora altre immagini sfocate, come se chi guardasse stesse correndo. Il pick-up di Bella che sbandava sulla strada di notte. Un tir di fronte che veniva a tutta velocità.
Mi presi il capo tra le mani scuotendolo, il viso contratto in una smorfia di dolore.
Le immagini si bloccarono improvvisamente.
Ma che gli prende a questo qui? I pensieri di Jacob erano assordanti.
«Bella è stata coinvolta in un incidente? E’ rimasta ferita?» La voce mi tremava impercettibilmente, gli occhi ancora chiusi. Li riaprii lentamente e lo fissai. Gli occhi di Jacob si erano ridotti a due fessure, mi guardava di rimando assorto.
Ma che fai, leggi nella mia mente? I pensieri del giovane quileute erano intrisi di stupore.
«Rispondimi, Black.» Dissi io impaziente.
Bene, bene un succhiasangue con poteri speciali. Vediamo se riesco a rinfrescarmi un po’ la memoria. Dunque …
I suoi ricordi mi piovvero addosso come macigni. Strinsi la mascella con forza.
Il ritrovamento di Bella nel bosco.
L’attacco di panico la prima volta che Jacob era andato a trovarla a casa sua con suo padre Billy.
Bella la notte che piangeva ed urlava nel letto.
Jacob e Bella che si baciavano appassionatamente.
Sull’ultima immagine indugiò per un po’, di modo che mi fosse ben chiara.
«Come hai potuto vedere con i tuoi stessi occhi ne sono successe di cose da quando hai avuto l’ottima idea di toglierti dai piedi. Bella ha sofferto molto, ma si sta riprendendo con il mio aiuto. Fra di noi c’è molta … complicità.» Calcò la voce sull’ultima parola e continuò: «Quindi, faresti bene a tornartene nel buco schifoso da cui sei venuto.» Guardò beffardo alla mia volta.
«Si è ripresa così bene da finire in manicomio!» Le mie parole lo colpirono come una frustata. Continuai sibilando velenoso. «Ascoltami attentamente moccioso. Puoi mostrarmi tutte le immagini che la tua mente perversa riesce ad elaborare, ma io non me ne andrò da qui senza Bella stanotte. E sia chiaro che non è tua la decisione di mandarmi via. Non è mia intenzione far del male a Bella e me ne andrò solo se sarà LEI a chiedermelo quando, a tempo debito, si sarà realmente ripresa sotto la MIA supervisione. Sono stato abbastanza comprensibile per il tuo cervello canide? Saresti così cortese, ora, da scostarti affinché possa raggiungerla?» Terminai con un tono pericolosamente gentile, preludio alla perdita di tutti i freni inibitori.
Il viso del mio interlocutore aveva assunto durante la mia tirata tutti i toni della scala cromatica, per poi trattenere il verde rabbia insistentemente. Si sentiva chiaramente in soggezione, ma era fin troppo calato nei panni del protettore-giustiziere di donzelle.
Rimase fermo, senza accennare un passo, con aria di sfida.
«Non metterti sulla mia strada Jacob Black, sei avvertito.» Scoprii i denti in un sorriso feroce.
Ci misurammo con cattiveria, non sarei stato clemente con quel bambino testardo.
Edward devi far presto. I pensieri di Alice mi raggiunsero agitati e con essi una visione dell’immediato futuro di Bella.
Un uomo nella sua stanza la guardava mentre dormiva, si avvicinava, le scopriva una gamba dal lenzuolo, le alzava la camiciola leggera sopra le ginocchia …
Il ringhio dal mio petto fuoriuscì con tutta la furia che avevo in corpo. Non provai nemmeno a dosare la potenza quando il mio piede colpì Jacob in pieno petto e lo fece volare di una ventina di metri spedendolo contro un massiccio albero. Il rumore secco di un paio di ossa rotte fu appena udibile al di sopra dei mio verso animalesco.
Con la vista bordata di rosso, il capo leggermente inclinato, avanzai verso l’entrata della clinica.
Uno schianto fortissimo, eruppe alle mie spalle. Non mi voltai neanche a controllare cosa fosse. Poi, un pezzo di tronco si frantumò dietro la mia testa. Con un ghigno terrificante che mi scolpiva il viso mi girai. Ora quel cane avrebbe capito che avevo finito di giocare.
Neanche trovarmi di fronte un enorme lupo dal pelo lungo e bronzeo, con gli affilatissimi denti tutti scoperti nel muso arricciato, riuscì a scalfire la mia determinata furia. Ero pronto a combattere, così come lo era anche il lui. Cominciammo a girare intorno con passi lenti.
Un bagliore fulmineo dietro al mio avversario mi preannunciò che non ero più solo. In un attimo Alice e Jasper si disposero rispettivamente uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Lo avevamo accerchiato, non avrebbe avuto la minima possibilità di fare neanche più un passo.
«Non ci provare cane, o sarà il tuo ultimo movimento su questa terra. Non intrometterti, Bella ha bisogno di lui.» Alice parlò con voce affilata. Jacob si bloccò incredulo. Ululò, capendo di essere in trappola.
Sentii Jasper che infondeva in lui la calma. Il lupo rilassò i suoi muscoli. Mi girai, non erano passati che pochi minuti, meno di cinque. Sperai che non fosse accaduto ancora nulla e, senza perdere di vista Jacob, dissi «Alice tra quanto? Dove?»
Alice mi guardò frustata e indicando Jacob disse «E’ lui la mia interferenza, credo che fosse la sua vicinanza a Bella ad impedirmi di vederla e in questo momento … ha come svuotato la mia mente, non vedo nessuno».
I pensieri di mio fratello si imposero concitanti. Lo fissai negli occhi.
Edward, c’è qualcosa che non va, sento Bella, ha paura, forse sta scappando, è confusa … strizzò gli occhi e mi guardò scuotendo il capo.
Ricominciai a correre, avevo già perso troppo tempo.


   
 
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