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Autore: bribreezy    30/06/2016    0 recensioni
Amber è un uragano; dentro di sé ha mille e mille emozioni che si contrastano tra loro. Non permette a nessuno di conoscerla realmente ed onestamente, neanche lei sa fino a che punto conosce sé stessa.
Si aggrappa ai ricordi lontani e sereni e alla speranza di un futuro lontano dall'incubo che ormai sta vivendo da troppo tempo, per non scivolare via e sgretolarsi in mille pezzi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le prime tre ore volarono decisamente troppo in fretta, adorava la letteratura e quel giorno avevano parlato di uno dei suoi romanzi preferiti, "Cime tempestose". Aveva letto quel libro almeno una decina di volte, rimanendone profondamente affascinata, tanto da promuoverlo suo libro preferito per eccellenza. Raccolse tutte le sue cose, infilandole velocemente nel suo zainetto mentre distrattamente usciva dall'aula. Aveva un'ora di buco, ed aveva intenzione di andarsene in biblioteca ed anticipare i compiti del fine settimana, sapeva benissimo che qualora il generale avesse accettato, Robin non le avrebbe dato il tempo e il modo di dedicarsi ai libri, quindi bisognava giocare d'anticipo. Chiuse la porta dell'aula alle sue spalle e mentre frugava all'interno del suo zaino per cercare una caramella, sentì qualcosa contro il suo corpo, un urto violentissimo che le fece perdere l'equilibrio. Si fermò a terra, con tutto il contenuto del suo zaino rovesciato sul pavimento grigiastro del corridoio del liceo. Una voce gentile e leggermente divertita raggiunse il suo udito «Accidenti, mi dispiace ti aiuto ad alzarti.» Sollevò lo sguardo, che si soffermò su una mano dalle dita lunghe ed affusolate, sembravano mani da pianista, scosse la testa e guardò il ragazzo che si stava offrendo di aiutarla, non lo aveva mai visto, aveva degli occhi incredibilmente azzurri, incorniciati da un viso perfetto. I suoi capelli erano scompigliati e castani ed il suo corpo era snello ed atletico. Non aveva mai visto un ragazzo tanto bello, sentì il suo volto divampare per l'imbarazzo ed ignorando la mano, si sollevò da terra, iniziando a mettere tutto nella sua borsa in modo impacciato e forse un po' troppo nevrotico. «Non preoccuparti, posso fare da sola.. La prossima volta sta più attento!» parlò in tono forse un po' troppo duro, ma il ragazzo sembrò non prendersela affatto, anzi, scoppiò a ridere irritando notevolmente Amber, che si sollevò stizzita e portò le mani sui fianchi, domandandosi cosa avesse tanto da ridere. Il ragazzo si sollevò a sua volta ed imitò un broncio «E sono io che dovrei stare attento? Mi sei venuta addosso come una furia ed eri tu che non stavi guardando dove mettevi i piedi, miss scontrosetta.» La ragazza strabuzzò gli occhi, sentendosi ancora più infastidita per le parole del ragazzo, perché infondo aveva ragione. Quando udì il modo in cui l'aveva definita, si irrigidì. Cos'era quello, un soprannome? Ma come si permetteva? «Se tu avessi guardato la tua direzione, mi avresti vista ed avresti fatto in tempo a deviarmi.» Rise ancora, facendo sbuffare Amber che perse completamente la pazienza, allontanandosi ed incamminandosi verso la biblioteca. Il ragazzo scosse la testa e si voltò verso di lei «Io sono Alex, comunque..» osservò il cartellino che aveva raccolto poco prima «a presto Amber..» fece spallucce, con un sorriso beffardo sulle labbra e si allontanò di corsa, mentre dall'altra parte del corridoio la ragazza continuò a camminare, pensando a quanto fosse stato irritante. “E' un presuntuoso, tipico di queste parti” si fermò all'istante ripensando alle ultime parole. Come diavolo faceva a sapere il suo nome? Non si erano mai visti e non erano mai stati assieme ad una lezione, ne era certissima, aveva la memoria fotografica e poi... E poi non avrebbe dimenticato un volto come quello. Al diavolo, non le importava, non era affar suo. Riprese la rotta verso il luogo che aveva scelto poco prima e una volta arrivata si addentrò, cercando un angolino isolato, che le avrebbe concesso un minimo di relax. L'ora seguente avrebbe avuto l'allenamento intensivo di basket, giocava dal primo liceo ed era diventata il capitano della squadra, grazie alla sua innata bravura e soprattutto al fatto che non mollava mai. Non aveva certamente il fisico da giocatrice di basket, visto che era piuttosto bassina, ma si dava da fare, ed era questo che il suo allenatore, aveva sempre apprezzato di lei. L'ora passò in fretta, terminò la maggior parte dei compiti aveva ormai gli occhi stanchi e non vedeva l'ora di sfogarsi un po' con un duro allenamento fisico. Prese tutta la sua roba ed uscì dalla biblioteca, dirigendosi direttamente negli spogliatoi, era in anticipo, quindi avrebbe potuto cambiarsi lontana da occhi indiscreti, che non avrebbero notato i segni che aveva sul corpo. Chiuse la porta metallica alle sue spalle e si avvicinò al suo armadietto, aprendolo e depositando al suo interno la propria roba, tirando fuori la t-shirt bianca e i calzoncini azzurri. Si spogliò velocemente, vestendosi altrettanto in fretta, indossando le sue scarpette consumate. Era pronta, non le rimaneva che andare in campo, dove sicuramente avrebbe trovato il suo coach. E infatti, come volevasi dimostrare lui era già lì, le andò incontro con il suo metro e novanta e le sue braccia possenti. Aveva i capelli brizzolati e delle braccia vistosamente muscolose. Era stato un giocatore di basket, ma la rottura di una gamba aveva bruscamente e prematuramente interrotto la sua fiorente carriera. «Ciao Amber, benvenuta.» La sua voce riecheggiò nell'enorme palestra, la ragazza alzò la mano in segno di saluto e con un leggero sorriso si avvicinò a lui. «Buongiorno Coach, inizio con qualche giro di campo per riscaldarmi.» Senza aggiungere altro si allontanò iniziando il suo allenamento intensivo. Desiderava bruciare ogni singolo grammo di energia, voleva smettere di pensare e mettere a tacere i suoi pensieri. L'ora passò in modo veloce, Amber non sentiva più i muscoli, aveva corso insistentemente e durante la partita con le proprie compagne, non si era fermata un solo istante, neanche per riprendere fiato. Era tenace, non si arrendeva mai ed era questo suo lato del carattere, che l'aveva fatta sopravvivere negli anni. Dopo la fine dell'ora, si rivestì velocemente ed uscì dagli spogliatoi, era ora di pranzo e Robin la stava aspettando al solito tavolo fuori. Comprò un sandwich e una bottiglietta d'acqua, con i soldi guadagnati durante il suo solito lavoro estivo e raggiunse la sua amica che era seduta al solito tavolo di legno, sulla destra della porta sul retro del loro liceo. «Finalmente sei qui, ti aspetto da dieci minuti, iniziavo a preoccuparmi» Amber scosse la testa con un leggero sorriso e si accomodò al suo fianco aprendo il suo sandwich ed iniziando a mangiarlo lentamente. «Oggi mi sono letteralmente sfiancata agli allenamenti, non vedo l'ora di farmi una bella doccia.» mormorò avvicinando le proprie labbra alla bottiglietta per bere un sorso d'acqua. «La farai solo quando saremo a casa, abbiamo una missione da compiere.» Era entusiasta, si vedeva nei suoi occhi. Ovviamente anche Amber lo era ma non voleva nutrire false speranze per poi rimanere delusa. «Speriamo bene.» si limitò a dire, non traspariva nessuna emozione, ma era una cosa abituale, tutti sapevano come era fatta Amber Hamilton, o almeno credevano di saperlo.
   
 
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