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Autore: lunaticaNachi    01/07/2016    1 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, lentamente maghi e streghe ricominciano la loro vita. Questa volta vedremo ad Hogwarts una nuova ragazza che farà amicizia con due personaggi che diventeranno il centro del suo mondo.
In questa storia Il lupo (avrete sicuramente capito chi è) non è stato ucciso nella guerra e accompagna suo figlio nella scuola in cui insegna.
E' la prima storia che scrivo, siate clementi, accetto consigli e critiche costruttive. Perdonatemi se in alcuni capitoli sarò un po' prolissa ma quando mi metto a scrivere non mi fermo più.
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Teddy Lupin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Cap.3: Il lupo
Si strinsero la mano. Quella di Julie era forte, quella del giovane ragazzo tremava ed era debole. Nonostante il rossore dato dall’imbarazzo, il ragazzo aveva dai lineamenti delicati, quasi femminei e la sua voce tremante era come musica.
“Sei timido eh” gli sorrise col sorriso più incoraggiante che riuscì a trovare.
“Emh, si, un po’” sembrava si stesse rilassando.
Approfittando dell’attenzione del suo interlocutore parlò tutto d’un fiato:
“Io ho scoperto il mondo magico solo qualche settimana fa’, i miei mi hanno tenuto nascosto tutto, ma la magia si é manifestata, anche se non sono più riuscita a rifarla. Tu invece?”
“Oh, io, emh …” non si aspettava di essere interpellato, “Mia madre è morta nella battaglia di Hogwarts 11 anni fa, mio padre sarà il nostro insegnante di Difesa contro le arti Oscure. Tra poco dovrebbe tornare, è andato a dare una mano ai prefetti.” Rispose, man mano che parlava diventava meno teso, ed anche i suoi capelli tornavano blu.
“Anche mio padre é morto,ma in una circostanza meno eroica” lei non era triste, sapeva che intristirsi non avrebbe portato a nulla, ma lui sembrava di un altro parere.
Si voltò di nuovo e riprese a guardare fuori.
“Non ti sembra assurdo che per una questione di sangue ci sia stata tutta una guerra? Ho letto molto in queste ultime settimane e più di una volta sono rimasta sbalordita dalla crudeltà dell’Oscuro Signo-”
“Non chiamarlo così” urlò. “Scusa ma così lo chiamavano i mangiamorte, quindi chiamalo … beh, non chiamarlo e basta” continuò lui con voce più calma, sembrava essersi vergognato delle sue urla.
“Ma certo, perdona la mia insolenza” Julie abbassò lo sguardo, non perché si vergognasse, non aveva paura delle brutte figure, ma semplicemente le sembrava più rispettoso.
“In che casa vorresti entrare?” questa volta fu il ragazzo a parlare. “Io vorrei entrare in Grifondoro, come mio padre” continuò.
“Emh, in realtà io non saprei. Parlami delle case, sui libri ho trovato argomenti validi ma non ho un’opinione soggettiva”
“Allora” cominciò lui “esistono quattro case. Corvonero, gli intellettuali. Serpeverde,gli ambiziosi, ma negli anni questa casa ha preso un’accezione di malvagio. Tassorosso, gli inutili, dicono siano leali e sinceri, ma per me non hanno molte qualità. Infine ci sono loro, i Grifondoro, i coraggiosi, gli impavidi. Vorrei tanto entrare lì ma ho paura di non essere all’altezza. Allora, ti sei fatta un’idea?” concluse.
“Beh, si. Spero di entrare in Corvonero. Sono sempre andata bene a scuola.  Ma tutti mi definiscono una pazza spericolata che non si cura del pericolo …” e con queste parole gli scintillò qualcosa negli occhi, fierezza, e mostrò un lungo taglio ormai cicatrizzato con diversi graffi freschi che giaceva sull’avambraccio coperto dalla manica della giacca, “… quindi anche Grifondoro non sarebbe male.” Concluse ridendo ed anche il ragazzo fece l’accenno di un sorriso.
La porta si aprì. Un alto uomo biondo, con alcuni vecchi graffi sulla faccia, entrò nello scompartimento. La vecchia giacca rattoppata e le occhiaie scure davano all’uomo un’ombra di vecchiaia che andava a scontrarsi con gli occhi azzurri ancora vivi ma molto stanchi.
“Ciao papà” disse il ragazzo scandendosi la voce,cercando di ritrovare la serietà, ma un sorriso innocente gli rimase stampato sul volto.
L’uomo sorrise e si mise a sedere davanti a figlio.  Julie ricordandosi di avere davanti un professore, scattò in piedi,fece un breve inchino e tese la mano, cercando di mantenere un tono di voce normale e serio.
“Pi… piacere signore, sono Julie Thewlis signore” rimase con la mano tesa e la testa un po’ china. Sentì il professore fare una leggera risata mentre le stringeva la mano.
“Piacere Remus Lupin. Ma prego siediti, non devi essere troppo impostata con me o mi monterò la testa” rise, lei sembrò capire ma era comunque nervosa, era sempre educata e gentile se le faceva comodo esserlo, soprattutto con i più grandi.
Uno scossone del treno proiettò Julie sul sedile duro, batté la testa contro una parte in metallo. Un secondo scossone e si ritrovò col sedere a terra e istintivamente si mise a ridere nonostante la botta in testa le avesse fatto uscire qualche lacrima.
“Tutto bene?” si senti chiedere dal professore. Alzò la testa e lo vide,chino su di lei, il braccio di nuovo teso per alzarla da terra, gli occhi azzurrissimi che le penetravano l’anima.
La tirò su e con una carezza e una risata soffocata del ragazzo l’imbarazzo prese la ragazza. Erano forse anni che non si vergognava per qualcosa.
Sentì aprire lo sportello della cabina. Una paffuta donna dal dolce sorriso chiese:”Qualcosa dal carrello?Oh, professore, è tornato. Cosa posso darle? E a lei piccolina?”  Julie rispose allo sguardo, poi si voltò a guardare il carrello carico di delizie dolci e salate e guardò anche i prezzi, con un sorriso amaro disse che non voleva nulla.
“Allora, vediamo, dammi 6 cioccorane, una barretta di cioccolato e vuoi qualcos’ altro tesoro?”
“Brioche di zucca” rispose il ragazzo.
“… e due brioche di zucca,grazie.”
Prese il tutto e le diede una manciata di zellini e falci e lo sguardo di Julie si soffermò su di essi quando passarono di mano in mano. La porta si richiuse e la signora andò via. Vide il professore mettere nella tasca della giacca la barra di cioccolato, lei tornò a guardare il corridoio dalla finestrella sulla porta.
“Tieni, questi sono per te” il professore gli porse due cioccorane e una brioche.
“Oh, no, la ringrazio ma non posso. La ringrazio tanto.”  Julie farfugliò qualcosa che poteva assomigliare a questa frase.
“Non si rifiuta mai un regalo, specialmente se sono dolcetti” disse Teddy, sembrava più sicuro di sé con suo padre accanto.
Con un sorriso che esprimeva una grande felicità Julie aprì la brioche.
“Lei non le mangia?” chiese Julie al professore, ormai l’imbarazzo le era completamente passato.
“No, non sono più un giovanotto, ma alla cioccolata non rinuncerò mai. Ne ho sempre una piccola scorta con me” e si toccò con una mano la giacca mentre addentava una cioccorana che tentava di saltar via dalle sue mani … aspetta, perché la rana si muoveva?! Ma un’altra cosa strana catturò l’attenzione della ragazza, i denti del professore, soprattutto i canini, erano fin troppo affilati e lunghi.
“Guarda chi ho trovato Teddy, lo zio Harry.” disse mostrando al figlio una carta azzurra, poi la mostrò alla ragazza. Un giovane mago dai capelli neri tutti arruffati e con gli occhiali tondi sorrideva timidamente nella foto e salutava con la mano. Sopra alla foto c’era scritto Harry Potter, il Ragazzo che è Sopravvissuto e sotto un breve riassunto delle sue imprese, Julie aveva letto molto di lui, il salvatore del Mondo Magico.
“Ormai quella carta è comune e non chiamarmi tesoro davanti agli altri, è imbarazzante … e neanche amore o simili”  aggiunse quando vide che il padre stava per ribattere. Julie si godette il viaggio tra viste mozzafiato su campagne e piccole città e chiacchierate sul mondo magico e Hogwarts. Ma ritornò a fare un’altra brutta figura quando si accorse che si era addormentata sul braccio del professore, bofonchiando di volere un gelato al limone. Ma non era neanche arrossita, data la frequenza con cui si rendeva ridicola.
Arrivò il tramonto e si mise la divisa. Dal finestrino vide la sagoma di un grande castello, sul quale i colori rosa,arancio e blu del cielo si mescolavano.
“Appena il treno si ferma scendete, non vi preoccupate per i bagagli, altri li verranno a prendere, ora scusate ma devo andare. Ci vediamo in Sala Grande.” Detto questo diede un bacio sulla fronte del figlio “Ti prego di avvisarmi se mio figlio facesse qualcosa di pericoloso o stupido, grazie” sussurrò all’orecchio di Julie con un sorriso e uscì.
Arrivarono alla stazione che era buio, uscirono dalla cabina e lentamente tra la massa di studenti più grandi, scesero dal treno.
“Quelli del primo anno con me”  un grande omone, alto il doppio di uno normale, teneva una torcia in mano e urlava ai maghetti di seguirlo.
“Vieni, stiamo per entrare ad Hogwarts”.
 
 
Bene, fine del 3o capitolo.
Abbiamo incontrato il Lupo (e che lupo), docile e gentile con suo figlio e con i suoi amici. Lo sarà anche con gli altri? Si vedrà.
In questi primi capitoli (ed anche il 4o lo sarà) ho cercato di descrivere molto e narrare poco perché si parla dell’arrivo ad Hogwarts e personalmente mi colpirebbe ogni cosa di quel posto. Ecco perché già dal 5ocapitolo comincerò a scrivere i guai in cui si ficcheranno i ragazzi.
Ringrazio Felie per la recensione e i consigli e ringrazio voi per le 93 visite sul primo capitolo e le 50 sul secondo.
A presto
lunaticaNachi.
   
 
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