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Autore: Mia addams    01/07/2016    2 recensioni
Harry, Ron ed Hermione abbandonano la scuola per partire alla ricerca degli Horcrux... ma la storia non finisce con la loro partenza, la storia continua con la rivoluzione di Ginny, Neville e Luna, con la rifondazione dell'Esercito di Silente, con un nuovo malvoluto Preside, con i fratelli Carrow nel corpo insegnanti, con una nuova Hogwarts, spaventosa, oscura... un'altra Hogwarts.
Genere: Avventura, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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La spada di Godric Grifondoro.



Ginny ebbe un mucchio di cose da fare il giorno successivo, tra compiti e l'organizzazione delle selezioni di Quidditch per mettere su la squadra di Grifondoro, doveva stare anche attenta alle persone che la bloccavano nei corridoi desiderosi di unirsi all'Esercito di Silente e non farsi prendere dal panico quando qualcuno la fermava semplicemente per parlare delle selezioni. Luna le aveva detto di fidarsi delle persone che si erano unite all'ES due anni prima e distribuiva monete incantate, grazie all'insistenza di Neville con la terribile fattura che Hermione aveva utilizzato, a tutti coloro che le richiedevano. Inoltre, le preoccupazioni dei tre crescevano: non riuscivano a trovare un modo sicuro per penetrare nell'ufficio di Severus Piton. Il che era un'impresa ardua per loro dato che Piton quella mattina era presente in Sala Grande per la colazione.
« Si rimanda. » disse Ginny contrariata, soffocando un mucchio di imprecazioni.
« Ma la spada... »
« Neville, non possiamo assolutamente rischiare. »
E aveva ragione: se fosse andata storta anche solo una minima cosa era la fine per la spada di Grifondoro, non avrebbero potuto aiutare i ragazzi e la punizione che avrebbero ricevuto non avrebbe somigliato affatto ad una punizione, piuttosto ad una vera e propria pena di morte. Quella stessa mattina, prima della lezione di Arti Oscure, la McGranitt prese in disparte Ginny nei corridoi chiedendole che cosa fosse successo nell'ufficio di Piton e la ragazza raccontò che, a parte la violenza subita in classe, Alecto Carrow e Severus Piton non le avevano torto neanche un capello. La professoressa la lasciò andare dopo un paio di minuti con l'ansia e la disperazione negli occhi: sembrava davvero preoccupata per i suoi studenti.
« Ehi, Weasley! »
Ginny e Luna si voltarono verso la voce che aveva fatto eco nei corridoi.
« Greengrass? » fece la Grifondoro, bloccandosi di colpo, piuttosto stranita. « Che cosa vuoi? » accluse, sulla difensiva.
« Ti devo parlare... » aveva sussurrato Astoria, con un tremolio nella voce mentre si avvicinava alle due ragazze alla svelta. « Io... da sola, preferirei... »
Luna colse immediatamente l'allusione della Serpeverde e lasciò con una certa spensieratezza la scena, facendo un sorriso all'amica e ignorando le sue insistenze sul fatto che avrebbe potuto restare benissimo lì con loro ad ascoltare.
Astoria attese che Luna svoltasse l'angolo e fece un sospiro piuttosto sconsolato. « Ti devo parlare di cose serie. So che probabilmente non sarai d'accordo e che non mi crederai... beh, mi pare chiaro che non lo farai, ma devo parlarti lo stesso. »
« Che cosa devi dirmi? » insistette l'altra ostile, fissando Astoria come se si trattasse di uno scherzo o di una trappola.
Astoria si protese in avanti, controllando sott'occhio che fossero sole nel corridoio, e disse con la voce ridotta in un sussurro roco: « Voglio entrare a far parte dell'Esercito di Silente. »
Ginny non si rese conto di aver sgranato gli occhi e spalancato la bocca contemporaneamente, e si stupì quando Astoria assunse un'espressione indignata e seccata, come se si aspettasse quella reazione di stupore da parte sua. Inoltre, non riuscì proprio a trattenersi dal scoppiare in una grossa risata, sotto l'espressione sconvolta della Serpeverde.
« Bella questa, davvero, Greengrass. »
Astoria sbuffò di impazienza, infastidita dal comportamento della ragazza ma non poteva dire di non esserselo aspettato. « I Serpeverde hanno cantato con i Carrow, hanno detto che dietro alla faccenda delle scritte ci sono i Grifondoro... hanno anche fatto i vostri nomi! »
La rossa aveva incrociato le braccia al petto, sospettosa: se Astoria Greengrass diceva il vero erano davvero nei guai e avrebbero avuto fin troppi bastoni tra le ruote durante la missione per portare in salvo la spada di Grifondoro. Se non diceva il vero, poteva trattarsi di una trappola: Astoria poteva essere stata mandata dai Serpeverde per tenderle un'imboscata, oppure dai Carrow stessi.
« Se entro a far parte dell'ES potrei essere una spia. » insistette la Greengrass, quasi supplichevole.
« Per noi o per loro? » fece Ginny azzardata, nonostante l'espressione di Astoria in quel momento era di panico puro.
« Ascoltami... non tutti i Serpeverde la pensano come i Carrow o come... Tu-Sai-Chi. Io detesto la mia famiglia, e quella balorda di mia sorella Daphne! »
Daphne Greengrass era del settimo anno di Serpeverde, apparteneva alla banda di Draco e della Parkinson, e per anni non aveva fatto altro che infastidire e insultare le studentesse della scuola insieme al suo gruppetto. Bionda, occhi color ghiaccio e cattiveria pura. Astoria non era mai stata come la sorella: non aveva mai infastidito nessuno, era sempre stata al suo posto. Gli occhi non erano del freddo colore della sorella ma andavano sul grigio e non traboccavano di disprezzo e cattiveria, i setosi capelli bruni le incorniciavano il viso paffuto.
Ma Ginny non le credeva: Astoria faceva comunque parte della banda Serpeverde del suo anno che l'aveva torturata per anni.
« Io e Draco non stiamo avendo scelta... »
« Draco? » chiese Ginny interdetta, alzando un sopracciglio con diffidenza. « Cosa diavolo c'entra Draco? »
« Non sta avendo scelta proprio come... »
« Ha fatto quella scelta da anni, e di scelte ne ha avute tante. Non ha scusanti! Sei proprio un'illusa, sai, se speri che il tuo fidanzatino possa passare dalla parte del giusto. »
« Tu non capisci. » disse Astoria Greengrass, affranta. « Fammi entrare nel vostro Esercito, vi aiuterei. E se riuscissi a convincere Draco... »
« Datti una calmata, Greengrass. Che imbroglio state complottando? » aveva sbottato l'altra, avanzando verso la Serpeverde in modo minaccioso e pronta ad un eventuale duello tra bacchette. « Draco non si unirebbe mai all'Esercito di Silente e io non glielo permetterei neanche sotto tortura. Così come non lo permetto a te. »
« Sapevo che non mi avresti creduta... »
« Ma sì, fatti qualche domanda la prossima volta. » ribatté Ginny decisa, con un pizzico di cattiveria nella voce mentre fissava gli occhi colmi di tristezza di Astoria. Non si lasciò ingannare, poteva essere una recita bella e fatta, un imbroglio studiato nei minimi particolari per renderlo così tremendamente reale. « Senti, Greengrass, non so a che gioco tu stia giocando ma non riuscirete a farci ammazzare. Non riuscirete a fare ammazzare mio fratello, la mia amica e il mio ragazzo. Non ci riuscirete mai. » concluse, lanciandole uno sguardo sprezzante e correndo senza voltarsi indietro verso l'aula di Arti Oscure con una strana sensazione di pena e disagio addosso.




Il tragitto dal corridoio all'aula del Carrow fu abbastanza veloce per la ragazza, che aveva riflettuto per tutto il tempo sulle parole della sua nemica Serpeverde. Astoria aveva detto che avrebbe potuto essere una spia: ma per chi? Per l'Esercito di Silente o per il tornaconto dei due Mangiamorte? Ginny non avrebbe mai permesso una cosa così rischiosa, ne era della vita di Harry, Ron ed Hermione che probabilmente riponevano ancora qualche speranza su Hogwarts.
Si sentiva confusa, non sapeva che fare, non sapeva di chi fidarsi... tutto era nebbioso, vorticante. Silente si era fidato di Piton... ma questo che cosa aveva comportato? Solo un assassinio sulla Torre di Astronomia. La ragazza si coprì il volto con le mani, esausta: era passata solo una settimana di scuola e già si sentiva sotto pressione. Ma doveva farcela, doveva resistere per loro e per tutto il mondo magico.
Quando aprì la porta dell'aula di Arti Oscure, il Carrow era seduto dietro alla cattedra e stava cominciando l'appello. Al cigolare della porta, l'uomo aveva alzato gli occhi e l'aveva squadrata da capo a piedi come se fosse un Vermicolo particolarmente disgustoso. La sua successiva smorfia malignamente divertita fece venire i brividi alla ragazza, che ne comprese immediatamente il significato: Amycus l'aveva appena riconosciuta. L'anno precedente si erano battuti fuori alla Torre di Astronomia e lui aveva tentato molte volte di ucciderla, l'aveva voluto con tutto se stesso. Forse quell'anno avrebbe fatto di tutto pur di trovare una scusa per farla fuori...
« Bene, bene, bene. Sei in ritardo. » l'aveva apostrofata l'uomo, in tono severo.
« Mi scusi, professore. » rispose la ragazza, in modo molto tranquillo e controllato. Si diresse con decisione verso l'unico posto libero, ovvero accanto a Luna che sedeva da sola al primo banco e le rivolse un sorriso rassicurante; Mary MacDonald era seduta accanto ad una ragazza di Corvonero e osservava l'insegnante come se si aspettasse che anche lui, come la sorella, iniziasse ad urlare. La MacDonald appariva in una condizione di malessere fisico ma, soprattutto, mentale.
« Avete il libro di testo? » chiese Amycus imperioso, rivolto alla classe.
« Sì! »
« Sì, signore! » aveva sbottato l'uomo, battendo furiosamente una mano sulla cattedra.
« Sì, signore! » ripeterono gli studenti.
« Perfetto. Mettetelo via. Quella robaccia non ci serve. »
« Faremo pratica, professore, signore? » chiese Selwyn emozionato, con occhi che brillavano di eccitazione; Ginny non perse neanche un attimo per scoccargli uno sguardo profondamente disgustato mentre Astoria Greengrass, entrata in quel momento, individuava l'insegnante e borbottava intimorita le sue scuse.
« La mia materia si basa proprio sulla pratica, mio caro ragazzo. » rispose il professore, facendo una risatina divertita all'espressione impaurita di alcuni suoi alunni. Sorrise ad Astoria e la fece accomodare, in modo calmo e senza rimproverarla. « Dunque, ho pochissime cose da dire sulle Arti Oscure. A quanto mi ha riferito il nostro Preside, l'insegnamento di questa materia è stato preoccupantemente discontinuo ma quest'anno noi impareremo qualcosa in più di quanto avete già fatto in precedenza con quei babbei dei vostri ex professori. Intesi? »
« Sì, signore. » si udì la classe rispondere.
« Le Arti Oscure sono magnifiche. » il Carrow sembrava in totale estasi al solo pronunciare quelle parole. « Ti permettono di spingerti oltre la vita, oltre i confini della magia. Io sono qui per insegnarvi a dominare quest'arte, a rendervi padroni delle arti più oscure che possano esistere. Il Ministero ha concesso a voi tutti l'insegnamento delle Arti Oscure e noi cominceremo proprio dalle più semplici: le Maledizioni senza Perdono. »
Un brivido percorse la schiena di tutti i ragazzi lì presenti.
« Cosa? » intervenne Ginny spiazzata, sentendosi addosso lo sguardo preoccupato di Luna che, probabilmente, si costringeva a restare in silenzio.
Gli occhi di Amycus si assottigliarono in un baleno ma non sembrava particolarmente infastidito dall'interruzione. « Si alza la mano quando ci si vuole avvalere della facoltà di parola, nell'assoluto rispetto dell'insegnante. Il tuo nome, ragazzina? »
« Weasley. » disse la diretta interessata, con voce alta e sicura.
« Interessante. » disse il Carrow, alzando un sopracciglio con fare eloquente e scoprendo i denti ingialliti. « Vuole che le ripeto in cosa consisterà la lezione? Benissimo, cominceremo con le Maledizioni senza Perdono. Semplice, no? »
« Insegnarci a torturarci e ucciderci tra di noi! Siete usciti fuori di senno, per caso? »
« Siamo usciti fuori di senno, eh, Weasley? » sorrise l'uomo, iniziando a gironzolare per la classe. La ragazza non potette fare a meno di notare che era più bravo della sorella a mantenere la calma, il che rendeva la sua rabbia al momento del scoppio decisamente più furiosa e pericolosa di quella di Alecto. « Benissimo, proprio l'occasione che speravo di ottenere! Stamattina avremo la dimostrazione di quel che accade agli studenti irrispettosi e indisciplinati come questa qui. In piedi, seguimi alla cattedra. Muoviti. »
Ginny non si mosse di un millimetro, squadrando con disprezzo il suo insegnante, e fu solo quando Amycus estrasse la bacchetta che obbedì, col cuore che batteva freneticamente tra le costole e una terribile e strana sensazione che si affacciava nel suo animo tormentato. Si sentiva con le spalle al muro, in pericolo: probabilmente se non si fosse data una mossa, il Carrow le avrebbe lanciato una maledizione Imperius per costringerla a seguirlo immediatamente alla cattedra.
Luna lanciò uno sguardo allarmato all'amica mentre si posizionava di fronte al Carrow.
« Bene, bene, bene. Chi vuole provare a lanciare una Maledizione senza Perdono su di lei? » chiese Amycus sereno, con la stessa calma con cui le persone chiedono l'ora; molti trattennero il respiro, Luna ebbe un attimo di smarrimento e si vedeva lontano un miglio che stava tentando di trovare una soluzione intelligente in fretta per evitare pasticci all'amica.
« Che cosa?! » si udì dal fondo dell'aula.
« Una Maledizione senza Perdono su di lei? »
« Professor Carrow, non si possono fare magie del genere, lo sa? » intervenne la MacDonald, determinata; le occhiate truci che le lanciarono i Serpeverde furono immediate.
« Le Maledizioni sono state legalizzate dal Ministero, signorina. » rispose Amycus, non perdendo neanche un secondo di autocontrollo e guardando con aria severamente canzonatoria la nuova arrivata, che rimase interdetta da quelle parole. « Oh, un volontario! Vieni qui, forza. »
Harper venne avanti, eccitato, e sorrise maleficamente.
« Senza perdere tempo, ragazzo mio. Le persone ribelli meritano di essere punite. »
Ginny si accorse di tremare e si rese anche conto che i due fratelli Carrow erano abbastanza diversi tra loro. Alecto era molto più stupida e decisamente meno controllata, il fratello, invece, aveva un saldo autocontrollo, incuteva più timore e la ragazza sapeva dal loro incontro accanto alla Torre di Astronomia che era molto più feroce in combattimento, che quando si trattava di punire non avrebbe fatto storie o urlato come la sorella: l'avrebbe fatto, deciso, come in quel momento.
« Non mi farai uscire nemmeno il sangue dal naso, Harper. » aveva sussurrato la ragazza, a denti stretti.
Luna stringeva con forza la bacchetta, arrivata alla conclusione che una soluzione intelligente in quel momento non esisteva e che doveva evitare a tutti i costi che il professor Carrow e Harper torturassero senza pena la sua amica. I due risero di vero gusto e si guardarono intensamente negli occhi. Fu in un attimo, nemmeno un battito di ali che...
« Crucio! » aveva urlato Harper.
E la ragazza si contorse, piombando con le ginocchia a terra con un tonfo rumorosissimo, rischiando di battere la testa sulla cattedra. Non si era aspettata un dolore del genere, non immaginava assolutamente che Harper riuscisse nel suo intento al primo colpo. Luna fece volare la bacchetta di mano ad Harper con un incantesimo non verbale e l'afferrò prontamente, tenendola stretta e nascondendola alla vista dell'insegnante. Ci furono alcuni singhiozzi e proteste urlate con voce strozzata alla vista della ragazza gemente a terra. Luna tremava così tanto che si maledisse per non aver agito un secondo prima la tortura.
« Non un passo, voi, o ve la vedrete con me! » ci tenne ad intimare il Carrow severamente ad un paio di Grifondoro che avevano fatto dei passi avanti verso la cattedra e a Luna, che teneva testa alla scena dal primo banco.
Ginny rimase con le ginocchia a terra, tossicchiando. « T-tutto qui quello c-che sai fare, Harper? » lo derise sfacciatamente, con aria sofferente ma beffarda.
« Dammi la bacchetta, svitata! » aveva urlato Harper furibondo, avvicinandosi a Luna con fare minaccioso e ignorando la sua vittima ancora a terra.
« Sono abbastanza furba da capire che tornerai a torturare la mia amica e proprio non mi va. » rispose Luna, continuando a stringere saldamente la bacchetta del Serpeverde tra le mani affusolate.
Harper fece per avventarsi su Luna ma lei riuscì ad evitarlo prontamente. Incitato dai suoi compari Serpeverde che si stavano godendo lo spettacolo seduti sulle loro sedie, il ragazzo cominciò a scuotere Luna con lo scopo di recuperare la bacchetta e fu così violento da trascinare la ragazza di faccia sul banco della MacDonald, che irruppe in uno strilletto sconvolto.
« Tutto qui quello che sai fare? » l'aveva canzonato Luna, tenendo ancora stretta la sua bacchetta nella mano.
Harper fece di nuovo per avventarsi su di lei, mentre i Serpeverde applaudivano ogni mossa, quando la MacDonald lo colpì con un forte pugno in pieno viso, così forte che Harper cadde a terra e non si mosse.
« Che diavolo fai, sucidia mezzosangue? »
« Quella figlia di... »
« Oh, bel colpo! » fu il commento estasiato di Luna, che sembrava avesse visto una mandria di Nargilli volare verso di lei. Voltandosi per sorridere alla ragazza intravide uno strano movimento, un movimento che non le piaceva per niente. « ATTENZIONE, GINNY, SCANSATI! »
Amycus Carrow, che aveva seguito tutta la scena in maniera del tutto sconvolta, in quel momento puntava la bacchetta sulla ragazza ancora a terra, decidendo di approfittare di quel caos creato da Luna per attaccarla alle spalle.
« Crucio! »
« PROTEGO! »
Tutta la classe trattenne rumorosamente il respiro quando il professor Carrow fu scagliato violentemente all'indietro dalla potenza dell'incantesimo, sul pavimento gelido, battendo la testa a terra.
Ginny capì subito di essersi spinta nuovamente troppo oltre e di essere naturalmente in grossi guai.
« Ma che piccola sudicia... » cominciò l'uomo adirato, ma d'un tratto la porta dell'aula si aprì con uno scatto piuttosto violento: Pix il Poltergheist fece una pernacchia, una rapidissima piroetta all'interno della classe, una seconda pernacchia in direzione del Carrow e sparì ridacchiando rumorosamente, lasciando sulla soglia una scarmigliata McGranitt.
« Mi dispiace interrompere la lezione, professor Carrow, ma Pix sta creando caos in giro! »
Ginny, aiutata da Ritchie Coote e dai fratelli Jones ad alzarsi dal gelido pavimento, si scambiò uno sguardo con Luna, che perdeva sangue dal naso ma aveva un gran sorriso radioso sulle labbra. Amycus Carrow, nel frattempo, tentava di darsi un certo decoro mentre si destava dall'improvviso attacco ricevuto e squadrava la McGranitt con evidente fastidio.
« Si sta accingendo a sfasciare l'intero reparto di Trasfigurazione. » insistette la McGranitt, in tono frettoloso e vagamente contento come non lo era mai stato prima. Probabilmente in tempi normali avrebbe inorridito se Pix avesse distrutto il reparto di Trasfigurazione ma forse si era accorta che qualcosa non andava in quell'aula e non poteva che essere felice del fatto che il suo reparto sarebbe andato distrutto. « Come il nostro Preside ha riferito, siete lei e sua sorella ad occuparvi della disciplina e dei disastri che accadono ad Hogwarts. Mi sembrava doveroso avvertire lei e la professoressa Carrow che Pix... »
« D'accordo, McGranitt! » aveva sbuffato l'uomo, l'intero viso paonazzo come un peperone. « Arrivo. » e con un ultimo sguardo ai ragazzi, uscì in tutta fretta, urlando per i corridoi qualcosa che non si riuscì ad afferrare.
« La lezione finisce qui, ragazzi. Potete tornare dritti nelle rispettive Sale Comuni, in silenzio. » annunciò la McGranitt, e i ragazzi si alzarono velocemente dalle proprie sedie per seguire l'ordine della professoressa. I Serpeverde lanciarono delle occhiatacce alle tre ragazze, facendo addirittura gestacci minacciosi; Astoria Greengrass, abbastanza giù di corda, fu l'ultima a lasciare l'aula. « Lovegood, che cosa hai... stai bene? E tu? Eri a terra... »
« Stiamo benissimo, professoressa. Grazie. » mentirono le due ragazze, facendole un falso sorriso rassicurante e allontanandosi dall'insegnante trascinando con loro anche Mary MacDonald, che sembrava alquanto disorientata dalla situazione in cui si trovavano. Non potevano rischiare che la McGranitt mettesse a repentaglio la sua vita per loro: era una dei pochi insegnanti rimasti che poteva coprire le loro misfatte, che lottava per la sicurezza di tutti gli studenti della scuola, e non l'avrebbero mai messa nei guai. I Carrow non si sarebbero di certo fatti scrupoli ad uccidere anche lei.
« Che diavolo di scuola! » aveva sbottato la MacDonald quando furono lontane dalla McGranitt, facendosi spazio tra la calca di studenti e studentesse. « Questi insegnanti sono pazzi, non mi aspettavo di trovarmi così male qui ad Hogwarts. »
« La scuola non ha colpe. » disse Luna seria, cacciando un fazzoletto dalla borsa e piazzandoselo sul naso. « È colpa di Tu-Sai-Chi se siamo in questa situazione. Maledizioni senza Perdono sugli studenti... come ti senti, Gin? »
« Bene, Luna, grazie per aver preso le mie difese. » rispose la ragazza, piena di gratitudine. « E grazie anche a te, MacDonald... per aver preso le difese della mia amica. Bel gancio. »
« Di nulla. » disse lei, scuotendo i lunghi capelli neri e accennando un sorriso. « Arriva il vostro amico. Paciock, vero? Beh... ci si vede! »
« Ciao! » disse in saluto Luna, agitando l'altra mano libera mentre l'altra era ferma sul suo naso. « Ciao, Neville! »
Neville, il viso paffuto arrossato e i capelli castani svolazzanti, correva incontro alle due amiche, con un sorriso radioso sulle labbra e accompagnato da un altrettanto radioso Seamus. Entrambi sembravano piuttosto malconci; Neville esibiva un labbro gonfio e Seamus aveva un bernoccolo davvero grosso sulla fronte. Probabilmente neanche a loro la lezione con i Carrow era andata bene...
« State bene? » aveva urlato Neville, affannato. « Oh, no, Seamus! Siamo arrivati troppo tardi... l'avevo detto di muoverci. »
« Di cosa parlate? » chiese Ginny incuriosita, camminando nella loro direzione con una certa fatica e una strana debolezza nelle gambe. « E cos'è questo caos infernale? »
« Abbiamo incrociato Pix e l'abbiamo convinto a creare scompiglio qui a scuola. » disse Seamus, fiero. « Geniale, vero? Idea di Neville, naturalmente. »
Neville continuava a sorridere. « Sapevo che non sareste uscite vive da quella lezione, volevo evitarvi guai. »
« Sei malconcio, Neville. » intervenne Luna, sfiorando il labbro dell'amico con un dito pallido e sfilante.
« Anche tu. Che hai fatto al naso? »
« Harper mi ha spinta... ma sto benone! »
Ginny diede una pacca sulla spalla all'amico. « Sei stato forte, Neville, davvero. »
Luna annuì con forza. « Sì, sei proprio... ooooohhhhh, Pix sta usando i palloncini colorati per fare i gavettoni! Guardate! »
« Meglio filare, ragazzi! » aveva urlato Seamus, cominciando a darsela a gambe mentre un palloncino rosso acceso piombava sul capo di Neville, riempiendolo d'acqua.




« Astoria Greengrass ti ha chiesto di entrare nell'Esercito di Silente?! »
« Sì. »
Nella biblioteca della scuola non si sentiva volare una mosca, quella sera l'avevano ospitata solamente i tre ragazzi e Madama Prince, che di tanto in tanto controllava cosa stessero facendo e li rimproverava anche se sussurravano tra loro o si alzavano per mettere in ordine dei libri. O anche solo se respiravano, a dirla proprio tutta.
« Potrebbe essere dalla nostra parte, no? » fece Luna, seria.
« Oppure potrebbe essere una trappola. » rispose Ginny prontamente, aspettandosi una domanda del genere da parte della sua amica, che non faceva che vedere il bene negli altri. Chiuse con un gran tonfo un librone che stavano consultando, alterata: odiava il maledetto vizio delle persone di fidarsi sempre di tutti quanti. « Luna, non possiamo perdere l'Esercito di Silente, maledizione! Non puoi sapere Astoria Greengrass da che parte sta, anche se lei dice di essere dalla nostra. Potrebbe essere una bella recita! »
« Ha ragione, Luna, non possiamo assolutamente rischiare. » convenne Neville cauto, guardandosi attentamente intorno mentre posava con delicatezza su uno scaffale il libro utilizzato dall'amica. « Perdere l'Esercito di Silente sarebbe come firmare la nostra condanna a morte! Abbiamo bisogno di un esercito per combattere questo regime. »
« Gli occhi non mentono. E quelli di Astoria non sono quelli di una che sta recitando. » insistette Luna, assumendo un'aria particolarmente drammatica e comprensiva. « Potete, per cortesia, accettare il fatto che forse potrebbe essere dalla nostra parte? Di certo non volterebbe le spalle alla sua famiglia, d'accordo, ma queste famiglie Purosangue sono fatte così: manipolano i figli, lei non potrebbe mai ribellarsi anche se volesse. »
« Appunto! Allora per quale motivo... »
« Perché non vuole essere come la sua famiglia. » rispose Luna, anticipando la domanda dell'amica. « Vuole aiutarci. »
« E la faccenda di Draco? »
« Sentite. » si intromise nuovamente Neville, esasperato. Voleva evitare a tutti i costi che le due amiche si inoltrassero in discorsi troppo complicati in una biblioteca pubblica della scuola. « Non possiamo sapere se davvero la Greengrass vuole aiutarci oppure se ha complottato qualcosa con i Serpeverde o con i Carrow, d'accordo? Non possiamo saperlo, abbiamo bisogno di prove. E di Draco non mi interessa un fico secco! Per quanto ne so io, chi nasce tondo non muore quadro e per me rimane un viscido anche se non ci sta mettendo i bastoni tra le ruote. »
Luna fece un colpetto di tosse. « Ne riparliamo quando... »
« La biblioteca chiude. » Madama Prince interruppe la ragazza, piombando come un avvoltoio dietro i ragazzi e piazzandosi con la mani sui fianchi alla vista dei numerosi libri sulla scrivania. « E POSATE TUTTI I LIBRI IN ORDINE! »




Nei giorni successivi i tre ragazzi si fecero a pezzi per cercare di trovare un modo per intrufolarsi nell'ufficio di Severus Piton senza farsi scoprire e, finalmente, un limpido e sereno martedì sera, dopo noiosissime lezioni del mattino, il destino volle portare loro un pochino di fortuna.
« Piton non si trova qui a scuola. » annunciò felicemente Neville, a bassissima voce. Il corridoio era deserto, si sentivano a malapena i loro passi ma il cuore dei tre batteva come se volesse saltare di prepotenza fuori dal petto. « Ho sentito i Carrow parlarne prima in corridoio, hanno anche detto che stasera sono impegnati con del lavoro che Piton ha affidato loro. Quindi, non montano la guardia. »
Ginny fece un radioso sorriso: era arrivata l'ora di entrare in azione. « Perfetto, occasione giusta non poteva capitarci! Gazza monta la guardia da solo? »
« Sì. »
« No! » lo contraddisse Luna, voltandosi per fissarlo come se fosse matto. « Ci saranno Gazza e Mrs Purr. »
Neville assunse una strana espressione, la stessa che assumeva tutte le volte che Luna parlava di cose assurde, poi proseguì: « D'accordo... se Gazza e Mrs Purr montano la guardia possiamo star tranquilli. Ho detto a Seamus e Calì di allontanarlo dall'ufficio di Piton e di tenere d'occhio i Carrow, essendo entrambi Caposcuola non dovrebbe essere affatto difficile controllarli. Avevi ragione a dire che Seamus e Calì sarebbero stati di grande aiuto! »
Luna, che stava osservando l'alto soffitto del corridoio con aria assai sognante, fece un gran sorriso. « Io avevo pensato di usare come diversivo i Cannoli Balbuzienti, ma Neville non ha voluto proprio ascoltarmi. » proferì, in tono abbastanza offeso.
« La prossima volta useremo i Cannoli, Luna. Ma adesso muoviamoci! Ora o mai più. » intervenne Ginny nervosamente, preparandosi per entrare in azione.
Era la più nervosa dei tre e quella che più ci teneva a nasconderlo mentre insieme ai suoi amici si apprestava a correre verso l'ufficio, senza dire una parola, senza quasi respirare, per paura che i Carrow potessero udire anche solo i loro respiri affannati. Quando furono davanti all'entrata dell'ufficio di Severus Piton, la statua di marmo cominciò a squadrarli e la cosa mise un'ansia tale alla ragazza che dovette allentare il nodo della cravatta e sbottonarsi un paio di bottoni della camicia. L'eccitazione e la carica per quella loro prima missione si sentiva, e la paura coesisteva perfettamente. Potevano andare storte tante cose... ma se ce l'avessero messa tutta, la spada di Godric Grifondoro sarebbe stata loro.
Doveva essere loro.
« Siete pronte? » fece Neville, scostandosi un ciuffo ribelle dalla fronte sudaticcia e fissando la statua con trepidazione. Le due amiche annuirono, immobili a fissare il colosso di pietra dalle enormi ali. « Dobbiamo scoprire come fare a passare da qui o non andremo da nessuna parte. »
« Parola d'ordine? » chiese la statua di pietra, continuando a squadrarli in maniera imponente.
Ginny aveva appena ricordato ciò che aveva fatto la Carrow per oltrepassare la statua e insinuarsi nell'ufficio di Piton. « Noi non... non abbiamo il Marchio Nero. » esordì, guardando gli amici in cerca di aiuto.
« Esiste anche una parola d'ordine per oltrepassarmi. »
« Questo ci pone di fronte ad un problema, vero? » intervenne Neville irrequieto, che stava cominciando a misurare il pavimento a grandi passi. « Non puoi farci entrare e basta? Non siamo qui per fare i fatti nostri... lo giuro! »
« No, non posso. » rispose la statua, con voce roca.
« Perfetto. » riprese il ragazzo con abbondante sarcasmo mentre si infilava le mani tra i capelli e guardava Luna come se si aspettasse che col suo cervello Corvonero potesse risolvere il caso. « Ehm... parola d'ordine, allora... Mimbulus Mimbletonia? »
La statua scosse impercettibilmente il capo.
« Pallini acidi? »
« Non penso che Piton sia il tipo da pallini acidi. » disse Neville, fissando l'amica con disperazione.
« Ma la parola d'ordine potrebbe essere qualsiasi cosa! » rispose la ragazza, scavando nella sua memoria.
« No, no, deve pur esserci un nesso logico, non penso sia solamente una parola messa a caso. Queste non sono persone che lasciano tutto al caso. » si intromise Luna pensierosa, studiando gli occhi della statua come se quella potesse sussurrarle la parola d'ordine nell'orecchio. « Io credo sia... Silente! »
« Ben fatto! » aveva esclamato la statua, aprendosi per lasciarli passare.
Luna sorrise ai due amici, che erano ipnotizzati a guardarla con un enorme sorriso di gratitudine che si apriva man mano sui loro volti. Con un cenno d'intesa, Luna li fece strada sulla scala a chiocciola e i due la seguirono senza dire una parola, coi cuori che pulsavano fastidiosamente e il rumore dei loro passi che faceva eco sulla fredda pietra. Tutti e tre erano immersi in pensieri e problemi comuni: l'ansia di trovarsi inaspettatamente Piton nell'ufficio, riuscire a portare in salvo la spada... timori, incertezze, speranze si facevano spazio dentro di loro.
Arrivati alla porta, i tre si scambiarono uno sguardo intenso e annuirono con forza.
« Alohomora! » disse Luna, e la porta dell'ufficio si aprì.
« Cavolo! » aveva commentato Neville, affascinato, non appena misero piede nell'ufficio vuoto del Preside; Luna, entrata per prima, si guardava intorno come se fosse una bambina ad un parco giochi, non prestando nemmeno un attimo di attenzione alla spada che giaceva nella teca in fondo all'ufficio. « Che meraviglia! Sembra proprio il posto ideale per Silente. Strano che Piton non l'abbia reso indecente e cupo come lui. »
Ginny, che era rimasta in precedenza incantata dal posto, non ci fece molto caso: aveva individuato la teca contenente la spada di Grifondoro che luccicava nonostante l'assenza di sole. Inutile dire che le persone nei riquadri, al loro ingresso, avevano cominciato a sussurrare tra loro; alcuni protestarono a mezza voce contro quell'intrusione, altri si limitarono ad osservarli con indignazione oppure in modo incuriosito.
La ragazza, nel frattempo, si era avvicinata alla teca in punti di piedi, sfoderando la bacchetta.
« È proprio... cavoli, non ci posso credere! »
« La spada di Godric Grifondoro. » aveva esalato Ginny, sentendosi particolarmente affascinata dalla reliquia e sentendo che era arrivato il momento di ricambiare il favore fatto dal suo amato cinque anni prima. Puntò la bacchetta contro la teca con una strana gioia ed emozione nello sguardo mentre Luna sgranava gli occhi alla vista. « Non c'è modo di prenderla senza magia, dobbiamo farla esplodere. State indietro! » avvertì gli amici, allungando la mano sinistra verso di loro per allontanarli da lì.
Armando Dippet trasalì; Phineas Nigellus aveva imprecato a voce alta, svegliando le persone dei ritratti che stavano dormendo e non avevano la minima idea di cosa stesse accadendo nell'ufficio di Piton.
« Che cosa diavolo state combinando, ragazzini? » Phineas aveva gli occhi fuori dalle orbite alla sola vista. « TU, SANTO CIELO, WEASLEY! Sciocca ragazza! Che diavolo hai intenzione di fare? Metti via quella bacchetta! Come osi comportarti in modo così assai dissennato? »
« Penetrare nell'ufficio del Preside! » protestavano alcuni ritratti.
« Uscite! USCITE IMMEDIATAMENTE DA QUI! »
Neville aveva lanciato uno sguardo all'amica e annuì.
« Reducto! »
La teca fu distrutta e cadde in mille pezzi sul pavimento immacolato dell'ufficio mentre altri pezzetti di vetro schizzavano dappertutto e li colpivano. I tre ragazzi si coprirono il capo con le braccia e nel frattempo i ritratti gridarono furibondi proteste e imprecazioni. L'unico ritratto tranquillo era quello di Albus Silente, che sembrava addirittura assai divertito dalla situazione.
« Porca miseria! » aveva sbraitato Neville, sfilandosi un pezzo di vetro dal dito.
Prima di recuperare la spada tra i detriti della teca, Ginny si era voltata per osservare il ritratto di Silente che sorrideva tranquillo così come l'aveva sempre visto e conosciuto. Avrebbe voluto dirgli tantissime cose, fargli tantissime domande, ma aveva un nodo alla gola dolorosissimo solo a guardare il volto del suo vero Preside. Luna non gli staccava gli occhi da dosso e sembrava aver instaurato con Silente un tacito accordo, dove i due dovevano guardarsi e sorridersi a vicenda.
Neville sospinse l'amica, dandole un lieve colpetto dietro la schiena. « Muoviamoci, Ginny, dobbiamo andarcene subito da qui! Prendi quella spada, forza. » e lei obbedì, distogliendo lo sguardo da Silente.
L'elsa della pesante spada di Grifondoro scintillò tra le sue mani quando la ragazza la tirò fuori tra i frammenti di vetro e Luna esordì con un: « Reparo! » sui mille pezzi di vetro; Neville sembrava ipnotizzato e stava osservando la spada di Godric Grifondoro come rapito, come se si trovasse di fronte ad una Veela nel mentre del suo incantesimo ammaliante: era qualcosa che andava oltre la straordinaria bellezza, quante storie aveva udito su quella spada e avrebbe dato qualunque cosa pur di credere anche solo alla metà di esse.
Ginny si ritrovò ad impugnare la spada di Godric Grifondoro e nel suo animo si fece largo una sensazione di emozione straordinaria, come se la spada avesse riconosciuto un altro coraggioso di cuore.
Nel frattempo, Phineas aveva spalancato la bocca, orripilato. « Lasciate immediatamente la spada di Godric Grifondoro! Come osate? Rubare al vostro Preside! State rubando al Preside della scuola! »
« La spada di Godric Grifondoro non appartiene a Piton! » rispose Ginny determinata, scoccando uno sguardo furente al ritratto del vecchio professor Black. « Neville, Luna, aiutatemi a portarla! »
« NOOOOOOOO! Fermi! Ladri! State rubando al Preside! »
Neville e Luna afferrarono le parti inferiori della spada, aiutando l'amica a trasportarla da quel caos verso l'uscita. La spada di Godric Grifondoro era proprio come la ragazza la ricordava, nonostante il ricordo fosse lontano e sbiadito e appartenesse al suo primo anno ad Hogwarts: Harry Potter l'aveva utilizzata per salvarla, salvarla da Tom Riddle e dal grosso Basilisco che si celava nella Camera dei Segreti.
« Professor Silente, lei avrà davvero lasciato la scuola quando non ci sarà più nessuno che gli sarà fedele! » disse Luna decisa, rivolta al ritratto di Silente mentre si affrettavano ad uscire dall'ufficio di Piton.
Silente sorrise: le parole di Luna erano così veritiere, così sincere. Silente non aveva davvero lasciato la scuola, loro gli erano ancora fedeli: l'Esercito di Silente stava crescendo, stava diventando potente e palpitava, desideroso di entrare in azione. Sarebbe stato come vedere in azione Silente stesso contro tutto quel male che li stava ricoprendo.
« Che intenzioni avete, marmocchi che non siete altro? » continuava a protestare il professor Black, mentre gli altri ritratti sussurravano tra loro e si scambiavano occhiate a dir poco sconvolte. « Rimettete quella spada nella sua teca! Quali diritti potete vantare su di essa? TU, WEASLEY, DI GRAZIA, QUALI DIRITTI PUOI VANTARE SU... »
Neville si chiuse la porta alle spalle; le urla di Phineas divennero solo sussurri lontani.
« Ce l'abbiamo fatta... » disse Neville esultante, osservando l'elsa scintillante tempestata di rubini come se non credesse ai suoi occhi. « È bellissima... non ci posso credere, ci siamo riusciti! »
« Sì! Ce l'abbiamo fatta! » annuì Luna, felice.
Ginny sorrise come se si fosse tolta un peso dalle spalle. « Forza, adesso facciamo piano in corridoio... »
I tre ragazzi scesero la scala a chiocciola e si affrettarono a percorrere in tutta fretta il corridoio, guardandosi nervosamente intorno senza fiatare. Non ci potevano credere, sembrava quasi un sogno, un sogno che si avverava: avrebbero potuto aiutare i tre ragazzi nella loro missione. La scomparsa della spada di Grifondoro avrebbe fatto il giro di Londra, tutti i giornali ne avrebbero parlato e Harry, Ron ed Hermione l'avrebbero saputo e sarebbero piombati ad Hogwarts, salvandoli tutti, liberandoli.
« Avete visto come urlava quel Phineas? » rise Neville, trasportando la spada come se trasportasse la sua anima preziosa e non staccando neanche per un secondo i suoi occhi dall'elsa.
Ginny annuì con estrema fierezza. « Di qua, ragazzi, muoviamoci! Se qualcuno ci scopre siamo... »
« ... come i cavoli a merenda, per caso? »

   
 
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