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Autore: Akemichan    02/07/2016    1 recensioni
Dieci avventure di Ace e Marco a bordo della Moby Dick, ispirate ad altrettante favole. Marco/Ace
#1: L'arte imita la vita. Quando Satch racconta una favola che tanto favola non è.
#2: Dietro la maschera. Quando la tua famiglia vi vuole separare.
[Partecipante al contest "Di mille ce n'è... di slash da narrar" di Sango79]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Riposo

«Dov'è Marco?»
Aveva ripetuto quella domanda così tante volte ormai che gli sembrava fosse diventata una nuova forma di saluto. D'altronde non aveva potuto evitarlo, dato che Marco era scomparso da qualche parte e nessuno pareva intenzionato a dirgli dove si fosse cacciato, nemmeno il Babbo. Magari ti sta preparando una sorpresa, aveva insinuato Satch, al cui Ace aveva riposto che si sarebbero potuti inventare una scusa migliore invece che fare finta di nulla.
No, doveva essere successo qualcosa. Marco non se ne sarebbe andato senza fargli sapere dove e per quanto. Ed Ace non aveva intenzione di cedere di un passo finché non avesse scoperto la verità.
«Non qui» sospirò Curie, che era stata l'ultima vittima della ricerca di Ace. «Ma sta bene, tranquillo.»
«Me lo auguro bene!» ribatté Ace. «Voglio solo sapere dov'è.»
Curie sospirò ancora. «Marco ha ricevuto un sacco di doni, quand'è nato, ma la capacità di capire quando deve prendersi un po' di riposo no. E grazie al suo frutto pensa di poter fare il furbo e non riposarsi mai.»
«E questo cosa ha a che fare con la sua scomparsa?»
«Ogni anno, quindi, gli faccio bere un mio antibiotico che lo costringe a dormire almeno per una settimana intera, in modo da recuperare tutta la stanchezza accumulata» terminò Curie.
Ace sbatté le palpebre. «Scusa?»
«Hai capito benissimo» replicò Curie. «Adesso Marco sta semplicemente dormendo in un posto tranquillo, dove nessuno lo deve disturbare. Soprattutto non tu.»
«Ma lui lo sa? Di questo antibiotico, dico.»
«Be', dopo la prima volta se n'è accordo svegliandosi» spiegò Curie. «Per cui ogni anno dobbiamo trovare un nuovo sistema per fargliela bere senza che se ne accorga. Ci siamo sempre riusciti finora.»
«Ma voi siete pazzi!»
«Lo facciamo per il suo bene. Anche il Babbo è d'accordo.»
Ace non era per nulla convinto. «Non sei un'infermiera, sei una strega. Dov'è Marco?»
Curie si limitò a un sorrisetto di compatimento. «Tornerà fra una settimana e vedrai che avrà di nuovo tutte le energie da dedicarti.»
Capendo che non sarebbe riuscito a cavarle da bocca altre informazioni rispetto a quelle che aveva già ottenuto, lasciò l'infermeria. Questo non significava che avrebbe smesso di cercare Marco: per quanto lui stesso ritenesse che lavorasse troppo, non riteneva corretto costringerlo a forza a riposarsi.
Dopo aver però esplorato tutta la nave da cima a fondo, si arrese che Marco non era stato tenuto a bordo. Ace aveva anche tirato fuori una serie di mappe per cercare di capire dove erano passati, ma rinunciò subito: con Namur e la sua velocità in acqua, Marco avrebbe potuto essere in qualsiasi isola della Rotta Maggiore.
No, si rese conto. Non avrebbe potuto. A quanto gli aveva detto Curie, Marco avrebbe dormito per i prossimi sette giorni. In quelle condizioni sarebbe stato facile vittima di chiunque, per cui non poteva certo riposarsi in  un posto qualsiasi. Anche le isole del loro territorio erano da scartare, perché un rischio di un attacco da parte di altri pirati o della marina era una possibilità. Anche le navi degli alleati non andavano bene: c'era troppa confusione perché Marco potesse riposarsi come si doveva.
E improvvisamente capì qual era l'unica isola possibile. Un'isola dove a nessuno era permesso entrare: Wa. Solo i pirati di Barbabianca erano una fortunata eccezione, al momento.
Sicuro della sua intuizione, Ace balzò sul suo striker e si diresse a Wa. Izou gli aveva insegnato un'insenatura dove poteva parcheggiare senza che i samurai che costituivano la difesa dell'isola lo individuassero e scese a terra, incamminandosi verso il feudo di Oden, che era un vecchio amico del Babbo e degli altri.
E lo trovò seduto sulla veranda della sua casa, ad occuparsi di uno dei suoi bonsai. Non parve minimamente sorpreso di vederlo.
«Namur, quando è passato, mi ha detto che forse saresti arrivato» mormorò dolcemente. «Quello che cerchi è nella dependance.» E accennò con il capo a un piccolo edificio in fondo al vialetto, protetto da alberi di ciliegio.
Ace annuì, in un ringraziamento silenzioso, quindi si diresse nella direzione che gli era stata indicata. L'edificio era completamente chiuso, finestre comprese, a parte un lato dove le serrande avevano le fessure grandi abbastanza da far penetrare la luce all'interno e a permettere ad Ace di guardare all'interno.
La sua ombra si affacciò sulla piccola stanza a tatami: su uno di quelli era sdraiato Marco, di schiena, le braccia adagiate lungo i fianchi e le gambe leggermente divaricate. La testa era appena piegata di lato e il viso, con gli occhi chiusi, sembrava pacifico.
Ace si guardò intorno per vedere dove entrare e individuò la porta. Socchiudendola quando bastava per insinuarsi all'interno, camminò con attenzione per non fare rumore e si accovacciò al fianco di Marco. La sua mano si allungò verso la sua spalla, per scuoterlo e svegliarlo, ma si fermò a mezz'aria.
Quando mai aveva visto Marco dormire così pacificamente? Mai. Persino quando erano nello stesso letto, Ace era quello che si addormentava per primo e si svegliava per ultimo. Anzi, che ricordasse non aveva mai visto Marco dormire. Improvvisamente capì quello che doveva essere passato nella mente dei suoi compagni per elaborare il piano malvagio dell'antibiotico per farlo dormire.
Ace chinò la testa e gli diede un leggero bacio al lato della bocca. Le labbra di Marco di mossero appena.
«...Ace?» mormorò, nel mezzo del sonno.
«Shh.» Ace si sdraiò al suo fianco, appoggiando la testa al suo petto. «Dormi tranquillo, ci sono io qui con te.»

 
   
 
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