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Autore: Eleanor_    04/07/2016    2 recensioni
Rose Weasley ha quindici anni, è una Grifondoro ed è la figlia di Ronald Weasley e Hermione Granger. E questo lo sanno tutti.
Ha i capelli rossi, gli occhi azzurri, la passione per i guai e per il Quidditch ereditati dal padre.
Il covo di ricci che si trova in testa, l'astuzia e la bontà d'animo, invece, li ha presi dalla madre.
Ma la somiglianza finisce qua.
Non è intelligente come Hermione, né coraggiosa come Ronald.
Rose Weasley non è sola, per fortuna.
Nella sua situazione si trovano quasi tutti i suoi cugini: lo scapestrato James, innamorato da sempre della bella e malinconica cugina Dominique, che si trova in una situazione complicata; Albus, spirito libero intelligente e decisamente affascinante; la dolce e furba Lily, il fratello Hugo, il freddo e apatico Louis, gli instancabili Fred e Roxanne.
Ognuno di loro sa cosa vuol dire avere il peso di un cognome sulle spalle.
E lo sa, scoprirà Rose, anche il biondissimo Scorpius Malfoy, il misterioso, arrogante e sensibile ragazzo che imparerà a conoscere, per un caso più o meno fortunato.
In breve, Rose Weasley sono io e vi voglio raccontare le nostre storie.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Lies
 


Hardly anything left for you to see
For you to see
Because I'm only a crack in this castle of glass
Hardly anything else I need to be
-Castle of Glass, Linkin Park
 



«L’ho preso!» urlo trionfante, asciugandomi il sudore dalla fronte. Tengo stretto in mano il boccino talmente forte che mi si stanno conficcando le unghie nei palmi, non portando i guanti. Sono troppo scomodi, e non mi lasciano avere un contatto diretto con la mia Firebolt.
Dopo quasi un’ora intera a ricercare quella pallina, sono riuscita ad acciuffarla, e provo le stesse sensazioni di vittoria e orgoglio che mi attraversano durante una partita.
Mi assicuro che il mio battito e il respiro si siano calmati e poi tocco terra, affiancata da Roxanne, Fred, Jonathan e James. I due si guardano in cagnesco, e prima di essere scesa dalla mia scopa giurerei di aver visto Beatrix lanciare uno sguardo truce a mia cugina.
«Brava Rosie» si complimenta Jamie. «Però dobbiamo migliorare la velocità se vogliamo vincere il Campionato: Avery, come hai detto tu, è molto più bravo di te.»
Gli sorrido sorniona e sibilo a denti stretti: «Non l’ho mai detto, lurido bugiardo.»
Lui mi tira uno schiaffo sulla testa e io gli ritorno un pugno sulla spalla, che più che male gli dà fastidio. James ha due braccia muscolosissime, frutto di anni e anni di palestra e Quidditch. Continuiamo a picchiarci anche dopo essere usciti dalla doccia e addirittura in Sala Comune, prima di andare a dormire. L’allenamento è stato stancante, ma meno del solito. Quando faccio ciò che mi piace, quando interpreto il mio ruolo, per me non c’è nient’altro sul campo a parte il boccino. Verso le undici, dopo aver litigato e fatto pace, picchiato e preso in giro Jamie, vado a letto. Mi addormento appena mi metto sotto le coperte, e inizio a sognare me stessa con la Coppa del Mondo in una mano.
Mi sveglio di soprassalto spaventata da un rumore. Apro piano gli occhi e leggo l’ora sull’orologio di Belle: 00.30. Il letto accanto al mio è vuoto e Celeste si sta allontanando piano, tenendosi una spalla.
Probabilmente, a causa del buio, deve aver sbattuto contro una delle colonne di legno del letto.
Si assicura che stiamo dormendo tutte e tre e poi sgattaiola fuori dalla stanza, con i piedi nudi che fanno appena rumore quando si poggiano sugli scalini.
Che ci sia un’emergenza? Dove starà andando?
Esco anche io dal letto, con gli occhi appannati per la stanchezza. Mi infilo gli occhiali e seguo la mia amica nella Sala Comune. Qualche minuto dopo aver aspettato in fondo alle scale senza aver udito nulla, sto per andarmene, ma due voci, che per quanto basse sono udibili, attirano la mia attenzione. Mi sporgo un po’ di più e osservo la scena: Celeste è accanto al camino, che osserva il viso del ragazzo che le sta davanti.
David.
Trattengo un verso di sorpresa e ascolto.
«…non ti piace che ci incontriamo di nascosto» sta dicendo Celeste. «Ma per ora non farmi domande.»
Lui passa una mano sul suo viso e le sorride. La gola mi si chiude e il naso inizia a pizzicare, il tutto mentre il mio respiro inizia ad accelerare.
«A me basta che…» comincia David. Non sento il resto di ciò che le dice perché glielo sussurra all’orecchio. Lei fa una risatina e sposta il viso dall’altra parte. David inizia a camminare per la stanza, seguito a poca distanza da Cel. Si fermano davanti all’esposizione dei trofei. Lui è molto più alto di lei, così David deve piegarsi per guardarla e lei deve rovesciare la testa all’indietro.
Parlano per un po’ di cose banali, poi lui sussurra qualcosa di dolce, a quanto mi sembra di vedere dall’espressione di Celeste e le prende il viso tra le mani.
Si china su di lei e la bacia prima dolcemente, mentre Celeste gli passa le braccia dietro al collo, e poi con più trasporto. Non guardo oltre, e torno a letto, sperando che il cuscino riesca a soffocare i miei singhiozzi.
 
Per tutta la notte penso, addormentandomi solo per brevi periodi. Poco prima dell’una e mezzo torna Celeste, che si addormenta immediatamente.
Alle sei non riesco più a rimanere a letto, così mi alzo, mi vesto, mi lavo, e scendo fino all’ultimo piano. Mi asciugo gli occhi più volte e quando mi trovo di fronte alla parete della Sala Comune dei Serpeverde, mormoro «Barone Sanguinario» stancamente.
Il mascherone mi schermisce seccamente: «La parola d’ordine è cambiata ieri, vattene.»
Provo a convincerlo che ho davvero bisogno di entrare ma lui è irremovibile e qualche secondo dopo è già tornato una lastra di pietra. Mi siedo accanto a un’armatura di ferro, portandomi le ginocchia al petto e aspetto senza riuscire a capire se passano minuti o ore. Quando escono i primi Serpeverde mattutini, non mi notano. Uno però, lo fa.
«Rose!» esclama Christopher. «Cosa ci fai lì?»
Alzo lo sguardo su di lui, che mi porge una mano per alzarmi. L’afferro e gli faccio un sorriso forzato.
«Stai bene?» chiede preoccupato.
«Sì, ho solo dormito poco» mento. «Come sta il tuo naso?» chiedo, notando che è ancora fasciato.
«Diciamo che potrebbe stare meglio» sorride, un sorriso che mi trasmette una sensazione stranissima.
«Senti… sto cercando Jade Thorne. È in stanza con Vale…»
«So chi è» mi interrompe lui, facendomi l’occhiolino.
«Puoi, per favore, dirle che esca subito? Questo coso non mi lascia entrare.»
Christopher annuisce con un sorrisetto, poi rientra dentro la Sala. Ne esce qualche minuto dopo, seguito dalla mia amica… in vestaglia e ciabatte.
Ha i capelli spettinati e sembra appena scesa dal letto. Probabilmente è  appena scesa dal letto. Ringrazio il Serpeverde, che si avvia assieme ai suoi amici a fare colazione.
Quando sono sicura che siamo sole, prima che lei possa farmi domande, le getto le braccia al collo e la stringo forte, singhiozzando. Jade mi porta in un posto più isolato, dietro all’armatura accanto cui mi ero seduta, e aspetta che mi calmi in silenzio. Mi ci vuole più tempo di quanto mi piaccia ammettere, e quando finalmente mi asciugo le lacrime, inizio a spiegarle cos’è successo.
«Jadie, ti prego, non commentare nulla» dico, gli occhi socchiusi. «Io… A me… Ecco, avrei… dovuto dirti… che…»
Lei mi accarezza un braccio e mi incita a continuare, senza fretta. Prendo un lungo respiro e butto fuori un fiume di parole, prima di riuscire a pensarci su, e a rimangiarmi tutto.
«A me piace David, non so perché non te l’abbia mai detto, forse perché ero sicura che mi avresti presa per il culo, e mi dispiace, te lo assicuro » le spiego, decidendomi a vuotare il sacco e raccontandole gli avvenimenti di stanotte.
Alla fine del mio discorso, lei sorride, mi fa un sorriso triste che mi fa abbassare lo sguardo.
Liquida le imprecazioni del mascherone dicendo la parola d’ordine e poi entra nella sua Sala Comune, seguita a pochi passi da me.
«Rosie, non ce l’ho con te perché non mi hai detto di David: tanto lo sapevo» ghigna Jade mentre indossa la divisa scolastica e un paio di sneakers rosa.
«Immagino» commento laconica. «Anche Celeste lo sapeva.»
«Oh mio Dio, ti prego. Rose Weasley, non osare deprimerti. Tu sei una persona stre-pi-to-sa, troverai un altro ragazzo nell’arco di pochissimo tempo, okay? David non è questa gran cosa, credimi. Ma poi, chi se ne frega di avere un ragazzo! Divertiti!»
Grugnisco, trovandomi però molto d’accordo con lei.
«Mi preoccupo più che altro per il tuo rapporto con Celeste. Insomma, cosa succederà adesso? Non puoi fingere di non aver visto niente» aggiunge, guardandosi le punte dei capelli.
Sembra molto sicura di sé, e mi torna alla mente ciò che mi ha detto Jade di Celeste, che la crede una persona falsa e approfittatrice.
«Lo so. Penso che…» mi interrompo, perché non so cosa penso realmente.
Se avessi scoperto che David si frequenta con un’altra ragazza, una qualunque altra ragazza, non l’avrei degnata più di uno sguardo. Ma in quel caso la ragazza in questione non avrebbe mai costretto David a vedersi di nascosto, quindi a quest’ora sarebbero in Sala Grande a pomiciare abbracciati. E, sempre nel caso in cui la ragazza fosse stata un’altra, sicuramente non starei male come adesso. Già quando David ha detto che gli piaceva una ragazza da qualche mese, mi sono resa conto che avevo perso la mia occasione. E stavo davvero male. Ma ora mi accorgo che quel “male” non è minimamente paragonabile a questo. Celeste mi ha mentito, non mi ha detto che si vede con David né che le piace. Una delle mie più care amiche, consapevole dei miei sentimenti, mi ha tenuto nascosto tutto ciò, con un comportamento egoista che non avrei mai creduto possibile da parte sua.
«So cosa farò» dichiaro.
Usciamo insieme dalla camera, a braccetto, come se anche Jade sapesse che ho bisogno di tenerla stretta.
 
«Ehi, Rosie, dove sei stata?» chiede Celeste, con la sua voce sottile. La guardo da sopra la scodella di cereali. Porta una sciarpa attorno al collo e ha le guance rosse. I capelli sono raccolti in una coda bassa appoggiata su una spalla.
Sorridi. Sorridi.
Non ce la faccio, meglio optare per un tono vago.
«Oh, da nessuna parte, non riuscivo a dormire» rispondo, stringendo il cucchiaio.
Lei si convince che stia dicendo la verità e comincia a parlare. Non la ascolto neanche, pensando a come mettere in atto le mie battute.
«Guarda, c’è Warren» le indico, quando il Serpeverde si siede al suo tavolo. «Carino, eh?»
Le faccio un sorriso malizioso e alzo un sopracciglio.
Abbocca, ti prego, abbocca.
Celeste si volta ma non sorride.
«Sì» sussurra, facendo scorrere lo sguardo sulla nostra tavolata. Mi si chiude lo stomaco e appoggio il cucchiaio nella ciotola del latte. Deglutisco e scelgo un’altra strategia.
«Io direi che quest’anno ti dobbiamo trovare un ragazzo.»
«Oh, buona fortuna» ridacchia, toccandosi i capelli.
«Non c’è nessuno che ti piace?»
Lei aspetta qualche secondo prima di rispondere e poi scrolla le spalle.
«Direi di no.»
È come se mi avesse tirato un pugno dritto nello stomaco. Allora non ha davvero intenzione di dirmi cosa sta succedendo. Devo cacciare indietro le lacrime per non darle la soddisfazione di vedermi in quelle condizioni. Boccheggio per qualche secondo in cerca delle parole giuste.
«Allora stanotte stavi baciando David per sottolineare la vostra amicizia, no?» sibilo, con voce ferma. Prendo la mia borsa e mollo il bicchiere di succo che stavo per bere. Celeste mi sta ancora fissando con gli occhi spalancati quando mi alzo e me ne vado dalla Sala Grande.
 
Esco in giardino diretta alla capanna di Hagrid, seguita da Meg, inspirando l’aria fredda e profumata degli alberi e del muschio. È una giornata uggiosa e umidiccia, tipico clima autunnale scozzese. Il vento si intrufola in tutte le fessure dei vestiti che riesce a trovare, e mi sento perfino le ossa intirizzite e doloranti. Sto pensando che dovrò iniziare ad indossare i guanti e la sciarpa tra poco, quando una voce affannata giunge alle mie orecchie e prima che mi possa girare e tirare un ceffone al ragazzo, David si affianca a me.
«Rossa, devi venire con me!» ordina ansimando.
«Perché?» chiedo impassibile, continuando a camminare.
«C’è Celeste che sta per scoppiare a piangere in Sala, sembra stia male!» grida.
Mi coglie una fitta di preoccupazione ma la soffoco subito. Mi fermo e lo guardo negli occhi. Sta ancora ansimando e ha i capelli in disordine: deve avermi cercata in Sala Comune e poi essere arrivato al giardino di corsa. Inclino la testa da un lato e con un sorriso gli dico sarcastica: «Penso che gradirà di più la tua presenza.»
Con una pacca sulla spalla lo lascio attonito sul pendio della collina e proseguo seguita da Meg.
«Rose, cosa sta succedendo?» mi chiede. Le racconto tutto appena raggiunti gli altri, parlando a bassa voce, e omettendo il nome del ragazzo, anche se sono sicura che abbia già intuito tutto.
«Maggie, tu devi stragiurarmi che non dirai niente di niente a nessuno, okay? Ti prego.»
«Lo giuro» assicura lei, stringendomi il mignolo.
 
Celeste non si presenta a nessuna lezione del giorno, e io non chiedo nulla di lei in giro. David invece passa il tempo con i suoi compagni di stanza, con Max e Aaron.
L’ultima lezione per me è dedicata a Rune Antiche, e al posto di Connie Marigold, mi siedo accanto a Jasmine Fox, una ragazza di Corvonero con il viso a cuore, le labbra carnose e lunghi capelli neri. Meg, Belle e Celeste frequentano il corso di Divinazione, quindi mi sono ritrovata da sola a studiare Rune.
La ragazza sembra non notare la mia presenza, non mi saluta né mi rivolge la parola. Durante l’intera ora pare molto concentrata sullo studio della simbologia e non mi dà una mano nemmeno quando si vede che sono in palese difficoltà. Sto pensando che sarebbe meglio stare accanto a Connie quando la voce cristallina di Jasmine mi avverte che sto sbagliando a scrivere.
«Quello che sembra un rombo è una C, non una Q. La Q è rappresentata dalla sbarra con le due lineette. In effetti, stai scrivendo “cualqosa”» mi rimprovera, con un tono che mi sembra canzonatorio.
«Ah, grazie» mormoro, sentendomi avvampare. Torno a piegare la testa sul libro, ripetendomi stupida in mente.
«Io sono Jasmine» si presenta qualche minuto dopo. Alzo gli occhi dal manuale e trovo la sua espressione dura un po’ addolcita, e gli occhi castani più curiosi che diffidenti.
«Lo so. Frequentiamo lo stesso corso dall’anno scorso» riferisco.
«Non si sa mai. Insomma, sei Rose Weasley…»
«E questo cosa vorrebbe dire?!» sbotto indignata.
Lei ride forte e viene richiamata dalla professoressa, quindi abbassa il tono.
«Non essere così suscettibile. Intendo dire che tu conosci tanta gente, non immaginavo che sapessi anche il mio nome, visto che non ci siamo mai parlate prima» obietta.
Nessuna delle due apre più bocca per il resto della lezione.
La professoressa ci avverte che uno dei primi giorni di novembre ci sarà un compito di scrittura e traduzione e ci raccomanda di studiare bene.

 
Dopo una breve passeggiata in giardino con Jade, raggiungo il campo da Quidditch. Lei si siede sugli spalti e resta a guardarci durante tutta la durata del gioco. Dopo l’ora di allenamento, mi raggiunge in spogliatoio e mi avverte che “per quanto si sia annoiata, trova che io sia un’ottima Cercatrice”. Verso le otto, entriamo assieme in Sala Grande, pronte per una cena ristoratrice. Mi siedo al mio tavolo, accanto a James e Roxanne.
«Tu sei così fissato col Quidditch…» mormoro, laconica quando capisco che anche stasera sarà quello l’argomento di conversazione.
«Si chiama hobby» si limita a rispondere Jamie.
«No, ti assicuro che si chiama fissazione.»
Lui ricomincia a mangiare l’agnello arrosto e finge di non avermi sentito.
«Sul serio, Jamie, uno degli arcani della nostra vita è come tu sia riuscito a superare i G.U.F.O l’anno scorso con addirittura due Oltre Ogni Previsione, senza materie che comprendono sport, statistiche sportive o… cavalcare una scopa» rincara Roxy.
Sputo la minestra nel piatto a causa delle risate. James ci lancia uno sguardo assassino e poi addenta delle patate, spostandosi da noi.
Io e Roxy continuiamo a ridere per un po’ prendendolo in giro, ma lui per ripicca ci ricorda che noi, pur avendo altri hobby, facendo attività e studiando, non abbiamo un ragazzo. Il che, purtroppo, ci zittisce entrambe.
Poco prima delle nove, quando tutti i piatti sono stati spazzolati da affamati adolescenti ormonati, David mi si avvicina a testa bassa, e con uno sguardo stravolto negli occhi, mi chiede di parlare in privato. Io acconsento solo perché sembra davvero sconvolto.
Lo seguo verso la Sala D’ingresso e quando si volta vedo che i suoi lineamenti di solito tesi a causa dei tanti sorrisi, sono rilassati, inizio a preoccuparmi, ma non lo do a vedere.
«Che c’è?» esordisco in tono neutro.
Lui non mi risponde e mi scruta per qualche secondo. Poi boccheggia alla ricerca delle parole da dirmi.
«D’accordo, mi spieghi cosa succede? Sai a cosa mi riferisco» insiste, quando tento di fingere di non aver capito. «Primo, mi eviti. Secondo, mi parli come se ti avessi fatto qualcosa.»
Ed è così, solo che sei troppo stupido per capirlo.
«E terzo, la tua amica era in Sala Grande che stava per scoppiare a piangere stamattina, e ti sei comportata come se non te ne importasse nulla» conclude, con uno sguardo stanco che gli riempie gli occhi verdi.
Non sapevo cosa rispondere. Davvero, insomma, non potevo dirgli la verità. Non potevo, non posso, non potrei. E invece, da brava testa di cazzo, lo volevo fare.
«Non capisci un cazzo» ringhio.
«Capire cosa, Rose?» dice, con uno sbuffo, ed un tono stanco.
«Okay, non importa. Guarda, fai finta di nulla, ricominciamo da capo.»
Mi avvio verso le scale che portano di sopra ma lui mi afferra il braccio e mi riporta dov’ero. Mi massaggio il punto in cui mi ha stretta con le sue mani enormi da Battitore. «Rose, non puoi mentire a me» mi minaccia, assumendo un atteggiamento aggressivo. Mi sembra un enorme grizzly pronto ad azzannare la sua preda da un momento all’altro.
«Tu sei così…» comincio. Non riesco a trovare le parole che vorrei dirgli. Stupido? Cieco? Egocentrico?
«Così… David, io… io non posso, io non ci riesco» concludo alla fine, pentendomi subito delle parole idiote che ho detto.
«Ma di cosa. Stai. Parlando?» scandisce, portando il suo sguardo all’altezza del mio.
«Sono arrabbiata» mi lascio scappare.
«Hm?» bofonchia lui, aggrottando le sopracciglia.
Riprendo un po’ del mio coraggio e alzo il tono della voce, che cerco di far sembrare il più fermo possibile.
«Vi ho visti. Stanotte, tu e Celeste, in Sala Comune. L’ho seguita. So bene cosa stavate facendo» dichiaro, fissando il mio sguardo al suo.
Lui scuote la testa con la faccia cretina alla ho-capito-di-cosa-stai-parlando-ma-fingo-di-non-capire-perché-è-troppo-imbarazzante.
«Non fare quella faccia da imbecille!» sbraito, facendogli fare un salto di sorpresa. «Ho visto che vi baciavate!»
Lui volta la testa da una parte e vedo chiaramente che sta trattenendo la rabbia, tutta concentrata nella vena che ora gli pulsa sul collo in maniera preoccupante.
«E questo cosa c’entra con te? Devi starne fuori Rose, è la nostra vita, non la tua.»
«Oh be’, scusami tanto se mi sento offesa dal fatto che due dei miei più cari amici escono insieme e non me l’hanno detto!» urlo furiosa, inventandomi la scusa al momento.
«Noi non usciamo insieme, stiamo solo cercando di conoscerci!»
«Conoscenza intima, a quant’ho visto» ribatto, incrociando le braccia al petto.
«Sei… sei proprio… AAAH» scoppia lui, portandosi le mani alla testa.
«Sono proprio?»
«Sei impossibile, Rose Weasley! Pensavo fossi felice che i tuoi amici si piacciono!» grida, e il suo vocione rimbomba sulle pareti, facendo l’effetto di trovarsi in una cassa chiusa.
«Ovvio, se solo la mia cosiddetta amica non avesse saputo che sono innamorata del ragazzo con cui esce!»
Queste parole, purtroppo, non riescono a uscire dalla mia bocca.
«Sono felice» mento. Lo guardo negli occhi e mi dirigo alla mia camera da letto.
 
«C’è Celeste di sopra, volevo solo avvertirti» dice Meg, seduta accanto a Belle in Sala Comune.
«Oh, okay, tranquilla, passo un po’ di tempo con mia cugina e poi vengo a dormire, più tardi.»
«Non la puoi perdonare?» chiede, con una punta di apprensione.
Scuoto la testa.
«Scusami» le dico, prima di scappare in camera di mia cugina ed esplodere in un urlo di rabbia. Sono sorretta solo dalle braccia sottili e fredde di Dominique. Dopo pochi minuti di tremore, cerco di sistemarmi le idee in testa e spiego a Dom cos’è successo.
«Rose…» dice. «È assurdo che stia succedendo tutto così in fretta.»
«Sì, è vero...» ammetto io.
«So che non è molto su cui contare, ma io ci sarò sempre per te. Non solo perché sei mia cugina, ma… sì, insomma, la mia migliore amica» dice, un po’ imbarazzata.
«Dominique» la rimprovero. «Ora come ora, sentirmi dire che ho una persona su cui contare è importantissimo. Okay?»
«Sì, va bene» sorride, stringendomi la mano.
Qualche minuto più tardi entrano in uno sciame di voci e starnazzi le compagne di stanza di Dom, e quando mi notano vengono tutte a salutarmi, ma solo Kay mi stringe forte e mi da due baci sulle guance.
Dominique mi accompagna fuori dalla camera e la saluto in corridoio.
Quando entro nella mia stanza, in silenzio, controllo che Celeste stia già dormendo. Dal rumore del suo russare, unito a quello di Belle, direi che è così.
 
La mattina dopo faccio tantissima fatica a svegliarmi. Mi trascino in bagno e mi guardo per un po’ allo specchio. Mi lavo la faccia e mi metto la divisa della scuola e le mie adorate All Stars rosse.
Quando torno a sedermi sul letto per preparare la cartella, noto che tutte le mie compagne di stanza se ne sono già andate. Osservando la stanza mi cade l’occhio sulla cornice con la nostra foto all’interno che ho regalato a Celeste solo un paio di settimane fa.
È così strano come il tempo cambi le cose. Per una cretinata (perché lo è, insomma, tutte le amiche litigano almeno una volta a causa di un ragazzo), ci siamo improvvisamente divise. Ormai da parte mia non so come potremmo aggiustare le cose: io l’ho vista, lei lo sa, non posso cancellarmi la memoria. Anzi, in effetti potrei ma non voglio. E comunque Celeste non può dire niente che mi faccia cambiare idea. Forse era destino, era un qualche strano segno per farmi capire che David non fa per me, o che in realtà Celeste è una doppiogiochista, un’approfittatrice. Scaccio quei pensieri meglio che posso e scendo fino al pian terreno, per fare colazione con mia cugina.
«Rose!» mi chiama Dom. Sta giochicchiando con uova e pancetta, ma non le mangia per davvero.
«Se continui così, penseranno che tu sia ancora bulimica o anoressica» la saluto, con una punta di preoccupazione.
«Ma no, non è vero. Semplicemente ho mangiato tanto a cena ieri sera» si giustifica.
Lascio cadere l’argomento, ma ricordo bene che la sera precedente a cena ha solo sbocconcellato un pezzo di pane e un po’ di pasticcio, che so essere il suo piatto preferito.
Trangugio volentieri cereali al cioccolato con latte freddo e un bicchiere di succo d’arancia. Direi che per non penseranno mai che io sia anoressica. Dopo aver chiacchierato un po’ di “come sto”, Dom mi spiazza con una notizia.
«Ho quasi mollato Jonah.»
«Hai… hai mollato Jonathan?!» esclamo, sputando cereali intrisi di latte.
Lei pulisce con un tovagliolo il tavolo e poi riprende.
«Sì. Quasi. Abbiamo litigato pesantemente. Se la fa con quella ragazza. Oddio, come si chiama…» tenta di ricordare. Quando parli del diavolo… Ecco spuntare Jonathan dal portone di ingresso, che saluta una ragazza molto carina, bassa e magra, con un grande sorriso e gli occhi allungati con qualcosa di vagamente orientale.
«Beatrix» concludo per lei.
«Già ehm, la “ragazza” di James» mima con le virgolette. Noi tutti quando parliamo di Beatrix Richards, “fidanzata” più volte traditrice di James, usiamo le virgolette. Non solo perché fa un po’ l’oca con chi le capita sotto mano, ma anche perché la compagna di uno scimmione maschio adulto come James non dovrebbe venire chiamata ragazza, fidanzata, cotta o infatuazione. Lui è il capogruppo, il maschio alfa e dominante, che dovrebbe essere costantemente circondato da gallinelle pronte a mangiare le sue briciole. E un po’ è così, solo che il deficiente sopraccitato non se ne accorge. Come non si accorge che Dominique gli va dietro da anni, ma sto divagando.
Il punto è qui: triangolo (anzi, direi quadrato) amoroso tra Dom, Jamie, Jonah e Beatrix.
«Mmmh» mugugno, fintamente interessata. Insomma, lei ha ascoltato per ore i miei sfoghi, e adesso tocca a me almeno fingere di curarmene. «Ne hai almeno le prove?» mi informo, tenendo conto delle vecchie rotture durante i due anni di fidanzamento con Jonathan (quasi tutte a causa della sua enorme diffidenza e gelosia. In questo ci assomigliamo parecchio).
«Be’, no» ammette. «Ma la saluta sempre. E li ho visti abbracciati. Abbracciati, capisci?!»
No, non capisco. Ma come al solito fingo di farlo.
«Sì, certo che capisco. Anche se, ammettiamolo, prima di quasi-lasciarlo avresti dovuto almeno chiedergli spiegazioni.»
Conoscendola avrà argomentato il litigio con uno di questi motivi:
1) siamo troppo diversi, tu sei un Prefetto e io una studentessa.
2) non può funzionare perché non c’è più interesse, visto che mi tradisci.
3) mi stanco troppo facilmente.
Lei sembra pensarci un po’ su, passandosi la mano sulla fronte perfetta che pare fatta di porcellana. La mia, riguardo a brufoli, è una miniera d’oro.
«Effettivamente hai ragione...» fa alla fine, dandomi un pizzicotto sul braccio.
«So di avere ragione!» le rispondo, spingendola perché si avvicini a Jonathan. Le intimo di chiedergli scusa e di farsi spiegare come stanno le cose con Beatrix.
Mia cugina non è assolutamente stupida, la ritengo molto intelligente, solo che deve ancora capire quali sono i casi in cui pensarci due volte, prima di agire.
La osservo mentre si avvicina piano a Jonah e provo un moto di affetto che non mi era mai capitato di provare prima.
Dopo qualche minuto di sussurri e gesti, lui le afferra le guance e le stampa un bacio sulla bocca, seguito da un attorcigliamento di lingue.
«Ciao» mormora una voce rotta, di fronte a me.
Resto zitta.
«Rose» continua Celeste. È la prima volta che la vedo da ieri mattina. Ha un aspetto molto più normale di quello che credessi. Penso che me l’aspettassi con gli occhi rossi e le borse, nessun sorriso. Invece è solo Celeste. Solo la mia amica Celeste, triste ma normale.
Resto zitta ancora.
«Ho pensato a cosa avrei voluto dirti per tutta la sera, ieri. E la verità è che non lo so. Non so cosa potrei dirti per scusarmi, per discolparmi, perché non posso. Non ci sono scuse o parole che giustifichino quello che ho fatto. Sono presa da lui. Ma non ci posso far niente e sinceramente di questo verso non me ne pento. Ma ho perso te, e per quanto possa sentirmi felice, questa felicità non è paragonabile alla tristezza per il male che ti ho fatto» dice semplicemente, con parole dirette. Le guardo gli occhi, di quell’azzurro cielo che mi è sempre piaciuto e scuoto la testa.
«Non dire nient’altro, allora. Non voglio più ascoltarti. »
 
– Lei dimentica che noi siamo completamente all’oscuro di tutta questa storia! – lo interruppe finalmente Holmes con la sua voce tranquilla. – Non conosciamo i fatti e pertanto non possiamo giudicare fino a che punto lei ha ragione. –
– Senta, signore, devo dire che lei è il solo che mi sa parlare con gentilezza, per quanto credo che è proprio lei che debbo ringraziare se mi trovo questi braccialetti addosso! Però non ce l’ho con lei: lei a suo modo ha agito bene. Se volete sentire la mia storia non ho nessuna intenzione di fare il misterioso…1
 
«Ehm ehm» tossisce qualcuno.
Alzo spaventata la testa e mi ritrovo davanti la faccia di Malfoy, che mi sta scrutando incuriosito.
«Cosa leggi?»
«Sto rileggendo Il segno dei quattro.»
«Non credevo che i Weasley fossero così acculturati da leggere Conan Doyle» afferma.
Chiudo di scatto il libro e mi alzo in piedi.
«Come ti permetti di insultare la mia famiglia, quando…»
«Ehi ehi, calma. È un dato di fatto. Avanti, dimmi il nome di uno dei tuoi cugini che ha interesse nella lettura» mi sfida.
«Albus e Lily» dico in fretta.
«Va bene, ma loro sono Potter» constata.
«Anche io sono per metà Granger» lo correggo.
«Giusto.»
«Lucy e Molly» dichiaro, dopo qualche attimo di riflessione. «Va bene, non saremo una famiglia di lettori, ma siamo tutti intelligenti. Più o meno…» concludo, pensando alle dimostrazioni di stupidità presentate qualche volta da James e Freddie. «E “acculturati” non è la parola giusta!»
Lui annuisce e si siede e io lo imito.
«Grazie di aver accettato a vederci oggi al posto di ieri» sussurro arrossendo.
«Non c’è di che.»
«La Esteban ha fissato la verifica per il primo di novembre» lo avverto, estraendo dalla borsa il manuale di Rune e infilandoci il libro.
«Posso?» chiede lui indicando la mano che regge il manuale.
«Se ci tieni, ma è uguale al tuo libro, solo più distrutto.»
«No, intendo il romanzo» replica.
Lo tiro nuovamente fuori dalla tasca della borsa e glielo porgo, curiosa di vedere cosa vuole farsene.
«A Rose Clarity Weasley» dice in tono dubbioso, sfogliandolo.
«Co-cosa?!» sbotto, avvampando.
«È la dedica scritta su una retro pagina» ride. «Clarity.»
«Malfoy, ridammelo!» sibilo a denti stretti, cercando di afferrarlo. Lui però è più veloce di me e lo sposta dalla mia portata.
«Sei una ragazza che ama i libri fin da quando eri bambina. Per cui, quale regalo migliore di un bel classico? Non smettere mai di vivere nel tuo mondo.
Con tanto affetto, nonna Josephine
«Oh mio Dio» commento, nascondendomi la testa tra le mani.
«Cosa c’è?» sorride lui, girando una pagina.
«È imbarazzante.»
«Rose Clarity» ripete.
«Già» dico.
«Rose Clarity Weasley.»
«Già.»
«Rose Clarity Weasley.»
«Già. Okay, ora la smetti? Non serve prendere per il culo.»
«Mi piace.»
«Ecco, appunto, devi rigirare il dito nella piaga. È abbastanza imbara…»
«Mi piace» mi interrompe. «Sul serio, trovo che Clarity sia un bel nome.»
Lo guardo inarcando le sopracciglia ed effettivamente non sembra che stia scherzando.
«Già che ti piaccia il mio nome è strano visto che mi chiami per cognome. Poi, farmi addirittura un complimento…»
«Penso che il fatto che io conosca il tuo secondo nome mi faccia automaticamente entrare a far parte del tuo ristretto gruppo di persone speciali» ironizza.
«Oh, avanti, smettila.»
«Va bene, Rose Clarity Weasley» sogghigna restituendomi il libro.
«Iniziamo a studiare, Scorpius Hyperion Malfoy» lo zittisco, lasciandolo a bocca aperta.
 
Quando è finalmente ora di andare a dormire, al posto di separarci, gli chiedo di aspettarmi davanti alla porta della biblioteca.
«Perché?» chiede atono.
«Jade mi ha chiesto di rimanere a dormire con lei stanotte» spiego semplicemente.
«Non è contro le regole?»
«Malfoy, dimmi, sinceramente, quanto pensi che me ne freghi delle regole.»
«Muoviti però, non voglio congelare qua» mi rimprovera invece di rispondere.
Salgo di corsa le scale dal terzo al settimo piano, entro in Sala Comune, poco affollata stasera, e poi in camera mia, dove c’è solo Belle. Mi infilo dei larghi pantaloni della tuta e la vecchissima maglietta extra large che ho preso ad un concerto dei Linkin Park a dodici anni, afferro occhiali, spazzolino, il mio libro, l’mp3, la divisa pulita e li ficco in una borsa, poi torno giù di corsa.
Malfoy si accorge di me e sta per iniziare a ridere quando lo blocco.
«Ah ah ah» rido sarcasticamente. «Se dici una sola parola racconterò ai megafoni della tua passione per gli uccelli.»
«Posso minacciarti anche io, Clarity.»
«Provaci» sibilo, poi lo seguo giù dalle scale, standogli a distanza di tre passi.
Dopo qualche minuto di imbarazzante e teso silenzio, mi chiede: «Da quanto tempo siete amiche tu e Jade?»
«Da cinque anni. È stata la prima persona a parlarmi, al binario. E da quel momento non abbiamo mai smesso di essere amiche» lo informo.
«E la biondina a cui piaceva Al?» domanda, riferendosi a Celeste.
Mi affiora alla mente un ricordo molto vivido di due anni fa: Cel che viene a dirmi che le piace Albus, io che organizzo un’uscita a quattro per me e Tristan e Albus e Celeste a cui alla fine si sono aggiunti Jade, Fred, Lucy, Lily, Louis, Aaron, Max, e altri ragazzi di cui non so nemmeno i nomi e che non saprei riconoscere se li vedessi. È stato lo stesso giorno in cui anche Jade, per qualche strano caso, mi ha confessato che le piaceva Albus.
«Oh, lei» sussurro con una nota di tristezza. «Non parliamone» mi limito a dire. 
«Lo dici solo perché vuoi che ti chieda ancora di lei» ride, mentre passiamo davanti alla Sala D’ingresso.
«No.»
«E invece sì. Che cos’è successo?»
«Diciamo solo che sembra impossibile ma certe persone, anche se le consideri migliori amiche, ti mentono» mi limito a dire.
Sento il suo sorriso anche se è girato e non dice nulla e mi chiedo cosa nasconda ancora quel ragazzo che sembra essere davvero pieno di sfaccettature, sotto quella corazza di ferro.
Entriamo nella Sala Comune sempre seguiti dalle imprecazioni e maledizioni del mascherone che ora, oltre a rivolgersi a me, sono direttamente lanciate contro Malfoy, che a quanto pare è diventato un “traditore della sua Casa”.
«Ciao fiorellino» mi saluta Jade, una volta in camera sua.
«Fiorellino?» rido.
Sta sistemando i suoi vestiti dentro i cassetti. Si volta e mi fa un sorriso cordiale, che mostra tutti i suoi bei denti.
«Fiorellino» ribatte. Mi lancia un bacio, poi si siede sul tappeto persiano del pavimento e mi incita a fare lo stesso.
Parliamo per tutta la sera, anche dopo l’ingresso delle gemelle Valerie e Virginia, le quali iniziano a farsi le unghie.
«Rosie, mi dispiace per la storia di Celeste» commenta ad un certo punto.
Io abbasso la testa, gioco con le frange del tappeto e sussurro, in modo che le due V non mi sentano: «Non è colpa mia, ciò che è successo dico. So che non è colpa mia e non vedo come potrei risolvere la situazione.»
 
Quando sono sicura che lei e le gemelle siano sprofondate nel sonno, mi alzo piano dal letto cigolante e infilo le pantofole di Jade. Pesco il libro e l’mp3 dalla borsa e mi avvio in silenzio verso la Sala Comune.
So benissimo che è contro le regole passare la notte fuori dalla propria Sala, ma ora come ora voglio solo trascorrere più tempo possibile lontano dai Grifondoro, e la scelta migliore è ovviamente la mia migliore amica. La Sala è vuota. Controllo l’orologio: segna le 11 e 10. So anche che, essendo già una vagabonda in Casa altrui, dovrei almeno rimanere nella stanza di Jade, ma quello di cui ho bisogno in questo momento è solo stare un po’ da sola con il mio romanzo e con la mia musica. Mi siedo sul divanetto più vicino al fuoco per stare al caldo e comincio a leggere, con il sottofondo di alcune delle musiche classiche più belle di tutti i tempi.
Dopo un po’ di tempo mi pare di sentire un rumore e sfilo la cuffietta dall’orecchia. Controllo nuovamente il grande orologio appoggiato sulla mensola e rimango stupita nel constatare quanto tempo sia passato: è mezzanotte. Dopo essermi assicurata che non ci sia nessuno nella stanza, indosso l’auricolare e continuo a leggere, non sentendomi per nulla stanca.
Quello che succede poi, potrei descriverlo come il momento più terrificante di cui ho memoria.
Sto leggendo tranquillamente quando una persona si materializza improvvisamente accanto a me, toccandomi il braccio e facendomi venire la pelle d’oca, nonché facendomi cacciare un urlo.
«Malfoy, che cazzo!» sussurro arrabbiata, portandomi una mano al petto.
«Devo averti fatto prendere un bello spavento» sogghigna perspicacemente, non accertandosi se abbia o no appena avuto un infarto.
«Cosa ci fai qui, Clarity?»
«Oh, avanti, la vuoi piantare?»
«No, questo mai.»
«Mmmh.»
«Cosa ascolti?» domanda. Lui e la sua curiosità del cazzo.
Lancio uno sguardo in basso, verso il mio mp3, imbarazzata.
«Ehm, io, ehm, niente» cerco di deviare il discorso.
Mi alzo dal divanetto e lo sorpasso, dirigendomi verso la stanza di Jade.
«Cosa ci fai alzato, comunque?»
«Non ce la facevo a dormire, così sono venuto a fare quattro passi, e poi ho visto te» spiega.
«E hai pensato: “Oh, accidenti, che occasione! Perché non farle fermare il cuore una volta per tutte?!”»
 
Note:
1)Da Il segno dei quattro di Arthur Conan Doyle, romanzo del 1890
 
Non sono per nulla soddisfatta di questo capitolo. Mi sembra scritto malissimo, e che non dica nulla, alla fin fine. Spero solo che i prossimi possano piacervi di più!
Un grazie a cissy1303 per la recensione dello scorso capitolo, a chi a messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e a tutti i lettori silenziosi!
  
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