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Autore: GeorgiaRose_    05/07/2016    5 recensioni
Martina Stoessel è convinta che per lei la felicità non arriverà mai. Adottata a due mesi, a undici anni è dovuta tornare in orfanotrofio per via di un evento che le ha totalmente cambiato la vita. Non si fida più di nessuno. Non parla più ai ragazzi. Non ha più degli amici. Non ha più una famiglia. È sola. Ma l’incontro, dopo cinque anni, con il suo amico di infanzia Jorge Blanco le cambierà nuovamente la vita. Nonostante l’età, verrà adottata nuovamente, proprio dalla famiglia Blanco. Jorge, da sempre innamorato di lei, le starà vicino e diventerà, in poco tempo, più di un amico. Ciò che non sa, però, è che anche Jorge ha un brutto passato alle spalle. Riusciranno, insieme, ad affrontare e a risolvere i loro problemi?
“E adesso guardami, io non so più chi sono. Scaldami, quando resto da solo. Calmami, se mi sfogo con loro. Salvami.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Un po' tutti, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Te l’ho già detto, Cande. Non voglio venire.»
«Andiamo, Martina. Non puoi stare tutti i sabato chiusa in casa. Hai quasi 17 anni. Devi divertirti e stare con i tuoi amici.» Insiste. Sono trenta minuti che sta cercando di convincermi ad andare con lei e Jorge in discoteca. Cioè, mi vedete in discoteca? Io che non sono mai uscita dall’orfanotrofio? Con tutti quei ragazzi?
«Mi sentirei un pesce fuor d’acqua, Cande. Non voglio venire.»
«Starai con me e con Jorge. Ti divertirai, te lo prometto.» Si siede sul letto di fronte a me, iniziando a fare una faccia da cucciolo.
«Cande…» Inizio, sapendo già che perderò. Quella faccia da cucciolo è davvero irresistibile.
«Per favore.» Dice, allungando la “o”.
«È che tu e Jorge tornate sempre tardi e già so che vorrò tornare a casa prima.» cerco una scusa.
«Non è un problema. Ho già chiesto ad Ivan, e ha detto che in qualsiasi momento è disposto a riportarci a casa.» Spiega.
«Ivan? Quello con cui eri in coppia per il progetto di storia?»
«Proprio lui!» Sorride.
«Cande, è successo qualcosa che non so?» Indago.
«No, Martina, non è successo niente. Siamo solo diventati molto amici.»
«Sicura?» Chiedo, non essendo completamente sicura che sia la verità.
«Sicura, Martina. Se fosse successo qualcosa te l’avrei detto.» Mi rassicura.
«Okay, va bene. E, per stasera, non so neanche cosa mettere.» Si nota che sto cercando di arrampicarmi sugli specchi?
«Puoi mettere il vestito nero che abbiamo comprato la settimana scorsa.»
«Hai una risposta a tutto, eh?»
Annuisce sorridendo. «Non hai più scuse.» Mi ammonisce.
«Okay, mi hai convinta…»
Non mi fa nemmeno terminare la frase che mi abbraccia. «Fantastico. Okay, sono le otto. Iniziamo a prepararci. Usciamo con Jorge alle dieci.»
«Usciamo così tardi?»
«Sì, Martina, per andare in discoteca sì. Devo insegnarti proprio tutto, eh?» Ride, prima di aprire il mio armadio.
 
«Oddio, sei stupenda. Sono fiera di me!» Dice eccitata Candelaria. Ha appena terminato di truccarmi. Lei è già pronta da qualcosa come una mezz’ora e mi ha dato una mano con il vestito, i capelli ed il trucco.
Sono ansiosa di vedermi. Mi alzo dallo sgabello e mi volto in modo da guardarmi nello specchio. Rimango affascinata.
«Sono davvero io?» Mi chiedo, fissandomi.
«Sì!» Risponde Cande alla mia domanda retorica.
I capelli sono leggermente arricciati ed il trucco è molto semplice, ma è incredibile quanto mi faccia sembrare un’altra persona. Mi sento… bella.
«Dai, andiamo. Jorge ci sta aspettando.»
«Sì.»
Seguo Cande fuori al corridoio. Ho ancora difficoltà a camminare su dei tacchi, nonostante Cande abbia speso un’ora per insegnarmi come si fa.
Vedo Jorge, Cecilia e Alvaro giù alle scale. Mi chiedo perché ci stiano aspettando tutti e tre. Appena sentono i rumori dei tacchi sulle scale, si voltano verso di noi. Tutti e tre rivolgono l’attenzione verso di me e la loro bocca assume la forma di una perfetta “o”, probabilmente perché non mi hanno mai vista vestita in questo modo. Incredibile quanto riescano a farmi sentire in imbarazzo.
Arriviamo giù alle scale e Cande prende i nostri due cappotti.
«Wow, Martina, sei stupenda!» Si complimenta Alvaro.
«Grazie.»
«Ho fatto un bel lavoro, vero?» Si vaneggia Cande.
Tutti annuiscono, ancora affascinati da me.
«Ragazzi, mi raccomando, fate attenzione, non bevete, non drogatevi, e, soprattutto, non accettate bevande da sconosciuti.» Ci avverte Cecilia, per poi rivolgersi a Jorge. «Jorge, prenditi cura di loro.»
«Sì, mamma, non preoccuparti, non succederà niente.» Dice, prima di lasciarle un bacio sulla guancia.
«Per qualsiasi cosa, chiamateci.» Dice invece Alvaro.
«D’accordo.» Sorride Cande prima di uscire di casa seguita da me e Jorge.
 
Il tragitto verso la discoteca è stato tranquillo, nessuno dei tre ha parlato ed il silenzio è stato riempito dalla musica della radio al massimo volume. Una volta arrivati ed entrati in discoteca, Jorge si dilegua con un -Okay, allora divertitevi.-, lasciandoci da sole.
«Non doveva stare con noi?» chiedo a Cande, confusa.
«Nha, ha il suo gruppo e sta con loro.» Mi spiega, dando le nostre giacche e le nostre borse ad un signore che ci lascia un bigliettino con un numero -che si tiene Cande- per ritirarle all’uscita.
«Bene! E adesso che si fa?» Chiedo urlando a causa dell’alto volume della musica.
«E adesso… Andiamo a ballare!» Mi spinge verso la pista da ballo.
Una volta arrivate al centro della pista, Candelaria inizia a ballare e a saltare a ritmo di Animals di Martin Garrix.
«No, Cande, io non ballo.» Affermo, decisa.
«Andiamo, Martina, divertiti, lasciati andare.»
«Io…» Sono estremamente a disagio in mezzo a tutte queste persone sudate che urlano e bevono come se non ci fosse un domani. «D’accordo, ci provo.»
Cande urla approvando la mia affermazione. Inizio a muovere leggermente i fianchi, sentendomi ancora in imbarazzo, nonostante qui intorno ci siamo persone di tutti i generi, quindi, effettivamente, non ho nulla per cui sentirmi in imbarazzo.
«Guarda quella.» Mi indica una ragazza che si sta dimenando, ma probabilmente lei lo chiama ballare. Cande mi fa ridere con una delle sue battute ironiche, per poi affermare «Qualsiasi cosa tu faccia, non sarà mai peggio di quello. Lasciati andare, sta tranquilla.» Le sue parole mi rassicurano, ha ragione.
Annuisco, iniziando a muovermi con lei. Ogni tanto mi fa ridere con qualche battuta su qualcuno che non sa esattamente cosa significhi ballare. Non l’avrei mai detto, ma mi sto divertendo.
Dopo qualcosa come quindici minuti, Cande mi offre un bicchiere con della roba verde all’interno.
«Cos’è?» Urlo per farmi sentire.
«Vodka alla menta.» Dice, per poi bere parte del suo drink.
«Vodka? Cande, non è il caso, davvero.»
«Andiamo, Martina. Ricordi? Lasciati andare.» Mi incita ancora.
«D’accordo.» Sbuffo. «Ma solo un bicchiere.»
Bevo un sorso e subito strizzo gli occhi per quanto è forte il sapore. Il ghiaccio mi ghiaccia il cervello, ma non è male. Mi sento più leggera, continuando a bere il bicchiere. Passano i minuti, e Candelaria mi passa un altro bicchiere e poi un altro ancora che bevo senza problemi. Meno male che doveva esserne solo uno.
«Vado un po’ a sedermi.» Dico, indicando il bar.
«D’accordo, io resto ancora un po’ a ballare.»
Mi gira la testa camminando. È la prima volta che bevo alcool.
Arrivo agli sgabelli di fronte al bar e chiedo al barista qualcosa di analcolico. La mia coscienza ha la meglio su di me anche da quasi ubriaca.
Mi sento cingere la vita. Sussulto. Ma la voce che sento, mi tranquillizza immediatamente.
«Non ti ho ancora detto quanto tu sia bella stasera.»
Mi volto verso di lui, sorridendo.
«Grazie.»
«Come te la stai passando?»
«Bene! È meglio di quanto sperassi.» Dico, con la voce un po’ stridula.
«Stai bene? Sei strana…»
«Sì, sto bene. Ho solo bevuto qualcosa che mi ha dato un po’ alla testa.»
«Sei ubriaca?» Chiede, corrucciando la fronte.
«Forse un po’, ma che importa?! Dobbiamo divertirci, giusto?»
Il barista mi dà la coca che ho ordinato. Non devo pagarla perché è tutto compreso nell’ingresso.
«Giusto, dobbiamo divertirci. Ti va di ballare con me?»
«Perché no?» Sorrido.
Mi prende per mano e mi porta in mezzo alla mischia. Sexy di French Affair è appena iniziata.
Inizio a muovermi a ritmo di musica.
«Wow, non male.» Si congratula Jorge per come mi muovo e guardandomi in modo malizioso «Questa canzone si può ballare anche in coppia, sai?»
«E come?» Chiedo, eccitata di star ballando con lui.
«Avvicinati.» Faccio un passo e lui, prendendomi per i fianchi, mi avvicina ancora di più a lui. I nostri bacini si toccano. «Piega un po’ le ginocchia.» La mia gamba destra è tra le sue, mentre la sua gamba destra è tra le mie. Faccio come mi ha ordinato e poi inizia a muovere i fianchi da destra verso sinistra e viceversa facendo muovere anche me. Se lui si ferma, mi fermo anch’io. Se lui si muove, mi muovo anch’io. È come se fossimo una cosa sola ed è così altamente eccitante. Non riesco a credere di star pensando questo. L’alcool ha un brutto effetto su di me.
Continuiamo a muoverci fino a quando non sento le labbra di Jorge sul mio collo. Inizia a lasciarmi dei baci. Probabilmente se non avessi bevuto, l’avrei fermato. Ma adesso perché farlo? È così bello.
Mentre continua con la sua opera, noto che la mia coca è finita. Proprio in quel momento vedo un barista passare con un vassoio pieno di drink. Ne afferro uno. Bevo un sorso della mia bibita, dello stesso colore verde di prima. Ancora una volta il sapore mi fa strizzare gli occhi anche se in questo momento sono più distratta da Jorge che da qualsiasi altra cosa. Ad un certo punto mi viene un’idea pazza. Calo leggermente il capo, proprio sulla sommità del suo lobo dove inizio a lasciare dei baci. Lo sento immediatamente irrigidirsi, cosa che mi incita a continuare. Mi piace fargli questo effetto. Continuiamo a lasciarci baci umidi a vicenda. Ho i brividi ovunque. Il mio bicchiere è ancora pieno, piego leggermente il polso in modo da far cadere un po’ del liquido sul collo di Jorge, dopo di ché inizio a succhiare. L’alcool è più buono sulla sua pelle. La situazione sta diventando davvero calda e senza controllo. Nessuno di noi vuole fermarsi. Anzi. Probabilmente domani mi pentirò di ciò che sto facendo, ma adesso non mi interessa. Ci penserò domani. Al momento mi importa solo di Jorge. La canzone termina. Blocco il mio movimento di bacino, facendo fermare anche lui. Alziamo entrambi il capo. Ci guardiamo negli occhi. Siamo talmente vicini. Non sono pronta per questo.
«Io… io devo andare un attimo in bagno.» Trovo una scusa, allontanandomi da lui.
«Oh, d’accordo. È da quella parte.» Dice, indicando dietro di me e guardando con un sorriso il mio collo. Cosa sta guardando? «Ti aspetto qui.»
Annuisco, per poi allontanarmi.
Trovo il bagno in poco tempo. Entro, vado verso il lavandino e poggio il bicchiere ancora mezzo pieno sul marmo. Mi sciacquo i polsi e il collo, sapendo di non poter lavarmi la faccia per via del trucco. Sono così sudata e appiccicosa. Chiudo il rubinetto. Poggio entrambe le mani sul lavabo, braccia tese, sguardo fisso allo specchio. Ho i capelli leggermente spettinati, le guance rosse così come anche gli occhi, l’affanno. Sembro un’altra persona. È guardandomi allo specchio che noto una piccola macchia violacea sulla parte destra del mio occhio. Oddio. Cosa è appena successo? L’alcool mi ha dato alla testa. Ho fatto quella cosa con Jorge. Oddio. Presa dall’agitazione, afferro il bicchiere e getto il contenuto nel lavandino. Non avrei dovuto bere così tanto, non la prima volta. Esco dal bagno, decisa a tornare da Jorge per parlargli, non so esattamente per dirgli cosa. Ma devo chiarire ciò che è successo. Non doveva accadere.
Quando riesco ad individuarlo tra la folla, rimango pietrificata. Sulle note di un’altra canzone, sta ballando con una ragazza bionda, nello stesso modo con cui stava ballando con me prima. Mi sento umiliata, non so perché. Non mi piace la sensazione che sto avendo. Un improvviso fastidio alla bocca dello stomaco. Devo andarmene da qui. Controllo il mio vestito e solo ora mi rendo conto che non ha tasche e che, ovviamente, ho lasciato il telefono nella borsa all’ingresso. Per giunta, è Cande che ha il biglietto per ritirare la roba. Non mi resta far altro che cercarla tra la folla. Sono già più lucida rispetto a prima. La visione di Jorge con quella ragazza mi ha svegliato. Nonostante ciò, non riesco a vedere Candelaria da nessuna parte. Sbuffo. Mi appoggio al muro dietro di me rendendomi conto che sono sola e non so come comportarmi. Che devo fare? Non posso andarmene, non posso e non voglio andare da Jorge che so che è a pochi metri da me con quella bionda, e non trovo Candelaria. L’unica opzione che mi resta ed anche la più piacevole è quella di uscire fuori a prendere un po’ d’aria. Esco dalla sala principale, attraverso il piccolo corridoio ed esco. Per fortuna, fuori c’è una panchina su cui posso sedermi. Non voglio pensare. Ciò che farei, probabilmente, sarebbe solo pentirmi di essere venuta stasera.
«Allora non ho le allucinazioni: eri davvero tu.» Sussulto, sentendo la voce familiare di un ragazzo.
Mi volto e mi sorprendo di vedere Alex. Si avvicina e si siede sulla panchina alla mia destra.
«Come mai qui?» Chiede, curioso.
«Sono venuta con Cande e Jorge.» Spiego. «Tu, invece?»
«Ci vengo tutte le settimane. Sai, quando si è popolari e si vuole mantenere la reputazione bisogna seguire delle specie di regole.» Mi dice. Sbaglio o lo dice a mo’ di critica?
«Non capisco…»
«Semplice. Se non si fa ciò che la gente si aspetta che tu faccia, sei uno sfigato. Non mi piace questa cosa. Sto cercando di cambiare, ma è così difficile.»
«Continuo a non capire…»
«È come se avessi un’etichetta…» continua il suo discorso. «… come se “Alex è amico di Damien. Fa sempre questo e quello. E non stargli vicino: ha una cattiva influenza. “» Dice, imitando una voce che mi fa ridacchiare, ma smetto subito quando capisco che è serio.
«Non sono vere?» Mi guarda corrucciato per via della mia domanda poco chiara. «Le voci, dico, sono vere?»
«No, non lo sono.» Afferma. «È vero: in passato non mi sono comportato proprio bene, ma ciò che voglio far capire è che sono cambiato.» Annuisco, non sapendo esattamente che dire. «Scusa, sto divagando, non avrei dovuto.»
«No no, anzi, sono contenta che tu ti sia aperta con me.» Accenno un sorriso. «Ma non capisco perché tu l’abbia fatto. Perché proprio con me?» Sono troppo ingenua?
Alza lo sguardo e sorride. Avvicina la mano destra al mio volto e accarezza lentamente la mia guancia. Brividi. Non so se posso fidarmi di lui, ma il suo tocco è così delicato e leggero che non posso credere che sia “cattivo”. Lo ha detto anche lui: è cambiato. «Perché sento di potermi fidare di te.»
Ci guardiamo negli occhi. Entrambi sorridenti.
«Martina!» Un tono alto fa allontanare immediatamente la mano ad Alex ed entrambi rivolgiamo lo sguardo verso il nuovo arrivato. «Che ci fai… con lui?» Grida.
«Non devo darti spiegazioni, Jorge.»
«Vieni, andiamo a casa.» Dice, avvicinandosi a me e prendendomi la mano.
«No, Jorge, non vengo con te.»
«Martina.» Dice il mio nome con una serietà che quasi mi spaventa. Mi guarda dritto negli occhi. Per la prima volta, sono intimidita da lui.
«Ciao, Alex.» Dico, prima di iniziare a camminare con Jorge.
Rientriamo in discoteca. «Devo prendere la mia roba, ma il biglietto lo ha Cande.»
«Non importa, ritirerà tutto Cande.» Afferma, uscendo seguita da me. Ha ancora la mia mano nella sua.
«Non viene con noi?» Chiedo, confusa.
«No: l’accompagna una delle sue amiche.» Apre la portiera dell’auto di Alvaro ed entra, ed io faccio lo stesso. È arrabbiato.
Il tragitto è silenzioso, ma non imbarazzante. Lui ha la mascella tesa e le mani sembrano voler rompere il volante per quanto sta stringendo forte. Ma perché è così arrabbiato? Be’, anche io lo sono. Deve spiegarmi perché stava ballando con quella bionda quando mi aveva detto che mi avrebbe aspettato.
Arriviamo a casa. Quando Jorge scende per aprire la serranda del garage, ne approfitto e scendo dalla macchina, dirigendomi a casa.
«Ehi, avete fatto presto.» Sento la voce di Cecilia appena entro.
«Sì.» Affermo e mi ritiro nella mia camera. Non voglio parlare con nessuno.
Prendo un pigiama pulito e l’intimo, per poi entrare in bagno. Ho bisogno di una doccia, non importa se è l’una di notte.
Dopo aver fatto la doccia e raccolto i miei capelli in una crocchia disordinata, rientro in camera. Mi butto sul letto. Sono stanchissima e tutto ciò che voglio fare adesso è dormire. Peccato che il rumore della porta che viene aperta e chiusa, non mi permette di farlo. Non vogliono proprio lasciarmi in pace stasera. So già di chi si tratta. Fingerò di dormire. Ho il volto verso il muro, quindi gli do le spalle.
Lo sento sedersi sul letto per poi stendersi. Sussulto quasi quando mi abbraccia da dietro.
«Martina, lo so che sei sveglia.» Sussurra. Il suo respiro caldo sul mio collo non può far altro che provocarmi dei brividi. «Quando ti ho abbracciato, sei saltata. Sei sveglia. Parlami.»
Non voglio dire niente. Sono arrabbiata con lui.
«Perché non vuoi parlarmi?» Sbuffa. «Okay, allora io ti farò qualche domanda e tu risponderai, va bene?»
Non rispondo e non do cenno di risposta, ma ciò non gli fa non iniziare le domande. «Perché non sei tornata da me, dopo essere andata in bagno?» Non rispondo. Passa qualche secondo. «Per favore, Martina, ho bisogno di saperlo.»
«Sai cosa invece vorrei sapere io? Vorrei sapere cosa ti passa in quella dannata testa.» Mi metto seduta molto velocemente, facendolo saltare, e guardo verso di lui.
«Che intendi?»
«Che intendo? Oh, be’. “Ti aspetto qui”…» dico, imitando la sua voce, per poi continuare. «e poi, al mio ritorno, ti vedo con una bionda tinta a ballare esattamente come stavi facendo con me.» Non so perché questa cosa mi fa arrabbiare così tanto.
«Ehi, io non parlo così!» Dice in modo scherzoso, ignorando le mie parole. «Aspetta. Cosa hai detto?»
«Cosa ho detto?»
«Ti ha dato fastidio che io abbia ballato con quella ragazza?» Corruccia la fronte, sembra interessato alla mia risposta.
«Non so esattamente il motivo, ma sì, mi ha dato fastidio.» Sorride. «E non sorridere da stupido!» Lo ammonisco.
«Martina, tu sei gelosa?»
«Cosa?»
«Sei gelosa?»
«No! Io non sono gelosa!» Lo sono?
«Sicura?»
«Certo, non so nemmeno cosa significhi la parola “gelosia”.» Mi stendo e gli do le spalle.
Mi abbraccia di nuovo da dietro per poi sussurrarmi «Be’, meglio così. Non avresti alcun motivo per esserlo. Tu sei l’unica per me.»

 

*Angolo Autrice*
Ehi ehi ehi! Okay, amatemi! Chi di voi non ha adorato questo capitolo? Volevate una parte "hot" ed eccovi accontentaaaate. Okay, dato che non ho molto tempo, vi lascio qui. Commentateelo voi il capitolo ahaha Tanti besooos :*

  
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