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Autore: OcchidiNiall    05/07/2016    4 recensioni
Presi il mio cellulare dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e chiamai la mia sbadata mamma che, conoscendola, in quel momento era in bagno con una striscia depilatoria sotto il naso e i bigodini nei capelli.
«Si può sapere dove sei?» le chiesi infuriata, non appena aprì la chiamata.
«Co-come dov... oh mio dio, oh mio dio.»
Già.
«Okay, non muoverti. Sto arrivando!»
----------------
«Penso che se conoscessi un qualsiasi componente di quella band mi starebbe automaticamente sulle palle.» dissi, con enfasi.
«Io so che quel... Calum... sì, ecco Calum Hood, beh... non è poi così male.» rispose il moro, sorridendomi.
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5.


 

«Ciao.» disse, fissandomi subito dopo aver percepito che fossi io, la ragazza del cellulare.
«Come mai tutto solo, sotto la pioggia?» continuai, immischiandomi in cose che, a dir la verità, non mi riguardavano poi molto «non mi sembri il tipo...»
Lui alzò di nuovo il capo, inarcando un sopracciglio «Ah, perchè, ora bisogna essere i tipi per rimanere soli sotto la pioggia?»
Aspettai un attimo prima di rispondere: in realtà, avevo fatto proprio la figura della sciocca. Insomma, Carl aveva ragione. Posai, quindi, il mio ombrello sul suo capo e aspettai che mi dicesse per lo meno un "ti ringrazio".
Lo fissai ancora, in attesa di un qualche accenno di gratitudine, solo che... non arrivò.
«Cos'hai da guardare?» mi chiese, abbastanza divertito.
«Beh? Non mi ringrazi neanche?» risposi a mia volta con una domanda, abbastanza perplessa e stizzita.
Lui sghignazzò, «non te l'ho chiesto di certo io.»
Che bastardo.






Dopo essere tornata a casa e averlo lasciato lì, come un salame, mi resi conto di che persona fossi io in realtà. Insomma, lui mi aveva comunque riportato il cellulare, dovevo ringraziarlo in qualche modo. Forse Carl, non aveva a disposizione una casa, una famiglia o... un amico che l'ospitasse. Perciò tornai indietro, stupita del mio stesso comportamento. Camminai per un paio di isolati e finalmente lo raggiunsi, notando che era con una sigaretta in mano spenta. Alzai un sopracciglio e, «guarda che non si accenderà da sola, quella sigaretta.»
Abbozzò un sorriso, «lo so.»
«Senti, io... io stavo tornando a casa e... mi chiedevo, insomma, sì, se... ti andrebbe di venire a casa mia, mi dispiace lasciarti solo.»
«Non hai paura di me?» aggiunse, «insomma, per quanto ne sai, potrei essere benissimamente un maniaco, un ladro, un...»
Lo fermai. «Se non vuoi venire basta dirlo, volevo solo ricambiare il favore, andiamo, se tu fossi stato un ladro non mi avresti riportato il cellulare.»
«Touché.»






Mentre tornavamo a casa, cominciò a raccontarmi qualcosa di lui, a partire dal fatto che era un australiano doc e che amava la sua città d'origine. Mi raccontò anche che aveva degli amici qui, che però, non riuscivano a capirlo e con cui aveva litigato pesantemente quest'oggi.
«Premetto che non so perché voi abbiate litigato, ma... forse dovreste parlarne.»
Scosse il capo, «loro sono convinti di aver ragione e, seppur mio malgrado, in parte ne hanno...»
Annuii. Non avevo alcuna intenzione di continuare il discorso, specie perché non volevo pensasse che io fossi una ficcanaso.
«Beh, siamo arrivati, questa è la mia dimora.»
Sorrise, guardandomi «mmmh, capisco.»






Una volta spente le luci e fatto accomodare sul divano, in salotto, riuscii finalmente a realizzare un po' tutta la mia giornata. E se Carl avesse ragione? Insomma, era pur vero che volevo ricambiare il favore, ma se fosse stato davvero un ladro? O se avesse stuprato mia madre?
Zitta cogliona e vai a dormire. Se fosse stato un ladro o un maniaco di certo non te lo avrebbe detto, cercando di metterti in allerta.
Beh... non posso dar torto alla mia coscienza.
Decisi, quindi, di darle ascolto e di chiudere le palpebre per dormire. Ne avevo bisogno dopo il mio lungo viaggio.






La mattina seguente, fortunatamente, in casa c'eravamo solo io e il moro. Mi alzai presto e decisi di andare in salotto per dargli un'occhiata, tanto per assicurarmi che non avesse accidentalmente preso qualcosa di nostra proprietà. Sì, ormai ero fissata.
Mi diressi nella stanza a passo felpato, molto cauta e molto silenziosa, non volevo di certo passare per una pazza che amava fissare le persone mentre dormivano. No?
Eh beh, gli oggetti erano tutti al loro posto, fortunatamente mi ero sbagliata. Sospirai e mi girai per tornare indietro, quando, sbadatamente, feci cadere per terra un vaso color nocciola che mia madre amava troppo, quasi aveva un'ossessione per quella... cosa.
«Merda.» sussurrai, chiudendo gli occhi in modo assolutamente naturale.
«Buongiorno anche a te, Jade.» continuò «controllavi che non avessi preso nulla, non è così?» rise, aggrottando le sopracciglia e causando anche il mio rossore in viso. Dovevo ammetterlo: la sua risata era coinvolgente.
«No, veramente... sì, volevo svegliarti, sai... volevo proporti di andare a fare colazione fuori, sì.» mi grattai il naso.
Cavolo! Quella era una cosa che facevo sempre quando mentivo, era una cosa che succedeva in modo assolutamente naturale, non riuscivo quasi a controllarlo.
«D'accordo. Mi vesto e scendiamo, ti ringrazio.»
Sorrisi e lo lasciai fare, tornandomene in camera




 


CHIEDO VENIA.

Lo so, vorreste solo picchiarmi.
Solo che... (blablablabla, sempre le stesse cose) non ho avuto tempo e sono stata... beh, ho avuto un blocco. Sì.
Non avevo più voglia di scrivere, più niente... però, credo e spero, che sia passato ed infatti, anche se corto, sono qui con un altro capitolo, il quinto!
Non preoccupatevi, il prossimo sarà più lungo, prometto.
Ho deciso di postarlo ugualmente poiché altrimenti sarebbe passato troppo tempo e non volevo farvi aspettare... insomma, è pur sempre da Aprile che non aggiorno!


Detto ciò, vi aspetto nelle recensioni.
Grazie a chi continuerà a seguire la storia.


Un bacio,
C.
  
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