Titolo: Dipingimi
distorto come un angelo anormale, che cade
Fandom: Captain
America
Personaggi/Pairing: Sam
Wilson, Bucky Barnes, Steve Rogers; Steve/Bucky
Genere: Comico!!!
Wow raga erano secoli che non scrivevo qualcosa di divertente. Is this
real life? Is it just fantasy?
Avvertimenti: dopo svariate sudate
per convincermene... Dean!Steve, Cas!Bucky (e Sam!Sam
\o/ Solo io trovo divertentissima la cosa?)
Parte: 3/?
Rating: Giallo
Conteggio
Parole: 458
Riassunto: (...) vorrebbe
chiedergli se ricorda di tutte le volte che ha desiderato per lui una
fine migliore per un Angelo del signore. Se ha mai trovato
l’album pieno zeppo di suoi ritratti. Raccolta
Destiel!Stucky senza né come né perché.
Note: Spoiler ahead per
chi non avesse capito la fanfiction, evidenziate per leggere: Sam
pensa che le mutandine ritrovate appartengano ad un presunto flirt di
Steve, che però ha una relazione sana ed equilibrata con
Bucky, perciò pensa che lo stia tradendo – le
mutande sono in realtà un kink del nostro Cap preferito. E
di Dean Winchester.
Ho
scritto qualcosa di leggero dopo una vita e mezzo che non lo facevo e
mi sono ricordata perché usavo scrivere prevalentemente ff
comiche. I’m back, bitches. (Disse, mentre aveva una Stucky
orribilmente angst in canna.)
Titolo ironico riferito a quella canzone di Shakira che manco vi linko.
Buona lettura \o/
Dipingimi distorto come un angelo anormale, che cade
3
– hips do lie
Sam le trova mentre tira fuori i
colorati dalla lavatrice, fra uno sbuffo e l’altro. Hanno
accumulato così tanti vestiti da pulire che si complimenta
con se stesso per essere stato capace di farceli entrare tutti insieme;
il problema è la violenza con la quale precipitano fuori e
cadono sul pavimento una volta finito il lavaggio e aperto
l’oblò.
Sono bianche, anzi, lo
erano: il paio di mutandine finito in mezzo al resto dei panni
è ora di un delicato rosa, che ne accentua la delicatezza del
tessuto di pizzo. Sam le raccoglie da terra e si gratta la testa. Poi
immagina la conquista di turno di Steve avere tanta fretta di andarsene
da dimenticarsi il proprio intimo.
Gli viene da ridere
solo finché non si ricorda di Bucky.
Quando raggiunge la
loro stanza li trova seduti al tavolo. Steve è frustrato
dalla sua incapacità di giocare a scacchi, come suggerisce
l’intensità con la quale sta fissando il re
dell’ex angelo e il sorriso divertito che curva le labbra del
suo avversario. Sono talmente concentrati – Steve
è talmente concentrato che lo saluta con un grugnito, prima
di farsi mangiare l’ennesima pedina e provocando in Bucky una
risata malcelata. Sam scosta una sedia e si unisce a loro.
Quindi butta le
mutandine sulla scacchiera.
“Bucato
interessante, no?” Suo fratello è sbiancato. Sam
sospira e si porta una mano alla fronte, stanco ancora prima di aver
iniziato a parlare. “È che non capisco. Non
capisco perché devi sempre rovinare le cose buone che ti
ritrovi fra le mani. Perché lo hai fatto? Pensavo fossi
felice, con lui.” Scuote la testa. “Non
c’è limite alla delusione, a quanto
pare.”
Bucky continua a
rigirarsi l’indumento fra le mani.
“Hmmm,” borbotta. “Quando le ho indossate
io erano bianche.” Le rimette sul tavolo, imperturbabile.
“A cosa ti riferisci? Scusa, non stavo ascoltando.”
Il suo interlocutore lo
fissa. Non si fida della sua faccia da poker. “Indossate tu?”
“Sì. Steve era... ispirato.”
“Amico,” lo avverte Sam,
guardandolo per un’ultima volta sia lui che il fratello e
uscendo dalla stanza. È sicuro del fatto che gli stiano
nascondendo qualcosa, ma preferisce lasciarli stare. “Troppe
informazioni. Troppe.”
“Stava dipingendo.”
"È
così che si dice, ora?"
Qualche ora dopo, Bucky
sta accarezzando i fianchi di Steve e meditando di levargli di dosso il
paio di mutandine che indossa, quando lo sente mormorare:
“Figlio di puttana.”
Si ferma, alzando la
testa per vedere la sua faccia. “Sei così bravo a
fingere che stavi abbindolando perfino me.” Ha la bocca
allargata in un sorriso quasi inquietante e una scintilla maniacale
nello sguardo, come se non credesse alla persona che ha davanti.
“Ora sarò costretto a dipingerti sul serio,
dannazione.”
“Te lo faccio
vedere io, il costretto,” gli risponde, e lo
fa.