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Autore: RiyelaAlelita    06/07/2016    1 recensioni
E' una nebbiosa notte d'autunno quando Lilian, di undici anni, si perde nel bosco che circonda il suo villaggio. Verrà trovata da un uomo con gli occhi duri come il ghiaccio
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero quattro anni da quei giorni, e a Tarquelei la vita riprese tranquilla. Tonme, sebbene avesse perso un braccio, era rimasto il solito ragazzino allegro, e aiutava come poteva sua madre in bottega. Anche Masiun aveva iniziato ad andare a lavorare da Sina (una volta aveva confessato a Lilian che si sentiva in colpa per ciò che era successo a Tonme, e voleva rimediare a qualunque costo), e ora per la donna gli affari andavano molto meglio. Il padre di Lilian aveva perso l'uso di una mano in un incidente, ma Sirne e Giarik, ormai entrambi sposati, lo avevano sostituito nella fucina.
Lilian era l'unica che non era riuscita a tornare quella di prima: i tagli sul braccio continuavano a farle male, e il primo e l'ultimo ogni tanto sanguinavano ancora; mangiava poco, e il suo corpo era diventato così magro che le si potevano vedere le ossa; aveva avuto il suo primo ciclo poco prima di compiere quattordici anni, poi di nuovo il mese dopo, poi non aveva più avuto niente; i suoi compaesani avevano iniziato a guardarla con sospetto, le dicevano dietro di tutto, anche di essere in combutta con una qualche creatura malvagia, e il suo isolarsi spesso non faceva altro che aumentare le malelingue. A volte si sedeva al limitare del bosco, rivolta nella direzione in cui sapeva essere la grotta di Occhi d'Argento, e immaginava di andare da lui per farsi dire un modo per curare quei tagli che non le davano tregua, ma nella realtà non lo faceva mai, volendo mantenere almeno una delle tre promesse. Ogni volta che si vedeva riflessa in una qualsiasi superficie e vedeva i graffi che le sfregiavano il volto non poteva fare a meno di sentirsi triste, ma anche arrabbiata, pensando a quanto avessero contribuito a emarginarla nel villaggio.
Arrivò così una notte di fine estate in cui, non riuscendo a prendere sonno, rifletteva che aveva compiuto diciassette anni pochi mesi prima, a inizio estate, ancora non era sposata e i tagli non le davano tregua. Fu in quel momento che si decise. Si alzò in silenzio e, preso dalla cucina un coltello della madre, uscì di casa e si incamminò nel bosco, con solo la luce della luna piena a illuminare il terreno. Non sapeva se la direzione era giusta, si affidava unicamente ai ricordi imprecisi di sei anni prima, mentre lui l'accompagnava indietro, ma ne ebbe la conferma quando il taglio di mezzo le diede una fitta più forte delle altre.
“E anche l'ultima è andata.”
Camminò per un tempo indefinito, finché un ringhio la fece sussultare. Si voltò di scatto, brandendo il coltello davanti a sé, e si trovò di fronte un lupo con i denti digrignati e gli occhi fissi su di lei. Lentamente, apparvero dagli alberi altri lupi, circondandola. Strinse forte la sua arma, sapendo che non sarebbe stata molto utile contro un branco di lupi. Deglutì, preparandosi a difendersi, quando un altro ringhio, diverso dal primo, attirò la sua attenzione e quella degli animali alle sue spalle. Lui era lì, esattamente come le era apparso dalla nebbia sei anni prima, con addosso solo le brache e sporco di sangue. I lupi si rivolsero tutti contro di lui, ma solo uno si fece avanti, scoprendo le zanne. Occhi d'Argento non indietreggiò, ma iniziò con lui un discorso fatto di ringhi e altri versi animali. Poco dopo, il branco si allontanò nella direzione da cui era venuto l'uomo, lasciandoli da soli.
“Mi ha salvata.” fu il suo primo pensiero, però, quando lo vide venirle incontro, fissandola con i suoi occhi gelidi, non ne fu più così certa, e tese il coltello davanti a se. Lui si fermò.
-Sono qui solo per sapere come curare i tagli che mi hai fatto sul braccio.- affermò Lilian, cercando di mostrarsi più calma e risoluta di quanto non fosse.
-Cosa ti fa pensare che possano guarire?- rispose Lupo, guardandola dritto negli occhi. Ormai erano alti uguali.
-Tutte le ferite guariscono, o almeno smettono di sanguinare. Queste no. Tu devi sapere come curarle.-
-Avresti dovuto semplicemente mantenere le promesse, ora non avresti nulla di cui preoccuparti.- abbassò lo sguardo sul braccio, dove la manica nascondeva la fasciatura -Invece due le hai rotte, anche se sono convinto che non ne hai mantenuta nessuna delle tre.- Si avvicinò ancora di qualche passo.
-Fermo!-
Lui si arrestò solo quando la punta del coltello gli toccò il petto. -A quanto pare non sei più la cucciola spaventata delle altre volte.- fece un sorriso sarcastico -Puoi abbassare quel coltello, non ti servirà contro di me.- lei non si mosse -Quei tagli non guariranno, se stai aspettando una risposta.-
Lilian, però, non abbassò neppure in quel momento l'arma. Non voleva che si avvicinasse ancora.
Occhi d'Argento sospirò, quindi fece un altro passo avanti e la lama affondò nella sua carne. La ragazza gemette e ritrasse la mano: non si aspettava una mossa del genere!
-Non posso morire, quindi puoi anche mettere via quel coltello.-
Le afferrò il braccio sinistro e strappò la manica del vestito e la fasciatura. -Già, non ne hai mantenuta nessuna.- Passò un dito sui tagli, e Lilian si trattenne a stento dall'urlare di dolore.
-Fa male, eh? Ti assicuro che non è niente.-
La ragazza guardò istintivamente la cicatrice che l'aveva attratta la prima volta, quella all'altezza del cuore, e un brivido le percorse la schiena, pensando di capire cosa intendesse.
-Ogni battito del cuore.- questa sua unica frase confermò i suoi sospetti: era stato davvero ferito al cuore con quello stesso pugnale. Non sapeva cosa dire. Se a lei sembrava di impazzire a ogni fitta, come poteva lui resistere in quella condizione?
Prima di potere anche solo aprir bocca, però una nuvola oscurò la luna, e lui annusò l'aria. -Presto pioverà.- e la sollevò con facilità da terra, caricandosela in spalla.
-Che fai?- domandò la ragazza, stupita.
-Hai altre cose da chiedermi, si vede dai tuoi occhi. Ti porto dove vivo io.-
“La stessa frase dell'altra volta!” ricordò, e pensò alle similitudini tra quei due incontri.
Camminò finché non arrivarono in vista della collinetta, illuminata a tratti dalla luna sempre più spesso nascosta dalle nubi. Occhi d'Argento entrò nella grotta e la lasciò cadere a terra, poco oltre l'ingresso. Esattamente come sei anni prima. Lui accese il fuoco, poi intinse uno straccio in un bacile di pietra pieno d'acqua e si ripulì dal sangue.
-Perché mi hai portato qui?-
-Hai altre domande da farmi, qui puoi chiedere tranquillamente. Per ora non ho intenzione di ucciderti, quindi puoi rilassarti.-
Ucciderla? E perché?
-Per il momento non devi avere paura, non ti farò niente.- disse ancora lui, ma quelle parole non la rassicurarono affatto. Fece comunque un respiro profondo, cercando di calmarsi il più possibile, e chiese la cosa che, in quel momento, la incuriosiva di più: -Chi sei, che ti fai obbedire dai lupi?-
La reazione di Occhi d'Argento la lasciò basita: rise. Non lo aveva visto fare un sorriso sincero nemmeno al loro primo incontro, il più pacifico dei tre, e ora rideva, mettendo in mostra i denti aguzzi.
Quando si fu calmato, rispose: -I lupi non mi obbediscono, mi ucciderebbero volentieri, se potessero. Prima gli ho semplicemente offerto la mia preda in cambio di te, uno scambio vantaggioso per loro, visto che la carne che hai sulle ossa non sfamerebbe neanche un cucciolo.-
Il tono con cui lo disse la colpì, così come il modo in cui sembrava conoscere perfettamente i lupi.
-Chi sei?- chiese ancora Lilian.
Lupo sospirò, probabilmente perché aveva capito che non poteva evitare quella domanda. -Sono nato lupo.- esordì –Abbandonai presto la mia famiglia, in cerca di una compagna, ma rimasi ferito in una trappola umana. Però, una bambina umana, che per qualche motivo era nel bosco, mi trovò. All'inizio era spaventata, ma quando vide che stavo per morire decise di curarmi. Mi portava anche quel che poteva da mangiare, è grazie a lei se sono sopravvissuto. Quando riuscii a camminare di nuovo, mi portò al suo villaggio: voleva tenermi con sé, e anch'io volevo restare con lei, ma gli adulti avevano paura di me, e mi cacciarono. Rimasi, comunque, poco lontano dalle ultime case, e lei veniva ogni giorno da me, spesso portando degli altri bambini, suoi amici, gli unici che non si spaventavano. Anche quando fui in grado di cacciare da solo tornavo lì. Lei mi chiamò Teisen, che significa “argento” nella lingua degli dei, perché diceva che il mio pelo sembrava argento.
-Passò qualche anno, e credo che mi innamorai di lei: volevo starle sempre vicino, volevo diventare un umano per starle accanto. E accadde. Una mattina, quando mi svegliai, il mio corpo era cambiato, era quasi umano, anche se non completamente. Appena lei mi vide si spaventò, ma mi riconobbe subito, ed era molto felice. Mi insegnò a camminare sulle gambe e anche qualche parola, poi mi presentò ancora una volta al suo villaggio. Quella volta, però, non mi permisero nemmeno di restare lì vicino, e dovetti scappare. Lei mi seguì. Vagammo nel bosco per alcuni giorni, finché non trovammo questa grotta. Abbiamo vissuto qui per alcuni anni, non so quanti, ma furono i più felici della mia vita.
-Un giorno, però, venne un uomo, con l'intenzione di ucciderci, disse che eravamo creature maligne, figli oscuri di Tayn che non dovrebbero esistere. Io lo uccisi; fu facile, dentro ero rimasto un lupo, ma quell'uomo aveva ferito gravemente Gilliana.-
Lilian sussultò nel sentire il nome di quella ragazza misteriosa, e si rese conto che lui non l'aveva ancora nominata. Era il suo stesso nome, il suo nella lingua degli dei, quello dell'altra ragazza nella lingua degli uomini, ma derivavano dalla stessa parola: “giglio”.
Occhi d'Argento, anzi, Teisen, sembrò non accorgersi della sua reazione, e proseguì: -La portai al suo villaggio perché qualcuno la curasse, ma mi cacciarono, e lo stesso in tutti gli altri villaggi in cui cercai un medico. Mi chiamavano tutti “mostro”. La riportai qui, e poco dopo morì. La seppellii, come fanno gli umani, poi cercai qualcuno che mi accogliesse, ma né lupi né umani mi accettavano, né mi accettano tutt'ora. Sono un essere che non dovrebbe esistere, non più lupo e non totalmente umano.- I suoi occhi si fecero tristi -Provai ad uccidermi con il pugnale che aveva ferito Gilliana, ma non morii, anzi, fece solo più male.- indicò la ferita al cuore -Non so quanto tempo sia passato da allora, ma le cose non sono cambiate, nessuno mi accetta e io non posso morire. Solo i bambini sembrano non avere paura di me.- la guardò negli occhi, e Lilian ricordò quando, quattro anni prima, aveva impedito che quel soldato uccidesse Tonme.
-Perché lavori per i soldati?- chiese ancora, ripensando a quell'evento.
-Li aiuto quando me lo chiedono, e in cambio il re mi lascia stare qui senza che nessuno mi disturbi.-
La ragazza guardò il suo volto serio, e capì cosa c'era in esso di così particolare, che l'aveva colpita la prima volta: i suoi lineamenti erano diversi, più animali che quelli di tutti gli altri uomini. Quando notò che anche lui la stava osservando, abbassò lo sguardo, e le venne in mente un'altra domanda da fargli.
-Com'era lei?-
L'espressione di Teisen si fece sorpresa e, soprattutto, turbata. -Cosa?- la sua voce era quasi un ringhio.
Lilian deglutì: -Volevo sapere com'era Gilliana, visto che sei diventato uomo per lei. E poi abbiamo lo stesso nome...- quest'ultima parte la disse a bassa voce, ma era certa che lui avesse sentito lo stesso.
-Non come te.- rispose questo, con una smorfia -Era forte, e decisa. Sapeva cos'era giusto fare. Sorrideva sempre, e anche quando stava morendo non...-
-Eccoti qua!- quell'esclamazione attirò l'attenzione di entrambi verso l'entrata della grotta, e la luce del fuoco illuminò il volto di Giarik, che lanciava occhiate d'odio verso Teisen.
-Giarik...- iniziò a dire la ragazza.
-Tranquilla, Lilian, ti riportiamo a casa.- la interruppe il fratello, entrando seguito da altri uomini. Afferrarono Teisen, che non oppose resistenza, e lo trascinarono via. Lui la guardò, e lei, sebbene non fosse mai stata brava a capire i pensieri delle persone, lesse nei suoi occhi di ghiaccio una chiara accusa.
-Aspettate!- esclamò Lilian, alzandosi di scatto, ma non riuscì a muovere più di un paio di passi che le orecchie iniziarono a fischiarle sempre più forte e la vista si riempì sempre più di punti luminosi, simili a stelle; poi svenne.


Dopo lo svenimento, Lilian ricordava di essere portata in braccio da qualcuno, poi si ritrovò nel suo letto. Non si era accorta di essere stata portata in casa. Le imposte della finestra erano chiuse, ma poteva capire che stava piovendo dal rumore che proveniva dal tetto.
La porta della stanza si aprì lentamente, e la luce di una candela rischiarò la camera.
-Lilian...- era sua madre.
La ragazza girò la testa, e la vide ferma sulla soglia con un'espressione preoccupata sul volto, illuminata tetramente dalla fiammella. Provò a sollevarsi, appoggiandosi sul braccio sinistro, ma ricadde quando i tagli le lanciarono delle fitte.
-Come stai? Ti ha fatto qualcosa di male?- domandò la donna, avvicinandosi allarmata.
-Sto bene.- mormorò Lilian, e si mise seduta facendo attenzione a ogni singolo gesto.
-Ero venuta a dirti che il pranzo è pronto.- disse Masiel, e la ragazza annuì, mettendosi in piedi lentamente, e la seguì in cucina. Suo padre non c'era.
-Dove sono?- chiese alla madre, intuendo che la risposta non le sarebbe piaciuta.
-Tuo padre torna più tardi, è con Sirne e Giarik a fare domande a quel mostro.- la donna confermò i suoi timori -Non la passerà liscia, dopo ciò che ti ha fatto.-
-Lui non è un mostro!- esclamò la figlia, e provò a raccontarle ciò che le aveva detto Teisen, ma Masiel la interruppe: -Non ti fidare di ciò che ti ha detto, è un figlio oscuro di Tayn, è nato per ingannare.-
Lilian abbassò lo sguardo sul piatto, capendo che non sarebbe mai riuscita a convincerla. Finì il pasto in silenzio, quindi tornò nella sua stanza. Una volta dentro, indossò un mantello col cappuccio e uscì dalla finestra, facendo meno rumore possibile. Pioveva molto forte, e per strada non c'era nessuno, così riuscì ad uscire dal villaggio non vista. Raggiunse subito la sua meta, il tempietto dedicato ai tre dei. Aveva fretta, ma non riuscì a trattenere la sorpresa, una volta entrata: sugli altari torreggiavano tre statue di legno a grandezza quasi naturale, illuminate dalle torce ai quattro angoli della stanza.
Sulla destra, Virval, dio del cielo, era rappresentato come un giovane a torso nudo, con due ali piumate sulla schiena, che sembrava in procinto di spiccare il volo; sulle mani sollevate teneva la luna e il sole.
Sull'altare opposto, suo gemello Nokkol, dio della terra, anche lui a torso nudo, aveva orecchie simili a quelle di un gatto e una coda da lupo ed era inginocchiato ai piedi di un albero, su cui posava una mano, mentre con l'altra accarezzava un cerbiatto; su una spalla era posato un uccellino.
Di fronte all'entrata, invece, si trovava la statua di Tayn, dea della vita e della morte e divinità più temuta; ella era una giovane donna con i capelli lunghi e un vestito che lasciava scoperte le braccia, aperte ai lati del corpo; dalla sua mano destra nasceva un piccolo germoglio, mentre sulla sinistra teneva un teschio. Lilian sapeva che queste statue erano opera del padre di Tonme, terminate da Sina dopo la sua morte, ma erano anni che non entrava nel tempio, e non le aveva mai viste.
La ragazza si riscosse dalla meraviglia e si ricordò del motivo per cui si era recata lì. Si inginocchiò ai piedi dell'altare centrale, vi appoggiò sopra le mani aperte, abbassò la testa e, chiudendo gli occhi, si sforzò di tradurre la sua richiesta nella lingua degli dei: -Tayn kerèl, jedele Teisen ne re...relaitevi!- (Divina Tayn, permetti a Teisen di morire!) -...Ocrien.- (Per favore)
-E perché dovrei farlo?- domandò una voce femminile nella lingua degli uomini, proprio sopra di lei. Lilian alzò la testa, e si trovò faccia a faccia con una giovane donna dai capelli neri che le ricadevano sul volto, coprendone la metà sinistra. La ragazza emise un grido di sorpresa e ricadde indietro, seduta. Chi era quella? Che fosse proprio la dea? Indossava un vestito rosso senza maniche, e un mantello più scuro copriva la metà sinistra del suo corpo. Sedeva sopra l'altare a gambe incrociare, come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Allora?- chiese ancora la donna, cominciando a spazientirsi.
-Ehm...- per quanto si sforzasse, non riusciva più a mettere insieme due parole nella lingua divina.
La donna sbuffò, alzando al cielo gli occhi scuri: -Parla nella tua lingua, ti capisco benissimo.-
Lilian annuì, sollevata: -Anche se ha fatto qualcosa di male, ha già sofferto abbastanza!-
-Si è innamorato di un'umana e ha voluto essere trasformato; io l'ho solo punito per questo, nessuno può morire in una forma diversa da quella in cui è nato. Sarebbe morto da tempo, se qualcuno non lo avesse accontentato.- la dea calcò la voce su quel “qualcuno”, e guardò qualcosa alle spalle di Lilian. Questa girò la testa, per trovare, davanti all'altare di Nokkol, un giovane dalla pelle abbronzata e i capelli castani lunghi fino alle spalle. Quando si voltò, la ragazza poté vedere che aveva gli occhi verde intenso.
“Nokkol?!”
-Sei tu che sei troppo crudele nel distribuire punizioni.- ribatté il dio, ma Lilian era già stata colpita da un'idea, e aveva girato la testa dall'altra parte del tempio, verso l'ultimo altare, per controllare.
“Non ci credo!”
Un ragazzo dalla pelle bianca, con capelli corti tra il biondo e l'argento e occhi azzurri chiarissimi, era in piedi sull'altare, e osservava con grande interesse la statua, in particolare le ali. Lilian sentì la testa girarle: i tre dei erano lì con lei, a discutere come potrebbero fare gli umani.
-Non fargli caso- disse Tayn, richiamando la sua attenzione -è sempre troppo preso dai suoi pensieri per parlare.-
-Non cambiare discorso, ora!- Nokkol si avvicinò alla dea -Quel lupo ha già pagato abbastanza, potresti anche permettergli di morire!-
-Sei sempre stato troppo tenero, non capisci che non si possono trasformare così gli esseri viventi, altrimenti sarebbe il caos!-
-Sei tu che sei troppo rigida! Dovresti pensare un po' di più alla loro felicità!-
Lilian non sapeva più cosa dire: era un evento più unico che raro incontrare gli dei di persona, ma vederli litigare così...se lo aspettava ancora meno.
-Tranquilla, lo fanno fin troppo spesso. È per questo che sono sempre con loro.- una voce calma alla sua destra attirò la sua attenzione, e, voltandosi, vide Virval sopra di lei che, con un'espressione gentile in viso, le porgeva una mano per aiutarla ad alzarsi.
-Grazie.- si sentiva in imbarazzo a prendere la mano di un dio, e anche di non essersi accorta di essere ancora seduta a terra. Rialzandosi, notò due ali bianche, con riflessi argentati, sulla sua schiena. C'erano anche prima? Non se lo ricordava.
-Adesso smettetela, voi due. Che immagine volete che abbia questa ragazza di noi, dopo questa scena?-
Gli altri due dei, che sembravano pronti a passare alle mani, lo guardarono prima irritati, poi perplessi.
-Che significano quelle ali?- domandò Tayn.
Il dio del cielo sollevò le spalle: -Mi piacevano su quella statua, e volevo provare. Erano un'idea interessante.-
Nel tempio si sentì solo il bruciare delle torce, e Lilian trattenne a stento una risata nel vedere la faccia che fecero gli altri due dei.
-In ogni modo- riprese Virval -io ritengo che dovresti ascoltare la richiesta di questa giovane, Tayn.-
-Ti ci metti anche tu, ora?!- la dea sbuffò -E lei cosa può darmi, in cambio?-
Stavolta, la ragazza capì che si stava rivolgendo proprio a lei. -Qualunque cosa, se può aiutarlo!- esclamò convinta.
Tayn sembrò riflettere, poi disse: -Sei disposta a vivere da sola, lontano dalla tua famiglia e dai tuoi amici?-
-Sì!- ne era sicura: se quello era il prezzo da pagare per aiutare qualcuno che non era più lupo né completamente uomo, avrebbe accettato.
La dea sorrise, quindi sollevò la mano sinistra, fino a quel momento nascosta dal mantello, in cui teneva il pugnale di Teisen. Lilian ebbe un brivido nel vedere quel braccio, scheletrico e con la pelle grigia e tesa sulle ossa, mentre il destro aveva una carnagione viva. “La vita e la morte.” capì, e non osò immaginare l'aspetto dell'altra metà del volto, sotto i capelli.
-I tuoi compaesani, in questo momento, vogliono bruciarlo, convinti che in questo modo morirà. Ovviamente non è così.- Tayn le porse il pugnale -Tu, e solo tu, dovrai trafiggerlo al cuore con questo prima che venga anche solo sfiorato dal fuoco, altrimenti non morirà. Tra poco smetterà di piovere, e allora accenderanno la legna. Devi fare in fretta, se vuoi aiutarlo.-
-Grazie!- Lilian sorrise, grata che l'avessero ascoltata, e tornò di corsa al villaggio stringendo in mano l'arma.
Mentre si dirigeva verso la piazza centrale, dove era sicura che avrebbero tentato di ucciderlo, vide Masiun e Tonme, che le corsero incontro con la faccia preoccupata.
-Dov'eri?- domandò il più piccolo, ma l'altro ragazzo disse contemporaneamente: -Vogliono bruciare vivo quell'uomo!-
-Lo so.- fece lei, e proseguì verso la piazza. I due la seguirono.
-Non vogliamo che lo uccidano!- continuò Masiun -Quattro anni fa ha salvato Tonme da quel soldato, ma nessuno ci ascolta!-
-Lui vuole morire, ma non può, neanche se lo bruciano.- replicò Lilian -Devo farlo io.- aggiunse sottovoce, guardando il pugnale, e sentì il cuore farsi pesante all'idea di uccidere qualcuno, anche se lui voleva morire. Capì che anche quello faceva parte del pagamento alla dea. La pioggia, intanto, cadeva sempre più piano.
-Che vuoi dire?- i suoi amici iniziarono a tempestarla di domande, ma lei corse avanti, fino ad arrivare alla piazza. Vide subito la pira, non molto alta, su cui era legato Teisen, immobile; tutt'intorno si ammassavano gli abitanti di Tarquelei, e suo padre e i suoi fratelli che reggevano delle torce.
-Fermi!- Lilian si fece largo tra la folla e si arrampicò sull'ammasso di legna, raggiungendo l'uomo-lupo, che la guardava con i suoi occhi freddi.
-Lilian! Che fai?- gridò suo padre, ma lei lo ignorò.
-Che vuoi?- le chiese Teisen. Aveva nuove ferite sul corpo, e un segno rosso intorno al collo, da cui Lilian dedusse che avessero provato a decapitarlo.
La ragazza fece un respiro profondo: -Posso ucciderti.- gli mostrò il pugnale -La divina Tayn ha accettato di farti morire.-
Lui la guardò stupito, probabilmente non le credeva, ma poi sorrise. Era un sorriso sincero, pieno di gioia, che in qualche modo riuscì a contagiare anche lei. Appoggiò la punta del pugnale esattamente sulla vecchia ferita al cuore, ma esitò.
-Che aspetti?- fece lui, tornando a guardarla negli occhi -È difficile?- Aveva usato un tono comprensivo, non la stava schernendo come quella notte.
-Non volevo che ti catturassero.- sussurrò lei, e Teisen annuì.
Lilian deglutì, concentrandosi sulla mano che stringeva l'arma, ma non riusciva a trovare la forza di spingere la lama più a fondo.
-Vai.- quella volta, lui le parlò con un tono caldo, umano e dolce, quello con cui di sicuro parlava alla donna che aveva amato. Probabilmente fu quello che le permise di farlo, l'idea che lei lo stesse ancora aspettando, da qualche parte. Chiuse gli occhi e affondò la lama nel suo cuore, trattenendo le lacrime. Il corpo di Teisen ebbe un fremito, poi le forze lo abbandonarono, e si accasciò addosso a lei. Nella piazza sottostante regnava il silenzio. Lilian avrebbe voluto piangere, ma aveva ancora qualcosa da fare. Tagliò le corde ormai inutili che tenevano Teisen, scese dalla pira e, portandolo in spalla, con molta fatica e grandi dolori ai tagli sul braccio, si diresse verso il bosco. In molti la chiamarono, ma lei, ancora una volta, ignorò tutti, finché suo padre le si parò davanti.
-Dove pensi di andare?-
-A mantenere almeno una promessa.-
La ragazza aggirò suo padre, che la afferrò e le disse: -Tu non ci torni, in quel bosco.-
-Devo, lo vuole la divina Tayn.- la sua risposta lo lasciò abbastanza spiazzato da permetterle di allontanarsi, ma solo di pochi passi: inciampò, e fu prontamente sostenuta da due braccia robuste.
-Masiun.-
-Dove lo vuoi portare?- le chiese l'amico, aiutandola a portare il corpo di Teisen. Poco dietro di lui, veniva Tonme con una pala. Quei due avevano già capito tutto.
-Dove ha sempre vissuto, e dove si trova la ragazza che ama.- Mentre si inoltravano tra gli alberi, raccontò loro tutta la storia del lupo diventato uomo.
Arrivarono alla grotta senza dire più niente, ognuno immerso nei propri pensieri, e Lilian si avvicinò subito alla collinetta, cercando qualcosa che intuiva essere lì.
-Eccolo.- disse poco dopo: nella roccia, ormai quasi illeggibile, si poteva ancora vedere inciso il nome “Gilliana”, indicando il luogo in cui era sepolta. Prese la pala dalle mani di Tonme e iniziò a scavare lì accanto. Quando ritenne di aver fatto una buca abbastanza grande, chiese a Masiun di aiutarla a mettere il corpo di Teisen lì dentro, con gambe e braccia raccolte al petto, la posizione della nascita e della morte. Appoggiò accanto a lui anche il suo pugnale, prima di ricoprirlo. Infine, prese dalla grotta il coltello che era rimasto lì da quella notte e incise nella roccia il nome “Teisen”, seguito, poco sotto, da “Lupo” e, da ultimo, “Occhi d'Argento”; riscrisse anche il nome della ragazza, in modo che potesse durare ancora molti anni.
-Ecco fatto. Ora sono di nuovo insieme.- sussurrò, allontanandosi.
Quando tornò a guardare le due tombe, vide chiaramente sopra di esse due figure evanescenti: una era Teisen, sorridente, che teneva la mano a una ragazza dai capelli rossi e ricci, gli occhi azzurri e il naso coperto di lentiggini. Dopo un attimo di sbalordimento, Lilian sorrise a sua volta e li saluto, e questi svanirono nell'aria. Si accorse solo in quel momento che qualcuno li aveva seguiti, perché si alzarono varie esclamazioni di sorpresa. La ragazza non vi fece caso, e tornò nella grotta, ora casa sua.
-Non torni indietro?- le domandò Tonme, restando sull'entrata.
-No. Ho fatto una promessa agli dei, devo mantenere almeno questa. Da oggi vivrò qui.- Lilian sorrise, e il ragazzo la imitò: -Erano quattro anni che non sorridevi. Vuol dire che sei felice così.-
La ragazza gli andò incontro e lo abbracciò, poi lui si allontanò. In seguito, molti cercarono di farle cambiare idea, ma lei aveva deciso: avrebbe vissuto lì finché Tayn avesse voluto.
Ebbene sì, è finita. Questo è un breve racconto che ho scritto qualche mese fa, ispirato da un sogno fatto circa due anni fa. In realtà, era più un incubo, e ne ho ripreso quasi fedelmente solo una parte: quella dei tagli.
Bene, lascio a voi la libertà di immaginare cosa succederà a Lilian, da sola nel bosco. E se vi aspettavate una storia d'amore, mi spiace avervi deluso, ma non sono un'amante di quel genere ^-^
Detto questo, ci si sente nelle vostre eventuali recensioni, sia che vi sia piaciuto che no.
Allora, ci si sente alla prossima storia ;)
   
 
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