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Autore: kiku_san    07/07/2016    1 recensioni
La vita di Itachi raccontata da alcuni personaggi che hanno condiviso un tratto di strada con lui, amandolo, ammirandolo, invidiandolo, odiandolo.
Ognuno ne racconta un frammento di cui è stato testimone, ognuno dà di Itachi un ritratto diverso, perchè Itachi è luce e ombre, verità e menzogna.
Raccolta di one-shot, liberamente ispirate allo spin-off "La storia di Itachi: luce e oscurità".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Itachi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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6.Kisame Hoshigaki: non siamo squali ma ninja.


Dlin...dlin...dlinn...
Il silenzio è rotto dai nostri passi sulla sabbia, dal sibilo del vento secco e caldo sulla pelle e dal suono dei nostri campanelli.
Intorno a noi rocce e dune rosse, sopra di noi un sole infuocato, da sotto al mio cappello getto un’occhiata al mio nuovo compagno che sovrasto con la mia statura imponente, cercando di andare oltre la sua apparenza di ragazzino scontroso, poi ritorno a fissare lo sguardo all’orizzonte.
Procediamo appaiati, le vesti a chiazze rosse che si sfiorano, la sabbia che entra negli occhi ... Fianco a fianco camminiamo incontro ad una nuova missione, nessuno dei due parla, siamo due sconosciuti che devono ancora imparare a conoscersi, ognuno sprofondato nei suoi pensieri.
Ecco di fronte a noi il Villaggio della Sabbia!


Dlin ...dlin...dlinn…
E’ una giornata di sole, le colline verdeggianti alle nostre spalle e il mare tranquillo davanti a noi.
Il mio compagno è seduto su un piccolo molo di legno, la spiaggia di sabbia fine e dorata invoglia a sdraiarsi e a lasciarsi cullare dalla brezza marina leggera e salmastra.
E’ il mio ambiente, mi sento bene e in pace con me stesso, per questo comincio un discorso, che ho in gola già da un po’ di tempo ma non ho mai trovato l’occasione giusta per iniziare.
Il mio compagno è silenzioso e mi volta le spalle, segno che si fida di me o che non mi ritiene abbastanza pericoloso per lui.
E’ necessario chiarirsi su chi siamo e su che cosa vogliamo, sulla possibilità che abbiamo di collaborare o di scannarci.
“Sai chi sono, mi conosci, sai i miei misfatti e io conosco i tuoi, entrambi sappiamo la sensazione che si prova ad uccidere i propri compagni, è qualcosa che non si può esprimere a parole, non è vero?”
Non si volta neppure quando mi risponde.
“Parli troppo e sai un sacco di cose su di me, ma conosci così bene anche te stesso?”
“Certo! Sono semplicemente un uomo malvagio; Pain ci ha accoppiati, siamo compagni di squadra ma non fidarti troppo, stai in guardia.”
Percepisco una tensione nelle spalle del mio compagno e l’aria diventa elettrica, è in posizione di battaglia, pronto a scattare anche se apparentemente non ha mosso un muscolo.
“Lo stesso vale anche per me.”
“Bene, apprezzo la tua sincerità; noi due siamo come squali che divorano i loro fratelli più deboli ancora nella pancia della madre.”
“No, non siamo squali ma ninja, non te lo dimenticare.”
“Come vuoi, detto questo sappi che farò di tutto perchè insieme ci si possa divertire.”
Si alza e prima di rimettersi in cammino mi lancia un sorriso che non riesco a decifrare: può un sorriso essere freddo e triste?
Ci lasciamo alle spalle il Paese dei Fiumi!


Dlin..dlin...dlinn…
Camminiamo su un terreno roccioso e impervio, saliamo lungo strade acciottolate che si strotolano in tornanti sempre più ripidi.
Poco lontano i corpi maciullati delle nostre vittime stanno impudridendo nei crepacci dove li abbiamo gettati. Pelle di Squalo ha fatto il suo dovere come al solito e ho dovuto impiegare parecchio per ripulirla dai brandelli di carne e dai frammenti di ossa. Anche Itachi ha assolto con perfetta sollecitudine il suo compito, ovviamente in modo più pulito ed elegante di me che amo sguazzare nel sangue.
Il silenzio ci circonda e si insinua nelle grotte che si aprono intorno a noi, ci accompagna solo il suono dei campanelli e il respiro del mio partner che diventa impercettibilmente più affannoso.
“Sarà meglio fare una sosta” brontolo.
“D’accordo.”
Ci sediamo su uno spuntone di roccia, da cui possimo ammirare il panorama che si stende ai nostri piedi. Lo guardo di sottecchi e noto che è pallido e con occhiaie profonde.
“Tutto bene?” butto lì con noncuranza.
“Sì, tutto bene grazie.”
Poco dopo riprendiamo il cammino e ho nelle orecchie il rumore dei nostri campanelli, del vento che sbatte il pietrisco contro le rocce e del suo ansimare leggero.
Raggiungiamo il Villaggio della Roccia!


Dlin...dlin...dlinn...
Vaghiamo in una coltre di nebbia che rende difficile persino vedere dove si mettono i piedi, l’aria umida e gelida entra dappertutto e sembra il tocco della mano di un morto.
La nebbia ottunde tutti i suoni, l’aria è immobile, i respiri si mescolano al vapore che ci circonda, solo aguzzando le orecchie noto lo sciabordio delle acque calme e molli di un lago.
“E’ meglio cercare un riparo per la notte.”
“Va bene.”
Ci accampiamo in una capanna abbandonata, accendo il fuoco e ci sediamo intorno cercando di scaldarci un po’.
“Sai che questo è il mio paese?” gli chiedo per rompere il silenzio.
“Lo sapevo, sei piuttosto famoso....”
Mi lancia un’occhiata diversa dalle solite, quelle dove non c’è spazio per nessun sentimento e che istintivamente fanno scorrere un brivido lungo la schiena, in questa invece leggo un pizzico di ironia mista a complicità.
“E’ da molto che te ne sei andato?” riprende il discorso.
“Sì e se fosse stato per me non ci sarei mai più tornato.”
“Non ti manca...il tuo villaggio... qualche volta..”
“Per niente! Perchè me lo chiedi? A te manca il tuo paese?”
“No, neppure a me.”
Cala il silenzio, ma è un silenzio che in qualche modo ci rassicura entrambi, tra me e lui non c’è bisogno di parlare per intendersi.
“Dobbiamo stare attenti, non è una missione facile questa, l’importante è agire con rapidità senza perdere tempo” dico cambiando argomento.
“Non ne perderemo, non ti preoccupare.”
“Vuoi usare il tuo sharingan?”
Alza gli occhi sopreso da questa mia curiosità.
“Se è necessario lo use.rò”
“Se è strettamente necessario usalo, altrimenti lascia perdere.”
“Perchè?”
“Dovresti usarlo con più prudenza, ti fa male usarlo troppo spesso.”
Sorride con tristezza.
“Ti stai preoccupando per me?”
“Siamo una bella coppia insieme, non mi andrebbe di trovarmi un altro partner.”
“E’ vero siamo una bella coppia e ti ringrazio per la tua sollecitudine, ma non mi accadrà nulla di male.”
Attizzò il fuoco per tenere lontana la nebbia, l’umidità e un presagio che mi è entrato dentro e che non riesco a decifrare.
Vada all’inferno il Villaggio della Nebbia!


Dlin...dlin...dlinn...
Camminiamo lentamente lasciandoci alle spalle la foresta, in mezzo alla foschia del mattino intravedo la rupe che sovrasta il villaggio, dove sono scolpiti i visi degli hogake.
Siamo silenziosi come sempre ma sento una tensione insolita che si sprigiona dal mio compagno.
“E’ presto, sta albeggiando, che ne dici di una bella tazza di the verde?” propongo.
“Se ti fa piacere, andiamo.”
Seduti al tavolo, sorseggiando il the caldo che sprigiona un aroma fragrante sembriamo una tranquilla coppia di viaggiatori in città per affari, ma guardandoci negli occhi sveliamo uno all’altro chi siamo veramente e perchè siamo lì: due killer spietati che non hanno mai saputo cos’è la pietà, che considerano la vita umana meno di niente, che amano il loro sporco lavoro.
Ritornare a casa non ha fatto bene al mio compagno, è più serio e freddo del solito.
“Facciamo ciò per cui siamo venuti alla svelta e andiamocene” dice alzandosi.
“Sarà una passeggiata vedrai. Sei emozionato?” sogghigno.
“E’ da un pezzo che non ho più emozioni, Kisame” risponde lui a voce bassa.
Stiamo cercando la Forza Portante della Volpe a Nove Code e invece sulla sponda di un canale ci imbattiamo in due ninja che ci fermano con aria arrogante. Quando riconoscono Itachi la loro aria di sorpresa e orrore è una ennesima conferma che il mio compagno non è da meno di me.
“Bravo Itachi, vedo con piacere che la tua reputazione non è inferiore alla mia, ma lascia a me questi due, Pelle di Squalo è affamata.”
“Facciamo presto, non siamo venuti qui per ingaggiare battaglia, non voglio che si accorgano di noi.”
Sghignazzo, noi due insieme facciamo sempre presto, l’unica differenza tra noi è che Itachi non ama uccidere, se può non lo fai mai, preferisce torturare all’interno delle sue illusioni dove è l’unico signore e padrone.
Questa volta è Kakashi Hatake a farne le spese e non vorrei proprio essere nei suoi panni.
“Kisame mi dispiace deluderti ma queste sono schermaglie inutili, andiamocene.”
Sbuffo, proprio sul più bello devo abbandonare la lotta, non è da me, ma il mio compagno ha ragione.
La mattina dopo a Shikuba, proprio quando stiamo per mettere le mani sul ragazzino biondo che è la nostra preda, arriva il fratello di Itachi e quello che vedo fare al mio compagno mi fa capire molte più cose su di lui che un discorso di una giornata.
Itachi lo picchia senza pietà, gli rompe un braccio tanto per divertirsi un po’ e poi non completamente soddisfatto, lo scaraventa in un’ illusione che potrebbe mandargli in pappa il cervello per sempre.
Ma questa missione non è nata sotto una buona stella, sembrava che tutto si potesse risolvere con facilità e invece, alla fine, ci siamo salvati per il rotto della cuffia grazie ad Amaterasu, il Fuoco Nero di Itachi.
Fuori all’aria aperta, mentre fuggiamo, il mio compagno ha il fiato corto.
“Stai male?” gli chiedo.
“No, ma sono molto stanco, adesso ho bisogno di riposare e riprendere le forze.”
“Stai abusando dello sharingan, è pericoloso usare quell’occhio e tu lo sai bene, non dovresti usarlo così spesso.”
Scuote la testa con forza.
“Era necessario.”
“Con tuo fratello non lo era.”
“Era necessario soprattutto con mio fratello” mormora.
Che si fotta il Villaggio della Foglia!


Dlin..dlin...dlinn...
Il suono dei campanelli si sfilaccia nell’aria tesa, all’orizzonte si stende una foresta infinita.
L’erba fruscia intorno a noi spinta dal vento impregnato dall’odore del fieno appena tagliato e si apre come un mare verde piegandosi sotto i nostri passi.
“Non vedo l’ora di arrivare sul posto, Pelle di Squalo è affamata e io pure”
“Ti piace uccidere Kisame?”
“Piacere? Non posso dire che mi piace, diciamo che è il mio lavoro e io sono un tipo che deve stare sempre in movimento, se non lavoro mi annoio. Non nascondo di essere un delinquente, sono un uomo malvagio, ma ho sempre ammazzato per dei buoni motivi”
“Quali?”
“Ho ucciso i miei compagni perchè non rivelassero informazioni ai nemici, ho ucciso il mio maestro perchè era una spia ed ora uccido perchè è il mio mestiere, perchè mi pagano per farlo, perchè il denaro serve al progetto di Pain.”
“Pensi di essere un uomo malvagio ma nessuno di noi sa con esattezza chi è fino al momento della morte. Solo quando la morte si avvicina penso che si capisca veramente chi si è... in fondo è questo il significato della morte non credi?”
“Non penso mai alla morte e tu dovresti fare lo stesso, godiamoci la vita finchè possiamo” dico mettendoci tutta la convinzione possibile, per scrollarmi di dosso quel velo grigio che a volte Itachi mi getta addosso. “Sei giovane, bello e forte, cosa vuoi di più? Impara a lasciarti andare qualche volta Itachi, la vita è adesso, vivila!”
Quanto manca al Villaggio dell’Erba?


Dlin...dlin...dlinn...
Pioggia, pioggia e ancora pioggia, è da due giorni che piove ininterrottamente, l’acqua scorre a rivoletti sui nostri mantelli e dai nostri cappelli, siamo fradici.
Nonostante il tempo le strade sono affollate di gente, strade strette e grigie come tutto quanto intorno a noi. Grattacieli di cemento ci chiudono la visuale, sembra di camminare in un labirinto.
Siamo entrambi di malumore, la nostra vittima predestinata non si è ancora vista, le informazioni che abbiamo ricevuto si sono rivelate inattendibili.
“Cerchiamo un posto per dormire, se non arriva in città domani ce ne andiamo” propongo.
“Non mi piace non portare a termine una missione.”
“Anche a me lo sai, ma vedrai che domani arriverà.”
Scegliamo una locanda in un bassofondo della città dove nessuno verrà a farci domande o ci guarderà con sospetto.
La camera è una topaia ma almeno siamo all’asciutto. Ci togliamo gli abiti bagnati e ci infiliamo nei nostri futon, il mio compagno mi da le spalle, spengo la luce e chiudo gli occhi.
Mi sveglio dopo non so quando disturbato da rumori secchi e profondi.
Nella penombra vedo Itachi seduto sul matersso che tossisce tenendosi un fazzoletto premuto sulla bocca, osservo la sua schiena e le sue spalle nude sussultare spasmodicamente.
Poi si alza e tira fuori da una scatolina delle pastiglie e le inghiotte.
“Quella tosse te la devi curare” borbotto.
Lui si volta di scatto.
“Ti ho svegliato, mi dispiace.”
“Non preoccuparti, ma forse è il caso che ti curi seriamente.”
“Mi sto curando.”
“Non mi sembra che funzioni molto, stai peggiorando.”
“Devo solo resistere ancora un po’." mormora.
“Resistere per cosa?”
“Devo battermi con mio fratello, ma devo aspettare che sia diventato abbastanza forte, forte come me, con i miei occhi.”
“Perchè?”
“I miei occhi si stanno indebolendo, non te ne sei accorto?”
“No.”
“Ho bisogno degli occhi di mio fratello prima di diventare cieco.”
Sghignazzo.
“E così stai allevando nell’odio il piccolo Sasuke perchè ti serva come ricambio, ho capito bene?”
“Hai capito benissimo ed ora cerchiamo di dormire.”
Non vedo l’ora di andarmene dal Villaggio della Pioggia!


Dlin..dlin..dlinn...
Attraversiamo prati e boschi, torrenti e colline, alla fine il mio compagno si ferma in una piccola radura. Ci togliamo i cappelli e riprendiamo fiato.
“Qui ci separiamo Kisame, se i compagni di mio fratello vogliono passare, pensaci tu.”
“E’ chiaro.”
Mi guarda un attimo e poi fa per andarsene.
“Itachi ascolta, sei proprio sicuro di quello che stai facendo?”
“Cosa vuoi dire?”
“Stiamo insieme da molto e abbiamo condiviso tanto, non prendertela, ma da quello che so tuo fratello è diventato molto forte e tu...”
“E io... continua Kisame..io cosa?”
“Tu non stai bene, è inutile fingere tra noi, anche se lo puoi nascondere agli altri con me non funziona e poi i tuoi occhi....”
“Alla fine te ne sei accorto! Hai ragione sto diventando cieco...è proprio per questo che devo farlo, ho bisogno degli occhi di Sasuke. Ora devo andare.”
Gli lascio fare qualche passo, ma poi lo richiamo.
“Ehi Itachi!”
Si volta.
“C’è una cosa che devo dirti prima che te ne vada.”
“E’ importante?”
“Certo che lo è...è una cosa che ho sempre desiderato chiederti ma non c’è mai stata l’occasione..una cosa che mi sarebbe piaciuto fare io e te...”
Mi guarda in attesa che continui con un accenno di sorpresa sul viso.
“Mi sarebbe piaciuto affrontarti..io e te da soli.. mi sono sempre chiesto chi tra noi avrebbe vinto.”
“Sicuramente io..” e sorride con aria di sfida.
“Non ne sarei così sicuro” e le labbra mi si aprono in una risata che mette in mostra tutti i miei denti affilati.
“Quando torno ti prometto che lo faremo, ora devo risparmiare le mie forze per Sasuke.”
“Va bene, ci conto.”
Se ne va, poi si ferma, rimane qualche istante indeciso e si gira di nuovo verso di me.
“Kisame un giorno mi hai detto che sei un uomo malvagio, ma io non penso che tu lo sia del tutto”
Alza il braccio per un saluto che, lo so per certo, è l’ultimo.
Non c’è proprio più nulla che gli possa dire per trattenerlo, in fondo siamo solo due delinquenti che non sapevano dove andare, entrambi persi nella nebbia, che si sono trovati per caso insieme.
Indosso di nuovo il mio cappello e non sentire più il suono del campanello del mio compagno al mio fianco mi fa sentire per la prima volta davvero solo.
Che sprofondi il covo degli Uchiha!
  
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